Da dove deriva il sogno ?

 

 

 

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Da dove deriva il sogno ?

Secondo Freud i sogni sarebbero degli esaurimenti mascherati di desideri rimossi. In contrasto con la tesi freudiana c’è la tesi di Garma, che sostiene che gli unici fattori che generano il sogno sono le situazioni traumatiche: al momento di dormire l’Io non riesce più a padroneggiare la situazione e non reggendo crea una situazione traumatica.
Probabilmente la teoria di Garma deriva da altri due maestri della psicoanalisi, entrambi allievi di Freud: Rank e Ferenczi. Il primo aveva appunto una concezione traumatica del sogno; comunque secondo Ferenczi si trattava di una revisione della tesi di Freud, secondo la quale la funzione del sogno era quella della soddisfazione di un desiderio rimosso, ovvero la “trasformazione di un resto diurno che turba il sonno”. Quando poi si analizzano quei resti diurni si scopre che sono solamente sintomi che ripetono traumi. Di conseguenza il sogno viene concepito da Ferenczi come traumatolitico, cioè un tentativo di dare una soluzione migliore ad eventi traumatici. In realtà, secondo Ferenczi, è come se sognassimo due sogni: nel primo viviamo un’esperienza puramente emotiva (sogno primario), nel secondo il trauma accede ad una prospettiva di soluzione (sogno secondario). Il sogno primario è quindi un sogno senza immagine, privo di scena onirica, e se è senza immagine è un derivato della morte, infatti anche Ade è per eccellenza “il senza immagine”. Nonostante Ferenczi non ne abbia parlato in questi termini, non è mancato chi ha voluto spiegare il sonno e il sogno come conflitto tra pulsione di morte e pulsione di vita.
Nel lavoro del sogno proposto da Ferenczi si tratta di rivivere il trauma. Se c’è un fine terapeutico dell’analisi del sogno, esso consiste nel rendere accessibili le sensazioni con l’aiuto di una trance profonda, una regressione al di là del sogno con l’intento di far rivivere, ripetere gli avvenimenti traumatici. Per altri versi Ferenczi consente di tipologizzare gli analisti del sogno in centripeti e centrifughi (rispettivamente Ferenczi e Freud). Nel caso del sogno questa divisione è più appropriata, infatti noi possiamo pensare al sogno come a un fuori o a un dentro o come ad ambedue i luoghi in momenti diversi. L’analista centrifugo privilegia le libere associazioni e l’interpretazione, mentre l’analista centripeto sta sull’immagine del sogno, tende a privilegiare l’esperienza e non l’interpretazione.

Ci sono poi altre teorie sui sogni, come quella di Hanna Segal, secondo la quale la teoria di Freud presuppone che ci sia un Io relativamente forte. Se infatti Freud definisce il sogno come soddisfacimento di un desiderio rimosso, si deve ritenere che sia questo Io relativamente forte a rimuovere. La rimozione è quindi funzione della forza dell’Io. La capacità di rimuovere, però, implica anche quella di rielaborare e simbolizzare, in perfetto accordo col fatto che solamente ciò che è rimosso richiede il simbolo. Nel caso in cui sia predominante l’identificazione dell’immagine, l’Io vive in una situazione di confusione con l’oggetto e poiché il simbolo è una creazione dell’Io, simbolo e oggetto diventano una cosa sola, dando origine al pensiero concreto. Per far sì che il simbolo ridiventi rappresentazione occorre accettare il dolore che viene dalla separazione dall’oggetto. Il rimosso diventa il dolore. Quindi, se il meccanismo predominante è l’identificazione dell’immagine, la funzione del sogno, che dovrebbe consistere nel contenimento e nell’ elaborazione dell’angoscia, diventa quella di evacuare parti sgradite del Sé, ovvero frammenti di dolore. Quello che va sottolineato nell’assunto della Segal è che parlare di angoscia significa comunque parlare di pulsione di morte. Se la pulsione di morte esce allo scoperto, lo fa come angoscia. Il sogno, in questa prospettiva, provvede a contenere ed elaborare questa pulsione di morte che è l’angoscia, là dove per elaborare si intende saper dar spazio alla morte.
Riassumendo gli stili degli analisti si potrebbe affermare che l’analista centrifugo mantiene le distanze sia dal paziente che dall’immagine. Traduce semplicemente l’immagine, ciò significa tenerla a distanza, portarla altrove. Il sogno è, per così dire, una sua creazione e un oggetto di contemplazione, sta fuori. L’analista centripeto invece, controtransfera il sogno, cioè sogna l’analisi del sogno mentre l’analisi stessa avviene.  

 

Fonte: http://old.liceivaldagno.it/ScuoleInRete/trissino_valdagno/mediateca.nsf/9bc8ecf1790d17ffc1256f6f0065149d/eaa77160c84a9861c12570d7003f023c/Body/M45/FREUD.doc

Sito web da visitare: http://old.liceivaldagno.it

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