01-10-01  | 
    Introduzione  | 
  
  
    1-1-1  | 
    Questo    corso si propone di fornire agli studenti una base di quello che è la    frutticoltura in Italia, soffermandosi su aspetti più rilevanti, quali    l’impiego delle macchine agricole, e alcuni aspetti economici. 
      Si    definisce una zona vociata quell’areale, in cui il clima, le caratteristiche    pedologiche ed ambientali si uniscono nel fare esprimere alla coltura quelle    caratteristiche proprie che tendono ad ottimizzarne le qualità. 
      Un    Esempio è proprio il melo che un tempo veniva coltivato in Emilia Romagna per    lo spirito di aggregazione che era presente tra le persone dava tanta    disponibilità di manodopera, indispensabile per questa coltura, ma che    purtroppo a causa del clima poco favorevole, questo tipo di frutto non è    adatto. Questa coltura attualmente è praticata in Trentino, dove le forti    escursioni termiche (melo predilige tra 500 e 800 metri ) riescono a    conferire al frutto il colore necessario a renderlo apprezzabile per il    mercato. 
      Il    cliente vuole dei frutti belli e appariscenti     e la mela golden delicious si presta bene a queste caratteristiche. 
      Si    definisce una branca, un ramo ben lignificato con più di due anni, un ramo ha    un’anno e non è del tutto lignificato, mentre un germoglio va dall’inizio    della fase vegetativa a fino a luglio.  | 
  
  
    01-10-01  | 
    La propagazione  | 
  
  
    1-1-2  | 
    Le    tecniche di propagazione sono varie: la talea , la margotta, la propaggine,    la micropropagazione, e l’innesto. 
      La    talea è poco adatta poiché rare sono le specie che radicano; la propaggine e    la margotta sono molto lenti, al contrario l’ innesto e la micropropagazione    sono i più usati. 
      L’innesto    consiste nell’unire a un portinnesto     soggetto o nesto o astone , un oggetto allo scopo di conferirgli    resistenza a parassiti e cambio di varietà fruttifera. 
      Gli    innesti possono essere di due tipi a marza o a gemma, il primo consiste nell’    inserire una porzione di ramo con due internodi tali da consentire il    germogliamento di almeno uno dei due, il secondo comporta l’innesto di una    gemma in una fenditura praticata sul soggetto. 
      Il    più antico innesto è quello a spacco, in cui si pratica un taglio diametrale    sul di due centimetri sulla capitozzatura dell’ astone (convenientemente a 15    centimetri di altezza) in cui si va ad inserire il gentile appositamente    foggiato a cuneo. 
      Affinché    avvenga l’attecchimento si  pongo i due    cambi meristematici( del soggetto e dell’oggettto)  a contatto, per garantire una corretta    continuità nella rigenerazione dei fasci vascolari. 
      E’    necessario, inoltre, prelevare le marze in pieno inverno (gennaio) e    conservarle in frigorifero o in sabbia, affinché non siano in movimento ( in    fase di ripresa vegetativa) e che mettendole in frigorifero o nella sabbia    soddisfino il loro fabbisogno in freddo inibendo gli ormoni di questo    processo. Si definisce fabbisogno in freddo la sommatoria oraria del periodo    passato dalla pianta, seme, gemma o marza compreso tra gli 0° e i 7° C.;    tenendo conto che per il risveglio è necessaria una temperatura minima di 4,4    ° C..  | 
  
  
    03-10-01  | 
    Metodi di propagazione   | 
  
  
    1-1-10  | 
    La    propagazione può avvenire in due metodi principali, quali per via sessuata e    per via asessuata, e quindi da seme o per via vegetativa., generalmente le    piante nate da seme si dicono franche  
      Piante    nate da seme possono dare luogo ad una variabilità molto elevata, posso    ricercare questo metodo per fare sviluppare una piante e osservare se è    possibile ottenere delle varietà interessanti. 
      Per    cultivar si intende ciascun gruppo di individui coltivati, che nell’ambito di    una specie ed eventualmente di una varietà botanica, si distingue per    particolari caratteri morfologici (es. .forma dei frutti), fisiologici (es.    resistenza alle malattie, tipo di sterilità) fenologici (es. epoca di    maturazione) e produttivi ( es. resa per ettaro). 
      Posso    ricorrere alla riproduzione vegetativa  
      -    Se voglio ottenere piante che non devono superare una lunga fase giovanile    improduttiva. 
      -    Se desidero ottenere delle piante geneticamente omogenee. 
      Per    contro questo metodo ha che eventuali malattie genetiche o virali possono    essere trasmesse da una pianta ad un’altra.. 
      Per    clone si intende quell’individuo che deriva da un unico individuo, che si    moltiplica per via vegetativa. 
      La    totipotenza è la capacità di una cellula di formare degli organi. 
      I    metodi di moltiplicazione vegetativa possono essere tanti, tra questi : 
      -    Polloni radicali in cui si sfrutta il potere rizogeno dei polloni, questo    metodo ha perso parte della sua originale importanza. 
      -    La talea ha ancora molta importanza, questa tecnica prevede l’impiego di rami    ( 25-30 cm) e l’impianto nel terriccio, sfruttando il potere naturale    rizogeno della pianta questa dovrebbe emettere delle radici tramite un    complesso di orto-idrossifenoli che legandosi alle auxine favoriscono la    totipotenza delle cellule dando un , potere rizogeno. La talea può essere    legnosa (senza foglie) se sono già presenti gli orto-idrossifenoli  e quindi per attivarli necessitano di    essere tenuti  in serra con un    riscaldamento sotto al terriccio ad una tempratura di 25° C .Se non sono    presenti gli orto-idrossifenoli e necessario che la talea sia a germoglio,    ovvero deve contenere due o tre foglie in modo da poter creare questa    sostanza, per mantenere vive le foglie si opera come sopra citato e in più si    utilizzano dei metodi Fog o Mist per evitare l’avvizzimento delle foglie. 
      -Un    altro sistema di propagazione è a capogatto,     adatto per specie che producono dei germogli molto lunghi tali da    poter essere riportati sul suolo e l’apice viene sommerso, in questo modo la    pianta produce delle radici in prossimità della zona sommersa. 
      -la    propagine semplice, si può effettuare con specie che producono molte gemme    avventizie, e si effettua quando la pianta è in linfa per avere una maggiore    flessibilità dei rami, nel primo anno si fa sviluppare la pianta, dal secondo    si prendono di questi polloni e li si piegano a U e si sommerge la parte più    bassa, in questo punto si accumulano auxine e sostanze di riserva e avverrà    un nuovo radicamento. 
      -la    margotta di ceppaia consiste nel fare sviluppare la pianta per il primo anno    , nel secondo anno si effettua una capitozzatura  a raso terra e da cui si dipartiranno    numerosi polloni, li si lasciano sviluppare fino a circa 30 cm di altezza e    si mette un anello o una rete per favorire l’accumulo di sostanze nutritive e    auxine, poi si ricopre la base e quando si saranno sviluppate le nuove piante    le potrò staccare e coltivare.   | 
  
  
    08-10-01  | 
    La frutticoltura  | 
  
  
    1-1-20  | 
    La    frutticoltura moderna o industriale si     divide in  
      -Frutticoltura    convenzionale.  
      -Frutticoltura    integrata  (*) 
      -Furtticoltura    biologica (*) 
      Al    mometno le più sviluppate sono le ultime due (*). Queste garantiscono un    prodotto destinato a prodotti da mensa per il consumo fresco, e altri per    succhi, frutta sciroppata e baby food; e rappresentano la maggior parte della    produzione. Si trovano anche dei prodotti di nicchia per un pubblico più    ricercato, con prodotti con germoplasma particolare, provenienti da    agricoltura biologica oppure della frutta alternativa. 
      La    frutticoltura tradizionale utilizza la lotta a calendario, che comporta dei    trattamenti regolari su date precise e l’intervento, anche in assenza del    patogeno o del fitofago. 
      La    frutticoltura integrata si muove nel rispetto dell’ambiente e non agisce fino    a quando l’agente non supera dei livelli     troppo dannosi per la coltura, tutto questo è mirato ad un minore    impatto ambientale del rispetto della natura e della frutta che mangiamo. 
      Fino    agli anni ’70 la frutticoltura mirava maggiormente alla produzione, anche    spinta dagli aiuti economici dell’unione europea, attualmente si tende ad aumentare    la qualità dei prodotti, quindi si è disposti anche a sacrificare una parte    della produzione, che si aveva precedentemente, per soddisfare le attese del    cliente nel miglioramento della qualità. 
      Tutto    questo è stato perseguito tramite delle norme europee e delle cooperative,    per scegliere le zone vocate e che quindi riescono bene, per caratteristiche    del territorio ad esplicare al meglio tutti i pregi di una particolare    cultivar , e inoltre si tenta anche di scartare, tramite la selezione , dei    frutti che siano più idonei a delle specifiche di qualità, quali. 
      -faciltà    di lavoro ( difficilmente ammaccabili )  
      -resistenza    ai patogeni  
      -gusto    equilibrato   | 
  
  
    10-10-01  | 
    La compatibilità  | 
  
  
    1-1-30  | 
    La    compatibilità dell’innesto ha molta importanza, poiché può determinare    l’attecchimento dell’innesto, si può avere una località intraspecifica che si    verifica nel punto di incontro tra marza e soggetto, un tipico esempio è dato    dall’innesto del pero sul melo. 
      L’incompatibilità    localizzata si verifica sul punto di innesto, in quanto la parte colpita    comincia a produrre cellule per la cicatrizzazione, ma poi l’innesto non    attecchisce e non avviene la saldatura, questo avviene soprattutto nel    cotonio innestato su Williams perché l’enzima prunasina presente su cotonio viene    tresferito sulla Williams e reagisce con il b-glucossidasi e si libera acido cianidrico ed    impedisce la formazione del tessuto vascolare; un intermedio più usato è l’    Hold Home, oppure il Butirrtandy  | 
  
  
    15-10-01  | 
    Il clima  | 
  
  
    1-51-40  | 
    Il    clima può influenzare di molto la produzione e la qualità della frutta    prodotta. 
      Tra    gli eventi climatici rilevanti si può parlere di: 
      -la    luce influenza tramite l’energia radiante solare, la fotosintesi, il    fototropismo, il fotoperiodo, la fotosintesi è resonsabile della produzione    di energia e quindi va anche ad agired sul grado zuccherino come anche il    fotoperiodo e il fototropismo. 
      -le    temperature vanno ad influenzare il fabbisogno in freddo o in caldo, le    gelate possono danneggiare la produzione     e possono essere per irraggiamento se una massa di aria fredda va ad    investire il nostro impianto ed è tipico dei fondo valle possno essere per    convezione se il suolo rilascia troppo velocemente la temperatura aquisita    durante il giorno il metodo più usato per prevenirle è il Fog- 
      -idrometeore    come la grandine e sono molto dannose per l’impianto, il sistema per    prevenirle è la rete anche se in alcune zone si possono utilizzare dei    cannoni anti – grandine  
      -vento  | 
  
  
    17-10-01  | 
    L’anatomia delle piante  | 
  
  
    1-1-50  | 
    Le    specie delle rosaceae di interesse frutticolo si dividono in pomacee e    drupacee, della prima categoria fanno parte il pero e il melo, della seconda    il pesco, il ciliegio, il susino l’albicocco e il mandorlo. 
      Possiamo    suddividere le parti delle piante in due tipi principali, organi annui che    vengono sostituiti ogni anno, tra questi foglie, frutti, fiori, germogli, e    le parti perenni che rimangono sulla pianta anche quando questa è in    quiescenza e sono il fusto, che prende il nome di tronco se viene tagliato    per favorire la ramificazione. 
      Le    branche che portano rami misti prendono il nome di branche di sfruttamento w    hanno una durata di due - tre anni, il germoglio è un asse vegetativo non    lignificato. 
      Le    formazioni fruttifere dell e pomacee sono la lamburda, il brindillo, il ramo    misto, la borsa e la zampa di gallo. La lamburda è una branca di massimo 2 cm    con all’apice una gemma mista, se queste formazioni sono giovani danno    origine ai frutti migliori. 
      Si    formano dopo vhe si sia costituita la branca e producono dai due anni in poi,    la varietà che contiene tante lamburde si dice Spur e sono le più produttive    e contengono circa 30 lamburde per branca. 
      Il    brindillo è un ramo con più di 30 cm di lunghezza e sorge perpendicolarmente    alla branca, si dice coronato perché solo l’apice porta i frutti. 
      I    rami misti portano sia gemme a fiore che gemme a legno. 
      La    borsa presenta un ingroosamento che contiene delle riserve, ai lati sono    posizionate delle gemme a fiore e all’apice si trova una gemma a legno, che    si svilupperà negli anni successivi e nei tre, quattro  anni successivi prenderà il nome di zampa    di gallo . 
      Si    dicono gemme pronte quelle gemme quelli che si svilupperanno nell’anno    successivo, germogli anticipati che si sviluppano nell’anno quelli che si    svilupperanno nell’anno successivo e gemma latenete la gemma che non si    sviluppa se non sollecitata tramite la potatura. 
      Prendono    il nome di succhioni quelle gemme che si originano all’interno del fusto,    mentre sono i polloni le gemme che si sviluppano all’interno del colletto. 
      Le    drupacee fruttificano principalmente su, ramo misto, mazzetto di maggio,    dardo a mazzetto e brindillo. 
      Il    ramo misto può portare sia gemme a fiore che gemme a legno, il pesco    l’albicocco e mandorlo,  hanno solo una    gemme per nodo, nelle altre specie sono presenti più fiori a formare una    infiorescenza  
      Il    pesco produce su rami misti, il brindillo ha gemme laterali a fiore e la    gemma apicale è a legno, questo la porta ad alzarsi sempre di più. 
      Solo    nel pesco e nell’albicocco i fiori sono solitari, sono invece presenti nelle    altre specie due tipi di infiorescenze, il racemo di tipo indeterminata e doi    tipo determinato la cima. Noce nocciolo e castagno hanno fiori maschili o    amenti e fiori femminili o gromeruli.  | 
  
  
    22-10-01  | 
    Il clima 2  | 
  
  
    1-51-60  | 
    Lo    scorso capitolo abbiamo parlato dei sitemi antigrandine, uno di questi è la    rete, ne sono stati ideate di vari tipi dalle più complesse alle più    semplici. Il problema più grande è il costo molto elevato, in quanto deve    poter assicurare una produzione anche nei momenti in cui quest’ idrometeora    si verifica e allo stesso tempo il costo dell’impianto non deve superare i    ricavi marginali. I primi sistemi che vennero costruiti in Francia furono a    sostenuti da una intelaiatura a casetta sul quale veniva montata la rete, il    costo di questo impianto era molto alto dato dalla costruzione di questa    fitta intelaiatura, e venne presto rimpiazzato da sistemi più semplici, come    quello di sostenere la rete da dei pali posti sulla fila e inframezzati da    corde, la rete viene distesa tra i pali e si legano le estremità o con delle    placchette o con degli elastici, per la funzione, nel caso dei primi di    creare dei buchi  tra i contatti da una    rete all’altra e quindi consentire lo scarico e per gli elastici di creare    una struttura che assorbe l’impatto dei chicchi. In origine questi impianti    furo diffusi su melo adesso si stanno estendendo e il costo può variare dai    13 ai 14 milioni a ettaro. 
      Anche    la pioggia è una idrometeora molto rilevante perché se in eccesso può    provocare problemi di asfissia radicale, modificare l’Eh del suolo e quindi    il potenziale di ossido – riduzione, sulle foglie può causare il proliferare    di funghi come la Botritys, se la pioggia è troppo violenta e ci troviamo in    un pendio si possono avere dei fenomeni di erosione, oppure la pioggia o    l’eccessiva irrigazione può portare a uno spropositato ingrossamento dei    frutti che, porta alla rottura del pericarpo e quindi della buccia e a tutte    le conseguenze patogene che ne derivano, oppure ad una carenza di    impollinazione perché con la pioggia il polline diventa più pesante. 
      La    scarsa piovosità, al contrario porta ad uno scarso ingrossamento dei frutti w    rugginosità, su mele data da una fisiopatia di rottura della buccia.  | 
  
  
    22-10-01  | 
    Il suolo  | 
  
  
    1-51-61  | 
    Le    proprietà del suolo si possono distinguere in fiche e chimiche, delle    caratteristiche fisiche si può osservare la tessitura e la struttura, della    tessitura è importante segnalare l’influenza sulla ritenzione idrica in base    al triangolo deii suoli che li suddivide per la percentuale del contenuto  di argilla, sabbia, limo. 
      Il    pH ha una grnade importanza data dalla sensibilità delle specie vegetali, ad    esmpio il melo predilige un pH neutro o basico, il pesco predilige i suoli    subacidi, e il mirtillo il mirtillo ama i suoli acidi. 
      Riveste    inoltre una particolare importanza le caratteristiche chimiche che influenza    di molto la crescita della pianra, il suo benestare e la sua produzione, per    questo è necessario fare un piano di concimazione che riapporti ciò che si    preleva   | 
  
  
    24-10-01  | 
    L’anatomia delle piante 2  | 
  
  
    1-1-50  | 
    Le    piante con fiori non etersessuali possono essere distinte in monoiche o    dioiche, a seconda che gli organi sessuali, siano collocati rispettivamente    sulla stessa pianta o su piante diverse, le piante da frutta di tipo monoico    sono il nocciolo, il noce e il castagno, dioco l’actinidia. 
      La    fioritura può essere o contemporanea e quindi omogenea su gemme miste e    amenti e avviene nelle monoiche oppure disomogenea e si ha una fioritura    differita nel tempo. Proteranda se fioriscono prima gli amenti maschili e    proterogina se fioriscono prima le gemme miste . 
      La    proterandria è tipica del nocciolo e si ha la produzione di stili sui fiori    femminili, una volta che gli amenti hanno prodotto il polline e che questo è    entrato nello stilo sik formerà l’ovario, l’ovulo e il sacco embrionale. In    questa specie si ha la fioritura autunnale e una secodaria a fine maggio    inizio giugno. 
      Il    problema della impollinazione si ripropone per quasi tutte specie in quanto l    a maggior parte delle piante da frutto è autoincompatibile e  quindi nel frutteto è necessario impiantare    una pianta impollinatrice in un certo numero di painte produttrici. 
      L’unico    caso di piante in cui sono presenti dei fiori solitari è le drupaceae   | 
  
  
    24-10-01  | 
    Tipi di infiorescenze  | 
  
  
    1-1-51  | 
    Nocciolo,    noce e castagno hanno un tipo di infioresvcenza a spiga, il pero ha    l’infiorescenza a corimbo e la maggior parte dei piccoli frutti sono a    pannocchia. 
      Le    infiorescenze si possono suddividere in detrminate o terminate a    dell’infiorescenza.  | 
  
  
    25-10-01  | 
    Assente  | 
  
  
    1-1-70  | 
       | 
  
  
    29-10-01  | 
    Il melo   | 
  
  
    1-51-90  | 
    Il    melo appartiene alla famiglia delle rosaceae ,sottofamiglia Pomaceae, genere    malus epiteto specifico pumila . a questi seguono poi i nomi delle varietà    solitamente indicati tra virgolette «» e si possono inserire dei gruppi di    varietà. 
      Il    melo come la maggior parte delle piante da frutta è autoincompatibile e    quindi necessita di impollinatori sulle file all’interno dell’impianto. 
      Le    formazioni fruttifere del melo, sono le lamburde i brindilli e i rami misti,    sono presenti dei tipi di cultivare che producono solo su lamburde e si    dicono varietà spur e hanno un portamento compatto e poco vegetante, sono    presenti invece delle cultivar che producono per un 50% su lamburde e per un    50% su brindilli e hanno un portamento procombente, esempi sono la Golden la    Gala e la Fuji., altre varietà producono solo su rami misti come la    Grenismith. 
      Ogni    pianta si trova in un particolare stadio fenologico e per indivduarla si ha    una tabella in cui sono indicate le caratteristiche che assume la pianta in    questi stadi, utile per fare dei trattamenti in cui si indica il periodo    fenologico da effettuare. 
      Le    cultivar sono delle varietà coltivate e sono indipendenti dal sito di di    coltivazione, al contrario il germoplasma è una varità locale ed è possibile    coltivarla solo ed esclusivamente nei suo territorio di origine, proprio    perché la sua mutazione che ha acquisito in quel luogo potrebbe regredire se    impiantata in un altro sito. 
      Le    cultivar più coltivate, sono le Golden, tutte di colore giallo, le mele rosse    derivate da Red Delicious, le Gala hanno più di un colore, le Greeny sono    verdi. 
      Golden    B è la più frequente in altura e la più resistente alla rugginosità, ma    ancora più resistente a questa fiosiopatia è la Smuty. La Golden Reinders è    una Gllden, Ha tutte le caratteristiche organolettiche della Golden ma di    coltore verde. Alcune di queste varietà possono essere standard o spur . 
      Di    colore compltamente rosso e la Red Stark     o anche la red Chief . 
      Queste    si differenziano anche per epoca di maturazione, la Golden matura intorno al    18-20 agosto, sono presenti delle varietà autunnali ed invernali ed    estive  in modo da poter garantire una    produzione per quasi tutto l’anno.  | 
  
  
    31-10-01  | 
    L’induzione a fiore  | 
  
  
    1-1-100  | 
    Le    gemme a fiore derivano da una induzione a fiore di una gemma. Per induzione a    fiore si intende il processo fisiologico della gemma a differnziarsi in modo    produttivo. 
      Ci    sono due stadi di differenziazione, uno di tipo reversibile e l’altro di tipo    irreversibile. 
      L’induzione    a fiore impiega un suo tempo detto plastocromo normalmente di 15-20 gg,    questo stimolo deriva dalla foglia posta sotto la gemma, è lei che produce    delle sostanze ormonali in grado di favorire questo sviluppo, quindi se per    eventi meteorologici questa foglia si stacca prima dei 15 giorni, che sia    terminato il plastocromo in cui la painta è ancora nella fase reversibile,    questo processo verrà interrotto, se sono stati superati i 15-20 gg si è    entrati nella fase irreversibile e anche se si ha una rottura della foglia si    l’induzione a fiore è avvenuta. 
      Ad    indicare l’avvenuta induzione sono le gemme che assumo la tipca forma    appiattita, questo stadio prende il nome di arcedo. 
      Non    solo le foglie favoriscono l’induzione a fiore, anche gli ormoni, per esempio    le gibberelline sfavoriscono questo processo, mentre le auxine, le    citochinine, e l’acido abscissico lo favoriscono, come anche una buna    disponibilità di elementi   | 
  
  
    31-10-01  | 
    Le gemme   | 
  
  
    1-1-101  | 
    Itipi    di gemme sono più frequenti binucleari o meno frequenti trinucleari, sono costituiti    da uno strato più esterno, l’exina e da un più interno endina. 
      La    maggior parte delle piante da frutto si impollina per via entomoflia, per cui    si rende necessario nel periodo di impollinazione, l’inserimento di arnie 4-5    per ettaro.   | 
  
  
    31-10-01  | 
    L’incompatibilità   | 
  
  
    1-1-102  | 
    Ci    sono delle incompatibilità dette gametofite, con nuclei spermatici aploidi e    genoma aploide del pistillo, si può avere il tubetto pollinico aploide e la    parete esterna diploide. E per lo stilo e lo stimma diploide e il sacco embrionale    aploide. 
      L’incompatibilità    sporfitica non è più tra organi aploidi, ma diploidi, si ha che lo strato più    esterno della gemma l’exina è diploide e il nucleo della gemma è aploide e si    ha una interazione con le sostanze diploidi del pistillo, questa    incompatibiltà è tipica del melo, pero, susino giapponese, ciliegio dolce e    mandorlo. 
      Altre    specie, il ciliegio acido, albicocco e il pesco sono autocompatibili. 
      Un    altro tipo di incompatibilità è di tpo citologica, cui gli organi di    riproduzione sono funzionanti, questo tipo di sterilità si verifica    soprattutto nelle pomaceae. Perché derivano da un incrocio tra prunoideae ( 8    cromosomi) e le spiroideae ( con 9 cromosomi), ne deriva una specie a 17    cromosomi, si è ottenuto un allopoliploide, che tende facilmente aregradire    duplicando il suo corredo cromosomico e qunidi si arriva ad ottenere una    specie a 34 cromosomi, in alcuni casi il dimezzamento non avviene e si    possono avere dei casi di triploidia, con conseguente aborto dei frutti e    l’aumento sproporzionato delle dimenzioni.  | 
  
  
    05-11-01  | 
    Il melo 2  | 
  
  
    1-51-110  | 
    Sono    presenti sul mercato diverse qualità di mele che ci consentono di avere un    prodotto sempre fresco per gran parte dell’anno, dato che le produzioni si    differiscono, da un periodo estivo, intendendo il mese di agosto, da un    periodo autunnale inizio settembre e inizio di ottobre periodo invernale. Tra    questi periodi di raccolta si può considerare, nel periodo estivo, la gala,    nel periodo autunnale la Red chief, la Greeny e Renetta , invernale la fuji. 
      Gala    è la tipica mela bicolore molto succosa e dolce, red chief è farinosa e poco    dolce. Golden è una varità molto antica come caratteristiche, si può    riconoscere l’elevata dolcezza e il colore di un giallo intenso. Greeny è la    tipica mela verde, molto acida con una polpa croccante. Braeburn è una mela    bicolore, da noi è poco coltivata . 
      Renetta    è molto coltivata nella nostra regione, è una varietà antica molto apprezata    dai nostri nonni, si sfarina facilmente, va bene da quocere. 
      Tra    le mele invernali, c’è la fuji, si raccoglie oltre la metà di ottobre, ha un    brutto colore, mai gialla sempre verde e un sovracolre arancione, mai rosso,    dal punto diu vista organolettico è una mela molto dolce. La pink Lady è poco    coltivata in Piemonte, mentre ha molto successo in Emilia, è una mela molto    buona.  | 
  
  
    05-11-01  | 
    L’incompatibilità intervaritale del    melo  | 
  
  
    1-51-111  | 
    Il    melo come gan parte della piante da frutta è autoincompatibile, per risolvere    questo problema si ricolrre all’utilizzo di impollinatori , indicati nella    tabella di compatibiltà oppure a delle painte da fiore, che anno la funzione    di inpollinare. 
      Sono    presenti anche delle varietà a ticchiolatura resistenti, tra questi delle    golden simili, come la golden Lasa, La golden orange e la golden rush. E le    varietà bicolore come la decarina e la topaz, non sono però uguali alle altre    e sono poco buono.  | 
  
  
    05-11-01  | 
    I portinnesti del melo  | 
  
  
    1-51-112  | 
    Il    melo, al contrario di altre varietà si innesta solo su melo, questi però non    possono nascere da seme perché aumenterò la variabilità genetica, quindi per    evitare la segregazione degli ibridi si usano tecniche di micropropagazione    clonale, tra queste la tecnica più usata è la margotta di ceppaia. Le piante    madri sono cloni ottenuti dalla stazione di Est-Molling, tra i portinnesti    qui sviluppati l’ M9 è il più debole e richiede dei tutori per il primo anno,    anche l’ M26 richiede questa pratica anche e è un po’ più vigoroso dell’ M9. 
      M27    è stato scartato perché troppo debole, M7 è di medio vigore e garantisce una    resistenza al cancro radicale. I portinnesti di Molling- Merton sono MM106    eil MM 111. I cloni dell’ M9 sono diventati affetti da alcune virosi e    sostituiti. I portinnesti si distinguono per alta, media, bassa vigoria. 
      Per    l’innesto di golden, che è una varietà varietà molto vigorosa si usa un    portinnesto molto debole come l’ M9 o il Pangiam che è un M9 derivato,    risanato dalle virosi da cui era stato affetto, ed è presente lo stesso    vigore, oppure su terreni difficili si usa l’ M26. Per varietà rosse di tipo    spur si usa un portinnesto più robusto come l’M26, se il terreno è carente MM    106 e così anche su gala. 
      Se    ho bisogno per altre ragioni, in caso di terreno estremo posso usare il    portainnesto più vigoroso come MM106. .M7 e M25 sono di medio vigore e fanno    tanti polloni, mentre l’ M25 è resistente agli abbassamenti di temperatura..    in M9 è presente una disaffinità di innesto     che lo porta ad avere una iperplasia nel punto di innesto, ma di    scarsa rilevanza.  | 
  
  
    05-11-01  | 
    Le dimensioni di impianto   | 
  
  
    1-51-113  | 
    Le    dimensioni di impianto sono per un buon vigore di 1,50 m e bassi vigori, 1 m    sulla fila, mentre resta fissa di 4 metri sulla fila .  | 
  
  
    05-11-01  | 
    La potature del melo 1  | 
  
  
    1-51-114  | 
    Può    servire per dare una forma di allevamento oppure a forma già conferita si si    ha una potatura di produzione. 
      Trale    forme di allevamento  si riconoscono    quelle appiattite, adesso in disuso per l’eccesiva manodopera, e le forme in    volume tra cui il fusetto, perché è una forma più libera che cerca di    seguire, l’ andamento naturale della pianta e con dei costi di manodopera    notevolmente inferiori rispetto alle forme appiattite.  | 
  
  
    07-11-01  | 
    La sterilità  | 
  
  
    1-1-120  | 
    Possono    essere quattro tipi di sterilità, un incompatibiltà genetica, un    incompatibiltà gametofitica, una sporofitica e una citologica. 
      L’incompatibiltà    genetica riguarda la presenza degli alleli S, numerati S!,S2,S3,S4,Sn. 
      I    gameti sono incompatibili e quindi vengono rigettati se hanno la stessa    numerazione , ad esmpio un allele S2 non potrà mai unirsi ad un allele S2. 
      L’incompatibilità    gametofitica, si presenta nel gamete, in cui un gamete può presentarsi    aploide e l’altro gamete può presentarsi diploide. 
      Si    può anche avere una sterilità citologica data dagli organi di riproduzione    poco sviluppati.  | 
  
  
    12-11-01  | 
    La potatura del melo 2  | 
  
  
    1-51-130  | 
    Gli    interventi di potatura del melo possono essere per regolare la produzione del    melo, e quindi si suddividono per periodo di intervento, invernali in inverno    e se verdi in agosto, il primo con gemme ferme, il secondo in piena    vegetazione. Per evitare dei ritorni di freddo si preferisce effetttuare la    potatura invernale a febbraio.  
      Altrimenti    si pota in fase giovanile per dare la forma di allevamento. 
      Per    dare la produzione si procedetaglaindo i rami malati, accorciando e spuntando    i rami, se si spunta si dice speronatura, a questo taglio si ricorre    raramente, poerché si elimina la dominanza apicale e si sviluppano i rami    laterali vegetativi. 
      Si    preferisce qundi inclinare i rami in modo che si accumulino, in modo che si    accumulino nutrienti e si accechino le gemme, questa tecnica da molta    produzione. Nella potatura verde si può decorticare o strozzare sotto le    gemme interessate e si eliminano i succhioni e i polloni. 
      La    forma Taillong è stata inventata dai francesi e permette alla pianta di    autoregolarsi , perché sui rami vengono posti dei pesi che favoriscono    l’accecamento delle gemme e quindi si impedisce lo sviluppo vegetativo, però    è necessaria, una buona capacità nell’accorciare i rami senza fare sviluppare    le gemme. 
      La    potatura di addomesticamrento, si può fare in varie forme raggruppabili in    due categorie, piatte o in volume, le forme piatte come la palmetta sono    ormai abbandonate, perché richiedono troppa manodopera, adesso si tende ad    usare il fusetto o il vaso. Prende il nome di impalcatura l’altezza della    chioma che solitamente avviene a 60 cm di altezza. Da questa poi si partirà a    dare la forma desiderata. Le piante preformate in vivaio si dicono CNI.  | 
  
  
    12-11-01  | 
    Il pesco  | 
  
  
    1-51-131  | 
    Il    pesco è una drupacea, e per drupa si intende quel frutto che ha un epicarpo    membranoso, un mesocarpo membranoso e un endocarpo legnoso. Il nome botanico    del pesco è prunus persica, mentre con il termine nettarina si intende la    pesca noce. 
      È    una specie poco esigente che richiede dei suoli poco calcarei e poco pesanti. 
      I    portinnesti del pesco sono molto vari e si creano nuove varietà molto    rapidamente, portinnesti sono di tre tipi, compatti, semi nani e nani, le    varietà possono essere pesce o nettarine, gialle o bianche oppure percocche    (da industria) 
      Da    noi si può garantire tutte le varietà da luglio a settembre. Partendo da metà    luglio a differire di un mese si ha, precoci, medie , tardive  e molto tardive.  | 
  
  
    14-11-01  | 
    Le radici   | 
  
  
    1-1-140  | 
    Le    radici possono essere primarie, secondarie e capillari, di tipo, assorbenti,    di conduzione o di transizione. 
      Tutti    questi poi hanno dei peli radicali che possono essere più o meno fitti a    seconda delle specie, il melo ne ha pochi e molto spessi, il pesco ne ha    tanti e molto morbidi, le radici svolgono funzioni di sostegno, di    assimilazione e di immagazinamento. 
      Il    sistema radicale si muove molto velocemente, una radice assorbente dura una    settimana, dopo si sposta in un’altra zona, infatti è proprio nel sitema    radicale che si formano le citochinine, promotrici della diisione cellulare. 
      Le    radici si possono rompere molto facilemte durante il trapianto, soffrendo    quindi di stress da trapianto durante il trasporto dal vivaio all’ impianto. 
      Occorre    quindi che l’impianto della specie venga fatto in autunno perdita delle    foglie per ridurre la traspirazione e dare così il tempo alla pianta di    ricostruire le radici, se invece si vuole effettuare il reimpianto d’estate    conviene allevare le piante in vaso in modo che si abbia un eccessivo stress    da trapianto. 
      Le    radici poi si sviluppano anche in base alle esigenze idriche, in un terreno    in un terreno sabbioso saranno molto profonde , in un terrreno argilloso    saranno più superficiali. Inoltre se si pianta più o meno profondo le radici    si sviluppano all’altezza originale in cui era in vivaio, mentre con arature    frequenti le radici saranno poco superficiali , dunque le radici sul terreno    si sviluppano secondo la proiezione della chioma sul terreno.  | 
  
  
    19-11-01  | 
    Gita di arboricoltura nel saluzese  | 
  
  
    -1-  | 
       | 
  
  
    21-11-01  | 
    Il pesco 2   | 
  
  
    1-51-150  | 
    Sono    presenti delle liste varietali che vengono redatte tutti gli anni, in cui s    fa rifenrimento alla varietà Red Haven, e per tutte le varietà si dice    quanti  giorni prima o dopo fiorisce    rispetto a Red Haven. 
      La    prima varietà è la sprinter est, che una varietà precoce e si distingue per    il grado zuccherino basso, altra precoce è la Royal Gem e la Royal Glory una    rosso scuro e facilmente ammaccabile e sub acida, altra precoce è la fla    vocrest. 
      Tra    le nettarine consideriamo la super Cribson, la big top è una varietà nuova,    ma è soggetta a delle spaccature della buccia e rappresenta la nettarina di    punta delle precoci. Delle varietà più coltivate tra le medie è la star    golden, sono presenti anche delle varietà nectares , venus  e sono belle ma con una pezzatura molto    grande. La varietà maria è molto dolce, appartiene alla classe delle    nettarine dette, gusto dolce. 
      La    sweet lady ha un colore rosso intenso. 
      Le    nettarine bianche danno dei problrmi in fase di lavorazione, la più frequente    è la caldesirolo. 
      Le    percocche da noi sono poco prodotte, sono varietà da industria, adatte da    sciroppare, per la polpa più dura e resistente ai trattamenti termici . 
      Anche    per il peso sono presenti delle tavole fenolgiche, questa specie fiorisce nel    mese di marzo. Le varietà impegate variano in base alla latitudine, la    fioritutra dura circa 10-15 giorni, il pesco è una specie autogertile.  | 
  
  
    21-11-01  | 
    I portinnesti del pesco  | 
  
  
    1-51-151  | 
    Il    protinnesto più diffuso in pianura è il franco, ma presenta numerosi    problemi, per vigoria, ristoppio (stanchezza data da pesco su pesco) e    difficoltà di suolo. 
      Il    pesco su può anche innestare su susino , o su ibridi di pesco e mandorlo    oopure con ibedi di varietà di susino. 
      Solitamente    i più usati sono il franco e il missur oppure il GF 305 .il vantaggio del    franco è che è un pesco e percui è sempre affine con ogni innesto. Il GF 305    è stato selezionato per conferire una resistenza alle malattie del piede. Il    PS A5 è meno vigoroso ed è ideale per gli impianti fitti, mentre il PSB2 è    resistente alla siccità 
      I    susini GF 677 sono i più diffusi e nascono da un incrocio tra prunus persica    e mandorlo, come caratteristiche presenta la resistenza ai problemi di suoo    ma è più vigoroso del franco. 
      NRS    2/5 è un ibrido di prunus ceresifera e ha una vigoria ridotta e non è    sensibile al calcare, non è sensibile ai problemi di siccità e di calcare,    non patisce i suoli pesanti.  | 
  
  
    21-11-01  | 
    Forme di allevamento del pesco  | 
  
  
    1-51-152  | 
    La    forma più diffusa e la Y.il vaso è meno utilizzato perché troppo ampio in    volume e richiede dei sesti di impianto troppo estesi. In Emilia è stata    ideata la forma a vasetto riatardato che è una evoluzione del vaso con un    asse centrale, ed è importante in questa forma la distribuzione spiralata, da    noi è poco usata per le gelate, essendo questa impalcatura molto bassa. 
      Usato    anche l’asse colonnare, in cui le branchette produttive sono molto corte   | 
  
  
    02-10-01  | 
    Cos’è la chimica del suolo e    definizione di suolo  | 
  
  
    1-3-1  | 
    La    chimica del suolo fa parte della grande insieme della scienza  del suolo o pedologia, insieme alla fisica    del  suolo, la mineralogia del suolo,    la bichimica e la microbiologia del suolo. 
      La    chimica del suolo studia le trasformazioni     chimiche per comprendere caratteristiche e proprietà del suolom per    poter inferire sulla genesi nel prevedere il comportamento a sollecitazioni  naturali e antropiche. 
      Per    fare questo è necessario studiare le principali reazioni chimiche dei suoli,    costituite da reagenti Õ  prodotti. 
      Il    suolo nasce e si trasforma tramite una interazione tra atmosfera, biosfera e    litosfera. 
      In    coerenza con la funzione di Jenny f=( cl, o, r, p, t)  di cui r= roccia madre, cl = clima, o =    organismi vegetali,       p = posizione    sul rilievo, T = tempo. 
      Il    suolo si può definire come corpo naturale, che forma lo strato superficiale    della crosta terrestre ed è prodotto dalla interazione tra litsfera,    idrosfera, atmosfera e biosfera. 
      Il    suolo si può definire come miscela di solidi inorganici e organici, aria,    acqua e microrganismi, con un influenza reciproca delle fasi: reazioni di    solidi, qualità acqua e aria. Aria e acqua alterano i solidi i microorganismi    catalizzano molte delle reazioni nel suolo. 
      Si    definisce pedon, il volume più piccolo di pedosfera che può essere definito    suolo. 
      Il    profilo è la sezione verticale del pedon  
      Solum    è la parte del profilo al di sopra della matrice litologica che considera    solo gli orizzonti A e B. 
      Gli    orizzonti sono gli strati che si riconoscono lungo il profilo e può essere    suddiviso in tre tipi a seconda della sua profondità l’orizzonte A o    superficiale, B o sub - superficiale, C o profondo, si definisce potente    quell’orizzonte molto ampio in superficie. 
      Il    suolo naturale è quel suolo che non è stato antropizzato al contrario del    suolo agrario o arabile. 
      E’    necessario definire che il suolo è un sistema aperto e ha molti comparti , e    per questo i suoli scambiano energia con l’atmosfera, la litosfera e la    biosfera circostante. 
      I    flussi di materia al suolo e dal suolo sono altamente variabili nel tempo e    nello spazio e generano comunque lo sviluppo del profilo e influenzano i    modelli di fertilità.  | 
  
  
    05-10-01  | 
    La costituzione dei suoli  | 
  
  
    1-3-10  | 
    Su    base volumetrica si può affermare che i suoli sono costituiti da un 50% di    componenti organiche e inorganiche e da un altro 50% da fluidi . Tra le    sostanze inorganiche il 38% è minerale, il rimanente 12% è organico; nei    fluidi il 35% è acqua e  il rimanente    15% è aria. 
      Su    base ponderale ( in peso)  i dati    cambiano notevolmente, non potendo pesare l’aria, avremmo: il 90% minerali,    il 2% sostanza organica,  e il 35%    acqua. 
      La    chimica del suolo ha come obbiettivo lo studio della fertilità e il rispetto    dell’ambiente conoscendo gli elementi e la loro titolazione per conoscere la    loro tossicità per le specie vegetali. 
      Le    rocce sono costituite da più minerali, ad esempio i graniti sono rocce e    contengono tanti minerali, mentre il marmo contiene un solo minerale; il    carbonato di calcio (CaCO3). 
      Le    radici delle piante possono prelevare sostanze nutritive dall’acqua prossima    alla rizosfera, mentre non possono assorbire direttamente dai minerali    .Queste sostanze sono ritenute dal suolo tramite una interazione tra suolo e    ioni, molti meccanismi di interazione possono rifornire io rimuovere di ioni    la soluzione del suolo. 
      -alterazione    dei minerali. 
      -alterazione    della sostanza organica. 
      -precipitazione    degli ioni. 
      -acque    irrigue. 
      -rilascio    di ioni ritenuti da colloidi. 
      Particolari    processi biochimici delle piante come la glicolisi , la fotosintesi, il ciclo    di Calvin; sono alla base dei meccanismi vegetali  e hanno grande influenza su ciù che accade    nella rizosfera. 
      I    suoli e le rocce hanno prevalentemente una uguale composizioni O > Si >    Al > Fe . 
      Si    può notare come alcuni elementi abbiano una disponibilità pressoché    illimitata , data dal rapporto tra prelievo da parte della pianta e    disponibilità nel suolo, altri elementi si trovano in modo scarso per    sostenere una coltura intensiva come la nostra, per cui necessitano di    apporti tramite le concimazioni. 
      Da    un tabella delle composizioni può risultare che l’ossigeno è presente in modo    abbondante , a significare che è posto come ione di coordinazione per    atomi  di ferro e di alluminio o di    silicio, può inoltre essere posto come ione OH- immobilizzato nella struttura    cristallina ed andare se liberando in soluzione a modificare il pH del suolo.  | 
  
  
    09-10-01  | 
    L’adsorbimento   | 
  
  
    1-3-20  | 
    Gli    ioni essenziali sono le forme delle molecole più leggere presenti nella parte    alta della tavola periodica. 
      Gli    elemeti si suddividono in macronutrienti     azoto, fosforo e potassio i mesoelementi, zolfo calcio e magnesio, e i    microelementi, ferro manganese, rame, zinco boro molibdeno; tra i    macroelementi si possono annoverare anche, il carbonio, l’idrogeno e    l’ossigeno, ma che solitamente non vengono segnalati perché provenienti    dell’atmosfera e dall’ idrosfera. 
      I    colloidi formano degli agglomerati di circa 2 mm di diametro e prentano una carica elettrica in    superficie, di solito negativa, ed avvolta da un film d’acqua in superficie,    dove arrivano degli ioni a neutralizzare la carica. Alcuni collidi si possno    ossidare e perdere le loro funzioni, come può avvenire per il letame e quindi    è poco stabile e necessita di continue aggiunte.  I cationi trattenuti sono più facilmente    disponibili e possono essere scambiati con altri cationi. 
      I    colloidi con carica positiva sono presenti, ma in minore quantità e    porteranno all’adsorbimento di anioni ed allo scambio con ioni a carica    negativa. 
      Possono    essere anche presenti sulle superfici delle particelle del suolo , delle    cariche elettrostatiche che tendno ad avvicinare gli ioni, ma in modo molto    blando. 
      Le    reazioni di complessazione ritengono anche queste gli ioni, ma mentre con l’adsorbimento    questi vengono a trovarsi appoggiati sulle superfici degli scambiatori, qui    si ha che gli ioni vengono immobilizzati all’interno della struttura e resi    meno disponibili per le colture.  | 
  
  
    09-10-01  | 
    Gli ioni essenziali   | 
  
  
    1-3-21  | 
    Gli    ioni essenziali per le piante sono quelli indicati precedentemente e la    distinzione tra macro, meso e microelementi . 
      Le    piante sovlgono l’azione di interfaccia tra suolo e animale, e consentono di    rendere più disponibile per le bestie ii nutrienti presenti nel suolo. Questi    necessitano oltre che delgli elementi di cui si nutrono le piante, anche tra    i macronutrienti di Na Cl, e tra i micronutrienti di F, Si, Cu, Ni, Co,    As,  Se, Sn, I. 
      Ul    rifornimento agli animali è controllato dalla ritenzione del suolo, dalla    selettività delle piante e dalla traslazione litata, radici foglie.  | 
  
  
    09-10-01  | 
    Le rocce   | 
  
  
    1-3-22  | 
    Le    rocce a seconda della loro origine si distinguono: 
      -eruttive,    magmatiche o ignee 
      -sedimentarie 
      -metamorfiche. 
      I    minerali delle rocce sono distinti in. 
      -primari,    se ereditati delle rocce eruttive o metamofiche e si sono formati a    temperature elevate. 
      -secondari    secondari se ereditati dalle rocce sedimentarie o formati nel pedoambiente e    si sono formati a basse temperature.  | 
  
  
    09-10-01  | 
    Le rocce eruttive  | 
  
  
    1-3-23  | 
    Le    rocce eruttive derivano dalla solidificazione di magmi fusi e si suddividono    in: 
      -intrusive    se la solidificazione è del magma è avvenuta in modo lento, all’interno della    crosta terrestre . 
      -effusive    se la solidificazione è avvenuta in modo rapido, e si ottengono dei cristalli    disseminati in una pasta vetrosa o ipocristallina; la solidificazione è    avvenuta in ambiente subaereo o subacqueo.. 
      la    composizione minerale media delle rocce eruttive  è al 12% quarzo, al 59% feldspati e    feldspatoidi , 21 % silicati .Ferro magnesiaci , 8 % altri. 
      Arbitrariamente    si è attribuito a alle rocce acide le rocce con più del 65% di silicati e    basiche quelle rocce con più del 52% di silice.  | 
  
  
    09-10-01  | 
    Le rocce sedimentarie  | 
  
  
    1-3-24  | 
    Sono    sedimentarie quelle rocce che si sono formate per  trasporto e sedimentazione delle rocce    eruttive. 
      Si    dividono in : 
      -clastiche    se formate per sedimentazione meccanica di materiale detritico ,originato da    disgregazione di rocce eruttive ad opera di agenti climatici. Sono formati da    elementi grossolani o conglomerati, più minuti con cementazione calcarea o    argillosi in cui sono presenti quarzo micha o feldspati, ancora più fini    ipeliti e minerali argillosi. Le marne sono argille mescolate a calcare. 
      -piroclastiche    hanno subito una sedimentazione subaerea con o senza cementazione, dei    lapilli, ceneri o aerosol eruttati dai vulcani, ha dato origine a depositi    come i tufi. Si distinguono in relazione al materiale magmatico presente. Ad    esempio i tufi, i basalti, e le sabbie angitiche. 
      Le    rocce con deposito chimico e organogeno orifinatio dalla sedimentazione di    materiali primari originati dalla sedimentazione di materiali precipitati con    reazioni chimiche , sia per fissazione di ad opera di microorganismi. 
      I    calcari sono costituiti da CaCO3 precipitato da acque ricche di bicarbonato    di calcio. 
      Diversi    eventi geologici possono portare in sospensione questi sedimenti. 
      Se    il consolidamento del deposito calcareo avviene in presenza di argille,    sabbia, si hanno calcari marmosi. 
      Le    rocce fosfatiche, le fosforiti si originano dalla decomposizione di residui    organici marini in sedimenti calcarei. 
      Le    rocce sedimentarie possono  avere una    genesi superficiale con deposizione meccanica chimica, il trasporto meccanico    chimico, la deposizione e la diagenesi.(compressione dovuta ad una elevata    stratificazione dei costituenti.  | 
  
  
    12-10-01  | 
    Le rocce metamorfiche  | 
  
  
    1-3-30  | 
    Le    rocce metamorfiche su formano su rocce eruttive o sedimentarie dalla    ricristallizzazione di rocce cristalline. I mineralla roccia originaria sono    formati da più minerali ex-metamorfici. 
      Esempi    possono essere le filladi con granulometria e sabbiosità minutissima e una    percentuale di fillosilicati maggiore del 50 %. Gli Gneiss derivano da rocce    arenarie e argillose e da rocce eruttive di tipo granitico, quarzo feldspati    e pirosseni. Quarziti da arenarie quarzose, quarzo e fillosilicati. Scisti da    rocce argillose anfiboli e pirosseni. I marmi da rocce calcaree.  | 
  
  
    12-10-01  | 
    Il suolo e la sua formazione  | 
  
  
    1-3-31  | 
    Il    suolo può essere originato da tutte le rocce ( eruttive, sedimentarie ,    metamorfiche ), mentre sono le rocce che possono derivare da più tipi di    rocce, come ad esempio le rocce eruttive sono di neoformazione , ma le rocce    metamorfiche derivano dalle rocce sedimentarie ed eruttive e le rocce    sedimentarie derivano dalle rocce metamorfiche ed ignee. 
      Il    suolo assolve diverse funzioni per tutti coloro che ci vivono e lo    utilizzano, come le piante, per cui il suolo svolge la funzione di    «serbatoio» adsorbendo e ritenendo gli ioni essenziali per le piante, ma il    suolo svolge anche una delle funzioni più importanti per le piante che quella    di ospitare le radici nel sostenere la specie vegetale. 
      Quindi    nel suolo esistono tutta una serie di equilibrii tra le reazioni e gli    elementi che rendono l’ambiente pedologico molto complesso.  | 
  
  
    12-10-01  | 
    I minerali  | 
  
  
    1-3-32  | 
    I    minerali che costituiscono lle rocce hanno una struttura abbastanza complessa    di ripetizione ,in modo più o meno variabile in base alla purezza del    minerale, di una cella elementare. L’impigo dei raggi X per lo studio di    queste strutture èè utile nel senso che questi raggi hanno una lunghezza    d’onda dell’ordine degli Harmstrong      così come sono le dimensioni delle celle. Quindi si può affermare che    la maggior parte dei minerali ha struttura cristallina con reticoli ionici. 
      I    minerali più comuni sono i silicati, ovvero sono ioni di silicio circondati    da atomi di ossigeno che li controbilanciano, delle forme di silicati più    stabili sono i tetraedri, costituiti da quattro ioni di ossigeno e la cavità    che si viene a formare da questa struttura ha diametro di 0,62 Ä e quindi lo    ioni Si 4+ è quello che si adatta meglio a questa posizione avendo diametro    di 0,78 Ä.  Al contrario la cavità    della struttura ottaedrica è di 1,16 Ä     e Al 3+ con diametro di 1,14 Ä     è quello che si adatta meglio, anche se il silicio si adatta bene,    questa doppia possibilità da la possibiltà al minerale di effettuare delle    sostituzioni isomorfe, ovvero lo scamibo dello ione contenuto all’interno    della struttura con altrio ioni. 
      Le    strutture mineralogiche più semplici sono i nesosilicati, costituiti da un    alternarsi di tetraedri bilanciati da ioni. 
      Nelle    olivine, che sono dei nesosilicati si ha una miscela di fosterite e di    Fayalite, ovvero son dei tetraedri bilanciati     rispettivamente Mg2+ e Fe2+ . E’ un minerale tipico delle rocce    basiche e ultrabasiche ed è uno dei meno stabili la sua alterazione    (ossidazione da Fe2+ a Fe3+ ) da storiti e serpentini. Lo zircone è molto    resistente ed è presente nelle rocce eruttive acide. I granati sono tetraedri    neutralizzati da ioni Ca 2+, Mg2+, Fe2+, Al3+, Fe3+, ed è molto resistente    all’alterazione.  | 
  
  
    16-10-01  | 
    I minerali   | 
  
  
    1-3-40  | 
    La    scorsa lezione si sono trattati i minerali ed in particolare i nesosilicati    di cui fanno parte le olivine e lo zircone. 
      Dei    tetraedri polimerizzati fanno parte i sorosilicati, che sono costituiti da    due tetraedri che che condvidono un ossigeno, uniti per un vertice da un    legame Si-O-SI  e i cationi collegano    le diverse unità strutturali , aquesto gruppo appartengno  gli epidoti che hanno Ca2+ e Al 3+ in    coordinazione ottaedrica, sono presenti nelle rocce metamorfiche  (Gneiss, e Micascisti) derivano da    feldspati e miche  
      I    ciclosilicati sono tetraedri raggruppati a tre , quattro o sei , la tormalina    costituita da sei tetraedri e contiene boro, è presnete nei graniti e nelle    rocce metamorfiche, nella frazione sabbiosa del suolo. 
      Gli    inosilicati hanno una catena singola o doppia tenuti insieme da una    coordinazione ottaedrica o cubica tipica dei pirosseni, tra questi l’angite    tipica di gabbri e basalti ( Ca, Mg, Fe, Al con sostituzione isomorfe ) .la    catena doppia tipica degli anfiboliè una catena collegata da cationi in    coordinazione ottaedrica, l’orneblanda corrisponde all’angite più ricca in    Ferro e Magnesio. Diffusa in rocce intrusive e metamorfiche. 
      I    fillosilcati, come dice il termine greco sono costituiti da fogli di    tetraedri o ottaedri sovrapposti , sono minerali con facile sfaldatura, sono    costituiti da strati di tetraedri silicio polverizzati in maglie, la    struttura è esagonale e ogni tetraedro ha in comune tre ossigeni e il quarto    è libero  i cationi che neutralizzano    le cariche di ossigeno hanno coordinazione sei ( Al 3+ , Mg2+ e Fe 2+ )    occupano il centro di ottaedri X(O,OH) 6 . 
      Gli  ottaedri nella brucite Mg(OH)2 hanno una    disposizione esagonale compatta. 
      Nella    gibbsite Al(OH)3 sono presenti solo due ottaedri su tre, questo porta a delle    lacune. 
      La    pirofillite è un tipico esempio di fillosilicato con strati sovrapposti di    fogli poliedrici tra loro paralleli, i fogli degi strati esterni rivolgono    l’ossigeno libero verso l’interno, questo ossigeno si lega all’alluminio e    appartiene sia  
      ai    tetraedri che agli ottaedri, a questo tipo di minerali appartiene anche la    muscovite e la biotite. 
      A    questa categoria appartengono anche le Caoliniti, le smectiti, lr miche e le    coloriti e sono delle famiglie di minerali che comprendono delle sottospecie    m,olto ampie. 
      Da    ricordare anche gli allofani, l’imogolite, i carbonatik, fosfati, solfati e    solfuri. 
      I    tectosilicati  sono i più importanti    minerali presenti nelle rocce, quarzo, feldspati, feldspatoidi  e zeoliti .  | 
  
  
    23-10-01  | 
    La sostanza organica  | 
  
  
    1-3-50  | 
    La    sostanza organica rappresenta una frazione variabile del suolo compresa tra    il 2 e il 10 % e possiamo distinguere questa componente in una parte di neuogenesi    e una di mutamento. 
      I    processi di mutamento, conservano l’organizzazione cellulare originaria e ha    una influenza sulla struttura e sulla capacità di ritenzione idrica e    derivano da un semplice amminutamento.  
      I    prodotti di neogeni hanno perso i caratteri che conducono allamatrice    originaria e sono diventati acidi fulvici o umici, e hanno influenza sulla    capacità di scambio cationica, sulla superfice di adsorbimento. 
      I    costituenti della frazione sono dei residui post mortali di specie vegetali o    animali in decomposizone, e quindi possiamo trovare dele molecole organiche,    costituite da elementi come carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, fosforo e    zolfo. 
      Fatte    queste considerazioni, possaimo affermare che negli orizzonti più    superficiali la quantità di sostanza organica sarà nettamente superiore agli    orizzonti più profondi, in quanto i depositi organici arrivano    prevalentemente in superficxie e per rimescolamenti possono arrivare anche    agli orizzonti di tipo C. 
      La    percentuale di sostanza organica si calcola, non potendo definarla    altrimenti, essendo questa la quantità percentuale delle molecole sopra    citate; tramite la titolazione della percentuale di carbonio presente e la    sua moltiplicazione per un fattore di conversione pari a 1,724, valore    arbitrariamente accuisito come contenuto delle altre componenti  
      La    sostanza organica oltre ad azioni di tipo chimico come quelle sopra citate,    presente una azione di tpo fisico esercitata dai colloidi ovvero dagli acidi    umici e fulvici, qunidi hanno una attività migliorativa sulla struttura e la    capacità di scambio cationica. 
      Le    componenti originali della sostanza organica sono: i carboidrati, amminoacidi    e proteine, lipidi, acidi nucleici e lignine.  
      Questi    compositi mutano notevolmente in struttura in prossimità dell’ambiente    radicale, dove possaimo trovare che le variazioni di pH date dall’ estrusione    da parte delle radici di acidi organici, in particolare possiamo notare che    le strutture amminoacidiche subiscono delle variazioni in e in base al pH si    ha lo spostamento di uno ione idrogeno dal gruppo carbossilico  al gruppo amminico. 
      Il    rapporto carbonio azoto ha una sua rilevanza, perché sta ad indicare la    rapidità di mineralizzazione della sostanza organica, in un rapporto    inferiore alle 10 unità si ha una mineralizzazione molto rapida mentre su    rapporti più alti si ha una mineralizzazione più lenta. 
      Il  calcolo della quantità di sostanza organica    si effetua per via chimica tramite la titolazione successivamente ad    estrazione degli acidi umici e fulvici, prima tramite la soluzione di questi    in soda (NaOH) dove gli acidi umici precipitanoe poi nella soluzione    rimanente si va a titolare la presenza degli acidi fulvici.  | 
  
  
    26-10-01  | 
    L’azoto  | 
  
  
    1-3-60  | 
    L’azoto    è l’elemento presente in maggior quantità nei suoli e deriva per la maggior    parte dalla sostanza organica e dai microrganismi , in minima parte    dall’atmosfera e dalle piogge (10-30 kg/ha). Nei primi 15 cm dei suoli    naturali l’azoto presente va 0,15 % a 0,4 %. La maggiore o minore presenza di    azoto nei suoli dipende da, la coltura sopra insediata, se è un suolo di    prateria si ha un arricchimento di azoto anche negli orizzonti più profondi,    e dalle temperature medie annue in cui per una minore attività dei    microrganismi alle alte temperature si ha una minore fissazione. 
      Mediamente    l’azoto presente in un suolo varia da 600 a 12000 Kg/ha, ma solo l’ un  percento in forma disponibile per le    piante, essendo il 99 % in forma organica e la restante parte in forma    ammoniacale o nitrica. I processi mineralizzazione o di immobilizzazione    constano proprio in questo, trasformare l’azoto da organico a minerale o    solubilizato e viceversa. 
      Quindi    l’azoto disponibile per le piante risulta essere solo da 60 a 120 Kg/ha    dei  600 a 12000 realmente presente.  | 
  
  
    26-10-01  | 
    Il ciclo dell’azoto   | 
  
  
    1-3-61  | 
    L’azoto    può provenire o ritornare nell’atmosfera, se giunge al suolo può arrivare    tramite le piogge acide che contengono in tracce ammoniaca e acido nitrico.    Negli strati più alti dell’atmosfera si hanno delle scariche elettriche che    sviluppano delle temperature sufficienti per le razioni endotermiche, che    trasformano l’azoto atmosferico (NO) in azoto nitrico e viene poi associato    ad ammonio. 
      Nel    suolo abbiamo che la scissione idrolitica delle proteine, provenienti da    residui vegetali e animali, causa la liberazione degli amminoacidi. Gli    amminoacidi vengono idrolizati in due modi diversi nei suoli coltivati, 1/5    da formazione di nuove proteine microbiche combinazione, degradazione di    lignine per neoformazione di humus, i rimanenti 4/5 vengono mineralizzati con    produzione di ammoniaca. 
      L’azoto    una volta presente nel suolo può essere adscorbito sulle superfici dei    minerali argillosi o degli scambiatori e li vengono ritenuti per un breve    periodo, gli ioni di azoto possono quindi essere dilavati facilmente ed    allontanati dal suolo. 
      Dunque    il destino della sostanza organica può essere delle più svariate:    assorbimento diretto delle piante, oppure dai microrganismi, essere assorbiti    dagli scambiatori, passaggio all’atmosfera fissazione nelle strutture di    minerali argillosi, ossidazione ad acido nitrico ad opera di batteri chemio    autotrofi. 
      I    nitrati, altrimenti possono avere: assorbimento diretto da parte delle specie    vegetali, può funzionare come accettore di elettroni, possono avvenire dei    processi di denitrificazione fino alla formazione di N2O. 
      La    fissazione biologica dell’ammonio, alcuni microrganismi (liberi o simbionti)    possono ridurre l’azoto presente nell’atmosfera in azoto ammoniacale e poi    anche ad opera delle piante in amminoacidi. 
      La    rottura del triplo legame tra due molecole di azoto avviene tramite l’enzima    nitrogenasi, costituente delle proteine  
      La    fissazione simbiontica dell’azoto, tica della specie delle leguminose in    simbiosi con dei microrganismi e detti rizobi. 
      L’azoto    può anche funzionare da< accettore di elettroni , in particolare come    sopra citato ad opera degli ioni nitrato   | 
  
  
    26-10-01  | 
    I processi di alterazione   | 
  
  
    1-3-62  | 
    L’alterazione    è un insieme dei processi che trasformano le rocce e i minerali in forme più    stabili in equilibrio con le condizioni     di umidità e temperatura, attività biotica che interagisce tra    atmosfera e e litosfera. 
      L’alterazione    da origine ad un complesso che deriva da azioni demolitive esercitate a    livello fisico, chimico e chimico - fisico sui minerali e le rocce presenti    nel nostro pianeta, prende origine una particolare formazione detta suolo,    caratterizzato da un più basso contenuto energetico rispetto al materiale di    partenza; mescolate fra loro fasi solide diverse e una fase liquida e una    aeriforme. 
      La    disgregazione delle rocce può avvenire per     la formazione di tensioni all’interno della roccia che ne favoriscono    la disgregazione che ne aumenta la superficie esposta ad alterazione anche di    tipo chimico  
      L’amminutamento    è maggiore se la roccia si rompe tra discontinuità, di diversi minerali    presenti nella stessa roccia. 
      Le    alterazioni possono essere causate da diversi fattori, come ad esempio    l’energia raggiante solare, che con la sua azione intermittente provoca delle    differenze di temperatura che dilatano e contraggono i minerali e a lungo    andare destrutturano il minerale. 
      L’acqua    con l’azione dei ghiacciai provocano il trasporto di materiale litologico da    una zona ad un'altra, tipico è il fondo valle formando delle colline    moreniche, l’acqua può causare il trasporto per ruscellamento oppure la    fusione dei ghiacciai. 
      La    cristallizzazione 
      La    cristallizzazione di sali da soluzioni saline sature, che possono riempire le    cavità presenti nelle entità libiche provoca una spinta pressione della massa    roccioso. 
      l'attività    del vento si esplica nell'asportazione di materiale roccioso. 
      lo    sviluppo delle piante può contribuire alla disgregazione delle rocce 
      la    decomposizione chimica delle rocce è provocata dalle modificazioni delle    caratteristiche chimiche dell'ambiente 
      la    genesi di minerali argillosi costituiscono un'identificazione delle    modificazioni provocate dalla trasformazione chimica 
      l’idratazione    e disidratazione sono processi che portano all'addizione o alla rimozione di    molecole da un minerale e in definitiva, alla formazione di una nuova entità    mineralogica, più comune è la trasformazione della ferridrite in ematite  
      Idrolisi    risulta il processo di maggiore importanza nella decomposizione delle rocce. 
      l'acqua    in cui sono presenti differenti specie ioniche per idrolisi liberano cationi    e si decompongono in minerali argillosi 
      L'alluminio,    non molto solubile agli stessi valori di pH, risulta sempre poco solubile e    disponibile per la genesi di fillosilicati e idrossidi, il ferro in forma    ossidata entra nella composizione di costituenri poco solubili conferendo    tipica colorazione alle rocce alterate e al suolo. 
      Ossidazione  
      Le    reazioni di ossidazione che decorrono in fase solida, o in soluzione sono    d'importanza notevole nella decomposizione di molti minerali. 
        La    variazione di carica altera, infatti, la neutralità elettrostatica del    cristallo, con conseguente allontanamento di altri cationi dal reticolo    cristallino. 
        Le    cavità che si vengono a creare possono portare direttamente alla    disgregazione del minerale. 
        La    chelazione è una reazione di equilibrio che consente a leganti polidentati di    occupare due o più posizioni nella sfera di coordinazione di un catione    metallico, con formazione di una struttura ad anello più o meno stabile. 
        Gli    ioni idrogeno che si liberano dalla molecola organica durante la reazione    possono partecipare al meccanismo di idrolisi. 
        La    solubilizzazione porta in soluzione sali solubili, quali cloruro di sodio    (NaCl) e gesso (CaSO4) presenti in molte rocce sedimentarie e depositi    evaporitici; è particolare la solubilizazione del carbonato di calcio    conseguente alla diminuzione della pressione parziale della CO2 al disotto    dalla zona esplorata dalle radici è caratterizzata da più intensa attività    biologica; con conseguente formazione di orizzonti profondi ad elevato    contenuto di carbonato di calcio. 
        I    prodotti della decomposizione chimica della struttura reticolare dei diversi    minerali presenti nelle rocce e nel suolo possono essere allontanati dal    sistema in mezzo acquoso, come ioni, complessi ionici particelle colloidali o    reagire costituendo innumerevoli costituenti cristallini e amorfi 
        Comuni    prodotti di reazione sono i minerali argillosi e gli ossidi di alluminio e di    ferro. 
        I    meccanismi di neogenesi variano da reazioni di scambio a ionici a    condensazione di unità monomeriche o polimeriche di ferro alluminio e    silicio. 
        La    mobilità degli ioni in cui metalli alcalini e alcalino terrosi presenti nei    plagioclasi e nei minerali ferro magnesiaci, entità mineralogiche scarsamente    stabili nelle regioni tropicali e temperate, sono caratterizzati da elevata    solubilità di alterazione. 
        Risulta    limitata la rimozione del potassio selettivamente fissata dall'organizzazione    strutturale dei minerali micacei. 
        Il    magnesio liberato dalla decomposizione di minerali primari può restare    presente nelle unità ottaedriche dei minerali argillosi di tipo smectitico. 
        La    mobilità del ferro è definita dalle condizioni di ossido riduzione e dal pH,    la forma ossidata (Fe3+) è poco mobile e non entra nella struttura dei    silicati, ma forma ossidi e ossidrossidi di elevata stabilità. 
        liberato    in forma ridotta (Fe2+) può entrare nella struttura dei fillosilicati può    risultare lisciviabile. 
        Alla    presenza di leganti organici polidentati il ferro viene complessato con    formazione di chelati, i complessi formati da Fe3+ sono più stabili. 
        L'alluminio    pur entrando nella composizione di molte rocco e di molti minerali presenta    caratteri di scarsa mobilità. 
        Il    comportamento dell'alluminio, in sistemi acquosi è fortemente influenzato    dalla tendenza a formare complessi ionici solubili con molti leganti organici    quali alcuni idrossiacidi a basso peso molecolare, presenti nel microambiente    esplorato dall'apparato radicale delle piante o liberati dalla decomposizione    della sostanza organica. 
        La    decomposizione dei compositi di silicio è definita dalle proprietà delle    forme monomeriche dell'acido ortosilicico (H4SiO4) per formare acidi    polisilicici o silice amorfa. 
        La    solubilità dei composti silicio in acqua risulta funzione della temperatura,    la pressione e il pH della soluzione.  | 
  
  
    30-10-01  | 
    I fenomeni di alterazione  | 
  
  
    1-3-70  | 
    L’elevazione    è il fenomeno di elevazione dell’argilla dall’alto verso il basso causato    dalla solubilizzazione di ioni particolarmente solubili come il calcio che fa    precipitare tutta la struttura, illuviazione è il fronte da cui è stato    asportato, lisciviazione è tipico dei pendii in cui si ha il movimento di    ioni dall’alto verso il basso, ne è un esempio la carbonatazione. 
      La    lisciviazione è sinonimo di elevazione per solubilizazione, il processo di    decarbonatazione può portare alla completa rimozione del carbonato di calcio,    comune nelle regioni umide, mentre nelle regioni aride si può formare un    accumulo che caratterizza i suoli acidi. 
      La    salificazione è provocata dall'incremento della concentrazione dei sali    solubili, generalmente solfati e cloruri tipico delle regioni aride con    elevato contenuto in argilla. 
      L'alcalinizzazione    occorre per aumentata presenza di ioni sodio sui siti di scambio dei minerali    argillosi o delle sostanze umiche. 
      L'allontanamento    per lisciviazione di ioni sodio dal suolo favorisce una dispersione dei    costituenti argillosi. 
      Lessavate    è il trasferimento in sospensione degli orizzonti superficiali di argilla. 
      Il    pedoturbamento costituisce l'insieme dei processi di mescolamento e di    omogeneizzazione che possono verificarsi nel suolo. 
      Con    il termine podsolizazione è definito il processo di trasferimento lungo il    profilo, di ferro, allumino e sostanze organiche; comune nelle regioni a    clima freddo. 
      La    laterizazione è definita dall'allontanamento di silice ferro alluminio, per    decomposizione della struttura cristallina. 
      Littering    è l'accumulo sulla superficie di residui vegetali con formazione di vari    orizzonti. 
      Paludizazione    è l'accumulo di notevoli quantità di sostanza organica in aree a basso    drenaggio. 
      I    fenomeni di imbrunimeto sono dati da un'eccessiva ossidazione di ferro.  | 
  
  
    30-10-01  | 
    La capacità di scambio cationica  | 
  
  
    1-3-71  | 
    La    capacità di scambio cationica è la proprietà di un colloide di ritenere sulla    sua superficie dei cationi, essi possono essere sia di natura acida , che di    natura basica, tra quelli di natura basica ricordiamo il Ca, Mg, K, Na. La    saturazione basica è una percentuale e come tale va calcolata, fatto cento la    CSC e la somma dei milli equivalenti su cento grammi delle basi di scambio in    rapporto  alla capacità di scambio    cationico percento.  | 
  
  
    06-11-01  | 
    I minerali a carica variabile   | 
  
  
    1-3-80  | 
    Adsorbimento    sulle superfici dei minerali a carica variabile è stato a lungo studiato, il    primo modello studiato è detto del monostrato di Helmoltz in cui si prevede    un unico strato di cationi posti sulla parete dello scambiatore, questo    risulta poco realistico. 
      Il    modello di gouy Chapmann prevede un graduale abbassamento della    concentrazione cationica a mano a mano che ci si allontana dalla superficie    dello scambiatore. 
      Il    doppio strato di Stern risulta essere una combianzione tra i due modelli ,    presentando un monostrato di Helmoltz e uno strato diffuso sovrapposti.  | 
  
  
    06-11-01  | 
    La capacità di scambio cationica 2  | 
  
  
    1-3-81  | 
    Il    fattore limtante della CSC è la tortuosità del mezzo, non essendo il sitema    suolo un mezzo fluido e uniforme, ma presentandosi come un substrato poroso,    tale fattore va ad agire sul tempo di reazione. Inoltre la sostanza organica    poco umificata risulta avere una bassa capacità colloidale, su    questaumificazione della CSC va ad agire il rapporto C/N che si presenta, se    inferiore alle 10 unità tendente all’ossidazione, se iterno alle 10    favorevole all’umificazione, se superiore favorevole alla carbonificazione.  | 
  
  
    06-11-01  | 
    Il pH  | 
  
  
    1-3-82  | 
    La    stima del pH dovrebbe avvenire sulla soluzione acquosa del suolo, ma data    l’impossibiltà dell’impirgo di questo metodo, si mette in sospensione del    suolo con dell’acquae si stima il pH.  
      Ne    consegue che in punti in cui il suolo è prossimo all’ambiente radicale, il pH    riesce anche ad arrivare a una, due unità inferiore al pH del suolo, questo è    dato dall’estruzione  di acidi organici    da parte delle radici. 
      La    tossicità per la pianta nei suoli acidi, non è data tanto dagli ioni H+  presenti in soluzione, ma sopprattutto    dalla presenza di alluminio altamente tossico per le piante. 
      Questo    anione è presente nell’ambiente acido perché gli ioni H+ lo vanno a    sostituire negli interstizi dei minerali argillosii. Gli ioni Al liberati    vanno a complessarsi con sei molecole d’acqua in una struttura instabile a    forma ottaedrica, uno ione U+ va a liberarsi da una delle molecole d’acqua e    a legarsi all’ alluminio. 
      Le    specie più solubili dell’alluminio risultano quindi Al3+ e AlOH2+.  | 
  
  
    06-11-01  | 
    Ammendamentodei suoli acidi   | 
  
  
    1-3-83  | 
    Metodi    di ammendamento per i suoli acidi risultano le basi, queste però devono    risultare a basso costo e avere poche controindicazioni, come può essere la    soda che è molto efficace, ma libera ioni sodio dannosi per il suolo. 
      I    suoli di calcio sono i più economici e non sono dannosi . 
      Tra    questi il carbonato di calcio,l’ossido di calcio detto anche calceviva (    maggiore azione disinfettante ) e la cale idrata o calce spenta a reazione    più rapida e più forte.  | 
  
  
    09-11-01  | 
    Il pH 2  | 
  
  
    1-3-90  | 
    La    liberazione in soluzionedell’alluminio viene favorita da uno scambio    protonico con gli ioni H+., come già in parte detto nella precedente lezione,    il pH viene misurato mettendo in soluzione 25 ml di acqua 10 g di suolo e si    va a misurare con pHometro. Un altro metodo è quello di aggiungere alla    soluzione del KCl, in modo che gli ioni K+ vadano a sostituire gli H+ agli    scambiatori. Posso inoltre, mettendo in soluzione della soda, calcolare la    quantirà di soda che impiego per     portare il pH ad un valore desiderato, in questo modo si calcola    l’acidità titolabile. Possiamo calcolare il fabbisogno in calce del suolo. 
      I    tipi di ammendamenti che si possono sono, i carbonati, gli ossidi e gli    idrossidi, tale quntità da impiegare è nell’ordine di 16-20 T/ha. 
      È    importante sapere che le calcitazioni non sono definitive, ma anche che le    calcitazioni eccessive possono dare origine a precipitazioni di idrossidi di    ferro, rame e zinoco.  | 
  
  
    09-11-01  | 
    L’adsorbimento non specifico o di    carica variabile   | 
  
  
    1-3-91  | 
    L’adsorbimento    di tipo nono specifico o a carica variabile, significa che le superfici degli    scambiatori cambiano la loro carica in base al pH.  | 
  
  
    09-11-01  | 
    Il fosforo   | 
  
  
    1-3-92  | 
    La    quantità di questo elemento nel suolo è piuttosto limitata rispetto al    fabbisogno reale, questo perché i composti di fosforo sono poco solubili.    Solo i composti solubili sono intercettabili dalle piante. 
      Il    fosforo può facilmente precipitare e fermarsi sulle particelle di argilla,    che funzionano da veicolante, nel trasporto fluviale causando così il    problema di eutrofizazione delle acque. 
      Il    fosforo può essere prente in varie fasi, una solubile (prontamente    disponibile per le piante, correlazione col fosforo Holsen), adsorbita sulle    superfici degli scambiatori, e una forma occlusa all’interno dei minerali    argillosi. 
      In    particolare i minerali che contengono il fosforo sulle apatiti. 
      Per    il fosforo si ha l’adsorbimento anionico specifico.  
      Il    fosoforo quando viene assorbito sulle superfici degli scambiatori forma    subito delle strutture mononucleari poi diventano binucleari, fino ad    arrivare ad una forma nono più disponibile detta bidentatta in cui le    molecole vengono immobilizzate. 
      Le    qantità di fosforo presenti sono come abbiamo detto per gli altri    elementi  caronio 1-2 % , azoto 10    volte meno del carbonio, il fosforo è quasi come l’azoto, ma solo una parte è    disponibile e si preferisce usare i ppm che sono nell’ordine delle 10 unità.    Che sono nell’orfine di circa 30 Kg/ha di questi si hanno quantità maggiori    in superficie, a quantità ancora maggiori nella roccia madre, mentre le    esigenze per le painte sono di 0,2 ppm.  | 
  
  
    13-11-01  | 
    Calcoli sulla concimazione  | 
  
  
    1-3-100  | 
    Trasformaazione    delle unità di misura.  | 
  
  
    13-11-01  | 
    Il fosforo 2   | 
  
  
    1-3-101  | 
    Il    fosforo ha un range di concentrazioni , agli estre del quale questo elemento    può essere adsorbito o precipitare. 
      A    310 ppm avviene la precipitazione e non è più recuperabile a 31 ppm viene    adsorbito e non è più prontamente disponibile. 
      Per    l’azoto questo discorso nono vale in quanto l’azoto non può precipitare, ma    se presente in eccessive concentrazioni va ad inquianre la falda freatica.  | 
  
  
    16-11-01  | 
    Rilevazioni con Annibaldi  | 
  
  
    1-3-110  | 
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    16-11-01  | 
    La gita di venerdì 09/11  | 
  
  
    1-3-140  | 
    Lo    scorso venerdì siamo andati a Moncalieri nei pressi di una zona fluviale,    dopo aver scavato un profilo abbiamo subito notato la presenza di parecchi    orizzonti,, che individuavano la presenza di alcuni parent material, ovvero    degli strati di suolo cche avevano la stessa origine, questi orizzonti erano    caratterizzati dall’essere mediamente di materiale fine, e grossolano in modo    alternato, provenienti dal trasporto fluviale, che sedimentava in vari    momenti dei materiali di erosione. 
      È    importante suddividere le osservazioni che è necessario compiere quando si va    in campo. Questi sei punti ci aiuteranno a capire i passaggi fondamentali da    svolgere. 
      1    valutazione del colore, suddivisione in profili, colore bruno per la sostanza    organica, scuro per alta quantità di umidità, presenza di minerali chiari    presenza di carbonati, se biancastro gesso,     rosso, giallo ossidi di ferro, nero ossidi di manganese. Modalità di    illuminazione è molto importante, perché riesce a cambiare notevolmente i    colori . 
      2    la valutazione della struttura, della presenza di aggregati e della loro    dimensione forma. 
      3    tessitura, distribuzione delle frazioni di argilla, limo , sabbia. 
      4    attività biologica e la formazione del suolo  
      5    presenza di carbonati tramite acido cloridrico, produce effervescenza se è un    suolo giovane, essendo il calcio la specie ionica più solubile. 
      6    studio della granulometria e dello scheletro.  | 
  
  
    16-11-01  | 
    Gli aggregati  | 
  
  
    1-3-141  | 
    Sono    presenti delle tavole di confronto degli aggregati in base alle dimensioni e    alla forma, questi possono essere presenti in varie forme, lamellare o    poliedrica, questi poi possono avere anche una stabilità variabile. 
      Tenedo    anche conto che il magnesio e l’argilla fanno da ponte tra cationi    carbossilici, mentre il sodio ha un’alta capacità di idratazione e disperde    quindi gli aggregati. 
      Inolltre    il sodio da dei problemi fisiologici alle piante perché causa la permeabilità    delle membrane. 
      Infatti    è proprio per questo motivo che i suoli sodici hanno l’impossibilità di avere    una struttura ben organizzata, e vengono definiti anti.-economici. 
      Una    buona strutture trattine l’acqua, percui è molto importante per un suolo. 
      Esiste    una correlazione tra porosità e aggregati, con porosità di 5-10% è poco    denso, 10-15% poco poroso, 15-20% molto poroso.  |