Cosmologia tesi e significati

 

 

 

Cosmologia tesi e significati

 

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LA COSMOLOGIA

 

Indice


Introduzione                                                                                 

  • Viaggio all’interno della cosmologia                                     
  •  La cosmologia scientifica:                                                                   
  • La densità                                                            
  • Il futuro dell’universo
  • Le nostre speranze                                               


3.  L’universo degli antichi e medioevali:                                   

  • I caratteri dell’universo aristotelico – tolemaico        

e la loro giustificazione metafisica e religiosa            

  • La cosmologia dantesca                                             
  • Uomo e Dio: inferno, purgatorio, paradiso         
  • Razionalità e ordine                                            
  • La fine del mondo                                               

                                                                                                 
4.  Un universo infinito: il “De Rerum Natura” di Lucrezio               

  • L’antica Grecia: due concezioni diverse                    
  • Cosmologia del “De Rerum Natura”                         
  • Gli atomi e il vuoto: “clinamen”                          
  • Il cosmo infinito                                                  
  • La nascita dell’universo(dal ‘De Rerum Natura’) 
  1. Conclusione
  2. Glossario
  3. Bibliografia                                                                       

                    


            Introduzione

  
Come e perché si è formato l’universo e che cosa succederà dell’universo, alla fine? Il pro­blema, in una forma o nell’altra, deve essersi presentato come oggetto di riflessione sin dai tempi immemorabili, per quel comune bisogno dell’uomo di sapere. Esso, infatti, riguarda da vicino l’uomo, la sua origine e il suo destino e si concretizza nelle domande: chi sono, da dove vengo, dove vado? Fin dalla più antica civiltà si hanno testimonianze di tentativi di costruire immagini o modelli del cosmo (del suo stato e delle sue origini), che fossero in accordo con le conoscenze natu­rali disponibili e con le idee generali prevalenti: di costruire cioè una cosmologia.
La cosmologia è la scienza che si occupa di indagare sull’origine, la costituzione, la struttura e l’evoluzione dell’universo. In questi anni che precedono la fine del millennio sta godendo di un pe­riodo fecondo di creatività, un’età d’oro in cui nuove osservazioni e nuove teorie ampliano in ma­niera sorprendente la nostra conoscenza ed esaltano il nostro riverente timore nei confronti dell’universo. Ma quest’epoca d’oro può essere meglio compresa alla luce degli avvenimenti prece­denti. La conoscenza scientifica è sempre provvisoria. La storia della scienza mostra una serie di progressiva di teorie accettate per un periodo di tempo, per poi essere rovesciate o modificate una volta contraddette da nuove osservazioni.
E’ per questo che ho deciso di ripercorrere le tappe principali che ci hanno condotto all’attuale con­cezione dell’universo. Quest’anno ho avuto modo, inoltre, di coltivare questo mio interesse grazie allo studio dell’astronomia in scienze, di Lucrezio in latino e di Dante in italiano.
Ho quindi scelto di approfondire il dibattito cosmologico svoltosi nel nostro secolo e di analizzare il “De rerum natura” di Lucrezio e la “Divina Commedia” di Dante, come esempi significativi delle due antiche visioni del mondo: da una parte un universo infinito in cui coesistono innumerevoli mondi, idea propugnata inizialmente da Democrito e poi riproposta da Epicuro, dall’altra un mondo unico, chiuso, finito, fatto di sfere concentriche, geocentrico e diviso in due parti qualitativamente distinte, concepito nel mondo greco da Aristotele  e Tolomeo, che finiranno poi per imporre il loro punto di vista alla cultura ufficiale fino alla fine del Medioevo.


1. VIAGGIO ALL’INTERNO DELLA COSMOLOGIA

Le antiche concezioni cosmologiche paiono a noi moderni quasi sempre al di fuori della realtà scientifica, mitiche o pre – razionali. E’ evidente che gli uomini, lungo l’arco dei secoli, si sono posti degli interrogativi che andavano molto oltre i bisogni immediati quali il procurarsi il cibo, ripararsi dal freddo, dalla pioggia e difendersi dagli animali feroci.  L’uomo primitivo ha cer­cato di dare una soluzione, possibile per lui, degli accadimenti a cui assisteva e non determinati dalla sua volontà, quali l’alternarsi del giorno e della notte, il ricorrere delle stagioni, la caduta della pioggia e della neve, la folgore e gli avvenimenti, certamente più misteriosi e magici, quali il na­scere e il morire.
Naturalmente ad un certo punto sarà sorta in lui la curiosità di allargare i suoi orizzonti al mondo che lo circondava e al cielo con il Sole, la luna e le stelle, e di sapere come tutto l’universo sia nato.
Laddove le sue conoscenze potevano arrivare l’uomo ha dato una spiegazione il più possibile coerente in rapporto alle nozioni del tempo, ma per la maggior parte degli accadimenti a cui assi­steva ha pensato che esseri soprannaturali, dotati di una capacità superiori, regolassero gli avveni­menti della natura e che la terra e il cielo fossero stati in qualche modo costruiti da loro.
Con il passare dei secoli fu tentata una spiegazione razionale della natura ad opera degli antichi filosofi scienziati greci, anche se poi essi si differenziarono nelle soluzioni: c’era chi proponeva un universo chiuso, con la terra e l’uomo posti in una posizione di rilievo, al centro (Platone, Aristo­tele, Tolomeo); chi suggeriva una cosmologia eliocentrica (Aristarco di Samo); e chi addirittura portava avanti l’idea di un universo infinito e di infiniti mondi (Democrito, Epicuro).
Ebbe la meglio la concezione geocentrica aristotelico – tolemaica che adottata e adattata dalla teologia cristiana e permeata di astrologia, caratterizzò tutto il Medioevo.
Con la rivoluzione scientifica del ‘600 si affermò una visione quantitativa delle cose che sop­piantò quella qualitativa precedente: tutto veniva fondato sull’osservazione e la sperimentazione, sulla geometria e la matematica. Il primo passo in direzione della cosmologia moderna fu fatto pro­prio in questo periodo: le osservazioni cominciarono a confermare il modello eliocentrico - coper­nicano e la precedente cosmologia geocentrica fu gradualmente abbandonata.
Galileo con l’introduzione di un nuovo metodo di ricerca, sintesi di analisi sperimentale e di trat­tazione matematica, diede importanza all’osservazione: con l’uso del cannocchiale non solo con­fermò il sistema copernicano, ma dilatò enormemente lo spazio dell’universo. Egli inoltre rifiutò il principio di autorità ed ebbe il coraggio di affermare che il trascendente non fosse chiamato in causa per spiegare i fenomeni della natura. Grazie a lui, la fisica e l’astronomia divennero un unico argo­mento dando origine al più grande “matrimonio” di due scienze fisiche sino alla fine del XX secolo, quando la cosmologia e la fisica delle particelle quantiche hanno iniziato a fondersi. Tuttavia l’universo all’epoca di Galileo risultava di fatto ancora finito, anche se egli aveva notevolmente ampliato il cielo delle stelle fisse.
Con le leggi del movimento e della gravità di Newton si affermò definitivamente l’idea di un universo infinito, sebbene non ancora dinamico.
Nel 1700 la visione dell’universo andò progressivamente allargandosi grazie allo sviluppo di strumenti di osservazione sempre più precisi e alla nascita della spettroscopia e dell’astrofisica. Tema di discussione fu il rapporto Dio – universo, che portò alla scissione tra filosofia, scienza e religione. L’illuminismo, infatti, volse il pensiero verso conclusioni prevalentemente materialisti­che ed atee, nelle quali trionfava la ragione liberando l’uomo dal bagaglio delle superstizioni.
Il problema cosmologico diventò quindi autonomo: la cosmologia studiava scientificamente il problema  della natura infinita dell’universo, dando così l’abbrivio a tutta la cosmologia moderna. A quell’epoca, tuttavia, la concezione dell’universo era ancora piuttosto semplicistica  il gigantesco progresso della fisica e dell’astronomia avvenne  nel XIX e XX secolo.
Nel 1800, con la tecnica  fotografica prima e l’uso di segnali radar poi, l'orizzonte dell’universo si allargò ulteriormente e fu possibile misurare distanze di stelle molto lontane. Vennero fatte sco­perte anche nel campo della fisica: si trovò che tutto l’universo è costituito da particelle infinita­mente piccole (oggi note come quark), che, variamente combinate, hanno dato origine agli atomi; questi a loro volta hanno costituito catene polipetidiche e di aminoacidi e soprattutto il DNA (acido desossiribonucleico), da cui è nata la vita sulla terra.
Il 1900 è stato un secolo fecondo di nuove idee e acceso è stato il dibattito tra studiosi di astrono­mia circa l’origine e l’evoluzione dell’universo, soprattutto agli inizi degli anni ’50:

  • da una parte i sostenitori di un modello evolutivo, secondo cui l’universo, nato ad un certo punto, avrebbe avuto una storia fino ad oggi; questo modello avanza ipotesi anche sul futuro dell’universo;
  • dall’altra i sostenitori di un modello stazionario, secondo cui l’universo è sempre esistito con uguali caratteristiche: eterno ed immutato in spazio e tempo.

   Ma esaminiamo con ordine le personalità e gli eventi che hanno portato alla più grande rivolu­zione in ambito cosmologico dopo Copernico e Newton.

 

2. LA COSMOLOGIA SCIENTIFICA

  • La densità

   Il modello del Big Bang, in realtà, è un trattato fisico-matematico in cui tutto viene messo sotto forma di formule e di calcolo, partendo dalla situazione attuale e cercando di ricostruire la storia passata dell’universo. In questo calcolo sono stati utilizzati alcuni parametri; uno di questi è la den­sità. Perché sia vera questa teoria l’universo dovrebbe avere all’origine una densità non inferiore ad un  certo valore critico. Noi non possiamo misurare la densità iniziale dell’universo, però possiamo ricavarla dal calcolo della densità attuale e dalla velocità di allontanamento delle galassie.
E’ stato trovato che la densità attuale è molto inferiore alla densità critica.  Si fanno due ipotesi: o le misure relative alla densità attuale sono sbagliate o tutta la teoria del Big Bang lo è. Sono quindi state effettuate delle ricerche per vedere se esiste della materia nell’universo che non è stata rilevata o che presenta caratteristiche tali da non rendersi rilevabile. Si è constatata negli ultimi anni la pre­senza nelle galassie vicine di una massa gravitazionale maggiore di quella valutata in precedenza che è stata chiamata materia oscura.  E’ probabile, quindi che sia presente anche nelle galassie più lontane. Questo è servito ad alzare il valore della densità, ma non abbastanza. E’ stata formulata, quindi, l’ipotesi che sia presente della materia in forma particolare, come i neutrini. Si ritiene che se ne sia sviluppata una quantità enorme nelle prime fasi dell’universo. Tuttavia si è scoperto che la massa dei neutrini è così piccola che non riesce ad innalzare la massa media dell’universo. Si è quindi ipotizzata l’esistenza di altre particelle, che però non sono mai state trovate.

  • Il futuro dell’universo

      Legata alla densità dell’universo, e quindi alla sua massa, rimane aperta un’altra questione, re­lativa al futuro dell’universo.
Esso può essere molto diverso a seconda del rapporto esistente fra la forza  di espansione, che si ricava osservando qual è la velocità attuale dell’espansione, e la forza gravitazionale, che si ricava misurando la densità attuale dell’universo. Sono state fatte tre ipotesi:

  • Universo aperto – L’espansione continuerà per sempre e porterà alla morte definitiva dell’universo. Infatti la formazione di corpi celesti è legata alla conversione dell’energia gravitazio­nale in altre forme, ma se l’energia gravitazionale non riuscirà mai a prendere il sopravvento, assi­steremo alla morte di tutte le stelle e di tutte le galassie.
  • Universo piatto – In esso ad un certo punto si è instaurato un equilibrio fra forza gravitazionale e forza di espansione; l’universo, quindi, non si espanderà più ma ugualmente la forza gravitazio­nale non potrà avere il sopravvento. Per questo motivo l’universo piatto avrà le medesime pro­spettive di un universo aperto: non si potranno più formare corpi  celesti e quindi morirà.
  • Universo chiuso – La forza gravitazionale avrà la possibilità di prendere il sopravvento sulla forza d’espansione. Questo comporterebbe un ritorno dell’universo allo stato di singolarità, dando origine a quello che è stato chiamato BIG CRUNCH con prospettive di cominciare una nuova espansione, magari con una evoluzione diversa.  Non è improbabile l’ipotesi di un universo pulsante che possa forse ripetere il suo ciclo. Uno scenario apocalittico sul cui sfondo campeggiano le ombre degli antichi cosmologi greci. 

 

  • Le nostre speranze


Il modello del Big Bang, che tenta di spiegare l’origine e la struttura dell’universo, ha coinvolto il talento di molti individui attraverso più di 150 anni di studi. Molte volte, trovandosi ad affrontare un’opposizione simile a quella  di Galileo e Copernico, questi cosmologi usarono un approccio de­duttivo per risolvere la più grande questione nella storia della scienza. Le scoperte e le osservazioni di questi “eminenti eruditi” li obbligarono a tirare le  conclusioni a cui poi arrivarono. Tutte le pre­dizioni che la fisica quantistica e  la teoria della relatività hanno fatto, riguardanti l’origine e lo stato dell’universo, sono state o osservate e confermate e/o comunque non smentite. Questo essenzial­mente il motivo per cui siamo giunti a questa cosmologia, pienamente confidenti che la nostra scienza e la nostra tecnologia possa tornare indietro nel tempo a 15 miliardi di anni fa e vedere la nascita dell’universo


  • L’UNIVERSO DEGLI ANTICHI E DEI MEDIOEVALI

 

Per comprendere la cosmologia odierna bisogna fare un passo indietro e dare uno sguardo a quella che fu la concezione dominante dell’universo per più di tredici secoli, l’universo aristotelico – tolemaico, egregiamente celebrata da Dante nella “Divina Commedia”.

  • I CARATTERI DELL’UNIVERSO ARISTOTELICO–TOLEMAICO E LA LORO GIUSTIFICAZIONE METAFISICA E RELIGIOSA

 

La cosmologia greco – medioevale concepiva il mondo come sostanzialmente unico, chiuso, fi­nito, fatto di sfere concentriche, geocentrico e diviso in due parti qualitativamente distinte.
L’universo degli antichi (o meglio di Aristotele e di Tolomeo (1), che avevano finito per imporre il loro punto di vista alla cultura ufficiale) era unico in quanto pensato come il solo universo esi­stente, e ciò soprattutto in virtù della teoria dei “luoghi naturali” secondo cui ogni materia possibile deve trovarsi concentrata in un determinato posto; chiuso poiché immaginato come una sfera limi­tata dal cielo delle stelle fisse (cui, in seguito, era stato aggiunto il nono cielo o Primo Mobile), oltre il quale non c’era nulla, neanche il vuoto, poiché Aristotele riteneva che ogni cosa è nell’universo, mentre l’universo non è in nessun luogo, potendoci essere luogo e spazio solo in relazione ai corpi. “Fuori” del cosmo si trovava soltanto, come avrebbero detto i cristiani, “il regno dell’onnipossente Iddio”. Essendo chiuso, l’universo era anche finito, in quanto l’infinito (2) aristotelicamente par­lando appariva soltanto un’idea e non una realtà attuale.
Tale universo era fatto di sfere concentriche, intese non come puri tracciati matematici, in senso moderno, ma come qualcosa di solido e di reale, su cui erano incastonate le stelle e i pianeti.
Si aveva così , oltre alla sfera delle stelle fisse, i cieli di Saturno, Giove, Marte, Mercurio, Ve­nere, Sole e Luna. Al di sotto di quest'ultima stava la zona dei quattro elementi, con la terra immo­bile e al centro di tutto (= geocentrismo).
Il mondo aristotelico – tolemaico  era inoltre pensato come qualitativamente differenziato in due zone cosmiche ben distinte: una perfetta e l’altra imperfetta. La prima era quella dei cieli o del co­siddetto “mondo sopralunare”, formato di un  elemento divino, “l’etere”, incorruttibile e  perenne, il cui unico movimento era di tipo circolare e uniforme (3) senza principio e senza fine, eternamente ritornante su se stesso. La seconda zona era quella del cosiddetto “mondo sublunare”, formato dai quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco), aventi ognuno un suo “luogo naturale” e dotati di un  moto rettilineo (dal basso verso l’alto o viceversa), che avendo un inizio ed una fine dava origine ai processi di generazione e corruzione.
Questa visione astronomica appariva conforme non solo “al senso comune”, ed alla  quotidiana constatazione dell’immobilità della terra e del moto dei cieli, ma anche alla  mentalità “metafisica” prevalente, portata a concepire il mondo come un organismo gerarchico e finalisticamente ordinato e disposto. La teologia patristica e scolastica aveva poi ulteriormente cristianizzato e “sacralizzato” questa cosmologia, intrecciandola con le dottrine della creazione, dell’incarnazione e della redenzione, che presupponendo la terra come sede privilegiata della storia del mondo e l’uomo come fine della creazione (=antropocentrismo) ben si conciliava con la centralità spaziale ricono­sciuta alla terra (=geocentrismo).
La testimonianza dei sensi, l’autorità di Aristotele, i teoremi della metafisica e la parola di­vina della Bibbia avevano quindi finito per convergere in una comune attestazione della vali­dità assoluta del sistema tolemaico.


  • LA COSMOLOGIA DANTESCA 

 

Nella “Divina Commedia” di Dante troviamo sintetizzata la visione cosmologica medioevale. Essa è una diretta derivazione della concezione aristotelico – tolemaica filtrata attraverso la rifles­sione operata nella prima metà del XIII scolo da Tommaso d’Aquino; riprende, inoltre, lo spirito della cosmogonia platonica.
Nella Divina Commedia, e in particolare nella terza cantica, Il Paradiso, gli elementi astrono­mici e cosmologici sono parte integrante della costituzione poetica. In numerosi luoghi del poema, l’Autore presenta situazioni astronomiche ben definite e riconoscibili e ne indica gli influssi sui comportamenti e le sorti degli umani. Astronomia e astrologia sono fusi in un’unica  concezione poetica ed esistenziale.
Ciò è tanto più vero nella Cantica del Paradiso, dove le anime appaiano a Dante nei diversi cieli. Ma la cosmologia dantesca è, contemporaneamente, una visione morale del mondo. Per l’Autore, la virtù divina è causa e creazione di  tutto ciò che esiste . I cieli e le loro influenze agiscono come cause derivanti dalla creazione. Il loro moto non è un fatto puramente meccanico, ma ad essi presie­dono le singole gerarchie o intelligenze celesti, ognuna per uno specifico cielo. Ogni pianeta e ogni costellazione ha una specifica influenza sulle creature terresti.

  • Uomo e Dio: Inferno, Purgatorio e Paradiso

Secondo la concezione cosmologica dantesca la terra, creata dalla divinità, come ogni altro ele­mento fisico e metafisico, è una sfera immobile al centro dell’universo ed è circondata da sette pia­neti (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno) dal cielo alle stelle fisse, dal cielo Cri­stallino o Primo Mobile e, infine, dall’empireo (che non è un cielo, anzi non è neppure spazio).
La concezione della centralità della terra è una determinazione della concezione antropologica che voleva l’uomo elemento centrale di tutta la storia, fisica e non, dell’universo: difatti la storia della terra comincia con la nascita dell’uomo e la storia dell’uomo si risolve nella storia dell’incontro dell’uomo e di Dio. In funzione dell’uomo, dunque, si dispiega tutta la storia che alla fine si risolve in una storia di Dio attraverso gli uomini.
Funzionali a questo rapporto Dio – uomo si pongono anche gli angeli, il diavolo, e tutti gli es­seri che solo dall’uomo e dalla sigla che questo dà ad essi, si collocano come cooperatori (e perciò sono positivi) o antitetici (e perciò avversi). E per l’uomo che viva felice Dio crea il paradiso terre­ste, e per l’uomo caduto nel peccato e immediatamente cacciato e privato del paradiso terreste , per redimerlo e consegnarlo alla felicità eterna, Dio, attraverso il Figlio, scende in terra, si fa crocifig­gere, si carica dei peccati dell’uomo e ristabilisce il colloquio  tra Dio e l’uomo, che l’uomo, il primo uomo, aveva interrotto.
Si pongono per o contro l’uomo i luoghi che gli si aprono dopo la morte:

  • Inferno, dove l’uomo viene negato attraverso una degradazione che non conosce limiti tempo­rali;
  • Purgatorio, dove l’uomo riconquista l’attitudine al pieno godimento della beatitudine;
  • Paradiso, dove l’uomo è ammesso alla numerosa corte dell'imperatore celeste circondati da angeli e beati.

Anche nell’aldilà l’uomo continua a vivere la sua esistenza che non è di netta spaccatura con l’uomo della terra,  ma di continuità e legame: di là difatti gli uomini vedono esaltate, o positiva­mente o negativamente, le loro caratteristiche e sono o interamente beati, ma distinti secondo virtù, o interamente disgraziati, ma divisi e distinti in rapporto ai loro vizi o peccati. La vicenda terrena, dunque, anche sotto l’aspetto cosmologico non si esaurisce dentro il breve e fisico spazio terreno ma si dilata al di là del tempo nell’eternità , mantenendo e conservando quel legame con la divinità
affermata che si pose nel momento dell’intervento creativo, generativo della divinità.

Come per tutti i contemporanei (e per questa parte l’accettazione della cosmologia medievale ri­vista dalla teo­logia è completa) per Dante la terra si divide in due emisferi, di cui il meridio­nale è intera­mente occupato dalle ac­que dell’oceano, il  settentrionale  quello che ruota attorno al Mediter­raneo, è fatto di terre emerse ed è abitato da­gli uomini. La terra nac­que nel mo­mento in cui Dio creò gli angeli e i cieli.  Ma ap­pena creati alcuni angeli si ribellarono, sollecitati da superbia:  Dio li espulse e  il loro capo, Lucifero, diventò il re di un regno ribaltato e negativo, l’inferno. Scaraven­tati dal cielo i ri­belli precipita­rono verso la terra, che inorridita di do­ver conte­nere nel suo grembo tanto mostro, si ritirò nel settentrione e qui posta fu in seguito popolata dagli uomini. L’emisfero meridionale fu occupato interamente dalle ac­que. Come si vede, anche per questa parte Dante lega la concezione fisica a quella  etico – religiosa e la disposizione acqua – terra risponde per lui a sen­sibilità morale: in questo caso Dante innova sulla concezione tolemaica che voleva essere del tutto geografica e fisica. Pertanto dentro la terra, insieme ai suoi compagni di rivolta, Lucifero si conficcò al centro della terra a testa in giù (ad indi­care il ribaltamento morale nascente dal peccato) e in quella posizione starà ancora e vi rimarrà per l’eternità. La testa e il busto si collocarono nell’emisfero settentrionale, il resto del corpo in quello australe. Ma una parte estrema della terra, nonostante l’orrore, dovette subire il contatto con Luci­fero e apertasi in forma di voragine o imbuto rovesciato diede vita all’inferno.
Dalla terra che emerse dallo svuotamento dell’emisfero australe si formò un’isola a forma di alta montagna, che si restringe dalla base verso la cima: quell’isola divenne il purgatorio. In origine fu la dimora dei nostri progenitori ma, dopo il peccato e dopo che Caino uccise Abele, gli uomini ne furono espulsi e l’isola fu assegnata alle anime purganti.
La terra, dunque, secondo Dante, contiene oltre il continente emerso e popolato, l’inferno, sotter­raneo, e il purgatorio, l’unica isola dell’oceano.  Lungo la stessa linea assiale si dispongono: a) Ge­rusalemme, centro della terra emersa e luogo dove la storia dell’uomo pur essendo in ogni tempo  cristiana si può dividere in storia precristiana e storia post-cristiana, anche se questa seconda parte della storia, che è  dell’uomo redento, continua per un tempo limitato, fino alla purificazione defini­tiva nel purgatorio; b) Lucifero,  attraversato dalla linea ideale nell’ombelico (centro interno della terra); c) il purgatorio o meglio l’albero del bene e del male che si pone al centro del paradiso terre­ste, che dell’isola – montagna  occupa la cima. Ancora una volta l’ordinamento topografico si con­figura come disposizione morale. Lucifero è il male e da lui sembrano dipartirsi quasi a ventaglio, per successive e molteplici determinazioni, le varie trasgressioni della legge morale e divina, po­nendosi più vicini all’apertura i peccati più frequenti e meno gravi. Egualmente il purgatorio, par­tendo da una base ampia e stringendosi man mano che si sale verso la cima si dispone in una serie di ripiani tagliati nella montagna tanti quanti i peccati capitali.
Fuori dalla terra, in alto, nel cielo Dante collocò il paradiso, cui si accede passando per nove cieli o stelle o pianeti. Il vero paradiso è l’Empireo, puro pensiero divino, al di fuori dello spazio, e i beati, che vivono la loro beatifica visione della divinità, si dispongono attorno ad essa gerarchica­mente, quasi a comporre un’ideale corte.
I cieli appartengono ancora al mondo della materia, anche se sono formati di quintessenza. Solo l’Empireo è immateriale. Ed immateriale sono anche gli angeli distribuiti gerarchicamente in nove cori. Agli angeli è affidato il compito di dirigere i nove cieli e di comunicare, attraverso gli influssi astrali, le tendenze o caratteri che distinguono creatura da creatura e avviano al proprio destino. Essi fanno muovere l’universo in base alla loro visione di Dio; il moto dei cieli è misurabile dalla rotazione del pianeta ed è causato dal velocissimo movimento del Primo Mobile; quindi è costituito dal moltiplicarsi del primo moto che, a sua volta, è frutto dell’amore  di Dio e per Dio, Motore Im­mobile del Tutto.
Le sfere celesti ruotando producono un suono armonioso, segno sonoro dell’ordine cui obbedi­scono. Questa musica non viene avvertita sulla terra dagli uomini per ottundimento dell’udito (tale credenza era anche in Cicerone  che ha sua volta l’aveva dedotto  da Platone e dai pitagorici). Dante, salendo nei vari cieli, percepisce un’armonia sempre crescente fino a quando è tanto sublime che non la può più sopportare: non ode più nulla.

  • Razionalità e ordine

   La cosmologia dantesca come si vede, con il suo gusto delle rispondenze, dei parallelismi, delle simmetrie, delle proporzioni, per la  sua gerarchica  distribuzione di pene e premi, per il fatto che di tutto protagonista, insieme con Dio, è l’uomo (vivente in terra, dannato all’inferno, espiante nel purgatorio, beato nel paradiso) risponde ad una forte e precisa legge di razionalità. Dante nei singoli episodi potrà abbandonarsi a motivazioni affettive, a contrasti, a sublimazioni mistiche, ma nel complesso il suo oltremondo è un capolavoro di razionalità, di ordine, di misura, a volte perfino geometrizzante.
La legge universale che regola tutto l’universo spirituale e che si traduce, quindi, in principio morale per il mondo umano naturale, è dunque il principio dell’ordine. Esso significa in primo luogo ordine fisico, cioè collegamento armonico di tutti gli esseri fra loro: e tutti si muovono da Dio, Motore Immobile, a Dio, causa finale.

  • La fine del mondo

Il mondo si dissolverà al momento del GIUDIZIO UNIVERSALE, il giorno nel quale Cristo verrà nuovamente sulla terra per giudicare i vivi e i morti.
I corpi risorgeranno e si ricongiungeranno alle anime. Il purgatorio sparirà, mentre rimarranno per l’eternità  il paradiso, sede dei beati, e l’inferno, sede dei dannati.
Con la resurrezione dei corpi cambierà la condizione sia dei dannati sia dei beati. La perfe­zione dell’uomo risiede infatti nell’unione di anima e corpo; l’anima, separata dal corpo, è meno perfetta dell’insieme. Quando saranno uniti, anima e corpo sentiranno maggiormente il bene, nel pa­radiso, e il male nell’inferno.

 

 

  • UN UNIVERSO INFINITO:

IL “DE RERUM NATURA DI LUCREZIO

  • L’ANTICA GRECIA: DUE CONCEZIONI DIVERSE

 

Nell’antica Grecia contro il sistema aristotelico – tolemaico si elevò la dottrina degli atomisti Leucippo e Democrito, ripresa successivamente da Epicuro, che ritennero l’universo decentrato, infinito ed infinitamente popolato.
Purtroppo poco ci rimane della loro opera, anche perché nel Medioevo questa visione del mondo avrà scarsa fortuna a causa delle sue implicazioni religiose.
L’atomismo di Democrito rappresenta, infatti, la prima e radicale forma di materialismo dell’antichità, intendendo per materialismo filosofico la concezione secondo cui la materia (insieme con il vuoto) costituisce l’unica sostanza e l’unica causa delle cose. Connesso a tale materialismo è l’ateismo. Pur ammettendo in qualche modo gli dei, Democrito ritiene che alla base del mondo non vi sia alcuna intelligenza. Tutto ciò che esiste è il frutto del caso e della necessità, nel senso che il cosmo, pur essendo il frutto di cause naturali ben precise, opera al di fuori di ogni programmazione o predeterminazione qualsiasi. Proprio per questo suo carattere, che esclude ogni nozione di fine, scopo, progetto divino, questa dottrina verrà rigettata nel Medioevo, che sarà dominato dalla visione cristiana dell’esistenza.
Rimane, però, a testimoniare questa concezione del mondo, il capolavoro poetico – filosofico di Tito Lucrezio Caro: “Il De Rerum Natura”.Infatti Lucrezio si rifà, esplicitamente ad Epicuro, di cui vuole divulgare l’insegnamento.

  • COSMOLOGIA DEL “DE RERUM NATURA”

 

Punto di partenza del poema di Lucrezio è la spiegazione atomistica della genesi del cosmo, che si basa sul principio che nulla può mai essere creato dal nulla per intervento divino: tutto infatti si origina da precisi semi e a poco a poco cresce con proprie caratteristiche. Nello stesso modo nulla ritorna al nulla: nascita, accrescimento e morte delle cose come di tutto l’universo, derivano da aggregazione e disgregazione della materia eterna, che è costituita da corpi minimi e invisi­bili.

  • Gli atomi e il vuoto: il clinamen

E’ evidente che esistono cose che non vediamo, ma che percepiamo chiaramente: il vento, gli odori, il caldo, il freddo, il suono, che sono corpi perché agiscono sui nostri sensi.
Esistono dunque gli atomi solidi, ma non tutto è materia: esiste anche il vuoto (inane), intangi­bile, incorporeo, indispensabile per il movimento.
Nient’altro c’è in natura che materia o vuoto; essi si mescolano e più un corpo contiene vuoto, più è esposto alla  distruzione. I corpi primordiali, gli atomi, sono invece solidissimi ed eterni, im­mutabili e indivisibili (secondo l’etimologia stessa di “a – tomo” che dal greco significa “non – di­visibile”) per quanto composti di particelle inscindibili fra loro e a loro volta indivisibili.
Quest’ultima caratteristica, attribuita loro da Lucrezio, risale ad Epicuro e non a Democrito. Epi­curo ritiene, infatti, che gli atomi, pur essendo fisicamente ed ontologicamente indivisibili, come pensava Democrito, siano in più logicamente e mentalmente divisibili in frammenti o “parti” di grandezza inferiore – i cosiddetti “minimi” –  i quali a loro volta,  non risultano più divisibili nem­meno dal punto di vista teorico.
Le cose nascono e periscono in conseguenza del moto incessante degli atomi, in un’alterna vi­cenda di vita e di morte. Urti e rimbalzi continui degli atomi li portano ad aggregarsi fra loro e a fuggire lontano, in un eterno agitarsi di cui ci può fornire un’immagine il pulviscolo atmosferico che vediamo turbinare in un raggio di sole filtrato in una stanza scura. La velocità di quel movi­mento è grandissima.
Il movimento non può che avvenire dall’alto verso il basso, a causa del peso degli atomi.
L’introduzione del peso risale ad Epicuro e non a Democrito. Infatti, mentre per quest'ultimo gli atomi hanno come proprietà strutturale il movimento (il quale rappresenta un dato originario della materia, che non ha bisogno di essere “dedotto”)  che li fa volteggiare caoticamente in tutte le dire­zioni,  Epicuro per “spiegare” il moto ricorre invece a peso, il quale fa sì che gli atomi “cadano nel vuoto in linea retta e con la stessa velocità”. Da ciò la formulazione di un’idea completamente as­sente in Democrito: quella del “clinamen”.
La teoria del clinamen (termine latino con cui Lucrezio traduce il vocabolo greco parenklisis = deviazione, declinazione) viene escogitata da Epicuro per rendere possibile l’urto degli atomi. In­fatti, se gli atomi cadono perpendicolarmente nel vuoto alla stessa velocità, ci si può chiedere per­ché non cadano sempre lungo rette parallele  (ovvero senza incontrarsi). Per risolvere le difficoltà Epicuro parla di una declinazione casuale e spontanea degli atomi dalla  loro traiettoria , grazie a cui avviene l’incontro, e perciò l’interazione, fra atomi. Tale dottrina non fu elaborata solo per ragioni fisiche, ma anche (e forse soprattutto) per ragioni etiche. Infatti, una fisica come quella dell’atomismo poteva portare diritto al  determinismo  e quindi alla negazione di ogni forma di li­bertà. Invece, l’ipotesi della causalità degli incontri atomici finiva per introdurre, nella realtà, un elemento di indeterminazione e di spontaneità conciliabile (almeno così sembra) con l’agire libero e spontaneo dell’uomo.
Gli atomi, comunque, oltre ad essere caratterizzati dal peso, hanno una molteplicità di forme,  (come prova la diversità degli esseri appartenenti ad una stessa specie) ma non infinite, come non può essere infinita la loro grandezza. Infiniti sono invece gli atomi simili fra loro, dato che infinita è la materia nel suo complesso. 
Riassumendo, gli atomi di Lucrezio, e quindi di Epicuro, hanno tre caratteristiche: forma, gran­dezza e peso; Democrito, invece, aveva distinto gli atomi secondo forma, grandezza, ordine e posi­zione.

  • Il cosmo infinito e gli dei

Dato che gli atomi sono eterni, tutta la materia è eterna nel suo continuo movimento e tutto sot­tostà a continui cicli di nascita, decadimento e morte, a seconda che gli atomi si aggreghino o si di­sgreghino.
Il cosmo, quindi, è nato dalla innumerevole combinazione degli atomi infiniti nel vuoto infinito, per una libera e occasionale inclinazione (il clinamen) della  direttrice di caduta del loro moto velo­cissimo; è destinato a dissolversi, ma gli atomi, incorruttibili ed eterni, principio e termine di tute le cose le cose, daranno origine ad aggregati diversi, in una vicenda che supera i confini dello spazio e del tempo.
Lucrezio, con ragionamento incalzante e varie argomentazioni, insiste sulla necessità di ricono­scere l’infinità del tutto, dell’universo come degli atomi che vi volteggiano incessantemente, deri­dendo chi avanza  l’ipotesi che la terra si trovi in una posizione centrale ad esso. L’universo è infi­nito perché non può avere un’estremità; infatti un’estremità indicherebbe  la presenza di qualcosa al di là di esso che lo delimiti; ma questo non può essere. Dovunque ci si collochi, l’universo si stende ugualmente infinito. Lucrezio cerca di evidenziare visivamente questo concetto con il paragone immaginario dell’arciere, che, giunto correndo ai supposti confini dell’universo, scaglia un dardo. Due sono le possibilità: che il dardo voli lontano o che trovi un ostacolo.  In entrambi i casi appare evidente che non è stato lanciato dai confini dell’universo, i quali, anche in una corsa infinita, non potrebbero essere raggiunti.
Tutto ciò che  non ha una linea che lo circoscriva, non ha un fondo dove la materia possa ammassarsi. Sempre e dovunque le cose si creano in modo eterno e gli atomi si rinnovano  nel loro continuo precipitare verticalmente dall’alto verso il basso; materia e vuoto si delimitano a vicenda, ma l’infinito non ha limite e fornisce eternamente materia per rinnovare  le cose, attraverso moti, rimbalzi, urti e aggregazioni degli atomi.
Non bisogna credere, quindi, che tutto tenda verso il centro dell’universo. Infatti, l’universo, es­sendo infinito, non può avere un centro, né la materia potrebbe sostare in qualche luogo priva di quel movimento  da cui si genera ogni cosa.
Nell’universo, che è infinito, quindi, non è verosimile che nel turbino di atomi in libero movi­mento non avvengano combinazioni simili a quelle del nostro mondo, e non  esistano perciò altre terre, altri cieli, altri uomini, altri animali: Lucrezio sostiene l’esistenza di infiniti mondi popolati come la terra.
E tutto ciò che avviene nell’universo accade naturalmente, senza l’intervento di superbi tiranni: in nome degli dei, che vivono una vita eternamente serena, chi mai potrebbe reggere quest’universo infinito e preoccuparsi di intervenirvi continuamente?
E poiché i mondi sono infiniti, la terra non occupa una posizione privilegiata nell’universo, né tantomeno gli uomini: Lucrezio è sicuro che il mondo non è stato preparato per gli uomini dagli dei. Perché essi che godevano da lungo tempo di serena beatitudine avrebbero ad un certo punto de­ciso di intraprendere qualcosa a nostro favore? E che favore era per noi nascere? E quale modello avrebbero potuto seguire per creare l’uomo?
Anche ignorando i principi delle cose, Lucrezio, dalla semplice osservazione dei fenomeni cele­sti, potrebbe dimostrare che la natura non è stata predisposta per noi dagli dei, tanto è colma di ca­renze. Solo un terzo della terra è adatto alla vita umana, ma anch’esso richiede l’assidua  opera di coltivazione dell’uomo, che si vede poi minacciato da intemperie, animali feroci, malattia, morte precoce; il neonato è come un naufrago gettato sulla riva dai marosi, nudo, indifeso. Al contrario gli animali domestici selvatici nascono e crescono senza pene, perché a loro la natura offre tutto ciò di cui necessitano. L’uomo è fragile, una specie tra le altre specie viventi, nei desideri e nelle neces­sità, nelle difficoltà, nei dolori e nei drammi dell’esistenza. E’ debole e vulnerabile –si pensi alle malattie, alle calamità naturali, alla morte– come gli altri animali, e come quelli è d’istinto brutale e spietato.
L’uomo è nato dalla terra, cioè dalla materia, e il suo sviluppo è dovuto esclusivamente ai bi­sogni che via via si presentano: l’età dell’oro, i SATURNIA REGNA, gli interventi divini, non sono  altro che belle favole.
Le divinità abitano gli  spazi intermundia in sereno distacco dall’uomo e dal suo mondo. Essi sono estranei alla creazione del mondo, che esiste per i suoi intrinseci meccanismi atomici, non è destinato all’uomo (ben lontano dall’essere la creatura privilegiata)  ed è soggetto a deperimento e morte come qualsiasi cosa naturale.
In Lucrezio, come negli atomisti, di cui è l’altoparlante, l’origine delle cose è dunque fisica: tutto è corpo, tutto si genera dalla natura,  nulla finisce nel nulla poiché la materia è eterna, di cui il prin­cipio è l’atomo, che non ha colore, né odore, né sapore, né suono, né calore, né freddo. Quindi la sensibilità si genera dall’insensibilità, l’infinito è dovunque e infiniti sono i mondi che si formano e si dissolvono.
Pertanto la nostra terra come si è sviluppata così inevitabilmente perirà. Gli atomi si uniscono ed è la vita; si scompongono ed è la morte.
Il cosmo non è quindi soggetto ad alcun ordine provvidenzialistico, come invece lo sarà quello di Dante.


  • La nascita dell’universo

 

Dal “De Rerum Natura” di Lucrezio Caro, Liber quintus versi 416 - 448


Sed quibus ille modis coniectus materiai
fundarit terram et caelum pontique profunda,
solis lunai cursus, ex ordine ponam.
nam certe neque consilio primordia rerum
ordine se suo quaeque sagaci mente locarunt
nec quos quaeque darent motus pepigere profecto,
sed quia multa modis multis primordia rerum
ex infinito iam tempore percita plagis
ponderibusque suis consuerunt concita ferri
omnimodisque coire atque omnia pertemptare
quaecumque inter se possent congressa creare,
propterea fit uti magnum vulgata per aevum
omne genus coetus et motus experiundo
tandem conveniant ea quae convecta repente
magnarum rerum fiunt exordia saepe,
terrai maris et caeli generisque animantum;
Hic neque tum solis rota cerni lumine largo
altivolans poterat nec magni sidera mundi
nec mare nec caelum nec denique terra neque aer
nec simili nostris rebus res ulla videri,
sed nova tempestas quaedam molesque  coorta
omne genus de principiis, discordia quorum
intervalla vias conexus pondera plagas
concursus motus turbabat proelia miscens,
propter dissimilis formas variasque figuras
quod non omnia sic poterant coniuncta manere
nec motus inter sese dare convenientis.
Diffugere inde loci partes coepere  paresque
cum paribus iungi res et discludere mundum
membraque dividere et magnas disponere partis,
hoc est, a terris altum secernere caelum,
et sorsum mare, uti secreto umore pateret,
sorsus item puri secretique aetheris  ignes”.


(“Come fu che da un cieco accozzo di atomi
nacque la terra  e il cielo e il mare profondo
e il sole e la luna e il loro cammino
adesso ti spiego. Gli atomi certo
non si disposero in ordine
né per volere né per fisso disegno
né s’accordaron fra loro sui moti,
che avrebbe ciascuno impresso al suo corso.
Ma in mille maniere da tempo infinito
muovendosi, gli atomi urtati da colpi
e spinti e portati dallo stesso lor peso,
in mille maniere si unirono
tentando, aggruppati, forme di vita:
accadde così che agitati nel tempo,
provando ogni specie d’incontro e di moto,
pervennero infine a quel nesso improvviso,
a questa che fu la materia dei mondi,
cioè della terra e del mare e del cielo
e del genere umano e animale.
Il disco solare che incendia volando lo spazio
prima d’allora non c’era.
Il mare, il cielo, la terra, l’aria, le stelle
non c’erano: neppure una cosa di queste
che sono nel mondo. Ma un turbine uniforme
batteva il vuoto degli atomi, ne urtava
l’intreccio, i colpi, i pesi, i moti compatti:
come guerra discorde corpi sbandati
mischiava chiudeva le soste, le vie
a impossibili eventi: finché
da quel turbine irruppe una massa distinta
e il mondo si aperse:
il cielo si alzò sulla terra, il mare
si estese disciolto dagli atomi d’acqua,
i fuochi fissarono in alto i muti splendori”)



  • CONCLUSIONE

 

In questo lungo percorso che l’uomo ha fatto nell’arco dei secoli per cercare di darsi una spiega­zione sulle origini dell’universo, molteplici sono state le ipotesi avanzate. Il postulare un inizio nello spazio e nel tempo poneva certamente dei problemi, che alcuni hanno cercato di scavalcare ammettendo l’eternità del tutto.
Per Lucrezio il principio di tutte le cose è l’atomo e l’universo è dato dall’aggregazione degli atomi che sono eterni; quindi non è governato da una divinità, non è ordinato a qualche fine: do­mina il caso. L’uomo è una specie tra le altre specie viventi.
Invece per Dante il mondo è stato creato dalla Provvidenza divina per un atto d’amore; l’uomo è il fine della creazione.
Oggi siamo riusciti a spiegare l’origine dell’universo fino a pochi istanti dopo il Big Bang. Re­stano aperte, tuttavia, alcune questioni:

  • chi ha causato il Big Bang?
  • che cosa c’era prima del Big Bang?

Le domande sui “perché” non sono tipiche della ricerca scientifica e rimarranno sempre nell’ambito della filosofia e della teologia.
Tuttavia l’idea che, man mano che ci si avvicina al momento del Big Bang, i costituenti e le leggi dell’universo diventano sempre più semplici, incoraggia  la nostra  fiducia nella possibilità di comprendere, un giorno, l’essenza della creazione.


 
5. Glossario

Glossario Scientifico

Anno – luce:  la distanza precorsa dalla luce nel vuoto in un anno (9,4605 x1012 Km )
Antiparticella: particella elementare avente massa uguale, ma altre caratteristiche       intrinseche (p.e. la carica) opposta a quella di particelle più comuni La meccanica quantistica aveva teorica­mente previsto (P.A.M., Dirac, 1931), per ogni  particella elementare, l’esistenza di un’antiparticella; sperimentalmente, nel 1932 è stato scoperto l’antielettrone (o elettrone positivo o positrone) e soltanto nel 1936 l’antiprotone (cioè il protone con carica negativa).
Nel nostro mondo fisico, le particelle sono di gran lunga più numerose delle antiparticelle , e ciò comporta che la vita media di queste ultime sia brevissima; infatti, quando particelle e antiparticelle si incontrano, avviene il fenomeno della annichilazione, cioè entrambe scompaiano e l’energia cor­rispondente (E = mc2, secondo la relazione di Einstein) si manifesta sotto altra forma (p.e con la formazione di due fotoni nel caso dell’annichilazione elettrone – positrone). È tuttavia ipotizzabile un mondo di antimateria, costituito cioè tutto di antiparticelle, retto dalle stesse leggi del nostro; in essa sarebbero le nostre particelle (protone, elettrone) ad avere vita più breve.
Astrofisica: ramo dell’astronomia che studia la struttura fisica dei corpi celesti e ne determina massa e dimensioni, formazione ed evoluzione.
Atomo: la più piccola particella di un elemento capace di conservarne le caratteristiche chimiche. Esso è costituito da un nucleo centrale, attorno al quale ruotano   .particelle chiamate elettroni. Il nucleo dell’atomo contiene un certo numero di neutroni e protoni.
Big Bang: grande esplosione dalla quale, secondo le teorie più recenti, ha avuto origine l’universo.
Big Crunch: grande collisione con la quale potrebbe aver fine l’universo.
Campo: qualcosa che ha un’estensione nello spazio e nel tempo, diversamente da una particella, che esiste solo in un punto.
Campo magnetico: il campo responsabile delle forze magnetiche, ora incorporato assieme al campo elettrico, nel campo elettromagnetico. E’ una regione nello spazio nella quale si manifestano azioni magnetiche dovute a interazione tra dipoli magnetici oppure generate da conduttori percorsi da corrente elettrica.
Conservazione dell’energia:  la legge della scienza la quale dice che l’energia  (o il suo equiva­lente in massa) non può essere né creata né distrutta, ma solo trasformata.
Costante cosmologia: espediente matematico usato da Einstein nel tentativo di costruire un mo­dello statico dell’universo.
Curvatura dello spazio: le leggi secondo le quali i corpi solidi si dispongono nello spazio e non concordano esattamente con le leggi spaziali della geometria euclidea. I concetti di rette e piano perdono in fisica il loro esatto significato.
Elettrodebole, unificazione dell’energia:  l’energia (di circa 100 GeV)  al di sopra della quale scompare la distinzione fra la forza elettromagnetica  e la forza debole.
Elettromagnetica, forza: la forza che si genera fra particelle dotate di carica elettrica, la seconda per intensità fra le quattro forze fondamentali.
Elettrone: particella di carica elettrica negativa che orbita attorno al nucleo di un atomo.
Etere: una sostanza imponderabile capace di riempire tutti gli spazi dell’universo  non occupati da materia (un sistema di riferimento privilegiato per le onde elettromagnetiche)
Evento: un punto nello spazio  - tempo specificato dal suo tempo e luogo
Forza debole: dopo la gravità, è la più debole delle quattro forze fondamentali, con un raggio di azione brevissimo. Influisce su tutte le particelle materiali, ma su nessuna delle particelle portatrici di forze
Forza forte: la più forte delle quattro forze, o interazioni, che è anche quella che ha il raggio d’azione minimo. Essa tiene assieme i quark all’interno dei protoni e dei neutroni a formare atomi.
Fotone: (“quanto di luce” o quanto di radiazione”) particelle elementare portatrice di una quantità finita e indivisibile di energia elettromagnetica.
Frequenza: per un’onda è il numero completo di cicli al secondo.
Fusione nucleare: il processo in cui due nuclei, urtandosi, si fondono a formare un singolo nucleo, più pesante.
Gamma, raggi: onde elettromagnetiche di frequenza molto grande, prodotte nel decadimento ra­dioattivo o da collisioni di particelle elementari.
Grande teoria unificata (GUT): teoria che unifica le forze elettromagnetiche, forte e debole.
Grande unificazione, energia della: l’energia al di sopra della quale si ritiene che la forza elettro­magnetica, la forza debole e la forza forte diventino indistinguibili l’una dall’altra.
Indeterminazione, principio di: non si può mai essere certi sia della posizione, sia della velocità di una particella; quanto maggiore è la precisione con cui si conosce l’una, tanto meno esattamente si può conoscere  l’altra.
Massa: la quantità di materia presente in un corpo; la sua inerzia, o resistenza all’accelerazione.
Massa gravitazionale: è definita in base alla legge di gravitazione universale (F=GmM/R2), se­condo cui due corpi aventi masse uguali rispettivamente a m e M interagiscono per mezzo di una forza attrattiva di intensità direttamente proporzionale al prodotto delle due masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Meccanica quantistica: teoria sviluppata a partire dal principio quantistico di Plank e del principio di indeterminazione di Heisenberg.
Microonde, radiazione di fondo a:  la radiazione residua dello splendore del caldissimo universo primordiale; oggi è spostata a tal punto verso il rosso da non apparirci più sotto forma di luce bensì di microonde (onde radio, con una lunghezza d’onda di alcuni centimetri) E’ la radiazione che am­metterebbe la temperatura di 3° K.
Neutrino Una particella materiale elementare avente carica elettronica nulla e massa a riposo molto piccola forse nulla.
Neutrone: particella priva di carica, molto simile al protone; nella maggior parte degli atomi i neu­troni formano una metà circa delle particelle presenti nel nucleo (l’altra metà sono protoni).
Nucleo: la parte centrale di un atomo, formata solo da protoni e neutroni tenuti assieme dalla forza forte.
onda, lunghezza d’: la distanza fra due creste o due vetri consecutivi di un’onda.
onda elettromagnetica: combinazione di campi elettrici e magnetici, che si propagano nello spazio con le modalità tipiche della propagazione ondosa.
Particella elementare: una particella che si ritiene non possa ulteriormente suddividersi.
Peso: la forza esercitata su un corpo da un campo gravitazionale. E’ proporzionale alla massa, ma non si identifica con essa.
Plank, principio quantistico di: l’idea che la luce (o qualsiasi altra onda classica) possa essere emessa o assorbita solo in quanti discreti, la cui energia è proporzionale alla frequenza.
Positone o Positrone: l’antiparticella (di carica positiva) dell’elettrone
Protone: particella dotata di carica elettrica, di massa simile a quella del neutrone; nella maggior parte degli atomi i protoni formano grosso modo metà delle particelle presenti nel nucleo (l’altra metà sono neutroni).
Quanto: l’unità indivisibile in cui possono essere emesse o assorbite onde.
Quanti, teoria dei, (o meccanica quantistica): essa viene sviluppata a partire dal principio quanti­stico di Plank e del principio di indeterminazione di Heisenberg.
Quark: particella elementare (carica) soggetta alla forza forte. La sua origine si trova in una frase enigmatica di un romanzo di James Joyce, “Tre quark per il Signor Mark!”. Essa è una particella elementare (carica) soggetta alla forza forte. Tanto il protone quanto il neutrone sono composti cia­scuno da tre quark.
Radioattività: il decadimento spontaneo di un tipo di nucleo atomico in un altro.
Relatività generale: la teoria di Einstein fondata sull’idea che le leggi della scienza dovrebbero es­sere le stesse per tutti gli osservatori, comunque stiano muovendosi; essa si occupa in particolare della forza di gravità, spiegandola nei termini della curvatura di uno spazio tempo quadridimensio­nale.
Relatività speciale: la teoria di Einstein fondata sull’idea che le leggi della scienza dovrebbero va­lere ugualmente per ogni osservatore in movimento, quale che sia la sua velocità.
Secondo – luce: la distanza percorsa dalla luce in un secondo.
Singolarità: un punto nello spazio in cui la curvatura dello spazio – tempo diventa infinita e del quale non è possibile conoscere l’interno.
Spaziale, dimensione: ciascuna delle tre dimensioni dello spazio – tempo che sono simili allo spa­zio, cioè tutte tranne la dimensione tempo.
Spazio – tempo: lo spazio a 4 dimensioni rappresentato con tre coordinate spaziali e una temporale relative a un qualsiasi evento.
Spettro: la scomposizione, per esempio, di un onda elettromagnetica nelle sue frequenze compo­nenti.
Spostamento verso il rosso: l’arrossamento (ovvero la diminuzione di frequenza) della luce di una stella in allontanamento da noi in conseguenza dell’effetto Doppler.
Stato stazionario: uno stato che non muta con il tempo: una sfera che ruota a una velocità costante è stazionaria perché appare identica in ogni istante, anche se non è immobile.
Universo omogeneo: ha composizione uniforme in tutte le direzioni.
Universo isotropo: ha proprietà uniformi in tutte le direzioni.


Glossario umanistico

Astrologia: pseudoscienza nata tra i Babilonesi, che presumeva di determinare i vari influssi degli astri nel mondo terreno, congetturando sul futuro o sulle cause oscure dei fatti passati.
Astronomia: lo studio scientifico dei corpi celesti  e dei fenomeni ad essi relativi.
Materialismo: posizione filosofica che, identificando ogni aspetto della realtà con la materia, esclude la presenza e l’efficacia di un qualsiasi elemento superiore di carattere spirituale.
Meccanicismo: concezione che considera l’accadere tanto fisico quanto spirituale, come il prodotto di una mera causalità e non preordinato a una superiore finalità.
Finalismo: dottrina filosofica (opposta al meccanicismo), secondo cui tutto tende verso un fine ul­timo e per cui ogni fenomeno nella sua connessione con gli altri fenomeni cospira verso l’attuazione di determinati fini.
Ateismo: dottrina che nega l’esistenza di Dio.

 

Fonte: http://ipertestiscuola.altervista.org/letteratura/temi/cosmologia.zip

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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