Filosofia quaderno

 

 

 

Filosofia quaderno

 

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Filosofia quaderno

 

 

Definizione filosofia

 

Cos’è la filosofia
Definire con precisione cosa sia la filosofia è un lavoro complesso: la filosofia nasce da una esperienza di stupore che tutti possono provare. Stupore deriva dal greco thaumathein. Questo stupore è dovuto dalla nostra interpretazione del mondo, che risulta sempre più complesso rispetto alle nostre aspettative. Ogni thaumathein è un’esperienza dolorosa che ci fa cambiare  Weltanshaung (= visione del mondo).
Nonostante la nostra interazione con il mondo non lo viviamo pienamente, ma solo come attraverso un cellofan che ci isola e ci impedisce di entrare in diretto contatto con la realtà, in modo tale da non subirne gli effetti.

La filosofia è un pensiero che senza l’energia del thaumathein non può esistere. Tutto questo richiede una riflessione perché è difficile comprendere il significato della filosofia se è assente il fattore dell’esperienza. Per questo la definizione più adatta a filosofia è: riflessione razionale sulla totalità e sul senso.

Differenze tra filosofia e culture

La filosofia è diversa dagli altri tipi di cultura:
- la scienza, che si occupa di indagini razionali ma in un campo ristretto;
- la politica, fondata su ideologie;
- la religione, basata su una Rivelazione;
- l’arte, che si concentra sulla visione estetica delle cose.
La filosofia è l’unica cultura a inglobare il pensiero razionale (che quindi lotta contro i pregiudizi e il senso comune) e a interrogarsi sul senso delle cose.
I nostri gesti cambiano in seguito a una nostra decisione e proprio per questo è necessario fare filosofia e avere un proprio atteggiamento di fondo nei confronti del mondo, al fine di evitare che questo ci venga imposto dagli altri.
Per riuscirci bisogna vivere ogni azione con un atteggiamento attivo, evitando così di percepire qualsiasi cosa come una sofferenza. Ciò è possibile se si prende spunto dai filosofi e se li si usa per raggiungere tale scopo. Un esempio di sofferenza è guardare il mondo ignorando il significato della vita. Nella vita c’è una domanda che bisogna chiedersi prima di iniziare il cammino della filosofia: il mondo è tutto? O c’è anche qualcosa di diverso e estraneo?
Possiamo scegliere la via che vogliamo, purché il nostro gesto si fatto in modo consapevole.

 

Il Simbolo

Il Simbolo
Il metodo fondamentale che ci permette di comunicare è quello simbolico. Simbolo deriva dal greco syn (sun = con) e ballo  (ballw = colloco).
Per anni il simbolo è stato oggetto di studi, tra i quali spiccano quelli di Bruno Bettelheim, il quale sostiene che le favole sono un’interpretazione simbolica della vita, comprensibile anche ai bambini che iniziano a identificare se stessi come il protagonista della favola e cercano di immaginare il mondo.

lo spazio come un simbolo

Nell’antichità gli uomini usavano attribuire un valore simbolico a molti aspetti della vita quotidiana, in particolare lo spazio e il tempo.
In principio lo spazio era considerato non omogeneo, quindi presso le popolazioni fortemente religiose era radicata l’idea di un centro del mondo, da cui deriva il senso di ciò che seguirà. Questo punto, questo “centro del mondo”, che era ricco di connotazione sacra, fungeva da tramite tra il mondo divino e il mondo umano, altrimenti distaccati.
Tuttavia questa concezione di disomogeneità del mondo si è persa, dando spazio all’idea e alla convinzione che lo spazio sia tutto uguale, basato sulle stesse leggi fisiche.

Il tempo come un simbolo

Proprio come lo spazio, il tempo era venerato in modo simbolico, e come lo spazio era diviso in sacro e profano: quello sacro che si svolge sulla base di ritmi ciclici e ben scandito, quello profano che è molto più semplicemente lo scorrere continuo e naturale del tempo.
Nel tempo sacro le nostre azioni richiamano fatti antichi, che entrano in contatto con il presente attraverso la nostra religione. In un certo senso l’uomo religioso può “fermare” il tempo, compiendo quei riti in grado di evadere dai vincoli temporali.

La visione simbolica della Natura

Il tempo profano invece è lineare e può essere considerato un oggetto, o uno spazio geometrico, in modo da scandirlo secondo una sequenza di intervalli uguali.
Nell’antichità era uso considerare la natura come qualcosa di misterioso e sacro. Questa convinzione deriva dal fatto che è stato Dio a creare la Terra e il Cosmo.
I quattro simboli naturali per eccellenza sono:         

 
cielo: simbolo divino, gli uomini credevano che il cielo fosse il regno della divinità;

 

acqua: simbolo della trasformazione in quanto cambia continuamente di      forma e della rinascita poiché il nostro processo evolutivo ha origine dall’acqua;   

 


fuoco: simbolo della purificazione e della distruzione incontrollata;

 

 

Gli aborigeni australiani credevano che il padre del bambino fosse il luogo dove la donna per la prima volta sentiva la presenza del bambino.

                                     terra: simbolo della fertilità, elemento simile alla donna in quanto è in grado di generare nuove vite.

 

                                      

 

Simboli verticali

Esistono poi dei simboli “verticali” come l’albero, che collega la terra (con le radici) alla nostra dimensione (con il tronco) e questa alla la dimensione divina (con i rami). Un altro simbolo verticale estremamente importante è il pozzo: oltre a collegare queste tre dimensioni, ci da l’opportunità di vedere un’immagine di noi stessi. Tuttavia l’immagine che vediamo di noi stessi non è mai precisa, ma al contrario è storta e confusa.
Anche lo spazio e il tempo sono due simboli, ai quali l’uomo occidentale non è più abituato a dare importanza, per esempio nell’antichità Gerusalemme era considerato il senso della vita e perciò fu inserita al centro delle carte.

 

Le origini del simbolo

Simbolo come oggetto di riconoscimento

Originariamente il simbolo indicava un oggetto particolare, un oggetto di riconoscimento che veniva spezzato dall’ospite e conservato o messo dai genitori nelle culle dei bambini esposti. Se questi avessero avuto la metà dello stesso oggetto avrebbero avuto la garanzia di essere le due persone che un tempo si erano incontrate o di essere i genitori del bambino.
Successivamente il simbolo diventa più in generale qualcosa che allude a qualcosa d’altro e che forma un’unità originale per qualche motivo andata perduta.

Differenza Simbolo e Segno

Un simbolo è molto diverso da un segno: il primo non può essere inserito in un elenco in quanto diverso a seconda della persona che lo vive, il secondo ha una corrispondenza biunivoca con l’oggetto al quale si riferisce. Nell’uomo antico era essenziale credere in dei simboli, per questo la natura veniva vissuta in modo simbolico.

 

 

Nascita della filosofia

La nascita della filosofia
La filosofia, al contrario delle tesi di molti studiosi come Gomperz , non nasce dal nulla, al contrario deriva dall’interpretazione di quei simboli che hanno caratterizzato l’uomo antico.
Per questo motivo la filosofia vera e propria (come modo di pensare) nasce in una zona povera e caratterizzata dal culto dei simboli: la Grecia. Non è un caso che proprio in questo luogo si sia sviluppata fortemente la mitologia, che, secondo Roberto Calasso, descrive le lotte delle potenze della nostra psiche.
La mitologia è una chiave interpretativa della realtà attraverso simboli. La psicologia che contraddistingue la nostra società non è diversa da quella degli antichi Greci, i nostri progressi sono solo l’aver coniato nuove e complesse parole per dire le stesse cose. Gli antichi Greci sapevano che “gli dei li agivano”, come afferma Calasso, quello che per noi è infermità, per loro è àte, infatuazione divina.

 

 

 

Perché in Grecia?

La filosofia è nata proprio in Grecia per dei semplici ma fondamentali motivi:
    - politica: a causa di un inaridimento delle campagne le città si                                                                  sovrappopolano e di conseguenza un gruppo ristretto di politici                    doveva prendere decisioni e cercare di convincere il popolo tramite la               retorica;
    - geografia: in zone vicine alla Grecia iniziavano a nascere le prime                         scienze (l’astronomia in Babilonia e la geometria in Egitto);
                               La geometria è nata in Egitto perché ogni anno il Nilo                                               esondava e cancellava i confini, obbligando le                                                            popolazioni a ricalcolarli e a ridisegnarli.
  - lingua greca: la lingua greca favorì molto lo sviluppo della filosofia                         poiché in essa erano presenti gli articoli determinativi, grazie ai                            quali era possibile specificare un oggetto.
L’ultimo passaggio è forse il più importante di tutti: se la lingua greca non avesse avuto la possibilità di esprimere un oggetto particolare, con l’uso degli articoli determinativi, quasi sicuramente la filosofia sarebbe nata in un paese che non sia la Grecia.
In particolare l’articolo determinativo ha subito nel susseguirsi dei secoli aggiunte che lo hanno reso ancora più fondamentale per la lingua e la nascita della filosofia:
1 già nei poemi omerici è presente un notevole uso dell’articolo questo;
2 l’evoluzione successiva è la nascita dell’articolo il, usato per descrivere solo         l’oggetto precedentemente nominato;
3 l’ultima implementazione nella lingua è l’articolo il, questa volta usato per           descrivere un oggetto in generale.
Lo stesso si può dire del nome: esistono tre fondamentali forme del nome:
- nome proprio, che indica una cosa singola e non allude a una particolare              conoscenza;
- nome comune, che fa riferimento a una classe di oggetti più generale;
- nome astratto, fondamentale per esprimere qualcosa di non concreto,                  come una emozione.

 

 

 

 

Rapporto tra oralità e scrittura

Oralità e scrittura
In questo periodo è importante il rapporto tra oralità e scrittura: come scrisse Marshall Mcluhan (autore de “Gli strumenti del comunicare”) la parola è invasiva e pervasiva, cioè si dimentica presto. La scrittura consente di passare dalla volatilità della parola alla concretezza. La filosofia veniva vista come uno strumento di comunicazione.

Tipi di cultura

Il passaggio dall’oralità alla scrittura è essenziale per ricordare e staccarsi dalla ostilità della parola, che tende a ingannarci e a farci credere di ricordare le cose. In realtà solo con la scrittura siamo in grado di trasformare qualcosa di così sottile in qualcosa che rimarrà sempre e uguale per tutto il tempo.
I tipi di culture si dividono in due gruppi:
  - cultura orale primaria: in cui non esiste la dimensione scritta;
  - cultura chirografica: in cui è presente la scrittura.

Cultura primaria

I tratti della cultura orale primaria sono i seguenti:
  - stile paratattico: le frasi non contengono rapporti subordinati, ma sono un        semplice susseguirsi di frasi coordinate;
  - aggregativi: erano presenti molti epiteti, frasi “già fatte” che venivano                imparate a memoria e attribuite ai personaggi;
  - ridondanza: erano frequenti le ripetizioni di affermazioni;
  - tendenza conservatrice: i testi erano imparati a memoria e ripetuti sempre        alla stessa maniera;
  - vicinanza all’esperienza umana: le vicende raccontate non sono concetti                       astratti ma vite di uomini;
  - agonismo: nato per esibire;
  - enfatico e partecipativo: con la retorica gli ascoltatori erano coinvolti.

L’espressione orale

La memoria è poco affidabile perché è omeostatica: ciò vuol dire che cancella tutti i ricordi di poca rilevanza e situazionali.
Per questo l’espressione orale è definita verbomotoria: le poesie recitate dagli aèdi venivano accompagnate da musica e danze. La musica, con il suo ritmo, rimane più impressa e crea un legame di armonia tra il poeta e chi ascolta.

Platone e la scrittura

Secondo Platone la scrittura è disumana, distrugge la memoria, è inerte e non può difendersi”. Queste sono le stesse critiche rivolte ai computer e alle macchine: non insegnano in modo alternativo, ma fanno dimenticare le antiche abitudini e tendenze all’oralità. Per esempio è più probabile che due persone si sentano tramite messaggi, e-mail o con il telefono piuttosto che di persona.


I primi filosofi
I filosofi della scuola Ionica
Quando si parla di scuola ionica, non si intende la scuola come la intendiamo noi, ma si intende una serie di filosofi che studiavano argomenti simili tra loro:
- l’archè;
- la physis.
Viene definita scuola ionica perché fonda le sue origini nella Ionia .


 

Talete

Talete
Talete fu il primo filosofo e uno dei sette saggi che rappresentano la sapienza greca. Le nostre conoscenze su di lui sono scarsissime e le uniche informazioni che possediamo derivano da citazioni di altri autori nei propri libri, in particolare nei dialoghi di Platone, nel primo libro della metafisica di Aristotele, nel commento alla fisica di Aristotele, nelle raccolte di Teofrasto e Simplicio.
Talete scrisse un libro, originariamente privo di titolo, che successivamente fu chiamato Peri physeos (perijusewV) poiché il tema centrale è la natura.

Significato di physis

La parola physis da origine alla parola fisica, ma in origine il suo significato era totalità. Questo fu analizzato da Martin Heidegger , il quale , identificando la radice phu (= origine, nascita) la traduce come schiudentesi permanente imporsi della totalità.
Perciò la physis era qualcosa di mutevole. La physis non è materia ma ogni aspetto della realtà divina, psicologica e concettuale che si manifesta.
Di questa totalità Talete è il primo a cercare l’archè (= principio, “ciò per cui qualcosa è, diviene o è riconosciuto”).
Talete lavorò con i simboli e arrivò alla conclusione che l’Acqua è l’archè della physis. Questo perché, con un ragionamento analogo, l’Acqua è essenziale per la physis come l’acqua serve per vivere.

Talete e la geometria

Espresso con una proporzione diventa:     acqua : vita = Acqua : physis
Oltre a tutto questo Talete è collegato alla geometria, ciò come per dire che la filosofia e la geometria vantano  le stesse origini. Per esempio scoprì che il diametro è la corda più lunga in un cerchio e che un triangolo che insiste sul diametro è rettangolo.
Talete, grazie alla sua matematica e al suo genio, riusciva a calcolare la distanza delle navi in mare, a prevedere le eclissi e i raccolti di olive. Grazie anche a un semplice metodo riuscì a misurare la piramide di Cheope.
Per misurare quest’ultima conficcò un bastoncino nella  sabbia e aspettò il momento in cui l’ombra era uguale al   bastoncino stesso, quindi applicò allo stesso tempo lo    stesso principio alla piramide, calcolandola tramite la sua ombra.

La dimostrazione

In greco dimostrare si esprime con deiknumi (deik = dito). Talete per dimostrare qualcosa faceva ricorso a una dimostrazione “ostensiva”, che richiama l’attenzione dell’interlocutore. Per esempio si vede significa che non esiste una dimostrazione e ci si affida all’evidenza empirica. Questo procedimento prende origine dal latino ostendo che significa mostrare.


 

Anassimandro

Anassimandro
Anassimandro è importante perché è il primo filosofo di cui ci è pervenuto un frammento originale. In questo frammento si intuisce che secondo la sua filosofia l’archè della physis è un elemento indeterminato o illimitato (àpeiron). La traduzione sbagliata attribuita a questa parola è infinito, quella  più adatta è senza limite, privo di determinazione. In greco la a (alfa), ha valore negativo.

l’alternarsi dei contrari

La realtà è in continuo cambiamento e proprio in questo cambiamento abbiamo un’alternanza di contrari. Nulla può vivere senza distruggere qualcosa d’altro e dopo aver distrutto qualcosa ritorna all’àpeiron.
In questo modo il fatto di esistere è una continua colpa. Accade questo perché con la nostra esistenza usciamo dall’àpeiron, dalla physis. Allo stesso modo noi verremo distrutti per scontare questa pena, dando spazio ad altre persone che re inizieranno il ciclo.
Esistere è essere lontani dall’origine. Anassimandro dà una visione religiosa alla filosofia.


 

Anassimene

Anassimene
Anassimene ripercorre le tracce di Talete e cerca l’archè in un elemento specifico, in una materia. A differenza di Talete, sceglie l’aria.

L’archè è l’aria

Secondo Anassimene l’aria si comprime per poi dilatarsi, trasformandosi negli altri elementi. La sua intuizione deriva dallo studio della pioggia e del ghiaccio: l’aria diventa acqua, che cadendo si trasforma in ghiaccio .
In questo modo è il primo a dare un senso quantitativo della natura, la quantità della compressione dell’aria, genera un determinato elemento.

 

Eraclito

Eraclito
Eraclito era un pensatore che fa un salto di qualità nel campo della filosofia perché riflette sul divenire. Mette a tema che il carattere fondamentale della physis è il suo divenire, il suo continuo trasformarsi.

L’alternarsi dei contrari

Come Anassimandro interpreta il divenire in modo semplice: l’alternarsi di contrari. La realtà è in continuo cambiamento e i contrari si scambiano. Eraclito fa un passo in più: nessuno dei due contrari può esistere senza l’altro. Per esempio io posso parlare di buio perché so cos’è la luce, posso descrivere il giorno perché ho un’esperienza della notte. Non si può parlare di una cosa senza nominare il suo contrario.

Polemos come archè

Un esempio molto semplice ma efficace deriva da Snoopy, il quale dice: Voglio andare a scuola e alla risposta di un suo amico Perché?? Stai a casa! risponde Perché voglio le vacanze.
Con questa idea dei contrari che lottano per manifestarsi arriva alla conclusione che il polemos (guerra) indica la archè. Quindi l’archè è il divenire conflittuale tra gli opposti, che si susseguono e si contrastano a vicenda.
Il mondo è succedersi e alternarsi di contrari ma non è caos, al contrario è ordinato da un logos, un ordine. Non abbiamo testi completi di Eraclito, ma abbiamo frammenti intercettati da Diels e Kants .

Difficoltà di comprensione

Eraclito è considerato difficile da capire perché i suoi componimenti sono composti da immagini concettuali staccate che svolgevano delle riflessioni su dei temi, non era una narrazione ma dei flash usati come spunto per le sue tesi.
Non è possibile entrare due volte nello stesso fiume. Il significato di questa frase allude al fiume come una metafora dell’esistenza. In un giorno possiamo entrare e uscire più volte dal fiume, che cambia continuamente. Quindi non è mai la stessa acqua con cui entri in contatto. Ogni giorno il fiume cambia, così come cambiamo noi, anche se i cambiamenti sono pressoché invisibili noi cambiamo continuamente.
La realtà, l’esistenza, la physis è statica solo con uno sguardo superficiale, ma con uno sguardo più approfondito muta continuamente.
La conflittualità tra i contrari dimostra che esiste una armonia nascosta, ma dal momento che è nascosta solo il sapiente, solo il saggio la sa vedere. I filosofi usavano la poesia per comporre testi, usavano gli stilemi dell’epica classica. I testi venivano scritti in un periodo in cui avviene il passaggio dall’oralità alla scrittura. Questo complica il processo di comprensione di tali testi.

 

Punto di vista

Indovinello: nel mondo esistono più salite o più discese? Evidentemente sono le stesse perché ogni salita implica una discesa e viceversa. Tutto dipende dal punto di vista. Platone diceva che per capire Eraclito serviva un palombaro che vada fino a fondo.

Esempio dell’arco

Unità e molteplicità sono due facce della stessa realtà. Eraclito non si dilunga in questo argomento ma è importantissimo questo passaggio e questo rapporto, questa polemos che devono coesistere ma manifestarsi in tempi diversi.
Esempio: l’arco. Quando il soldato tende l’arco, il contrasto tra la trazione del braccio e la tensione dei bracci dell’arco dà alla freccia la forza necessaria a  creare la propria traiettoria. Lo stesso con un accordo musicale: l’accordo è formato da una molteplicità di note che vanno a formare un solo suono.
La capacità di scorgere questa armonia corrisponde alla capacità di scorgere il logos. Il logos indica la ragione umana che identifica una armonia. Il logos è importante perché è stabile, non cambia.


 

I pitagorici

I pitagorici
Quasi contemporaneamente a Eraclito si sviluppano i pitagorici che sono il punto di partenza dell’idea per la quale l’archè sono i numeri e non degli elementi. Sono coloro che per primi esprimono l’idea che il mondo è ordine che si può esprimere attraverso i numeri.
Noi di oggi viviamo in un mondo plasmato dalla scienza moderna che riprende e sviluppa l’intuizione dei pitagorici. Galilei nutre una sorta di neopitagorismo. L’ordine si esprime con dei rapporti numerici che producono una armonia.

Pitagora

Pitagora è originario di Samo ma si trasferisce nella Magna Grecia a Crotone dove forma la prima scuola filosofica, una vera comunità di ricerca composta da persone che vivevano insieme e seguivano un programma di ricerca comune, un ambiente di studio paragonabile a una università americana moderna.

Pitagora come un dio

Mathematikoi e akousmatikoi

La comunità è divisa in mathematikoi e akousmatikoi. I primi Studiano mathema (lezione in origine, matematica in seguito), sono coloro che studiano e che apprendono. I secondi ascoltano. Akouo significa ascoltare. I primi scoprono i secondi partecipano.
Pitagora dà un’impronta fortemente religiosa alla scuola e alla ricerca filosofica. Si credeva ed era paragonato da tutti i suoi seguaci un dio. Teneva le sue lezioni costruendo una scenografia simile a quella degli oracoli, non si rendeva mai visibile davanti al pubblico ma teneva i suoi discorsi da dietro una tenda. Il pubblico non poteva vederlo, ma poteva solo sentirlo parlare. In questo modo il pubblico viene travolto e invaso dall’eloquenza.

Segretezza delle idee

Autòs efe

Questa sua autorità e questo suo potere diedero vita a una espressione che molto frequentemente il popolo diceva: autòs efe (autoV ejh), che si traduce in latino ipse dixit (l’ha detto lui). Infatti nessuno si curava di verificare se le sue tesi erano corrette, ma semplicemente doveva essere giusto perché ipse dixit, lo ha detto lui, lo ha detto il più grande matematico del tempo.
I pitagorici tenevano moltissimo alla segretezza delle loro idee, solo coloro che erano ammessi nella scuola potevano conoscere le idee di Pitagora. La scuola attribuisce tutto solo a Pitagora, cosa che è impossibile da confutare. Altrettanto impossibile è il riuscire a determinare i tutti nomi degli studiosi. Filolào scrisse in alcuni libri le idee dei pitagorici, infrangendo l’ordine di segretezza e per questo fu punito con la morte.

L’importanza della musica

Tipico dei pitagorici era pensare che il logos indica dei rapporti numerici che sfuggono ai più, e possono essere colti solo da chi li studia.
Utile per le intuizioni dei pitagorici fu la musica: questi si accorsero che le corde della cetra danno vita a un suono gradevole solo se i rapporti tra le note sono precisi, solo se seguono delle regole matematiche. Non solo la musica ha contribuito a trovare rapporti numerici, ma anche la ciclicità delle fasi astronomiche, le fasi lunari, gli equinozi. Dalla musica principalmente Pitagora stabilì che l’archè sono i numeri.

 

 

Numeri come sassolini

Per i pitagorici i numeri erano solo naturali (1 2 3 4 5) e vengono rappresentati come entità materiali: ai numeri associano delle palline o dei sassolini. Nonostante sia semplice, questo porta a una serie di problemi logici: se concepisco un numero come entità materiale non posso esprimere lo 0, manca il valore posizionale delle cifre e, cosa importante, mancano anche i numeri irrazionali.

Numeri pari e numeri dispari


La prima scoperta che fanno è una cosa che può sembrare banale: la divisione tra numeri pari e dispari. Capivano solo che i numeri, i sassolini pari si potevano sistemare a coppie, su un asse di simmetria. Invece con i numeri dispari non riuscivano. I numeri pari vengono considerati imperfetti, i dispari perfetti. Dal nostro punto di vista è privo di senso dire che un numero è perfetto o imperfetto.
Nell’antichità greca questa perfezione/imperfezione indicava la presenza del limite. L’assenza del limite, della determinatezza, corrisponde al negativo. Al contrario il dispari ha un limite e quindi è positivo.

I numeri quadrati

Con perfetto si indica ciò che è arrivato a un punto tale da non poter essere migliorato. Disponendo i numeri formando dei quadrati, il numero di sassolini erano appunto i numeri quadrati (4 9 16 25 ecc). I pitagorici si divertivano a giocare con i numeri perché si ottenevano cose strane.

La particolarità del numero 10

In un certo senso anche noi oggi siamo pitagorici. Non si rendevano conto di tutte queste scoperte, ma vedevano che c’erano delle strane armonie, delle figure che appaiono. Rimangono colpiti da queste simmetrie e forme. Questo li porta ad affermare che i numeri sono l’archè. Non tutti vedono il logos numerico nascosto sotto le cose e proprio del filosofo è scorgere tale logos.
La tetrakis è un numero triangolare ed è il simbolo del 10, numero perfetto perché è il numero delle dita delle mani. Il numero 10 ha la sua importanza perché si forma con: l’1 (numero parimpari),  il 2 (il primo numero pari),  il 3 (il primo numero dispari), il 4 (il primo numero quadrato), dando origine a un triangolo.

Esaltano il valore mistico del numero 10. Entra in gioco la paura dell’infinito, tipica della cultura greca.
Il termine nome in greco si dice onoma. Onoma esprime la cosa solo in modo superficiale, il logos esprime il livello profondo numerico.

Differenza tra onoma e logos

Kurt von Fritz dà questa interpretazione nel libro Le origini della scienza in Grecia, il Mulino.

La diagonale del quadrato

I pitagorici dopo aver capito che la realtà ha un’armonia espressa dai numeri, che contengono il logos. La differenza tra onoma e logos è che l’onoma triangolo va bene per qualsiasi triangolo, il logos invece esprime un triangolo preciso, per esempio un triangolo rettangolo con i lati 3 4 5.
Per alcuni casi questo discorso non vale: per esempio indagando scoprono che non riescono a calcolare la diagonale del quadrato partendo dal lato. I pitagorici ci arrivano attraverso una dimostrazione per assurdo (reductio ad assurdum). La razionalità si esprime con dei numeri razionali. L’idea fondamentale è questa: i numeri che indicano il lato e la diagonale sono o pari o dispari, ma si può dimostrare che non sono né pari né dispari (ma che è un numero irrazionale).

L’Orfismo

I pitagorici recuperano le idee dell’orfismo (religione presente in Grecia) per la quale nell’uomo è presente un daimon (entità immateriale, eterna, dotata di intelligenza e volontà che cade nel corpo a causa di una colpa non meglio precisata). Quando il corpo muore il daimon entra in un altro corpo, migliore o peggiore a seconda della sua vita precedente. Tutto questo viene chiamato metempsicosi, ovvero la trasmigrazione delle anime.

Conoscenza che cambia la vita

Nella dottrina orfica i riti per purificare l’anima sono segreti. Nei pitagorici questi riti potevano essere svolti solo tramite la conoscenza. La conoscenza può quindi cambiare la vita e il cambiamento della coscienza avviene attraverso la conoscenza. Scegliere la propria filosofia cambia la vita, non è come un abito che cambia solo il nostro aspetto ma mantiene intatto il corpo, è qualcosa che cambia da dentro.

 

 

 

Parmenide

Parmenide
Parmenide è uno dei filosofi più importanti della storia greca. Su Parmenide sappiamo poco: nato a Elea intorno al 515 a.C., era un aristocratico e intorno al 450 si recò ad Atene per una ambasciata. Scrisse un poema, il Peri physeos nel 468 circa.
Oggi la poesia è una manifestazione istintiva del sentimento. Nella cultura greca invece non era così, perché con i poemi, ovvero la massima forma di oggettività, affidavano il sapere alle generazioni future.

La tesi di Parmenide

La tesi di Parmenide era: tra realtà, pensiero e linguaggio esiste una sostanziale identità. Parmenide si pone il problema della verità tra questi. La parola deve trasportare il pensiero e questo deve manifestare l’essere. Se esiste questa identità c’è una legge che regola tutti questi aspetti. Tuttavia non sempre la parola veicola un pensiero e viceversa, così come alle volte le parole non trasportano alcun pensiero.

La frase: il cerchio è quadrato non esprime alcun essere.
C’è la possibilità di una parola falsa, che non esprime alcuna realtà, come l’esempio della frase precedente.
In Grecia i più si diceva oi polloi (oi polloi), molte persone non capivano i concetti di Parmenide e della maggior parte della filosofia, perché questi richiedevano un elevato livello di cultura.

Analisi dei frammenti

Di Parmenide ci sono arrivati dei frammenti, di cui è notevole la lunghezza: è la prima volta che compare la necessità di tramandare un’opera filosofica, questo ha permesso a circa metà del testo di arrivare fino a noi. Ci sono pervenuti circa 80 versi, la restante metà è andata perduta probabilmente perché meno interessante.

Analisi dei frammenti

Frammento 1

Frammento 1 (Proemio)

Il viaggio

Il primo frammento è il più lungo e viene chiamato proemio: viene descritto un viaggio che un giovane (Parmenide stesso) cerca di fare su un carro trainato da cavalle. Con questo carro oltrepassa la porta che divide Giorno e Notte, arrivando così davanti a una dea che gli parla della verità dell’essere.
Siamo in una fase di passaggio per la filosofia vera e propria: lo capiamo dal fatto che all’inizio c’è una descrizione simbolica e non razionale. Tradurre Parmenide è difficile perché il suo linguaggio è arcaico e dà un senso di sacralità a ogni aspetto. In Platone l’anima viene paragonata a n carro trainato di cavalli. Non esiste un viaggio senza il volere di farlo. La via molto celebrata forse rappresenta la strada (la via regia) che finisce davanti alla porta Rosa a Elea.
La configurazione della città di Elea potrebbe aver dato a Parmenide l’idea per iniziare. Il viaggio della conoscenza è un viaggio dalla luce alla notte. La porta è un simbolo che separa e unisce insieme. Notte e Giorno sono altri simboli che se presi insieme indicano il tempo. Per vedere la verità bisogna oltrepassare questa porta, oltre alla quale si trova la dike, la giustizia. Nel mondo greco il peccato supremo è il peccato di hybris, che consiste nel superare i limiti che il destino ha assegnato e ha carattere religioso. La ricerca della verità non è hybris. Il cambiamento verso la conoscenza potrebbe sembrare un superamento dei limiti. Secondo i greci questo sarebbe hybris: il tentativo di conoscere la verità sarebbe sbagliato. Invece non è così, si può fare. La vera divinità era la necessità, l’ananke.

Frammento 2

Frammento 2
Ci sono pochi dubbi sulla sequenza dei testi riordinati ad Diels e Kant. Il frammento 2 è il frammento del metodo. Su quali vie possiamo andare? In greco methodos significa metà più odos, strada, quindi il cammino da seguire. Esistono solo due strade:
- la prima dice che l’essere è;
- la seconda afferma che l’essere non è.

Frammento 3

 Questo è uno tra i pezzi più difficili da tradurre in quanto manca il soggetto della frase. Possiamo solo fare delle ipotesi e formulare delle interpretazioni piuttosto personali: secondo alcuni il soggetto è l’essere, secondo altri è la via, secondo altri ancora è è il nome della via.
Frammento 3
Infatti lo stesso è il pensare e l’esistere.

èinai    e
eòn

Prima di analizzare il frammento è utile sapere il significato corretto di queste parole:
- èinai, l’infinito del verbo essere;
- eòn, il participio del verbo essere, utilizzabile anche come sostantivo;
In Italiano spesso si traducono con la stessa parola, ma in greco queste due parole sono molto diverse: tò eòn indica la cosa che esiste, einai indica l’atto di esistere. Nel frammento 3 c’è einai.
Esistere significa apparire, manifestarsi. Il pensiero, è la capacità di rendere le cose manifeste. Ecco quindi che in questo frammento Parmenide usa la parola noein, la capacità di manifestare l’essere.

 

 

Frammento 4

Frammento 4
Nel frammento 4 si discute sul rapporto tra pensiero e essere. Grazie al potere del pensiero, noi possiamo dire che tutte le cose sono ugualmente presenti. La verità delle cose infatti consiste nella loro presenza. Per questo si parla di aletheia, verità.

Frammento 6

La nostra concezione di verità è ciò che corrisponde a uno stato di cose esterne. Per i greci era invece qualcosa che si mostrava e non si occultava. Il pensiero ha la capacità di essere vero, ha la capacità di mostrare le cose.
Frammento 6

Frammento 8

In questo frammento si discute riguardo le capacità di immaginare l’essere e di immaginare il nulla. Parmenide confuta la convinzione di poter pensare al nulla, questo pensiero coincide con il pensiero dei pitagorici. Prendendo spunto da Eraclito, confuta anche l’ipotesi che l’essere e il nulla si possano pensare come identici ed equivalenti. Questo viene suggerito dalla dea, la quale raccomanda di tenersi alla larga dalla via dell’errore, costituita da queste due ipotesi sbagliate.
Frammento 8
Questo è il frammento più lungo e importante: parla dell’essere. Sparisce l’uso di èinai, compare eòn. Secondo Parmenide l’eòn è la totalità delle cose che esistono. Dal momento che tutte le cose hanno in comune il fatto di esistere, sono identiche e formano un gruppo unitario.

Diversità della coppia essere - non essere

Il fatto di esistere accomuna tutte le cose che quindi, come detto prima, diventano un tutt’uno. Parmenide si accorge che nell’idea di Eraclito (l’alternarsi dei contrari) c’è una coppia di contrari diversa dalle altre: è la coppia essere – non essere. L’essere per definizione è, ma il non essere per definizione non può esistere. L’essere si contrappone al non essere in modo diverso da come lo fanno il caldo e il freddo, la luce e il buio.
L’essere è e non può non essere (principio di Parmenide). Se consideriamo l’essere, questo non può trasformarsi nel nulla, perché non sarebbe più niente. Anche il buio esiste, ma il nulla, per definizione, è qualcosa che non c’è, non esiste.

Caratteristiche dell’essere

Non esiste il contrario dell’essere

Quindi non esiste il contrario dell’essere. Siamo abituati a pensare che ogni cosa abbia un proprio contrario, ma questo non va bene se pensiamo all’essere.
In questo breve passo Parmenide definisce le caratteristiche dell’essere:
Essendo ingenerato è anche imperituro, tutt’intero, unico, immobile e senza fine. Non mai era né sarà, perché è ora tutt’insieme, uno, continuo.

 

Theodor Gomperz (1832 – 1912) è stato uno storico e filosofo austriaco che ha concentrato i suoi interessi sul pensiero ellenico antico.

La Ionia ( Ἲωνίς) è un'antica regione dell'Asia Minore, così denominata in onore degli Ioni, suoi conquistatori.

Martin Heidegger (1889 – 1976) è stato un filosofo tedesco. Autore di Che cos’è la metafisica del 1936.

Hermann Diels (1848 – 1922) è stato un filosofo tedesco che dedicò lunghi anni all’insegnamento della filosofia antica a Berlino, ma la sua fama è legata alla raccolta e alla catalogazione dei frammenti e delle testimonianze, prima erratici, concernenti il pensiero dei filosofi greci pre-socratici.

Immanuel Kant (1724 – 1804) è stato un filosofo tedesco. Fu uno dei più importanti esponenti dell'illuminismo tedesco, e anticipatore - nella fase finale della sua speculazione - degli elementi fondanti della filosofia idealistica.

Filoláo, Φιλόλαος (470 a.C. – 390 a.C.), è stato un filosofo, astronomo e matematico greco antico. Nacque in Magna Grecia, ma non è noto il luogo preciso: si ipotizzano Crotone, Taranto e Metaponto. Si ritiene sia stato un pitagorico. Per primo contribuì ad esportare il pensiero della scuola pitagorica fuori dai confini ellenici. Fu il maestro di Archita e fu menzionato da Platone.

Kurt von Fritz (1900 – 1985) è stato uno studioso tedesco di storia del pensiero e storiografia dell'antichità.

Elea (Ελαία), denominata in epoca romana Velia, è un'antica città della Magna Grecia, che si trova in Basilicata, fondata nel 540 a.C. La Porta Rosa è l’unico esempio di arco a tutto sesto in una città greca.

 

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autore: Simone Gusella

 

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