Misura delle grandezze
Misura delle grandezze
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GRANDEZZE FISICHE E UNITÀ DI MISURA
Che cos’è la Fisica?
La Fisica studia i fenomeni naturali e cerca di  comprenderli trovando leggi, cioè relazioni, espresse in forma matematica, tra  le grandezze fisiche.
  Una qualsiasi affermazione riguardante i fenomeni  naturali ha validità scientifica se soddisfa due requisiti fondamentali:
  Deve essere oggettiva cioè interpretabile da chiunque allo stesso modo.
  Deve essere verificabile,  da chiunque e in qualsiasi momento.
  Per questa ragione, le  osservazioni relative a un dato fenomeno devono basarsi su caratteristiche dei  corpi che possono essere misurate, alle quali cioè sia possibile associare dei  valori numerici. Tali caratteristiche vengono definite grandezze fisiche.
L’importanza della misura in Fisica
“Ogni qualvolta vi è possibile misurare ed esprimere per mezzo di numeri  l’argomento di cui state parlando, voi conoscete l’argomento di cui state  parlando, voi conoscete effettivamente qualcosa; quando però ciò non vi è  possibile o non ne siete capaci, scarsa e insoddisfacente è, da un punto di  vista scientifico, la vostra conoscenza”.
  Abbiamo riportato questa  massima di W. Thomson (1824 – 1907), eminente fisico inglese, per precisare che  il metodo operativo, cioè l’operazione di misura, è il fondamento dello studio  scientifico.
  In generale, si può affermare  che il processo della conoscenza scientifica passa sempre attraverso la  misurazione di grandezze fisiche, infatti, i dati relativi alle misure  effettuate consentono sia la formulazione di leggi di tipo sperimentale su cui  fondare poi dei modelli teorici, sia, viceversa, la verifica di determinati  modelli teorici attraverso la ricerca sperimentale delle misure previste dal modello  stesso. Anche le applicazioni pratiche, legate alle discipline tecnologiche,  prevedono la misurazione di grandezze per giungere alla creazione di tutti gli  oggetti di uso quotidiano o a macchinari che servono per produrre tali oggetti.
Grandezze fisiche e unità di misura
Per misurare qualcosa  non possiamo usare i nostri sensi, sia perché a volte ci ingannano (basti  pensare alle illusioni ottiche, che sono veri e propri errori di  interpretazione delle sensazioni visive in cui cade il nostro cervello nel  tentativo di valutare dimensioni e forme, o alla sensazione dello scorrere del  tempo, che in taluni casi ci sembra non passare mai e in altri casi ci sembra  che sia volato), sia perché comunque non ci forniscono una valutazione  oggettiva ma soggettiva, cioè diversa da persona a persona. Se vogliamo  studiare scientificamente la realtà, non possiamo allora limitarci alle  informazioni che danno i nostri sensi, ma dobbiamo usare strumenti che ci forniscano  dati il più possibile svincolati dall’esperienza soggettiva, e quindi una  valutazione non soggettiva ma oggettiva, indipendente dall’osservatore.
  Osserviamo però che non tutto si può misurare, perché non di tutto si può avere  una valutazione oggettiva (es. bellezza, simpatia, ecc. sono caratteristiche soggettive).  La Fisica si occupa solo di ciò che può  essere misurato.
  Chiamiamo grandezza fisica una qualsiasi caratteristica di un corpo o di un fenomeno  che può essere misurata, alla quale cioè è possibile associare un numero. Osserviamo che per misurare una certa  grandezza non occorre fare ragionamenti mentali astratti (tanto è vero che per  alcune grandezze, come per esempio il tempo, non è possibile dare una vera e  propria definizione, cioè non è ancora possibile rispondere in maniera precisa  alla domanda su cosa sia questa grandezza) ma bisogna operare concretamente con  strumenti reali; quindi per ogni grandezza fisica viene elaborato un determinato  procedimento di misura. Si dice pertanto che le grandezze fisiche vengono  definite operativamente nel senso che si definisce la grandezza anche o  solamente attraverso la descrizione degli strumenti e della procedura che  servono per misurarla. Per chiarire meglio questo concetto pensiamo alla  seguente definizione che alcuni testi danno della massa di un oggetto: “la  massa è la quantità di materia presente in un corpo”. Utilizzando quello che  dice tale frase siamo capaci di misurare la massa di un certo oggetto?  Certamente no. È invece tutt’altra cosa se si dice che la massa è quella  grandezza fisica che si misura con una bilancia a bracci uguali (dando magari  istruzioni pratiche precise su come costruire tale bilancia affinché funzioni  nel miglior modo possibile) mettendo in un piattello della bilancia il corpo di  cui si vuole conoscere la massa e sull’altro tante masse campioni uguali (per  verificare che le masse campioni sono tutte uguali basterà metterne una su un  piatto e le altre una alla volta sull’altro piatto e verificare che l’asta è  sempre in equilibrio) finché l’asta della bilancia non è in equilibrio orizzontale.  Per esempio se l’asta è in equilibrio con tre masse campioni da 1 kg posso dire  che il mio corpo ha una massa di 3 kg. Quest’ultima definizione (che però  necessiterebbe di ulteriori specificazioni sulle quali qui per semplicità non  ci dilunghiamo) capite che è una definizione molto diversa dalla prima che  risulta una definizione puramente astratta senza nessuna applicazione pratica  perché non ci dice come operare se vogliamo misurare questa “quantità di  materia” e se vogliamo sapere se un corpo ha più o meno “quantità di materia” di  un altro.
  Oltre alle  caratteristiche, diciamo “astratte” che non si possono misurare (come per  esempio la bellezza o la simpatia citate precedentemente), ci sono altre  proprietà dei corpi molto più concrete ma che nonostante ciò non possono essere  considerate grandezze fisiche come per esempio il sapore, perché non è stato  possibile ancora elaborare per esse un procedimento di misura e quindi possono  essere descritte solo qualitativamente. La scienza è riuscita a stabilire un  lungo elenco di grandezze misurabili, ed è presumibile che la loro  classificazione non sia conclusa. Ciò che non può essere misurato non può dirsi  grandezza fisica, ma ciò non significa che sia qualcosa di scarsa importanza,  significa soltanto che non può essere studiato con i metodi della fisica.
  Una precisazione importante: non bisogna confondere la grandezza fisica relativa  a un corpo con il corpo stesso; di uno stesso corpo si possono misurare più  grandezze fisiche. Per esempio, nonostante nella vita quotidiana spesso si  dica, in Fisica non ha senso la frase: “misuro un tavolo”; di un tavolo si possono  misurare diverse grandezze fisiche quali la massa, la larghezza, l’altezza,  ecc. Osserviamo infine che le grandezze fisiche non sono oggetti che si possono  toccare con mano nel mondo reale, sono concetti astratti della nostra mente: in natura i  fenomeni avvengono, e volendo descriverli scientificamente gli uomini hanno  trovato utile inventare alcune caratteristiche misurabili (le grandezze  fisiche, appunto) le quali quindi sono entità astratte che però sono in stretta  relazione con i sistemi concreti che vogliamo studiare.
  Le grandezze fisiche  che studieremo inizialmente saranno la lunghezza, l’area, il volume, il tempo e  la massa.
Che cosa significa misurare
Come primo esempio  semplice ma intuitivo di misura, supponete di essere dentro una stanza i cui  lati li chiameremo lato 1 e lato 2 (il terzo sarebbe il lato verticale che però  a noi non interessa) e di voler sapere quante volte il lato 1 è maggiore del  lato 2. Senza nessuno strumento a disposizione pensate allora di contare quanti  palmi di mano sono contenuti nel lato 1 e nel lato 2, camminando lungo il bordo  e riportando volta per volta il palmo lungo il bordo stesso. Se per esempio  trovate che il lato 1 contiene 50 palmi mentre il lato 2 ne contiene 20,  concludete che il lato 1 è lungo 2 volte e mezzo il lato 2. In questo procedimento  ci sono le tre fasi tipiche del processo di misura: prima ho scelto la  caratteristica dei lati della stanza da misurare, cioè la loro lunghezza (per  vedere quante volte un lato è maggiore dell’altro non mi serve per esempio  misurare altre grandezze fisiche come per esempio lo spessore di vernice che  c’è su di essi o la loro direzione rispetto al nord geografico), poi ho scelto  l’unità di misura (la lunghezza del mio palmo) e poi ho contato quante volte l’unità  di misura è contenuta nella grandezza da misurare (in questo caso la lunghezza  di ogni lato).
  È bene precisare che  le ultime due fasi non sempre vengono effettuate direttamente da una persona  (come nell’esempio precedente); molto spesso quando si usa uno strumento per  misurare una certa grandezza l’unità di misura è determinata dallo strumento  stesso (se uso una bilancia tarata in grammi l’unità campione non la posso  scegliere, sarà per forza il grammo, se uso un righello l’unità di misura sarà  per forza il millimetro) e anche l’operazione di conteggio di quante volte  l’unità di misura è contenuta nella grandezza molto spesso la esegue lo  strumento, lasciando a noi solamente la lettura del risultato di tale conteggio.
Al termine di ogni processo di misura viene associata quindi a una caratteristica di un corpo (grandezza fisica) un ben preciso numero (risultato della misura) che sta a indicare quante volte l’unità di misura scelta (cioè una grandezza della stessa natura di quella che si vuole misurare e alla quale viene assegnato il valore unitario) è contenuta nella grandezza misurata. Per esempio, se la lunghezza di una sbarra è 3 m, significa che l’unità di misura “metro” è contenuta 3 volte nella lunghezza della sbarra; se la massa di un oggetto è 4,5 g, significa che l’unità di misura “grammo”è contenuta 4 volte e mezzo nella massa dell’oggetto.
Riassumendo, quando si vuole misurare una determinata grandezza fisica si compiono le seguenti operazioni:
- Si sceglie quale caratteristica del corpo si vuole misurare (scelta della grandezza fisica)
 - Si sceglie una unità di misura adeguata (detta anche campione di misura o unità campione o semplicemente campione), cioè un altro oggetto con la stessa caratteristica, da utilizzare come unità campione
 - Si confronta l’unità di misura con la grandezza, ossia si conta quante volte l’unità campione è contenuta nella grandezza da misurare (cioè in qualche modo l’unità di misura viene “riportata” sulla grandezza da misurare).
 - Si determina l’incertezza associata al valore della misura (questo punto lo affronteremo più avanti)
 
Approfondimento:
  Da quanto detto sopra capiamo  che una grandezza fisica, per essere tale, deve poter permettere un confronto.  Per esempio, perché la lunghezza è una grandezza fisica? Perché noi possiamo  confrontare la lunghezza di due oggetti e stabilire quante volte uno dei due è  più lungo dell’altro. Perché la bellezza non è una grandezza fisica? Perché non  esiste nessun metodo per stabilire quante volte un oggetto è più bello di un  altro. Inoltre, si deve avere un criterio per la definizione di somma (perché  devo essere in grado di sommare l’unità di misura per se stessa fino a quando  non arrivo all’uguaglianza con la grandezza in esame)
Due grandezze si dicono omogenee quando possono essere confrontate con la stessa unità di misura (esempio l’area di un tavolo e l’area di una stanza, la dimensione di un batterio e la distanza tra giove e il sole). Due grandezze fisiche che non possono essere confrontate con la stessa unità di misura si dicono non omogenee o eterogenee (per esempio la larghezza di un oggetto e la massa di un altro oggetto).
Grandezze fondamentali, grandezze derivate e sistemi di unità di misura
Supponiamo di aver misurato il bordo di un tavolo con un pezzo di spago e di aver visto che è lungo 3 volte il pezzo di spago. Se comunichiamo questo risultato a un nostro amico, egli non riuscirà a capire quanto è lungo il tavolo, a meno che non abbia, o non riesca a procurarsi, un pezzo di spago uguale al nostro. La comunicazione però resterebbe confinata tra noi e il nostro amico. Se vogliamo comunicare la lunghezza del nostro tavolo a chiunque, dobbiamo confrontarla con un’altra lunghezza campione che tutti possano procurarsi. Se ci mettiamo tutti d’accordo, e ci procuriamo tutti la stessa lunghezza campione con cui misurare, ciascuno di noi può comunicare a chiunque altro il valore della lunghezza di qualunque oggetto. Se non fosse così, sorgerebbero veramente dei problemi: immaginiamo per esempio di ordinare un pistone per un cilindro di diametro 52,5 mm; se quello che tu chiami “millimetro” non fosse uguale al millimetro del rivenditore, saresti davvero nei pasticci! In passato ogni piccola comunità definiva e quindi riconosceva solo le “sue” proprie unità di misura. Infatti la scelta dell’unità di misura è arbitraria, cioè siamo liberi di definire un’unità in qualunque modo ci faccia comodo. Si poteva anche avere il caso di uno stesso nome dato a una certa unità di misura da parte di due civiltà differenti che non aveva lo stesso identico valore: un esempio è lo stadio, che per gli Ateniesi era equivalente ai nostri 177 m mentre per gli Alessandrini ai nostri 185 m. Però, lo sviluppo delle società industriali con l’espandersi dei commerci e degli scambi fra terre sempre più lontane da un lato e dall’altro la necessità da parte della comunità scientifica di poter confrontare i risultati di esperimenti fatti in luoghi e tempi diversi, fecero sentire l’esigenza di una unificazione delle unità di misura, rispetto alla confusione allora imperante. Si è creato quindi un organismo internazionale (che attualmente è il BIPM: Bureau International des Poids et Mesures con sede a Sèvres, vicino a Parigi (sito internet www.bipm.fr), che si occupa proprio di definire le unità di misura delle varie grandezze fisiche a livello mondiale. In Italia, esistono due organismi che si occupano dei problemi legati alle unità di misura: l’Istituto Elettrotecnico Nazionale “Galileo Ferraris”, istituito nel 1935, con sede a Torino (sito internet www.ien.it), e l’Istituto di metrologia “Gustavo Colonnetti”, istituito nel 1968, anch’esso istituito a Torino.
Grandezze fondamentali e derivate
Le unità di misura  si possono suddividere in due gruppi:
  Unità di misura fondamentali: sono quelle unità di  misura che vengono definite operativamente.  Definire operativamente una unità di misura significa che per specificarla,  cioè nel dire che cos’è quella unità, si deve far riferimento a un oggetto  materiale esistente o devono essere indicate le istruzioni pratiche per  costruirla, realizzarla concretamente. Ricordiamo che le grandezze fisiche sono  caratteristiche misurabili dei corpi che abbiamo nella realtà concreta e  pertanto dovranno essere misurate con unità di misura altrettanto concrete. Per  capire meglio cosa significhi che una unità di misura deve essere definita  operativamente, immaginiamo di aver stabilito un contatto radio con una civiltà  extraterrestre che abita un pianeta lontano. Supponiamo che tale civiltà abbia  raggiunto lo stesso livello di conoscenze fisiche di noi. Ovviamente è  impossibile che essa usi le nostra stesse unità di misura. Pertanto, se gli dicessimo:  “noi umani siamo alti in media 1,75 m” agli extraterrestri è come se non gli  avessimo detto nulla, per loro la parola “metro” sarebbe semplicemente un nome.  Ma se noi riuscissimo a fornirgli tutte le istruzioni necessarie affinché essi  possano costruirsi concretamente nel loro pianeta un campione di lunghezza 1 m  (vedremo che a questo scopo bisogna usare un fascio di luce), allora  capirebbero cosa significa 1,75 m. Quelle grandezze fisiche che hanno come  unità di misura un’unità di misura fondamentale si chiamano grandezze  fondamentali.
  Unità di misura derivate: Le  grandezze utilizzate per descrivere tutti i fenomeni fisici sono un centinaio e  potremmo in teoria per ognuna di esse definire un campione operativo di  riferimento. Ma è facile capire che non è comodo avere questo gran numero di  campioni; per ovviare a ciò ci viene in aiuto il fatto che le grandezze fisiche  non sono tutte indipendenti l’una dall’altra, ma la maggior parte di esse sono  legate da opportune relazioni matematiche (soprattutto moltiplicazioni e  divisioni) ad altre grandezze. Per esempio, la grandezza fisica “velocità” si  calcola dividendo una lunghezza per un tempo. Pertanto, non è necessario  definire operativamente un campione per ciascuna grandezza fisica ma è  sufficiente scegliere convenzionalmente un piccolo numero di unità fondamentali  e ricavare da queste le unità di misura di tutte le altre grandezze. Quindi per  una grandezza derivata non esiste nessun campione definito in modo operativo in  quanto la sua unità di misura viene definita utilizzando le unità di misura di  quelle grandezze fondamentali che sono legate a essa. Ritornando alla velocità,  non è necessario inventare per essa una nuova unità di misura; poiché infatti  la velocità, come vedremo, è il rapporto fra la distanza percorsa e il tempo  impiegato, la sua unità di misura sarà il rapporto tra l’unità di misura della  distanza (metro) e l’unità di misura del tempo (secondo), quindi il m/s. Da  questo esempio notiamo anche che per le unità di misura derivate non è necessario  progettare nemmeno uno strumento specifico per misurarle perché bastano gli  strumenti di misura di quelle grandezze alle quali la grandezza in questione è  legata (non c’è bisogno di costruire uno strumento specifico per misurare la  velocità, perché bastano gli strumenti di misura della lunghezza e del tempo). Quelle  grandezze fisiche che hanno come unità di misura un’unità di misura derivata si  chiamano grandezze derivate.
Sistemi di unità di misura
L’insieme delle unità di misura fondamentali, mediante le quali può essere espressa ogni altra grandezza fisica, costituisce un sistema di unità di misura.
Un buon sistema di unità di misura per essere tale deve avere le seguenti caratteristiche:
- I suoi campioni fondamentali devono essere il più possibile invarianti, cioè devono conservare inalterate le loro caratteristiche nel tempo. Questo ovviamente per far sì che la stessa misurazione dia sempre il medesimo risultato, se ripetuta. Per chiarire questo concetto facciamo un’analogia presa dalla vita quotidiana. Supponiamo che un muratore che sta costruendo una casa disponga di un metro molto sensibile alla temperatura, cioè che si allunga considerevolmente quando la temperatura esterna è più alta e diventa più corto quando la temperatura si abbassa. È ovvio che le misure delle stanze che costruirà non coincideranno con quelle stabilite dal progetto e si troverà in una bella confusione quando si accorgerà che misurando uno stesso lato di una stanza più volte ottiene valori diversi a seconda del giorno dell’orario nel quale esegue la misura. All’esigenza di rendere invarianti i campioni di misura di un sistema di unità, si può far fronte in due modi: si può realizzare il campione in un esemplare unico, conservandolo in condizioni ambientali opportune e accuratamente controllate (come si fa per il campione di chilogrammo) oppure si può dare al campione una definizione costituita da regole operative precise, non ambigue, che ne permettano la facile ed esatta riproduzione da parte di chiunque voglia disporne (come si fa per il campione di lunghezza per il quale si usa la luce).
 - I suoi campioni fondamentali devono essere facilmente riproducibili. Cioè deve essere relativamente facile eseguire copie standard del campione, in modo da creare i campioni secondari che si usano nell’industria, dai quali poi derivano gli strumenti che usiamo nella vita comune. Se il campione è definito da regole operative abbiamo detto sopra che tutti, attenendosi a tale regole, possono riprodurre il campione. Se il campione invece esiste in un esemplare unico, è indispensabile che se ne possano fare con facilità delle copie, il più possibile uguali, che possano servire da campioni secondari per l’uso corrente. Per esempio, per quanto riguarda la massa, il campione riconosciuto a livello internazionale è un cilindro di platino - iridio conservato presso l’Ufficio Internazionale di Pesi e Misure, che si trova vicino a Parigi. Campioni secondari ottenuti mediante il confronto con una bilancia a bracci uguali, sono stati inviati a laboratori specializzati in altri paesi e le masse di altri oggetti possono essere determinati pesandoli su bilance a bracci uguali insieme ai campioni secondari. I campioni secondari in possesso dei vari paesi vengono rimossi non più di una volta all’anno per tarare i campioni terziari che sono usati altrove. Molto raramente i campioni secondari vengono portati in Francia per riconfrontarli con il campione principale. In Italia la copia numero 62 del kilogrammo campione è conservata a Torino, presso l’Istituto di Metrologia Gustavo Colonnetti.
 - Le sue unità di misura fondamentali devono essere convenienti cioè devono essere pratiche e possibilmente comode da usare sia nella vita di tutti i giorni sia nella pratica scientifica. Ossia conviene, per quanto possibile, che l’unità venga scelta in modo tale che gli esemplari della grandezza fisica con cui si ha di solito a che fare risultino caratterizzati da numeri né tropo grandi né troppo piccoli, possibilmente dell’ordine dell’unità (quando ciò non è possibile, o interferisce con altre richieste più importanti, si rimedia facendo uso in pratica di multipli o sottomultipli convenienti del campione prescelto). Per esempio, il metro è un’unità a misura d’uomo. Infatti la nostra altezza e molti oggetti che incontriamo nella vita quotidiana sono dell’ordine del metro. Se fossimo piccoli come le formiche o grandi come le montagne, con ogni probabilità avremmo scelto una diversa unità per misurare le lunghezze. Una cosa da chiarire è questa: sono le unità di misura a dover essere convenienti (infatti l’unità “metro”, l’unità “secondo” e l’unità “chilogrammo” sono usate comunemente da tutti), ma non certo i campioni fondamentali, che vengono infatti realizzati con procedimenti molto sofisticati (basti pensare all’orologio atomico per realizzare il campione di secondo). Questo non perché gli scienziati vogliano tenere solo per loro i campioni, ma perché quello che interessa prima è la loro invariabilità, e poi si fa un grande sforzo per rendere facilmente accessibili a tutti coloro che ne hanno bisogno dei duplicati il più fedeli possibile ai campioni fondamentali.
 - Le sue grandezze fondamentali devono essere indipendenti fra loro e il loro numero deve essere il più piccolo possibile, ma nello stesso tempo il sistema deve risultare completo, cioè l’insieme delle grandezze fondamentali deve essere sufficiente a descrivere tutti i fenomeni fisici finora conosciuti.
 - Deve essere coerente, cioè le grandezze derivate devono ottenersi da quelle fondamentali tramite prodotti, quozienti e potenze senza alcun coefficiente numerico
 - Deve avere i multipli e i sottomultipli decimali
 
Il Sistema Internazionale: Il Sistema Internazionale (abbreviato S.I) è usato  da tutta la comunità scientifica a partire dal 1960. Al Sistema Internazionale  hanno formalmente aderito 48 nazioni. Ancora oggi esistono alcuni Paesi, come  l’Inghilterra e gli Stati Uniti, che non si sono ancora uniformati totalmente  al sistema decimale ed utilizzano unità di misura proprie e non universali,  come quelle di lunghezza: pollice, piede, miglio; o quelle per il peso: libbra,  oncia, ecc. L’unico Stato che non ha adottato ufficialmente il S.I. sono gli  Stati Uniti d’America. In alcuni settori, inoltre, continuano ad essere usate  ancora delle unità di misura anomale, come per esempio il carato (200 mg) per  le pietre preziose o il barile per il petrolio. Oltre al S.I. ricordiamo che ci  sono altri sistemi come il sistema inglese che è utilizzato nei paesi di lingua  anglosassone ed in alcuni settori tecnologici (es. in idraulica). Sono espresse  nel sistema inglese diametri di tubature (pollici – inch), filettature ecc.  Occorre sottolineare che il sistema inglese è di natura non decimale (cosa  significa lo vedremo più avanti). Un altro sistema è il cosiddetto sistema c.g.s. (che sta per “centimetro”, “grammo”,  “secondo”). È un sistema tuttora molto utilizzato nelle discipline in  cui vengono effettuate misurazioni di piccoli quantitativi di sostanze;  sostituisce il centimetro al metro come unità di misura della lunghezza ed il  grammo al kilogrammo per la massa.
  Ritornando al S.I., i suoi campioni  sono definiti solo per sette grandezze fondamentali e per due grandezze supplementari.  Tutte le altre grandezze fisiche sono derivate, cioè le loro unità di misura si  ottengono da quelle delle grandezze fondamentali attraverso le relazioni  matematiche che le definiscono. La scelta delle grandezze fondamentali è spesso  dettata da motivazioni di carattere tecnico –pratico: per esempio, in passato  la carica elettrica era considerata una grandezza fondamentale e l’intensità di  corrente elettrica una grandezza derivata; ora i ruoli si sono invertiti perché  è tecnicamente più semplice misurare una corrente elettrica. Le unità  fondamentali del S.I. sono riportate nella tabella che segue. In essa sono  scritte anche le definizioni delle unità di misura, per quanto a voi ora  possano sembrare quasi tutte pressoché incomprensibili, un po’ per completezza  di documentazione, e un po’ per darvi un’idea, seppur vaga, della complessità  che comporta la definizione di un’unità di misura. Accanto alle definizioni  abbiamo messo anche le date in cui sono state adottate.
GRANDEZZE E UNITà FONDAMENTALI DEL S.I.  | 
  ||||
GRANDEZZA  | 
    NOME DELL’UNITà di misura  | 
    SIMBOLO DELL’UNITà di misura  | 
    DEFINIZIONE  | 
  |
lunghezza  | 
    metro  | 
    m  | 
    il metro è lunghezza del tragitto percorso nel vuoto dalla luce in un intervallo di tempo pari alla frazione 1/299.792.458 di un secondo (1983)  | 
  |
massa  | 
    kilogrammo  | 
    kg  | 
    il kilogrammo è la massa del prototipo internazionale realizzato in platino iridio nel 1889 e conservato a Sevres dal B.I.P.M. (questa è l’unica unità basata su un campione materiale) (1901)  | 
  |
tempo  | 
    secondo  | 
    s  | 
    il secondo è l’intervallo di tempo che contiene 9.192.631.770 oscillazioni della radiazione emessa nella transizione tra i due livelli iperfini dello stato fondamentale dell’atomo di cesio 133 (1967)  | 
  |
intensità di corrente elettrica  | 
    Ampere  | 
    A  | 
    L’ampere è l’intensità di corrente elettrica che, mantenuta costante in due conduttori rettilinei, paralleli, di lunghezza infinita, di sezione circolare trascurabile e posti alla distanza di un metro l’uno dall’altro, nel vuoto, produce la forza di 2 · 107 N su ogni metro di lunghezza di ogni filo (1948)  | 
  |
temperatura  | 
    Kelvin  | 
    K  | 
    Il kelvin è la frazione 1/273,16 della temperatura termodinamica del punto triplo dell’acqua (1967)  | 
  |
intensità luminosa  | 
    candela  | 
    cd  | 
    la candela è l’intensità luminosa emessa, in una data direzione, da una sorgente monocromatica di frequenza 540 · 1012 Hz, e di intensità pari a 1/683 W/sr (1979)  | 
  |
quantità di sostanza  | 
    mole  | 
    mol  | 
    la mole è la quantità di    sostanza di un sistema che contiene tante entità elementari quanti sono gli    atomi contenuti in 0,012 kg di Carbonio 12. (1971)  | 
  |
GRANDEZZE SUPPLEMENTARI DEL S.I.  | 
  ||||
angolo piano  | 
    radiante  | 
    rad  | 
    Il radiante è l’angolo piano al centro che intercetta su una circonferenza un arco lungo quanto il raggio  | 
  |
angolo solido  | 
    steradiante  | 
    sr  | 
    Lo steradiante è l’angolo solido al centro che intercetta su una sfera una calotta di superficie uguale a quella del quadrato costruito sul raggio  | 
  |
  Osserviamo che il nome  “supplementari” dato al radiante e allo steradiante deriva dal fatto che i  metrologi sono incerti sulla loro natura, cioè se debbano considerarsi grandezze  fondamentali o derivate. Infatti, ad esempio nello studio di un moto circolare,  l’angolo espresso in radianti è utilizzato come una grandezza fondamentale,  mentre se lo si considera come il rapporto fra arco e raggio diviene un’unità  derivata
  Osserviamo che con l’adozione  della definizione di metro sopra riportata la velocità della luce nel vuoto è  fissata e vale 1/299792458 secondi.
Facciamo notare che nel corso della storia le definizioni dei campioni non sono sempre state queste, perché si sono continuamente evolute. Si è avuto cioè che, per una certa grandezza fisica, una nuova definizione di campione ha soppiantato la vecchia, anche se la nuova definizione è stata scelta in modo da essere il più possibile in accordo con quella vecchia.
Inoltre, la scelta di quali  grandezze fisiche debbano essere fondamentali è spesso dettata da motivazioni  di carattere tecnico – pratico. Per esempio, in passato la carica elettrica era  considerata fondamentale e di conseguenza l’intensità di corrente elettrica una  grandezza derivata; ora i ruoli sono invertiti perché è tecnicamente più  semplice misurare una corrente elettrica.
  Come si vede dalla tabella  sopra, tranne che per la massa, per le grandezze fondamentali si usano i campioni  naturali, ossia si sfruttano fenomeni naturali (per il metro si sfrutta la  luce, per il secondo si sfrutta il comportamento degli atomi di cesio, ecc). I  campioni naturali, a differenza dei campioni materiali che sono quelli  realizzati dall’uomo, non deteriorano nel tempo e sono accessibili a tutti,  anche se tramite strumentazioni sofisticate. In sostanza, è la natura che  custodisce il campione scelto a non un determinato ufficio, e pertanto esso può  essere riprodotto in qualsiasi momento. Ricordiamo a questo proposito che la  precedente definizione di metro come la lunghezza di quella sbarra di platino –  iridio conservata presso Parigi era legata ad un campione materiale, e quindi  più facilmente variabile nel tempo.
Infine, osserviamo che la temperatura, l’intensità luminose e la quantità di sostanza, non sono fondamentali nello stesso senso in cui lo sono la lunghezza, il tempo, la massa e la carica elettrica. Si verifica infatti che la temperatura può essere descritta come una misura dell’energia cinetica media delle molecole, la quale, a sua volta,, è descritta per mezzo delle grandezze lunghezza, tempo, massa. Analogamente, l’intensità luminosa può essere espressa in funzione delle grandezze energia, area e tempo, le quali di nuovo, si possono descrivere per mezzo delle grandezze lunghezza, tempo e massa.
Nella tabella seguente, invece, riportiamo alcune delle grandezze derivate più importanti del S.I. e alcune grandezze
ALCUNE GRANDEZZE DERIVATE DEL S.I.  | 
  |||||
Grandezza fisica  | 
    Simbolo  | 
    Nome dell’unità di misura nel S.I.  | 
    Simbolo dell’unità S.I.  | 
    Equivalenza in termini di unità fondamentali S.I.  | 
  |
Area  | 
    A  | 
    Metro quadrato  | 
    
  | 
    m2  | 
    
  | 
  
Volume  | 
    V  | 
    
  | 
    
  | 
    m3  | 
    
  | 
  
Velocità  | 
    v  | 
    
  | 
    
  | 
    m · s–1  | 
    
  | 
  
Accelerazione  | 
    a  | 
    
  | 
    
  | 
    m · s–2  | 
    
  | 
  
Densità  | 
    ρ o d  | 
    
  | 
    
  | 
    kg · m–3  | 
    
  | 
  
Potenza  | 
    P  | 
    Watt  | 
    W  | 
    J · s–1  | 
    = kg · m2 · s–3  | 
  
Forza  | 
    F  | 
    Newton  | 
    N  | 
    kg · m · s–2  | 
    
  | 
  
pressione, sollecitazione  | 
    p  | 
    Pascal  | 
    Pa  | 
    N · m–2  | 
    = kg · m-1 · s–2  | 
  
energia, lavoro  | 
    E  | 
    Joule  | 
    J  | 
    N · m  | 
    = kg · m2 · s–2  | 
  
carica elettrica  | 
    q  | 
    Coulomb  | 
    C  | 
    A · s  | 
    
  | 
  
Nella tabella seguente riportiamo infine alcune di uso corrente che però non fanno parte del S.I.
Unità di misura di uso corrente NON FACENTI PARTE DEL S.I.  | 
  |||
Nome della grandezza  | 
    Simbolo della grandezza  | 
    Nome dell’unità di misura  | 
    Simbolo dell’unità di misura  | 
  
Temperatura  | 
    T  | 
    Celsius  | 
    °C  | 
  
tempo  | 
    t  | 
    Minuto/ora/giorno  | 
    min / h / d  | 
  
Capacità  | 
    V  | 
    Litro  | 
    L  | 
  
Pressione  | 
    p  | 
    Bar, atmosfera  | 
    Bar, Atm  | 
  
Massa  | 
    m  | 
    Quintale  | 
    q.le  | 
  
Energia  | 
    E  | 
    Caloria  | 
    cal  | 
  
Potenza  | 
    P  | 
    Cavallo vapore  | 
    cV  | 
  
Fonte: http://www.webalice.it/paolocesaretti/appunti/unita_di_misura.doc
Sito web da visitare: http://www.webalice.it/paolocesaretti/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
LA MISURA DELLE GRANDEZZE
Qualsiasi ipotesi scientifica deve sempre basarsi su dei  dati, e quindi qualsiasi ricerca scientifica deve partire da una fase di osservazione, finalizzata alla  raccolta di dati (misure, descrizioni, rilevazioni, analisi, ecc.), che deve  essere fatta nel modo più esatto, rigoroso e sistematico possibile. Molte  scoperte scientifiche sono state rese possibili proprio dal fatto che lo  scienziato che ne è stato l’autore non ha trascurato niente (Copernico e  Mendel).
  Per verificare le nostre capacità di osservare proviamo ad:
- Elencare gli oggetti che si trovano sul banco, riportando per ognuno le caratteristiche che si ritengono importanti per descriverlo. Alcune caratteristiche (lunghezza) sono misurabili, altre ( ruvidità ) invece no.
 - Elencare i materiali che formano ciascuno degli oggetti. Alcuni corpi sono formati da un solo materiale, altri da due o più materiali. Alcuni materiali sono presenti in più corpi. Esistono proprietà caratteristiche dei corpi (lunghezza, peso, forma, ecc.), mentre altre sono caratteristiche dei materiali (colore, durezza, rigidità, ecc.). Anche i materiali possiedono caratteristiche misurabili ( peso specifico, durezza, ecc.) e caratteristiche non misurabili ( lucentezza).
 
Le caratteristiche misurabili hanno il vantaggio, grazie  alla misura, di eliminare ogni possibile ambiguità e/o soggettività ( cosa  significa essere “alto”, “caldo”, “pesante”, “bello”, ecc.).
  Le proprietà  misurabili sono dette grandezze  fisiche. 
  Per misurare un oggetto dobbiamo scegliere una unità di misura, costituita da una qualità dello stesso tipo di quella in esame, il cui  valore viene fissato pari a 1. 
  Misurare una grandezza vuol dire stabilire quante  unità di misura sono contenute al suo interno. 
  La misura di una  grandezza è sempre data da un valore numerico e da una unità di misura (es. m =  65 kg).
  Per essere valida da un punto di vista scientifico una unità  di misura deve:
- Essere definita con molta precisione;
 - Essere uguale per tutti.
 - Possedere multipli e sottomultipli.
 
Città lombarde e loro misure  | 
    Misure della città in metri  | 
    Metro in misura della città  | 
  
Bergamo, braccio mercantile  | 
    0,659  | 
    1,517  | 
  
Bergamo, braccio da fabbrica  | 
    0,531  | 
    1,881  | 
  
Brescia, braccio mercantile da panno  | 
    0,674  | 
    1,483  | 
  
Brescia, braccio da seta e tela  | 
    0,640  | 
    1,561  | 
  
Braccio mercantile di Como, Cremona, Lodi, Pavia e Milano  | 
    0,594  | 
    1,680  | 
  
Mantova, braccio mercantile  | 
    0,637  | 
    1,567  | 
  
Sondrio, braccio lungo  | 
    0,671  | 
    1,488  | 
  
Sondrio, braccio corto  | 
    0,530  | 
    1,884  | 
  
Crema, braccio mercantile  | 
    0,670  | 
    1,402  | 
  
Per risolvere tutti questi problemi è stato  istituito il Sistema Internazionale  delle Unità di Misura (SI), costituito dalle sette unità di misura delle  sette grandezze fondamentali. 
  Tutte le altre grandezze fisiche, che si ottengono dalla  composizione delle grandezze fondamentali, si definiscono invece grandezze derivate. Ne sono esempi la  superficie (che si misura in m2 o la velocità, che si misura in  m/s). 
  La notazione esponenziale
  Ogni unità di misura deve possedere multipli e sottomultipli,  che vengono utilizzati a seconda delle dimensioni degli oggetti da misurare, al  fine di rendere più semplice la lettura ed i calcoli con le misure stesse.  Multipli e sottomultipli variano secondo le potenze di 10 e sono rappresentate  con 
  dei prefissi, secondo lo schema riportato nella tabella a  lato. Per passare da un multiplo, o sottomultiplo, ad un altro è necessario  fare delle equivalenze. Queste  possono essere risolte tramite una proporzione oppure semplicemente ricordando che, per passare 
100 = 1  | 
    10-1 = 1/10 = 0,1  | 
  
101 = 10  | 
    10-2 = 1/100 = 0,01  | 
  
102 = 100  | 
    10-3 = 1/1000 = 0,001  | 
  
da una certa grandezza ad un’altra maggiore, la virgola deve  essere spostata verso sinistra in base alla distanza tra le due unità di misura  (ad esempio 5,0 m  = 0,005 km);  in modo analogo si sposta la virgola verso destra quando si passa ad una unità  minore (ad esempio 5,0 m  = 5000 mm).  Quando i valori sono molto piccoli (vedi ad esempio il raggio dell’atomo di  idrogeno, pari a 0,0000000529   mm), o molto grandi (come ad esempio la distanza Terra  Sole, pari a 149 000   000 km), si vengono ad avere molti zeri, che complicano  la lettura e le operazioni con tali numeri. Per ovviare a tali problemi si  utilizza la notazione esponenziale,  o scientifica, con la quale è  possibile esprimere tali numeri attraverso le potenze di 10, eliminando così  gli zeri e semplificando i calcoli. Ricordando le proprietà delle potenze  riportate nella tabella
 a  fianco, i numeri prima citati diventano:
  0,0000000529 = 529 • 10 –10
  149 000 000 = 149 • 10 6
  Convenzionalmente, per facilitare al massimo i calcoli,  quando si scrivono numeri in notazione esponenziale si lascia una sola cifra diversa da zero prima  della virgola. I due numeri precedenti diventano allora:     529 • 10 –10 = 5,29 • 10 –8     e        149 • 10 6 = 1,49 • 10 8
  
Un numero espresso con la notazione  esponenziale è costituito da un numero compreso tra 1 e 10, moltiplicato per  una potenza di 10. L’esponente della potenza, detto anche ordine di grandezza del numero, è dato dal numero di posti di cui è  stata spostata la virgola rispetto al numero originale ed è positivo se la  virgola è stata spostata verso sinistra ( il numero originale è maggiore di 1),  mentre è negativo se la virgola è stata spostata verso destra ( il numero  originale è minore di 1). All’ordine di grandezza corrisponde in genere un  prefisso ed un nome, secondo la tabella in alto. 
  Nelle operazioni coi numeri espressi secondo la notazione  esponenziale si opera separatamente sui numeri decimali e sulle potenze di  dieci, applicando a queste ultime le proprietà delle potenze elencate nella  tabella a lato. 
  Misure di distanza
  Si definisce metro la distanza tra due tacche incise su di una sbarra metallica  conservata nell’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle misure di Sèvres,  presso Parigi. 
  Nella misura con metodo  diretto la grandezza da misurare viene direttamente messa a confronto con una unità di misura  appropriata alle sue dimensioni. La scelta dello strumento per effettuare una  misura dipende dalla quantità da  misurare e dalla precisione richiesta. Ogni strumento di misura è caratterizzato da una portata, che corrisponde alla massima misura eseguibile con lo strumento;  e da una sensibilità, uguale alla minima misura leggibile sullo strumento stesso.  Così per misurare un quaderno  utilizzerò un righello, di portata pari a 50 cm e di sensibilità pari ad 1 mm, per misurare il cortile  della scuola utilizzerò una bindella metrica, di portata pari a 50 m e di sensibilità pari ad 1 cm, mentre per misurare lo  spessore di una mina da matite utilizzerà un calibro, con portata pari a 10 cm e sensibilità pari a 0,1 mm. 
  Nelle misure eseguite con metodo indiretto, le grandezze da misurare sono troppo grosse per  essere misurate direttamente e la misura si affida allora a calcoli matematici. Ne sono esempi la  misura della distanza di due città effettuata su di una carta, oppure con il  contachilometri di un’auto. 
  La misura della  superficie, se l’oggetto da misurare ha forma regolare, viene eseguita con  metodo indiretto, attraverso il calcolo dell’area della figura corrispondente  (vedi tabella 3 pagina 19 Randazzo Stroppa). Se l’oggetto ha invece forma  irregolare si ricorre a metodi diretti (vedi figura 13 pagina 19 Randazzo  Stroppa). E’ importante ricordare che, poiché 1 m2 = 1 m x 1 m, → 1 m2 = 10 000 cm2.
  
La misura del volume, se l’oggetto è un  solido regolare, viene effettuata con metodo geometrico, mentre se l’oggetto è  un liquido essa si ricava da quella del volume del recipiente occupato. Se il  solido ha forma irregolare lo si immerge in un liquido ed il suo volume  corrisponderà a  quello del liquido  spostato (vedi figura). E’ importante ricordare che la lettura del livello dell’acqua deve essere effettuata all’altezza  del livello inferiore del menisco (vedi figura). Inoltre non dobbiamo  dimenticare che talvolta il volume totale  di due materiali può essere diverso dalla somma dei loro volumi iniziali (vedi fig. 17 pag. 21 Randazzo Stroppa). Infine, poiché 1 m3 = 1 m x 1 m x 1 m, → 1 m3 = 1 000 dm3.  Per le misure del volume dei liquidi si usa spesso anche il litro, ove 1L = 1  000 cm3, per cui  1mL = 1 cm3.
  Gli errori della misura
  
Qualsiasi misura di grandezza fisica è  sempre affetta da errore, qualunque sia la sensibilità dello strumento o il  metodo impiegato. Le misure non sono quindi mai esatte, possono però essere  più o meno precise; per aumentare la precisione debbo ridurre l’incertezza,  migliorando la procedura oppure utilizzando strumenti migliori. Possiamo  innanzitutto valutare l’incertezza di  una misura dalla sensibilità dello strumento utilizzato. Così se effettuiamo  una singola misura di un quaderno con un righello la cui sensibilità sia 1 mm, possiamo ad esempio  trovare che la sua lunghezza è compresa tra 21,1 e 21,2 cm, ovvero 21,1 < L  < 21,2; il valore inferiore è approssimato  per difetto (Ld), mentre quello maggiore è approssimato per eccesso (Le). Il valore più probabile della misura  corrisponde al valore medio (Lm),  corrispondente alla semi somma, o media, delle misure per eccesso e per  difetto. 
Errore assoluto
Il valore medio  presenta un’incertezza pari, al massimo, al suo errore assoluto (eass), corrispondente alla semi differenza dei due valori misurati. Nel  caso di una misura singola l’errore assoluto è pari a metà della sensibilità  dello strumento utilizzato per la misura. Il risultato della misura si indica  quindi come: L = Lm ± eass, a significare che il valore reale della  grandezza può variare tra (Lm + eass) e (Lm - eass).  L’errore assoluto va espresso nella stessa unità di misura della grandezza  misurata, per cui nel nostro caso avremo: L = (21,15 ± 0,05) cm .  Possiamo quindi 
  concludere che l’errore assoluto indica l’ambito in cui posso trovare valori  validi.
Errore relativo ed errore percentuale
L’errore  assoluto non è sufficiente per valutare la precisione di una misura, in quanto  questa dipende anche dalla quantità che deve essere misurata. Così, ad esempio,  se un errore assoluto di 0,5   mm è accettabile per la misura di un quaderno, e  trascurabile per quella di una stanza, è inaccettabile per la misura di una  lamina metallica. Si ottiene invece una valutazione quantitativa della  precisione se si considera l’errore  relativo (erel) risultante dal rapporto tra l’errore  assoluto e la grandezza da misurare ( o il suo valore medio). Essendo il  rapporto tra due quantità espresse con la stessa unità di misura, l’errore  relativo è un numero puro, ovvero una grandezza adimensionale. Per  comprendere meglio il significato dell’errore relativo proviamo a fare altri  esempi. Se consideriamo infatti un errore assoluto di 0,5 mm nella misura di  un’aula di 5 metri  troviamo un errore relativo pari a 0,0001 (23 volte inferiore a quello del  quaderno), mentre nel caso di una lamiera dello spessore di 2,5 mm esso darebbe luogo ad  un errore relativo pari a 0,2 (quasi 100 volte superiore a quello del  quaderno).
  Poiché l’errore relativo è sempre un numero molto piccolo è  più comodo considerare l’errore  percentuale (e%), che si ottiene moltiplicando per 100 l’errore relativo della stessa misura. Nei  tre casi prima considerati avremo dunque:
  e% (quaderno)  = 0,23%;            e% (aula)  = 0,01%;                e% (lamina)  = 20%;
  In conclusione l’errore relativo e quello percentuale  indicano quanto il mio errore sia significativo in relazione al problema che  sto trattando. Infatti la precisione di una misura deve essere valutata in  relazione con gli scopi della misura stessa, in base ai quali vanno scelti gli  strumenti e le procedure per effettuarla, in quanto più la misura è precisa e  più è costoso realizzarla. Per esempio, può essere utile approssimare  l’altezza di una quaderno al centimetro, quando essa deve servire solo per  distinguere tra loro quaderni di vario tipo; può essere utile approssimarla al  millimetro, quando si deve valutare se il quaderno può entrare in un  determinato scaffale; può essere necessario approssimarla al decimo di  millimetro quando si deve impostare nella cartiera la macchina che effettuerà  il taglio dei fogli per la sua produzione.
L’incertezza della misura
  Cerchiamo ora di conoscere i principali tipi di errori che  si commettono nell’esecuzione di una misura, valutandone le procedure di  riconoscimento, di prevenzione e di correzione.
Errori banali
Nel caso di misura  diretta sono dovuti a sbagli effettuati durante le operazioni di misura,  per distrazione, lettura o trascrizione sbagliata nel caso invece di misura indiretta sono dovuti ad errori nei calcoli.  Essi sono riconoscibili in quanto forniscono valori che si discostano molto da  gli altri misurati o attesi. 
  Lunghezza di un’aula: a) 5,34m; b) 5,37m; c) 53,5m; d) 5,36m; e) 5,34m.
Errori sistematici
  Si ripresentano regolarmente tutte le  volte che si esegue una misura e sono dovuti a limitazioni o difetti dello  strumento utilizzato o dell’operazione di misura. E’ ad esempio un errore  sistematico quello di misurare la lunghezza di un oggetto senza allineare  correttamente il bordo dello stesso con lo zero della scala (vedi figura  sotto); parimenti si commette un errore sistematico leggendo uno strumento,  come ad esempio una bilancia, che non si azzera perfettamente, oppure  utilizzando un orologio che va avanti o indietro. Solitamente gli errori  sistematici influenzano la misura sempre nello stesso senso. 
Errori casuali
Sono dovuti a cause sconosciute o a fenomeni di cui è impossibile prevedere gli effetti e non si possono quindi eliminare. Ad esempio, la prontezza con cui un operatore preme il tasto di un cronometro al passaggio di un oggetto da un traguardo dipende dai tempi di risposta dell’operatore medesimo, che variano da persona a persona ed in funzione della situazione di attenzione o di stanchezza dell’operatore: difficilmente prove ripetute potranno dare gli stessi risultati. Misurando ripetutamente la lunghezza di un oggetto di legno con un metro si otterranno probabilmente valori diversi perché, ad esempio, non sempre il metro viene posto nella stessa posizione e l’oggetto può avere lunghezza diversa da punto a punto, anche se le differenze non sono apprezzabili ad occhio nudo (far misurare uno stesso alunno da diversi suoi compagni e confrontare i risultati). Per ridurre l’incidenza di tali errori sulla misura si effettuano misure ripetute della stessa grandezza e se ne fa poi la media aritmetica; tale operazione ha il vantaggio di compensare tra loro le misure errate per eccesso con quelle errate per difetto. Tuttavia la media non costituisce il valore reale della misura, ma solo quello che possiamo ritenere sia il più probabile. Riprendendo ad esempio le misure dell’aula prima riportate in precedenza, una volta che sono stati eliminati gli errori banali e/o sistematici, il valore più probabile della lunghezza sarà:
Dispersione
La dispersione (d) di  una sequenza di valori misurati di una determinata grandezza rappresenta la  differenza tra il valore massimo ed il valore minimo misurato. Essa  influenza il grado di attendibilità, ovvero l’incertezza, del valore medio, che 
  aumenta quanto più le misure sono sparpagliate intorno ad esso. Nel caso della  lunghezza dell’aula prima esaminata la dispersione è   
Analogamente  a quanto abbiamo già visto per una misura singola, l’errore assoluto  (eass)  del valore medio si definisce come la  semidispersione delle misure effettuate. Il valore della grandezza misurata  deve quindi essere espresso come: 
  
  Nel caso dell’aula la misura diviene quindi:
  
  Come già visto per le misure singole gli errori sono dati dalle seguenti espressioni: 
Numeri approssimati e cifre significative
Poiché ogni misura è affetta da errore, i  risultati delle misure vanno espressi da numeri che devono essere usati  compatibilmente all’errore stesso: si parla quindi di numeri approssimati fino  ad una certa cifra ( a meno di una certa cifra). Per approssimare un numero  dobbiamo trascurarne alcune cifre; a tal fine si conviene che l’ultima cifra  considerata rimanga invariata se la prima cifra trascurata è minore di 5 (approssimazione per difetto), mentre la  si aumenta di una unità se la prima cifra trascurata è maggiore o uguale a 5 (approssimazione per eccesso). Si dice  poi che un numero è approssimato a meno dell’ultima cifra considerata. 
  Se vogliamo ad esempio approssimare il numero 27,3680237 a meno di  un milionesimo si ottiene 27,368024 e si dice anche che il numero è approssimato a meno della sesta cifra decimale. Lo  stesso numero può inoltre essere variamente approssimato in altri modi ottenendo:
  Dobbiamo osservare che gli zeri dopo la virgola, che non  hanno significato dal punto di vista matematico, ne acquistano dal punto di  vista fisico, in quanto indicano l’approssimazione con cui viene indicato il  numero. Ad esempio 27 g  e 27,00 g  indicano due misure con diversa approssimazione: a meno del grammo, la prima, a  meno del centigrammo la seconda. E’ quindi necessario definire quali sono le cifre significative che esprimono la  misura, che dipendono dagli strumenti utilizzati per effettuarla. Se ad esempio  utilizziamo una bilancia che apprezza il milligrammo sarà corretto esprimere  una pesata come 7,023 g,  mentre non avrebbe senso la scrittura 7,0230 g; analogamente misuriamo una lunghezza  con un 
metro la cui sensibilità sui un  millimetro potremo esprimere una misura come 42,1 cm, mentre non avrebbe  senso esprimerla come 42,100, in quanto non abbiamo effettivamente misurato  decimi e centesimi di millimetro. Un maggior numero di cifre significative si  può ottenere solo utilizzando uno strumento più preciso, cioè con una  sensibilità superiore. 
  In generale si definisce gruppo di cifre significative  quello che inizia da sinistra con la prima cifra non nulla e termina a destra  con l’ultima cifra nota, anche se questa è zero e/o anche se su di essa grava  l’intervallo di incertezza .  Per orientarsi si possono ricordare le seguenti regole:
- Ogni cifra diversa da zero è cifra significativa; così 152 cm ha tre cifre significative, mentre 2511 Km ne ha quattro;
 - Ogni zero compreso tra numeri diversi da zero è cifra significativa; ad esempio 207 g ha tre cifre significative, mentre 50,102 Kg ne ha cinque;
 - Ogni zero a sinistra della prima cifra diversa da zero non è una cifra significativa ovvero per i numeri decimali minori di uno sono significativi solo gli zeri alla fine dello stesso o quelli interposti tra numeri diversi da zero; ad esempio 0,007 mm ha una sola cifra significativa, in quanto può essere espresso attraverso la notazione esponenziale come 7 • 10 –3 mm, 0,20 ha due cifre significative e 0,4002 kg ne ha quattro;
 - Per ogni numero decimale maggiore di uno sono significative tutte le cifre scritte a destra della virgola; ad esempio 40,20 m ha quattro cifre significativa, in quanto la distanza è stata evidentemente misurata con uno strumento che apprezza i centimetri.
 
Riguardo alle regole di calcolo, ricordando che il numero di cifre significative dipende dal modo e dallo strumento usato nelle misure, possiamo dare le seguenti:
  1) Prodotto o quoziente del  risultato di una misura per un numero adimensionale
  Il prodotto o quoziente di una  misura per un numero adimensionale (che non possiede cifre significative) deve  avere lo stesso numero di cifre significative (e quindi la stessa precisione ed  approssimazione) della misura di partenza. Ad esempio 0,6584 · 9 = 5,926 (4  cifre significative come la misura di partenza) 
  2) Addizione o differenza di  misure
  Il risultato dell’addizione o della  differenza di misure deve avere le stesse cifre significative a destra della  virgola (e quindi la stessa precisione ed approssimazione) della misura meno  precisa. Ad esempio 3562,1 + 0,1948 = 3562,3. In pratica quando i dati da  sommare o da sottrarre sono numeri interi oppure hanno lo stesso numero di  cifre decimali, si eseguono le operazioni senza alcun vincolo (ad es. 47,75 t +  2,81 t = 50,56 t; 118,9 s - 27,6 s = 91,2 s). Quando invece i dati contengono  un numero diverso di cifre decimali si deve arrotondare il risultato in modo  che esso abbia cifre decimali pari al dato che ne ha di meno ( ad es. 58,6 cm + 13,72 cm = 72,3 cm; 17,28 s – 4,6 s =  12,7 s) . 
  3) Moltiplicazione o divisione di  due misure
  In una moltiplicazione o divisione  di due misure il risultato deve avere lo stesso numero di cifre significative  (e quindi la stessa precisione ed approssimazione) della misura meno precisa.  Ad esempio 3,14 · 8,1248 = 25,5 (3 cifre significative soltanto). Oppure  immaginiamo di dover calcolare l’area di un rettangolo la cui base è 28,2 cm e l’altezza 49,4 cm. Il risultato della  moltiplicazione è 1393,08 cm2, che però, dovendo avere solo 3 c.s.  conviene approssimare a 1,39·  10 3  cm2. Talvolta la calcolatrice tascabile può invece far sparire  cifre significative: immaginiamo ad esempio di voler calcolare la base di un  rettangolo di area 242 cm2, con altezza di 12,1cm. Il risultato  della divisione è 20 cm,  che però più esattamente va scritto come 20,0 ( tre c.s.).
4) Elevamento a potenza ed  estrazione di radice
  Tali operazioni non pongono  problemi nuovi, in quanto sono riconducibili a moltiplicazioni, per cui valgono  le medesime regole già viste per queste ultime. Quindi sia nell’elevamento a  potenza, che nell’estrazione di radice, il risultato deve avere lo stesso  numero di c.s. del dato di partenza.
  5) Equivalenze
  Nel trasformare un dato tramite  un’equivalenza, il numero di cifre significative deve restare uguale a quello  del dato di partenza.
  6) Svolgimento di più calcoli in  successione
  In questo caso si possono applicare  le regole già viste ad ogni singolo passaggio. E’ tuttavia possibile svolgere  anche tutti i calcoli assieme (magari con la calcolatrice) ed assegnare poi al  risultato finale il numero di c.s. del dato che ne ha meno. 
Propagazione dell’errore
- Moltiplicando o dividendo una misura per un numero adimensionale anche il suo errore assoluto deve essere moltiplicato o diviso per lo stesso numero.
 - L’errore assoluto per una somma o per una differenza di misure è dato dalla somma degli errori assoluti delle singole misure.
 - L’errore relativo sul prodotto di due misure è pari alla somma degli errori relativi sulle singole misure.
 
  | 
    MISURE DI MASSA | 
    
  | 
  |||||||||||||||
  | 
    Passando da una unità più grande ad una più piccola moltiplico per 10, spostando la virgola verso destra di un posto  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
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    kg  | 
    hg  | 
    dag  | 
    g  | 
    dg  | 
    cg  | 
    mg  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    
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  | 
    
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  | 
    
  | 
    
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  |||||||||
  | 
    Passando da una unità più piccola ad una più grande divido per 10, spostando la virgola verso sinistra di un posto  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
  | 
    m  | 
    milli  | 
    Un millesimo  | 
    1/1000  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    c  | 
    centi  | 
    Un centesimo  | 
    1/100  | 
    
  | 
    1kL = 1m3  | 
    
  | 
  ||||||||||
  | 
    d  | 
    deci  | 
    Un decimo  | 
    1/10  | 
    
  | 
    1L = 1dm3  | 
    
  | 
  ||||||||||
  | 
    unità  | 
    
  | 
    1mL = 1cm3  | 
    
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  |||||||||||||
  | 
    da  | 
    deca  | 
    10  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
  ||||||||||
  | 
    h  | 
    etto  | 
    100  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
  ||||||||||
  | 
    k  | 
    chilo  | 
    1000  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
  ||||||||||
  | 
    MISURE DI CAPACITA’  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
  | 
    Passando da una unità più grande ad una più piccola moltiplico per 10, spostando la virgola verso destra di un posto  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
  | 
    
  | 
    
  | 
    
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  | 
    
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  | 
    
  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    kL  | 
    hL  | 
    daL  | 
    L  | 
    dL  | 
    cL  | 
    mL  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    Passando da una unità più piccola ad una più grande divido per 10, spostando la virgola verso sinistra di un posto  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
  | 
    MISURE DI LUNGHEZZA  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
  | 
    Passando da una unità più grande ad una più piccola moltiplico per 10, spostando la virgola verso destra di un posto  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
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  | 
    
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  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
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  | 
    km  | 
    hm  | 
    dam  | 
    m  | 
    dm  | 
    cm  | 
    mm  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    
  | 
    
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  |||||||||
  | 
    Passando da una unità più piccola ad una più grande divido per 10, spostando la virgola verso sinistra di un posto  | 
    
  | 
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    MISURE DI SUPERFICIE  | 
    
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  | 
    Passando da una unità più grande ad una più piccola moltiplico per 100, spostando la virgola verso destra di due posti  | 
    
  | 
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  | 
    
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  |||||||||
  | 
    km2  | 
    hm2  | 
    dam2  | 
    m2  | 
    dm2  | 
    cm2  | 
    mm2  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    
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  | 
    
  | 
    
  | 
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  | 
    Passando da una unità più piccola ad una più grande divido per 100, spostando la virgola verso sinistra di due posti  | 
    
  | 
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  | 
    
  | 
    
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  | 
    
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  |||||||||
  | 
    MISURE DI VOLUME  | 
    
  | 
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  | 
    Passando da una unità più grande ad una più piccola moltiplico per 1000, spostando la virgola verso destra di tre posti  | 
    
  | 
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  | 
    
  | 
    
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  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    km3  | 
    hm3  | 
    dam3  | 
    m3  | 
    dm3  | 
    cm3  | 
    mm3  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
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  | 
    
  | 
    
  | 
  |||||||||
  | 
    Passando da una unità più piccola ad una più grande divido per mille, spostando la virgola verso sinistra di tre posti  | 
    
  | 
  |||||||||||||||
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
    
  | 
  |||||||||
Svolgere le seguenti equivalenze, utilizzando ove necessario anche la notazione esponenziale  | 
  |||||||||||||||||
Lunghezza  | 
    0,88 dm2 =  | 
    mm2  | 
    6,2 dm3 =  | 
    L  | 
  |||||||||||||
1,39 dam =  | 
    cm  | 
    11,9 m2  | 
    dm2  | 
    13,9 m3 =  | 
    L  | 
  ||||||||||||
11,71 Km =  | 
    m  | 
    9.11 hm2 =  | 
    dam2  | 
    22,8 mL =  | 
    cm3  | 
  ||||||||||||
215 cm =  | 
    hm  | 
    23000 dam2 =  | 
    km2  | 
    2,5 L =  | 
    cm3  | 
  ||||||||||||
0,11 m =  | 
    mm  | 
    910 hm2 =  | 
    km2  | 
    9,1 km3 =  | 
    m3  | 
  ||||||||||||
415 dam =  | 
    m  | 
    1,25 hm2 =  | 
    m2  | 
    3,4 dm3 =  | 
    mL  | 
  ||||||||||||
82,6 dm =  | 
    mm  | 
    0,98 m2 =  | 
    cm2  | 
    17500 cm3 =  | 
    L  | 
  ||||||||||||
7849 mm =  | 
    m  | 
    23.600 m2 =  | 
    hm2  | 
    2680 L =  | 
    m3  | 
  ||||||||||||
23,87 hm =  | 
    dm  | 
    4,8 cm2  | 
    mm2  | 
    280 mL =  | 
    dm3  | 
  ||||||||||||
0,23 km =  | 
    dam  | 
    9600 dm2 =  | 
    dam2  | 
    25,1 m3  | 
    kL  | 
  ||||||||||||
615,22 m =  | 
    km  | 
    3,5 km2 =  | 
    m2  | 
    4,7 km3  | 
    L  | 
  ||||||||||||
929 dm =  | 
    dam  | 
    1,2 m2 =  | 
    mm2  | 
    Massa  | 
  |||||||||||||
0,21 hm =  | 
    m  | 
    Volume e capacità  | 
    1.456 g =  | 
    hg  | 
  |||||||||||||
0,025 km =  | 
    dm  | 
    5,3 m3 =  | 
    dm3  | 
    12.300 g =  | 
    Kg  | 
  ||||||||||||
259,11 mm =  | 
    dm  | 
    0.035 km3 =  | 
    hm3  | 
    12,3 hg =  | 
    g  | 
  ||||||||||||
0,236 dam =  | 
    cm  | 
    4500 mm3 =  | 
    dm3  | 
    0.99 kg =  | 
    g  | 
  ||||||||||||
0,003 Km =  | 
    mm  | 
    0.125 L =  | 
    mL  | 
    0.69 dag =  | 
    cg  | 
  ||||||||||||
Superficie  | 
    49,21 hL =  | 
    L  | 
    0.56 hg =  | 
    mg  | 
  |||||||||||||
45,1 dam2 =  | 
    m2  | 
    28900 dm3 =  | 
    m3  | 
    3,5 kg =  | 
    mg  | 
  ||||||||||||
6,23 Km2 =  | 
    hm2  | 
    167 cL =  | 
    L  | 
    4,8 hg =  | 
    cg  | 
  ||||||||||||
11.590 cm2 =  | 
    dm2  | 
    8,9 m3 =  | 
    mm3  | 
    6 · 105 mg  | 
    hg  | 
  ||||||||||||
ESERCIZI SULLE MISURE
Notazione  esponenziale
  Ricordiamo  che nelle equivalenze il valore dei numeri deve restare lo stesso, quindi:
- Se sposto la virgola a sinistra di un posto divido il numero per 10 e quindi devo anche alzare l’esponente di una unità
 
1,00 •106 = 0,1•107 = 0,01•108 = 0,001•109 = 0,0001•1010
- Se sposto la virgola a destra di un posto moltiplico per 10 e quindi devo anche abbassare l’esponente di una unità
 
1,00 •106 = 10,0  •105 = 100 •104 = 1 000 •103 = 10 000 •102  = 100 000 •101 = 
  = 1000 000 •100
  Scrivi  in numeri decimali i seguenti numeri espressi in notazione esponenziale
  1) 1,00 •105  =                                     2)  1,00 •108 =              
  3) 3,25 •1012  =                                              4) 1,2 •10-3 =          
  5) 2,5 •10-10  =                                     6) 1,5 •106 =  
  7) 2 •10-7 =                                          8) 2,12 •102 =                   
  9) 1,3 •10-4 =                                      10) 1.00•10 6 =      
  11) 3.52•10 9=                                   12) 2.5•10 –5=      
  13) 3.24•10 –3  = 
Scrivi  in notazione esponenziale i seguenti numeri decimali
  14) 0,35 =                                                   15) 18 000 =       
  16) 2 400 =                                        17) 0,000000042 =   
  18) 0,00087 =                                    19) 75 milionesimi =    
  20) 0.000236 =                                  21) 93.2 miliardi =                     
  22)1 550 000 =                                           23) 3 897 000 =         
  24) 0,0000345 =                                25) 0,0000012 =           
  26) 1/100 000 =                                 27) 150 000 =       
  28) 0.000323 =                                           29) 2 000 000 000 = 
  30) 0.000000012 =                            31) 0.00000526 = 
  32) 145 000 000 =                             33) 243 000•10-3 = 
  34) 0.00000062•109= 
Eseguire  le seguenti operazioni:
  a)  1,4 •102 X 5 •104 = 
  Equivalenze
  Lunghezze
  a) 417 mm = dam                    b) 4,2 km = m                          c) 12 mm = m
  d) 0,05 hm = cm                               e) 125 cm = m                                    f) 1712 cm = hm     
  g) 82,6 dm = mm                     h) 615 m = km  
i) se un batterio ha un  diametro di 5 μm,  quanti batteri potranno entrare in un metro?   quanti in un millimetro? 
  l)  se un virus ha il diametro di 50 nm, quanti virus potranno entrare in un metro?,  quanti in un millimetro? 
Superficie
  a) 12 km2 = dam2                     b) 2 m2 = mm2                       c)  15 500 cm2 = m2 
  d) 0.325 m2= dm2                     e) 97000 cm2 = m2                 f)  11 km2 = m2 
Volume  e capacità
  a) 1,4 m3  = cm3                        b) 5.87 m3 = dm3                   c)  350 cm3 = m3 
  d) 2,7 m3 = mm3                       e) 412 m3 = mm3                             f)  52 m3  = mL 
  g) 125 L = cm3 
Massa
  a) 100 mg = kg                        b) 13 g = kg                            c)  2.5  hg = kg    
  d) 3.2 t = kg                                      e) 0,2 kg = mg 
  Cifre  significative         
  Eseguire  le operazioni esprimendo il risultato con il giusto numero di cifre  significative
  a) 3562,1 + 0,1948 =                                      b) 88,57 – 5,231 =      
  c) 3,14 · 8,1248 =                                            d) 0,036 : 563 = 
  e) 12,4 + 8,12 + 0,618 =                                 f) 8,4 – 2,135 = 
  g) 0,015 · 1,04 = 
Proporzioni
- Un deposito per la raccolta dell’acqua ha le seguenti dimensioni: 50 cm x 30 cm x 70 cm. Se il tubo che lo riempie porta 5 L di acqua al minuto, quanto tempo sarà necessario al suo riempimento?
 - Un parallelepipedo di alluminio ha le seguenti dimensioni: 2 cm x 4 cm x 1 cm. Se un decimetro cubo di alluminio pesa 2,7 kg, quanti grammi peserà il parallelepipedo?
 - In un litro di birra a 6° alcolici ci sono 60 mL di alcol. Se un litro di alcol pesa 0,8 kg, quanti grammi di alcol si introducono nell’organismo bevendo una lattina da 33 cL di quella birra?
 - Un insegnante guadagna 1300 euro al mese; il 15% dello stipendio è destinato a pagare un debito con una banca del valore di 50 milioni di lire. Se un euro vale 1936,27 lire, quanti mesi saranno necessari per pagare l'intero debito?
 - Consideriamo che nell’oro a 18 carati sia presente il 75% di oro puro ed il 25 % di rame. Quanto peserà un oggetto di oro del volume di 6 mL, se un dm3 di rame pesa 8,9 kg, mentre un dm3 di oro pesa 19,3 kg?
 - Un muratore deve costruire un muro in mattoni con le seguenti misure: 2,5 m x 4,8 m x 18 cm. Se ogni mattone ha un volume di 700 cm3, quanti mattoni dovrà utilizzare? Se il materiale con cui sono fatti i mattoni pesa 2,7 kg ogni dm3, quanti quintali peserà il muro?
 
SOLUZIONI
Notazione  esponenziale
  Scrivi  in numeri decimali i seguenti numeri espressi in notazione esponenziale
  1)  100 000;             2)   100 000 000;            3)  3 250 000 000 000;            4)   0,0012;         
  5)  0,00000000025;          6)   1 500 000;            7)  0,0000002;           
  8)  212;                        9)  0,00013.                   10)  1 000 000;      
  11)  3 520 000 000;         12)   0.000025;            13)  0.00324;
  Scrivi  in notazione esponenziale i seguenti numeri decimali
  14)  3,5 •10-1;           15)   1,8 •104;                 16)  2,4 •103;            17)   4,2 •10-8;            
  18)  8,7 •10-4            19)   0.000075 = 7.5 •10 –5;                       20)  2.36 •10 –4;
  21)  93 200 000 000 = 9.32 •1010           22) 1.55 •10 6;            23)   3,897 •106;        
  24)  3,45•10-5;             25) 1,2 •10-6;             26) 1•10-5;           27) 1.5•105;      
  28)  3.23 •10 -4;             29)  2•10 9;                30) 1.2•10 -8;       31)   5.26•10-6;   
  32)  1.45•108;              33)   2.43•102;            34)   6.2•102;
Eseguire  le seguenti operazioni:  a)  7 •106; 
  Equivalenze  
  Lunghezze
  a)  0,0417 dam;         b)   42 000 m;        c)   0,012 m;             d)   500 cm;               
  e)  1,25 m;                 f)   0,1712 hm;      g)  8260 mm;            h)   0,615 km.
  i) (200.000 in un metro), (200 in un millimetro)
  l)  (20.000.000 in  un metro), (20.000 in  un millimetro)
Superficie
  a) 120 000 dam2;      b) 2•106 mm2;      c)  1,55;  
  d) 32.5 dm2;             e) 9.7 m2;             f) 1,1 107 m2
Volume  e capacità
  a)  1,4 •106 cm3;            b) 5870 dm3;                c)  0.00035 m3
  d)  2,7 •109 mm3;          e)  4,12 •1011 mm3;        f)  5,2 •107 mL;       g) 1,25 •103  cm3;
Massa
  a) 0.0001 kg;      b) 0.013 kg;     c)  0.25 kg;      d) 3200 kg      e) 2•105 mg;
  Cifre  significative
  c) 25,5,              d) 0,000064;          e) 21,1;          f) 6,3;            g) 0,016; 
Proporzioni
  1) 21 minuti;           2) 21,6 g;            3) 15,84 g;            4) 132 mesi;     
  5) 100,2 g (Cu 13,35 g + Au 86,85 g);         6) 3085 mattoni; 58,32 q 
In questo caso l’errore deriva dalla sensibilità dello strumento, indipendentemente dalla procedura seguita.
Fonte: http://www.liceodavincifi.it/_Rainbow/Documents/LA%20MISURA%20DELLE%20GRANDEZZE.doc
Autore: non identificabile dal documento
 
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