Cinema monologhi e dialoghi film famosi
Cinema monologhi e dialoghi film famosi
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Cinema monologhi e dialoghi film famosi
"Quando penso alla carne della mia carne, chissà perché,  divento subito vegetariano." 
  
  "Io restai lì a chiedermi se l'imbecille ero io che la vita la pigliavo  tutta come un gioco, o se l'era lui che la pigliava tutta come una condanna ai  lavori forzati, o se l'eravamo tutt'e due" 
  
  "Ho già sulle spalle un bel fardello di cose passate. E quelle future? Che  sia per questo, per non sentire il peso di tutto questo che continuo a non  prender nulla sul serio?" 
  
  ma soprattutto: 
  
  "Eccoli qui, gli 'amici miei'... Cari amici... Un'amicizia che si svolge  secondo regole precise, anche se non ce le siamo mai dette... Il diritto di  sfotterci reciprocamente, e... il gusto difficile di non prendersi mai sul  serio..." 
  
  
  "Amici Miei" (Monicelli)
Non posso soffiare via il passato come un brutto insetto che si è  postato sulla mia mano" 
  
  
  - Ho fatto cose orribili, gesti senza amore. 
  - La realtà è che tu non mi hai visto mai, i tuoi occhi non mi vedono,  continuano a vedermi con gli occhi di tuo marito. Nella musica i metronomi  segnano il tempo insieme al controtempo che non si vede e in mezzo c'è il senso  delle cose, ci sei pure tu ma ancora non lo sai. 
  - Non so cosa? 
  - Come recuperare la vista. 
  
  
  "L'intimità sceglie momenti più sbagliati per tornare, quel gesto salì  alle mie mani con naturalezza come una bestiola fedele che per quante botte  riceveva non dimentica il suo padrone." 
  
  - Tu vuoi bene ai miei figli? 
  - Se adesso si mettessero a camminare potrei riconoscere se è Gianni o Ilaria.  Ma io voglio bene a qualsiasi cosa ti appartenga. 
  
  "Stringendomi a se, quell'uomo silenzioso stava cercando di comunicarmi  che lui sapeva, per un dono misterioso inventare un sentimento capace di  trasportarmi in un mondo pieno di tenerezza e gioia, finsi di credergli e  perciò ci amammo a lungo nei giorni e nei mesi a venire quietamente." 
  
  I giorni dell'abbandono
Mai sottovalutare il potere della negazione..." 
  
  
  "Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo 
  Ma è difficile restare arrabbiati 
  perché c’è troppa bellezza nel mondo….. 
  A volte è come se la vedessi tutta insieme 
  ed è troppo……. 
  Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare 
  E poi mi ricordo di rilassarmi 
  e smetto di cercare di tenermela stretta..... 
  E dopo scorre attraverso me come pioggia 
  Ed io non posso provare altro che gratitudine 
  per ogni singolo momento della mia stupida 
  piccola vita 
  e voi non avete la più minima idea 
  di quello di cui sto parlando, 
  ma non preoccupatevi…… 
  un giorno l’avrete………" 
  
  AMERICAN BEAUTY.
Io credo nell'America. L'America fece la mia fortuna. E io crescivo mia figlia come n'americana, e ci detti libertà, ma ci insegnai pure a non disonorare la famiglia. Idda avea un boyfriend non italiano, se 'nia o cinema insieme tornava a casa tardi e io non protestavo. Due mesi fa lui l'invitò in machina con'autro amico suo. Le fecero bere Whisky e poi cercarono di approfittarsi di lei. Lei resistette. L'onore lo mantenne. E iddi la pestarono. Come n'animale. Quann'arrivai n'ospedale a sua faccia faceva paura. A mascidda era rutta. L'aveano cosuta con u filo di ferro. Nemmeno chiangere poteva tanto era o male. Io chiangevi, povera figghia. Idda era a luce di occhi miei. Bellissima era. E ora nun sarà mai chiù bedda come prima...me deve scusare..andai alla polizia da buon americano. I due furono pigghiati e processati. O giudice condannò ma non aveano precedenti e ci dettero a condizionale. Sospensione della pena. Li fecero uscire nello stesso giorno. Io restai dentro quell'aula come un fesso. E chiddi bastardi me ridevano in faccia. Allora dissi a mia moglie, per la giustizia dobbiamo andare da Don Corleone.- Ma perchè andasti alla polizia? Perche non venisti da me subito?
Il Padrino
Tutta quella città... non se ne vedeva la fine...
  La fine, per  cortesia, si potrebbe vedere la fine?
  E il rumore.
  Su quella  maledettissima scaletta... era molto bello, tutto... e io ero grande con quel  cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei  sceso, non c’era problema.
  Col mio  cappello blu.
  Primo  gradino, secondo gradino, terzo gradino...
  Primo  gradino, secondo gradino.
  Non è quel  che vidi che mi fermò.
  È quel che  non vidi.
  Puoi capirlo,  fratello?, è quel che non vidi... lo cercai ma non c’era, in tutta quella  sterminata città c’era tutto tranne.
  C’era tutto.
  Ma non c’era  una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
  Ora tu pensa:  un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su  questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e  dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare.
  Loro sono 88.  Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu.
  Ma se io  salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e  miliardi
  Milioni e  miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non  finiscono mai e quella tastiera è infinita.
  Se quella  tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un  seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.
  Cristo, ma le  vedevi le strade?
  Anche solo le  strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una.
  A scegliere  una donna.
  Una casa, una  terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di.
  Morire.
  Tutto quel  mondo.
  Quel mondo  addosso che nemmeno sai dove finisce.
  E quanto ce  n’è.
  Non avete mai  paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a  pensarla? A viverla...
  Io sono nato  su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di  desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra  una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era  infinita.
  Io ho  imparato così. La terra...quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio  troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica  che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
  Lasciatemi  tornare indietro.
  Per favore.
La leggenda del pianista sull’oceano
La sfuriata di Edward Norton  davanti allo specchio nel film:"La 25° ora " di Spike Lee. 
  Sì…vaffanculo anche tu - Affanculo  io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita. In culo ai  mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle. In culo ai  lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina. In culo ai Sikh e ai  Pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti…puzzano di  curry da tutti i pori; mi mandano in paranoia le narici… aspiranti terroristi,  E RALLENTATE, CAZZO! In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i  bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi e te lo  sbattono in faccia sul Gay Channel. In culo ai bottegari Coreani, con le loro  piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica: sono  qui da 10 anni e non sanno ancora mettere due parole insieme. In culo ai Russi  di Brighton Beach, mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè  con una zolletta di zucchero tra i denti; rubano, imbrogliano e  cospirano…tornatevene da dove cazzo siete venuti! In culo agli Ebrei Ortodossi,  che vanno su e giù per la 47a nei loro soprabiti imbiancati di forfora a  vendere diamanti del Sudafrica dell’appartheid. In culo agli agenti di borsa di  Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’universo; quei figli di  puttana si sentono come Michael Douglas/Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per  derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron  a marcire per tutta la vita… e Bush e Chaney non sapevano niente di quel  casino?! Ma fatemi il cazzo di piacere! In culo alla Tyco, alla ImClone,  all’Adelphia, alla WorldCom... In culo ai Portoricani: venti in una macchina, e  fanno crescere le spese dell’assistenza sociale… e non fatemi parlare dei  pipponi dei Dominicani: al loro confronto i Portoricani sono proprio dei  fenomeni. In culo agli italiani di Benson Hurst con i loro capelli impomatati,  le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant'Antonio, che agitano la loro  mazza da baseball firmata Jason Giambi, sperando in un’audizione per I Soprano.  In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermesse e i  loro carciofi di Calducci da 50 dollari: con le loro facce pompate di silicone  e truccate, laccate e liftate…Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane!  In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in  difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno  la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni  fa. E muovete…le chiappe, è ora! In culo ai poliziotti corrotti che impalano i  poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il  loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia! In culo ai preti che  mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla Chiesa che li  protegge, non liberandoci dal male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù  Cristo. Se l'è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un weekend all'inferno,  e poi gli alleluja degli angeli per il resto dell’eternità. Provi a passare sette  anni nel carcere di Otisville. In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei  cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle  migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell'eternità  con le vostre settantadue puttane ad arrostire a fuoco lento all'inferno.  Stronzi cammellieri con l'asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle  irlandesi!... In culo a Jackob Elinsky, lamentoso e scontento. In culo a  Francio Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi  incollati sulle chiappe della mia ragazza. In culo a Naturelle Riviera: le ho  dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla  polizia…maledetta puttana! In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore:  beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri  inneggiando ai Bronx Bombers. In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle  casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari  del Bronx ai loft di Soho, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra  di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la  faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare  cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai  topi. No, no, in culo a te, Montgomery Brogan. Avevi tutto e l'hai buttato via,  BRUTTO TESTA DI CAZZO!
| La cosa meravigliosa dell’innamorarsi    è che uno impara tutto dell’altra persona e molto in fretta e se è vero amore    uno comincia a vedere se stesso attraverso i suoi occhi e questo tira fuori    il meglio di te. È quasi come se uno si innamorasse di se stesso. | 
| 
 
 | 
| Adoro il fatto che, dopo aver passato    una giornata con te, possa ancora sentire il tuo profumo sui miei vestiti. E    adoro il fatto che tu sia l’ultima persona con la quale voglio parlare prima    di addormentarmi la notte. Non è che mi senta solo, e non c’entra il fatto    che sia Capodanno. Sono venuto qui stasera perchè quando ti rendi conto che    vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della    tua vita inizi il prima possibile. | 
Guardati dalla bestia uomo, poiché egli è l'artiglio  del demonio. Egli è il solo fra i primati di Dio che uccida per passatempo, o  lussuria, o avidità. Sì, egli uccide il suo fratello per possedere la terra del  suo fratello. Non permettere che egli si moltiplichi, perché egli farà il  deserto della tua casa. Sfuggilo, ricaccialo nella sua tana nella foresta,  perchè egli è il messaggero della morte.»
  Il Legislatore, XXIX Pergamena, 6° versetto 
  Il pianeta delle scimmie
Monologhi Woody Allen
"Il  primo monologo registrato di Woody Allen"
  Tit. orig.: "Woody Allen's First Recorded Monologue"
  Registrato dal vivo presso il Mr. Kelly's di Chicago nel marzo del 1964 e
  quindi inciso con il titolo "Private Life" su Woody Allen e su  entrambe le raccolte. 
  Dall'ultima  volta che ci siamo sentiti ci sono stati, nella mia vita
  privata, molti mutamenti significativi, di cui stasera possiamo parlare
  per, come dire, valutarli. Ho cambiato casa. Comincio dall'inizio. Prima
  abitavo nell'East Side, a Manhattan, ma venivo continuamente rapinato,
  aggredito e sadicamente picchiato nelle gengive. Allora mi sono trasferito
  in un palazzo di Park Avenue, uno di quei palazzi col portiere in livrea,
  sorvegliatissimo, costosissimo e magnifico. Ci abitavo da due settimane
  quando sono stato aggredito dal portiere.
  Non so cos'altro c'è di nuovo… Ah sì! Dall'ultima volta che ci siamo
  sentiti sono diventato una Società in Accomandita. L'anno scorso, ebbi
  difficoltà col fisico. Volevo dedurre dal reddito imponibile la spesa per
  lo psicanalista, in quanto "cure mediche", ma all'Ufficio Imposte  Dirette
  mi dissero che rientrava sotto la voce "divertimenti". Si arrivò a un
  compromesso, rubricandola come "contributi religiosi".
  Quest'anno dunque ho fondato una società. Io ne sono il presidente, mia
  madre ha la vice-presidenza, mio padre ne è il segretario perpetuo, mia
  nonna il tesoriere. Mio zio è nel Consiglio d'Amministrazione. Si sono
  coalizzati e hanno cercato di dimissionarmi. Io ho stretto un'alleanza di
  interessi con lo zio e abbiamo mandato mia nonna in galera.
  Mi sono iscritto all'università, per laurearmi in filosofia.
  Frequentavo corsi di filosofia teoretica, come "Verità e Bellezza" e
  "Introduzione a Dio", nonché "Propedeutica alla Morte". Fui  espulso, alla
  fine del primo anno, perché sorpreso a copiare all'esame scritto di
  metafisica. Sbirciavo dentro l'anima del mio compagno di banco.
  In seguito alla mia espulsione, mia madre - donna molto sensibile - si
  chiuse in bagno e si fece un'overdose di pedine della dama.
  Sono stato in analisi. Questo lo saprete già, sul mio conto. Da giovane,
  andavo in terapia di gruppo poiché non potevo permettermi una psicanalisi
  individuale. Fra noialtri nevrotici si disputava un campionato di
  baseball. Io ero il capitano della squadra dei Paranoici Latenti. Le
  partite si svolgevano la domenica mattina. Memorabile l'incontro fra
  Rosicchiatori di Unghie e Piscialletto. Vedere dei nevrotici giocare a
  baseball è uno spasso. Io, se commettevo un fallo, ero oppresso da sensi di  colpa.
  Inoltre, ho un cugino al quale i miei genitori volevano più bene che a me,
  da piccoli. E questo mi ha distrutto. Laureatosi a pieni voti, mio cugino
  si mise a fare l'assicuratore.
  Si è sposato con una ragazza molto magra e sono andati ad abitare nei
  sobborghi, dove hanno ogni sorta di status symbols: casa di loro
  proprietà, automobile, pelliccia di visone, assicurazione contro il furto
e  l'incendio, assicurazione sulla vita. La moglie ha anche
  un'assicurazione sull'orgasmo. Se il marito non riesce a soddisfarla
  sessualmente, la polizza prevede un indennizzo mensile in denaro.
  Non so cos'altro dirvi sul mio conto. Ho fatto lo scrittore e l'attore.
  Scrivevo per la televisione. Per diventare attore frequentai una scuola di
  recitazione. Come saggio finale demmo Gedeone di Paddy Chayefsky. In
  Gedeone io facevo la parte di Dio. Mi immedesimai tanto nella parte -
  secondo i canoni di quella scuola - che la vivevo anche fuori scena. Ero
  divino. Veramente favoloso. Andavo in giro in doppiopetto blu. Mi spostavo
  in tassì da un capo all'altro di New York. Davo mance da padreterno, come
  avrebbe fatto Lui. Una volta litigai con un tale, e lo perdonai. Sul
  serio. Mi aveva pestato un piede e io gli dissi: "Cresci e moltiplicati!''
  Ma non mi espressi esattamente così.
"Coney Island"
  Tit. orig.: "Coney Island".
  Registrato dal vivo presso lo Shadows di Washington, D.C.,  nell'aprile del
  1965, e successivamente inciso con il titolo "Unhappy Childhood" su  Woody
  Allen, Volume 2. Entrambe le raccolte contengono la versione riveduta.
  Evado  sempre nel regno della fantasia, io, poiché ebbi un'infanzia
  infelice. Vengo da una famiglia poverissima. Mio padre lavorava a Coney
  Island, la spiaggia popolare di New York. Aveva in concessione un
  baracchino, tipo tre-palle-un-soldo, dove uno doveva buttar giù le
  bottiglie di latte, vuote, con palle da tennis, cosa che io non riuscii
  mai a fare, durante l'intera infanzia. Ci fu una specie di maremoto, a
  Coney Island, quando ero ragazzo. Sbaraccò tutto, portò via il pontile, il
  lunapark, le case e tutto quanto - fece danni per un milione di dollari e
  passa. L'unica cosa che rimase in piedi furono quelle bottiglie di latte...
  Fui spaventato a morte, in effetti, se ci ripenso, una volta da
  ragazzo. Avrò avuto tredici anni e stavo andando a un concorso per
  musicisti dilettanti. Vengo da una famiglia musicofila, dovete sapere, il
  mio babbo suonava il trombone da giovane. Una volta provò a suonarci Il
  volo del calabrone, col trombone, e gli si seccarono i polmoni e il fegato
  gli salì in gola che a momenti si strozzava.
  Dunque, viaggio in metropolitana con il mio clarinetto senza astuccio e
  così via, stile musicista jazz, quand'ecco che salgono un dodici tizi, di
  corsa, che si scaraventano a bordo del metrò, tipi tosti, capite, di
  quelli con le nocche pelose e via dicendo. Dev'essere ch'erano in libera
  uscita da una colonia penale, perché c'era con loro un assistente sociale
  che quelli non smettevano di sgambettare. Si fermarono proprio davanti a
  me perché davo, dev'essere, nell'occhio. Si era mangiato pesce in brodetto
  a pranzo e m'ero scordato di togliermi la bavarola - con ricamato su
  Nettuno, figurarsi. Mi si affollano tutti d'intorno, e giù a dire
  parolacce, a fumare e a ridere, e a schiodare i sedili e roba del genere,
  capite. E io zitto. Me ne sto li, a occhi bassi, e seguito a leggere
  Heidi, come se niente fosse.
A  un certo punto, il capintesta mi punta un dito contro il gargarozzo.
  Mi alzo in piedi. Lui mi dà una ginocchiata. E io? Mica gli do la
  soddisfazione di piegarmi in due, no, però mi esibisco in un'imitazione di
  Montserrat Caballé e caccio un acuto, un do di dolore, che non avete mai
  sentito l'uguale.
  Arrivai con un'ora di ritardo all'Ora del Dilettante. Però vinsi lo
  stesso il secondo premio, consistente in due settimane di campeggio
  multirazziale. Fui picchiato sadicamente, ogni giorno, da ragazzi di ogni
  razza e religione.
"Ragazzo  sensibile"
  Tit. orig.: "The Sensitive Kid"
  Registrato presso il Mr. Kelly's di Chicago nel marzo del 1964 e quindi
  inciso con il titolo "Brooklyn" su Woody Allen e su entrambe le  raccolte.
  Io  non mi abbronzo facilmente. E neanche difficilmente. Mi spiego, ho i
  capelli rossicci e la pelle delicatissima. Quando vado in spiaggia non mi
  prendo una bella tintarella. No, mi becco un brutto colpo di sole.
  Eppoi, alla spiaggia non ci andavo mai, perché sono di Brooklyn. I
  brooklinesi hanno solo Coney Island, che come spiaggia fa schifo. Correva
  voce durante la guerra che i sottomarini nemici - gli Uboot tedeschi, se
  vi ricordate - venivano lì, e l'inquinamento li corrodeva, nella zona di
  mare riservata ai bagnanti.
  Ero un ragazzino sensibile, io, un vero poeta. In classe mia c'erano
  tipetti duri. Ce n'era uno, Floyd, che sedeva nel banco degli asini,
  capite, e aveva il cervello d'una zucca. Uno di quelli con la mentalità da
  vegetale. In anni successivi, diventammo però amici, da grandi. Io gli
  tolsi una spina da una zampa.
  Una volta, da ragazzo, me ne stavo andando a lezione di violino. Passo
  davanti a una sala da biliardo e li c'era la ghenga di Floyd, che stava
  sgonfiando le gomme delle auto nei paraggi. Non solo a quelle
  parcheggiate, anche a quelle in movimento.
  Io passo oltre come niente fosse e lui mi chiama, fa: "Ehi, Roscio!".
  Non ci ho visto più. Ero un ragazzo coraggioso. Poso il violino. Vado
  là e gli dico: "Non mi chiamo Roscio. Se mi vuoi, rivolgiti a me
  educatamente. Il mio nome è Heywood Allen, per tua norma e regola."
  Trascorsi quell'inverno su una sedia a rotelle dopo che un'équipe di
  chirurghi mi estrasse il violino. Per mia buona fortuna non prendevo
  lezioni di violoncello.
  Io non sono pugnace. Non so battermi e, poi, ho i riflessi lentissimi.
  Una volta fui investito da un'auto con una gomma a terra, che la
  spingevano in due.
"Buttate  fuori il pupo"
  Tit. orig.: "Throw the Kid Out"
  Registrato dal vivo presso lo Shadows di Washington, D.C., nell'aprile del
  1965, e quindi inciso con il titolo "The Kidnapping" su Woody Allen,
  Volume 2 e su entrambe le raccolte.
  Fui  rapito una volta. Me ne stavo davanti a scuola, quand'ecco che arriva
  una Chevrolet nera, si ferma, ne saltano fuori due tizi. Mi domandano se
  voglio andare con loro in un paese dove ci sono tutte fate e elfi, dove
  posso avere tutti i giornalini che voglio, niente scuola, cioccolata,
  pasticcini, e io dico: vengo con voi. Salgo in macchina con loro, tanto,
  dicevo fra me e me, chi se ne frega, tanto a scuola eravamo in vacanza.
  Mi portano via e poi mandano ai miei genitori una richiesta di
  riscatto. Mio padre, che legge solo a letto prima d'addormentarsi,
  incomincia a leggere la lettera dei sequestratori ma, a metà,
  s'addormenta. La sera dopo, idem.
  Frattanto, a me mi hanno portato in una casa di campagna, legato e
  imbavagliato mani e piedi.
  Finalmente i miei si rendono conto che sono stato rapito e passano
  subito all'azione. Prima cosa, affittarono la mia stanza.
  Nella lettera dei rapitori c'è scritto che mio padre deve lasciare
  mille dollari in un albero cavo nel New Jersey. Il denaro lo racimola
  senza difficoltà, ma poi non riesce a trovare in tutto il New Jersey un
  albero cavo che gli sembri adatto.
  La polizia circonda il cascinale. "Buttate fuori il ragazzino",
  ordinano. "Consegnate le armi e uscite a mani in alto."
  I rapitori rispondono: "Il ragazzino lo buttiamo fuori, ma vogliamo
  tenerci le pistole e raggiungere la nostra auto".
  La polizia, di rimando: "Buttate fuori il pupo. Vi consentiremo di
  raggiungere la vostra auto, ma dovete consegnare le pistole".
  Allora i rapitori: "Buttiamo fuori il pupo ma lasciateci le pistole.
  Rinunciamo a raggiungere la nostra auto".
  La polizia dice: "Tenetevi il ragazzo".
  Poi decidono di stanarli mediante lacrimogeni, ma siccome non hanno con
  sé i candelotti, alcuni agenti interpretano la scena finale della Bohème,
  quando lei muore.
  In lacrime, i miei rapitori si arrendono. Vengono condannati a quindici
  anni di lavori forzati e incatenati, in dodici, per le caviglie.
  Riuscirono a evadere, però, spacciandosi per un enorme braccialetto  portafortuna.
"Il cuore del Vecchio Mondo"
  Tit. orig.: "The Heart of the Old World"
  Registrato dal vivo al Mr. Kelly's di Chicago nel marzo 1964 e quindi
  inciso con A titolo "NYU" su Woody Allen. Successivamente è stata  incisa
  una versione, ampiamente riveduta e corretta, e inclusa in entrambe le  raccolte. 
  I  miei sono gente all'antica. Vengono da Brooklyn, ch'è come dire Piccolo
  Mondo Antico. Gente solida, terra-terra, contraria al divorzio. I loro
  supremi valori sono Dio e la   Moquette.
  Sono andato a trovarli, una domenica, tanto tempo fa. Mio  padre stava
  guardando alla tivù uno spettacolo ambientato al Manicomio Criminale  dell'Indiana.
  Mia madre, in un angolo, stava lavorando a maglia un pollo.
  Io gli diedi la notizia del divorzio. Mia madre allora posò i ferri da
  calza. Si alzò, si avvicinò al forno a legna, l'aprì, e ci si infilò
  dentro. L'aveva presa molto male, credo.
"Mio  nonno era un uomo del tutto insignificante"
  Tit. orig.: "My Grandfather Was a Very Insignificant Man"
  Registrato dal vivo al Mr. Kelly's di Chicago nel marzo del 1964 e quindi
  inciso con il titolo "My Grandfather" su Woody Allen e su entrambe le  raccolte.
  Ci  tengo a sfoggiare quest'orologio. Lo tiro fuori in continuazione. E' un
  orologio da taschino, antico, e mi dà un'aria da gentleman inglese. Eppoi
  mi torna utile, in analisi. E' un superbo orologio d'oro. Ne sono fiero.
  Era di mio nonno. Me lo ha venduto lui in punto di morte.
  In verità mio nonno era un uomo del tutto insignificante. Al suo
  funerale, il carro funebre seguiva le altre macchine.
  Fu un bel funerale, però. Vi sarebbe piaciuto. Bellissimo. Fecero un
  grande rinfresco, in una grande sala per esequie, con suonatori di
  fisarmonica. Sul tavolo del buffet era imbandito il caro estinto... voglio
  dire, la sua effigie fatta con patate lesse, olive e ravanelli.
"Un  ex studente"
  Tit. orig.: "A History of Hygiene Major"
  Brano estratto di "Second Marriage", un lungo monologo registrato dal  vivo
  all'Eugene's di San Francisco nell'agosto del 1968 e quindi inciso su The
  Third Woody Allen Album La versione riveduta e corretta è inclusa in entrambe  le raccolte.
Ho  letto sulla rivista Life che è in corso una rivoluzione sessuale su
  tutti i campus universitari, e allora sono andato a iscrivermi a un corso
  di laurea per accertarmene di persona. Avevo già frequentato la New York
  University anni addietro, e dovevo laurearmi in Storia dell'Igiene. Ma poi
  venni espulso e allora dovetti cercarmi un lavoro. Mi assunse mio padre,
  che aveva una drogheria a Brooklyn. Mi prese come garzone, e fu il mio
  primo impiego. Mi diedi a organizzare sindacalmente i lavoratori del
  settore. Indicemmo uno sciopero a oltranza. Mio padre andò fallito. Da
  allora mi guarda un po' storto.
  "Addomesticare gli elettrodomestici"
  Tit. orig.: "Mechanical Objects"
  Monologo ("In Downtown Los Angeles") incluso in The Third Woody Allen
  Album e registrato dal vivo all'Eugene's di San Francisco nell'agosto del
  1968. Entrambe le raccolte ne contengono una versione riveduta e corretta. 
  Questa  non so se l'avete già sentita. Molto tempo fa - è una strana storia
  - mi trovavo a Los Angeles. Fui invitato a una festa a casa d'un grosso
  produttore. A quell'epoca c'era in progetto di trarre una commedia
  musicale dal Sistema Metrico Decimale; e cosi volevano che ci lavorassi
  io. Mi recai dunque nell'ufficio di quel produttore, al centro di Los Angeles.
  Entro in ascensore. Non c'è nessuno. Non ci sono pulsanti né niente. E
  si ode una voce che dice: "Dica a che piano deve andare, prego".
  Mi guardo intorno. Non c'è nessuno. Sono preso dal panico. Poi vedo un
  cartello che dice che si tratta di un ascensore di nuovo tipo, che
  funziona col sonoro. Basta pronunciare il numero del piano cui voglio
  salire, e lui mi ci porta. Allora dico: "Al terzo, per favore".
  Le porte si chiudono, l'ascensore parte. A questo punto incomincio a
  sentire un certo impaccio perché io parlo, credo, con un leggero accento
  newyorkese, mentre l'ascensore non ha nessuna sfumatura dialettale.
  Al terzo piano, scendo. Mi avvio per il corridoio e mi guardo indietro.
  Mi era parso di sentire l'ascensore fare un commento. Allora mi volto
  rapidamente ma le porte si richiudono subito e l'ascensore ridiscende.
  Lasciamo perdere... non mi andava di aver a che dire con un ascensore di
  Los Angeles, a quel tempo... Ma non è questa la parte strana della storia,
  questa è la parte più o meno normale.
  Non ho mai avuto, in vita mia, un buon rapporto con gli oggetti
  meccanici, di alcuna sorta. Tutto ciò con cui non posso ragionare, che non
  posso vezzeggiare e coccolare, mi mette in crisi. Ho un orologio le cui
  lancette si muovono, chissà perché, in senso antiorario. Ho una lampada
  solare, a raggi ultravioletti, che quando mi stendo per prendere la
  tintarella, si annuvola e mi piove addosso. Ho un tostapane ch'è un
  bruciapane. Odio la doccia che ho in casa, perché basta che un, solo
  cittadino degli Stati Uniti apra l'acqua di casa sua per farmi schizzare
  fuori tant'è bollente. Ho un registratore a nastro, che m'è costato
  centocinquanta dollari, e, quando gli detto qualcosa, mi fa: "Lo so, lo  so".
Circa  tre anni fa, ne ebbi abbastanza. Una sera convocai tutti i miei
  apparecchi in salotto, dal primo all'ultimo: tostapane, orologio,
  frullatore e compagnia bella. E così tenni loro un discorsetto. Fui
  adorabile. Esordii con una battuta di spirito, poi venni al sodo: "Non so
  cosa v'è preso, però dateci un taglio".
  Mi rivolsi uno a uno a tutti gli elettrodomestici, per addomesticarli.
  Fui molto eloquente. Alla fine, provai un gran sollievo.
  Due sere dopo, sto lì a guardare la televisione, quand'ecco che il
  televisore si mette a saltellare su e giù. Mi alzo in piedi e... io parlo
  sempre prima di colpire... e gli dico: "Credevo di essermi spiegato bene.
  Qual è il problema?".
  Il televisore seguitava a saltellare. Allora lo colpii, di gusto. Lo
  picchiai di santa ragione. Gli divelsi l'antenna. Mi sentii molto virile.
  Di lì a un paio di giorni, vado dal dentista, nel centro di New York.
  Anche lì c'è uno di questi ascensori parlanti che mi fa: "Gentilmente,
  dica a che piano deve andare". E io: "Al sedicesimo". Le porte  si chiudono
  e l'ascensore parte. A un certo punto mi fa: "E' lei quello che ha
  picchiato un televisore?".
  Mi sentii proprio un fesso, capirete. L'ascensore mi fece andare su e
  giù. Poi mi riportò giù di furia e mi scaricò nel seminterrato, gridandomi
  dietro improperi antisemiti.
  Ma non è finita li. Quello stesso giorno, telefono ai miei. Mio padre
  era stato licenziato dalla ditta per cui lavorava da ben dodici anni. Lo
  avevano sostituito con un apparecchio che faceva tutto quello che faceva
  lui - solo che lo sapeva fare molto meglio. E non basta ancora. La cosa
  più deprimente è che mia madre era corsa subito a comprare quell'aggeggio.
"A  scapicollo per la Quinta   Avenue"
  Tit. orig.: "Running Down Fifth Avenue"
  Brano del monologo "The Great Renaldo", è stato registrato dal vivo
  all'Eugene's di San Francisco nell'agosto del 1968 e poi inciso su The
  Third Woody Allen Album e sulle due raccolte.
  Stavo  guardando alla tele il programma di Ed Sullivan, una sera, e fra gli
  ospiti in studio c'era un famoso ipnotizzatore chiamato The Great Rinaldo.
  Questo Rinaldo chiama quattro giovanotti tra il pubblico in sala e, zan
  zan, li ipnotizza. Gli fa: "Voi adesso credete di essere un'autobotte dei  pompieri".
  A me, davanti al teleschermo, a casa mia, mi si appesantisce la testa.
  Mi addormento. Mi sveglio un'ora dopo. Spengo il televisore e, tutt'a un
  tratto, son preso dalla voglia, incontrollabile, di mettermi la tuta di
  flanella rossa. Vestito di rosso, mi guardo allo specchio. In quella,
  squilla il telefono. Esco di casa a precipizio e mi metto a correre a
  scapicollo giù per la   Quinta Avenue, emettendo un lacerante fischio di
  sirena. All'incrocio con la 14a Strada, vado a sbattere contro un tale
  che, pure lui, indossa una tuta rosso fiamma.
  Decidiamo di formare un'unica autobotte.
Ci  dirigiamo, di corsa, verso Greenwich Village. A un certo punto. ci
imbattiamo in due tipi in tuta rossa che stan correndo nella direzione
opposta. Hanno tutta l'aria di saperlo, dov'è l'incendio. Allora ci accodiamo a  loro.
All'incrocio con la 86a Strada, un poliziotto ci ferma e ci fa: "Siete
in arresto. Salite in macchina, e poche storie". A me adora prende una
ridarella isterica, perché questo pirla vorrebbe far entrare un'autobotte
dentro una miserabile Chevrolet!
"Un  non so che di seducente in me"
  Tit. orig.: "Something Seductive About Me"
  Registrazione effettuata dal vivo all'Eugene's di San Francisco
  nell'agosto del 1968 e incisa con il titolo "Las Vegas" su The Third  Woody
  Allen Album. In entrambe le raccolte appare una versione leggermente
  ridotta intitolata "Vegas".
  Era  la prima volta che andavo a Las Vegas. Intendiamoci, non, sono un
  giocatore. Lo dovreste sapere, questo, sul mio conto. L'unica volta in
  vita mia che andai alle corse scommisi su un cavallo chiamato
  Mitraglietta. Quando tutti i cavalli entrarono in pista, il mio, mi
  accorsi, aveva le rotelle.
  Dovete credermi quando ve lo dico: c'è un nonsoché di seducente in me,
  quando lancio i dadi. Insomma, me ne sto lì, al tavolo da gioco e sto
  lanciando i dadi, quand'ecco che viene: avanti una donna, molto
  provocante, e si mette a squadrarmi dalla testa ai piedi. Allora la porto
  su in camera con me. Chiudo la porta, mi tolgo gli occhiali, e non intendo
  usarle nessuna misericordia. Mi sbottono la camicia. E lei si sbottona la
  camicia. Le sorrido. Mi sorride. Mi tolgo la camicia, si toghe la camicia,
  le strizzo l'occhio, mi strizza l'occhio. Mi tolgo i pantaloni, lei si
  toglie i pantaloni e, a questo punto, mi accorgo che mi sto guardando allo  specchio.
  Non intendo entrare nei particolari, basti dire che poi, per due
  settimane, seguitai a estrarmi schegge di cristallo dalle gambe.
"E'  stata violata" 
  Tit. orig.: "She Was Violated"
  Brano tratto da "Second Marriage", un lungo monologo registrato dal  vivo
  all'Eugene's di San Francisco nell'agosto del 1968 e poi inciso su The
  Third Woody Allen Album e su entrambe le raccolte.
  Poi  mi sono risposato. Sì, ma avrei dovuto capirlo subito che c'era
  qualcosa che non andava, nella mia prima moglie, fin da quando la portai a
  conoscere i miei genitori. Per il fatto che a loro piacque molto, ma il cane di  casa morì.
Devo  star molto attento a quel che dico su di lei pubblicamente, perché
  quella mi querela. Non so se l'avete letto sul giornale, ma mi ha
  querelato perché ho fatto "commenti maligni" su di lei, cosa che non  ha
  gradito granché. Abita nell'Upper West Side e una notte che stava
  rincasando a tarda ora, da sola, è stata violata. Così stava scritto
  appunto sul giornale: "E' stata violata". A me chiesero un commento,  per
  la cronaca. E io dissi: "Conoscendo la mia ex moglie, probabilmente non si
  sarà trattato di una violazione emozionante".
"Il  naufragio di un matrimonio"
  Tit. orig.: "I Had a Rough Marriage"
  Registrato dal vivo al Mr. Kelly's di Chicago nel marzo del 1964, è stato
  inciso con il titolo "My Marriage" su Woody Allen e, in una versione
  riveduta, su entrambe le raccolte.
  Vorrei  parlarvi del mio matrimonio, che non ha nulla da invidiare al
  naufragio dell'Andrea Doria. Sì, la mia vita coniugale è stata un inferno.
  Fatto sta che mia moglie era una donna molto immatura, non aggiungo altro.
  Basti questo episodio, a riprova della sua immaturità. Io sto facendo il
  bagno, nella vasca, e lei entra quando le pare, senza neanche chiedere
  permesso, e mi affonda le barchette.
  In parte però è colpa mia, se abbiamo divorziato. Ho sempre avuto, nei
  suoi confronti, un atteggiamento schifoso. Durante il primo anno di
  matrimonio, tendevo a porre mia moglie sotto un piedistallo.
  Siamo stati un bel pezzo a litigare, a scannarci, e alla fine abbiamo
  deciso che sarebbe stato meglio prenderci una vacanza o divorziare. Ne
  abbiamo discusso pacatamente, da persone mature, e abbiamo optato per il
  divorzio poiché potevamo spendere solo una certa somma. Eppoi, una vacanza
  alle Bermuda dura due settimane, laddove un divorzio dura tutta la vita.
  Già mi vedo libero di nuovo, abitare nel Village da scapolo, in un
  bell'appartamentino con caminetto, soffici tappeti e, alla parete, un buon
  Picasso di Van Gogh. Senza contare hostess scatenate, bellissime, che mi scorrazzano  intorno.
  L'idea mi eccitava moltissimo, e venni dunque al sodo. La misi giù
  dura. Le dissi: "Quasimodo, voglio il divorzio".
  E lei mi disse: "Va bene, pigliati il divorzio".
  Senonché viene fuori che nello Stato di New York vige una strana legge,
  per cui non ottieni il divorzio se non fornisci prova di adulterio. Ciò è
  bizzarro, poiché uno dei Dieci Comandamenti dice: "Non desiderare la donna
  d'altri". Sia come sia, lo Stato di New York ti istiga invece  all'adulterio.
  Si viene così a creare una sorta di tiro alla fune fra Dio e il Governatore.
  Ne conseguiva che uno di noi due doveva per forza commettere adulterio.
  Mi offrii volontario io.
  Ma quando sei sposato e fuori dal giro, non sono molte le donne che hai
  sottomano. L'unica che avevo a tiro era Nancy, la miglior amica di mia
  moglie. Quindi le telefonai per chiederle se voleva commettere adulterio
  con me. Mi rispose: "Ma neanche a beneficio del Programma Spaziale".  Il
  che interpretai come un cauto rifiuto.
Andò  a finire che fu mia moglie a commetterlo, per me, un adulterio?.
  E' sempre stata più incline di me alla meccanica.
  "La prima volta che recitai"
  Tit. orig.: "The First Time I Ever Acted"
  Registrazione dal vivo effettuata allo Shadows di Washington, D.C.,
  nell'aprile del 1965 e incisa con il titolo "What's New Pussycat?" su
  Woody Allen, Volume 2. Il monologo riveduto e corretto appare con un nuovo
  titolo, "European Trip", nelle due raccolte. 
  Sono  stato in Europa, ultimamente, per sei mesi, a girare un film
  intitolato "Ciao, Pussycat", con Peter O'Toole, Peter Sellers e il
  sottoscritto, nell'ordine.
  E' stata la mia prima esperienza come attore. Sì, avevo recitato altre
  volte, ma non le conto neppure. Roba di tanti e tanti anni fa. All'asilo,
  mettemmo su l'Otello e io facevo lago. Uno dei migliori laghi cinquenni
  che abbiano mai calcato le scene.
  Il film l'ho scritto io, ed è largamente autobiografico... Anzitutto
  però, devo raccontarvi come sono arrivato in Europa, una storia affascinante.
  Ecco come sono andate le cose. Io mi esibivo in un caffè-teatro del
  Greenwich Village a New York, chiamato Brio e Brioches, dove facevo il
  presentatore ed eseguivo anche dei numeri. Uno, in tandem con una cantante
  eschimese che cantava Night and Day per sei mesi difilato.
  Ebbene, una sera capitò in quel locale il produttore Feldman. Si
  innamorò di me a prima vista. Mi trovò superbo, sensuale e affascinante,
  cioè nato per il cinema. Feldman è bassino di statura, capelli rossi e  occhiali...
  Basta, mi porta con sé in Europa - tutto pagato. Durante li viaggio,
  proiettano un film con Irene Dunne sulla trasvolatrice Amelia Earhardt.
  Tremavo tanto da non fermarmi più.
  Incontrai una ragazza, dal mio psicanalista europeo... Facciamo un
  passo indietro. Io andavo da uno psicanalista europeo e un europeo andava
  nel frattempo dal mio psicanalista di New York - in base a 
  un programma di scambio fra nevrotici.
  L'Europa per me, sta di fatto, fu una serie di fiaschi o quasi. A una
  festa, per esempio - una festa cui prendevano parte attori, attrici e
  compagnia bella - me ne stavo in disparte, a suonare il vibrafono,
  quand'ecco che un bel pezzo di bionda mi si accosta e mi fa: "Suoni il
  vibrafono, tu?". Dico: "Sì, mi aiuta a sublimare le tensioni  sessuali".
  Dice: "Perché non mi consenti di aiutarti a sublimarle, queste tensioni
  sessuali?". Al che io mi rallegro tutto, ecco una ragazza - dico, tra me e
  me - che suona il vibrafono.
  Sto per chiederle di uscire insieme quand'ecco che si intromette Peter
  O'Toole che mi ruba la parola di bocca e mi l'a fuori al primo colpo. La
  ragazza era bellissima, sapete, allora le dico: "Non potresti portare una
  sorella, per me?". Oh, sì, si. Si presentò Suor Teresa di Calcutta.
  La serata fu alquanto noiosa. Ci mettemmo a discutere del Nuovo
  Testamento. Convenimmo che Gesù era una persona straordinariamente ben
  equilibrata, per essere figlio unico.
"La  generazione perduta"
  Tit. orig.: "The Lost Generation"
  Monologo registrato dal vivo allo Shadows di Washington, D.C., nell'aprile
  del 1965, e poi inciso su Woody Allen, Volume 2 e su entrambe le raccolte.
  Ero  in Europa, tanti anni fa, con Ernest Hemingway. Hemingway aveva appena
  scritto il suo primo romanzo e lo diede a leggere a Gertrude Stein e a me.
  Gli dicemmo che era un buon romanzo ma non un grande romanzo. Aveva
  bisogno di una ripulitina, poi sarebbe potuto passare. Ci ridevamo e
  scherzavamo su, e Hemingway mi mollò un cazzotto in bocca.
  A quel tempo, Picasso abitava in Rue de Bacque. Una sera l'andammo a
  trovare, e aveva appena finito di dipingere un odontotecnico, nudo, nel
  deserto del Gobi. Gertrude Stein disse che era un buon quadro ma non un
  grande quadro, e ci mettemmo a ridere, e Hemingway mi mollò un cazzotto in  bocca.
  Mi ricordo quando Scott Fitzgerald e sua moglie Zelda rientrarono da
  uno sfrenato veglione di Capodanno. Era aprile inoltrato. Scott aveva
  appena finito di scrivere Grandi speranze. Gertrude Stein e io lo leggemmo
  e trovammo che era un buon romanzo, ma non c'era bisogno di scriverlo
  perché lo aveva già scritto Charles Dickens. Ci ridemmo su e 
  Hemingway mi mollò un cazzotto in bocca.
  Quell'estate andammo in Spagna a vedere Manolete toreare. Dimostrava
  diciotto anni e Gertrude Stein disse che, no, ne aveva diciannove anche se
  ne dimostrava diciotto. "Tantevolte", le dissi, "un ragazzo di  diciotto
  anni ne dimostra diciannove, laddove, tante altre volte, un diciannovenne
  può sembrare facilmente un diciottenne, e questo vale particolarmente per
  uno spagnolo purosangue". ridemmo su e Gertrude Stein mi mollò un cazzotto  in bocca.
"Ho  scritto un film di fantascienza"
  Tit. orig.: "I Wrote a Science Fiction Film"
  Registrato dal vivo allo Shadows di Washington, D.C., nell'aprile 1965, è
  stato inciso con il titolo "Science Fiction Movie" su Woody Allen,  Volume
  2 e con il titolo "The Science Fiction Film" su entrambe le raccolte.
  Ho  scritto un film di fantascienza, e ve lo voglio raccontare. Sono le
  quattro e dieci del pomeriggio e tutti quanti, sulla faccia della Terra,
  misteriosamente si addormentano. Così, semplicemente - al volante
  dell'auto, al gabinetto, dovunque si trovino, qualunque cosa facciano -
  zac - si addormentano tutti. I russi, i cinesi, gli americani - il mondo
  intero dorme esattamente per un'ora. Alle cinque e dieci, al risveglio,
  tutti gli abitanti del mondo cominciano a confezionare pantaloni.
  State bene a sentire, perché è una trovata brillante.
  Tutti dietro a tagliare, a cucire, ad applicare la lampo, ad attaccare
  i bottoni, quand'ecco che arriva un'astronave da un altro pianeta e ne
  scendono uomini in giacca, camicia, cravatta, mutande e calzini, ma senza
  calzoni. "Sono pronti i pantaloni?" domandano.
E  noi gli rispondiamo: "No, tornate giovedì".
  Loro dicono che ne hanno urgenza perché devono andare a un matrimonio.
  Noi lavoriamo alacremente e confezioniamo pantaloni di continuo. Loro
  tornano e, dopo che li hanno ritirati, ci lasciano calzini sporchi,
  fazzoletti, federe, lenzuoli e altra biancheria sporca. "Lavatecela",  dicono.
  Il Presidente degli Stati Uniti va in onda alla televisione e dice:
  "Una superpotenza aliena, proveniente dagli spazi siderali, dotata di
  intelligenza superiore, ci porta la sua biancheria sporca, senonché le sue
  mire vengono sventate, perché, dopo aver viaggiato per 117 milioni di anni
  luce per venirla a ritirare, dimentica lo scontrino".
"Trovai  lavoro in Madison Avenue"
  Tit. orig.: "I Got a Job on Madison Avenue"
  Brano estrapolato da "Love Story", un lungo monologo registrato dal  vivo
  al Mr. Kelly's di Chicago nel marzo del 1964 e inciso su Woody Allen. La
  versione riveduta è compresa in entrambe le raccolte.
  Venni  espulso dall'università, dopo di che trovai lavoro a New York, in
  Madison Avenue. Un'agenzia pubblicitaria d'alto bordo, con sede appunto in
  questa via elegante, aveva bisogno di uno dall'aria di ebreo. Lo pagavano
  95 dollari a settimana, solo per sedere in ufficio con quell'aria.
  Volevano dimostrare al mondo esterno che assumevano impiegati d'ogni
  razza. Mi spiego? Così assunsero me. Dovevo solo fare l'ebreo, in agenzia.
  Io cercavo di darmi un aspetto più ebraico che mai. Leggevo le lettere da
  destra a sinistra, per esempio. Mi cacciarono, alla fine, perché mi
  prendevo troppe vacanze ebraiche.
  "A caccia di alci"
  Tit. orig.: "I shot a Moose Once"
  Monologo registrato dal vivo allo Shadows di Washington, D.C., nell'aprile
  del 1965 e poi inciso con il titolo "The Moose" in Woody Allen,  Volume 2
  e, in una versione integrale, su entrambe le raccolte. 
  Questa  è assolutamente da non credere. Abbattei un alce, un giorno. Andavo
  a caccia, su, verso il confine col Canada, e abbattei un alce. Lo lego al
  parafango, e via. Me ne torno a New York, sull'autostrada. Però non mi ero
  accorto che l'avevo colpito di striscio: l'alce era solo tramortito. Alle
  porte di New York comincia a riprendere conoscenza. Eccomi dunque a
  viaggiare con un alce vivo sul parafango, laddove c'è una legge nello
  Stato di New York che lo vieta espressamente - di viaggiare con un alce
  vivo sul parafango - il martedì, il giovedì e il sabato. Vengo preso dal  panico.
  Allora mi sovviene che un mio amico dà una festa in costume, quella
  sera. 
Prendo  una decisione: vado e ci porto l'alce. L'imbuco e me ne lavo
  le mani. Detto e fatto. Arrivo e busso alla porta con l'alce appresso. Il
  padrone di casa ci accoglie sulla soglia. "Ciao", gli faccio,  "ho portato
  anche mia moglie". Entriamo. L'alce socializza subito. Non se la cava mica
  male. Tanto più che un tale cerca, con una certa insistenza, di vendergli
  una polizza d'assicurazione.
  A mezzanotte c'è la premiazione per i costumi più belli. Vincono il
  primo premio i coniugi Berkowitz, travestiti da alce. L'alce arriva
  secondo. Come monta su tutte le furie! Lui e i coniugi Berkowitz si
  prendono a cornate, li, in salotto. Si tramortiscono a vicenda.
  Ecco, dico fra me, il momento opportuno. Acchiappo l'alce, lo lego al
  parafango e via - torno nei boschi. Senonché ho agguantato i coniugi
  Berkowitz. Ed eccomi a viaggiare con due ebrei sul parafango. Laddove vige
  una legge nello Stato di New York, per cui ciò è severamente vietato il
  martedì, il giovedì e soprattutto il sabato...
  La mattina seguente, i coniugi Berkowitz si risvegliano nel bosco in
  costume da alce. Di li a poco il consorte viene abbattuto, imbalsamato ed
  esposto, come trofeo di caccia, al Circolo Atletico di New York. E da
  ridere, veramente, perché a quel club non sono ammessi gli ebrei.
"Una  crisi morale"
  Tit. orig.: "An Ethical Crisis'
  Brano tratto da "The Vodka Ad", un monologo registrato dal vivo
  all'Eugene's di San Francisco nell'agosto dei 1968 e poi inciso in The
  Third Woody Allen Album. Nelle raccolte appare una versione riveduta.
  Una  grossa casa produttrice di vodka voleva fare uno spot di prestigio. Si
  erano rivolti in prima istanza a Noel Coward, che però non era
  disponibile. Aveva infatti acquistato i diritti di My Fair Lady, dal quale
  stava togliendo la musica e le parole per tornare al Pigmalione. Come
  arrivarono poi fino a me? Mali, trovarono il mio nome in una lista che
  Eichmann aveva in tasca al momento dell'arresto.
  Dunque, me ne sto tranquillo a casa, quando squilla il telefono. Una
  voce gentile all'altro capo mi dice: "Le piacerebbe essere l'uomovodka di  quest'anno?".
  Dico: "No. Sono un artista. Non faccio spot. Non reclamizzo. Non bevo
  vodka e, se anche la bevessi, non berrei la vostra".
  "Che peccato. Era un'offerta da cinquantamila dollari."
  "Un momento", gli dissi. "Le passo Woody Allen"
  Così, entrai in crisi. Una crisi morale. Dovevo far pubblicità a un
  prodotto che non usavo? Questo era il dilemma. Io non bevo, il mio
  organismo non tollera alcolici. Avevo bevuto due martini a Capodanno, e
  poi avevo cercato di dirottare un ascensore su Cuba.
  In passato, quando avevo problemi del genere, consultavo il mio
  psicanalista. Ciò è di dominio pubblico. A lungo sono stato in analisi.
  Una terapia rigorosamente freudiana. Il mio analista è morto due anni fa e
  io non me ne sono mai reso conto.
Adesso,  quando ho scrupoli di coscienza, mi rivolgo al mio consigliere
  spirituale - che nella fattispecie è un rabbino. Gli telefonai dunque, gli
  esposi il caso e lui mi disse: "Non farlo, perché è immorale
  pubblicizzare, a scopo di lucro, un prodotto che tu non usi".
  Okay, rinunciai allo spot. Mi ci volle un bel coraggio, devo dire,
  perché ero scannato, a quel tempo. Stavo scrivendo avevo bisogno di denaro
  per essere creativamente libero. Stavo lavorando a una versione
  cinematografica del Rapporto Warren.
  Un mese dopo, sfoglio le pagine della rivista Life e mi cadono gli
  occhi su una foto di Monique Van Buren in bikini su una spiaggia di
  Trinidad, e accanto a lei, con una vodka fresca in mano, c'è il mio rabbino.
  Allora gli telefono, lui prima tergiversa, poi quello che vien fuori è
  questo: vuol buttarsi nel mondo dello spettacolo. Era già apparso in
  televisione, per recitare una preghiera, e aveva cantato il Salmo
  Ventesimo-Terzo, improvvisando da un certo punto in poi. Gli era stato
  chiesto, dal presentatore, di elencare i sette peccati mortali ma lui si
  era impappinato e aveva elencato invece i setti nani. Adesso apre una
  discoteca, insieme ad alcuni suoi colleghi: i Rabbini in topless - cioè
  senza zucchetto in testa.
"Un  tremendo conflitto religioso"
  Tit. orig.: "A Tremendous Religious Conflict"
  Brano estrapolato da "N.Y.U.", un monologo registrato dal vivo al Mr.
  Kelly's di Chicago nel marzo del 1964 e poi inciso su Woody Allen. Nelle
  raccolte appare una versione riveduta.
  Frequentavo,  tanto tempo fa, la New York  University, che si trova nel
  Greenwich Village. E' là che ho cominciato. Ero una matricola quando mi
  innamorai di una collega di lettere, il mio primo amore. Ma non la sposai
  perché c'era, fra noi, un tremendo conflitto religioso. Lei era atea, io
  agnostico. Non sì era d'accordo su quali insegnamenti religiosi non impartire  ai nostri figli.
  Per un pezzo, poi, feci il vagabondo, finché non incontrai la donna che
  sarebbe diventata mia moglie. La sposai contro il volere dei miei
  genitori. Fummo uniti in matrimonio da un rabbino riformato - estremamente
  riformato: si era convertito ai nazismo.
"La  vita mi passò davanti agli occhi"
  Tit. orig.: "My Life Passed Before My Eyes"
  Monologo registrato dal vivo all'Eugene's di San Francisco nell'agosto
  1968 e poi inciso col titolo "Down South" su The Third Woody Allen  Album e
  su entrambe le raccolte.
Mi  trovavo giù al sud, nel Profondo Sud, e fui invitato a una festa in
  costume. Accettai volentieri l'invito, era Halloween, e decisi di andarci
  travestito da fantasma. Prendo un lenzuolo e mi ci avvolgo tutto. Esco per
  andare alla festa. Dovete figurarvi la scena: io che cammino per le strade
  d'una cittadina del Profondo Sud con un lenzuolo bianco sulla testa. Si
  ferma una macchina, con tre tipi a bordo, avvolti in lenzuoli bianchi, e
  uno mi fa: "Sali". Arguii che anche loro andavano alla festa  travestiti da
  fantasmi. Salii tranquillamente, ma dopo un po' mi accorsi che stavamo
  andando da un'altra parte e glielo dissi.
  E loro: "Passiamo a prendere il Grande Drago".
  D'un tratto mi venne un lampo di genio. Profondo Sud. Lenzuoli bianchi.
  Grande Drago. Feci presto a fare due più due quattro. Arguii che un loro
  amico stava andando alla testa travestito da drago.
  Poco dopo sale a bordo un omaccione e mi rendo conto che quei tipi sono
  membri del Ku Klux Klan. Quattro, e ben armati. Lo sportello è bloccato.
  Mi pietrifico. Cerco in qualche modo di trarli in inganno, buttando là
  qualche parola nel dialetto dell'Alabama. Accanto a me è seduto il capo
  del clan - lo si riconosce per via delle lenzuola con gli angoli.
  Arriviamo sul luogo di riunione, in aperta campagna, e qui mi tradisco,
  purtroppo, perché - quando fanno la colletta e tutti gli altri versano un
  contributo in contanti - io dico: "Mi impegno per cinquanta dollari".  Mi
  sgamarono immediatamente.
  Mi tolsero il cappuccio e mi misero un cappio intorno al collo.
  Decidono di impiccarmi li per li. Allora tutta quanta la mia vita mi passò
  davanti agli occhi. Mi rividi bambino, nel Kansas. Andare a scuola,
  sguazzare nel laghetto. Andar giù al fiume a pescare. Andare dal droghiere
  a comprare i tarallucci per zia Marta...
  A questo punto mi accorgo che non è la mia vita, quella. Stanno per
  impiccarmi e una vita fasulla mi sta passando davanti agli occhi.
  Allora parlai loro. Fui molto eloquente e dissi: "Ragazzi, questo paese
  non può sopravvivere se non ci si ama fraternamente a vicenda,
  indipendente mente dalla fede religiosa e dal colore della pelle". Li
  commossi talmente, con le mie parole, che non solo mi lasciarono andare
  ma, quella sera, vendetti loro Buoni pro Israele per oltre duemila dollari.
"Ha sofferto molto?"
  Tit. orig.: "Did He Suffer Much?"
  Brano tratto da "Eggs Benedict", un monologo registrato  dal vivo allo
  Shadows di Washington, D.C., nell'aprile del 1965, e poi inciso su Woody
  Allen, Volume 2. Nelle due raccolte appare una versione riveduta.
  A  quel tempo, avevo un dolore alla regione toracica. Ero sicuro che
  dipendesse da bruciore di stomaco poiché, a quell'epoca, ero sposato e mia
  moglie mi cucinava sempre la sua ricetta nazista preferita: Pollo alla Himmler.
  Ma non mi andava di sborsare venti dollari per sentirmelo semplicemente
  confermare da un medico qualunque - che si trattava di acidità di stomaco
  - senonché ero preoccupato, trattandosi, è vero, della regione toracica.
Viene  fuori che un mio caro amico, Eggs Benedict, ha un dolore identico al
  mio, nella stessa regione toracica. Allora - mi dico - se ci mando Eggs
  dal medico, vengo a sapere di che cosa soffro senza spendere un soldo.
  Quindi convinco Eggs, e lui va. Risulta che ha bruciore di stomaco. Gli
  costa 25 dollari. Io esulto, perché ho praticamente scroccato una visita  medica.
  Telefono a Eggs due giorni dopo. E' morto.
  Mi ricovero immediatamente. Mi faccio fare subito tutta una serie di
  esami, di analisi, raggi, controlli. Risulta che ho bruciore di stomaco.
  Mi costa centodieci dollari.
  Sono fuori dal gangheri, adesso. L'altro giorno ho incontrato la madre
  di Eggs e le ho chiesto: "Ha sofferto molto?".
  "No", mi fa, "è morto sul colpo. L'ha investito una macchina".
  
  
  IL  GLADIATORE
  Padre,  la tua decisione mi delude, io non diventerò imperatore, mai avrei pensato che  i tuoi poteri potessero
  passare  a Massimo. Una volta mi scrivesti… considerando quattro delle principali virtù…  saggezza, giustizia
  fermezza  e ottemperanza… leggendo quello scritto capivo di non possederle… ma ho altre  virtù padre…
  ambizione  e intraprendenza coraggio forse non sul campo di battaglia ma… ci sono molte  forme di coraggio…
  devozione  alla mia famiglia e a te… ma nessuna delle mie virtù era sul tuo scritto… anche  allora era come se
  non  mi volessi come figlio. vado cercando il volto degli dei cercando il modo di  compiacerti affinché tu sia fiero
  di  me se almeno una volta mi avessi tenuto abbracciato e tenuto stretto al tuo  petto per me… sarebbe stato
  come  il sole nel cuore per mille anni. Non volevo altro che essere degno di te Marco  Aurelio padre…
  massacrerei  il mondo intero… se solo tu mi amassi...
Il  motorino
  di  A. Albanese
  Mi  chiamo Natalina Fortunato e sono abbastanza incazzata! avevo una passione tempo  fa, minchia il mio
  motorino  rollelbold, sono abbastanza incazzata! Me lo hanno rubato… mi ricordo, era una  bellissima giornata,
  mi  alzo come tutti i pomeriggi tranquilla, mi vesto, faccio colazione, arrivo  sotto…, niente, “non c’e’ niente”
  “ho  capito che non c’e’ niente”. Il posto dove di solito dove c’era parcheggiato il  mio motorino… vuoto,
  deserto,  niente!
  Ho  pensato ma chi? Ma come.., ma chi minchia?
  Ora  listen to me. Io prego il signore che tra di voi ci sia il ladro. C’è un figlio  di nessuno, che ha rubato un
  motorino,  no? Listen, così che possa sentire di persona quanto ho da dirgli “cornuto”.
  Sappi  che quello era il mio motorino, ora tu puoi venderlo, puoi tenerlo, puoi  raschiare il telaio, puoi
  nasconderlo…  ma resta sempre il mio motorino! E a ricordatelo saranno sempre le mie  maledizioni “forever”!
  Prego  madre natura di infradiciarti di grappoli di emorroidi, di renderti cieco,  sordo, muto, ma non per sempre,
  minchia  muto ma non per sempre, ma non per sempre.
  Che  la parola ti venga sporadicamente per qualche secondo in cui ti spari delle  cazzate immani! E infine
  grandissimo  stronzone t’accechi n’occhio e te venga l’altro daltonico, che uno stormo di  piccioni incazzati ti
  scambi  per l’assessore all’ecologie riempendoti completamente e totalmente di  scacazzate! Cosi che tu debba
  scappare  con il mio motorino, pero’ ingolfato di merda, buon viaggio “cornuto”, era il  mio motorino
  (ANDANDO  VIA)
Pazza
  Qui  tutti vogliono aiutarmi, perché a me non l’hanno accertata la capacità, mi ci  rimandi a quel maledetto
  banco  dei testimoni così vi convinco tutti. non giocate al giudice e all’avvocato,  mentre voi giocate con le vostre
  regole,  a me continua a correre il tassametro della vita!
  Io  non sono solo una figlia, una moglie, una sgualdrina, una paziente, oppure  un’imputata, io non sono solo
  un’immagine  per la vostra testa, lo capite questo?
  Conosco  donne che sposano uomini, che disprezzano, per poter viaggiare in macchine di  lusso, e allora non
  condannatemi  se faccio la prostituta… io sapevo quello che stavo facendo in qualsiasi  momento e me ne assumo
  la  responsabilità!!
  Volete  che faccia la commedia della malata…povera malata Claudia, ha bisogno d’aiuto…  bè allora io non ve
  la  faccio la parte avete capito? Non sarò mai quello che voi vi siete messi in  testa… Claudia la pazza. Lo capite
  quello  che dico?
  Lei  può farmi firmare un foglio di carta che dice che sono pazza, ma sarà solo un  foglio di carta, e non potete
  farmi  diventare pazza anche se ci mettete sotto un milione di firme! E anche se me lo  ripetete un milione di
  volte  non potete farmi diventare pazza. Cercate di capire bene tutti quanti, io non  divento pazza per farvi un
  favore… hai scritto bene tu.
Non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino. 
  Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, 
  e la razza umana è piena di passione. 
  Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, 
  necessarie al nostro sostentamento. 
  Ma la poesia, la bellezza,  il romanticismo, l'amore.. 
  sono queste le cose che ti tengono in vita.
  
  John Keating dal film "L'attimo fuggente"
Mi piace svegliarmi alla mattina e non sapere cosa mi capiterà 
  o chi incontrerò, dove mi ritroverò. Secondo me la vita è un 
  dono, e non ho intenzione di sprecarla, 
  non sai mai quali carte ti capiteranno nella prossima mano, 
  impari ad accettare la vita come viene.. 
  così ogni singolo giorno ha il suo valore!
  
  Titanic
Dialoghi da L’attimo fuggente
- Meeks:       Io provo tutto una volta.
 Dalton: Sì. Tranne il sesso.
Meeks: I'll try anything once.
Dalton: Yeah, except sex.
- Neil:       Allora, che vuoi fare? Charlie?
 Dalton: Dannazione Neil, il mio nome è Nuwanda.
Neil: So what are you going to do? Charlie?
  Dalton:  Damn it Neil, the name is Nuwanda.
- McAllister:       Mostratemi un cuore libero da stupidi sogni e vi mostrerò un uomo felice.
 Keating: Ma soltanto nei loro sogni gli uomini possono essere liberi. Così è sempre stato e così sarà sempre.
 McAllister: Tennyson?
 Keating: No, Keating.
McAllister: Show me the heart unfettered by foolish dreams and  I'll show you a happy man.
  Keating: But only in their dreams can men be truly free. 'Twas always  thus and always thus will be.
  McAllister: Tennyson?
Keating: No, Keating.
- Todd:       La verità è una coperta che ti lascia scoperti i piedi [risate]
 Keating: No, non ci faccia caso, continui con la coperta, mi parli della coperta.
 Todd: Tu la spingi, la tiri e lei non basta mai, anche se ti dibatti, non riesci a coprirti tutto...
 Keating: Non si fermi.
 Todd: Dal momento in cui nasci piangendo al momento in cui esci morendo, ti copre solo la faccia e tu piangi e gridi e gemi.
Todd Anderson: Truth... Truth is like a blanket that always leaves  your feet cold.
  John Keating: To hell with them, more about the blanket!
  Todd Anderson: Stretch it, pull it, it will never cover any of us. Kick  at it, beat at it, it will never be enough...
  John Keating: Don't stop!
  Todd Anderson: From the moment we enter crying to the moment we leave  dying, it will cover just your head as you wail and cry and scream!
- Keating:       Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento... Perché il poeta usa       questi versi?
 Dalton: Perché va di fretta!
 Keating: No! [finge di premere un pulsante] Ding! Grazie per aver partecipato al nostro gioco.
Dialoghi da Il Padrino di Francis Ford Coppola
- Michael       Corleone: Mio padre non è diverso da qualunque       altro uomo di potere…
 Kay Adams: Già…
 Michael Corleone: Da chiunque abbia la… responsabilità di altri uomini, come un senatore, un presidente.
 Kay Adams: Non vedi come è ingenuo quello che dici?
 Michael Corleone: Perché?
 Kay Adams: Senatori e presidenti non fanno ammazzare la gente.
 Michael Corleone: Chi è più ingenuo, Kay?
- Fredo:       Ma di', glielo hai detto a Moe Greene?
 Michael Corleone: Gli faremo un'offerta che non potrà rifiutare.
- Vito       Corleone: Io ho sempre lavorato e non ho rimorsi,       ho avuto cura della mia famiglia e ho sempre rifiutato di fare il pupo       attaccato ai fili tenuti in mano da quei pezzi i' novanta. E non ho rimpianti,       era la mia vita, ma pensavo che un giorno finalmente sarebbe toccato a te       tenere i fili. Il Senatore Corleone, il Governatore Corleone oppure non       so...
 Michael Corleone: Un altro pezz' i' Novanta...
 Vito Corleone: Ah, il tempo non mi è bastato, non ho avuto il tempo.
 Michael Corleone: Ci arriveremo papà, ci arriveremo.
- [Tutti,       riuniti, cercano Luca Brasi per telefono; portano un pacco con un       giubbotto antiproiettile con dentro due pesci morti.]
 Sonny: Che minchia è questo?
 Pete Clemenza: È all'uso calabrese. Significa che Luca Brasi dorme coi pesci.
Sonny: What the hell is this?
  Pete Clemenza: It's a Sicilian message. It means Luca Brasi sleeps with  the fishes.
Dialoghi da Casablanca di Michael Curtiz
- Ilsa:       Suona la nostra canzone, Sam. Come a quel tempo.
 Sam: [sospirando] Non conosco cosa dite signora.
 Ilsa: Suonala, Sam. Suona... "mentre il tempo passa".
 Sam: [sospirando] Non ricordo signora. Mia testa unn poco stanca.
 Ilsa: Su, te l'accenno io. Da-dy-da-dy-da-dum, da-dy-da-dee-da-dum...
 [Sam comincia a suonare]
 Ilsa: Canta Sam.
 Sam: [cantando] You must remember this | A kiss is still a kiss | A sigh is just a sigh | The fundamental things apply | As time goes by. | And when two lovers woo, | They still say, "I love you" | On that you can rely | No matter what the future brings...
 Rick: [arrivando lì] Sam, Non ti avevo detto di non suonarla più?
Dialoghi da Titanic
- Jack:       Adesso sali sulla ringhiera. Reggiti. Reggiti. Tieni gli occhi chiusi. Ti       fidi di me?
 Rose: Mi fido di te.
 Jack: Va bene, apri gli occhi.
 Rose: Sto volando, Jack!
 Jack: Tu, Josephine, sulla macchina vieni con me, più su | Vola via con me...
- Caledon:       Dove stai andando? [Guardandola negli occhi, capisce] Cosa? Da lui?       Per fare la puttana di un topo da fogna?
 Rose: Preferisco essere la sua puttana piuttosto che tua moglie!
- Ascensorista:       Gli ascensori sono... Mi dispiace, signorina, ma gli ascensori sono fuori       servizio.
 Rose: Maledizione, ho chiuso con le buone maniere! [Aggredisce l'inserviente nell'ascensore] Portami subito giù! E. Ponte E.
- Ismay: [Venuto a conoscenza dell'ormai sicuro affondamento] Ma questa nave       non può affondare!
 Andrews: È fatta di ferro, signore. Le assicuro che può affondare. E affonderà. È una certezza matematica.
 Capitan Smith: Quanto tempo abbiamo?
 Andrews: Un'ora, due al massimo.[...]
 Capitan Smith: Ho l'impressione che finirà in prima pagina comunque, signor Ismay.
- Jack[quando       Rose se ne va dalla scialuppa]: Rose!       Rose! Sei pazza! Perché l'hai fatto? Sei pazza, Rose. Perché l'hai fatto?       Perché?
 Rose: Salti tu, salto io, giusto?
 Jack. Giusto!
Dialoghi da A Beautiful Mind di Ron Howard
- Martin       Hansen: Spaventato?
 John Nash: Terrorizzato. Mortificato. Pietrificato. Disorientato. Da te.
- John       Nash: Perché il miglior risultato si ottiene       quando ogni componente del gruppo farà ciò che è meglio per sé... e per il       gruppo...
 Hansen: Se è un sistema per essere l'unico a provarci con la bionda, vai all'inferno!
 John Nash: Dinamiche dominanti, signori, dinamiche dominanti... Adam Smith, si sbagliava!
- John       Nash: Alicia, il nostro rapporto garantisce       un impegno a lungo termine? Perchè io ho bisogno di una prova, una sorta       di dati empirici, verificabili.
 Alicia: Scusami... Dammi solo un attimo per ridefinire il mio concetto puerile di rapporto amoroso. Una prova... Dati verificabili... Okay. Allora... Quanto è grande l'universo?
 John Nash: Infinito.
 Alicia: Come lo sai?
 John Nash: Perché tutti i dati indicano che è infinito.
 Alicia: Ma non è stato ancora dimostrato...
 John Nash: No...
 Alicia: Tu non l'hai visto...
 John Nash: No...
 Alicia: Come fai a saperlo con certezza?
 John Nash: Non lo so, ci credo e basta"
 Alicia: È la stessa cosa con l'amore, penso. Ora, l'unica cosa che tu non sai è se io voglio sposare te.
- John Nash: Ciao Martin.
 Martin Hansen: Oh Gesù mio!
 John Nash: No, non ce l'ho. Il mio complesso di onnipotenza assume una forma completamente diversa.
- Martin       Hansen: Quelle... [Le allucinazioni] beh       hai capito... se ne sono andate?
 John Nash: No, non se ne sono andate e forse non se ne andranno mai. Ma io mi sono abituato a ignorare loro e, forse, come risultato loro hanno abbandonato me. Credi che sia così coi nostri sogni e i nostri incubi, Martin? Dobbiamo continuare ad alimentarli perchè restino in vita?
 Martin Hansens: Però sono cose che ti perseguitano.
 John Nash: Sono il mio passato, Martin. Tutti sono perseguitati dal passato
Dialoghi da C’era una volta il West di Sergio Leone
- Fat Moe:       Noodles, cos'hai fatto in tutti questi anni?
 Noodles: Sono andato a letto presto.
- Deborah:       Hai aspettato molto?
 Noodles: Tutta la vita.
- Noodles:       I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.       Chi avrebbe puntato su di me?
 Fat Moe: Io avrei puntato tutto su di te.
 Noodles: E avresti perso.
- Deborah:       Noodles tu sei la sola persona che io ho mai...
 Noodles: Che hai mai? Vai avanti, che hai mai?
 Deborah: Di cui mi sia importato. Ma tu mi terresti chiusa a chiave in una stanza e getteresti via la chiave, non è vero?
 Noodles: Sì, credo di sì.
 Deborah: Il guaio è che io ci starei anche volentieri.
- Max:       Tu te la porterai dietro per tutta la vita la puzza della strada.
 Noodles: A me piace da matti la puzza della strada, mi si aprono i polmoni quando la sento. E mi tira anche di più.
- Max:       È il tuo modo di vendicarti?
 Noodles: No. È solo il mio modo di vedere le cose.
- Fat Moe:       Prendi quei soldi e vattene! Cosa ti tiene ancora qui?
 Noodles: La curiosità.
- Fat Moe [riferendosi alla lettera ricevuta da Noodles con l'invito a spostare       le salme dal vecchio cimitero ebraico di New York]: E questo che       significa?
 Noodles: Significa: caro Noodles, anche se t'eri nascosto nel buco del culo del mondo, eccoci, ti abbiamo trovato. Significa: prepàrati.
 Fat Moe: A che?
 Noodles: Questo non l'hanno scritto.
- Whitey,       il poliziotto: Che ci fate voi qua, eh?
 Patsy: Già, che ci facciamo noi qua, eh?
 Noodles: Ce lo prendiamo nel culo.
 Cockeye: Sì, perché? È vietato dalla polizia prenderlo nel culo?
 Dominic: Fate la carità a quattro poveri coglioni che l'hanno preso nel culo...
- Sharky [Il politico corrotto]: Non preoccuparti, Jimmy: anche con una       gamba un po' più corta, tu farai lo stesso passi da gigante.
 Jimmy [Il sindacalista]: Già, ma sempre un passo dietro te, eh Sharky?
- [Il       poliziotto Withey, odiato da Noodles, sta facendo sesso con la minorenne Peggy       (il che è illegale) e viene scoperto da Max e da Noodles ragazzi]
 Max ragazzo: E bravo "faccia di merda"! Belle cose in servizio!
 Withey: Eheh mi avete preso con le mani nel sacco eh?
 Noodles ragazzo: No, ti abbiamo preso con l'uccello tra le cosce di una minorenne!
Dialoghi da Forrest Gump di Robert Zemeckis
- Kennedy:       Congratulazioni come si sente?
 Forrest Gump: Devo fare pipì... [dopo aver bevuto 15 Dr Pepper]
- Forrest       Gump: Salve, sono Forrest Gump.
 Autista Bus Esercito: Non gliene frega uno stracazzo a nessuno chi sei, pezzo di merda! Sei meno di un verme schifoso che striscia nella spazzatura, metti quel culo da checca sull'autobus, sei nell'esercito ora!
- Bubba:       Sei stato su una vera barca per gamberi?
 Forrest Gump: No, ma sono stato su una per uomini.
- Sergente       Istruttore: Gump! Quale è il tuo solo scopo in       questo esercito? L'hai imparato?
 Forrest Gump: Fare tutto quello che mi dice sergente istruttore?
 Sergente Istruttore: Maledizione Gump! Sei un maledetto genio, è la risposta più azzeccata che ho sentito, devi avere un maledetto quoziente intellettivo di 160, sei maledettamente dotato, militare Gump!
- Abbie       Hoffman: Parlaci un po' della guerra amico.
 Forrest Gump La guerra nel Vietnam?
 Hoffman: La guerra nel Viet-fottuto-nam!
- Tenente       Dan: Volevo vedere se mi reggo in piedi su       una barca.
 Forrest Gump: Ma lei non li ha i piedi tenente Dan!
 Tenente Dan: Sì, questo lo so.
- Tenente       Dan: Tu l'hai già trovato Gesù, Gump?
 Forrest Gump: Dovevo cercarlo? Non lo sapevo.
Dialoghi da Tre metri sopra il cielo di Luca Lucini
- Daniela:       Quanti anni mi dai?
 Babi: Almeno quattordici.
 Daniela: Ma io ho quattordic'anni...
 Babi [dopo averle sfumato un po' l'ombretto]: Stai per farne quindici!
- Chicco:       Tipico di tutte le donne, eh?!
 Babi: No non sono tutte le donne!
- Babi:       Ma vai a pranzo con quello?!
 Pallina: Almeno recupero qualcosa... Paga lui!
 Step: Come paghi tu?...M'avevi detto che pagava lei...
 Pollo: Sì. Cioè...Ieri le ho rubato i soldi?! Pago con quelli!
Dialoghi da Via col vento di Victor Fleming
- Rossella:       So solo che ti amo.
 Rhett: Questa è la tua disgrazia.
 Rossella: Aspetta, Rhett... Rhett... Se te ne vai, che sarà di me, che farò?
 Rhett: Francamente me ne infischio.[1]
Dialoghi da Ecce bombo di Nanni Moretti
- Uomo       del bar: Gli offri un dito e si pigliano tutto       il braccio, questa è la vera verità. Noi italiani stavamo bene a pascolare       le pecore. Poi abbiamo voluto fare un paese industriale, paese industriale.       Noi italiani siamo fatti così, "rossi" "neri" alla       fine tutti uguali.
 Michele: Ma chi è che sta parlando? Chi é? Rossi e neri sono tutti uguali? Ma che, siamo in un film di Alberto Sordi? Sì, bravo, bravo... . Te lo meriti Alberto Sordi!
- Madre:       Come sta la Silvia?
 Michele: Silvia, no "la Silvia"! Mamma fortunatamente siamo a Roma non a Milano... la Silvia, il Giorgio, il Pannella, il Giovanni.
 Cacare non cagare. Fica non figa.
- Michele:       Pensavo che si potrebbe fare l'amore...       ma pensavo che fosse impossibile. È possibile?.
 Flaminia: Dipende.
 Michele: Dipende da cosa?
 Flaminia: Dipende se c'è un motivo.
 Michele: In che senso?
 Flaminia: Se c'è un motivo, allora non vedo perché, se non c'è, allora non vedo perché no.
 Michele: Non capisco... [Dialogo surreale tra Michele e Flaminia, all'inizio della loro strana relazione]
- Michele:       Ma tu come campi?
 Cristina: Mah... faccio cose, vedo gente...
Dialoghi da In viaggio con papà di Alberto Sordi
- Cristiano:       Insiste te co 'sto veleno! Questi so' 40 secondi di vita in meno.
 Armando: Non me ne frega niente, è una scelta che ha fatto papà: sono 40 secondi de meno di vita ma forse scopi.
 Cristiano: Aridaje co 'sto sesso! T'è entrato dentro ar cervello a te er sesso...
 Armando: E manco esce.
- Armando:       Guarda quante donne, tutte disponibili.
 Cristiano: E sto a guarda'.
 Armando: Si rimorchiano tutte con una facilità! Stasera papà te ne presenta una, tu ci imbastisci un rapporto e te ne vai in vacanza con lei.
 Cristiano: Perché devo anna' in vacanza con lei?
 Armando: Perché non poi sta mica sempre appresso a papà, no?
 Cristiano: Scusa papà, mettiamo subito le cose in chiaro: che cosa intendi per rapporto te?
 Armando: Che te ne devi anna'!
…
  c’è troppa  bellezza nel mondo….. 
    A volte è come se la vedessi tutta insieme 
    ed è troppo……. 
    Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare 
    E poi mi ricordo di rilassarmi 
    e smetto di cercare di tenermela stretta..... 
    E dopo scorre attraverso me come pioggia 
    Ed io non posso provare altro che gratitudine 
    per ogni singolo momento della mia stupida 
    piccola vita 
    e voi non avete la più minima idea 
    di quello di cui sto parlando, 
    ma non preoccupatevi…… 
    un giorno l’avrete………"
American Beauty di Sam Mendes
Io sono nato  su questa nave. 
  E qui il  mondo passava, ma a duemila persone per volta. 
  E di desideri  ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e  una poppa. 
  Suonavi la  tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
    Io ho  imparato così. La terra...quella è una nave troppo grande per me. 
  È un viaggio  troppo lungo. È una donna troppo bella. 
  È un profumo  troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
    Lasciatemi  tornare indietro.
    Per favore.
La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore
La cosa meravigliosa dell’innamorarsi 
  è che uno impara tutto dell’altra persona 
  e molto in fretta 
  e se è vero amore 
  uno comincia a vedere se stesso attraverso i suoi occhi 
  e questo tira fuori il meglio di te. 
  È quasi come se uno si innamorasse di se stesso.
  
  Scherzi del cuore di Willard Carroll
Adoro il fatto che, dopo aver passato una giornata con te, 
  possa ancora sentire il tuo profumo sui miei vestiti. 
  E adoro il fatto che tu sia l’ultima persona con la quale voglio parlare  prima di addormentarmi la notte. 
  Non è che mi senta solo, e non c’entra il fatto che sia Capodanno. 
  Sono venuto qui stasera 
  perchè quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita 
  con una persona, 
  vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile.
  
  Harry ti presento Sally di Rob Reiner
Guardati dalla bestia uomo, 
  poiché egli è l'artiglio del demonio. 
  Egli è il solo fra i primati di Dio 
  che uccida per passatempo, o lussuria, o avidità. 
  Sì, egli uccide il suo fratello 
  per possedere la terra del suo fratello. 
  Non permettere che egli si moltiplichi, 
  perché egli farà il deserto della tua casa. 
  Sfuggilo, ricaccialo nella sua tana nella foresta, 
  perchè egli è il messaggero della morte.»
  
  Il Legislatore, XXIX Pergamena, 6° versetto 
Il pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner
"Coney Island" di Woody Allen
Evado sempre  nel regno della fantasia, io, poiché ebbi un'infanzia
  infelice. 
  Vengo da una  famiglia poverissima. 
  Mio padre  lavorava a Coney Island, la spiaggia popolare di New York. Aveva in concessione  un baracchino, tipo tre-palle-un-soldo, dove uno doveva buttar giù le bottiglie  di latte, vuote, con palle da tennis, cosa che io non riuscii mai a fare,  durante l'intera infanzia. 
  Ci fu una  specie di maremoto, a Coney Island, quando ero ragazzo. Sbaraccò tutto, portò  via il pontile, il lunapark, le case e tutto quanto - fece danni per un milione  di dollari e passa. 
  L'unica cosa  che rimase in piedi furono quelle bottiglie di latte...
"Ragazzo sensibile" di Woody Allen
Una volta, da  ragazzo, me ne stavo andando a lezione di violino. 
  Passo davanti  a una sala da biliardo e li c'era la ghenga di Floyd, che stava
  sgonfiando le gomme delle auto nei paraggi. 
  Non solo a  quelle parcheggiate, anche a quelle in movimento.
  Io passo oltre come niente fosse e lui mi chiama, fa: "Ehi, Roscio!".
  Non ci ho visto più. Ero un ragazzo coraggioso. Poso il violino. 
  Vado là e gli  dico: "Non mi chiamo Roscio. 
  Se mi vuoi,  rivolgiti a me educatamente. 
  Il mio nome è  Heywood Allen, per tua norma e regola."
  Trascorsi quell'inverno su una sedia a rotelle dopo che un'équipe di
  chirurghi mi estrasse il violino. 
  Per mia buona  fortuna non prendevo lezioni di violoncello
"Addomesticare gli elettrodomestici" di Woody Allen
  
  Non ho mai  avuto, in vita mia, un buon rapporto con gli oggetti
  meccanici, di alcuna sorta. 
  Tutto ciò con  cui non posso ragionare, che non posso vezzeggiare e coccolare, mi mette in  crisi. 
  Ho un  orologio le cui lancette si muovono, chissà perché, in senso antiorario. 
  Ho una  lampada solare, a raggi ultravioletti, che quando mi stendo per prendere la tintarella,  si annuvola e mi piove addosso. 
  Ho un  tostapane ch'è un bruciapane. 
  Odio la  doccia che ho in casa, perché basta che un, solo cittadino degli Stati Uniti  apra l'acqua di casa sua per farmi schizzare fuori tant'è bollente. Ho un  registratore a nastro, che m'è costato centocinquanta dollari, e, quando gli  detto qualcosa, mi fa: "Lo so, lo so".
"Il naufragio di un matrimonio" di Woody Allen
Vorrei  parlarvi del mio matrimonio, che non ha nulla da invidiare al
  naufragio dell'Andrea Doria. Sì, la mia vita coniugale è stata un inferno.
  Fatto sta che mia moglie era una donna molto immatura, non aggiungo altro. Basti  questo episodio, a riprova della sua immaturità. 
  Io sto  facendo il bagno, nella vasca, e lei entra quando le pare, senza neanche  chiedere permesso, e mi affonda le barchette.
  In parte però è colpa mia, se abbiamo divorziato. Ho sempre avuto, nei
  suoi confronti, un atteggiamento schifoso. 
  Durante il  primo anno di matrimonio, tendevo a porre mia moglie sotto un piedistallo.
  Siamo stati un bel pezzo a litigare, a scannarci, e alla fine abbiamo
  deciso che sarebbe stato meglio prenderci una vacanza o divorziare. 
  Ne abbiamo  discusso pacatamente, da persone mature, e abbiamo optato per il divorzio  poiché potevamo spendere solo una certa somma.
"A  caccia di alci" di Woody Allen 
  Questa  è assolutamente da non credere. Abbattei un alce, un giorno. Andavo a caccia,  su, verso il confine col Canada, e abbattei un alce. 
  Lo  lego al parafango, e via. Me ne torno a New York, sull'autostrada. 
  Però  non mi ero accorto che l'avevo colpito di striscio: l'alce era solo tramortito.  Alle porte di New York comincia a riprendere conoscenza. Eccomi dunque a viaggiare  con un alce vivo sul parafango, laddove c'è una legge nello Stato di New York  che lo vieta espressamente - di viaggiare con un alce vivo sul parafango - il  martedì, il giovedì e il sabato. 
  Vengo  preso dal panico. 
  Allora mi sovviene che un mio amico dà una festa in costume, quella
  sera. 
  Prendo  una decisione: vado e ci porto l'alce. L'imbuco e me ne lavo
  le mani. Detto e fatto. 
  Arrivo  e busso alla porta con l'alce appresso. 
  Il  padrone di casa ci accoglie sulla soglia. "Ciao", gli faccio,  "ho portato
  anche mia moglie". Entriamo. L'alce socializza subito. 
  Non  se la cava mica male. Tanto più che un tale cerca, con una certa insistenza, di  vendergli una polizza d'assicurazione.
  
  A  mezzanotte c'è la premiazione per i costumi più belli. 
  Vincono  il primo premio i coniugi Berkowitz, travestiti da alce. 
  L'alce  arriva secondo
"Ha sofferto molto?" di Woody Allen
A  quel tempo, avevo un dolore alla regione toracica. 
  Ero  sicuro che dipendesse da bruciore di stomaco poiché, a quell'epoca, ero sposato  e mia moglie mi cucinava sempre la sua ricetta nazista preferita: Pollo alla  Himmler.
  Ma non mi andava di sborsare venti dollari per sentirmelo semplicemente
  confermare da un medico qualunque - che si trattava di acidità di stomaco
  - senonché ero preoccupato, trattandosi, è vero, della regione toracica.
  
  Viene  fuori che un mio caro amico, Eggs Benedict, ha un dolore identico al mio, nella  stessa regione toracica. 
  Allora  - mi dico - se ci mando Eggs dal medico, vengo a sapere di che cosa soffro  senza spendere un soldo.
  Quindi convinco Eggs, e lui va. Risulta che ha bruciore di stomaco. 
  Gli  costa 25 dollari. Io esulto, perché ho praticamente scroccato una visita  medica. Telefono a Eggs due giorni dopo. E' morto.
  
  Mi  ricovero immediatamente. Mi faccio fare subito tutta una serie di
  esami, di analisi, raggi, controlli. Risulta che ho bruciore di stomaco.
  Mi costa centodieci dollari.
  
  Sono  fuori dal gangheri, adesso. L'altro giorno ho incontrato la madre
  di Eggs e le ho chiesto: "Ha sofferto molto?".
  
  "No",  mi fa, "è morto sul colpo. L'ha investito una macchina".
IL GLADIATORE di Ridley Scott
Padre, la tua decisione mi delude, io non diventerò imperatore, mai avrei pensato che i tuoi poteri potessero passare a Massimo.
Una volta mi scrivesti… considerando quattro delle principali virtù… saggezza, giustizia, fermezza e ottemperanza… leggendo quello scritto capivo di non possederle… ma ho altre virtù padre…
ambizione e intraprendenza, coraggio forse non sul campo di battaglia ma… ci sono molte forme di coraggio…
devozione alla mia famiglia e a te…
ma nessuna delle mie virtù era sul tuo scritto… anche allora era come se non mi volessi come figlio.
vado cercando il volto degli dei cercando il modo di compiacerti affinché tu sia fiero di me
se almeno una volta mi avessi tenuto abbracciato e tenuto stretto al tuo petto per me… sarebbe stato come il sole nel cuore per mille anni.
Non volevo altro che essere degno di te Marco Aurelio padre…
massacrerei il mondo intero… se solo tu mi amassi...
Non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino. 
  
  Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione. 
  
  Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, 
  necessarie al nostro sostentamento. 
  
  Ma la poesia, la bellezza,  il romanticismo, l'amore.. 
  
  sono queste le cose che ti tengono in vita.
  
  
  John Keating dal film "L'attimo fuggente" di Peter  Weir
Mi piace svegliarmi alla mattina
e non sapere cosa mi capiterà 
  
  o chi incontrerò, 
dove mi ritroverò.
Secondo me la vita è un dono,
e non ho intenzione di sprecarla, 
  
  non sai mai quali carte ti capiteranno 
nella prossima mano, 
  
  impari ad accettare la vita come viene.. 
  
  così ogni singolo giorno ha il suo valore!
  
  
  Titanic  di James Cameron
Per te amore mio
Sono andato al mercato degli  uccelli
  E ho comprato uccelli
  Per te
  amor mio
  Sono andato al mercato dei fiori
  E ho comprato fiori
  Per te amor mio
  Sono andato al mercato di ferraglia
  E ho comprato catene
  Pesanti catene
  Per te
  amor mio
  E poi sono andato al mercato degli schiavi
  E t'ho cercata
  Ma non ti ho trovata
  amore mio. 
JACQUES PREVERT
    
Pablo Neruda
Saprai che  non t'amo e che t'amo
  perché la vita è in due maniere,
  la parola è un'ala del silenzio,
  il fuoco ha una metà di freddo.
  
  Io t'amo per cominciare ad amarti,
  per ricominciare l'infinito,
  per non cessare d'amarti mai:
  per questo non t'amo ancora.
  
  T'amo e non t'amo come se avessi
  nelle mie mani le chiavi della gioia
  e un incerto destino sventurato.
  
  Il mio amore ha due vite per amarti.
  Per questo t'amo quando non t'amo
  e per questo t'amo quando t'amo.
  da Cento  sonetti d'amore
Le piccole cose
Le piccole  cose 
  che amo di te 
  quel tuo  sorriso un po' lontano
  il gesto lento della mano con cui mi accarezzi i capelli 
  e dici: vorrei averli anch'io così belli
  e io dico: caro sei un po' matto
  e a letto svegliarsi col tuo respiro vicino 
  e sul comodino il giornale della sera 
  la tua caffettiera che canta, in cucina 
  l'odore di pipa che fumi la mattina
  il tuo profumo un po' balsé
  il tuo buffo gilet 
  le piccole cose
  che amo di te 
  
  Quel tuo  sorriso strano 
  il gesto continuo della mano con cui mi tocchi i capelli
  e ripeti: vorrei averli anch'io così belli
  e io dico: caro me l'hai già detto
  e a letto sveglia sentendo il tuo respiro
  un po' affannato 
  e sul comodino il bicarbonato
  la tua caffettiera che sibila in cucina 
  l'odore di pipa anche la mattina
  il tuo profumo un po' demodè
  le piccole cose 
  che amo di te 
  
  Quel tuo  sorriso beota
  la mania idiota di tirarmi i capelli
  e dici: vorrei averli anch'io così belli
  e ti dico: cretino, comprati un parrucchino!
  e a letto stare sveglia e sentirti russare 
  e sul comodino un tuo calzino
  e la tua caffettiera che é esplosa finalmente, in cucina! 
  la pipa che impesta fin dalla mattina
  il tuo profumo di scimpanzè 
  quell'orrendo gilet 
  
  le piccole cose 
  che amo di te.
  Stefano Benni
Gabriel García Márquez 
  Se per un istante Dio dimenticasse che sono una  marionetta di stoffa e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi  tutto quello che penso, ma sicuramente penserei molto a quello che dico.
  Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che  significano.
  Dormirei poco, sognerei di piu'; capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli  occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Mi attiverei quando gli altri si  fermano, e mi sveglierei quando gli altri si addormentano.
  Ascolterei quando gli altri parlano e mi godrei un buon gelato di cioccolata.
  
  Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei in maniera semplice, mi  sdraierei beato al sole, lasciando allo scoperto non solo il mio corpo ma anche  la mia anima.
  Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei  l'uscita del sole. Dipingerei sulle stelle un sogno di Van Gogh, una poesia di  Benedetti, e una canzone di Serrat; sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
  Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine  e l'incarnato bacio dei loro petali...
  
  Dio mio, se avessi un pezzo di vita... non lascerei passare un solo giorno  senza ricordare alla gente che le voglio bene, che l'amo. Convincerei ogni  donna e ogni uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell'amore.
  Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano nel pensare che si smette di  innamorarsi quando si invecchia, senza sapere che si invecchia quando si smette  di innamorarsi.
  Ad un bambino darei delle ali, ma lascerei che impari a volare da solo. Ai  vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la  dimenticanza.
  
  Tante cose ho imparato da voi, uomini...
  Ho imparato che tutto il mondo vuole vivere in cima alla montagna, senza sapere  che la vera felicita' e' nella maniera di salire la scarpata.
  Ho imparato che quando un neonato prende col suo piccolo pugno, per la prima  volta, il dito di suo padre, l'ha afferrato per sempre.
  Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro uomo dall'alto,  soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.
  Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, anche se piu' di tanto non mi  serviranno, perche' quando leggerete questa lettera purtroppo staro' morendo. 
  Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi. Se sapessi che oggi è  l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti,
  ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano  della tua anima.
  Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti  abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri. Se  sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua  parola per poterle ascoltare una e più volte ancora. Se sapessi che questi sono  gli ultimi minuti che ti vedo, direi "ti amo" e non darei  scioccamente per scontato che già lo sai. 
  Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare  le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che  ci rimane,  mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò. Il domani non è  assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che  vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non  arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un  sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri
  troppo occupato per regalare un ultimo desiderio. 
  Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali  e trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi spiace",  "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le  parole d’amore che conosci.  
  Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore  la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto  li ami". 
Gabriel García Márquez 
  Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di  stoffa e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello  che penso, ma sicuramente penserei molto a quello che dico.
  
  Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che  significano.
  
  Dormirei poco, sognerei di piu'; capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli  occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Mi attiverei quando gli altri si  fermano, e mi sveglierei quando gli altri si addormentano.
  
  Ascolterei quando gli altri parlano e mi godrei un buon gelato di cioccolata.
  
  Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei in maniera semplice, mi  sdraierei beato al sole, lasciando allo scoperto non solo il mio corpo ma anche  la mia anima.
  
  Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei  l'uscita del sole. Dipingerei sulle stelle un sogno di Van Gogh, una poesia di  Benedetti, e una canzone di Serrat; sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
  
  Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine  e l'incarnato bacio dei loro petali...
Bambini G di Giorgio Gaber
  a)  Io mi chiamo G.
  b) Io mi chiamo G.
  
  a) Non hai capito, sono io che mi chiamo G.
  b) Sei tu che non hai capito, mi chiamo G anch’io.
  
  a) Ah. Il mio papà è molto importante.
  b) Il mio papà no.
  
  a) Il mio papà è forte, sano e intelligente.
  b) Il mio papà è debole, malaticcio e un po’ scemo.
  
  a) La mia mamma è molto bella assomiglia a Brigitte Bardot.
  b) La mia mamma è brutta, bruttissima, la mia mamma assomiglia a… la mia mamma  non assomiglia!
  
  a) Il mio papà ha tre lauree e parla perfettamente cinque lingue.
  b) Il mio papà ha fatto la terza elementare e parla in dialetto, ma poco perché  tartaglia.
  
  a) Io sono figlio unico e vivo in una grande casa con diciotto locali spaziosi.
  b) Io vivo in una casa piccola, praticamente un locale, però c’ho diciotto  fratelli.
  
  a) Il mio papà è molto ricco guadagna 31 miliardi al mese che diviso 31 che  sono i giorni che ci sono in un mese, fa… un miliardo al giorno.
  b) Il mio papà è povero guadagna 10.000 al mese che diviso 31 che sono i giorni  che ci sono in un mese fa, circa… 10.000 al giorno… al primo giorno, poi dopo  basta.
  a)  il mio papà un giorno mi ha portato sulla collina e mi ha detto: “Guarda!…Tutto  quello che vedi un giorno sarà tuo…”
  b)  anche il mio papà un giorno mi ha portato sulla collina e mi ha detto: “Guarda!…E  basta!”
Fonte: http://www.misirizzi.it/Monologhi%20e%20dialoghi%20FILM.doc
link sito web : http://www.misirizzi.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Cinema monologhi e dialoghi film famosi
Visita la nostra pagina principale
Cinema monologhi e dialoghi film famosi
Termini d' uso e privacy