Dizionario enciclopedico termini con lettera iniziale L parte 5

 

 

 

Dizionario enciclopedico termini con lettera iniziale L parte 5

 

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Dizionario enciclopedico termini con lettera iniziale L parte 5

 

Leóne di Nemèa Nella mitologia greca, mostruoso leone invulnerabile che faceva stragi tra gli abitanti della zona vicino a Nemea, nei pressi della quale viveva all'interno di una grotta. Fu ucciso da Eracle (la sua prima fatica).

Leóne Ebrèo (Lisbona ca. 1465-1530 /32?) Yeudah Abrabanel detto Leone Ebreo. Filosofo ebreo portoghese. Tra le opere I dialoghi d'amore (postumo, 1535).

Leóne, Giovànni (Napoli 1908) Politico democristiano. Fu due volte presidente del consiglio (1963 e 1968) e anche presidente della repubblica, dal 1971 al 1978.

Leóne, Sèrgio (Roma 1929-1989) Regista e produttore cinematografico. Formatosi come aiuto-regista in alcuni kolossal storici (Quo Vadis, Ben Hur, Sodoma e Gomorra), ha creato il genere del western all'italiana. Ha diretto Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965), Il buono, il brutto, il cattivo (1966), C'era una volta il West (1968) e C'era una volta in America (1984).

Leonéssa Comune in provincia di Rieti (2.877 ab., CAP 02016, TEL. 0746).

leonéssa, sf. Simbolo di grande audacia.
 sf. lioness.

Leonfòrte Comune in provincia di Enna (15.147 ab., CAP 94013, TEL. 0935). Centro agricolo (coltivazione di olive e agrumi) e dell'attività estrattiva dello zolfo. Gli abitanti sono detti Leonfortesi.

Leonhardt, Gustav (Graveland 1928-) Clavicembalista e organista olandese. Tra le opere un'analisi critica dell'arte della fuga di Bach.

Leóni, Leóne (Menaggio ca. 1509-Milano 1590) Scultore. Tra le opere Carlo V domina il Furore (1551, Madrid, Prado) e Facciata della casa degli Omenoni a Milano (metà del XVI sec.).

Leóni, Pompèo (1533?-Madrid 1608) Scultore. Tra le opere Carlo V e Filippo II con le famiglie (1591-1598, Escorial, Cappella Maggiore).

Leònida (?-Termopili 480 a. C.) Re agiade di Sparta dal 490, perì nel tentare di difendere le Termopili dai persiani di Serse con 300 spartani.

leònidi Sciame di meteore, con radiante nella costellazione del Leone, visibile nelle notti di metà novembre.

leonìno, agg. Da leone.

Leoninus (ca. 1140-Parigi ?) Compositore francese. Tra le opere Organa (a due voci).

Leonov, Aleksei (Listvjanja 1934-) Cosmonauta ucraino. Nel 1965 compì per primo una passeggiata spaziale di 10 minuti.

leontìasi, sf. Termine medico che designa le caratteristiche assunte dal volto del paziente in seguito all'ipertrofia dei tessuti causata in particolare dalla lebbra.

Leontief, Wassily (San Pietroburgo 1906-) Economista americano di origine russa. Trasferitosi negli USA nel 1931, insegnò ad Harvard economia politica. Premio Nobel per l'economia nel 1973, ha creato il metodo di programmazione lineare, anche noto con il nome di input output analysis e ha sviluppato l'analisi della teoria delle interdipendenze strutturali. Tra le sue opere, La struttura dell'economia americana: 1919-29 (1941) e Il futuro dell'economia mondiale (1977).

leontocèfalo, agg. Relativo a divinità antiche rappresentate con la testa di leone (es. la dea egizia Sekhmet).

Leopàrdi, Giàcomo (Recanati 1798-Napoli 1837) Poeta. Nacque a Recanati il 29 giugno 1798 dal conte Monaldo Leopardi e da Adelaide dei marchesi Antici. Assieme ai fratelli Carlo e Paolina venne affidato a don Sebastiano Sanchini e don Vincenzo Diotallevi che li avviarono agli studi. A soli dieci anni approfondì per proprio conto il latino, il francese, l'inglese e lo spagnolo gettandosi avidamente nella biblioteca paterna. Nel 1809 si avvicinò ai testi oraziani raccogliendo varie dissertazioni latine e iniziò a comporre liriche, sermoni, favole, epigrammi e la sua prima tragedia, La virtù indiana. Un anno dopo scrisse una seconda tragedia, Pompeo in Egitto, e gli Epigrammi. Nel 1813 dopo lo studio del greco e dell'ebraico si dedicò alla filologia che considerò strumento necessario per raggiungere la gloria, applicandosi con tutte le sue energie; nacquero così dal 1812 al 1817 opere come la Storia dell'Astronomia, il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, terminati in due mesi di lavoro e nel 1814 opere più strettamente filologiche come i Commentari de vita et scriptis rhetorum ... e i Fragmenti patrum secundi saeculi. Nel 1815 compose In Julium Africanum Jacobi Leopardi Recanatensis Comitis Lucubrationes e contemporaneamente portò a termine una serie di traduzioni tra le quali gli Idilli di Mosco e la Batracomiomachia. Nel 1816 ebbe inizio la conversione letteraria cioè l'interesse per la letteratura e la poesia e tradusse gli scritti di Frontone, scoperti da Angelo Mai, le Iscrizioni greche triopee, il Moretum, il primo libro dell'Odissea e il secondo libro dell'Eneide. Compose l'Inno a Nettuno, mentre come saggista completò la sua esperienza con il Discorso sopra la vita e le opere di M. Cornelio Frontone e con il discorso Della fama di Orazio presso gli antichi due anacreontiche adespote. Nella primavera scrisse il suo primo idillio, Le rimembranze; nel corso dell'anno compose la cantica Appressamento della morte e La lettera ai compilatori della biblioteca italiana. Nel 1817 iniziò la corrisponza con Pietro Giordani e i suoi rapporti con la corrente del classicismo illuminista; da qui il concetto di una poesia tutta intesa all'oratoria civile che lo stimolò a definire meglio i lineamenti di una poesia personale. Nell'estate iniziò ad attuare il proposito di fissare in uno Zibaldone pensieri, impressioni, ricordi; sempre nello stesso anno tradusse la Titanomachia di Esiodo e scrisse le Memorie del primo amore riferendo la drammatica esperienza della crisi amorosa per la cugina Geltrude Cassi-Lazzari. Nacque così l'Elegia I, successivamente intitolata Il primo amore, in cui risultò evidente lo sforzo di conciliare la nuova sensibilità romantica alla rigida struttura del componimento. In questo delicato momento giunse l'amicizia con Pietro Giordani che avviò il Leopardi a una soluzione originale; il Romanticismo impostato nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica trovò il suo solido supporto nell'attiva presenza del Giordani e nella scelta di un equilibrio dialettico tra passato e presente. Di questo periodo furono le canzoni Sopra il monumento di Dante e All'Italia dove è presente la nostalgica attenzione verso l'antichità considerata specchio di una natura autentica e incorrotta, giovinezza felice del genere umano, ormai negata all'uomo contemporaneo. L'equilibrio raggiunto in quel periodo non fu di lunga durata; la crisi pessimistica culminò nel 1819 nel tentativo fallito di fuga da Recanati. Scrisse in questo periodo i primi idilli: L'infinito, Alla luna, La sera del dì di festa, La vita solitaria e Ricordi d'infanzia e di adolescenza. La tragica presenza dell'infelicità individuale sfociò nel 1820 nella Canzone ad Angelo Mai quant'ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica, per trasformarsi poi nel 1821 in pessimismo cosmico e natura matrigna nel Bruto Minore proseguendo nel 1822 nell'Ultimo canto di Saffo. Nel periodo 1820-1822 scrisse anche Nelle nozze della sorella Paolina e A un vincitore nel pallone e le canzoni Alla primavera, Delle favole antiche, Inno ai Patriarchi dove vi è ancora spazio aperto alle illusioni, al richiamo della bella età,, ma già si fa strada il senso della solitudine. In novembre lasciò Recanati per trasferirsi a Roma, ospite dello zio Carlo Antici e qui terminò la versione del Martirio de' santi Patri. Nel maggio 1823, deluso dall'esperienza romana, rientrò a Recanati e scrisse in sette giorni la canzone Alla sua donna e la Satira di Simonide sopra le donne. Nel 1824 compose le prime venti Operette morali e il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani. Invitato a Milano dall'editore Antonio Fortunato Stella, nel 1825 intensificò i propri studi di filosofia antica traducendo Socrate, Teofrasto, Prodico e il manuale di Epitteto. Le conquiste stilistiche di questo periodo sono decisive per il futuro della poesia leopardiana. Probabilmente il silenzio che seguì e il ricorso alla prosa (operette morali) derivarono dalla consapevolezza di aver raggiunto con gli idilli una dimensione difficilmente superabile. In questo periodo lavorò anche a un'edizione delle opere di Cicerone. Dall'ottobre 1825 al novembre 1826 si trasferì a Bologna dove scrisse l'Epistola al conte Carlo Pepoli, recitata il lunedì di Pasqua presso l'accademia dei Felsinei, e stampò a Bologna il volume dei Versi; in novembre ritornò a Recanati. Questo periodo trascorso in una cupa malinconia tra Milano, Bologna e Recanati fu segnato dalla mancanza di vena poetica; il lavoro però non gli mancò e nonostante fosse tormentato dalla malattia e dal bisogno di mantenere gli impegni, affrontò un lavoro faticoso che richiedette un duro sforzo fisico ed intellettuale: il commento al Canzoniere del Petrarca. Nel 1827 l'editore Stella pubblicò a Milano il volume dedicato alla prosa della Crestomazia italiana e le Operette morali, libretto di prosa che ebbe un significato determinante nella successiva strutturazione della poesia leopardiana e dimostrò come la prosa era stata nutrice del verso avviando il poeta alla conquista di un nuovo timbro stilistico.
Si stabilì quindi a Firenze ed entrò in contatto con il circolo del Vieusseux; in settembre a un ricevimento conobbe Alessandro Manzoni. L'anno si chiuse in un costruttivo fervore che testimoniò l'avvenuta ripresa della creatività ed un raggiunto equilibrio spirituale. Nacquero così il Copernico e il Dialogo di Plotinio e di Porfirio nei quali la fantasia raggiunge una sua totale libertà. Lasciata alle spalle Firenze si stabilì a Pisa dove rimase dal novembre 1827 al giugno 1828, attratto per il clima. Nel gennaio 1828 uscì a Milano, sempre per l'editore Stella, la Crestomazia italiana poetica che appare come un conclusivo bilancio di quanto aveva lasciato alle spalle. A Pisa ritrovò la disposizione alla poesia: nacquero Il Risorgimento e A Silvia, i due canti pisani. L'oasi pisana fu però di breve durata; la salute peggiorava e la situazione finanziaria continuava a tormentarlo. Nel maggio morì il fratello e così, dopo un breve soggiorno fiorentino a novembre tornò a Recanati in compagnia di Gioberti. La prigione si richiuse di nuovo; riaffiorarono la rabbia, la noia, la malinconia. Da questo situazione, recuperata ormai la forza evocativa del verso, nacquero i grandi idilli recanatesi: tra l'agosto e il settembre 1829 Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio; nell'ottobre Il canto notturno del pastore errante dell'Asia; ai primi del 1830 il Passero solitario, probabilmente sviluppando un motivo già delineato ai tempi dei primi idilli. Nell'aprile 1830 Leopardi lasciò definitivamente Recanati dove, chiudendo per sempre una felice stagione creativa. Per risolvere il problema di un sostentamento autonomo, sollecitò l'intervento di Vieusseux e accettò la proposta di Colletta che si fece promotore di una sottoscrizione in suo favore tra gli amici della Toscana. Nel novembre 1830 iniziò il sodalizio con Antonio Ranieri, già incontrato nel 1828, e conobbe il filologo Luigi De Sinner. Fu quindi decisa la partenza per Firenze dove lo attendeva il fervore degli amici e una rinnovata vena creativa. Leopardi lasciò alle spalle le memorie e le evocazioni di un tempo, il clima sospeso tra sogno e disperazione che diede la vita agli idilli e affrontò la battaglia con la realtà del presente. Ma pur riaprendo una ferita mai rimarginata e cercando nuovamente il contatto con la cultura e con la vita che l'esilio recanatese gli aveva sempre precluso, era ormai piegato dalla malattia; nonostante questo Firenze agì come catalizzatore e in luglio l'incontro con Fanny Targione Tozzetti fu risolutore. Fanny non fu la donna della giovinezza, sognata e perduta come Silvia, come Nerina, ma fu una presenza reale con la quale il poeta si scontrò duramente. In questo caso il bilancio fu destinato a velare nella memoria il lamento per la felice età perduta. La coscienza del fallimento si trasferì sul piano generale della negatività della vita e si spensero la speranza e il desiderio. Così tra la primavera del 1831 e quella del 1834 diede vita al cosiddetto Ciclo di Aspasia, una serie di componimenti amorosi ispirati dalla passione infelice per la Targioni Tozzetti. La serie era costituita da cinque liriche: Il pensiero dominante (1831), Amore e Morte (1832), Consalvo (1832), A se stesso (1833), Aspasia (1834). Nel marzo 1831 il Comitato del governo provvisorio di Recanati nominò Leopardi deputato all'assemblea nazionale di Bologna, ma il ritorno delle truppe austriache rese ineseguibile la nomina. In aprile uscì la prima edizione dei Canti dedicati agli amici di Toscana. Intanto l'isolamento fiorentino si accentuò e l'unico rifugio rimase l'amicizia con il Ranieri che seguì a Roma quando questi nell'ottobre del 1831 vi si dovette trasferire. Leopardi rimase a Roma in uno stato di cupa prostrazione sino al marzo 1832, quando ritornò a Firenze. Qui portò a termine il Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere, iniziato a Roma e il Dialogo di Tristano e di un amico. Tra l'agosto e l'autunno scrisse Amore e Morte e il Consalvo. Nello stesso anno chiuse definitivamente lo Zibaldone. Nel 1833 la malattia agli occhi si aggravò notevolmente; scrisse A se stesso e l'abbozzo dell'Inno ad Arimane. Nel settembre abbandonò Firenze per Napoli sistemandosi con l'amico Ranieri, ma trovò scarso giovamento nel clima mite della città, anzi la salute peggiorò. Nonostante questo si dedicò alla composizione dei Pensieri. Nella primavera del 1834 scrisse l'ultimo dei canti ispirati all'amore per la Targioni Tozzetti, Aspasia, e iniziò la stesura dei Paralipomeni alla Bratracomiomachia. L'anno successivo scrisse la Palinodia al marchese Gino Capponi e la satira I nuovi credenti; compose la due canzoni sepolcrali Sopra un bassorilievo e Sopra il ritratto di una bella donna. Nello stesso anno iniziò presso l'editore Starita di Napoli la pubblicazione delle sue Opere, delle quali uscirono due volumi: i Canti ele Operette morali. Ormai in tragiche condizioni di salute, per sfuggire alla minaccia del colera che infuriò tra il 1836 e il 1837 a Napoli, Leopardi fu costretto a un soggiorno sulle pendici del Vesuvio con la sorella Paolina e Ranieri. Tutto questo non giovò alla sua salute e Leopardi si rassegnò alla sua malattia, prendendo conoscenza della sua imminente fine. Molto probabilmente è di questo periodo la stesura degli ultimi canti Il tramonto della luna e La ginestra o il fiore del deserto. Giacomo Leopardi morì a Napoli il 14 giugno 1837 nella casa di Antonio Ranieri a soli trentanove anni.

leopardiàno, agg. Del poeta G. Leopardi.

leopàrdo, sm. 1 Mammifero carnivoro (Panthera pardus) della famiglia dei Felidi. 2 La pelliccia di leopardo.
 sm. leopard.
Lungo circa 2 m con una coda di 60 cm, si presenta con un corpo agile e snello, con un pelo raso giallastro con macchie ad anelli e a rosette. Abile arrampicatore e nuotatore, predilige cacciare appostandosi sugli alberi. Diffuso in Africa e Asia è divenuto ora una specie protetta causa la caccia per la sua pregiata pelliccia.
Leopardo delle nevi
=> "irbis".

leopoldìsmo, sm. Movimento riformatore della legislazione ecclesiastica il cui ispiratore fu l'imperatore Leopoldo II.

Leopòldo Nome di sovrani.
Leopoldo I di Sassonia-Coburgo-Saalfeld
(Saalfeld 1790-Laeken 1865) Nel 1831 il congresso nazionale belga lo nominò re. Consolidò il regime costituzionale del nuovo regno e ne difese l'indipendenza.
Leopoldo II
(Bruxelles 1835-Laeken 1909) Figlio di Leopoldo I, fu re del Belgio dal 1865. Nel 1879 conquistò il bacino del Congo e nel 1885 si fece riconoscere sovrano dello stato libero del Congo. Nel 1908 venne decisa l'unione definitiva del Congo al Belgio.
Leopoldo III
(Bruxelles 1901-1983) Re del Belgio dal 1934 al 1951. Nel maggio 1940 ordinò la resa ai tedeschi, suscitando una vasta opposizione che lo costrinse dapprima all'esilio e nel 1950 ad abdicare in favore del figlio Baldovino.

Leopoldovna, Anna (Rostok 1718-Cholmogory 1746) Reggente di Russia. Figlia di Caterina Ivanovna, sorella dell'imperatrice Anna Ivanovna, fu battezzata Elisabetta Caterina Cristina e cambiò il nome in Anna in occasione della sua conversione al cristianesimo ortodosso, nel 1733. Divenuta moglie del principe Antonio di Braunschweig-Wolfenbüttel, ebbe un figlio, Ivan. Alla morte dell'imperatrice Anna Ivanovna (1740), Ivan divenne suo successore, ma la reggenza fu assunta da Ernt Joahnn Biron ministro favorito di Anna Ivanovna. Anna Leopoldovna, ottenuto l'appoggio dell'esercito, fece arrestare Biron e si autonominò reggente di Russia. Inesperta delle cose di governo, fu deposta pochi mesi dopo da una congiura di corte e costretta all'esilio insieme al figlio (1741). Sul trono di Russia, veniva posta Elisabetta, figlia di Pietro il Grande.

Leòpoli Città (800.000 ab.) dell'Ucraina occidentale (in russo Lvov, in ucraino Lviv) capoluogo della provincia omonima (2.764.000 ab.). Posta vicino al confine polacco, è un mercato agricolo e del bestiame. Le principali industrie sono quelle alimentari, metalmeccaniche, tessili, petrolchimiche e grafiche. I monumenti di maggior pregio, la cattedrale cattolica, la cattedrale armena, la chiesa dei Bernardini e la chiesa dei gesuiti, sono di origine rinascimentale (XIV-XVII secc.). Il nome della città deriva dal fondatore Lew, principe di Halicz, che pose le fondamenta intorno al 1250. Distrutta più volte, fu ricostruita dal re di Polonia Casimiro il Grande; annessa nel 1920 alla repubblica polacca passò definitivamente all'URSS nel 1939, a parte la parentesi nazista.

lepacéndro, sm. Fungo (conosciuto anche come lattario o sanguinello, Lactarius deliciosus) della famiglia delle Russulacee e della classe dei Basidiomiceti. Commestibile.

lèpade, sf. Genere di Crostacei Cirripedi appartenenti all'ordine dei Toracici, famiglia dei Lepadidi, che hanno il corpo è rivestito di cinque pezzi calcarei e presentano un peduncolo carnoso per mezzo del quale si fissano agli oggetti che galleggiano nei mari.

Lèpanto Città greca appartenente al nomo dell'Acarnania-Etolia (9.000 ab.). Porto sullo stretto che separa il golfo di Patrasso e quello di Corinto. Nel 1407 fu conquistata dai veneziani che vi costruirono le mura ancora oggi visibili. Nel 1699 passò sotto la dominazione turca.
Battaglia navale di Lepanto
Nello scontro svoltosi il 7 ottobre 1571 la coalizione cristiana di don Giovanni d'Austria formata da Spagna, Venezia e forze pontificie sconfisse quella turca capeggiata da Mehmet Alì Pascià e Ulug Alì Pascià.

Lepètidi Famiglia di Molluschi Gasteropodi Prosobranchi dalla conchiglia patelliforme che vivono nei mari molto freddi.

lepidaménte, avv. In modo lepido.

lepidézza, sf. 1 Caratteristica di lepido. ~ arguzia. 2 Motto arguto. ~ facezia.

lèpido, agg. 1 Piacevole per le sue arguzie. 2 Ameno. ~ piacevole.

lepido- Primo elemento di parole composte.
 greco lepís-ídos squama, scaglia.

Lèpido, Màrco Emìlio (90-12 a. C.) Triumviro romano figlio di M. Emilio, console nel 78 a. C. Si unì a Cesare nel 49 a. C. per vendicare la morte del padre avvenuta nel 77 a. C. (in seguito alla lotta intrapresa contro l'oligarchia senatoria restaurata da Silla), determinando la nomina a dittatore di Cesare. Nell'anno successivo ebbe la nomina di imperium militiae in Spagna e nel 47, acclamato imperator ebbe gli onori del trionfo. Assistette quasi sicuramente all'assassinio di Cesare (44 a. C.) e con la sua legione appoggiò Marco Antonio contro i congiurati, divenendo pontefice massimo al posto di Cesare. Fece parte del secondo triunvirato, con M. Antonio e Ottaviano; ebbe il governo dell'Italia, della Spagna e di una parte della Gallia. Fu console nel 42; aiutò con sette delle sue legioni Antonio e Ottaviano che combattevano contro Bruto e Cassio. Dopo la battaglia di Nauloco si contrappose a Ottaviano ma, sconfitto, fu espulso dal triunvirato (36 a. C.); conservò però la carica di pontefice massimo, con la quale si ritirò a vita privata godendo di molta fortuna e di grandi proprietà terriere. Morì nel 12 a. C.
Lepido, Marco Emilio
(?-77 a. C.) Uomo politico romano. Al termine del proprio consolato, tentò nel 78 a. C. di protrarre illecitamente il mandato, ma fu costretto a fuggire in Etruria. Dopo un nuovo tentativo di impadronirsi del potere, fu duramente sconfitto e morì in Sardegna nell'anno successivo.

Lepidociclìnidi Famiglia di Foraminiferi fossili, caratterizzati da guscio a camere equatoriali esagonali ed embrione a più logge, che vivevano nel Terziario antico.

lepidocromìa, sf. Arte consistente nella raffigurazione di farfalle su carta o porcellana e nel successivo fissaggio dell'immagine per mezzo dei loro colori naturali.

Lepidodendràcee Famiglia di Pteridofite fossili, alberi per lo più di dimensioni enormi aventi organi riproduttori simili a quelli dei licopodi.

lepidolìte, sf. Silicato del gruppo delle miche litinifere che si presenta in lamelle di colore bianco o violaceo e dal quale si estrae il litio.

Lepidopleurìni Ordine di piccoli Molluschi poliplacofori che comprende le famiglie dei lepidopleuri, dei coriplacidi e degli handleydi, alle quali appartengono le specie più antiche viventi.

lepidortòsi, sf. Malattia dei Pesci provocata da microbi e che si manifesta con il sollevamento delle squame.

Lepidosirènidi Famiglia di Pesci ceratodiformi viventi nelle acque dolci dell'America meridionale, comprendente il solo genere Lepidosiren.

Lepidòtteri Ordine di Insetti comprendente più di 100.000 specie distribuite in tutto il mondo. Possiedono due paia di ali, variamente colorate e ricoperte da squame, che rappresentano una macrosuddivisione in due categorie (gli Omoneuri con stessa nervatura tra le ali posteriori e anteriori ed Eteroneuri con nervature delle ali anteriori più sviluppate); hanno un apparato boccale succhiatore generalmente a forma di tromba. Sono ovipari, presentano dimorfismo sessuale e metamorfosi completa. Mentre l'adulto è pronubo con alcune piante, le larve o bruchi sono fitofaghe e quindi dannose per l'agricoltura. Dallo stadio di crisalide racchiusa in un bozzolo costruito con sostanze secrete dalle ghiandole sericipare, la larva si trasforma in insetto perfetto o immagine nella primavera successiva.

Lepìni, mónti Catena montuosa del Lazio, tra l'Agro Pontino e la valle del Sacco. Vetta più elevata il monte Semprevisa (1.536 m).

lepiòta, sf. Genere di Funghi Basidiomiceti appartenente alla famiglia delle Agaricacee caratterizzati da corpi fruttiferi carnosi con ampio cappello, squame brunastre, gambo ingrossato alla base e provvisto di un vistoso anello.
 greco lépion piccola squama.

Lepismàtidi Famiglia di Insetti Tisanuri.

Lepisosteifórmi Ordine di Pesci comprendente l'unica famiglia dei Lepisosteidi. I lepisosteiformi insieme agli amiiformi rappresentano gli ultimi discendenti di forme del Mesozoico.

Lepontìne, Àlpi Settore delle Alpi Centrali, tra i passi del Sempione e dello Spluga. Vetta più elevata il monte Leone (3.552 m).

Leporàno Comune in provincia di Taranto (5.221 ab., CAP 74020, TEL. 099).

Lepòridi Famiglia di Mammiferi Lagomorfi alla quale appartengono conigli, lepri e i generi fossili Panolax e Pelaeolagus.

leporìno, agg. Di lepre.
 agg. (labbro leporino) harelip.
 lat. leporinus, deriv. da lepus,-oris lepre.

Lèpre Costellazione osservabile nel corso delle notti invernali, situata a sud di Orione, nell'emisfero celeste australe.

lèpre, sf. Nome comune (Lepus) di piccoli roditori della famiglia dei Leporidi. Lunghi circa 65 cm, hanno lunghe orecchie, pelo folto e morbido, zampe posteriori molto ben sviluppate e sono molto prolifici. La lepre comune (Lepus europaeus) è presente in tutte le regioni dell'Europa centromeridionale; la lepre mediterranea (Lepus capensis), più piccola, è frequente in Sardegna, la lepre alpina (Lepus timidus) è comune in Scandinavia, mentre il jack rabbit o lepre californiana è tipicamente americana.
 sf. hare.
Lepre di mare
Mollusco (Aplysia punctata) della famiglia degli Aplisidi e della classe dei Gasteropodi. Misura 15 cm. Vive presso le coste nutrendosi di alghe.

lepròma, sm. (pl.-i) Tumore nodulare tipico della lebbra.

lept(o)- Primo elemento di parole composte.
 greco leptós sottile.

Leptis Magna Antica città della Tripolitania, presso l'odierna Homs, fu fondata dai fenici di Sidone intorno al IX sec. a. C.; tributaria di Cartagine prima e dei re numidi successivamente, divenne città federata romana nella guerra giugurtina, ma conservò sempre una considerevole autonomia. Diede i natali a Settimio Severo che la ricompensò con importanti monumenti. Saccheggiata dai vandali nel 455 fu ricostruita da Giustiniano, per sfiorire definitivamente nell'XI sec. Gran parte della città è stata riportata alla luce dagli scavi che l'hanno rivelata in quasi tutta la sua estensione, dall'arco dei Severi al mercato, alle terme, al foro imperiale e al teatro.

leptocèfalo, sm. Stadio larvale trasparente dell'anguilla che si ha appena dopo la schiusa delle uova.
 comp. dal greco leptós sottile + kephalé dal lat. cephalus testa.

Leptocèridi Famiglia di Insetti tricotteri equipalpi.

leptoclàsi, sf. Frattura di rocce sedimentarie che può essere perpendicolare ai piani di stratificazione oppure obliqua.

Leptodàttilidi Famiglia di Anfibi Anuri che comprende forme caratterizzate dalla presenza dei denti mascellari che vivono in America nelle regioni calde.

leptòdora, sf. Genere di Crostacei cladoceri trasparenti di piccole dimensioni, appartenenti alla famiglia dei Leptodoridi, che hanno il carapace molto ridotto e sei paia di zampe toraciche.

leptofonìa, sf. Abbassamento della voce.

leptomenìngi, sf. pl. Denominazione dell'aracnoide e della pia madre.

leptomeningìte, sf. Meningite che colpisce le leptomeningi.

leptóne, sm. Particella elementare, come quark e bosoni, facente parte della grande famiglia che vede compresi anche gli elettroni, il muone, il tauone e i vari neutrini; secondo la teoria di M. Gell-Mann non sarebbe composto dall'aggregazione di più quark o antiquark.

Leptònidi Famiglia di Molluschi Lamellibranchi Eulamellibranchi marini dalla conchiglia piccola e sottile che, in alcune specie, non contiene interamente il mollusco il cui mantello fuoriesce quindi in parte.

leptoprosopìa, sf. Carattere di individui e razze umane consistente nell'avere faccia stretta e allungata, bocca piccola, orbite rotonde e naso sottile dalle narici strette.

leptopròsopo, agg. e sm. Che, chi presenta leptoprosopia.

leptorrinìa, sf. Carattere di individui e razze umane consistente nell'avere il naso stretto e sottile.

leptosòmico, agg. (pl. m.-ci) Di individui aventi tronco breve e arti lunghi.

leptospiròsi, sf. Malattia infettiva acuta dovuta a batteri del genere Leptospira trasmessa tramite le urine di alcuni animali (topi, ratti, maiali). Un tempo considerata malattia professionale delle mondine, si diffonde per contagio attraverso la pelle.

Lèquile Comune in provincia di Lecce (7.645 ab., CAP 73010, TEL. 0832).

Lèquio Bèrria Comune in provincia di Cuneo (586 ab., CAP 12050, TEL. 0173).

Lèquio Tànaro Comune in provincia di Cuneo (629 ab., CAP 12060, TEL. 0172).

Lercàra Frìddi Comune in provincia di Palermo (7.602 ab., CAP 90025, TEL. 091).

Lercàro, Giàcomo (Quinto 1891-Bologna 1976) Cardinale, leader della riforma liturgica durante il concilio Vaticano II, fu arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968.

lèrcio, agg. (pl. f.-ce) 1 Disgustosamente sozzo. ~ sudicio. <> lindo. 2 Immondo, sordido. ~ turpe. <> puro.
 agg. filthy.
 lat. volg. hircius caprino.

lerciùme, sm. 1 Sudiciume. ~ sporcizia. <> nettezza. 2 Corruzione. ~ immoralità. <> rettitudine.

Lérici Comune in provincia di La Spezia (12.233 ab., CAP 19032, TEL. 0187). Località turistica (balneazione) del golfo di La Spezia. Vi si trova un castello del XIII sec. Gli abitanti sono detti Lericini.

Lérici, Robèrto (Firenze 1931-Roma 1992) Autore drammatico italiano. Tra le opere si ricordano Majakowskij e C. alla Rivoluzione d'Ottobre (1967), L'educazione parlamentare (1973) e Risorgimento (1981).

Lérida Città (112.000 ab.) della Spagna, nella Catalogna. Capoluogo della provincia omonima (353.000 ab.) della Spagna, al confine con la Francia e Andorra, sul versante meridionale dei Pirenei.

Lérins, Îles de Gruppo di isole della Francia, nella Costa Azzurra, davanti a Cannes.

Lèrma Comune in provincia di Alessandria (738 ab., CAP 15070, TEL. 0143).

Lermontov, Michail Jurevic (Mosca 1814-Pjatigorsk 1841) Poeta, drammaturgo, scrittore russo morto in duello. Ufficiale eccentrico e intemperante verso l'ambiente di corte fu per questo esiliato nel Caucaso per due volte. Qui scrisse le sue migliori composizioni, Angelo (1831), In morte di Puskin (1837), Il demone (1841), che ne hanno fatto uno dei maggiori esponenti del romanticismo russo. Con il suo ultimo Un eroe del nostro tempo anticipa il realismo russo e la maniacale introspezione dei personaggi di Dostoevskij.

Leroi-Gourhan, André (Parigi 1911-) Etnologo. Tra le opere L'uomo e la materia. Ambiente e tecniche (1943) e Il gesto e la parola (1964).

Lésa Comune in provincia di Novara (2.309 ab., CAP 28040, TEL. 0322).

Lesage, Alain-Réné (Sarzeau, Bretagna 1668-Boulogne-sur-Mer 1747) Romanziere. Tra le opere Il diavolo zoppo (1707) e Storia di Gil Blas di Santillana (1715-1735).

Lèsbia Donna amata da Catullo, identificata con Clodia, moglie di Q. Metello Celere e sorella di Publio Clodio Pulcro.

lèsbica, sf. (pl.-che) Donna che pratica il lesbismo. ~ omosessuale. <> eterosessuale.
 sf. lesbian.

lèsbico, agg. (pl. m.-ci) 1 Di Lesbo. 2 Relativo al lesbismo. ~ saffico. <> eterosessuale.

lesbìsmo, sm. Omosessualità femminile. ~ saffismo.

Lèsbo Detta anche Lesvos, Lesbos o Mitilini (dal nome del capoluogo), è la terza isola greca per grandezza; si trova nell'Egeo settentrionale, a pochi chilometri dalla costa turca. Costituisce con le isole di Lemno e H´gios Eustrétios il nomo omonimo. Ha un'estensione di 1.630 km2 e conta circa 85.000 abitanti. Le sue coste meridionali sono caratterizzate da due ampi golfi che penetrano profondamente all'interno. Il territorio è prevalentemente montuoso, ma molto fertile, con paesaggi molto interessanti. È famosa per gli innumerevoli reperti archeologici dell'Età del Bronzo e del Ferro risalenti fino all'epoca ellenistica. Oltre alla pesca e alle sue attività derivate, il turismo e la produzione di frutta, olive, agrumi e tabacco rappresentano le fonti economiche principali.
Mitilene è il capoluogo odierno dell'isola; sorge sulla costa nordorientale su una baia naturale che costituiva l'antico porto, mentre il porto moderno è delimitato da un molo che funge da lungomare. Sulla punta a est della baia sorge la fortezza dei Gattilusio, risalente al XIV sec., di cui restano fortificazioni, parti di mura e torri. Oltre al museo archeologico, la città è sede di un museo dedicato al pittore Theophilos e di un museo di arte moderna. Lesbo fu colonizzata nel II millennio a. C. da ceppi eolici, fu chiamata Pentapoli in onore alle sue cinque città Antissa, Ereso, Mitilene, Metimna e Pirra. Ebbe un grande periodo di fioritura artistica iniziato nel VII sec. a. C. con la nascita del poeta Arione e del compositore Terpandro. Fu quindi patria della poetessa Saffo, che creò sull'isola un vero e proprio centro culturale femminile, e del poeta Alceo suo contemporaneo. Nel IV sec., divenne centro di studi filosofici con Aristotele ed Epicuro. Nel corso dei secoli subì le vicende delle altre isole greche, passando da una dominazione all'altra, ma ha conservato un alto livello in campo artistico fino a tempi recenti, come testimoniano i nomi del pittore naif Theophilos (1873-1934) e del poeta Odysseus Elytis (premio Nobel). Attualmente l'isola è centro dell'università dell'Egeo.

lèsche, sf. 1 Nell'antica Grecia, luogo dedicato a convegni, riunioni o ritrovi, presente nella maggior parte delle città. 2 Portico. 3 Luogo di riunione di sfaccendati e di ricovero per poveri.

Lescot, Pierre (Parigi 1515-1578) Architetto francese. Tra le opere l'hôtel Carnavalet a Parigi(1545-1550).

Leségno Comune in provincia di Cuneo (787 ab., CAP 12076, TEL. 0174).

lesèna, sf. Pilastro lievemente sporgente da un muro, con funzione ornamentale.

Leshan Città (972.000 ab.) della Cina, nella provincia di Sichuan.

Lesignàno de' Bàgni Comune in provincia di Parma (2.979 ab., CAP 43037, TEL. 0521).

Lèsima (comune) Comune in provincia di Foggia (6.415 ab., CAP 71010, TEL. 0882).

Lésima (monte) Monte (1.724 m) dell'Appennino Ligure, tra le valli dei fiumi Trebbia e Staffora, al confine tra le province di Pavia e Piacenza.

lèsina, o lésina, sf. 1 Ferro leggermente ricurvo con impugnatura in legno che il calzolaio adopera per bucare la pelle o il cuoio. 2 Avarizia. 3 Persona avara. ~ spilorcio.
 german. alisma.

Lésina (serbo croato Hvar) Isola della Croazia (dal 1991) dell'arcipelago dalmata al largo di Spalato (289 km2, 13.000 ab.). Agricoltura di frutta e lavanda, allevamento, pesca e turismo sono le principali fonti economiche. Passata attraverso l'occupazione greca, romana e veneziana, nel 1941 fu occupata dagli italiani che poi la cedettero alla Iugoslavia alla fine della guerra.

lesinàre, v. tr. e intr. Risparmiare avaramente. ~ centellinare. <> scialacquare.
 v. tr. to be stingy with. v. intr. to be stingy, to skimp.
 deriv. da lesina.

lesionàre, v. v. tr. Rendere instabile, pericolante; incrinare. ~ crepare.
v. intr. pron. Divenire pericolante in seguito a lesione. ~ spaccarsi.
 deriv. da lesione.

lesióne, sf. 1 Atto, effetto del ledere; fenditura. ~ squarcio. 2 In diritto personale, violenza fisica da cui deriva in chi la subisce, una malattia nel corpo o nella mente. ~ danno. 3 Ferita, lacerazione. ~ taglio.
 sf. 1 lesion. 2 (dir.) injury. 3 (crepa) crack. 4 (danno) damage.
 lat. laesio,-onis, deriv. da laesus, p.p. di laedere danneggiare.
In diritto può essere volontaria o colposa (se originata per negligenza, incapacità o inadempienza della legge, ma senza dolo) e a seconda della durata della menomazione che ne consegue si distingue in lieve, lievissima, grave o gravissima.
Lesioni al cuoio capelluto
Si tratta per lo più di ferite e lacerazioni della cute che ricopre la testa. È importante ricordare che a questo tipo di lesioni, solitamente di origine traumatica, possono associarsi danni al cranio o alle vertebre cervicali e in alcuni casi al cervello e al midollo spinale. In questo caso ricordare di non muovere l'infortunato. I vasi sanguigni che attraversano il cuoio capelluto sono molto numerosi, perciò ci sarà probabilmente emorragia profusa. Le lacerazioni al cuoio capelluto sono spesso contaminate dalla presenza di capelli, terra, pezzi di metallo, vetro o altro materiale. Nel caso di pronto intervento non si devono pulire le ferite al cuoio capelluto, per non peggiorare il sanguinamento e anche perché, in presenza di fratture craniche, si potrebbe causare lo spostamento dei frammenti di frattura. Si devono invece asportare tutti i materiali imprigionati tra i capelli che non interessino la zona della ferita, perché potrebbero ostacolare la fasciatura della testa dell'infortunato. A questo punto bisogna cercare di arrestare l'emorragia. Si eviti assolutamente di esercitare una compressione sull'area della lesione: infatti, in presenza di fratture craniche, si rischierebbe di spingere in profondità sassi o frammenti ossei, contaminando il cervello. Se l'infortunato è cosciente e non presenta lesioni alla colonna vertebrale, al torace e all'addome, sollevargli la testa e le spalle, altrimenti non muoverlo. Applicare sulla lesione un tampone di garze sterili piegate più volte e tenuto in posizione da una striscia di garza arrotolata intorno al capo, ma non strettamente.
Lesioni alla bocca
Si tratta di lesioni abbastanza frequenti, causate da una forte compressione traumatica (pugni, incidenti automobilistici e, nei bambini, incidenti di gioco). Si possono distinguere lesioni ai tessuti molli della bocca (labbra, gengive, parte interna della guancia, lingua) e lesioni ai denti.
Il soggetto colpito di solito presenta il cavo orale sanguinante, in taluni casi (per esempio nelle perforazioni della guancia) sarà presente emorragia profusa. Può esservi l'avulsione parziale o totale della lingua o di porzioni di labbra. Sovente il quadro è complicato da lesioni ai denti o alle protesi dentali: possono verificarsi l'avulsione di uno o più denti dai rispettivi alveoli e il distacco parziale o totale delle protesi.
La prima cosa da fare nel caso di lesioni alla bocca è quella di controllare la pervietà delle vie aeree; infatti l'infortunato potrebbe accidentalmente aspirare sangue o muco o anche frammenti di materiale dentale. Per sicurezza posizionare l'infortunato con il capo rivolto da un lato, per facilitare la fuoriuscita di sangue e muco dalla bocca. Se labbra e gengive sono lacerate si possono porre delle garze sterili arrotolate tra labbro e gengive, avendo cura di controllare spesso che l'infortunato non inghiotta la compressa di garza eventualmente applicata. Se l'interno della guancia è perforato, ci sarà una copiosa emorragia, difficile da fermare. Occorre posizionare il soggetto per drenare il sangue che fuoriesce e applicare garze piegate e arrotolate tra guancia e denti. In caso di avulsione di lingua o labbra bisogna recuperare la parte avulsa e trasportarla in ospedale insieme all'infortunato, osservando tutte le precauzioni del caso. Se le protesi dentali si sono staccate bisogna rimuoverle dal cavo orale per impedire che l'infortunato le aspiri o le inghiotta accidentalmente. Nel caso di denti avulsi ci sarà un'emorragia abbondante dall'alveolo. Bisogna allora collocarvi una compressa di garza e, se il soggetto è cosciente, chiedere all'infortunato di morderla; se il soggetto è incosciente dovrà essere il soccorritore ad applicare la medicazione e a comprimerla. È da evitare assolutamente il cotone idrofilo all'interno dell'alveolo. Occorre poi cercare i denti avulsi e, senza strofinarli, metterli in un bicchiere con del latte, oppure avvolgerli in garze umide; poi si possono trasportare in ospedale, dove potranno essere reimpiantati. La probabilità di riuscita del reimpianto sono migliori se l'intervento viene praticato entro 30 minuti dall'infortunio.
Lesioni muscolari
I muscoli possono essere interessati da traumi contusivi diretti. Queste situazioni si possono determinare in caso di cadute, urti contro attrezzi od ostacoli, scontri tra giocatori. Vi sono poi altre condizioni lesive per i muscoli che si verificano molto di frequente durante le attività sportive sia a livello professionistico che ricreativo; esse vengono chiamate elongazioni, distrazioni, rotture. Cause predisponenti sono insufficiente preparazione atletica, attività a basse temperature, disturbi neuromotori insiti nel muscolo, eccessivo affaticamento muscolare ecc.
Le contusioni possono presentarsi con diversa gravità; dalla semplice botta che non crea problemi (se si esclude una temporanea sensazione di dolore e l'eventuale formazione di un'ecchimosi) a lesioni di una certa gravità con interruzioni delle fibre muscolari e formazione di voluminosi ematomi a causa dello spandimento di sangue fuoriuscito dai vasi sanguigni lesi. Il soggetto avverte dolore e limitazione a compiere i movimenti.
Le elongazioni sono lesioni distrattive benigne, che non causano rottura delle fibre muscolari, ma solo una condizione di stress eccessivo. Si manifestano con dolore al movimento e dolenzia diffusa alla palpazione della zona interessata.
Le distrazioni sono lesioni più importanti in quanto si verifica la rottura di un certo numero di fibre muscolari. Sono quelle situazioni che normalmente vengono definite come strappo. Si manifestano con dolore spontaneo, tumefazione, ecchimosi, limitata possibilità di compiere movimento.
Le rotture sono le più gravi, in quanto si verifica la rottura di gran parte o addirittura di tutto il ventre muscolare. Si presentano con forte dolore, formazione di ecchimosi cutanea e impossibilità a compiere movimento.
In generale, in un primo intervento, si può applicare la cosiddetta regola RICE, cioè: Riposo, Impacchi di ghiaccio, Compressione tramite un bendaggio compressivo, Elevazione dell'arto.

lesìvo, agg. Che causa o è atto a causa di una lesione; dannoso. ~ offensivo. <> utile.

Leskov, Nikolaj Semënovic (Orlov 1831-San Pietroburgo 1895) Scrittore russo. Tra le opere I parrocchiani (1871) e Il viaggiatore incantato (1873).

Leskovar, Janko (Valentino 1861-1949) Romanziere croato. Tra le opere La catastrofe (1892) e Ombre d'amore (1898).

Lèsmo Comune in provincia di Milano (6.293 ab., CAP 20050, TEL. 039).

léso, agg. 1 Che ha sofferto una lesione; crepato, incrinato. ~ spaccato. 2 Ferito. ~ colpito. <> illeso. 3 Profanato. ~ violato.
 agg. injured.
 lat. laesus, p.p. di laedere danneggiare.
Delitti di lesa maestà
Negli antichi ordinamenti giuridici, erano una serie di crimini che interessavano sia la sfera politica (attentato alla vita del sovrano, offese a esponenti dello stato) che quella religiosa (ateismo, bestemmia, eresia e stregoneria). La pena era particolarmente atroce e solo dopo l'illuminismo furono laicizzati e puniti con sanzioni ordinarie.

Lesotho Monarchia indipendente nell'ambito del Commonwealth, situata nell'Africa meridionale; confina esclusivamente con la repubblica Sudafricana, di cui rappresenta un'enclave.
Il territorio è costituito sostanzialmente da un altopiano arido, appartenente alla catena dei monti dei Draghi, la cui parte orientale è più elevata (2.000/3.000 m), e culmina nella cima del Tabana Ntlenyana (3.482 m).
La sezione occidentale corrisponde a un pianoro meno elevato (1.500/1.600 m), dal profilo morbido e arrotondato.
Il paese è attraversato da nord-est a sud-ovest dall'alto corso del fiume Orange ed è delimitato a ovest dal fiume Caledon, affluente dell'Orange; l'Orange tributa a sua volta nell'oceano Atlantico.
Il clima, in virtù dell'altitudine, risulta nel complesso temperato, con forti escursioni termiche stagionali.
La capitale è Maseru, centro commerciale, collegata alla rete ferroviaria sudafricana; altri centri sono Leribe e Mafeteng.
Il paese è poverissimo, totalmente dipendente dalla repubblica Sudafricana.
L'agricoltura e l'allevamento costituiscono le principali risorse, tuttavia praticate a livello di pura sussistenza.
I prodotti agricoli principali sono il mais e il frumento, e inoltre orzo, sorgo, ortaggi e legumi; tuttavia la produzione è insufficiente anche al fabbisogno locale, in particolare dopo la grave siccità del 1982-1983, che ha reso improduttivo l'80% dei terreni coltivati.
L'allevamento sfrutta l'ampia disponibilità di pascoli (ponendo tuttavia seri problemi di degradazione dei suoli); si allevano in particolare ovini e caprini, ma anche bovini e cavalli.
Le attività minerarie riguardano un limitato sfruttamento di giacimenti di diamanti.
L'industria è sostanzialmente assente, limitata ad alcuni laboratori per il taglio di diamanti, piccoli complessi chimici, mobilifici e concerie.
Il potenziale idrico, una volta sfruttato, potrebbe rappresentare una discreta risorsa.
STORIA Creato nel XIX sec., il Basutoland, posto sotto l'autorità del re Moshoeshoe I, divenuto poi protettorato britannico nel 1868, acquista la propria indipendenza nel 1966 con il nome di Lesotho. A partire dal 1970 il re Moshoeshoe II perde il potere effettivo, assunto dal primo ministro Joseph Leabua Jonathan. Nel 1986 Jonathan viene estromesso. Da allora si succedono alla guida del paese i militari che nel 1990 hanno deposto Moshoeshoe II, sostituendolo con il figlio Letsie III. Nel 1993, a seguito di elezioni legislative, tornano al potere i civili. Nel 1995 Moshoeshoe viene ristabilito sul trono, ma muore accidentalmente nel 1996.
Abitanti-2.050.000
Superficie-30.355 km2
Densità-67,5 ab./km2
Capitale-Maseru
Governo-Monarchia costituzionale
Moneta-Loti
Lingua-Inglese e il seSotho
Religione-Cattolica, protestante, animista

Lespinasse, Julie de (Lione 1732-Parigi 1776) Gentildonna francese, protagonista di un salotto frequentato dagli enciclopedisti.

lessàre, v. tr. Cuocere un cibo nell'acqua bollente. ~ bollire.
 v. tr. to boil.

lessatùra, sf. Operazione del lessare. ~ bollitura.

Lesseps, Ferdinand-Marie viscónte di (Versailles 1805-La Chênaie 1894) Diplomatico francese. Tra il 1859 e il 1869, giacché amico del chedivè d'Egitto Said, promosse la realizzazione del canale di Suez.

lessicàle, agg. Che concerne il lessico.

lessicalizzàre, v. v. tr. Trasformare in unità lessicali autonome una serie di elementi retti da rapporti grammaticali. una locuzione avverbiale lessicalizzata.
v. intr. pron. Riferito a elementi grammaticali, assumere carattere e funzione lessicale.

lèssico, sm. (pl.-ci) 1 Dizionario. ~ glossario. 2 Insieme dei vocaboli e delle locuzioni che costituiscono la lingua di una comunità; linguaggio, gergo. ~ terminologia.
 sm. lexicon, vocabulary.

Lessico famigliare Memorie di N. Ginzburg (1963).

lessicografìa, sf. 1 Tecnica di composizione dei dizionari. 2 L'insieme delle opere lessicografiche relative a una lingua. lessicografia medievale.
 da lessico +-grafia.

lessicogràfico, agg. (pl. m.-ci) Concernente la lessicografia.

lessicògrafo, sm. Chi compila dizionari.

lessicologìa, sf. (pl.-gìe) Studio del lessico.

lessicològico, agg. (pl. m.-ci) Relativo alla lessicologia.

lessicòlogo, sm. (pl. m.-gi) Esperto di lessicologia.

lessicometrìa, sf. Branca della lessicologia che studia i fenomeni lessicali mediante metodi matematici e statistici.

Lessing, Doris (Kermanshah, Iran 1919-) Scrittrice inglese, sensibile soprattutto al problema dell'emancipazione femminile. Tra le opere I figli della violenza (1952), Il taccuino d'oro (1962), L'estate prima del buio (1973), Le memorie di una sopravvissuta (1974), Alla stanza diciannove (1979), La brava terrorista (1985), Il diario di Jane Somers (1985), Se gioventù sapesse (1988), Sorriso africano (1992), Amare ancora (1996).

Lessing, Gotthold Ephraim (Kamenz 1729-Braunschweig 1781) Drammaturgo, filosofo e scrittore tedesco; maggior esponente dell'illuminismo in Germania e personaggio di spicco dell'estetismo moderno. Fautore del teatro inglese di Shakespeare in luogo di quello francese, sostenne, nelle Lettere sulla più recente letteratura (1759-1766), la necessità che il teatro aderisse di più alla modernità e propugnò l'abbandono delle tre unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. Presentò la sua concezione estetica nel Laocoonte (1766) mentre il suo pensiero filosofico e teologico (che esercitò un profondo influsso sull'illuminismo e romanticismo tedeschi) è racchiuso particolarmente nel saggio L'educazione del genere umano (1780). Lo stile scarno e sciatto che caratterizzò la sua produzione, ma che non ebbe imitatori, fu esposto per la prima volta nel dramma Miss Sarah Simpson (1755) e successivamente nelle altre opere Emilia Galotti (1772) e Drammaturgia d'Amburgo (1767-1769).

Lessìni, mónti Gruppo montuoso delle Prealpi Venete, tra le valli dell'Adige e Leogra. Vetta più elevata la cima Carega (2.259 m).

lésso, agg. e sm. agg. Bollito nell'acqua. ~ lessato.
sm. Carne lessa. ~ bollito.
 agg. boiled. sm. boiled meat.
 lat. elixus.

Lèssolo Comune in provincia di Torino (1.991 ab., CAP 10010, TEL. 0125).

Lessòna Comune in provincia di Biella (2.301 ab., CAP 13060, TEL. 015).

Lester, Richard (Filadelfia 1932-) Regista cinematografico inglese. Diresse Aiuto! (1965), Non tutti ce l'hanno (1965), Petulia (1968), Superman II (1980), Superman III (1983) e Il ritorno dei tre moschettieri (1989).

Lestìzza Comune in provincia di Udine (4.016 ab., CAP 33050, TEL. 0432).

lèsto, agg. 1 Svelto, abile. ~ destro. <> lungo, flemmatico. 2 Rapido, celere, pronto, spedito. ~ scattante. <> lento. 3 Sbrigativo. ~ spicciativo. 4 Sagace. ~ perspicace. <> ottuso.
 agg. 1 quick. 2 (agile) nimble.
 franc. antico lest.

lestofànte, sm. Imbroglione. ~ farabutto. <> onesto.

lèstra, sf. Termine usato dai cacciatori per indicare un folto cespuglio di rovi o marruche nel quale si rifugiano i cinghiali durante il giorno.

Leszczy¿Õ¿ki, Stanislào => "Stanislao"

Leszno Città (61.000 ab.) della Polonia, sul fiume Oder. Capoluogo del voivodato omonimo.

letàle, agg. 1 Mortale. ~ fatale. 2 Distruttivo, micidiale. ~ pericoloso. <> inoffensivo.
 agg. lethal, fatal.
 lat. letalis, deriv. da letum morte.

letalità, sf. Caratteristica di ciò che è letale.

letamàio, sm. 1 Luogo dove si ammucchia il letame. ~ concimaia. 2 Luogo pieno di sudiciume. ~ immondezzaio. 3 Sudiciume. ~ sporcizia. 4 Corruzione. ~ depravazione.
 sm. dunghill.

letamàre, v. tr. Concimare un terreno con il letame.

letamaziòne, sf. Atto, effetto del letamare.

letàme, sm. 1 Lettiera ed escrementi del bestiame; concime, stallatico, stabbio, sterco. ~ strame. 2 Immondezza, sporcizia, sudiciume. ~ sozzura.
 sm. dung, manure.
 lat. laetamen,-inis, deriv. da laetare concimare.

letargìa, sf. Sonno letargico. ~ letargo.

letàrgico, agg. (pl. m.-ci) 1 Di letargo. 2 Inerte.

letàrgo, sm. (pl.-ghi) 1 Stato di torpore simile a sonno profondo. ~ sonnolenza. 2 Stato di quiescenza del vegetale durante il freddo o siccità. 3 Stato di inerzia; rilassatezza, abulia, apatia. ~ torpore. <> dinamicità.
 sm. 1 (fig.) lethargy. 2 (zool.) hibernation.
 greco lèthargos.
Stato di vita latente temporanea in cui alcuni animali (particolarmente quelli che vivono in zone montane fredde come il ghiro, la marmotta, l'orso) cadono durante i mesi invernali o quando le condizioni esterne diventano sfavorevoli. In tale periodo la temperatura corporea può abbassarsi anche di quindici gradi in seguito alla diminuzione della frequenza cardiaca e del ritmo respiratorio. Solo sporadicamente gli animali, che vivono in apposite tane, si svegliano per rifocillarsi e per ripulire la tana. Il fenomeno si presenta sia per animali eterotermi (Rettili, Anfibi) che per animali omeotermi (orso, scoiattolo).

Lete 1 Fiume (20 km) dell'Appennino. Alimenta il lago artificiale di Letino e confluisce nel fiume Volturno. 2 In mitologia, nome di un fiume dell'oltretomba che, secondo Platone, donava l'oblio della vita passata alle anime destinate ad entrare in nuovi corpi.

letèo, agg. 1 Relativo al Lete. 2 Che porta oblio.

Leti, ìsole Arcipelago (12.000 ab.) dell'Indonesia, nelle Molucche meridionali.

leticàre, v. intr. Litigare. ~ bisticciare.

letificàre, v. tr. Riempire di gioia, di felicità.

Letìno Comune in provincia di Caserta (932 ab., CAP 81010, TEL. 0823).

letìzia, agg. Sentimento di intima gioia. ~ gaiezza. <> tristezza.
 agg. happiness, joy.
 lat. laetitia, deriv. da laetus lieto.

letiziàre, v. v. tr. Rendere lieto.
v. intr. Essere felice, lieto.

Lèto Personaggio mitologico, dea greca figlia del titano Ceo. Era, gelosa dell'amore di Zeus per lei, vietò alle terre di darle asilo quando era incinta. Ella allora riparò sull'isola di Delo, normalmente vagante, ma fermata da Poseidone, dove partorì Apollo e Artemide.

Lèto, Màrco (Roma 1931-) Regista italiano. Dopo l'esordio, nel 1973 con il film La villeggiatura, si è dedicato al filone commerciale con il film Al piacere di rivederla, tratto dal romanzo Ritratto di provincia in rosso di Paolo Levi. Del 1988 è La donna spezzata.

Letojànni Comune in provincia di Messina (2.283 ab., CAP 98037, TEL. 0942).

lètta, sf. Atto del leggere.

letter quality, loc. sost. f. invar. Caratteristica che in informatica indica la nitidezza con la quale sono stampati i caratteri in uscita da una periferica dedicata.
 espressione inglese che significa qualità da lettera.

lèttera, sf. 1 Ognuno degli elementi grafici di cui è costituito un alfabeto. ~ carattere. 2 Carattere mobile, segno in testa al pezzetto di piombo che costituisce l'elemento della stampa. 3 Segno oggettivo che ogni parola di un testo ha nel suo contesto. interpretare alla lettera le istruzioni, seguire l'ovvio significato delle parole. 4 Missiva, messaggio. ~ epistola. scrisse una lettera di raccomandazione. 5 Epistolario. ~ carteggio. 6 Nel plurale, studi umanistici e letterali. ~ letteratura. dottore in lettere. 7 Simbolo matematico che rappresenta un valore indeterminato.
 sf. 1 letter. 2 (alla lettera) literally.
 lat. littera lettera dell'alfabeto.

Lettera a mia madre Opera autobiografica di G. Simenon (1974).

Lettera a un bambino mai nato Romanzo di O. Fallaci (1975).

Lettera a una professoressa Lettera composita di otto ragazzi della Scuola di Barbiana a cura di Don L. Milani (1967). Un'analisi della scuola dell'obbligo realizzata dai ragazzi con il candore e la sincerità disarmante caratteristiche della loro età. Ricca di tante critiche, tante proposte irrealizzabili di riforma della scuola. Un'immagine della scuola e dell'Italia di trent'anni fa. La lettera contiene qualche verità semplice, tuttora valida, come La scuola è l'unica differenza che c'è tra l'uomo e gli animali. Il maestro dà al ragazzo tutto quello che crede, ama, spera. Il ragazzo crescendo ci aggiunge qualcosa e così l'umanità va avanti.

Lettera per il nuovo anno Opera di poesia di W. H. Auden (1941).

Lettera rubata, La Racconto di E. A. Poe (1844).

Lettera scarlatta, La Romanzo di N. Hawthorne (1850). La protagonista, Hester Prynne, è stata bandita dal villaggio di Salem per adulterio ed è costretta a indossare una lettera A rossa sul vestito per indicare la sua colpa. Il suo amante, il giovane pastore Arthur Dimmesdale, ha taciuto la loro relazione, ma il marito di Hester, Roger Chillingworth, sospetta Dimmesdale e lo perseguita implacabile fino a quando Arthur confessa pubblicamente e muore nelle braccia di Hester, la quale espierà la sua colpa attraverso il servizio agli altri. Cupa narrazione di un peccato e della redenzione ambientata nel Massachusetts puritano del XVII secolo, il libro è considerato il capolavoro di Hawthorne.

Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo Opera di critica letteraria di G. Berchet (1816).

Lettera sulla tolleranza Opera di filosofia di J. Locke (1689-1705).

letteràle, agg. 1 Che corrisponde all'esatto significato della parola in un testo dato; esatto, proprio, preciso. ~ testuale. <> esteso, metaforico. doveva fare una traduzione letterale del testo, senza interpretazioni soggettive. 2 Espressione algebrica formata da lettere.
 agg. literal.
 deriv. da lettera.

letteralità, sf. Caratteristica del titolo di credito per cui solo ciò che è indicato nel contesto dello stesso determina il contenuto del diritto di credito.

letteralménte, avv. 1 Dal punto di vista letterale. 2 Alla lettera, in senso stretto, precisamente. ~ testualmente. <> approssimativamente.

letterariaménte, avv. Dal punto di vista letterario.

letterarietà, sf. Caratteristica di ciò che è letterario.

letteràrio, agg. 1 Attinente alla letteratura. 2 Proprio della lingua colta usata dagli scrittori.
 agg. literary.
 lat. litterarius del leggere e dello scrivere.

letteràto, agg. 1 Che è istruito in letteratura. ~ umanista. 2 Erudito. ~ dotto.
 agg. scholarly, well-read.

letteratùra, sf. 1 Insieme delle opere artistiche scritte in un paese, di un certo periodo ecc. ~ lettere. esperto di letteratura ottocentesca. 2 Bibliografia di un argomento. la letteratura scientifica era scarsa su quel particolare argomento di ricerca.
 sf. literature.
 lat. litteratura, scrittura.

Letteratura come menzogna, La Saggio di G. Manganelli (1967).

Letteratura della nuova Italia, La Opera di critica letteraria di B. Croce (1914-1920).

Letteratura e il male, La Saggio di G. Bataille (1957).

Lèttere (comune) Comune in provincia di Napoli (5.415 ab., CAP 80050, TEL. 081).

Lettere (letteratura) Epistole di M. T. Cicerone (68-43 a. C.).
Lettere
Epistole religiose di santa Caterina da Siena (1370-1380). La raccolta comprende 381 lettere. La prima edizione a stampa è del 1492. Santa Caterina dettò le sue lettere, animata solo dalla sua fede di dover compiere una missione voluta da Dio. Le lettere sono caratterizzate dalla formula iniziale comune: "Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. ... Io Caterina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo a voi...". Le pagine delle lettere sono una viva testimonianza della passione religiosa e dell'azione apostolica che animarono la vita della santa e incarnano l'esigenza di un rinnovamento della chiesa, richiamata alla sua funzione soprannaturale. Il contenuto si estende dalla conoscenza di Dio e dell'uomo all'amore del Creatore e delle creature; si occupa di scienza e fede, di preghiera e soprattutto di azione. Viene predicata la pace tra i cristiani, la giustizia nel governare, la crociata per la liberazione della Terra Santa, la composizione della guerra tra il papa e Firenze. Santa Caterina si rivolge a tutti quelli che possono collaborare ai suoi progetti: papi, cardinali, re, regine, condottieri militari, uomini politici, uomini d'affari, frati, suore, gente comune. La sua voce è forte e imperiosa, non rifugge dal rimprovero violento (...vili e miserabili cavalieri...menzogneri e ladri...fiori puzzolenti che gettano puzzo a Dio e agli angeli...), non teme di rivolgersi ai potenti della terra con il tono fermo che l'importanza e l'urgenza della sua missione esige.
Lettere
Epistole di P. Aretino (1537-1557).
Lettere
Prosa di Madame de Sévigné (1671-1697).

Lettere ad Eloisa Epistole di P. Abelardo (XI-XII sec.).

Lettere da Capri, Le Romanzo di M. Soldati (1953).

Lettere da Sodoma Romanzo di D. Bellezza (1972).

Lettere dal carcere Opera di politica di A. Gramsci (postuma 1947).

Lettere dal mio mulino Prosa di A. Daudet (1866).

Lettere di una novizia Romanzo epistolare di G. Piovene (1941).

Lettere familiari Epistole di A. Caro (1573-1575).

Lettere familiari a' suoi tre fratelli Memorie di viaggio di G. Baretti (1762).

Lettere filosofiche Opera di filosofia di Voltaire (1733).

Lettere marocchine Saggio di J. Cadalso (postumo 1789).

Lettere persiane Romanzo epistolare di Ch. L. de Montesquieu (1721).

Lettere serie, facete, capricciose, strane e quasi bestiali Opera moralistica di G. Gozzi (1752).

Lettere sulle terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente buccheri Prosa di L. Magalotti (1695).

Lettere sull'educazione estetica dell'uomo Trattato di F. Schiller (1795).

lettering, sm. invar. Attività del graphic design consistente nel tratteggiare nuove forme di numeri e lettere per serie di caratteri da stampa.
 inglese letter lettera.

lettièra, sf. 1 Fusto del letto. 2 Strato di paglia o altro materiale usato per letto per il bestiame. ~ lettime.

lettìga, sf. (pl.-ghe) 1 Portantina coperta in forma di letto. ~ palanchino. 2 Barella.
 sf. 1 litter. 2 (barella) stretcher.
 lat. lectica, deriv. da lectus letto.

lettighière, sm. 1 Infermiere addetto al trasporto dei malati mediante lettiga. ~ barelliere. 2 Chi un tempo trasportava qualcuno in lettiga. ~ portantino.

lettìme, sm. La lettiera degli animali domestici.

lettìno, sm. Specie di branda con telaio generalmente di legno e un piano di tela robusta a colori vivaci, munito di tettuccio orientabile, usato soprattutto in spiaggia o in piscina.
 sm. cot.

lettistèrnio, sm. Nell'antica Roma, banchetto solenne che veniva celebrato in onore di una o più divinità. Tali divinità erano rappresentate da immagini adagiate su lettini come i normali partecipanti al banchetto.
 lat. lectisternium comp. da lectus letto + sternere stendere.

lètto, sm. 1 Mobile sul quale si giace per riposare o dormire. ~ giaciglio. letto matrimoniale, a due piazze. 2 Solco in cui scorre un corso d'acqua. ~ alveo. il letto del fiume. 3 Strato di roccia su cui giace una massa di altra roccia. 4 Talamo. ~ alcova. 5 Di animali, lettiera. 6 Ogni oggetto su cui ci si corica per dormire. nelle carceri del passato il letto era costituito da una tavola di legno.
 sm. 1 bed. 2 (andare a letto) to go to bed. 3 (letto a una piazza) single bed. 4 (letto a castello) bunk beds. 5 (letto matrimoniale) double bed.
 lat. lectus giaciglio.

Lettomanoppèllo Comune in provincia di Pescara (3.046 ab., CAP 65020, TEL. 085).

lèttone, agg. e sm. agg. Della Lettonia.
sm. 1 Abitante, nativo della Lettonia. 2 Lingua parlata dai Lettoni.

Lettònia Repubblica dell'Europa orientale, già appartenente all'URSS; confina a nord-est con l'Estonia, a est con la Russia, a sud-est con la Russia Bianca e a sud con la Lituania; si affaccia a ovest sul Mar Baltico (golfo di Riga).
La parte centrale del territorio è occupata da una regione pianeggiante, la fertile pianura di Riga-Jelgava, mentre si fa collinosa a ovest e a est, dove sorgono rispettivamente le colline della Curlandia e le colline della Livonia.
Le coste sono generalmente basse e sabbiose, spesso orlate da fasce lagunari, come nel golfo di Riga.
La Lettonia comprende il bacino inferiore della Dvina occidentale, che sfocia nel golfo di Riga; sfocia invece direttamente nel Baltico la Venta; numerosi sono i laghi, di origine morenica.
Il clima, nonostante la vicinanza al mare, ha caratteri spiccatamente continentali, con inverni molto freddi ed estati relativamente fresche e piovose.
La capitale è Riga; altre città sono Daugavpils, Liepàja, Ventspils.
Più della metà del territorio è occupato da aree coltivate, che producono cereali, patate, barbabietole da zucchero, ortaggi; attivo il settore zootecnico che dispone di un discreto patrimonio di bovini, suini, ovini, caprini e animali da cortile, che a loro volta alimentano una discreta produzione di carne, latte e derivati.
L'industria produce materiale ferroviario, elettrodomestici, materiale elettrico, fibre sintetiche, autoveicoli, nonché prodotti alimentari, confezioni e calzature.
Il sottosuolo è ricco di torba, gesso e ambra.
Riga è uno dei più attivi porti del Baltico, insieme a Ventspils, terminale dell'oleodotto proveniente dall'ex URSS.
STORIA All'inizio dell'era cristiana, popoli del gruppo degli ungaro-finnici e dei balti si stabiliscono nella regione. Dalla fine del XII sec. all'inizio del XIII sec., i cavalieri Porta-Spada e Teutonici, conquistano il paese. Dal 1237 al 1561 i due ordini di cavalieri, dopo essersi uniti per formare l'ordine di Livonia, governano il paese e lo cristianizzano. Nel 1561 la Livonia è annessa dalla Polonia e la Curlandia diventa ducato sotto la sovranità polacca. Tra il 1721 e il 1795 il paese viene integrato nell'impero russo.
Nel 1918 la Lettonia proclama l'indipendenza. Due anni dopo, questa viene riconosciuta dalla Russia sovietica con il trattato di Riga. Nel 1940, in conformità con il patto russo tedesco, la Lettonia viene annessa all'URSS. Durante la seconda guerra mondiale viene occupata dalla Germania. Nel 1944 diventa di nuovo repubblica sovietica. Nel 1991, restaurata l'indipendenza, viene riconosciuta dall'URSS e dalla comunità internazionale (settembre). Tre anni più tardi le truppe russe iniziano la loro ritirata dal paese. Nel 1995 la Lettonia presenta una richiesta di ammissione all'Unione Europea.
Abitanti-2.510.000
Superficie-64.500 km2
Densità-38,9 ab./km2
Capitale-Riga
Governo-Repubblica parlamentare
Moneta-Lat
Lingua-Lettone e russo
Religione-Protestante luterana

Lettopaléna Comune in provincia di Chieti (449 ab., CAP 66010, TEL. 0872).

lettoràto, sm. 1 Un tempo, uno degli ordini minori della gerarchia cattolica. 2 Ufficio e carica di lettore nelle università.

lettóre, sm. (f.-trìce) 1 Chi legge. 2 Unità di introduzione dei dati sotto forma di dischi magnetici. 3 Apparecchio ottico che ingrandisce i microfilm. 4 Apparecchio dotato di un dispositivo a raggi laser per l'ascolto di nastri, compact disk e cassette registrate. 5 Laico istituito ministro, avente il compito di leggere la parola di Dio nell'assemblea liturgica. 6 Nel passato, ordinamento universitario, collaboratore linguistico.
 sm. 1 reader. 2 (tecn., lettore ottico) optical character reader.
 lat. lector,-oris, deriv. da lectus, p.p. di legere leggere.

Lettre à M. Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie Opera di critica letteraria di A. Manzoni (1823).

lettùra, sf. 1 Atto del leggere. ~ letta. sala di lettura. 2 Interpretazione e commento di un testo. ~ analisi. 3 Opera, scritto o pubblicazione che si legge. ~ libro. 4 Operazione consistente nel prelevare dati da un certo tipo di supporto o di memoria per trasferirli a un altro. 6 Nelle antiche università: cattedra universitaria. 5 Leggibilità. era un'opera di facile lettura. 7 Rilevazione di misure. la lettura del contatore del gas avverrà nel pomeriggio.
 sf. 1 reading. 2 (libro) book.
 lat. lectura, deriv. da lectus, p.p. di legere leggere.

letturìsta, sm. e sf. (pl. m.-i) Persona incaricata della lettura dei contatori.

leu, sm. invar. Unità monetaria della Romania, divisa in 100 bani.

Lèuca Località del comune di Castrignano del Capo, in provincia di Lecce, posta all'estremità meridionale della penisola Salentina. Situata tra le punte di Meliso e di Ristola è un importante centro balneare. Nelle vicinanze si trovano numerose grotte (le più famose sono la grotta del Diavolo, del Bambino e dell'Elefante), risalenti al periodo preistorico, nelle quali sono stati rinvenuti resti di enormi pachidermi e ceramiche risalenti all'età del bronzo.

Lèucade Isola della Grecia, nel mar Ionio, presso la costa dell'Acarnania. Insieme ad altre isole minori, costituisce il nomo omonimo che ha per capoluogo l'omonima città.

leucemìa, sf. Vasto gruppo di forme tumorali delle cellule del sangue e del sistema omopoietico. A seconda del tipo di cellula coinvolta si differenziano in leucemie mieloidi e leucemie linfoidi. Entrambe sono caratterizzate dall'eccessiva emissione nel sangue di globuli bianchi e interessano in un caso le popolazioni granulocitarie e monocitarie del sangue e nell'altro elementi della serie linfoide. Un'altra possibile classificazione è data dall'aggressività e dalla durata che permette di distinguere le leucemie acute da quelle croniche.
 sf. leukaemia.

leucèmico, agg. e sm. (pl. m.-ci) agg. Relativo alla leucemia.
sm. Individuo affetto da leucemia.

leucèmide, sf. Lesione cutanea che si può manifestare nel corso delle leucemie.

leucìna, sf. Amminoacido a sei atomi di carbonio, presente nei prodotti di idrolisi delle proteine e nei tessuti muscolari: se ne conoscono sia la forma levogira che destrogira e racemica.

Leucìppo (Seconda metà del V sec. a. C.) Filosofo greco. Tra le opere L'ordinamento.

leucìsco, sm. (pl.-chi) Genere di Pesci Cipriniformi d'acqua dolce, appartenenti alla famiglia dei Ciprinidi, che comprende il cavedano (Leuciscus cephalus).

leucitìte, sf. Roccia eruttiva effusiva basica con struttura porfirica. Contiene essenzialmente augite e leucite o egirinaugite, oltre a olivina, nefelina e melilite.

leucitòfiro, sm. Roccia eruttiva effusiva con struttura porfirica. È costituita da grossi cristalli di leucite, nefelina, egirinaugite e noseana o haüyna.

leuco- Primo elemento di parole composte.
 greco leukós bianco.

leucoblàsto, sm. Cellula progenitrice dei globuli bianchi. Nelle leucemie si può trovare anche nel sangue.

leucocìta, o leucocìto, sm. (pl.-cìti) Globulo bianco del sangue e della linfa dei Vertebrati: deve il nome al colore chiaro in contrapposizione al colore rosso scuro delle altre cellule del sangue, i globuli rossi. Si hanno tre tipologie: i linfociti, i granulociti e i monociti. Hanno diversa forma e grandezza, origine e funzione. Se ne contano in caso di normalità da 5.000 a 8.000 per mm3 di sangue nell'uomo; le malattie leucocitosi e leucopenia sono generate da valori dei leucociti rispettivamente in aumento e in diminuzione.

leucocìto, sm. Globulo bianco.

leucocitòsi, sf. Aumento dei globuli bianchi nel sangue periferico che solitamente indica che si è un'infezione in atto.

leucodèrma, sm. (pl.-i) Scomparsa, congenita o acquisita, della pigmentazione normale in alcune zone della cute.

leucodèrmo, agg. e sm. Che, chi ha la pelle bianca; di tipo umano avente la pelle chiara.

leucoencefalìte, sf. Termine medico che designa le patologie infiammatorie a carico della sostanza bianca del sistema nervoso centrale.

leucòma, sm. Opacità biancastra della cornea causata da lesioni del parenchima capace di ostacolare la visione.

leucomelanodermìa, sf. Alterazione della pigmentazione della cute, causata da sifilide o da leproma, consistente nella presenza di zone ipopigmentate circoscritte da zone iperpigmentate.

leucomielìte, sf. Infiammazione che interessa la parte bianca del midollo spinale.

leucon, sm. invar. Il più complesso tipo di organizzazione delle spugne. Caratterizza le spugne cornee, silicee e alcune spugne calcaree.

leuconichìa, sf. Colorazione biancastra delle unghie, congenita, ereditaria o causata da gravi malattie, che può essere parziale, totale, puntiforme o lineare.

leucopatìa, sf. Mancanza, più o meno grave, della pigmentazione cutanea.

leucopenìa, sf. Diminuzione del numero dei globuli bianchi nel sangue al di sotto di 4.000/mm3. È quasi sempre di natura tossica, derivante dall'azione deprimente sugli organi emopoietici di farmaci (antireumatici, antitumorali), di raggi X, di solventi (benzolo).

leucoplàsto, sm. Piccolo organo incolore della cellula vegetale al cui interno si accumulano sostante di vario tipo, per lo più amido.

leucorrèa, sf. Quantità di liquido vaginale che fuoriesce a causa della sua sovrabbondanza.

Leucòsidi Famiglia di Crostacei Decapodi brachiuri comprendente granchi di piccole dimensioni provvisti di carapace poligonale o tondeggiante.

leucosìna, sf. Proteina che si trova soprattutto nei chicchi di frumento.

lèudo, sm. In età merovingia, suddito postosi al servizio del re con un giuramento di fedeltà personale e compensato con concessioni territoriali.

lev, sm. invar. Unità monetaria della Bulgaria. È pari a 100 stotinki ed è indicata col simbolo LVA.

lèva, sf. 1 Macchina semplice costituita da un'asta. 2 Mezzo capace di rimuovere ostacoli. 3 Asta per azionamento di particolari dispositivi. 4 Strumento odontoiatrico per la rimozione di denti. 5 Complesso delle operazioni mediante le quali vengono chiamati alle armi i giovani soggetti all'obbligo del servizio militare. 6 Mare grosso con onde provenienti dal largo. 7 Stimolo. ~ incentivo. 8 Servizio militare; arruolamento. ~ reclutamento.
 sf. 1 lever. 2 (mil.) call-up, conscription. 3 (aut., del cambio) gear lever.
Macchina semplice costituita da un corpo rigido libero di ruotare attorno a un asse fisso o a un punto di questo, detto fulcro, al quale viene applicata una forza, detta potenza, per vincere un'altra forza, detta resistenza. I punti di applicazione di queste due ultime forze appartengono all'asta ma sono generici. In assenza di attrito, la condizione di equilibrio è data dall'annullamento del momento risultante rispetto all'asse delle due forze applicate. In funzione della disposizione del fulcro e dei punti d'applicazione delle altre due forze le leve si classificano in tre generi (1°, 2°, 3°).
Leva militare
Obbligo al servizio militare imposto dalla costituzione cui devono sottoporsi i cittadini maschi italiani e gli apolidi residenti in Italia. A seguito della visita medica da effettuarsi nel diciottesimo anno di età, si può risultare abile, riformato o esonerato.

Levànna Monte (3.619 m) delle Alpi Graie, al confine italo-francese.

levànte, agg. e sm. agg. Che si alza. <> calante.
sm. 1 Parte dell'orizzonte da cui si vede sorgere il sole. ~ est. <> ponente. 2 Il vento di levante. 3 Area geografica posta a est dell'Italia. 4 Medio Oriente.
 sm. east.

Levànte, màre di Settore orientale del mar Mediterraneo, a est della linea che unisce l'Anatolia con la costa occidentale dell'Egitto.

levantìna, sf. Tessuto dalla caratteristiche diagonali che in origine era fabbricato solo in seta.

levantìno, agg. e sm. agg. 1 Che proviene dai paesi del Levante. ~ orientale. <> occidentale. 2 Astuto, infido, sleale, trafficone. ~ scaltro. <> leale.
sm. Chi è nato o abita nei paesi del Levante.

Lèvanto Comune in provincia di La Spezia (5.925 ab., CAP 19015, TEL. 0187).

Lèvanzo Isola delle Egadi in provincia di Trapani (5,6 km2, 300 ab.). Oltre alla pesca e al turismo, la fonte economica è data dalla grotta del Genovese con dipinti del Paleolitico raffiguranti bovidi e graffiti del Neolitico con figure umane.

levàre, v. v. tr. 1 Alzare. ~ sollevare. levò lo sguardo al cielo. 2 Togliere, prelevare, sottrarre. ~ rimuovere. <> mettere. non riusciva a levare quella macchia dal vestito; gli levò la parola di bocca, lo interruppe. 3 Estrarre. ~ estirpare. 4 Di leggi, abolire. ~ abrogare. <> introdurre. : : governanti non levano mai le tasse!
v. intr. pron. 1 Sorgere. ~ alzarsi. 2 Ribellarsi. ~ insorgere. <> sottomettersi. si levò contro di lui, si scagliò contro.
v. rifl. 1 Andare verso l'alto. ~ ergersi. 2 Alzarsi dal letto. ~ destarsi. <> coricarsi, stendersi.
 v. tr. 1 (alzare) to raise. 2 (sottrarre) to lift. 3 (vestiti) to take off. 4 (rimuovere) to take away. v. rifl. 1 to get up. 2 (sole) to rise.
 lat. levare, alleggerire.

levàta, sf. 1 Atto del levare. 2 Intelligenza. 3 Rilievo grafico di un terreno. 4 Acquisto di generi di monopolio dai magazzini di stato.
 sf. (postale) collection.

levatàccia, sf. (pl.-ce) L'alzarsi molto presto. ~ alzataccia.

Levàte Comune in provincia di Bergamo (2.902 ab., CAP 24040, TEL. 035).

levatóio, agg. Che si può alzare o abbassare a volontà.
 agg. (ponte) drawbridge.

levatrìce, sf. Ostetrica.
 sf. midwife.

levatùra, sf. Gradi di elevatezza intellettuale. ~ intelligenza.
 sf. mental capacity, intelligence.

Leveràno Comune in provincia di Lecce (13.526 ab., CAP 73045, TEL. 0832). Centro agricolo e commerciale (coltivazione e mercato di ortaggi, uva e tabacco). Vi si trova un torrione del XIII sec. Gli abitanti sono detti Leveranesi.

Leverkusen Città (162.000 ab.) della Germania, nella Renania Settentrionale-Westfalia, sul fiume Reno. Centro dell'industria chimica, siderurgica, metalmeccanica e tessile.

Levertov, Denise (Ilford, Essex 1923-) Poetessa statunitense. Tra le opere La danza del dolore (1967) e Vita nella foresta (1978).

Lèvi Personaggio biblico, terzo figlio di Giacobbe e Lia e capostipite dell'omonima tribù d'Israele, i cui membri furono detti leviti.

Lèvi délla Vìda, Giórgio (Venezia 1886-Roma 1967) Semitista e islamista. Tra le sue opere, Studi sul califfato di Alì (1913) e Versi antichi d'Arabia (1967).

Lèvi Montalcìni, Pàola (Torino 1909-) Pittrice italiana. Allieva di Felice Casorati, inizialmente ne seguì l'insegnamento. In seguito si rivolse all'informale e all'arte cinetica.

Lévi Montalcìni, Rìta (Torino 1909-) Neurobiologa. Conseguì la laurea in medicina all'università di Torino nel 1936 e vi rimase fino al 1939, allorché a causa della promulgazione delle leggi razziali si trasferì in Belgio. L'anno dopo tornò in Italia e continuò i suoi studi di neuroembriologia sperimentale in forma privata. Dal 1947 al 1976 si stabilì a Saint Louis nel Missouri e perfezionò le sue ricerche lavorando alla Washington University. Nel 1953, in collaborazione con S. Cohen, isolò il primo fattore di crescita delle cellule nervose, noto con la sigla NGF. Per questa scoperta, ricevette il premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1986. Autrice di varie opere letterarie e scientifiche, tra le quali Elogio dell'Imperfezione (1987), NGF: apertura di una nuova frontiera nella neurobiologia (1989).

Lèvi, Arrìgo (Modena 1926-) Giornalista e saggista. Tra le opere Il potere in Russia (1965) e La DC nell'Italia che cambia (1984).

Lèvi, Bèppo (Torino 1875-Rosario, Argentina 1961) Matematico. Diede importanti contributi alla geometria algebrica, alla logica matematica, alla geometria e all'analisi. Scienziato eclettico e dai variegati interessi, lasciò studi di natura critica e filosofica.

Lèvi, Càrlo (Torino 1902-Roma 1975) Pittore e scrittore. Dopo gli studi di medicina, iniziò quelli di pittura sotto la guida di F. Casorati. Prese parte al movimento di Giustizia e Libertà e per questo fu condannato al confino in Lucania (1935-1936). In seguito Levi dovette emigrare in Francia. Nel dopoguerra, oltre a continuare il suo lavoro di pittore, svolse varia attività giornalistica e politica. Tra il 1945 e il 1946, diresse il quotidiano del partito d'azione L'Italia libera. Nel romanzo Cristo si è fermato a Eboli rievocò i personaggi e l'ambiente del confino facendo scoprire l'umanità che si cela ai margini della civiltà. Il titolo riprende un detto dei contadini lucani, secondo cui il cristanesimo e la civiltà si sarebbero fermati a Eboli, prima di entrare nella loro regione. La volontà di comprendere portò l'autore a rivelare in modo partecipe le condizioni di miseria, sofferenza e oppressione che avvolgevano il mondo della Lucania contadina, lontano anni luce dal movimento della storia. Tra le altre opere si ricordano, L'orologio (1950), Le parole sono pietre (1955), Il futuro ha un cuore antico (1956) e La doppia notte dei tigli (1959).

Lèvi, Eugènio Elìa (Torino 1883-Cormons 1917) Fratello di Beppo, matematico. Compì importanti studi sulle equazioni differenziali; perì durante la prima guerra mondiale.

Lèvi, Prìmo (Torino 1919-1987) Scrittore. Scampato al lager nazista di Auschwitz, rivisse la sua agghiacciante esperienza nelle prime due opere Se questo è un uomo (1947) e La tregua (1963) e nell'ultima opera I sommersi e i salvati (1986). Tra le opere successive, La chiave a stella (1978), Se non ora, quando? (1982), la raccolta di poesie Ad ora incerta (1984) e i saggi L'altrui mestiere (1985).

Levia gravia Opera di poesia di G. Carducci (1868).

Leviatano Opera di filosofia di Th. Hobbes (1651).

Lèvice Comune in provincia di Cuneo (344 ab., CAP 12070, TEL. 0173).

Lèvi-Cìvita, Tùllio (Padova 1873-Roma 1941) Matematico. Tra i maggiori matematici del Novecento, ha inventato con il suo maestro G. Ricci-Curbastro il calcolo differenziale assoluto, il calcolo tensoriale e alcuni concetti basilari della geometria reimanniana indispensabili per la successiva formulazione della teoria della relatività generale. Con il fisico U. Amaldi ha scritto il trattato Meccanica razionale (1927).

Lèvico Tèrme Comune in provincia di Trento (5.683 ab., CAP 38056, TEL. 0461).

levigàre, v. tr. 1 Rendere privo di ogni asperità; spianare, smussare, smerigliare, scartavetrare, carteggiare, molare, raschiare. ~ lisciare. 2 Sottoporre a levigazione. ~ limare.
 v. tr. 1 to smooth. 2 (carteggiare) to sand.
 lat. levigare, deriv. da levis liscio.

levigatézza, sf. Caratteristica di ciò che è levigato.

levigàto, agg. 1 Che è liscio. ~ pareggiato. <> ruvido. 2 Perfezionato. ~ rifinito. <> abbozzato.

levigatrìce, sf. Macchina che leviga.

levigatùra, sf. Levigazione.

levigazióne, sf. 1 Atto, effetto del levigare. 2 Azione del vento, della pioggia e del ghiaccio sulle rocce.

Levine, David (1926-) Caricaturista statunitense. Rappresentò con sapida ironia i personaggi della cultura internazionale.

Levine, Jack (Boston 1915-) Pittore statunitense. Tra le opere La festa della pura Ragione (1937, New York, Museum of Modern Art).

Levinson, André Jacovlevic (Pietroburgo 1887-Parigi 1933) Scrittore e critico di danza russo. Tra le opere, Ballet romantique (1919), La danse au théâtre (1924), La vie de Noverre (1925), La danse d'aujourd'hui (1929), Le visage de la danse (1933) e Serge Lifar (1934).

Levinson, Barry (1932-) Regista cinematografico statunitense. Diresse Good morning Vietnam (1987), Rain Man (1988), Toys (1992) e Rivelazioni (1994).

Lèvi-Strauss, Claude (Bruxelles 1908) Antropologo ed etnologo francese. Trasferitosi a New York, ereditò dal linguista R. Jakobson il metodo dell'indagine strutturalista che egli applicò con successo all'antropologia; le sue posizioni in merito sono raggruppate in due raccolte, Antropologia strutturale I (1955) e Antropologia strutturale II (1973). Descrisse le due spedizioni in Amazzonia nei Tristi tropici (1955). Altre opere famose sono Il pensiero selvaggio (1962), Il crudo e il cotto (1964) e L'uomo nudo (1971).

levità, sf. Leggerezza.

levìta, sm. (pl.-i) 1 Presso gli antichi ebrei, membro della tribù del Levi. 2 Specie di rozzo saio degli Anacoreti.

levitàre, v. intr. Sollevarsi in aria fisicamente.

levitazióne, sf. Fenomeno consistente nel sollevare e mantenere in aria un corpo contro la forza di gravità.
 lat. levitas,-atis leggerezza.

levìtico, agg. e sm. (pl. m.-ci) agg. Relativo ai leviti.
sm. Il Levitico, terzo libro biblico del Pentateuco.

levogìro, agg. Detto di composto organico capace di far ruotare a sinistra il piano di polarizzazione a un fascio di luce polarizzato che l'attraversa.

Levóne Comune in provincia di Torino (445 ab., CAP 10070, TEL. 0124).

Levràtto, Felìce (Vado Ligure, Savona 1904-Savona 1968) Giocatore di calcio italiano. Fu ala sinistra del Vado, dell'Hellas Verona, del Genoa e dell'Ambrosiana-Inter. Fece parte della nazionale A per ventotto volte e della B per due volte.

levriéro, o levrière, sm. Razza di cani (i più comuni sono l'arabo, l'afgano, l'inglese e il russo) di origine orientale (levriero russo o borzoi). Hanno corpo slanciato e asciutto, muso affusolato, altezza di circa 80 cm al garrese, pelo lungo e ondulato per la razza orientale, corto e raso per quella europea. Veloci e resistenti nella corsa sono oggi cani da compagnia.
 sm. greyhound.
Levriero afgano
Originario dell'Afghanistan, è un cane da compagnia che ha bisogno di grandi spazi. Di origine antichissima (è nominato nei papiri egizi di 5.000 anni fa) è stato diffuso in Europa solo nei primi del '900. Ha un pelo folto e setoso e un caratteristico ciuffo che adorna il cranio e ricopre completamente le orecchie.
Piccolo levriero italiano
Di origini antichissime (un esemplare simile a quello odierno è stato rinvenuto in una tomba egizia di 6.000 anni fa) è stato importato in Europa dai fenici e selezionato in Italia. Ha muso appuntito, pelo raso e fine monocolore (grigio, nero o fulvo). È un gradevole cane da compagnia per la sua indole affettuosa.

Lévy Bruhl, Lucien (Parigi 1857-1939) Etnologo. Tra le opere La mentalità primitiva (1922).

Lewin, Kurt (Mogilno 1890-Newtonville 1947) Psicologo statunitense di origine tedesca. Applicò alla psicologia sociale i principi propri della Gestalt; studiò i processi interpersonali spiegandoli con un sistema di interazioni tra l'individuo e il mondo esterno. Ne lasciò traccia nelle sue opere Teoria dinamica delle personalità (1935) e Principi di psicologia topologica (1936).

Lewis with Harris Isola della Gran Bretagna (23.000 ab.), la maggiore delle Ebridi Esterne, nell'oceano Atlantico.

 

 

Note:  

Definizioni, informazioni, … sono in gran parte recuperate (a partire dal 1999) da varie fonti accessibili via Internet o da altre fonti "informatiche" freeware; per molti lemmi sono state riviste e, in modo più o meno consistente, riscritte; la revisione è tuttora in corso: solo una parte delle definizioni è stata rivista (vi sono ancora errori e imprecisioni, come del resto si trovano nei dizionari cartacei, anche "famosi"). Le, eventuali, date di morte dei personaggi citati dovrebbero essere aggiornate al luglio 2009; il numero degli abitanti delle località riportate quando è stato aggiornato riporta a fianco anche la data dell'aggiornamento.

Le informazioni (storiche, geografiche, …) sono aggiornate al 1999, ma molte sono state ulteriormente aggiornate

 

     indica l'etimologia
    ~ indica un (circa, e in qualche contesto) "sinonimo"
    <> indica (in genere) un "contrario"

 

Fonte: http://dictionario.wikispaces.com/file/detail/dictionario_i.doc

sito web: http://macosa.dima.unige.it/diz/diz.htm

Autore del testo: http://macosa.dima.unige.it

 

 

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