Prestiti finanziamenti sovraindebitamento delle famiglie

 

 

 

Prestiti finanziamenti sovraindebitamento delle famiglie

 

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Il Sovraindebitamento delle Famiglie

Cerchiamo innanzitutto di definire il concetto di sovraindebitamento.
Una famiglia sovraindebitata è una famiglia che ha contratto troppi debiti e versa in difficoltà finanziarie. Più precisamente, si tratta di una famiglia che, dati i suoi redditi, non riesce a far fronte alle scadenze (rate di mutui, prestiti, etc.) e, contemporaneamente, a mantenere un tenore di vita che ritiene accettabile.
Si osservi come la nozione di sovraindebitamento sia abbastanza elastica. La definizione non contiene nessuna cifra. Non esiste un livello di debito ben definito oltre il quale è possibile dire che una famiglia è troppo indebitata. In altri termini, l’eccessivo indebitamento è un concetto relativo e non assoluto.
Innanzitutto, il debito di una famiglia va messo in relazione al suo reddito. Se una famiglia ha un debito complessivo di 100.000 euro ma ha entrate mensili pari a 10.000 euro non la considereremo troppo indebitata. Per converso, un debito di 100.000 euro appare eccessivo se le entrate mensili sono pari a soli 1.500 euro.
La precedente definizione contiene però anche un secondo elemento che rende relativa la nozione di eccessivo indebitamento. Questo elemento, legato all’aggettivo “accettabile”, è infatti di tipo soggettivo. Proviamo a darne un’illustrazione intuitiva.
Per pagare un debito occorre ovviamente contrarre i consumi, ovvero occorre spendere meno di quanto si guadagna. Tuttavia, la riduzione del tenore di vita che consegue dalla contrazione dei consumi può essere considerata accettabile o non accettabile dalla singola famiglia.
In ultima istanza, la questione si riduce semplicemente alla capacita di fare a meno di alcuni beni o servizi che, evidentemente, non saranno beni e servizi primari come il cibo, i vestiti e un tetto. Ma siamo sicuri che tutte le famiglie italiane considerino accettabile rinunciare a beni non primari come una vacanza estiva al mare oppure la sostituzione del vecchio televisore con uno a schermo piatto?


La risposta a questa domanda non può essere univoca. Per alcune famiglie, rinunciare a questi beni non primari è sopportabile. Per altre no! Queste ultime, evidentemente, saranno famiglie abituate ad andare in vacanza al mare ogni anno oppure inserite in un contesto sociale in cui non avere la televisione a schermo piatto equivale ad una piccola vergogna.
In conclusione, essere eccessivamente indebitati dipende dalla dimensione del debito rapportata al reddito nonché dalla capacità di fare sacrifici per ripagarlo.

Il fenomeno del sovraindebitamento delle famiglie non è molto diffuso nel nostro Paese in confronto agli altri paesi avanzati. Secondo l’Ocse, nel 2005, una famiglia italiana media ha debiti per una cifra pari al 40% del suo reddito annuale. Questo dato va confrontato con il 70% della Spagna e della Germania ed il 100% degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.
Un confronto tra sole medie potrebbe però risultare fuorviante se le medie nascondono ampie variazioni all’interno della popolazione. Il confronto tra il 40% italiano ed il 100% inglese, a prima vista, autorizza a dedurre che in Inghilterra le famiglie con problemi finanziari sono più numerose rispetto all’Italia. Ma la deduzione potrebbe essere capovolta se si scoprisse che, ad esempio, il 40% italiano è rappresentato da famiglie a basso reddito indebitate per il 200% e famiglie a reddito medio ed elevato con un debito nullo mentre il 100% inglese risulta da famiglie tutte uniformemente indebitate per il 100% a prescindere dal loro reddito. E’ evidente che, in questo caso, saremmo portati a concludere che le situazioni di difficoltà finanziaria sono più presenti in Italia che in Gran Bretagna. Avere un debito pari al 100% del proprio reddito non è confortevole ma è tutto sommato sopportabile. Per converso, con un reddito basso ed un debito pari al doppio del reddito è quasi certo che la famiglia in questione non sia in grado di ripagare (insolvenza).


L’esempio precedente è alquanto estremo ed ha come unico scopo quello di invitare a riflettere sul fatto che ragionare solo in termini di medie può risultare fuorviante. Se si guarda ai dati reali, il modo in cui il debito si distribuisce tra famiglie a basso, medio ed elevato reddito non è molto diverso tra Italia e Gran Bretagna. Quindi, possiamo tranquillamente concludere che, dato che l’Italia presenta un indebitamento medio molto inferiore a quello della Gran Bretagna, allora le situazioni di famiglie con difficoltà finanziarie sono meno frequenti nel nostro Paese rispetto alla Gran Bretagna.
Perché le famiglie italiane sono in media meno indebitate rispetto alle famiglie degli altri paesi avanzati? Gli esperti, sulla base dei dati a disposizione, rispondono a questa domanda invocando due peculiarità del nostro Paese.
La prima peculiarità è di natura socio-culturale: nel nostro Paese la famiglia tradizionale “tiene” di più rispetto a quanto accade altrove. Questo significa che è più frequente osservare figli in difficoltà finanziarie che vengono soccorsi dai genitori piuttosto che rivolgersi alle banche.
La seconda peculiarità ha a che fare con il grado di sviluppo dei mercati finanziari e, soprattutto, del mercato dei mutui e dei prestiti personali. Mentre negli altri paesi, gli acquisti a rate, le carte revolving, il credito al consumo etc. si sono diffusi nel corso degli anni Novanta, nel nostro Paese la loro diffusione su larga scala ha avuto luogo solo negli ultimissimi anni.
In conclusione, le famiglie italiane sono meno indebitate perché i legami familiari intergenerazionali sono più forti e perché, almeno fino a qualche anno fa, in Italia è stato più difficile riuscire ad ottenere un prestito per finanziare un acquisto.

E’ un fatto che, nei paesi in cui si riesce ad avere credito più facilmente, le famiglie in difficoltà finanziaria sono più numerose. Questo fatto non è solo rilevante in sé ma è rilevante anche perché stimola una serie di interrogativi per coloro che studiano professionalmente i comportamenti dei consumatori (economisti, psicologi, sociologi etc.).
Se le famiglie si indebitano in modo eccessivo semplicemente perché trovano qualcuno che fa loro credito significa che le loro decisioni di consumo o non sono ragionevoli oppure vengono prese sulla base di previsioni sbagliate. Nel prosieguo di queste note ci soffermeremo prima sull’assenza di ragionevolezza e poi sugli errori di previsione.

 

Esistono numerosi studi di psicologia dei consumi che dimostrano come molti acquisti vengano realizzati sull’onda dell’impulsività, ovvero senza prestare adeguata attenzione alle conseguenze finanziarie che ne derivano. Alcuni soggetti semplicemente non sanno rinunciare a un acquisto oppure non riescono a rimandarlo nel tempo. Si tratta, evidentemente, dei soggetti più deboli e suggestionabili di fronte ai messaggi pubblicitari e al condizionamento ambientale da parte di amici e conoscenti.


Questo tipo di comportamento è chiaramente irragionevole come pure irragionevole appare l’incapacità di alcuni di capire che effettuare un acquisto oggi pagando in futuro a rate non equivale a non pagare oppure a pagare meno. Eppure molti soggetti sono vittime di questo tipo di illusione. Non si spiegherebbero altrimenti le tante offerte commerciali che prevedono un pagamento nella forma di “comode” rate con inizio differito di vari mesi rispetto al momento dell’acquisto.

Passiamo adesso agli errori di previsione. Quando si valuta l’acquisto di una casa con un mutuo o quello di un’auto a rate, una famiglia o un individuo mediamente avveduti confrontano il reddito che prevedono di percepire in futuro con le rate che dovranno restituire e con le altre spese che prevedono di dover sostenere. Se il reddito è sufficiente a coprire rate e spese allora l’acquisto viene effettuato; in caso contrario, l’acquisto viene rimandato.
L’avvedutezza, però, non mette di per sé al riparo dal rischio di difficoltà finanziarie future. Queste difficoltà potrebbero comunque verificarsi se un evento imprevisto fa saltare le previsioni sui redditi, sulle rate e sulle altre spese future. Ecco alcuni esempi: la perdita non prevista del posto di lavoro fa diminuire il reddito. Un aumento non previsto dei tassi di interesse fa aumentare il peso delle rate. Un divorzio non previsto fa aumentare le altre spese.
Quando un evento di questo tipo è all’origine di difficoltà finanziarie allora si sostiene che la causa di queste difficoltà è riconducibile a un errore di previsione e non tanto ad un comportamento irragionevole e poco avveduto. Ma siamo proprio sicuri che la distinzione tra le due cause di dissesto finanziario siano così nette? A ben vedere, il confine tra l’errore di previsione e l’assenza di avvedutezza è piuttosto labile. Una persone avveduta, infatti, dovrebbe anche mettere in conto che in futuro il suo posto di lavoro potrebbe non essere tanto sicuro, che i suoi rapporti coniugali potrebbero deteriorarsi e che i tassi di interesse potrebbero aumentare. Insomma, una persona avveduta è anche una persona che effettua delle previsioni prudenziali sulle entrate e le uscite future.
Ma per essere veramente avveduti non basta essere prudenti. Occorre anche essere informati. Nel periodo 2000-2005 i tassi di interesse sono stati particolarmente bassi e molte famiglie italiane hanno contratto un mutuo immobiliare a tasso variabile. Nel periodo 2006-2007 i tassi sono triplicati e per molti le rate del mutuo sono diventate insostenibili.
Chiediamoci adesso se queste famiglie in difficoltà sono state poco avvedute oppure sono state vittime di un errore di previsione. Sicuramente alcune saranno state poco avvedute ma la maggior parte si sarà trovata in difficoltà perché, al momento della sottoscrizione del mutuo, non ha correttamente anticipato la possibilità di un aumento dei tassi e delle rate. E questo errore di previsione, molto spesso, non è stato causato da imprudenza quanto piuttosto dall’ignoranza sul meccanismo di calcolo della rata e sui meccanismi che governano l’andamento dei tassi di interesse.
Per evitare di cader vittima degli errori causati dall’ignoranza esiste un solo tipo di difesa. Si tratta della difesa prodotta dalla conoscenza ovvero, nella fattispecie, dall’alfabetizzazione finanziaria.

 

 

Fonte: http://www.dolceta.eu/italia/Mod7/IMG/doc/SCHEDA_1_LEZIONE_SOVRAINDEBITAMENTO.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

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