Democrito biografia e riassunto

 

 

 

Democrito biografia e riassunto

 

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Democrito biografia e riassunto

 

DEMOCRITO"Al saggio tutta la Terra é aperta, perchè patria di un'anima bella é il mondo intero".


Democrito nacque intorno il 460 a.c. ad Abdera, dove era nato anche Protagora. Egli fu atomista, ovvero seguì quelle dottrine che per un verso presuppongono l'indagine naturale dei primi pensatori e la riflessione degli eleati, ma per l'altro anche i dibattiti sui rapporti tra natura (fusiV) e legge convenzionale (nomoV). Democrito, a differenza degli altri pensatori e a somiglianza dei suoi contemporanei sofisti, scrisse una miriade di opere: tramite un catalogo stilato da Trasillo nel primo secolo d.C., sappiamo che dovevano aggirarsi intorno alla cinquantina. Purtroppo ci sono pervenuti solo pochi frammenti di esse. Anche Democrito dovette recarsi una volta ad Atene, ma per il resto del tempo pare che abbia vissuto nella sua città natale, dove sarebbe morto tra il 400 e il 380 a.C. Le indagini degli atomisti presuppongono da un lato l'interesse per i problemi posti dall'osservazione dei fenomeni naturali e, dall'altro, la riflessione degli eleati, ma al tempo stesso anche l'attenzione per la pluralità dei mondi e delle culture. Le opere di Democrito trattavano argomenti di vario genere, si passava dalla matematica alla riflessione morale, dallo studio del linguaggio e dei poeti alla medicina e allo studio degli animali, ma alla base di tutta la sua ricerca egli poneva l'obiettivo di trovare una spiegazione causale unitaria di questa molteplicità di manifestazioni e aspetti del mondo fisico e umano. Anche l’atomismo si configura come teoria "pluralistica" che si propone di spiegare il cosmo senza trasgredire le prescrizioni parmenidee: l’iniziatore della corrente atomistica sembra essere stato Leucippo, figura che per noi non è che un nome, visto la scarsissima quantità di materiale sul suo conto che possediamo; ben di più sappiamo sul suo collega Democrito di Abdera, il quale scrisse – come i Sofisti – una miriade di opere sui più svariati argomenti, benché di esse non ci siano giunti che frammenti. Anche Democrito, come già Anassagora, assume come struttura della realtà invisibile ad occhio nudo un’infinità di principi, ancorché questi non siano infinitamente divisibili: se infatti tutto fosse divisibile all’infinito, allora il mondo avrebbe dovuto cessare di essere già da tempo. I principi primi della realtà come li intende Democrito debbono essere pieni e privi di parti: tali sono quelli che egli definisce atoma swmata, ovvero – letteralmente - "corpi non ulteriormente tagliabili", costituenti la struttura profonda del reale. Questi "atomi", per potersi muovere e per consentire la generazione e la corruzione dei composti, devono avere uno spazio entro cui muoversi ed è per questa ragione che Democrito introduce come secondo principio il vuoto (to kenon), condizione imprescindibile del moto atomico. Gli stessi aggregati non sono che unioni di atomi e vuoto: il che è provato dal fatto che, consumandosi, i corpi cedono atomi e, perché ciò possa avvenire, dev’esserci il vuoto. Con terminologia eleatica, Democrito chiama gli atomi e il vuoto rispettivamente "essere" e "non essere"; egli asserisce poi – riprendendo l’antitesi sofistica - che la conoscenza intellettuale (avente come oggetto gli atomi e il vuoto) è kata fusin (secondo natura), mentre quella degli aggregati è kata nomon (secondo convenzione). Sicchè secondo natura conosciamo gli atomi e il vuoto, secondo convenzione il bianco, il profumato, ecc. Le cose che costantemente esperiamo non sono dunque la verità, ma mera parvenza. Essendo gli atomi infiniti, infiniti saranno anche i mondi che dalla loro aggregazione trarranno origine, cosicché Democrito può relativizzare la vita che conduciamo sul nostro e può inoltre evitare di far ricorso a cause extra-materiali. Incarnando in sé l’essere parmenideo (ed essendo dunque immutabili, eterni, incorruttibili), gli atomi come si distinguono fra loro? Per Empedocle e Anassagora, i principi si differenziano qualitativamente, il che tra l’altro spiega perché i corpi composti presentino qualità; per Democrito invece – stando a quel che riferisce Aristotele – gli atomi si differenziano fra loro per caratteristiche quantitative. Per far luce su questo punto della dottrina democritea, Aristotele esemplifica servendosi delle lettere dell’alfabeto, che egli chiama stoiceia: e stoiceia sono anche gli "elementi", con la conseguenza che gli atomi sono un po’ come le lettere dell’alfabeto e il mondo che ne risulta si presenta come una sorta di libro le cui lettere sono gli atomi. Per forma (rusmoV) gli atomi si distinguono fra loro come la A si distingue dalla N; per ordine (diaqigh) come AN da NA; per posizione (troph) come Z da N. Si tratta evidentemente di differenze puramente geometriche, con caratteristiche misurabili. Tuttavia Democrito si spingeva oltre: pare infatti che, poste queste tre differenze di base, egli asserisse che gli atomi sono dotati di un numero incalcolabile di differenze, a tal punto che egli finisce col riconoscere – il che gli costerà la derisione da parte dei suoi avversari – l’esistenza di atomi di forma uncinata. Il problema cui Democrito è chiamato a rispondere è che, se gli atomi sono quantitativamente connotati, come si spiega che poi noi percepiamo qualitativamente i composti? Perché se la rosa non è che un aggregato di quantità noi la percepiamo rossa, profumata, ecc? Per render conto di ciò, Democrito spiega le qualità come epifenomeni delle quantità, cosicché il bianco deriverebbe da un assetto casuale dato dall’unione di atomi: la rosa non è che un aggregato di atomi quantitativamente connotati che però, colpendo i nostri organi di senso, generano impressioni qualitative (il profumo, il colore rosso, ecc). Un altro problema su cui Democrito deve affaticarsi riguarda la natura stessa degli atomi: se essi sono corpi invisibili e indivisibili, allora non avranno parti e saranno come enti geometrici; ma allora come è possibile ch’essi, privi di parti, si aggreghino e formino corpi divisibili costituiti da parti? Come possono muoversi? Democrito sostiene che gli atomi sono ab aeterno dotati di moto (il che implica il vuoto in eterno) e, più precisamente, si muovono in qualunque direzione senza tregua, con la conseguenza che possono casualmente incontrarsi e aggregarsi (ciò nel caso in cui le forme siano compatibili, come ad esempio quando si incontrano atomi ad uncino e atomi ad anello). A regolare il moto degli atomi non è una forza esterna o una divinità: l’unica legge (se in questo caso di legge si può parlare) regolante il loro movimento è il caso, non già nel senso ch’essi si muovano senza causa, bensì nel senso che il loro è un moto spontaneo, scevro di finalità e non extra-naturale: è un moto che tiene conto della legge per cui il simile attira il simile. Tutto risponde ad una ragione e ad una ferrea necessità. Oltre a negare la causa finale, l’atomismo nega quella efficiente – nota Aristotele -, giacchè per Democrito essa non è se non una proprietà della materia. Per Democrito nulla avviene a caso, tutto avviene secondo una ragione. Questa osservazione può essere provata: a questo scopo non basta accontentarsi dell'osservazione della molteplicità dei fenomeni, ma occorre risalire mediante un procedimento intellettuale alla conoscenza di ciò che non è visibile. Gli oggetti che noi percepiamo ci appaiono caldi o freddi, amari o dolci, ma queste qualità appartengono alla sfera di quello che la cultura del v secolo a.C. raggruppava sotto la categoria del nomoV, ossia di ciò che è variabile, convenzionale, instabile, contrapposto al piano stabile e immutevole della natura. La vera conoscenza è quella che consente di accedere al piano nascosto che sfugge ai sensi. Qui essa trova i costituenti di tutte le cose: gli atomi (atoma swmata) e il vuoto (to kenon). La parola atomo deriva dal Greco e significa indivisibile (a+temnw = che non si può tagliare). Gli atomi sono quindi particelle indivisibili talmente piccole che non possono essere singolarmente percepite da alcun organo di senso. Gli atomisti ritengono - sulle orme di Parmenide - che siano ingenerati ed indistruttibili. Sono dunque i costituenti ultimi della realtà. Sebbene con i pluralisti nasca la causa efficiente (ciò che mette in movimento la materia: per Empedocle Amore e Odio, per Anassagora il NouV) , Democrito non la accetta: secondo lui vi è un grande vuoto con atomi sparsi qua e là dotati di movimenti pulviscolari (per capire che cosa intendesse Democrito , si può guardare la polvere contro luce): essi vagano casualmente finchè non si urtano gli uni contro gli altri e, quando si scontrano, avviene un qualcosa di simile al biliardo; gli atomi si scontrano e assumono nuovi movimenti. E' una concezione materialistica e deterministica (dato un fatto A, se ne verifica necessariamente uno B) e meccanicistica (vi è l'idea che il mondo sia un macchinario dove tutto avviene per contatto: viene così confutata la tesi dei fenomeni che avvengono a distanza, come il magnete di cui parlava Talete). Tutto avviene secondo una necessità inevitabile. Gli atomi si distinguono tra di loro non perchè alcuni sono caldi e altri freddi o perchè alcuni sono amari e altri dolci: in altre parole, non si distinguono per caratteristiche qualitative, ma quantitative. Le loro differenze sono simili a quelle che intercorrono tra le lettere dell'alfabeto. L'insieme delle differenze atomiche (posizione, ordine, forma) è dunque il tipo geometrico, ovvero riguarda la forma e la disposizione nello spazio. Ma bisogna ricordare che la quantità di forme atomiche è innumerevole, non è ristretta al solo tipo delle grandezze geometriche regolari. Com'è possibile che da queste particelle invisibili ed indivisibili si formino gli oggetti che si possono percepire con gli organi di senso? Come abbiamo detto prerogativa degli atomi è il loro continuo movimento "pulviscolare" che non avviene in una direzione privilegiata ed unica. In questi movimenti possono incontrarsi, come le palle sul tavolo del biliardo: se sono incompatibili si respingono, ma se non lo sono si aggregano. Un criterio fondamentale di aggregazione è dato dal principio che il simile si aggrega con il simile. Ma non vi è un agente esterno (una causa efficiente) che fa avvenire le aggregazioni, come era invece per Anassagora e per Empedocle. Fondamentale per il movimento è il vuoto (che fa le veci della tavola da biliardo): gli atomisti possono dire che il vuoto è "non essere" (gli atomi sono invece l’essere in senso parmenideo, ingenerati e incorruttibili), in quanto esso non è dotato di forma individuale, di limitazione e di movimento, come invece è per gli atomi, che possono quindi identificarsi con l'essere. Nel vuoto infinito si formano e si distruggono infiniti mondi, anche diversi da quello in cui viviamo (tale attenzione per la diversità è sintomatica del periodo in cui Democrito vive: il V secolo). Mediante le nozioni di atomo e di vuoto diventa possibile spiegare non solo la costituzione dei mondi e degli oggetti che ciascuno di essi contiene, bensì anche fenomeni biologici come la riproduzione o la respirazione. L'anima è per Democrito una prerogativa degli esseri viventi. La vita è contrassegnata dal calore. A spiegare questo fatto interviene la forma propria degli atomi costitutivi dell'anima: essi sono di forma sferica, la quale è suscettibile della massima mobilità. E la massima mobilità genera il calore. In questa prospettiva, la respirazione è interpretata come una funzione vitale essenziale perchè consente la continua reintegrazione degli atomi di anima che incessantemente si perdono anche per la loro costante mobilità. Quando questa reintegrazione cessa arriva la morte, caratterizzata appunto dall'immobilità e dalla freddezza. Allo stesso modo la riproduzione umana è determinata dal seme costituito da atomi provenienti da tutte le parti del corpo. Ciò permette di spiegare la trasmissione di somiglianze dai genitori ai figli. Gli stessi processi percettivi possono essere chiariti mediante il modello di spiegazione atomistica. Ogni soggetto, anche se a noi sembra immobile, è costituito di atomi intervallati dal vuoto, i quali si muovono incessantemente. Da ciascun oggetto si staccano in continuazione quelli che gli atomisti chiamano eidwla (immagini): si tratta di emissioni atomiche che conservano la figurazione degli oggetti dai quali provengono. Se il medio che queste emissioni attraversano, ossia l'aria, non è disturbato ed esse pervengono ai pori, vale a dire i condotti vuoti, presenti sulla superficie del nostro corpo, e attraverso di essi ai nostri organi di senso, si hanno le varie sensazioni della vista, dell'udito e così via. Ogni sensazione è quindi ricondotta a una forma di contatto degli eidwla con il nostro corpo. Prendiamo ad esempio l'olfatto: arrivano al nostro naso atomi di un fiore e noi lo sentiamo profumato non per il fatto che gli atomi abbiano già di per sè quell'odore, ma perchè con la loro forma mi stimolano il naso in modo tale da fiutare quell'odore. Gli odori, i sapori, i colori, esistono in me che li provo, ma non nella realtà. Ogni sensazione ci fornisce quindi informazioni sulla configurazione e sui caratteri dell'oggetto corrispondente. Pure i sogni possono avere un contenuto informativo e trasmettere addirittura pensieri e sentimenti propri dell'individuo dal quale proviene il flusso di eidwla. Restano comunque inaccessibili ai sensi, sia nello stato di veglia, sia durante il sonno, i principi costitutivi del tutto, ossia gli atomi, nella loro singolarità, ed il vuoto. Alla conoscenza di essi si può pervenire soltanto andando oltre alla sensazione, ossia cercando la verità nel profondo, come dice Democrito, mediante l'intelletto. Solo questa è la conoscenza genuina. Secondo natura sono solo gli atomi e il vuoto; per convenzione invece sono il bianco, il rosso, il profumato, ecc. Dante (Inferno, IV) definisce Democrito come "colui che il mondo a caso pone" perchè – in sintonia con Aristotele – dà gran peso a quella causa finale che Democrito ignora: è come se per lui le cose andassero a caso, senza uno scopo. Nell’ottica democritea, non c’è differenza di livelli di conoscenza, tutto è percezione (persino gli oggetti del pensiero): dal cielo alla terra non ci sono che corpi costituiti da atomi e contenenti il vuoto e che (proprio perché contenenti il vuoto) emanano gli eidwla, le "immagini" delle cose; tali eidwla altro non sono se non atomi che si staccano continuamente dai corpi (Epicuro parla di pulsazione dei corpi stessi) e si rendono così a noi percepibili. Anche il corpo del soggetto percipiente, infatti, è un aggregato atomico dotato di vuoto o, meglio, di canali vuoti: gli eidwla si incuneano in questi canali vuoti e rispecchiano l’immagine dell’oggetto rendendolo percepibile: si ha dunque una conoscenza per contatto. Ricapitolando, la conoscenza avviene per percezione (sensismo gnoseologico) e quest’ultima avviene per contatto attraverso i cinque sensi e, se non ci fosse il vuoto, la percezione sarebbe dolorosa perché gli eidwla colpirebbero i nostri atomi anziché infilarsi nei canali vuoti. Tuttavia, se i corpi continuano a cedere materia (gli eidwla che si staccano), allora ne consegue che essi sussistono fin tanto che la materia ceduta è bilanciata da quella ricevuta: e la mancanza di respiro, ovvero la fine del ricambio di atomi, è la prova della fine dell’esistenza del corpo. La legge che vige nel mondo degli atomisti è il caso, nel senso che non vi è alcuna causa extranaturale capace di governare il movimento degli atomi: essi si aggregano in maniera puramente casuale (ed è anche per questo che Dante rinfaccia, nel IV canto dell’Inferno, a Democrito di porre il mondo a caso). Naturalmente sorge spontaneo un quesito: che cosa mi garantisce che gli eidwla mi riportino tale e quale la forma dell’oggetto a cui provengono? Non potrebbe essere che, nello spazio che percorrono per giungere a me, subiscono una modificazione? Qui le posizioni degli atomisti divergono: Epicuro pensa che gli eidwla ci raggiungano con velocità pari a quella del pensiero, cosicchè non vi è possibilità di errore. Per Democrito, invece, tutto cambia: "nulla conosciamo secondo verità perché la verità è nel profondo", egli afferma; sembra quasi una professione di scetticismo, ma in realtà non lo è affatto. Infatti, Democrito vuol semplicemente dire che la verità sono gli atomi e il vuoto e che tutto il resto (il dolce, l’amaro, il caldo, il freddo, ecc) è opinione che, in quanto tale, è suscettibile di essere vera o di essere falsa e che varia da individuo a individuo. Democrito si accosta dunque al motto di Anassagora "oyiV twn adelwn ta fainomena": il mondo che mi appare è opinione, e anche le opinioni si formano in base alla percezione, anche se si fermano alla superficialità, alle qualità esterne del corpo (caldo, freddo, ecc). In quanto frutto di sensazioni, anche le opinioni hanno un fondo di verità, anche se l’unica verità degna di essere definita tale è quella che si conosce quando si conoscono il vuoto e gli atomi. "Non conosciamo nulla che sia invariabile, ma solo aspetti mutevoli", dice Democrito: e ne deduce l’esistenza di due forme di conoscenza, una genuina ("legittima", secondo il linguaggio giuridico), l’altra oscura ("illegittima"): la conoscenza sensibile è oscura, mentre gli oggetti di quella genuina sono nascosti. Democrito affronta anche il problema della formazione delle società umane e dei tratti che le caratterizzano. Alla base di questa formazione è quello stesso principio di aggregazione del simile con il simile, che valeva per gli atomi. Un elemento di distinzione tra animali e uomo, un po’ come i sofisti, Democrito lo ravvisa nel processo delle tecniche. Ma Democrito fa leva ancora una volta sul principio della somiglianza per spiegare la genesi delle stesse tecniche: esse si costituiscono infatti a partire dall'imitazione delle attività animali. Per questo aspetto, esiste dunque una certa continuità tra il piano della natura e quello della cultura e delle istituzioni umane. L'imposizione dei nomi alle cose è un'imposizione convenzionale. Così la religione sembra essere un'invenzione umana, ma in questo caso dovuta all'iniziativa di pochi uomini sapienti. Non è difficile scorgere la parentela tra queste affermazioni e quelle sofistiche, anch'esse incentrate sul binomio nomoV/fusiV. E' difficile a causa dei pochi suoi frammenti pervenutici comprendere profondamente la sua indagine etico-politica. Per un verso egli continua la tradizione dell'antica saggezza, compendiata in massime che devono dirigere il proprio comportamento verso se stessi e verso gli altri. Queste massime vertono anche sui mali e sui pericoli che affliggono la società, la discordia e la stasiV, il conflitto civile. La legge secondo Democrito dovrebbe salvaguardare da questi mali. Egli mostra una decisa preferenza per la forma di governo democratica, contrapposta alla tirannide, come la libertà lo è alla schiavitù. Ma per un altro verso l'obiettivo della vita è riposto nella tranquillità dell'animo (euqumia), immune da passioni eccessive; il che comporta la necessità di non farsi coinvolgere troppo non solo nelle questioni private, ma neppure in quelle pubbliche. L'esercizio della virtù non è più legato in maniera determinante alla dimensione della politica: l'etica di Democrito sembra premiare lo studioso, colui che vive al di fuori della politica (un po’ come sarà per Aristotele). Per Democrito non vi è un luogo privilegiato in cui si debba svolgere l'attività di studioso.

 

 

Le Massime di Democrito
"Al saggio tutta la Terra é aperta, perchè patria di un'anima bella é il mondo intero".

“Astienti dalle colpe non per paura ma perché si deve.”

“La felicità non consiste negli armenti e neppure nell’oro; l’anima è la dimora della nostra sorte.”
“Gli uomini invocano la salute dagli dèi con le preghiere, e non sanno ch’essa è in loro potere; ma siccome per intemperanza operano contro di essa, sono essi stessi che tradiscono la propria salute a causa delle passioni.”

 

Fonte: http://digilander.libero.it/tuttorecensioni/filosofia/DEMOCRITO.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Democrito.

Vita.

Democrito nacque e visse ad Abdera, città della Tracia, dal 460 a.C. al 370 a. C.. Fu contemporaneo di Socrate e di Ippocrate di Cos. Viaggiò per conoscere nuove culture e così veleggiò verso l’Egitto, usò quell’aggregato di atomi che era il cammello per andare a Babilonia, capitale del regno persiano e girò il grande impero.
Scrisse una grande quantità di opere su molti argomenti trai quali matematica, fisica, musica ( argomenti sempre uniti nell’antichità ) ed etica. Nonostante la grande prolificità e l’ottima qualità dei suoi scritti sia sotto l’aspetto del contenuto sia sotto l’aspetto del contenuto che dello stile, non ci sono giunte opere integre e abbiamo solo molti ma disparati frammenti. Ammesso che sia esistito, Leucippo fu il maestro del più celebre degli atomisti dell’antichità.

 

Schema di ragionamento.

Ipotesi D(emocrito) 1: tutto ciò che esiste è l’insieme degli atomi e il vuoto.
Specifica a: gli atomi sono dei corpuscoli non ulteriormente divisibili, impercettibili e aventi in sé le cause del loro movimento. Ogni atomo è dotato di una certa forma e di un certo peso. Democrito parla esplicitamente di “forma” e la paragona a quella delle lettere dell’alfabeto. Non parla esplicitamente di “peso” atomico ma bisogna comunque pensare che ad essi pensasse come a particelle dotate di un peso, anche se infinitesimale: anche gli atomi sono materia e ogni cosa che sia materia ha un certo peso, di conseguenza, anche gli atomi devono averne uno.
Spiegazione aI: la causa del movimento atomico non è dovuta di per sé ad una causa efficiente, alcuni tipi di movimenti macromolecolari possiamo anche dire che sono dovuti a urti tra atomi, ma non che il movimento stesso, iniziale degli atomi sia determinato da una causa precedente. Se così fosse, infatti, si cadrebbe in un regresso all’infinito.
Spiegazione aII: l’assurdità del regresso all’infinito è stata mostrata da Zenone di Elea, discepolo di Parmenide: i suoi paradossi sono tutti incentrati sulla dimostrazione di un non-senso di una conoscenza che implichi una ripetizione di se stessa arbitraria. Democrito prende atto di tale verità e nega il regresso all’infinito in via teorica perché gli atomi sono delle particelle non-ulteriormente divisibili e rappresentano il termine ultimo di scomposizione della materia.
Specifica b: il vuoto è l’assenza di materia e se la materia è atomi, il vuoto sarà assenza di atomi. Democrito fu con ogni probabilità il primo filosofo ad affermare l’esistenza di uno spazio senza fatti, senza cose. Egli compie una separazione tra “spazio” e “materia” distinguendo le due cose come separate. Aristotele criticherà questa tesi perché, a parer suo, il vuoto è considerato da Democrito come l’essere. Ma il nulla è l’opposto dell’essere e, dunque, non si può dire che esista ciò che non c’è. In realtà, per Democrito essere e spazio sono due cose diverse, per tale ragione egli non avrebbe accettato la critica di Aristotele perché essa si fonda sull’idea che egli consideri il vuoto come “essere”. Ma ciò non è vero, per Democrito.
Spiegazione bI: nella filosofia è una questione molto controversa la “concepibilità” del vuoto .

Ipotesi D2: gli atomi si muovono solo in linea retta e dal basso verso l’alto e non ammettono ulteriori deviazioni.
Spiegazione I: il moto degli atomi è determinato esclusivamente dalla loro direzione e traiettoria. Per tale ragione l’intera fisica di Democrito è di tipo “determinista”: ogni evento è determinato a priori dal suo esser costituito da un certo numero di atomi. Ogni atomo è pienamente descritto dalla sua forma, posizione, traiettoria e direzione, allo stesso modo si può dire per gli aggregati di atomi. Per tale ragione, ogni fatto fisico è descritto pienamente dagli atomi e dalle “leggi del moto”.

Inferenza: Se gli atomi e il vuoto sono tutto ciò che esiste, se gli atomi sono materia e il vuoto è puro spazio senza materia allora il vuoto è una causa del movimento.

Tesi Da: dunque, il vuoto è una “causa” del movimento.
Specifica a: più che di “causa” dobbiamo parlare di “condizione”: senza il vuoto non ci sarebbe spostamento. Democrito prende atto del fatto che gli esseri, e in generale tutte le cose, si possono spostare solo se lo spazio su cui si spostano è vuoto. Il vuoto non è causa del movimento, perché la causa del movimento è interna agli atomi, ma senza il vuoto non ci sarebbe alcun movimento. Per tale ragione il vuoto è “condizione necessaria” ma non sufficiente del movimento.
Spiegazione I: una condizione è una proprietà necessaria per la spiegazione di qualcosa. Per giocare una partita a calcio è una condizione necessaria avere un campo da calcio, ma non è l’unica condizione: senza campo non si gioca ma anche senza giocatori. Quindi, una partita a calcio è impensabile senza campo e senza giocatori.
Spiegazione II: Democrito afferma l’esistenza del vuoto proprio per spiegare l’esistenza del moto. Se non ci fosse il vuoto non ci sarebbe nemmeno alcun mutamento. In questo senso non è affatto un’affermazione gratuita, ai fini della sua spiegazione naturale, l’idea che il nulla sia uno dei criteri per cui esiste il mutamento e non ci sia, invece, una semplice staticità universale.

Inferenza: Se gli atomi si muovono solo in linea retta e dal basso verso l’alto e non ammettono ulteriori deviazioni, se tutto è determinato dall’insieme di atomi in continuo movimento, allora tutto avviene senza un fine ultimo.

Tesi Db: dunque tutto avviene senza un fine ultimo.
Specifica a: il fine ultimo equivale in fisica ad un termine a cui non segue nessun altro fatto fisico.
Specifica b: il fine ultimo non attiene ad una “finalità” di tipo “intenzionale” come quella umana. La natura, per Democrito, non bisogna pensarla con “scopi” ma, semplicemente, come una serie di cose descritte da una serie di leggi.
Spiegazione I: è importante riuscire a scindere due concetti di finalità: da un lato la finalità fisica e da un altro lato la finalità mentale o “intenzionalità”. La finalità fisica è un processo determinato da un risultato e senza il processo non ci sarebbe quel determinato fatto: un bambino non esisterebbe se non ci fosse la duplicazione cellulare e la duplicazione cellulare avviene perché si formi poi un feto. Il fine, in fisica, può inteso in fisica come un evento ultimo di un processo impossibile a pensarsi senza quella sequenza determinata di fatti ( dunque anche la sequenza di fatti non è pensabile senza un termine ultimo ). La finalità fisica non ha nulla a che vedere con la finalità mentale: le cellule che compongono un feto si comportano in modo determinato dalla loro natura chimicha-fisica e da nient’altro. Quindi pensare che le cellule si spostino in vista di un fine non significa affatto pensare che quelle cellule “siano indirizzate di loro spontanea volontà” o a partire “da una qualche volontà”.
Spiegazione II: A questo punto, possiamo dire che la fisica di Democrito non solo non ammette alcuna intenzionalità nella natura, ma anche che l’insieme degli eventi naturali non tende ad andare da nessuna parte, gli atomi sono indirizzati verso una linea retta e la mantengono.

Inferenza: Se tutto avviene senza un fine ultimo allora tutto avviene a caso.

Tesi Dc: dunque tutto avviene a caso.
Specifica a: tutto avviene a caso è una conseguenza dell’ammissione dell’inesistenza di un termine ultimo del moto naturale degli atomi.
Spiegazione I: tutto avviene a caso, come nota Aristotele, non è una contraddizione con l’ammissione dell’esistenza di una serie di leggi nella natura: il caso non è contrario di “legge”, “regolazione”, ordine. Caso è contrario di fine.
Spiegazione II: come sanno tutti coloro che credono nella fortuna, il caso è inteso o come assenza di una conoscenza adeguata dei fenomeni addirittura in linea di principio, oppure come un evento che non ammette un fine. Se vinco alla lotteria è per caso nel senso che non c’era nessuna causa probante che implicasse la mia vittoria alla lotteria: il che non significa che non ci fossero delle leggi, ma che l’evento non era “finalizzato” alla vittoria. D’altra parte, in quanto è sempre piacevole pensare al bene quando “si finisce bene” allora chi crede al caso finisce quasi sempre ad ammettere la sua esistenza quando le cose vanno male e vedere in progetti personali o universali la ragione del proprio bene.
Spiegazione III: Democrito ammette l’esistenza del caso nel senso che egli non crede che la natura abbia una causa finale in sé stessa. Per esempio, è un puro caso se i denti per masticare sono posti dietro quelli per lacerare ed è sempre un caso che la pioggia bagni i campi. Per Democrito è solo un’accezione particolare di eventi naturali pienamente descritti dagli atomi e dal loro movimento.

Inferenza: Se gli atomi sono impercettibili, se una cosa impercettibile è invisibile allora gli atomi non sono conosciuti a partire dall’esperienza.

Tesi Dd: dunque gli atomi non sono conosciuti a partire dall’esperienza.
Specifica a: per quanto possa apparire strano, Democrito non è un empirista, cioè non pensa che la conoscenza derivi dai sensi. Ciò è provato dalla sua negazione della “percettibilità” degli atomi.
Specifica b: se la conoscenza degli atomi non è di natura sensibile, essi sono troppo piccoli per essere osservati allora la conoscenza atomica è frutto di un ragionamento. Che gli atomi non siano osservabili è un’asserzione che mette in mostra l’impossibilità di giungere materialmente ad una scomposizione ultima della materia: non ci sono strumenti adatti per arrivare all’atomo per divisione: per calarci nei panni di Democrito potremmo provare ad arrivare dividere un foglio di carta grande come una fotografia e fino a che non possiamo procedere altrimenti.
Specifica c: Democrito si situa tra quei pensatori che ritengono che la conoscenza sia frutto della ragione e non dell’esperienza. Questa visione era quasi per intero condivisa dai primi pensatori: per arrivare al primo filosofo esplicitamente empirista ( su molti aspetti ) bisogna aspettare da Aristotele.

Inferenza: Se gli atomi non sono conosciuti a partire dall’esperienza, se un’affermazione è fatta a ragion veduta allora gli atomi sono conosciuti a partire dalla ragione.

Tesi De: dunque gli atomi sono conosciuti a partire dalla ragione.
Specifica a: per questa ragione nel buon libro di Marx vien detto che la conoscenza degli atomi per Democrito è tutta una “ipotesi di laboratorio”. Infatti, egli non può arrivare ad una dimostrazione né per prove né per ragionamento dell’esistenza degli atomi.
Specifica b: per questa sua conoscenza indimostrabile, Marx tratteggia Democrito come il viaggiatore alla ricerca di un tesoro invisibile, impalpabile e, di fatto, introvabile ed il filosofo stesso, consapevole di ciò ma ostinato nella sua ricerca, si ritrova ad essere frustrato per l’impossibilità di giungere alla meta: potremmo dire che, come la fisica priva di un “termine ultimo”, anche la vita di Democrito sia stata una strada senza casa, una navigazione senza terra.

Inferenza: Se tutto ciò che esiste è atomi e vuoto, se gli atomi costituiscono la materia allora ciascun corpo è costituito da atomi in movimento.

Tesi Df: dunque ciascun corpo è costituito da atomi in movimento.

Inferenza: Se ciascun corpo è costituito da atomi in movimento, allora ci saranno corpi ( insiemi di atomi ) che danneggiano il nostro corpo o lo aiutano nella vita.

Tesi Dg: dunque ci saranno corpi che danneggiano il nostro corpo o lo aiutano nella vita.
Specifica a: il benessere del corpo è il fine della ricerca morale per Democrito. Se tutto ciò che esiste è atomi, e il nostro corpo non fa eccezione, allora l’unica prospettiva di sviluppo per se stessi è quella di far sì che il corpo non venga meno ma, piuttosto, prosperi.

Inferenza: Se ci sono corpi che danneggiano il nostro o lo aiutano, allora il benessere del corpo è il bene e il malessere del corpo è male.

Tesi Dh: dunque il benessere del corpo è bene.

Tesi Dh: dunque il malessere del corpo è male.
Specifica a: concludiamo notando che, nonostante tutto, anche Democrito non si discosta dagli altri pensatori antichi, in questo: la naturalità delle cose è causa del bene e del male delle cose stesse. Se il corpo è costituito da atomi, allora il bene starà nel creare quelle condizioni che determinino il benessere del fisico. Sebbene la strada mostrata da Democrito sia quella che porterà alla scissione tra “bene” e “conoscenza” ( concezione troppo difesa e per molti aspetti falsa ) egli ancora crede nell’unione tra bene, conoscenza e  natura: il bene sta nel seguire la propria natura e nel conoscerla. D’altra parte, chi è mai riuscito a svolgere se stesso senza conoscere se stesso?

 

Filosofia.

La problematica posta dalla domanda “cosa esiste”, cosa “è”, cosa si possa predicare col verbo essere e le riflessioni degli eleati pongono dei vincoli precisi per una qualsiasi continuazione filosofica e determinano le posizioni e il quadro delle domande di quel periodo. Il punto di partenza era che l’essere sia e se è, deve essere perfetto, quindi incorruttibile, indivisibile e, importantissimo, uno. Queste posizioni dovevano apparire allora quasi assimilabili a verità certe e, in un certo senso, tutti non si discostarono pienamente da esse, neanche Democrito.
Tuttavia, questo rigore e i limiti stessi imposti dalla costruzione logica-ontologica della filosofia eleata ( con Parmenide e Zenone in particolare ) sembravano vincolare interamente il pensiero filosofico.
Oltre a tutto ciò erano ormai stati definiti con chiarezza alcuni principi logici da osservare, trai quali il principio di non-contraddizione, il rifiuto del regresso all’infinito, equivalente al regresso all’assurdo.
I pluralisti però non accettano l’assenza della molteplicità, ritenendo questa tanto irrefiutabile quanto l’essere stesso e le sue qualità essenziali. Per questo motivo l’essere diviene interno alla physis che si configura come unione di radici in continuo svolgimento sotto la spinta di forze eterne ( Empedocle ), ora come essere formato da infinite omeomerie le quali a loro volta infinitamente divisibili e ordinate da una mente la quale genera movimento finalizzato ad una migliore sistemazione dell’essere ( Anassagora ), ora come infinità di parti infinite e non ulteriomremente divisibili ( Democrito ).
Il problema dunque, che tutte le tre possibilità interpretative risolvono è quello del regresso all’infinito che sembrava negare la molteplicità . Empedocle e Anassagora eliminano il problema con la presa d’atto dell’esistenza di quattro radici le quali sono tutto e tutto è in continuo mutamento tra una fase perfetta e una imperfetta. Il principio della continuità  e le quattro radici eliminava il problema: la molteplicità era garantita dalla stessa molteplicità dei principi primi. Anassagora invece fa proprio il concetto di regressione e lo reinterpreta in chiave positiva: ogni particella della natura è sempre e comunque ulteriormente divisibile e un principio materiale onnipresente e più leggero degli altri rappresenta una forma di intelligenza ordinatrice capace di distribuire al meglio l’essere, momentaneamente disordinato.
La filosofia di Democrito può essere divisa sostanzialmente in tre parti le quali rispecchiano i punti di indagine di tutta la filosofia antica: fisica ( costituzione dell’essere ), epistemologia ( scienza che studia la conoscenza ) e etica, e nello specifico, la giusta condotta dell’uomo.
Nella fisica vi è l’esposizione della dottrina atomista: l’essere è costituito da un infinito numero di atomi i quali hanno tutte le caratteristiche dell’essere parmenideo: incorruttibilità, pienezza, perfezione. Incorruttibilità significa –qualcosa di giusto e buono, completo incapace di cambiare le proprie qualità. L’opposizione stabilità-mutamento è un aspetto vissuto nel profondo nel mondo delle idee greco a diversi livelli. Nella filosofia in particolare è apprezzata la stabilità ed ogni filosofo dell’antichità, almeno, ricerca un principio sempre permanente e dunque stabile. Il concetto di incorruttibilità è fondamentale, oltretutto, perché fonda la relazione tra l’essere e la morale. Ontologia e morale sono due aspetti di una sola cosa, la morale deve esprimere le qualità dell’essere e l’incorruttibilità è il punto archimedeo su cui si fonda la morale sull’essere. Il mondo dei greci non è solo un mondo “fisico” ma anche un mondo “morale”: l’uomo deve agire come la natura vuole, l’uomo è corpo e voce della natura, di se stesso, due aspetti di un’unica cosa.
La fisica di Democrito ha una grande peculiarità: ammette l’esistenza del vuoto come spazio privo di oggetti in cui gli atomi sono liberi di muoversi. Il movimento non è determinato da un intelletto che è causa prima ma dagli atomi stessi i quali racchiudono in sé la stessa possibilità di moto. Quindi il divenire non è altro che un continuo variare di atomi in continuo movimento i quali si relazionano costantemente in modo diverso. Ogni atomo è appartenente a una classe di atomi simili ma esistono diversi tipi di atomi. Gli atomi variano solo per forma e configurazione.
Il determinismo di Democrito è rigido nel senso che ciascun atomo è pienamente determinato dalle sue proprietà e dalle leggi generali che ne vincolano il comportamento. Il moto è atomo nel vuoto a partire da alcune leggi. Che gli atomi abbiamo una certa natura corporea va da sé, meno chiaro è se essi siano dotati di qualità specifiche: alcuni sostengono che Democrito consideri le qualità atomiche come delle “ipotesi di lavoro”. E’ indiscutibile che egli attribuisse agli atomi una forma peculiare ( forma che identificava una classe di atomi ) e una posizione. Aggregati di atomi costituiscono corpi complessi.
Aristotele sostiene che Democrito, nonostante sostenesse che tutto fosse dovuto alla necessità delle leggi naturali, pensasse che tutto fosse generato a caso. Ciò sembra costituire un’assurdità: o tutto è a caso o tutto è segue per necessità. In realtà, per Aristotele il caso non si contrappone a necessità, ma a “fine” o “scopo”. Ed effettivamente Democrito sostiene che tutto si svolge non in vista di un fine ma a partire dalle cause efficienti: Democrito, cioè, ha una visione chiaramente meccanicista della natura. Il meccanicismo è l’idea che tutto si svolga a partire da una serie di cause unite tra loro: il meccanismo non porta da nessuna parte, non è determinato in vista di un fine. Per questa ragione tutto può svolgersi secondo necessità ed essere tutto un puro caso. In effetti, se andiamo a ben vedere, anche la fisica contemporanea sembra farci vedere una qualche cosa del genere: a livello microscopico esistono delle leggi, a livello macroscopico ne seguono delle altre, non riducibili a quelle del livello microscopico.
Il divenire è regolato da leggi necessarie e per questo motivo Democrito fonda per la prima volta una dottrina meccanicista-determinista, come s’è appena detto: tutto diviene incessantemente per necessità e dalla stessa necessità è regolato. Per questo Democrito concepisce la natura in modo completamente immanente, del tutto priva di forze o leggi ulteriori alla realtà naturale.
I dati sensibili sono determinati dall’urto di atomi sugli organi di senso i quali sono stimolati a produrre una continua apparenza e relativa percettività: il dolce può apparire amaro all’influenzato, in altre parole, l’esperienza non è garanzia di verità. Ancora una volta vi è l’opposizione tra verità e opinione e l’opinione è cosa negativa e dannosa. Per Democrito non possiamo pervenire alla visione degli atomi: essi sono impercettibili. Tuttavia noi non possiamo pensare che l’apparenza sensibile sia la causa delle nostre conoscenze, considerato che essa è fonte di informazioni instabili e oscure.
La morale democritea è fondata su valori immanenti alla natura. Per la prima volta si propone una visione materialista della morale: il valore positivo, il bene, è fatto coincidere con il piacere mentre il valore negativo, il male, con il dolore. Dunque, il saggio sarà colui che sarà in grado di non provare dolore e gestire in modo razionale il piacere e, per tanto, non si dovrà eccedere nei piaceri perché questi logorano il corpo e lo spirito, a lungo periodo. La moderazione del piacere è la massima arte morale.
Quest’idea morale verrà ripresa e rielaborata da Epicuro il quale fonderà su di essa la sua stessa etica e Lucrezio la trasmetterà al mondo romano. Concludiamo osservando che la morale che si fonda sul naturalismo-atomismo, non concependo un valore ulteriore a quello della stessa naturalità corporea, non ritiene la ragione che uno strumento, non un fine. Infatti, la natura determina in sé stessa i fini e le possibilità del corpo: la morale, inizia dalla fisica, almeno nell’antichità. Definito il corpo, definita la morale.
Il bene come piacere è l’idea che un dato corpo sopravvive meglio se unito a determinati corpi e il piacere è indice di benessere del corpo ( quasi sempre ): il saggio è colui che sa distinguere ciò che causa benessere da ciò che causa malessere. Questa forma di conoscenza non è di carattere propriamente “morale” ma “fisico” per ciò i filosofi atomisti propongono l’unità “bene-piacere”: il piacere è solo un incentivo e non il vero fine.
Per la stessa ragione, i filosofi antichi, che ancora non si vergognano nel pensare al mondo come liberato dalla frustrazione dei bisogni, non propongono la ricerca del piacere indipendentemente dalle cause e dagli effetti: essi propongono, non a caso, una visione molto razionalizzata del piacere che sfocia, di conseguenza, nell’accettazione della necessità della vittoria dell’intelligenza sui bisogni. La ragione, come si vede, è strumento per questa vittoria che, se conseguita, dovrebbe portare alla cessazione del dolore e all’affermazione della vera felicità. Il bello della filosofia è proprio questo: che non si concorderà con tutto quel che un filosofo dice ma c’è sempre qualcosa di buono in lui!

 

Bibliografia.

Aristotele. Metafisica I. Bompiani. Milano. 2000. A cura di Giovanni Reale.
Adorno, Verra, Gregory. Manuale di storia della filosofia. Mondolibri editore su licenza Laterza. Roma-Bari. 1993.
Garzantina di Filosofia e scienze sociali.
Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro. A cura di Fusaro D.. Bompiani. Milano. 2004.

 


Rimandiamo agli “spunti di riflessione”.

Vedi la bibliografia.

Democrito compì molti viaggi e di questa sua girovaganza si vantò. La bellezza del passo di Marx è notevole e fa capire il problema della fisica di Democrito.

Vedi Zenone e i paradossi all’infinito.

 

Fonte: http://www.scuolafilosofica.com/filosofia/(15)%20Scarica%20i%20nostri%20file/Democrito.doc

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