dal latino all'italiano

 


 

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dal latino all'italiano

 

Si dice, comunemente, che l’italiano – così come le altre lingue romanze o neolatine: il portoghese, lo spagnolo, il catalano, il francese, il provenzale, il franco-provenzale, il sardo, il ladino, il friulano e il romeno – deriva dal latino. Siccome le lingue non sono organismi biologici, più corretto sarebbe dire che l’italiano continua il latino, che l’italiano è il latino adoperato oggi in Italia.
Poi, anche il latino è stato soggetto alle variazioni ricordate sopra, cioè sono esistite molte varietà di un’unica lingua chiamata latino. I fattori che hanno prodotto le varietà del latino sono diversi: il tempo, lo spazio, il livello stilistico, la condizione socioculturale degli utenti, la modalità di trasmissione (scritta o parlata) della lingua. E il fattore geografico si fuse col fattore etnico nel determinare altre diversità, riconducibili al cosiddetto sostrato linguistico prelatino.
Prima che i Romani estendessero il loro dominio a tutta l’Italia e a una gran parte dell’Europa, il latino era semplicemente uno degli idiomi parlati da una delle tante popolazioni che abitavano l’Italia.
Nel nord della penisola, procedendo da occidente a oriente, si incontravano i Liguri, le tribù dei Celti, i Reti e infine i Carni; a sud di questi ultimi, nel Veneto meridionale, erano stanziati i Veneti. Nella fascia immediatamente inferiore vivevano a est i Piceni, al centro gli Umbri e a ovest gli Etruschi; a nord di Roma erano i Falischi; nell’Italia centro-meridionale erano stanziati gli Oschi, nel Salento e nella Puglia i Messàpi, gli Iapìgi e i Dauni. Tutte queste popolazioni avevano una loro lingua: il ligure, il celtico, il retico, l’umbro, l’osco e così via. Alcuni idiomi (la maggior parte) avevano una comune origine indoeuropea; altri (come per esempio l’etrusco) no. Quanto alla Sicilia, prima della conquista romana vi si parlavano almeno tre lingue: il sicàno, idioma mediterraneo, il siculo, vicino al latino, e l’èlimo, di origine e caratteristiche incerte. In Sardegna, infine, era diffuso il paleosardo, parlata antichissima (anteriore alle migrazioni indoeuropee) e a noi del tutto sconosciuta.
Nel giro di qualche secolo il latino, da lingua di una piccola comunità che occupava un territorio ristretto presso l’ultimo tratto del Tevere, divenne la lingua di un popolo di conquistatori, padroni di gran parte dell’Europa e di vaste zone in Africa e in Asia.
Dopo la conquista da parte di Roma, quasi tutti i popoli vinti abbandonarono, nel giro di qualche generazione, la lingua d’origine e adottarono, come strumento di scambio, il latino. Intervenne, a determinare questo processo, un fattore fondamentale nel contatto fra due lingue: il prestigio. Quando due lingue entrano in concorrenza, quella che gode di maggior prestigio finisce sempre col prevalere.

 

Fonte:

http://cis01.central.ucv.ro/litere/idd/cursuri/an_3/lb_straina/italiana/istorialimbii_sem2_pirvu.doc

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