Onde

 

 

 

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ONDE

Generalità

Un sasso cade in uno stagno, delle onde si formano sulla sua superficie partendo dal punto di impatto. Si propagano in tutte le direzioni con una simmetria circolare. Quello che è successo è che il sasso ha ceduto energia cinetica all’acqua, questa energia tende a propagarsi e disperdersi in tutte le direzioni. Il meccanismo più efficiente con cui lo fa è quello di un onda.
Un onda è una perturbazione che si propaga trasportando energia, ma non materia.
Si definisce onda la propagazione di una perturbazione. Alla base di un fenomeno ondoso, vi è un moto oscillatorio che si genera quando una particella si muove periodicamente intorno ad una posizione di equilibrio. Nelle onde non si ha alcun trasporto di materia ma soltanto di energia. Una fondamentale classificazione delle onde le suddivide in:
· onde meccaniche (come le onde del mare, il suono) generate da un fenomeno meccanico e necessitano di un mezzo di propagazione.
· onde elettromagnetiche (come la luce e le onde radio) che hanno alla base una variazione del campo elettromagnetico e si propagano nel vuoto.
Le onde possono propagarsi lungo una sola direzione (es. onda su una corda tesa), nel piano (es. onde provocate da un sasso lasciato cadere in uno stagno) o in tutto lo spazio (es. onde sonore generate da sorgenti puntiformi).
Un'onda viene sempre generata da una sorgente che produce una perturbazione nello spazio che la circonda. Alcuni semplici oggetti, oscillando possono diventare sorgenti di onde meccaniche.
Per ciascuno di essi esiste una posizione di equilibrio stabile. Se uno di essi viene spostato dalla posizione di equilibrio, comincia ad oscillare fra due punti, con un proprio periodo di oscillazione.
Responsabile del moto è una forza di richiamo elastica, che, per piccole oscillazioni, è proporzionale allo spostamento dalla posizione di equilibrio.
Durante l'oscillazione l'oggetto perturba il mezzo circostante cedendogli energia: in tal modo genera un'onda.

 

Caratteristiche di un onda

Fronte d’onda
Si definisce fronte d’onda, il luogo dei punti caratterizzati dall’avere in ogni istante lo stesso valore dello spostamento dalla posizione di equilibrio.
La forma che assume la superficie del fronte d’onda è anche detta superficie d’onda.
A seconda della forma che può assumere la superficie d’onda, possiamo avere:
Onda piana, cioè un onda in cui il fronte è una superficie piana perpendicolare alla direzione di propagazione dell’onda.
Onda circolare, cioè un onda la cui superficie d’onda è una circonferenza che va allargandosi al propagarsi dell’onda.
Onda sferica, cioè quando la superficie d’onda sono delle sfere, questo è il caso di onde che si propagano nello spazio.
La direzione lungo la quale un onda si propaga è detta raggio dell’onda ed è definita come la semiretta uscente dalla sorgente e perpendicolare alla superficie del fronte d’onda.
A seconda del modo in cui le onde possono propagarsi possiamo avere:
onde trasversali, quando la direzione della vibrazione (o perturbazione) è perpendicolare a quella di propagazione del fronte;
onde longitudinali, quando la direzione della vibrazione (o perturbazione) è parallela a quella di propagazione del fronte.
Esistono anche onde nelle quali le particelle del mezzo subiscono spostamenti sia longitudinali che trasversali (come ad es. le onde marine).

 

Onde periodiche
Una perturbazione ondosa si dice periodica, quando un elemento della perturbazione si ripete ad intervalli regolari di tempo.
Le onde periodiche sono formate da creste e da ventri.
La distanza tra due creste successive (o due ventri) si chiama lunghezza d'onda e si indica con il simbolo λ.
Quando l'onda si propaga, i punti investiti dall'onda si muovono oscillando. Lo spostamento massimo di un punto dalla sua posizione di equilibrio si chiama ampiezza dell'onda e si indica con il simbolo A.
La figura mostra lo spostamento dei punti di un mezzo elastico in un determinato istante di tempo, quando sono raggiunti da un tipo particolare di onda periodica detta sinusoidale.
 



f = 1/T
f frequenza (Hz)
v=λ/T
λ lunghezza d'onda (m)
T periodo (s)
v= λ f
v velocità dell'onda (m/s)
A ampiezza dell’onda (m)

 

La frequenza dell'onda indica quante volte in un punto del mezzo elastico passa una cresta (o un ventre) in un secondo. Essa si indica con il simbolo f.
Il periodo T dell'onda è l'intervallo di tempo che intercorre tra il passaggio di due creste successive (o di due ventri) per lo stesso punto. Appare evidente che la frequenza è il reciproco del periodo.
In un periodo l'onda percorre una distanza pari alla lunghezza d'onda. Quindi la velocità è il rapporto tra la lunghezza d'onda e il periodo, se l'onda si sta propagando in un mezzo omogeneo a velocità costante.
Il periodo e la frequenza dell'onda sono determinati dalle caratteristiche della sorgente che l'ha generata.
La velocità è determinata dalle caratteristiche del mezzo in cui l'onda si propaga.
La  relazione v = λ f è chiamata relazione fondamentale delle onde o legge di propagazione di un’onda.

Onde armoniche semplici

Onde sinusoidali
L'ampiezza dell'onda dipende sia dalla sorgente, sia dal tipo di onda generato, sia dalle caratteristiche di elasticità del mezzo di propagazione.
Consideriamo una sorgente che, muovendosi di moto armonico di ampiezza A, generi onde meccaniche  in un mezzo perfettamente elastico ed esaminiamo vari casi:
a)  se le onde sono lineari come in una corda  l'ampiezza dell'onda è  quella del moto armonico della sorgente.
b) se le onde sono circolari come quelle prodotte da una punta vibrante sull'acqua,  o sferiche, come quelle del suono, l'ampiezza dell'onda diminuisce con la  distanza dalla sorgente.
Se la sorgente oscilla di moto armonico, l'onda generata è sinusoidale e può essere descritta matematicamente da una sinusoide.
Nelle onde sinusoidali l'ampiezza dell'onda varia in modo sinusoidale nel tempo e nello spazio. Questo tipo di onde riveste un'importanza particolare perché ogni altra forma d'onda periodica può essere ottenuta come sovrapposizione di onde sinusoidali (Teorema di Fourier).

 

Equazione d’onda
Si consideri una particella P mobile lungo una circonferenza in moto uniforme (vedi Figura). Se si osserva lo spostamento della sua ombra Q lungo il diametro, si può notare che Q compie un moto oscillatorio intorno al centro O della circonferenza. Se immaginiamo poi che questa circonferenza può essere pensata come il cerchio trigonometrico, allora notiamo che Q descrive lo spazio come il coseno dell’angolo a che varia in funzione del tempo t.

 



OQ = yP(t)
yP = A·cos a
a(t) = w·t

yP(t) = A·cos (w·t )

A = yPmax è l’ampiezza massima, che corrisponde al raggio della circonferenza.

w = 2·p/T = 2·p·f
w (omega) è la pulsazione

 

Fase di un onda
In generale l’equazione d’onda è scritta come:
y = A·cos (w·t - j)

La grandezza j rappresenta la fase dell’oscillazione della sorgente.
Si definisce fase dell’oscillazione la frazione del periodo già trascorsa all’istante in cui ha origine il tempo (q/T). Il valore angolare della fase è espresso come: j = (2·p/T)· q
q è il tempo di anticipo dell’onda.

 

Le due onde sopra hanno stessa ampiezza, stessa pulsazione, ma hanno fasi diverse.
Energia trasportata da un onda

Come già detto in precedenza un onda trasporta energia. Tale energia, se non ci sono perdite nel mezzo di propagazione, si conserva.
Il tipo di energia trasportata, nel caso di onde meccaniche, è energia meccanica.
L’energia meccanica di un sistema è la somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale di un punto del mezzo che subisce oscillazioni armoniche:

                V è la velocità del punto che oscilla di moto armonico

In definitiva si ottiene che l’energia trasportata da un onda è proporzionale all’ampiezza al quadrato. Se l’ampiezza diminuisce, diminuisce anche l’energia dell’onda.

Intensità di un onda
Si definisce intensità dell’onda l’energia trasportata nell’unità di tempo attraverso l’unità di superficie.

 



Nel caso di onde sferiche in cui S = 4·p·r2 si ha:

 

 

 

Dato che l’energia è costante (principio di conservazione dell’energia), l’intensità diminuisce con il quadrato della distanza. Nel caso particolare in cui la superficie d’onda dovesse mantenere inalterata la sua dimensione, l’intensità sarebbe indipendente dalla distanza dalla sorgente. Questo è il caso di propagazione di un onda lungo una corda.

Principio di sovrapposizione
Una delle caratteristiche fondamentali della propagazione ondosa è il comportamento espresso dal principio di sovrapposizione: quando due onde si incontrano, si sovrappongono, cioè le loro ampiezze si sommano algebricamente, dopo di che proseguono, nel loro verso di propagazione, con le stesse caratteristiche che avevano prima di incontrarsi.
Questo significa che se ognuna di esse provocasse in un punto uno spostamento, la prima S1 e la seconda S2 il punto considerato sarebbe sottoposto a uno spostamento S = S1+ S2

 

Fonte: http://digilander.libero.it/quantum2008/APPUNTI/lez%201%20-%20ONDE.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Onde

FENOMENI ONDULATORI

La riflessione
La riflessione è un fenomeno che avviene quando le onde incontrano un ostacolo che interrompe la loro propagazione. Benché l’onda sia stata definita come un profilo che si muove senza trasporto di materia, la riflessione è da considerarsi come l’analogo dell’urto meccanico tra particelle dotate di massa: quando le particelle urtano elasticamente un ostacolo, esso reagisce secondo il terzo principio della dinamica. Si conserva quindi la quantità di moto totale e l’ostacolo restituisce tutta l’energia cinetica all’onda. Essa si propaga quindi a ritroso con la stessa velocità che aveva prima dell’urto.
Esistono due leggi che regolano la riflessione delle onde, dovute a Cartesio che le elaborò sulla luce. Per enunciarle faremo riferimento alla seguente figura:

 


 

 

 


La prima legge della riflessione afferma che il raggio incidente, il raggio riflesso e la normale alla superficie riflettente giacciono sullo stesso piano, detto anche piano di incidenza.
La seconda legge della riflessione afferma invece che l'angolo di incidenza i e l'angolo di riflessione r' sono uguali tra loro: i = r', dove l'angolo di incidenza i è l'angolo che il raggio incidente forma con la normale alla superficie, mentre r' è l'angolo che la normale alla superficie forma con il raggio riflesso.
Da notare che nella riflessione si conservano tutte le proprietà fisiche dell’onda, quindi la frequenza, la velocità e la lunghezza d’onda.
Da ricordare che il raggio di un onda rappresenta quella retta sempre ortogonale alle superfici dei fronti d’onda.

La rifrazione
Nel fenomeno della riflessione onde incidenti e onde riflesse viaggiano sempre nello stesso mezzo di propagazione.
Esistono però casi in cui le onde attraversano diversi mezzi di propagazione.
L’energia iniziale dell’onda si trasmette in tutti i mezzi che incontra e l’effetto macroscopico è un cambiamento della velocità di propagazione nel passaggio da un mezzo a un altro: è il fenomeno della rifrazione.
Consideriamo due mezzi trasparenti di diversa densità, quali possono essere l'aria e l'acqua, e un raggio incidente che, provenendo dall'aria, incide sulla superficie di separazione tra l'aria e l'acqua.
In corrispondenza della superficie di separazione dei due mezzi, il raggio incidente verrà parzialmente riflesso e parzialmente trasmesso nel secondo mezzo. Questo fenomeno prende il nome di rifrazione e il raggio che entra nell'acqua prende il nome di raggio rifratto.

L’energia totale dell’onda incidente si suddividerà, contribuendo in parte all’energia dell’onda riflessa e in parte all’energia dell’onda trasmessa ne secondo mezzo. Considerando che l’energia associata ad un onda è proporzionale al quadrato della sua ampiezza, potremo scrivere:

Considerando che la densità del secondo mezzo è maggiore della densità del primo, l’onda si trasmette nel secondo mezzo accorciandosi, come se stesse urtando su qualcosa di più pesante: in questo modo la sua lunghezza d’onda diminuisce, ma anche la sua velocità diminuisce in ragione dell’aumentata densità del secondo mezzo. La parte dell’onda che si riflette invece inverte solo il verso della velocità, ma la lunghezza d’onda e la sua velocità restano inalterate. In ogni caso le ampiezze delle due onde, riflessa e rifratta, avranno ampiezze minori rispetto all’onda incidente, per il principio di conservazione dell’energia visto in precedenza.
La situazione precedente si capovolge se si passa da un mezzo più denso ad uno meno denso.
Quello che l’onda trasmessa mantiene costante nel passaggio da un mezzo ad un altro è la frequenza dell’onda incidente.
Considerando la relazione fondamentale della propagazione delle onde: v = f · λ
Abbiamo nel caso di un’onda rifratta:

                         (1)
con v1 e λ1 caratteristiche dell’onda incidente e v2 e λ2 caratteristiche dell’onda rifratta
Possiamo anche riscrivere l’equazione (1) nella seguente forma:

Il rapporto n12 tra le velocità o le lunghezze d’onda nei due mezzi è chiamato indice di rifrazione relativo del secondo mezzo rispetto al primo.
Si può anche definire l’indice di rifrazione del primo mezzo rispetto al secondo n21 e in questo caso avremo che
Certe volte è conveniente rapportare gli indici di rifrazione relativi ai mezzi naturali in cui normalmente avviene la propagazione dell’onda incidente, ponendo uguale ad uno il loro indice di rifrazione. Ad esempio nel caso del suono il mezzo naturale di propagazione è l’aria, mentre per la luce è il vuoto. In questo modo l’indice di rifrazione del secondo mezzo rispetto al primo (mezzo di riferimento con indice di rifrazione pari a 1) prende il nome di indice di rifrazione assoluto e vale la seguente relazione:
Nel caso di onde superficiali, piane o sferiche, si può osservare che nel passaggio tra i due mezzi di propagazione di diversa densità, si ha un cambiamento di direzione dell’onda.
Se il secondo mezzo è più denso del primo (si dice anche più rifrangente) si osserva sperimentalmente che la direzione dell’onda trasmessa tende ad avvicinarsi alla normale alla linea di separazione, oppure, il che è lo stesso, i fronti d’onda tendono a disporsi più parallelamente possibile alla linea di separazione.
Succede l’opposto se invece si passa da un mezzo più denso ad uno meno denso.
Da questi esperimenti emergono due leggi di tipo sperimentale:

 

 

 

 

 


La prima legge della rifrazione afferma che il raggio incidente, il raggio riflesso, il raggio rifratto e la normale alla superficie di separazione tra i due mezzi trasparenti giacciono sullo stesso piano.
La seconda legge della rifrazione, chiamata anche legge di Snell, afferma che, variando l'angolo di incidenza, il rapporto tra il seno dell'angolo di incidenza i e il seno dell'angolo di rifrazione r è costante: sen i / (sen r) = costante. Tale costante dipende dalle caratteristiche dei due mezzi che prendiamo in considerazione. In particolare, se introduciamo l'indice di rifrazione assoluto nx di una sostanza x abbiamo che la seconda legge della rifrazione può essere riscritta come:

     (legge di Snell)
dove nr ed ni sono gli indici di rifrazione dei mezzi nei quali si trovano il raggio rifratto e il raggio incidente rispettivamente. Il rapporto nr / ni prende anche il nome di indice di rifrazione relativo tra i due mezzi ed è pari ad nir.

Il piegamento dei raggi luminosi nell'acqua giustifica anche il motivo per cui una macchia d'acqua su un abito fa sembrare il tessuto più scuro. Quando incontra l'acqua presente tra una fibra e l'altra del tessuto, la luce subisce un fenomeno di rifrazione e penetra sempre più in profondità. Questa luce è assorbita dal tessuto e pertanto viene sottratta alla parte di luce che viene riflessa dall'abito e raggiunge i nostri occhi. Come conclusione, noi percepiamo di colore più scuro la parte di tessuto bagnata rispetto a quella asciutta.
Per concludere questa sezione, notiamo come l'indice di rifrazione dell'aria sia influenzato dalla temperatura. Questa è fondamentalmente la ragione per cui nelle calde giornate estive gli oggetti distanti ci sembrano deformati e tremolanti. I raggi che provengono da punti diversi di oggetti lontani, prima di raggiungere i nostri occhi, attraversano zone d'aria a temperature diverse e vengono pertanto deviati con angolazioni diverse: questo giustica il motivo per cui l'immagine dell'oggetto ci sembra deformata. Il fatto che l'aria calda tenda a salire per convezione fa sì che la temperatura degli strati d'aria attraversati da un raggio di luce cambi al passare del tempo: questo genera il tipico tremolio degli oggetti lontani nelle giornate estive.


La riflessione totale

Nella precedente sezione abbiamo visto che il raggio di un’onda, passando da un mezzo meno denso ad uno più denso, si avvicina alla normale della superficie di separazione dei due mezzi. Se invece l’onda passa da un mezzo più denso ad uno meno denso, come può essere fra acqua e aria, si avrà che il raggio dell’onda rifratta si allontanerà dalla normale alla superficie di separazione. In altre parole, angolo di incidenza e angolo di rifrazione si scambiano i ruoli e l’onda tende a ripercorrere lo stesso cammino: questa caratteristica della propagazione delle onde prende il nome di principio di reversibilità relativa ai percorsi di propagazione delle onde.
Il fatto che passando da un mezzo più denso ad uno meno denso il raggio dell’onda si allontani dalla normale alla superficie è all'origine di un fenomeno importante che va sotto il nome di riflessione totale. Siccome l'angolo di rifrazione è sempre maggiore dell'angolo di incidenza, aumentando progressivamente l'angolo di incidenza arriveremo ad un angolo limite in prossimità del quale l'angolo di rifrazione diventa uguale a 90°:

 

Quanto vale l'angolo limite nel caso in cui i due mezzi siano l'acqua e l'aria? Le leggi della rifrazione ci dicono che sin iL / (sin 90°) = naria / nacqua da cui sin iL = 1 / 1.33 = 0.75 e iL = 49°. Quando l'angolo d'incidenza è maggiore di 49° il raggio rifratto scompare e rimane solo il raggio riflesso. In altre parole la superficie di separazione tra l'acqua e l'aria si comporta come se fosse uno specchio. Questo fenomeno prende il nome di riflessione totale.
Sulla riflessione totale si basa il principio di funzionamento delle fibre ottiche, molto utilizzate per il trasferimento di dati a distanza o negli endoscopi per riuscire a illuminare oggetti che altrimenti sarebbero inaccessibili. Le fibre ottiche sono costituite da materiali trasparenti rivestiti da guaine opache. La luce entra nella fibra ottica con un angolo di incidenza superiore all'angolo limite e si propaga all'interno della fibra subendo una serie di riflessioni totali.


L’interferenza

Il fenomeno di interferenza si manifesta in tutte le onde mediante la loro sovrapposizione generando a seconda dei casi un esito costruttivo o distruttivo.
Se lasciamo cadere in acqua due sassi in punti distinti, sulla superficie dell’acqua si propagheranno onde trasversali circolari, a partire dai punti in cui i sassi sono entrati in acqua. Queste onde si incontrano interferendo l’una con l’altra.

Per cresta e gola di un'onda ovviamente intendiamo, per un'onda vista in sezione, un punto di massimo e un punto di minimo così come illustrato dal grafico:

se nello stesso punto si sovrappongono due creste di onde d'acqua, si ottiene una cresta alta il doppio :

In questo caso si dice che le onde sono in fase.
Se invece due onde di acqua si sommano in modo che ogni cresta della prima si sovrapponga ad una gola della seconda, si ottiene l'annullamento dell'onda :
       
In tutti gli altri casi, con sfasamenti generici delle onde che si sovrappongono, si ottengono risultati intermedi.
Ciò che accade per le onde di acqua, accade per ogni altro tipo di onda (onde elettromagnetiche, fra cui la luce, onde acustiche ecc.).
Il sommarsi in modo costruttivo o distruttivo di onde (con tutti i casi intermedi possibili) va sotto il nome di interferenza.
Immaginiamo l'esperimento visto da sopra e consideriamo che una stessa onda luminosa colpisca le due fessure. La luce del sole è costituita da onde in fase. Se effettuassimo l'esperimento con due lampadine ognuna davanti ad una fessura, non otterremmo nessun fenomeno di interferenza in quanto la luce che colpisce le due fessure, proveniente da sorgenti diverse, non è in generale fase. 
Dalle due fessure si propagheranno onde inizialmente in fase (provengono, come detto sopra, da una medesima onda) che andranno a colpire lo schermo compiendo però in generale cammini diversi. Le onde che compieranno cammini di uguale lunghezza avranno creste in fase e si sommeranno dando creste di altezza doppia (interferenza costruttiva). Le onde che compieranno cammini di lunghezze che differiscono di mezza lunghezza d'onda andranno a sommarsi sullo schermo in modo da avere creste e gole in sovrapposizione e quindi di conseguenza si annulleranno (interferenza distruttiva). I cammini con differenza di una lunghezza d'onda produrranno sullo schermo ancora interferenza costruttiva e così via. I punti in cui si verifica un’interferenza distruttiva si chiamano nodi, mentre le linee che si ottengono unendo questi punti si chiamano linee nodali. I punti in cui si verifica un’interferenza costruttiva si chiamano ventri e le linee che le uniscono antinodali.

IL PRINCIPIO DI HUYGENS

Si consideri un’onda circolare, come quelle che si formano nell’acqua, generata da una sorgente puntiforme O, posta in un mezzo omogeneo e isotropo (caratterizzato dalle stesse proprietà fisiche in tutte le direzioni dello spazio).
Supponiamo che la perturbazione si propaghi con velocità v, dopo un generico tempo t l’onda raggiunge i punti situati sulla circonferenza S di raggio r = vt . Secondo il principio di Huygens ogni qual volta una perturbazione investe i punti di S, ognuno dei punti di S si può considerare una sorgente di onde secondarie aventi la stessa frequenza dell’onda primitiva. Il nuovo fronte d’onda dopo un certo intervallo di tempo è l’inviluppo delle onde secondarie. Per quanto riguarda l’ampiezza dell’onda secondaria essa è massima nella direzione di provenienza dell’onda primitiva mentre va decrescendo fino ad annullarsi in corrispondenza della direzione opposta.
Il principio di Huygens è valido qualunque sia la natura delle onde.

 

 

 

 

LA DIFFRAZIONE

Fenomeno caratteristico della propagazione per onde, che si manifesta quando queste incontrano ostacoli o fessure, che ne limitano l'estensione e provocano una deformazione del fronte d’onda.
Il fenomeno della diffrazione è interpretabile teoricamente attraverso il principio di Huygens.
Si consideri un sistema di onde rettilinee che incontrino un ostacolo con un foro F parallelo al fronte d’onda.
Se il foro fosse puntiforme, il fronte d’onda al di là dell’ostacolo sarebbe cicolare in quanto F, per il principio di Huygens, diventa centro di emissione di onde semicircolari. La situazione non cambia molto se la larghezza di F assume valori confrontabili con la lunghezza d’onda .
Se invece la larghezza di F diventa grande rispetto a , il fronte d’onda risultante diventa quasi rettilineo e il fenomeno della diffrazione trascurabile.

Fessura minore del fronte d'onda

Fessura maggiore del fronte d'onda

Nell’interferenza si ha la sovrapposizione di poche onde, nella diffrazione, invece, si ha sovrapposizione di molte onde.
Come abbiamo visto ogni punto del fronte d’onda è in realtà una sorgente di onde sferiche, quindi, dato che il fronte d’onda è costituito da infiniti punti, il risultato sarà un fronte di infinite sorgenti di onde sferiche. In corrispondenza dei bordi della fenditura il fronte d’onda si deforma, curvandosi, perché le sorgenti di onde sferiche non interferiscono con le altre sorgenti e non possono trasferire le loro onde sferiche intatte oltre lo schermo: il fronte d’onda quindi mentre si curva illumina anche la regione di spazio che sarebbe stata naturalmente in ombra.

ONDE STAZIONARIE

Pizzicando o percuotendo una corda fissa ai due estremi si provoca un moto che, se non ci fosse l’attrito, sarebbe armonico. Inoltre ogni punto, oscillando, induce quelli vicini a fare altrettanto, generando un’onda che si propaga lungo tutta la corda fino ad uno dei due estremi fissi, dove si riflette generando una seconda onda che si propaga in verso opposto. Il moto di un punto della corda è quindi il risultato della sovrapposizione di due onde: una progressiva ed una regressiva.
L’effetto è che ogni punto della corda vibra di moto armonico, con ampiezza variabile a seconda della posizione. Notiamo dalle figure 1 e 2 che in un’onda singola (non importa se progressiva o regressiva) c’è sfasamento nel moto dei singoli punti, nel senso che mentre un punto si trova nella sua posizione più alta gli altri sono uno in quella intermedia, un altro in quella più bassa, e così via. Al contrario in un’onda stazionaria quando un punto è nel massimo, gli altri o fanno altrettanto o sono nel minimo. Si dice che vibrano in fase i punti che salgono e scendono insieme, anche se con diversa velocità e quindi raggiungendo altezze diverse; al contrario sono in opposizione di fase quelli che hanno movimenti contrari (se uno sale, l’altro scende). Poiché tutti i punti della corda sono o in fase o in opposizione di fase, l’onda non si propaga più: ecco perché viene chiamata stazionaria.


1 - Onda progressiva

2 - Onda regressiva

3 - Onda stazionaria

Come si può vedere dalla figura 3, inoltre, ci sono alcuni punti (detti nodi) assolutamente immobili, e altri (chiamati ventri) che vibrano con ampiezza massima. Poiché la corda è fissata alle sue estremità, che quindi non possono vibrare, ci devono essere almeno due nodi; inoltre ogni due nodi consecutivi c’è un ventre nel loro punto medio.
In definitiva, la corda può vibrare in uno dei seguenti modi:

  • due nodi e un ventre;
  • tre nodi e due ventri;
  • quattro nodi e tre ventri;

e così via.
Si può enunciare la seguente definizione:
Si definiscono onde stazionarie le oscillazioni che, riflettendosi ripetutamente in una zona limitata di spazio, interferiscono tra loro creando nodi fissi e sono inoltre dotate di particolari frequenze di risonanza dette armoniche.
Un' onda stazionaria è una perturbazione periodica di un mezzo materiale, le cui oscillazioni sono limitate nello spazio. In pratica non c'è propagazione nello spazio.

Le caratteristiche delle onde stazionarie nella corda vibrante
Pizzicando una corda in diversi suoi punti posso ottenere diversi modi normali di oscillazione, nel caso in cui la corda si trova fissata a due estremi possiamo avere:
L è la lunghezza della corda, λ la lunghezza d’onda dell’oscillazione.
In generale per il modo n-esimo vale la relazione
λ= 2L/n    con  n=1,2,3,…
f = v/ λ = n·v/2L
per n = 1 questa è la frequenza fondamentale associata al modo di oscillazione principale.
Dalle frequenze fondamentali si ottengono le ARMONICHE principali, ossia le frequenze multiple di quella fondamentale.
Se invece la corda è fissata ad un solo estremo possiamo avere la situazione seguente:


 

λ= 4L    

 

 

λ= (4/3)·L

 

 

λ= (4/5)·L

 

In generale per il modo n-esimo vale la relazione
λ= 4L/n    con  n=1,3,5,…
f = v/ λ = n·v/4L
In questo caso si dice che sono presenti solo le armoniche dispari.

 

 


 

Fonte:http://digilander.libero.it/quantum2008/APPUNTI/Lez%202%20-%20FENOMENI%20ONDULATORI.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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