Mille e uno secreti

 

 

 

Mille e uno secreti

 

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Anonimo

I mille e uno secreti

 

Traduzione e commento a cura di
Ugo Gabriele Becciani

 


Quando, nell’ormai remoto aprile 2000, mi accingevo a stampare il mio primo saggio su un antico manoscritto di secreti, affidai l’ingrato compito di revisione scientifica all’amico Giancarlo Niccolai, storico della medicina, che già conoscevo per i comuni ideali laici e di libertà, e come uomo sempre con il sorriso sulle labbra, pronto ad irridere tutti gli -ismi che costellano la nostra società.


Questo grande aiuto offertomi sempre con spontaneità ed amicizia, non s’interruppe mai, al punto che nei giorni precedenti la sua improvvisa scomparsa cercai Giancarlo, per ottenere da lui alcuni preziosi consigli.
Voglio dedicare a lui questi miei ultimi lavori, con l’auspicio che il patrimonio culturale che Giancarlo ci ha lasciato, con i suoi scritti e con la sua biblioteca, veramente unica, e sempre aperta agli amici per la ricerca, possa essere d’aiuto ancora a tutti quelli che si dedicano al difficile ma appagante studio sui costumi e le tradizioni del nostro popolo.


 

 


Con questo libro Ugo Becciani dichiara, nel pezzo iniziale, che intende chiudere il”ciclo di ricerche sui secreti”. Nella sua produzione letteraria troviamo diversi altri testi dedicati a queste antiche (o semplicemente vecchie) ricette sulle materie igienico-sanitarie, sull’econo­mia domestica, sulle discipline artistiche, artigianali o gastronomiche: “secreti” anche per ammannire un piatto fuor dal comune, per guarire un malato riottoso alle cure normali, per un’accurata cosmesi, per condurre a buon fine una manifattura.


Si capisce bene che in queste arti si sono esercitati tipi diversi, nel corso dei secoli: medici e speziali, ma anche streghe e ciarlatani, flebotomi e cavadenti da piazza. Becciani ha tradotto dal francese, e ci presenta, il saggio di un “esperto” del 1836, il cui trattato fu composto in quattro parti, come si può vedere scorrendo le seguenti pagine.


L’opera non è solo per gli specialisti, i cultori di storia della medicine e della farmacia: essa si colloca nel filone della cosiddetta storia del quotidiano. Perché a leggerla si capisce bene come dovesse esser complicato, neanche due secoli fa, cavarsela quando si era malati; cercando magari di eliminare una cancrena con l’aspersione di zucchero fino, la gotta al piede con semplice immersione in liquido caldo, le emorroidi con le sanguisughe, l’emicrania con l’acqua fresca a digiuno, le “malattie dei nervi” (ma l’autore voleva dire i dolori) con impiastri da applicare su tutto il corpo “fino al collo”, i sintomi di annegamento con un letto ben scaldato (ma solo “se non compaiono segni di putrefazione”), la rabbia canina cauterizzando la parte morsicata.


Ovviamente si potrebbe continuare; ma credo sia opportuno lasciare al lettore il gusto di scoprire altri “secreti”. Fra i quali, del resto, non pochi potrebbero ancor oggi essere di qualche utilità. Non mi sembra infatti si vada ancora molto oltre al latte caldo per il raffreddore, ad appositi pediluvi per ammorbidire i calli, all’esercizio fisico ed alla dieta contro l’obesità.


E se poi qualcuno vuole entrare nello spionaggio internazionale usando un metodo dimenticato, inusuale per i moderni OO7, vada a leggersi la ricetta per fare una bella boccia di inchiostro simpatico. La cosa potrebbe esser utile non solo per trafugare segreti politici, formule missilistiche o di nuovi e mirabolanti farmaci, ma anche nei campi industriale, artistico, letterario, della cosmesi o di nuove invenzioni ancora non coperte da brevetto.  

 

Pistoia, 8.4.2008
Dr. Alberto Cipriani


 

 


I secreti, vale a dire le ricette igienico-sanitarie, ma anche di culinaria, d’economia domestica o relative al metodo da seguire in procedimenti scientifici, artigianali, artistici, hanno sempre affascinato la gente del popolo, il ceto agiato, il clero e gli stessi uomini di scienza. Chi di noi non possiede in casa un cofanetto con note per allestire piatti particolari o un’agenda dove sono state copiate ‘assolute novità e certezze’ che un amico ci ha passato in gran segretezza!
Ciò ha indotto che, col passare dei secoli, si vennero a creare vere e proprie caste religiose, pseudo-mediche o d’aderenti ad una certa arte o mestiere, che si tramandavano, prima oralmente, poi per iscritto, cure particolari, metodi per ottenere le migliori vernici o i più appaganti restauri, o, addirittura, per procurarsi, là dove la scienza non poteva arrivare, l’appoggio della divinità.


Nell’excursus della nostra modesta ricerca storica sull’argo­mento, compiuta negli ultimi anni, abbiamo visto, come Erodoto ci riferisce, che i Babilonesi esponevano i malati alla pubblica via, per consentire che i passanti, impietositi, consigliassero loro rimedi empirici, erbe, secreti che sarebbero potuti arrivare, là dove la scienza ufficiale aveva fallito.


Non a caso, il Kamasutra, ben noto testo indiano, sugli atteggiamenti da tenere nella vita di relazione e nel rapporto sessuale, riporta nei capitoli finali vere e proprie ricette con sostanze in grado d’aumentare la propria avvenenza, il vigore, o, addirittura, per sottomettere il partner alla propria volontà.
Maometto, nella stesura del più antico Corano, sentì l’esigenza di farsi medico, in più di 150 hadit, con prescrizioni per la cura dell’idropisia, della pellagra, delle oftalmie, della peste, della lebbra elefantiaca, ecc. D’altra parte i suoi conterranei ci hanno lasciato un vasto corpus di manoscritti medico-filosofici, spesso attinti dai testi dei grandi Greci, come Ippocrate o Galeno, ma, altrettanto spesso, tramandati oralmente dai propri antenati.


Lo stesso problema si posero gli sciamani dei popoli più primitivi: per mantenere il primato politico e religioso fu necessario saper curare anche il corpo dei propri proseliti. Un eventuale insuccesso non avrebbe potuto portar loro nocumento, poiché era ben saldo il concetto che, in tal caso la colpa doveva essere ricercata nell’anima del malato, moralmente indegno, e quindi incurabile. Il connubio fra medicina e religione nacque in questo modo.
Così si affermeranno le raccolte di secreti, ricopiate dagli amanuensi nelle abbazie, che rappresenteranno, per molti secoli un punto fermo per il divulgarsi della cultura nell’Alto Medioevo.


Ad un certo punto, però, la formazione laica si ribellò a questo status. La scuola medica di Salerno, pur derivando dalla tradizione medica monastica, che ben conosceva i testi greci ed arabi, aprì, sebbene messa al bando dalla chiesa cattolica, ad una nuova cognizione sanitaria, di tipo moderno ed aperto, per quel tempo, con il famoso “Flos Medicinae Salerni” (XI sec. e seguenti), manifesto del movimento rivolto a sanitari di tutte le etnie, compresi gli arabi, e, cosa incredibile per quel periodo, persino alle donne.
S’affermò quindi una medicina ufficiale approvata e regolamentata dalle autorità civili e numerosi medici, o altri studiosi, pubblicarono testi d’igiene, medicina, alimentazione, ecc.
Ricordiamo, fra tutti, l’“Herbario” o “Il tesoro della sanità” di Castor Durante da Gualdo, medico e cittadino romano del ’500, nel quale s’insegna il modo di conservare la sanità e prolungare la vita, e si tratta della natura dei cibi, dei rimedi e dei nocumenti loro’: veri e propri trattati d’erboristeria e di scienza dell’alimentazione.
La tradizione popolare non perse affatto nel conflitto e, a questi testi si affiancarono manoscritti, di più basso livello e rivolti al popolino, che non si poteva permettere, per gli alti costi, di rivolgersi al dottore o al farmacista, se non in casi gravi. Ecco quindi raccolte come quella (che noi abbiamo tradotto dal dialetto veneziano) che ci propone A. G. Bernoni nel 1878, pubblicazione che mostra come nel Medioevo, presero piede da un lato i secreti laici, e, dall’altro, i fenomeni della stregoneria e delle credenze religiose. I primi riportavano, come già detto, tutto lo scibile, sia medico sia delle arti e dei mestieri, che nel frattempo si erano organizzate in corporazioni regolamentate dalle leggi. Nel secondo caso assistiamo alla peculiarità di molte donne, le così dette streghe che, con mezzi discutibilmente leciti, arrotondavano gli introiti familiari, facendo leva sulla credulità popolare e proponendo ‘cure’ che giocavano sulla capacità d’attecchimento sugli ignoranti di superstizioni o artifizi truffaldini. Ma, come ben sappiamo, non ebbero una gran fortuna, perché la chiesa le ostacolò con ogni mezzo, anche cruento, per la paura di perdere adepti: nacquero così, in alternativa, i santi guaritori, ‘specializzati', per l’epilessia, la gola, la vista, ecc.


Più fortuna ebbero invece i ciarlatani che, per essere uomini, avevano la possibilità di spostarsi da un paese all’altro, anche in modo veloce per sfuggire alla polizia, per proporre i loro elisir o balsami miracolosi, o per estrarre i denti; anche per la possibilità che avevano di farsi pubblicità per mezzo di fogli d’avviso appesi ai muri delle case, od inserzioni ingannevoli sui primi giornali, che vantavano i loro meriti.
Nel frattempo continuava la tradizione scritta di secreti popolari, sempre mirati al problema contingente che si poteva presentare: così, ad esempio, nel periodo in cui erano in auge i duelli, troviamo innumerevoli ricette per la cura di ferite da taglio o da schioppo.


La medicina popolare si occupò perfino di veterinaria. Si trovano, ad esempio, numerosi testi dedicati agli allevatori, con rimedi di pronto impiego per salvare prontamente quello che era il patrimonio famigliare: il toro o la vacca, il cavallo, il maiale, gli ovini, i conigli o il pollame.
Pure medici accreditati, prima della comparsa delle farmacopee ufficiali nei vari stati, compilarono ricettari rivolti alle dame di carità, ai parroci, o a coloro che si dovevano curare con poca spesa. È il caso di “Medicina facile, overo formulario di medicamenti d’agevole preparazione utile ad ogni professore, ma principalmente a’ chirurghi di campagna, a’ curati ed alle persone caritatevoli, che distribuiscono remedj alla povera gente: con osservazioni per rendere più facile la giusta applicazione de’ remedj”. Traduzione dell’esemplare francese arricchita di remedj secreti ed estratti dalle effemeridi di Germania. Lucca; V. Giuntini, 1758. Gli autori: Arnault de Noblevilles, medico ordinario del Re, Villac de Laval, medico degli spedali militari di Namur, Loyre du Perron, della Società letteraria d’Orleans e il sig. Salerne, corrispondente dell’Acca­demia Reale delle Scienze di Parigi.
Un ultimo avvenimento peculiare che possiamo riscontrare nello scenario delle corti settecentesche, è quello dei manuali delle dame. Soprattutto per vezzo, nascono quei libretti, piccoli di formato, i primi pockets della storia, ma di contenuto copioso, che le ‘signore bene’ scrivevano, e nello stesso tempo portavano con sé. Il più famoso è quello dal lungo titolo: “Secreti, overo, rimedi di Madame Fochetti per sanare con poca spesa ogni sorta d’infermità interne ed esterne, inveterate e passate sino al presente per incurabili, sperimentati dalla medesima dama”, addirittura tradotto dalla lingua francese (dopo aver italianizzato il nome dell’autrice) da L. Castellini; Venezia, S. Corti, 1689.


È a questo campo che si rivolge il nostro presente lavoro, che chiude il ciclo di ricerche sui secreti. Il testo che vi proponiamo è: “I mille ed uno secreti, raccolta in ordine alfabetico, di un gran numero di ricette d’igiene, medicina domestica, secreti da toeletta, economia rurale e domestica, arti, scienze, ecc”; opera indispensabile alle padrone di casa, ai proprietari, agli infermieri e in modo peculiare agli abitanti della campagna, redatta dopo gli scritti delle dame Julia de Fontanelle, Boitard, Vergnaud, Morin, ecc. Parigi, presso tutti i mercanti di novità; De Brodard, 1836.
Redatto da anonimo, è articolato in quattro parti: la prima dedicata all’igiene, alla medicina domestica ed ai segreti di bellezza, la seconda all’economia domestica, la terza all’economia rurale, la quarta a scienze, arti e mestieri.


Un’analisi di primo impatto ci fa notare come, ancora nei primi anni del ’800, la medicina moderna fosse ancora agli albori. Nel capitoletto sugli abusi ci sembra di rileggere la “Regola Salernitana” o “Il tesoro della sanità” di Castor Durante. Ben poco si dice sui veleni: si conoscono, approssimativamente, solo arsenico e rame, mentre, a riguardo dei funghi, ci fanno sorridere le conoscenze scientifiche e, quindi gli antidoti proposti. Un po’ più ‘centrato’ il trattamento per le asfissie da ossido di carbonio od altri gas tossici degli ambienti. Buona conoscenza invece dell’igiene dei denti, del comportamento da tenersi da parte della puerpera, su se stessa e sul neonato, del metodo d’estrazione dello zucchero da barbabietole, della tecnica artigianale per incidere il vetro o l’acciaio, o della fabbricazione dei formaggi. Discrete anche le nozioni agricole: l’economia del tempo era ancora fondamentalmente rurale.
Ma non facciamone troppe lodi, salasso e mignatte erano ancora un trattamento sanitario importante e la teoria ippocratica sugli umori e i temperamenti, o quella dei ‘segni’, per identificare un medicinale, erano ancora imperanti!

 

 

 I mille e uno secreti

 


Raccolta in ordine alfabetico di un gran numero di ricette d’igiene, medicina domestica, toeletta, economia rurale e domestica, arti, scienze, etc.

Opera indispensabile alle padrone di casa, proprietari, infermieri, e, in particolare agli abitanti della campagna.

 

Redatta dopo le opere delle signore Julia de Fontanelle, Boitard, Vergnaud, Morin etc., etc.

 

Parigi

 

Presso tutti i mercanti di novità.

 

 

De Brodard, 1836


 

 

 
Parte prima:
igiene, medicina domestica, secreti di toeletta.

 


L’abbattimento

L’abbattimento è un’affezione piuttosto morale, che fisica. Lo dimostra il fatto che le persone di temperamento nervoso ne sono più soggette delle altre. Le distrazioni e l’esercizio fisico sono i soli rimedi da opporre a questa sofferenza, prodotta da una sensibilità eccessiva.

 

L’ascesso

Gli ascessi sono di due tipi: generali o specifici. Nel primo caso racchiudono un ammasso di liquido, nel secondo, contengono una raccolta di pus, più o meno considerevole. Il loro aspetto ne fa, agevolmente, riconoscere la differenza.
Per guarire un ascesso, bisogna portarlo a maturazione. Vanno, allora, considerate tre cose: per primo, sapere che il calore delle sostanze applicate alla parte, deve essere ininterrotto; in secondo luogo, cosa fare per impedirne il raffreddamento, vale a dire rinnovarle più spesso possibile; senza tuttavia spingere ad un grado troppo elevato il rilassamento che esse producono. Rilassamento ottenuto con l’acqua calda, le radici, le piante, i semi, i fiori ed i frutti che contengono una mucillagine; tutte cose che s’impiegano in cataplasmi, fomentazioni, sotto forme emplastiche, principalmente nel caso in cui l’ascesso sia duro, infiammato, doloroso, o vi sia febbre, prostrazione delle forze vitali. Infine, la leggera irritazione che è conveniente esercitare, qualche volta, con la cipolla, l’aglio, il lievito, l’ammoniaca, il sapone, sempre favorevole, quando l’infiam­mazione cammina lentamente, la suppurazione tarda ed è da temere il riassorbimento del fluido purulento. Si devono continuare questi vari rimedi, secondo le indicazioni, finché la parte infiammata sia, in tutto od in parte, giunta al punto della suppurazione.

 

Gli abusi

Ci si potrebbe soffermare, a lungo, sugli abusi che si oppongono alla conservazione della sanità. Per quanto possibile, non bisogna abusare nei piaceri, nel lavoro, nell’esercizio fisico, nel sonno, per la semplice ragione, che, di qualunque specie siano, contraddicono, comunque, la Natura, il cui operato non va mai ostacolato.

 

 


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Dello stesso autore:

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Fonte: http://www.ugobecciani.it/libri/mille-e-uno-secreti.doc
Sito web: http://www.ugobecciani.it/
Autore: Ugo Becciani

 

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