Orto e giardino

 


 

NELL'ORTO E NEL GIARDINO
Avere un giardino è bello ma, a meno che non si disponga di un giardiniere esperto, è necessaria anche tanta passione per tenerlo a regola d'arte, con il prato ben rasato, le siepi ben potate, i fiori e le piante curati nel modo giusto perchè crescano belli e rigogliosi. Se si è disposti anche a qualche piccolo sacrificio, a dedicare qualche ora del fine settimana a tutte queste operazioni, ecco che il pezzetto di verde di cui si dispone, può dare veramente infinite soddisfazioni. Questo capitolo è rivolto a chi ha deciso di affrontare tale esperienza. Sono elencati innanzitutto gli attrezzi che occorrono per i lavori indispensabili, spiegando poi come si seminano fiori e piantine, si coltivano erbe aromatiche, come si deve trattare il prato all'inglese o le siepi.

 

ATTREZZI
Possono essere suddivisi in due gruppi: quelli che servono essenzialmente per il giardino e quelli indispensabili per l'orto.

  1. Tosaerba (con motore elettrico a scoppio). Può essere di dimensioni variabili a seconda dell'estensione del prato.
    Tagliaerba. È uno speciale attrezzo per pulire il giardino lungo sentieri e in prossimità di muri e siepi (è composto da un blocco motore al quale è collegato con un filo di nailon un accessorio che, azionato elettricamente, si muove in modo molto veloce staccando i fili d'erba che incontra sul suo percorso.
    Tagliasiepi. A motore, è indispensabile per potare le siepi, operazione che va fatta almeno un paio di volte all'anno.
    Altro. Rastrello, per raccogliere l'erba tagliata o sassi, rimuovere foglie secche, ripulire i vialetti del giardino; falcetto per tagliare l'erba nei punti in cui non arriva il tosaerba, cesoie e forbicioni per la potatura di rami e fiori, arieggiatore a lame d'acciaio per raccogliere i residui di erba tagliata rimasti sul prato; tubi in plastica (con eventuale raccoglitubo per innaffiare).
  2. Badile. A punta quadrata per raccogliere terra e sassi, sistemare aiuole e ripulirle.
    Zappa. Serve per rompere le zolle quando il terreno è molto duro (tra le più usate quelle a punta triangolare o quadrata).
    Vanga. È necessaria per rivoltare il terreno (preferibile il tipo a punta aguzza e di formato medio).
    Trapiantatoio con la lama piegata a cucchiaio. È utile per togliere dal terreno in profondità le piantine che devono venire rimosse.
    Altro. Paletti di legno o metallo o plastica per sostenere piante giovani e delicate e farvi arrampicare alcuni ortaggi, come pomodori, piselli, fagiolini, fagioli; innaffiatoi; piccoli apparecchi da irrigazione a pioggia, a braccia rotanti o fisse, che vanno collegati con un tubo fissato al rubinetto dell'acqua. Questi apparecchi sono in plastica o in metallo e hanno svariate forme. Sono utilissimi anche per innaffiare il prato.

Tutti gli attrezzi indicati devono essere tenuti in un ripostiglio ben arieggiato dove non corrano il rischio di arrugginire (può andar bene anche il box); nello stesso locale conviene sistemare qualche scaffaletto dove disporre gli antiparassitari, le buste delle semenze, i bulbi, ed eventualmente un paio di stivali o vecchie calzature da utilizzare quando ci si dedica ai lavori di giardinaggio. Dopo l'uso gli attrezzi vanno sempre ben ripuliti; finita la stagione estiva, quando il giardino e l'orto non hanno più bisogno di cure, occorre fare una revisione scrupolosa, pulire a fondo le lame del tagliaerba, ungere tutti gli utensili a lama e metterli in un posto riparato.

 

ORTAGGI

Innanzitutto bisogna riservare all'orto un pezzetto di terra che sia ben riparato dal vento, con una giusta esposizione al sole e separato dal resto del giardino con una piccola recinzione in legno o in rete di plastica. Il terreno va poi suddiviso in quadrati o in rettangoli ben delimitati dedicato, ciascuno, a un ortaggio diverso. I primi lavori da fare sono, in genere, i più duri e noiosi perchè prevedono lo sgombero di eventuali detriti, sassi o altro, che vanno rimossi con il badile e trasportati con la car riola (anche questo accessorio deve far parte della attrezzatura da giardinaggio) in un luogo dove possano poi essere raccolti in appositi sacchi e trasferiti alla discarica. Quando il terreno è ben ripulito, è possibile stabilirne la qualità e, a seconda che sia argilloso, calcareo o sabbioso (il parere di un esperto può essere molto utile, forse indispensabile, per la classificazione) decidere quali coltivazioni sono più adatte. Prima di piantare qualunque seme, bisogna dissodare il terreno con molta cura, scavando abbastanza in profondità per togliere sassi, pietre, eventuali radici, tutto quanto insomma può, in seguito, nuocere alle piantine: il lavoro va eseguito con la vanga. Dopo questa operazione bisogna mescolare al terreno, sempre secondo la qualità, torba, concime o eventuali altri prodotti (suggeriti da persona esperta) che agevolino lo sviluppo delle colture. Come si è detto, l'orto va suddiviso in aiuole quadrate o rettangolari (chiamate prode) in ognuna delle quali si semina un ortaggio diverso, secondo un calendario ben preciso. Tra un'aiuola e l'altra deve esserci un piccolo sentiero che permetta di camminare senza calpestare la terra seminata. Le prode devono risultare elevate di qualche centimetro rispetto ai sentieri e ancora più alte nel centro per permettere un buon deflusso dell'acqua, sia quella piovana sia quella dell'innaffiamento. A proposito di quest'ultimo, è importante che vicino all'orto ci sia un rubinctto dell'acqua, al quale si possa applicare un tubo di gomma o plastica con relative bocchette a spruzzo per poter bagnare le prode con facilità. Per quanto riguarda gli ortaggi da coltivare si suggerisce di piantare; quelli più comuni e utili, di cui è riportato di seguito un piccolo elenco.

Aglio.

È senz'altro uno degli aromi più usati in cucina. Gli spicchi si piantano tra ottobre e novembre (non temono il gelo), oppure tra gennaio e marzo, distanziati di 30/40 centimetri. Nella tarda primavera bisogna innaffiare ogni giorno, ma con moderazione. In giugno si strappano i fusti con le mani, per favorire l'ingrossamento dei bulbi che, in luglio, sono pronti per essere raccolti.

Bietola.

Va seminata tra giugno e agosto; ha bisogno di terriccio permeabile e di molta acqua, specie se la stagione estiva è calda e secca.

Carota.

Pianta che non ha troppe esigenze; si può seminare tra febbraio e luglio, sparpagliando le sementi in file parallele. Quando le piantine sono grosse circa un dito, se sono troppo ravvicinate, occorre distanziarle, in modo che tra l'una e l'altra ci siano almeno 5 centimetri di spazio. Cicoria o radicchio. Esistono moltissime varietà e non resta che l'imbarazzo della scelta. Si acquistano le sementi in bustine e si procede alla semina, seguendo le indicazioni scritte sulla busta. Il terreno deve essere ben conciliato, con concime organico mescolato a concime chimico; bisogna inoltre innaffiare molto spesso, specialmente durante l'estate.

Fagiolini.

Vanno seminati tra aprile e agosto, in terreno soffice, non troppo calcareo, facendo delle piccole buche distanti 50-70 centimetri una dall'altra e piantandovi cinque o sei semi per buca. Quando le piantine cominciano a crescere, bisogna sostenerle e legarne le estremità alle apposite cannucce (tutori) disposte a coppia trasversalmente; durante lo sviluppo delle piante bisogna sarchiare il terreno almeno un paio di volte. I fagiolini devono essere abbondantemente innaffiati.

Lattuga.

Si semina tra aprile e giugno, in terreno ben concimato e morbido; bisogna innaffiare spesso, badando però a far penetrare l'acqua nelle radici, senza bagnare le foglie che altrimenti possono marcire.

Peperone.

Semina tra aprile e giugno, in terreno soffice e ben lavorato, conciliato con letame fresco, (in mancanza di concime fresco si può usare quello organico in polvere che si acquista presso i negozi specializzati). Le piantine devono essere piuttosto distanti una dall'altra; vanno innaffiate con parsimonia perchè la troppa umidità può essere nociva. Anche il peperone ha bisogno di un apposito sostegno (tutore), man mano che la pianta cresce. I frutti migliori sono quelli della parte alta della pianta: quelli più bassi vanno eliminati in modo che gli altri possano ingrossarsi e crescere meglio.

Pomodoro.

La semina di questo ortaggio deve avvenire in aprile (con piantine già fiorite) sempre che l'aria non sia ancora troppo fredda. La distanza ideale è di 50-80 centimetri tra una pianta e l'altra. Quando le piante cominciano a crescere vanno sostenute con tutori a cui vanno legate con speciali fili piatti di plastica o rafia. Le innaffiature devono essere quotidiane, solo se il terreno è molto secco.

Zucchine.

Vanno seminate tra aprile e maggio, in terreno fresco, ben conciliato e, se possibile, un po' sabbioso. Le zucchine devono essere raccolte quando sono ancora piuttosto piccole e verdissime; in caso contrario diventano amarognole e molto acquose. Se le piante fanno troppi fiori, è bene eliminarli in modo da avere zucchine più saporite.

 

ERBE AROMATICHE

In un orto non deve mai mancare una zona per le erbe aromatiche indispensabili in cucina. È riportato anche in questo caso un elenco delle più comuni e usate.

 

Alloro.

Va piantato sotto forma di alberelli, in una zona non troppo soleggiata, ma protetta da vento e freddo. Durante l'inverno è bene difendere le piante con paglia o foglie.

 

Basilico.

Si acquistano le piantine già fiorite e con relative radici e si piantano verso il mese di maggio, a 30-40 centimetri di distanza l'una dall'altra. Le innaffiature devono essere frequenti, specie se fa molto caldo.

 

Maggiorana.

Si semina tra aprile e giugno e in estate si raccolgono le sommità fiorite che, volendo, si possono essiccare.

 

Origano.

Si semina in aprile e si può usare sia fresco sia essiccato.

 

Prezzemolo.

Si semina tra marzo e aprile o agosto-settembre. In tal modo è possibile avere prezzemolo per tutto l'anno (nei mesi più freddi bisogna però proteggere le colture con paglia o foglie secche o teli di plastica). Il terreno deve essere solido e ben concimato; i semi vanno interrati non troppo profondamente, in modo che formino delle file parallele, distanti tra loro circa 30 centimetri.

 

Rosmarino.

La pianta va collocata nel terreno all'inizio dell'autunno, in terra ben concimata, scegliendo un angolo riparato dal vento, ma ben esposto al sole. Se le piante sono più di una devono essere distanziate di almeno 60-70 centimetri per potersi ben sviluppare.

 

Salvia.

Come il rosmarino va piantata all'inizio dell'autunno in un posto riparato (e durante l'inverno difesa dal freddo con paglia e foglie). Le piantine devono avere una distanza di almeno 40-50 centimetri; se il clima è molto secco richiedono frequenti innaffiature. Quando compaiono i fiori bisogna tagliarli per favorire lo sviluppo delle foglie.
Si è fin qui parlato di piantare e coltivare, ma è altrettanto importante che si sappia almeno a grandi linee, quali sono i lavori indispensabili da fare, o far fare. Gennaio e feebbraio sono mesi morti; solo in marzo si può cominciare a dissodare il terreno, a concimarlo e a ripulire i piccoli sentieri dalle foglie secche e dai sassi trascinati dalla pioggia. In aprile, se si sono già interrati i semi, è importante proteggerli da eventuali brinate con stuoie di paglia o con foglie secche. Da maggio in avanti il lavoro aumenta, perchè bisogna sarchiare il terreno, zappare, eliminare le erbe infestanti ed eventualmente provvedere a innaffiare le nuove culture, se la pioggia è scarsa. L'operazione va fatta al mattino presto o alla sera, quando il sole è tramontato e le piante non sono più tanto calde. Giugno, luglio e agosto, sono ovviamente i mesi in cui le coltivazioni vanno controllate, bagnate ripetutamente in caso di siccità, protette dagli insetti con prodotti appositi. A settembre si possono diradare le innaffiature e si comincia a ripulire le aiuole dalle foglie secche. Quest'ultimo lavoro va intensificato in ottobre, specie se intorno all'orto vi sono alberi che perdono foglie in continuazione. Gli ultimi due mesi dell'anno, come i primi due, non richiedono particolari lavori. Si può eventualmente fare una specie di bilancio dei lavori fatti nei mesi precedenti e dei risultati ottenuti, e predisporre un nuovo programma per le future coltivazioni, eliminando, riducendo o sostituendo quelle che hanno dato risultati meno soddisfacenti.


IL PRATO ALL'INGLESE
Un prato ex novo richiede terreno zappato a fondo, concimato, livellato e rullato. Qualunque detrito, sasso, pietra, radice, erbe infestanti vanno estirpati ed eliminati (fare attenzione a non interrarli). L'ultima operazione, prima della semina, è quella di rullare il prato, poichè il terreno deve essere ben compresso (è tale se, camminandoci sopra, non si sprofonda). Il prato può essere seminato da marzo a maggio, o da settembre a ottobre, quando la terra è ancora calda, ma non eccessivamente. I semi devono essere molto fini e ben selezionati: si deve scegliere una giornata di tempo bello e seminare molto fitto, il più possibile vicino al suolo. Dopo la semina si rastrella leggermente per coprire i semi, si ricopre con uno strato di terriccio, si rulla e si innaffia leggermente. Il primo taglio va fatto quando l'erba ha raggiunto dieci centimetri di altezza. L'erba tagliata va subito raccolta e successivamente si può effettuare una rullatura del prato. È bene ricordare che più frequenti sono le rasature, più il prato si mantiene bello. Durante la stagione calda e molto secca, è importante che venga innaffiato spesso con irrigatori a pioggia: l'operazione deve essere fatta al mattino presto o alla sera, dopo che il sole è calato da tempo.

L'AIUOLA FIORITA
Parlare solo di orto e di prato non è sufficiente: anche i fiori sono molto importanti in un giardino, grande o piccolo che sia perchè, con i loro colori, mettono una nota allegra e decorativa. Si possono programmare due fioriture, una primaverile e una estiva.

  1. Fioritura primaverile. Va predisposta in autunno ed è consigliabile per tulipani, giacinti, crochi, che vanno piantati nella prima quindicina di novembre. I bulbi vanno interrati a dieci centimetri di profondità, e già in febbraio cominciano ad apparire a fior di terra con qualche foglia. In marzo, dopo le gelate, si possono invece piantare le biennali, come garofani, violette e non-ti-scordar-di-me.
  2. Fioritura estiva. È particolarmente indicata per gerani, petunie, begonie, e rose. I primi, che crescono bene in pieno sole, offrono una fioritura abbondante da giugno ai primi geli: richiedono poca acqua, pulizia delle foglie e dei fiori secchi. Le petunie hanno bisogno di una buona esposizione al sole e di abbondanti innaffiature, mentre le begonie devono essere sistemate in una zona di mezza ombra e ben innaffiate. Le rose, sia quelle del tipo a cespuglio sia ad alberello, non richiedono particolari cure.

Scelti e seminati i fiori che devono formare le aiuole, non bisogna tuttavia dimenticare che anche queste hanno bisogno di una certa cura. Tra maggio e giugno, quando la fioritura è nel massimo sviluppo e le aiuole tendono a dilatarsi, è importante procedere a due operazioni essenziali: il taglio di riordino e la messa in opera dei sostegni per le piantine più alte. Il taglio di riordino, o potatura, ha due scopi: fare in modo che le piante mantengano la loro forma originale, e impedire che aiuole o bordure si sviluppino sino a cancellare il disegno iniziale. Il taglio va eseguito dopo il momento di maggiore fioritura, quando i petali cominciano ad accartocciarsi e gli steli si allungano in modo eccessivo. Il punto di recisione non può essere indicato con esattezza assoluta: si consiglia tuttavia di tagliare gli steli, dove si scorgono i nuovi germogli. Il taglio, eseguito con le cesoie, va fatto in senso obliquo rispetto al terreno: questo sistema si usa affinchè l'acqua (piovana o delle innaffiature) scivoli via più rapidamente evitando di penetrare nel gambo e farlo così marcire. I sostegni sono indispensabili per le piante a gambo lungo e sottile, che corrono il rischio di spezzarsi sotto il peso delle corolle; l'inconveniente è più evidente dopo giornate di pioggia o innaffiature praticate con apparecchi di irrigazione a spruzzo. In questi casi, l'acqua penetra nella parte cava delle corolle e le appesantisce, costringendo i gambi a sopportare un peso abnorme, che può anche spezzarli. I tipi di sostegni più usati sono tre.

  1. Per fiori dal gambo esile e ricchi di foglie, come petunie, nasturzi, pervinche e così via, sono adatti i sostegni con rami secchi. Questi supporti (la cui altezza non deve essere superiore al livello massimo raggiungibile dalla specie in questione) vanno sistemati intorno al gruppo di piante, se l'aiuola è di dimensioni limitate, e anche in centro, se invece è piuttosto estesa.
  2. Per fiori con gambi lunghi non troppo rigidi e grosse corolle, come tulipani, garofani, gerani, si consiglia l'uso di rete metallica o in plastica, posata su tutta l'estensione dell'aiuola e tenuta ai quattro lati da altrettanti paletti infissi nel terreno. La messa in opera della rete va effettuata quando le piante non hanno ancora emesso gli steli che porteranno il fiore, in modo che, durante lo sviluppo, infilandosi tra le maglie si possano appoggiare. Se gli steli crescono molto oltre l'altezza della rete, questa può essere spostata verso l'alto, sostituendo i paletti con altri più lunghi.
  3. Per fiori con stelo lungo e grosso calice è indicato l'uso di bastoncini o, meglio ancora, canne di bambù o di plastica verde che vanno infissi nel terreno in mezzo ai fiori. Gli steli si fissano al supporto con fili di rafia o plastica leggera, facendo delle legature non troppo strette e a varie altezze. Per non correre il rischio di spezzare le radici o ledere i tuberi, i supporti vanno messi in opera quando le piantine sono ancora molto giovani.

IL VIALETTO NEL GIARDINO
La soluzione più semplice e sbrigativa può essere una corsia di cemento oppure una striscia di pietra fissata su una base di calcestruzzo; ma non è certo la migliore nè dal punto di vista estetico (risultano troppo rigidi), nè da quello economico (per realizzarli occorre personale specializzato). La soluzione ottimale è quella del lastricato in pietre che più di ogni altro si inserisce molto armonicamente tra il verde del prato e le macchie policrome delle aiuole. Ecco come si costruisce. Dopo aver ben delineato la zona da lastricare, si diserba e si asporta uno strato di terra di circa 15 centimetri, cercando di non superare la profondità stabilita. Per prima cosa si zappa il terreno per smuovere il terriccio; poi lo si asporta e si completa lo svuotamento, servendosi del badile, che va tenuto quasi parallelo al suolo, in modo da tagliare delle fette di terra, fino alla profondità voluta. Si ottiene così un fondo compatto e quindi un lastricato regolare, non cedevole. Preparato l'incavo è opportuno pressare bene il terreno con una specie di maglio, formato da un cilindro di legno o, meglio ancora, da un blocco di cemento infisso su un manico di legno terminante a T (per facilitare la presa e rendere meno faticoso il lavoro). Dopo aver ben battuto tutta la zona, la si copre con uno strato di ghiaia alto circa tre dita, quindi si ripete la battitura, si stendono altri due-tre centimetri di sabbia grossolana e si innaffia tutta la zona in modo uniforme: con un'ultima battuta si assesta poi il terreno. Per provarne la consistenza basta camminarci sopra: se i piedi non lasciano orme profonde più di un paio di centimetri il lavoro è stato eseguito in modo corretto; in caso contrario è bene procedere a un'ulteriore battitura, seguita da un'innaffiatura. A questo punto, sul fondo predisposto, si possono appoggiare le pietre (beole tagliate in modo irregolare) lasciando tra l'una e l'altra uno spazio di circa tre dita (cinque-sei centimetri). Dopo aver sistemato tutte le pietre (alcune possono essere più larghe, altre più piccole) per controllare che il lastricato sia perfettamente piano, si prende una stecca di legno e la si appoggia, di costa, su un gruppo di pietre. Si procede allo stesso modo su tutto il lastricato e, se qualche pietra risulta un po' più sporgente, si cerca di affondarla con il mazzuolo di legno. Se, viceversa, qualche beola risulta un po' troppo indossata la si toglie e si mette sotto un po' di sabbia mista a ghiaietto. Quando tutte le beole sono sistemate, si distribuisce negli spazi tra una e l'altra un po' di sabbia grossolana, premendola con un legno (può andar bene anche il manico del martello). La sabbia non deve superare il centimetro e mezzo di spessore, perchè sopra si deve mettere uno strato di terriccio misto a un'uguale quantità di torba. Anche questa terra va leggermente pressata; in seguito si può seminare l'erba che, crescendo a ciufletti, dà un risultato estetico particolarmente gradevole. Il lastricato va poi controllato di tanto in tanto per livellare eventuali beole smosse dal continuo passaggio e sostituire l'erbetta sciupata.

LA SERRA
Il procedimento è lo stesso sia per la piccola serra da terrazzo, sia per quella da giardino. Naturalmente cambiano le misure delle cantinelle (sono pezzi di legno e misurano di solito dieci centimetri di larghezza, tre-quattro di spessore, e due-tre metri di lunghezza). Ecco quali sono gli attrezzi, i materiali e il metodo per costruirla. Occorrono pochi e comuni attrezzi da falegname: martello e metro snodato, un segaccio a lama rigida per tagliare le cantinelle. Inoltre, quattro cantinelle di circa un metro e mezzo di lunghezza, due lunghe quanto la larghezza che deve avere la serra (80 centimetri può andar bene); un listello a sezione triangolare di lunghezza leggermente superiore a quella della serra (1,70 metri); otto cantinelle di circa 90 centimetri di lunghezza e due di circa 50 centimetri; viti a farfalla con relativo bullone; lastre di materiale plastico trasparente, tagliate in misura; nastro adesivo catramato.
Per montare la serra si uniscono le quattro cantinelle che formano la base con quattro incastri d'angolo: si mettono cioè insieme due cantinelle da un metro e mezzo con due da 80 centimetri (vedere il capitolo costruire con il legno alla voce incastri) usando solo viti con testa a farfalla, perchè permettono di montare e smontare la serra quando occorre.
Per costruire il coperchio si incrociano i legni di sostegno (le otto cantinelle da 90 centimetri) fissandoli nel punto di incrocio e dando l'angolazione voluta che varia con il variare della larghezza della serra. Incrociati tutti i legni (per controllare che abbiano tutti la stessa angolazione, è bene appoggiare a terra, di piatto, sovrapponendole, le coppie già legate con le viti), si legano alla base con le due cantinelle lunghe un metro e mezzo e, sui fianchi, a mezza altezza, si fissano con quelle di circa 50 centimetri di lunghezza. Il listello triangolare va posto sui quattro incroci. Si forma così la capanna su cui vanno fissate, con piccole viti, le lastre trasparenti. I fianchi della serra vengono chiusi da lastre a forma triangolare, mentre sui lati vengono poste lastre rettangolari (è possibile farle tagliare su misura in qualsiasi negozio di materiali plastici). Sulla parete di più facile accesso è consigliabile applicare una lastra attaccata in alto, sul listello a sezione triangolare, con un grosso nastro adesivo catramato che farà da cerniera: la lastra in tal modo può essere sollevata in caso di necessità (ad esempio per le innaffiature). Alla fine non resta che sovrapporre il tetto della serra alla base già disposta sul pavimento. Intorno alla serra, per tappare eventuali spiragli, basta ammucchiare un po'di ricci da imballaggi. Nelle giornate di sole troppo forte è consigliabile proteggere le piante appoggiando sulla serra un foglio pesante di carta scura, o un sacco.
ACCORGIMENTI

  • Il pavimento, racchiuso nel telaio-base della serra, va coperto con ricci da imballaggio o con torba.
  • I vasi vanno appoggiati sullo strato di ricci di legno o torba, lasciando, intorno al perimetro interno della serra, uno spazio di circa 15 centimetri, altrimenti le foglie delle pianticelle si attaccano alle lastre di plastica.

LA PANCHINA IN PIETRA
In giardino, nell'orto della casa di campagna, sotto l'ombra di un grande albero, la panchina in pietra può essere davvero utile. Naturalmente deve avere fondazioni e quindi essere costruita su terreno adatto, cioè su prato ben compatto o su terra battuta. Le due fondazioni, sopra le quali salgono le basi della panca, devono misurare 40x40 centimetri e essere profonde circa 15 centimetri. Gli attrezzi sono quelli usati per i piccoli lavori in muratura (vedere fondazioni e murature in mattoni pieni). I due sostegni per il sedile sono in mattoni pieni tenuti insieme da malta di cemento; il sedile può essere in pietra di circa 120x40 centimetri e dieci di spessore. Se si preferisce il sedile in legno, è necessaria una tavola delle stesse misure, che va protetta con pittura per esterno. I due basamenti che devono sostenere il sedile devono misurare 30-35 centimetri di lato per 30-35 di altezza. Attenzione che la faccia migliore del mattone sia rivolta verso l'esterno e che i giunti, finito il lavoro, siano leggermente rientranti e ben rifiniti. Sull'ultimo corso di mattoni va posato uno strato di malta dì cemento, alto da uno a due centimetri, pareggiandolo bene. Infine si posa la pietra che deve restare saldamente ancorata alle due basi. Se si preferisce il sedile in legno, questo va legato con due robuste zanche (vedere la voce murare una zanca) fissate nelle due basi. Le zanche vanno unite al sedile per mezzo di due grosse viti con bullone.

 

Fonte: http://www.maella.it/Download/Hobby%20-%20Orto%20e%20giardino.doc

 

Orto e giardino

 

 

Importanza delle fasi lunari per i ns lavori in orto e giardino

 

Il mese lunare si suddivide principalmente nelle due fasi crescente e calante. Dice il proverbio: «Gobba a Ponente, luna crescente, gobba a Levante, luna calante». Purtroppo la maggior parte di noi non riesce a orientarsi, e così, osservando la luna, non capisce mai se sia crescente o calante. Meglio ricorrere a un altro metodo, che prescinda dai punti cardinali: quando la gobba ricorda la forma di una D, la luna è crescente, mentre quando ricalca la forma di una C è calante. Basta ricordare la parola chiave «ci-cala» per vedere se la luna che stiamo osservando in cielo ha una gobba a forma di C oppure no e capire all'istante se la fase è crescente o calante senza ricorrere al lunario.
Il novilunio, che segna l'inizio del mese lunare, si ha quando la Luna viene a trovarsi in congiunzione con il Sole, interponendosi tra la Terra e quest'ultimo. In questa posizione ci volge l'emisfero oscuro e si rende quindi invisibile.
Il primo quarto si ha dopo circa sette giorni e mezzo, quando la Luna, avendo percorso un quarto della sua orbita (= 90°), si presenta a noi come un semicerchio con la convessità rivolta verso occidente (Gobba a ponente, luna crescente).
Il plenilunio si ha quando la Luna, dopo circa quattordici giorni e mezzo dal novilunio, ha percorso centottanta gradi della sua orbita, per cui è la Terra che viene a trovarsi fra il Sole e la Luna. Per questo possiamo vedere il nostro satellite come un cerchio completo, essendo illuminato dal Sole tutto l'emisfero rivolto verso di noi.
L' ultimo quarto si ha quando la Luna ha percorso duecentosettanta gradi della sua orbita, per cui si presenta di nuovo come un semicerchio, ma con la convessità, questa volta, verso oriente (Gobba a levante, luna calante).
Influenza delle fasi lunari  Generalmente la fase crescente è ritenuta propizia (fas) e la calante no (nefas). Era così anche nell'antico calendario lunare romano, precedente la riforma di Giulio Cesare
Nel corso dei secoli e maturando molte esperienze, l’uomo si accorse che i movimenti costanti del Sole e della Luna influivano sulla natura, sugli uomini stessi e sugli animali a intervalli così regolari e prevedibili da determinare spesso il successo o l’insuccesso della caccia e del raccolto dei frutti, della salute e del benessere della comunità.
Cominciò a osservarli, a trascriverli e nacquero i calendari.Oggi i tempi sono mutati e la nostra società dispone di invenzioni e di tecnologie che cogli anni hanno soppiantato le usanze più antiche. Eppure nella tradizione contadina il succedersi delle fasi lunari, per esempio, continua a scandire i lavori di campagna, le colture negli orti ma anche le piccole incombenze quotidiane. Del resto, ancor oggi molte delle nostre festività dipendono dalla posizione della Luna: Pasqua per esempio da quasi duemila anni viene festeggiata la prima domenica dopo la luna piena avutasi dall’inizio della primavera (21 marzo).
Il movimento della Luna
La Luna gira intorno alla Terra e la Terra gira intorno al Sole. La Terra si trova dunque periodicamente in mezzo ai due, mettendo in ombra la Luna e determinando le cosiddette ‘fasi lunari’ di circa 7 giorni ciascuna. Se osserviamo i calendari che abbiamo in casa o in ufficio vedremo che la maggior parte di essi riporta ogni mese i simboli della luna nuova, crescente, piena e calante. tanto: E ‘scientificamente provato che la Luna influisce sulle maree. Se riesce dunque a esprimere questa grande e visibile forza sulla nostra Terra perché non dovrebbe poterlo fare anche in altri settori, magari in modo meno palese?

 

bulbi
I Bulbi sono vere e proprie piante, seppure modificate e in miniatura. Sono infatti provvisti di un fusto molto raccorciato (chiamato "disco" o "girello"),di radici e di foglie (i "catafilli") avvolte attorno alla gemma e  che contengono le sostanze di riserva destinate a sostentare la gemma stessa quando si svilupperà e darà vita a foglie e fiori.  Sono bulbi, per esempio, i giacinti, l'amarillide, le scille, i narcisi, i tulipani.


Coltivazione e terreno Le bulbose primaverili devono “sentire” il freddo invernale: è questo fattore ambientale ad attivare il meccanismo che fa sviluppare la gemma. La piantagione deve quindi avvenire preferibilmente tra ottobre e novembre(fanno eccezione crochi e muscari, per i quali si procede già a inizio settembre). Il terreno deve essere leggero, ben drenato possibilmente migliorato con una percentuale di sabbia. Non è importante che sia molto fertile: il bulbo conserva in sé l’energia nutritiva necessaria alla pianta. La profondità di piantagione  dovrebbe essere pari al doppio dell’altezza del bulbo; quelli molto piccoli(anemoni, crochi, iris precoci nani, muscari) si dispongono appena sotto la superficie del terreno.
La coltivazione in vaso non presenta difficoltà,con gli unici accorgimenti evitare i ristagni idrici(favorendo un adeguato drenaggio*) e offrire posizioni soleggiate . Le bulbose di piccola taglia possono essere coltivate anche in fioriere che contengono altre piante,in quanto le loro esigenze nutritive non entrano in competizione.
Irrigazione e cure In autunno-inverno il terreno va mantenuto appena umido; non occorrono cure particolari, se non l’accortezza di non schiacciare il suolo per evitare di compattarlo. La neve e il gelo non costituiscono un problema,mentre più grave è il danno che può recare un terreno  troppo fradicio d’acqua per lungo tempo. Durante il periodo di vegetazione si avrà cura di eliminare la vegetazione man mano che sfiorisce o avvizzisce. Può rendersi necessario irrigare con generosità; ciò accade soprattutto per le specie e varietà tardive, che sono in fase vegetativa quando il terreno e il clima sono ormai caldi. Dopo la loro fioritura si può optare per estrarre i bulbi dal terreno o in alcuni casi lasciarli interrati. Non sussistono grossi problemi per gli anemoni, i bucaneve, i narcisi e i muscari: è possibile lasciarli sempre a dimora a condizione di rispettare il loro riposo vegetativo, cioè riducendo le irrigazioni dopo che le piante avranno perso le foglie. Invece, per quanto riguarda i bulbi di tulipani e giacinti, utilizzati per ornare aiuole che ospitano altre specie di fiori a seconda della stagione, il consiglio è di estrarre i bulbi dal terreno, poiché tali specie sono poco costanti nel rifiorire di anno in anno. I tulipani ed i giacinti hanno bisogno di riposare in luoghi freschi ed al buio, in completa siccità, pena l’insorgenza di muffe. Dopo l’appassimento delle foglie i bulbi vanno estratti dal terreno, e lasciati asciugare stendendoli in un luogo riparato dal sole e ben areato.
Conservazione Le bulbose si acquistano in settembre-ottobre, per quanto riguarda le specie perenni, che non temono il freddo, in genere a fioritura primaverile o invernale; dalla fine dell'inverno fino alla primavera inoltrata si acquistano i bulbi a fioritura estiva; alcuni bulbi, come ad esempio gli amaryllis, si trovano in commercio per gran parte dell'anno, poichè si possono far fiorire quasi tutto l'anno. Per ottenere effetti coreografici, si possono fare composizioni con varie specie di bulbi, come i narcisi gialli o i tulipani, in questo caso è necessario conservare una etichetta per ogni specie acquistata, che ci  permetterà, terminato il periodo di fioritura, di ricordare la specie di bulbo trattate che conserveremo  in piccole cassette, evitando quindi di mescolarli: altrimenti sarà difficile distinguere un bulbo di bucaneve da quello dei muscari.Una volta acquistati, bisogna interrare i bulbi al più presto. Se ciò non  fosse possibile per svariate ragioni, van conservati ad una temperatura di 10 gradi ed al riparo dalla luce.

*Drenaggio:ricerca del signignificato –etimologia della parola

 

 

CONCIMAZIONE DEI TERRENI

 

 

 

La pianta per vivere ha bisogno di molti alimenti nutritivi che trova nel terreno e che assorbe disciolti dall'acqua. Alcuni di questi elementi sono necessari in quantità rilevanti come azoto, fosforo, potassio e calcio; altri sono sufficienti in tracce, come ferro, manganese, zinco, rame, ecc. E' evidente che ripetute colture su una stessa zolla o comunque la stessa pianta, soprattutto se questa non ha radici profonde (arbusti ed erbacee) alla lunga impoverisce il terreno di tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno per sopravvivere (sono Azoto (N), Fosforo (P), Potassio (K)).

azoto
L'azoto è l'elemento quantitativamente più importante per le piante; infatti influisce sullo sviluppo totale, dà  alle foglie un bel colore verde intenso, prepara la fioritura ed irrobustisce la pianta.

fosforo
II fosforo è l'elemento che aiuta la pianta nella fioritura e durante la maturazione del frutto.

Potassio

Il potassio fra le altre sue proprietà possiede quella di accentuare il colore ai fiori ed il sapore ai frutti; fra i concimi potassici ricordiamo il solfato di potassio ed il nitrato potassico che contiene anche azoto ed è particolarmente indicato per il giardinaggio.

Per riparare le perdite subite dal terreno mediante le colture ed i raccolti è necessario ridare gli elementi di fertilità con un'operazione detta concimazione.
I concimi sono quindi sostanze che, aggiunte al terreno, lo rendono adatto a nuove colture aumentandone il grado di fertilità,ecco il motivo per cui si usa concimare terreni coltivati a prato, ad orto oppure ad arbusti ed erbacee da giardino.
Il concime puo' essere di due tipi: chimico o naturale; quest'ultimo e' preferibile in quanto l'origine aiuta sicuramente l'ambiente, puo' avere origini disparate (resti animali e botanici, pelli, ossa, sangue, piume, letame, liquami di stalla, per citare i principali), ma ha il fatto negativo che e' generalmente non nota la quantita' e la tipologia degli elementi nutritivi apportati al terreno.
Per contro il concime chimico e' bilanciato perfettamente, si sa sempre in una manciata quanto azoto e o microelementi sono stati incorporati nel terreno: pero' ha origine chimica, non tossica per uomo, animali ed ambiente ma pur sempre prodotto da un'industria chimica.Alcuni concimi sono molto forti (es. la pollina o il letame di pecora) e vanno dati con estrema cautela in quanto si rischia di danneggiare seriamente le radici; altri sono a pronto effetto, quale ad es. il sangue secco (che pero' contiene solo Azoto), altri ancora a lenta decomposizione e sono indicati per i primi grossi lavori da fare ad un terreno sfruttato (prima cioe' dell'impianto)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I concimi di natura organica sono molti ed il loro uso è antichissimo. Il più noto e di gran lunga più importante è il letame o stallatico. In seguito alla meccanizzazione dell'agricoltura il numero dei bovini da lavoro è diminuito moltissimo e quindi è difficile trovare letame in quantità sufficiente alla fertilizzazione del terreno. È il concime ideale perché ricco di elementi di fertilità, rende più compatti i terreni sciolti e più sciolti i terreni compatti; per le fermentazioni che lo trasformano riesce ad alzare la temperatura del terreno ed è usato per la preparazione dì semenzcaldi.
Altri concimi organici sono il sangue secco proveniente dai macelli ed opportunamente lavorato, la farina di ossa, le alghe marine, la cenere di legna, ecc.
Quando concimare                                                     

  1. Alla preparazione del letto di semina o prima della messa a dimora della pianta, e comunque lontano dalle fasi vegetative e produttive (concimazione di fondo). Si dovrà dare la preferenza a prodotti in grado di generare gli elementi nutritivi in modo lento e graduale, cioè che diventeranno assimilabili nel momento in cui la coltura ne avrà effettivamente bisogno.
  2. Alla ripresa vegetativa (fine febbraio) ed alla fine dell'estate (settembre) sono i periodi migliori, ma mentre in primavera e' sufficiente dare dei concimi vigorosi e rapidi, alle porte dell'autunno e' bene limitarsi a fertilizzanti gia' dosati, giusto per creare una riserva supplementare per l'inverno. Ovviamente questa regola assolutamente generale puo saltare per casi particolari e comunque per le piante d'appartamento che avranno bisogno di ferilizzanti con cadenza mensile, ma sempre leggeri e ben dosati (dunque chimici) tranne che in primavera per gli esemplari che vanno all'aperto, per i quali si potra' inglobare dello stallatico ben maturo. State tranquilli: NON PUZZA ! Ovviamente quallo gia' preparato dal produttore, e non provate a farvi il vostro :-)

Le piante giovani dovranno essere trattate con cura, prestando attenzione alle radichette superficiali, pena il rischio di bruciature; al contrario si potra' andare con maggior tranquillità per gli esemplari adulti, con apparato radicale ben impiantato.
-COMPOSTAGGIO

Tutti coloro che posseggono un giardino, anche piccolo, sanno bene quanti "rifiuti" verdi esso produca, soprattutto se è affiancato da un piccolo orto e sanno anche quanto del tempo che dedicherebbero alle cure delle coltivazioni, deve essere speso invece per conferire alle isole ecologiche, o ai cassonetti, sacchi e sacchi di erba tagliata, rami, foglie, e magari anche di verdure o frutti troppo maturi, o estirpati per far posto ad altre colture.
Il compostaggio ci permette di utilizzare questi rifiuti, che diventano materie prime, per produrre una discreta quantità di ottimo terriccio umifero; in questo modo Il tempo impiegato per le "pulizie" del nostro giardino potrà ricompensarci, anche offrendoci del buon concime per Il nostro giardino ed Il nostro orto.
Infatti, l'opportuno stoccaggio e trattamento di rami, foglie, erba, avanzi di cibo, bucce di frutta e verdura, permette a batteri, microrganismi e piccoli insetti di cibarsene, di svilupparsi e di decomporre le sostanze organiche presenti nei nostri rifiuti;
dopo alcuni mesi Il materiale organico così trattato diventerà una massa di microrganismi e di sostanze nutritive, chiamato compost, simile all'humus che possiamo trovare nel sottobosco: un terreno soffice, ben aerato e ricco di minerali, ottimo per le nostre colture.
Tipi di compostaggio     
cumulo: se Il nostro giardino è grande avremo la possibilità di costituire un cumulo per Il compostaggio, oppure una piccola zona, possibilmente rettangolare, delimitata da una rete a maglie fini o da un graticcio. E' consigliabile coprire Il cumulo di compost con teli di tessuto non tessuto, o di iuta, per evitare l'incidenza diretta dei raggi del sole, e anche per limitare l'apporto di acqua dovuto alle piogge.
In ogni caso è bene che i contenitori per Il compostaggio siano privi di fondo, oppure con Il fondo costituito da una grata, e che vengano posti a contatto con Il terreno: in questo modo dal terreno del nostro giardino migreranno nel compost lombrichi e altri insetti  che  ne accelerano la decomposizione. Inoltre dovrebbero essere dotati di coperchio, in modo che la pioggia non ne alteri Il contenuto. Per accelerare la decomposizione è anche meglio triturare Il materiale che si desidera compostare, in modo che sia più facilmente digeribile dai batteri e dagli insetti.
Compostiera:
già presente nel nostro spazio verde.”Campana “di plastica pronta all’uso
Posizione: per compostare al meglio grandi quantità di materiale dobbiamo seguire alcuni accorgimenti, per non rischiare che Il nostro composter si riempia di materiale marcescente e maleodorante.
Per evitare che Il nostro compost si scaldi troppo o si secchi è opportuno posizionare Il composter in un luogo semi ombreggiato, possibilmente in una zona coperta dai rami di una pianta caducifolia: in questo modo ovvieremo anche alla possibilità che in inverno Il compost si raffreddi troppo.
Aerazione: perché i batteri e i microrganismi si propaghino nei nostri rifiuti è bene che la presenza di ossigeno sia alta, altrimenti al loro posto si produrrebbero troppi batteri anaerobi, tipici della marcescenza, che producono nel nostro compost cattivo odore e composti tossici; per questo è opportuno che Il primo strato del cumulo, o Il fondo del contenitore, sia costituito da rami e foglie tritati grossolanamente, in modo che Il compost resti sollevato dal terreno. Inoltre è buona norma mescolare i rifiuti più umidi, come l'erba, con altri più secchi, in modo che Il materiale nel composter non si compatti troppo rapidamente, impedendo all'aria di circolare liberamente.
Per migliorare l'aerazione e la miscelazione del materiale inserito nel composter si consiglia di intervenire periodicamente, almeno 2-3 volte nei primi due mesi, smovendo e rivoltando la massa di compostaggio con un forcone; se comunque dovessimo notare un rapido compattamento, almeno nelle prime settimane, è meglio praticare dei fori di aerazione nel compost per mezzo di un bastone.
Umidità: per la corretta proliferazione dei batteri nel compost è necessario Il giusto gradi di umidità; è bene quindi garantire una buona presenza di acqua, innaffiando Il materiale inserito nel composter, oppure garantendo una buona quantità di materiale umido, come erba o scarti della pulizia di frutta e verdura. In un compost secco e in un compost zuppo di acqua i batteri muoiono e Il nostro compostaggio fallisce.
Per accertarsi del giusto grado di umidità del compost è sufficiente stringere in mano una manciata di materiale da compostare, questa dovrebbe soltanto inumidire Il palmo della nostra mano; se sgocciola ci affretteremo ad inserire nel composter materiale secco, ad esempio segatura, se invece ci appare privo di umidità è bene annaffiarlo, oppure introdurre strisce di carta inumidite.
Rapporto Carbonio/Azoto: per garantire una buona decomposizione è bene ricordare che i batteri proliferano meglio in un substrato molto ricco di Carbonio, presente nel legno, nella paglia, nella carta; è comunque necessario Il giusto tenore di Azoto, presente ad esempio negli scarti di cucina, che deve essere presente in quantità assai minore rispetto al Carbonio.
Il modo migliore per essere sicuri di mantenere Il giusto rapporto Carbonio/Azoto consiste nel fare attenzione a mescolare Il maggior numero di materiali di scarto, evitando la preponderanza di uno sugli altri.
Enzimi: per assicurarci che la decomposizione avvenga nel mogliore dei modi possiamo anche aggiungere nel composter degli enzimi, dispinibili in commercio, che accelerano la maturazione del compost migliorandone la "digestione" da parte dei batteri ed eliminando nel contempo eventuali odori sgradevoli.
Materiali che si possono inserire in un composter
Rami e foglie, opportunamente triturati.
- Erba, possibilmente secca, per evitare che compatti troppo Il materiale nel composter.
- Gusci d'uova, possibilmente tritati, in modo che vengano decomposti più facilmente.
- Avanzi di cibo cotto; è bene aggiungerne in quantità esigua, per evitare che attirino topolini o mosche.
- Avanzi di frutta e verdura, bucce, scarti.
- Fiori secchi.
- Erbacce estirpate dal giardino; per evitare che i semi rimangano vivi nel compost è bene inserirli al centro della massa da compostare, in modo che raggiungano le temperature maggiori.
- Fondi ti caffè e tè.
- Carta, possibilmente non stampata.
- Cenere di legna, in piccola quantità.
- Aghi di pino, ricordandoci che abbassano Il ph del compost

 

(22ottobre)

L’INNESTO
Che cos’è l’innesto?
La pratica dell’innesto può essere definita come una forma di propagazione (riproduzione vegetativa) del mondo vegetale e può succedere di vederla realizzata naturalmente nei boschi,dove gli alberi crescono quasi a contatto tra di loro quindi fondendo i rami. L’innesto è un sistema di moltiplicazione delle piante effettuato tramite l’unione di parti di una pianta con altro soggetto che poi cresceranno insieme e daranno origine a un nuovo individuo.

  • La pianta che riceve l’innesto ed è già radicata prende il nome di portainnesto o soggetto.
  • La parte invece che viene innestata prende il nome di marza o nesto.

Perché si innesta?
L’innesto viene praticato per:

  • Moltiplicare specie arboree o da frutto o da fiore conservando i caratteri originari.
  • Avere piante sterili (non in grado di riprodursi)
  • Ingentilire varietà selvatiche
  • Avere più varietà su una sola pianta
  • Coltivare piante in particolari terreni
  • Riparare “ferite”
  • Far ramificare maggiormente il fusto
  • Rendere la pianta più resistente alle malattie

Condizioni per la riuscita dell’innesto:

  • Polarità = bisogna mantenere, durante l’innesto, il normale senso di crescita della marza prelevata.
  • Cambio = il cambio della marza deve coincidere perfettamente con il cambio del portainnesto.

 

 

                                                TALEE
Le talee sono particolari tecniche di riproduzione vegetale che sfruttano la capacità delle piante di rigenerare le radici. Per aiutare le piante in questa attività si devono utilizzare degli ormoni vegetali che stimolano la produzione di radici (ormoni radicanti).

 

ORMONI VEGETALI

 

29 ottobre
Ispezione della vegetazione all’interno dell’istituto, nozioni teoriche di base, considerazioni sulle piante presenti nel parco della scuola (autoctone e non…), raccolta delle foglie da mettere “in pressa “per la costituzione di un erbario.
OCCORRENTE:

  • carta assorbente assolutamente liscia
  • carta di giornale(quotidiani)da cambiare settimanalmente
  • pesi(libri vecchi o quant’altro)
  • Spazio ove riporre stabilmente il tutto

cenni di botanica
L'ampio raggruppamento delle piante con seme (spermatofite) è suddiviso in due divisioni:
quello delle gimnosperme e quello delle angiosperme.
Il primo comprende tutte quelle piante, come il larice e l'abete(sempreverdi) che producono semi privi di un rivestimento (il termine gimnosperma deriva dal greco e significa letteralmente "seme nudo").
Le angiosperme, invece, come il melo e il pomodoro, producono sempre fiori,anche piccolisssemi protetti dalla polpa di un frutto .(angiosperma significa "seme con involucro").

 

Semi di angiosperme e gimnosperme

 

Nel nostro giardino ci sono piante DECIDUE(foglie che cadono in inverno)e piante PERSISTENTI(foglie che non cadono d’inverno)

 

                                                        

 

                                                         FOGLIE

 

La foglia è un organo delle piante, specializzato per la fotosintesi cioè la fase in cui vengono prodotti gli zuccheri.Le foglie possono essere distinte e classificate in base alla conformazione e struttura delle parti che la costituiscono.

  • BASE
  • NERVATURE: pennate, palmate …
  • MARGINE: liscio, seghettato,dentato …
  • LAMINA: ellittica, ovata, lanceolata …
  • PICCIOLO
  • COLORE

 

 

Nome della pianta

Caratteristiche delle foglie

Carpino bianco

Ovali e appuntite; diventano di colore giallo carico in autunno, prima di cadere.

Pioppo canadese

decidue, a forma triangolare, margine finemente seghettato, sono in genere più grandi delle foglie del pioppo nero

Acero campestre

semplici, a margine intero, larghe circa 5-8 cm, a lamina espansa con 5 o 3 lobi ottusi, picciolate, di colore verde scuro.

Pino dell’himalaya

persistenti, aghiformi in fascetti di 5 guainati alla base; di colore verde con sfumature bianco-grigiastre e glauche. Gli aghi sono lunghi 15-25 cm e penduli. I giovani rami sono lisci di colore grigio-verde o glauco

Cedro d’atlante

sempreverdi, aghiformi di 2 cm, riunite in più di 40 sul brachiblasto

 

 

Agrifoglio

persistenti(sino a 3 anni),ovali a margine liscio, coriacee e lucide sulla pagina sup, spesso spinose sulla parte bassa della pianta

Aucuba

persistenti semplici , coriacee, margine intero o dentato. Il colore della maculatura(giallo o bianco) dipende dalla varietà

Tiglio

decidue, cuoriformi, apice mucronato, margine finemente seghettato . La pagina inf. è leggermente pubescente

Platano

decidue, semplici, inserzione alterna, palmato-lobate(3-5 lobi)

Ligustro

caduche nelle zone fredde , persistenti nelle zone più calde. Semplici con inserzione opposta, leggermente cuoiose con evidente nervatura centrale. Occorre evidenziare l' eterofillia fogliare : ovali di 2-3 cm alla base dei rami, lanceolate di 4-7 cm quelle apicali

 

 

Corniolo

decidue, semplici a lamina ovale-ellittica, accuminate, di 4-10 cm con 3-5 paia di nervature sub-parallele al margine , inserzione opposta

Acero di monte

decidue, palmate a 3-5 lobi. Margine dentato e apice meno pronunciato del A. platanoides. Lungo picciolo di colore rossastro

Alloro

sempreverdi, ellittico lanceolate , fortemente aromatiche

 

DESCRIZIONE DELLE FOGLIE DELLE PIANTE DEL GIARDINO DELLA SCUOLA

 

 

fonte: http://www.scuoladeiboschi.it/dp/system/files/Specie%20presenti%20nel%20giardino%20scuola.doc

 

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