Latino le concordanze
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Latino le concordanze
LE CONCORDANZE
Il soggetto
  Soggetto è un sostantivo  o qualunque espressione che funga da soggetto: pronome, aggettivo o participio  sostantivato, voce verbale etc.
  Il soggetto va in caso  nominativo.
Predicato verbale e nominale
  Il predicato è verbale se è formato da un  verbo di senso compiuto (attivo, passivo o deponente)
  Il predicato è nominale  se è formato dal verbo sum (copula) più un aggettivo o un sostantivo.
Concordanza del predicato verbale e della copula
  Il predicato concorda con  il soggetto nella persona e nel numero.
Concordanza del predicato nominale
Con un solo soggetto
  Se il nome del predicato  è un sostantivo esso concorda col soggetto in caso.
  Se il nome del predicato  è un aggettivo esso concorda con il soggetto in caso, genere e numero.
Con più soggetti
  Se riferito a due o più  soggetti esso si pone al plurale; per il genere:
  esseri animati:  se i soggetti sono dello stesso genere il predicato  seguirà lo stesso genere
  se i soggetti sono di genere diverso  prevale il genere più nobile
  esseri inanimati: se  i soggetti sono maschili il predicato sarà maschile
  se i soggetti sono femminili il predicato può essere femminile o neutro
  se i soggetti sono misti il predicato sarà neutro
Concordanza a senso
  Si ha quando il predicato  concorda col soggetto logico e non col soggetto grammaticale. Esso si ha con:
  nomi collettivi  multitudo, turba, pars, exercitus etc.
  es.  Turba seniorum exspectabant: la folla dei senatori aspettava: il soggetto è  turba ma il verbo è concordato al plurale con seniorum.
  sostantivi neutri milia,  capita
  es. Samnitium caesi sunt tria milia:  furono uccisi tre mila Sanniti
  pronomi come uter,  uterque
  es. Uterque eorum exercitum educunt:  entrambi di loro conduce fuori l’esercito.
Il predicato può concordare anche col sostantivo più vicino.
L’attributo
  E’ un aggettivo e  concorda col nome a cui si riferisce in caso, genere e numero.
  L’aggettivo in latino si  può trovare in luogo dei sostantivi che in italiano indicano:
  località storica o geografica es. pugna Cannensis: la battaglia di Canne
  origine es. Cimon  Atheniensis: Cimone di Atene
  rappori di amicizia o inimicizia es. bellum Mithridaticum: la guerra contro Mitridate
  materia es. patera  aurea: una coppa d’oro
L’apposizione
  E’ un sostantivo e  concorda in caso col sostantivo al quale si riferisce e si colloca dopo il nome  proprio a differenza dell’italiano.
Il pronome relativo
  Riferito a una sola persona o cosa concorda in genere e numero col nome a cui si  riferisce ma prende il caso della funzione logica che ha nella frase.
  Riferito a più persone va al plurale e segue le regole date per il predicato nominale con più  soggetti
Attrazione del relativo
  A volte può concordare  per attrazione con un’apposizione o un predicativo contenuti nella  proposizione.
  Es. Flumen Rhenum quod in  Oceanum influit: il fiume Reno che sfocia nell’Oceano.
IL NOMINATIVO
Il nominativo è il caso  del soggetto e di tutti gli elementi che ad esso si riferiscono (attibuto,  apposizione etc).
  Si dice predicato  nominale:
  il predicato formato da sum  e il nome del predicato
  il predicato formato con i verbi copulativi
DOPPIO NOMINATIVO
  I verbi copulativi hanno  due nominativi: il soggetto e il nome del predicato e si ha con:
  verbi intransitivi (con significato di esistere,  diventare etc.)
  es. Nemo immortalis  factus est: Nessuno è divenuto immortale
  i passivi dei verbi:
  appellativi: dicor,  appellor etc.
  es.  Aristides iustus appellatus est: Aristide fu chiamato il giusto
  elettivi: creor,  eligor etc.
  es.  Numa Pompilius rex creatus est: Numa Pompilio fu eletto re.
  estimativi:  iudicor, ducor etc.
  es.  Considius peritissimus habebatur: Considio era considerato espertissimo
VERBI COPULATIVI IN DIPENDENZA DI VERBI SERVILI
  I verbi servili sono  quelli che di per sé non hanno senso compiuto come: posso, devo comincio,  voglio, non voglio etc.
  I copulativi hanno il  doppio nominativo anche in dipendenza dai verbi servili solo se il  soggetto è lo stesso.
  Es. Cato malebat esse  bonus: Catone preferiva essere buono.
IL VERBO VIDEOR
Il verbo videor (passivo di video) ha come significato principale quello di “sembrare”. Esso presenta due costruzioni:
- personale
- impersonale
- In italiano noi diciamo comunemente: Mi sembra che tu non studi; sembrare è usato in forma impersonale; in latino invece si usa la costruzione personale. La frase diventa: Tu mi sembri non studiare: tu mihi videris non studere. Perciò il soggetto dell’infinitiva (tu) diventa il soggetto di videor.
Se l’infinito dipendente da videor è un predicato nominale o ha un predicativo, essi (nome del predicato e predicativo) vanno al nominativo: es. L’amicizia mi sembra sia nata dalla natura: A natura mihi videtur orta esse amicitia.
- Videor ha la costruzione impersonale (alla terza persona singolare) come nelle comuni espressioni italiane nei seguenti casi:
- quando videor è accompagnato da un aggettivo (neutro) come: aequum, iustum: es. Mi sembra vergognoso andare in città: turpe mihi videtur in urbem ire.
- quando videor ha il significato di “sembrare bene”, “sembrare opportuno”: es. Mi è sembrato opportuno scrivere della vecchiaia: mihi visum est de senectute scribere.
- quando videor si accompagna ad uno dei verbi impersonali: piget, pudet, taedet, miseret, paenitet: es. Mi sembrava che tu ti annoiassi: mihi videbatur te taedere.
- Quando la proposizione dipendente da videor è all’infinito futuro e il verbo in questione manca del supino e perciò è resa con la locuzione “fore” o “futurum esse ut” più il congiuntivo: es. Mi sembra che tu non imparerai: mihi videtur fore ut non discas.
COSTRUZIONE PERSONALE  DEI VERBI DICOR, FEROR, NARROR, PUTOR, TRADOR ETC.
  (VERBI AL  PASSIVO)
- Nelle forme del presente e in quelle da esso derivate hanno la costruzione personale come videor e infinito col nominativo: es. Si dice che Cesare verrà: Caesar dicitur venturus esse.
- Nelle forme composte e nella perifrastica passiva si preferisce la costruzione impersonale: es. E’ stato tramandato che Omero fosse cieco: Traditum est Homerum caecum fuisse.
- I verbi di comando (iubeor, prohibeor etc) hanno costruzione personale in tutti i tempi. La persona a cui è diretto il comando va in nominativo: es. “A me si comanda di andare” diventa “Io sono comandato di andare”: ego iubeor ire.
IL VOCATIVO
Il vocativo è l’unico  caso latino che svolge un’unica funzione: si usa per il complemento di  vocazione, facilmente riconoscibile perché generalmente posto tra due virgole o  all’inizio di frase, seguito da una virgola.
  Es. Cenabis bene, mi  Fabulle, apud me: Cenerai bene, o Fabullo, presso di me
  Catulle, quid est? Che cosa c’è? o Catullo.
  A volte il vocativo può  essere preceduto da “o”
  Es. O fidissima spes  Teucrum: O fedelissima speranza dei Teucri.
L’ACCUSATIVO
L’accusativo è il caso  del complemento oggetto e di tutti gli elementi ad esso attribuibili:  attributi, apposizioni.
  E’ retto da verbi  transitivi attivi o deponenti.
Verbi transitivi in latino (e intransitivi in italiano)
  Alcuni verbi sono in  latino transitivi, mentre in italiano sono intransitivi; perciò in latino  vogliono il complemento oggetto (in accusativo), mentre in italiano hanno un  complemento indiretto.
  Tali verbi sono: DA SAPERE A MEMORIA:
  1)    Iuvo, adiuvo: giovo a…Es. Iuvo aliquem:  giovo a qualcuno
  2)    Fugio, effugio: sfuggo a…Es. Fugio aliquem:  sfuggo a qualcuno
- Deficio: manco a…Es. Aliquid deficit aliquem: qualcosa manca a qualcuno
- Despero: dispero di…Ea. Despero victoriam: dispero della vittoria
- Ulciscor: mi vendico di…Es. Ulciscor aliquem: mi vendico di qualcuno
- Delecto: piaccio a…Es. Delecto aliquem: piaccio a qualcuno
- Abdico: rinunzio a…Es. Abdico regnum: rinunzio al regno
Il verbo deficere, però, in altre costruzioni con altri casi, ha altri significati; controllare attentamente sul vocabolario quale caso regge nel singolo contesto.
Verbi di movimento resi transitivi dalla preposizione
  I verbi di movimento  senza preverbio sono generalmente intransitivi; ma se sono in composizione con  alcune preposizioni come trans, circum, ob, in , praeter, diventano transitivi  e reggono il complemento oggetto. Diventando transitivi hanno anche la forma  passiva.
  Es. Eo: andare  (intransitivo)®transeo: attraversare (transitivo). Es. Transeo  flumen: attraverso il fiume
  Venio: venire (intransitivo)®convenio: incontrare (transitivo). Es. Convenio amicos: incontro gli  amici
Accusativo di relazione
  Come in greco, l’accusativo  semplice può essere un modo di tradurre il complemento di limitazione. Esso è  retto da un aggettivo o dal participio perfetto del verbo.
  I più frequenti sono: DA SAPERE A MEMORIA:
- indutus: vestito. Es. Indutus exuvias Achillis: vestito delle spoglie di Achille
- nudus: nudo. Es. Nudus pedes et umeros: nudo nei piedi e nelle spalle
- ictus: colpito. Es. ictus femur: colpito nel femore.
Accusativo con i verba affectuum
  A) I verbi che  indicano un sentimento positivo o  negativo reggono l’accusativo.
  I più frequenti sono: DA SAPERE A MEMORIA:
- doleo: mi dolgo. Es. Doleo meum eventum: mi dolgo della mia sventura
- maereo: mi affliggo. Es. Maereo meas fortunas: mi affliggo per la mia sorte
- miror: mi meraviglio. Es. Miror tuum ingenium: mi meraviglio della tua intelligenza
- rideo: mi rido. Es. Rideo tuam crudelitatem: mi rido della tua crudeltà
B) I verbi che  significano “avere odore”, “avere sapore”, “aver sete” reggono l’accusativo
  I più frequenti sono:  DA SAPERE A MEMORIA:
- oleo: ho odore. Es. Olet carnem: ha odore di carne
- sapio: ho sapore. Es. Mella saiunt herbam: il miele sa di erba
- sitio: ho sete. Es. Sitio honores: ho sete di onori
Accusativo dell’oggetto interno
  Alcuni verbi di per sé  intransitivi hanno l’accusativo di un nome derivato dalla stesa radice che si  definisce accusativo dell’oggetto interno. A volte l’accusativo dell’oggetto  interno è accompagnato da un aggettivo.
  I più comuni sono: vivere  vitam: vivere una vita
  Pugnare pugnam:  combattere una battaglia
  Currere cursam: correre  una corsa etc.
Accusativo avverbiale
  Si dicono avverbiali  alcuni accusativi non retti né da verbi né da  preposizioni e si hanno:
- col neutro di alcuni pronomi-aggettivi di quantità:
Es: aliquid: un po’; nihil: per nulla; minimum: al minimo; maximum: al massimo
- con espressioni correlative:
Es. partim….partim: in parte…in parte
- con espressioni come:
magnam  partem: in gran parte; maximam partem: in massima parte etc.
  id  aetatis: in quel tempo etc.
Accusativo esclamativo
  Si usa l’accusativo  preceduto o no dalle interiezioni “o” e “heu” nelle esclamazioni di meraviglia,  di gioia etc.
  Es. Heu me miserum: oh me infelice!
  Me infelicem: oh me  infelice!
I verbi impersonali paenitet, piget, pudet, miseret,  taedet
  Sono verbi impersonali i  seguenti: :  DA SAPERE A MEMORIA:(con relativo paradigma)
Piget, piguit o pigitum est, pigere: provare  rincrescimento
  Pudet, puduit o puditum est, pudere: vergognarsi
  Paenitet, paenituit, paenitere: pentirsi
  Taedet, pertaesum est, taedere: annoiarsi
  Miseret, miseruit o miseritum est, miserere: aver  compassione
Essi hanno una particolare costruzione
- in accusativo va la persona che prova il sentimento (il soggetto)
- in genitivo la cosa che determina il sentimento (ciò di cui ci si pente, ci si vergogna etc.)
- il verbo impersonale va sempre alla terza persona singolare (impersonale)
Es. Discipulos saepe studii piget : agli studenti spesso rincresce lo studio.
Se il soggetto è una  pronome di terza persona si rende SEMPRE con  eum, eam, eos, eas e MAI con “se”
  Es. Taedet eos vitae:  essi hanno a noia la vita.
  Se la cosa che determina  il sentimento è un pronome neutro esso non va al genitivo, ma al nominativo
  Es. Id me pudet: mi  vergogno di questo.
  Se la cosa che determina  il sentimento è espressa da un verbo si traduce con l’infinito o con quod +  indicativo o congiuntivo. In italiano la traduzione rispetta i tempi latini.
  Es. Me paenitet  offendisse amicum oppure Me paenitet quod offendi amicum oppure Me paenitet  quod offenderim amicum: mi pento di aver offeso l’amico.
Nella perifrastica  passiva il soggetto va in dativo e non in accusativo.
  Es. Mihi paenitendum est:  io mi devo pentire.
Verbi impersonali retti da verbi servili
  Se il verbo impersonale è  retto da un verbo servile, la costruzione è immutata per la persona e la cosa,  mentre il verbo servile va usato  impersonalmente (terza persona singolare) e il verbo impersonale va  all’infinito.
  Es. Me incipit taedere  vitae: comincio ad annoiarmi della vita.
  Se il verbo servile è un  verbo di volontà esso resta  personale (concordato con il soggetto) e il verbo impersonale va al  congiuntivo presente se il verbo reggente  è un tempo principale, al congiuntivo imperfetto se il verbo reggente è un tempo storico.
  Es. Volo me paeniteat:  voglio pentirmi
  Volebam me paeniteret:  volevo pentirmi.
Verbi relativamente impersonali (usati solo alla terza  persona singolare o plurale)
  Sono verbi relativamente  impersonali i seguenti verbi:
  fallit: ingannarsi
  fugit: sfuggire
  latet: sfuggire
  praeterit: non  sapere
  decet: si addice
  dedecet: non si  addice
  iuvat: piace
Questi verbi hanno la costruzione  all’accusativo della persona alla quale sfugge, si addice, non si addice  qualcosa:
  es. mi sfugge questo: hoc  me fugit
  a me si addice la  ricchezza: divitiae me decet
Tuttavia questi verbi  ammettono la costruzione con le terze persone plurali:
  es. mi sfugge ogni cosa:  omnia me fallunt
  a molti piace  l’accampamento: multos castra iuvant
Il doppio accusativo
  Il doppio accusativo si  trova con quei verbi che hanno il complemento oggetto e il  complemento predicativo dell’oggetto.
  Perciò si ha con l’attivo  dei verbi:
  appellativi: dico,  appello etc.
  es.  Aristidem iustum appellamus: Chiamiamo Aristide il giusto
  elettivi: creo,  eligo etc.
  es.  Numam Pompilium regem creaverunt: Elessero re Numa Pompilio.
  estimativi:  iudico, duco etc.
  es. Considium peritissimum habemus:  Consideriamo Considio espertissimo
Si ha anche con i verbi che al passivo hanno il doppio nominativo.
Una particolare  costruzione con il doppio accusativo è quella dell’espressione: certiorem  facere aliquem de aliqua re: informare  qualcuno di qualcosa. La stessa  espressione al passivo ha la costruzione del doppio nominativo:
  es. Pauci certiorem  faciunt Labienum de rebus gestis: pochi informano Labieno sulle azioni compiute
  Caesar de Crassi adventu  certior factus est: Cesare fu informato dell’arrivo di Labieno.
Un’altra costruzione con  il doppio accusativo è quella :
  dell’accusativo del luogo e dell’oggetto
  Alcuni verbi di movimento  resi transitivi dalla preposizione reggono due accusativi: il complemento  oggetto e quello del luogo retto dal preverbio.
  Es. Caesar omnem  equitatum (compl. ogg.) pontem (acc. del luogo) traducit: Cesare trasporta di  là dal ponte tutta la cavalleria.
Costruzione di doceo (insegno) e celo (nascondo)  all’attivo
  Questi verbi e alcuni  sinonimi hanno l’accusativo della cosa insegnata o nascosta e l’accusativo della persona alla quale si insegna o si nasconde.
  Es. Catilina insegnava ai  giovani azioni malvagie: Catilina docebat iuventutem (acc. della persona) mala  facinora (acc. della cosa)
  Non ti ho nascosto il  discorso di Cesare: Non te (acc. della persona) celavi sermonem (acc. della  cosa) Caesaris. 
Costruzione di doceo (insegno) e celo (nascondo) al passivo
- Doceo al passivo non viene usato tranne che nel part. perf. doctus in funzione di aggettivo. Generalmente si sostituisce con sinonimi che reggono l’ablativo della cosa o con l’attivo del verbo disco (imparare) con l’acc. della cosa e il compl. d’agente (a opp. ab e l’ablativo)
Es.  Cicerone fu ammaestrato da Filone nella filosofia: Cicero institutus est a  Philone philosophia.
  Es. Cicerone fu ammaestrato da Filone  nella filosofia: Cicero philosophiam a Philone didicit.
- Celo ha nel passivo costruzione personale. La persona alla quale si nasconde diventa il soggetto, il verbo si concorda e la cosa nascosta si esprime con de e l’ablativo.
Es. Al popolo fu nascosta la morte del re: populus celatus est de morte regis.
Costruzione di verba rogandi 
  Sono  i verbi che significano “chiedere”, “pregare”, “interrogare”; essi hanno di  solito un solo accusativo, ma possono avere il doppio accusativo della persona  alla quale si chiede e della cosa che si chiede, se la cosa è rappresentata da  un pronome neutro.
  Es.  Illud te oro: di questo ti prego.
  Se  la cosa richiesta è espressa da una proposizione essa è introdotta da ut o ne  (se negativa) + il congiuntivo.
  Es. Te rogo ut mihi subvenias: ti prego di venirmi in aiuto.
I  due verbi più frequenti che significano “chiedere” sono:
  peto: chiedo (per ottenere) e quaero: chiedo (per sapere).
  La  loro costruzione è la seguente: accusativo della cosa e ablativo con a,ab della persona a cui si  chiede; il verbo “quaero” preferisce la preposizione ex.
  Es.  Coriolanus auxilium petivit a Volscis: Coriolano chiese aiuto ai Volsci.
  Caesar  querit ex Lisco ea: Cesare chiese a Lisco quelle cose.
Il  verbo “petere” assume però  diversi significati oltre a quello di chiedere:
  dirigersi:  petere Romam: dirigersi a Roma
  assalire:  petere hostem: assalire il nemico
  aspirare:  petere consulatum: aspirare al consolato
Determinazioni di estensione  nello spazio
  Serve  ad esprimere le dimensioni spaziali: altezza, lunghezza, larghezza etc. Il  numero che esprime la misura si traduce:
- con l’accusativo se è introdotto dagli aggettivi: longus (lungo), latus (largo), altuss (alto o profondo)
Es. Caesar duas fossas quindecim pedes latas perduxit: Cesare tracciò due fosse larghe quindici piedi
- con il genitivo se il numero esprimente la misura è retto dal semplice sostantivo
Es. Caesar aggerem duodecim pedum exstruxit: Cesare costruì un terrapieno di dodici piedi.
Se la misura indica la distanza in latino si esprime con i verbi absum e disto (sono lontano, sono distante)e il numero che esprime la distanza si esprime:
- con l’accusativo
- con l’ablativo
Il  luogo da cui si calcola la distanza si esprime con a o ab + l’ablativo
  Es.  insula abest a mari ducentis stadiis: l’isola dista dal mare 200 stadi
Determinazioni di estensione  nel tempo
  Il  complemento di età si può rendere:
- accusativo del numerale cardinale in unione col participio natus, concordato col termine al quale si riferisce.
- accusativo del numerale ordinale aumentato di uno in unione col participio agens
- genitivo in dipendenza dal sostantivo puer, adulescens, iuvenis, vir, senex etc.
Caesar quindecim annos natus patrem amisit
Cesare a quindici anni perse il padre Caesar annum agens sextum decimum patrem amisit
Caesar adulescens quindecim annorum patrem amisit.
IL GENITIVO
  E’ il caso del compl. di  specificazione e può dipendere da sostantivi, aggettivi o verbi.
  Genitivo soggettivo e oggettivo
  Il genitivo soggettivo  indica il soggetto dell’azione espressa dal sostantivo che lo regge; il  genitivo oggettivo indica l’oggetto dell’azione espressa dal sostantivo che lo  regge.
  Es. Sensus animi: il  sentimento dell’animo; è l’animo che prova il sentimento e perciò è genitivo  soggettivo.
  Cupiditas honorum: il  desiderio degli onori; Non sono gli onori che provano il desiderio, ma sono  oggetto del desiderio e perciò è genitivo oggettivo.
  
    Genitivo possessivo
  Indica il possesso di una  cosa.
  Es. Naves hostium  celerrimae erant: le navi dei nemici erano velocissime. Le navi appartengono ai  nemici.
Genitivo di convenienza
  E’ detto anche genitivo  pertinentivo e in italiano si traduce con l’espressione è dovere di, è compito  di, è proprio di.
  In latino non  c’è nessun termine che traduca “dovere”, “compito” etc., ma è reso solo col genitivo.
  Es. Militum est parere: è  compito dei soldati obbedire.
  Le espressioni col  possessivo: “è mio, tuo dovere” si traduce con “meum ,tuum est”; se invece il  possessivo è di terza persona si traduce con : eius, eorum (illius, illorum)  est.
Genitivo epesegetico
  Specifica un nome di  concetto generico.
  Es. Arbor palmae:  l’albero della palma.
  Il complemento di  denominazione (città di Roma) in latino non è mai espresso col genitivo, ma  costituiscono apposizione.
  Es. Urbs Roma: la città  di Roma.
Genitivo e ablativo di qualità
  Il complemento di qualità  in latino si traduce in tre modi:
- di preferenza il genitivo per indicare qualità morali (ma può esserci anche l’ablativo)
Es. Vir magni ingenii (opp. magno ingenio): uomo di grande qualità.
- sempre il genitivo nelle determinazioni di peso, misura, tempo, età (vedi compl. di età e di estensione nello spazio)
Es. Classis viginti navium: flotta di venti navi
- sempre l’ablativo per esprimere qualità fisiche.
Es. Agesilaus statura humili fuit: Agesilao fu di bassa statura.
Genitivo partitivo
  Esprime il tutto di cui  il sostantivo reggente indica una parte.
  Esso si ha in dipendenza  di:
- sostantivi che esprimono numero: numerus, pars, multitudo etc.
Es. Militum pars in castra pervenit: una parte dei soldati giunse nell’accampamento.
- comparativi o superlativi come maior, prior, maximus, primus.
Es. Excellentissimi fuerunt Persarum Cyrus et Darius: Dei Persiani i più famosi furono Ciro e Dario.
- da pronomi indefiniti, numerali o avverbi di luogo come nemo, nullus, aliquis, quis, unus, duo, ubi, ubicumque etc.
Es. Exspectabam aliquem meorum: aspettavo qualcuno dei miei.
Particolarità
  Uter (quale dei due)  uterque (entrambi) neuter (né l’uno né l’altro) hanno il genitivo se sono  seguiti da pronomi.
  Es. uter nostrum?:  chi di noi due?
  Se invece sono seguiti da  sostantivi diventano aggettivi e si concordano.
  Es. Uter consul?: Quale  dei due consoli?
  Plerique, pleraeque,  pleraque (i più, la maggior parte) hanno il genitivo se sono seguiti da  pronome.
  Es. Plerique nostrum: la  maggior parte di noi.
  Se invece sono seguiti da  sostantivi diventano aggettivi e si concordano, ma possono avere anche il  genitivo.
  Es. plerique homines  (opp. hominum): la maggior parte degli uomini.
Genitivo dipendente da aggettivi e da participi 
  Genitivo con aggettivi
  Si ha il genitivo con  aggettivi che indicano:
- desiderio o avversione: cupidus, avidus etc.
- memoria, esperienza, pratica e conoscenza: peritus, prudens, conscius etc.
- partecipazione, padronanza, proprietà, abbondanza: particeps, communis etc.
Genitivo con participi
  Il genitivo si ha con  participi presenti che hanno valore di aggettivi.
  Es. amans, patiens etc.
Genitivo di stima morale
  Si ha il complemento di  stima  morale con i verbi estimativi; i  più frequenti sono:
  tanti: tanto; magni:  molto;  parvi: poco;  pluris: più; permagni, maximi: moltissimo;  minimi: pochissimo.
  Es. Aestimo minimi hunc  hominem: stimo pochissimo quest’uomo.
Genitivo o ablativo di stima commerciale
  Questo complemento si ha  con i verbi che significano vendere, comprare, affittare etc. La stima  commerciale si esprime:
- con l’ablativo sia con stima determinata sia indeterminata
- con il genitivo solo con le espressioni: tanti (tanto), pluris (più), minoris (meno)
Es. Isocrate vendette una orazione per venti talenti: Viginti talentis orationem Isocrates vendidit.
Genitivo di colpa
  Esso si ha con i verbi  giudiziari; che significano incolpare, accusare, condannare etc. Il nome che  indica la colpa o il delitto va in genitivo.
  Es. Accusare di furto:  accusare furti.
  Vercingetorige fu  accusato di tradimento: Vercingetorix proditionis insimulatus est.
Genitivo o ablativo di pena
  La pena alla quale si  viene condannati si traduce con:
- ablativo qualunque tipo di pena
Es. Condannare all’esilio: damnare exilio
- genitivo se la pena è una multa indeterminata: tanti, quanti, dupli, tripli etc.
Es. Il ladro era condannato al doppio: fur dupli condemnabatur.
Genitivo con i verbi di memoria
  I verbi di memoria come  memini, reminiscor (mi ricordo), obliviscor (mi dimentico) hanno:
- il genitivo se ciò che si ricorda è una persona.
- Il genitivo o l’accusativo se ciò che si ricorda è una cosa
- Sempre l’accusativo se ciò che si ricorda è un pronome o aggettivo neutro.
Particolarità
  Il verbo recordor ha l’ablativo  con de  con i nomi di persona, ma l’accusativo  con i nomi di cosa.
  Quando il verbo ricordo  ha il senso di “far ricordare” il latino usa verbi come admoneo e hanno l’accusativo  della persona a cui si fa ricordare e  ablativo + de o il genitivo della cosa ricordata.
  Es. Vi ho ricordato  questa battaglia: De eo proelio vos admonui.
Genitivo con interest e refert
  I verbi interest  e refert nel significato di importare,  interessare, stare a cuore sono usati impersonalmente e hanno questa  costruzione:
- la persona alla quale interessa va in genitivo
Es. Agli scolari importa:  discipulorum interest
  Ma coi pronomi personali  “a me”, “a te” importa si dice: mea, tua, interest.
  Per il pronome di terza  persona si usa sempre illius, illorum interest (mai sua).
- la cosa che importa non si esprime mai con un sostantivo, ma:
- con un pronome neutro
- con l’infinito
- col congiuntivo retto da ut (ne se è negativa)
- con un’interrogativa indiretta
Es. A tutti importa agire  bene: omnium interest recte facere
  A me non importa il loro  giudizio: mea nihil interest quid illi sentiant.
  A te interessa questo:  tua interest hoc.
  IL DATIVO
Dativo con verbi transitivi
  Moltissimi sono i verbi  transitivi sia in italiano sia in latino che, oltre al complemento oggetto,  richiedono una determinazione secondaria espressa dal complemento di termine.
  Es. do (dare), tribuo  (attribuire) etc.
  Es. Iis Caesar libertatem  concessit: Cesare concesse loro la libertà.
Dativo con verbi intransitivi
  Essi si dividono in tre  gruppi:
- verbi intransitivi in entrambe le lingue e in entrambe costruiti col dativo
- verbi intransitivi in entrambe le lingue ma che in italiano si costruiscono con un caso diverso dal dativo
- verbi intransitivi in latino (costruiti col dativo) e transitivi in italiano (con il compl. ogg.)
- appartengono a questo gruppo verbi che, tra gli altri, significano:
- obbedire: oboedio, pareo, etc.
- resistere: resisto, obsto, etc.
- nuocere: noceo, obsum, etc.
- giovare: prosum, proficio, etc.
Es. Mundus deo paret: Il mondo obbedisce a Dio.
- appartengono a questo gruppo verbi che, tra gli altri, significano:
- dico bene: benedico
- dico male: maledico
- mi adiro: irascor
- mi fido: fido
- confido: confido
- diffido: diffido
- mi congratulo: gratulor
Es. Non debebas optimo viro maledicere: non dovevi dir male di quell’ottimo uomo
- appartengono a questo gruppo verbi che, tra gli altri, significano:
- persuado: persuadeo
- invidio: invideo
- minaccio: minor
- aiutare: succurro, subvenio, auxilior etc.
- perdono: parco, tempero, etc.
- studio: studeo
- applaudisco: plaudo
- avverso: adversor
Es. Probus invidet nemini: l’uomo probo non invidia nessuno.
Il passivo impersonale dei verbi intransitivi col  dativo
  I verbi che si  costruiscono col dativo ammettono in latino la costruzione passiva  solo in forma impersonale.
  Noi diciamo: “I ricchi  sono invidiati dai poveri”, ma in latino si deve dire: “Ai ricchi si porta  invidia dai poveri”.
  Di fatto il soggetto  diventa compl. di termine al dativo, il verbo è usato impersonalmente (terza  persono singolare) e il compl. d’agente resta tale.
  Es. I soldati vittoriosi  furono applauditi dai cittadini : Militibus victoribus plausum est a civibus.
  Se questi verbi dipendono  da un verbo servile, sarà questo ad assumere la forma impersonale.
  Es. Io comincio ad essere  invidiato: mihi incipit invideri.
Verbi composti con doppia costruzione
  Molti verbi composti con  preposizioni (ad, ante, cum, in, ob, post, etc.) come infero, confero, impono,  accedo etc. si costruiscono:
- o col dativo
- o, ripetendo la preposizione, hanno il caso voluto da essa.
Es. A Cassio si aggiunse  coraggio: Cassio animus accessit.
  Costruzione di dono, induo, exuo etc.
  I verbi dono (dono) ,  circumdo (circondo), induo ( vesto), exuo (spoglio), aspergo (spruzzo), macto (  sacrifico), intercludo (impedisco), ammettono doppia costruzione:
- il dativo della persona e l’accusativo della cosa
- l’accusativo della persona e l’ablativo della cosa.
La diversa costruzione resta anche nella forma passiva.
Es. Papirio mi donò dei  libri.
  Costruzione a) attiva:                                                                     Costruzione  b) attiva:
  Papirius mihi libros  donavit                                                             Papirius  me libris donavit
  Costruzione a) passiva:                                                                  Costruzione  b) passiva:
  Libri mihi donati sunt a  Papirio                                                      Ego  a Papirio libris donatus sum
Es. Il duce circonda  l’accampamento con un vallo.
  Costruzione a) attiva:                                                                     Costruzione  b) attiva:
  Dux castris vallum  circumdat                                                         Dux  castra vallo circumdat
  Costruzione a) passiva:                                                                  Costruzione  b) passiva:
  A duce castris vallum  circumdatur                                                A  duce castra vallo circumdantur
Verbi di eccellenza
  Si definiscono verbi di  eccellenza quelli che significano “precedere, superare”. 
  Es. antecello, excello,  antecedo, antisto, praesto.
  Essi vogliono:
- la cosa in cui si è superiori va in ablativo semplice (compl. di limitazione)
- la persona che si supera va in dativo o in accusativo
Es. Cabria superava tutti  in autorità: Chabrias omnes (oppure omnibus) auctoritate anteibat.
  I verbi praecedo,  praecurro, supero, vinco hanno sempre la persona in accusativo.
  Es. Gli Elvezi superano  in valore tutti gli altri Galli: Helvetii reliquos Gallos virtute praecedunt.
Verbi con diverse costruzioni
  Vi sono dei verbi che  oltre al dativo ammettono altre costruzioni, assumendo però significati  diversi. Di essi i più comuni sono:
Dativo con aggettivi
  Si ha il dativo, tanto di  persona quanto di cosa, con molti aggettivi indicanti:
Con  gli aggettivi similis, dissimilis si usa sia  il dativo sia il genitivo.
  Con similis e dissimilis  il genitivo si usa sempre con i pronomi personali: mei, tui, nostri similis:  simile a me, a te , a noi etc.
Dativo di interesse: di vantaggio o svantaggio, etico,  di relazione
  Il dativo di vantaggio o di svantaggio indica la persona o la cosa a vantaggio o a danno  della quale si compie una determinata azione. In italiano di solito è  accompagnato dalla preposizione “per”.
  Es. Epaminondas imperium  non sibi, sed patriae semper quaesivit.
  Epaminonda cercò sempre  il potere non per sé, ma per la patria.
Il dativo etico si  usa con i pronomi personali mihi, tibi, nobis etc. per indicare il vivo  interessamento all’azione di chi parla o scrive.
  Es. Quid mihi Tulliola  agit? Che mi fa la piccola Tullia?
Il dativo di relazione è usato con participi presenti sostantivati e indica la persona in  rapporto alla quale ha valore quanto si afferma.
  Es. Antycira sita est  laeva parte sinum Corinthiacum intranti.
  Anticira è posta dalla  parte sinistra per chi entra nel golfo di Corinto.
Il dativo d’agente
  Si usa in sostituzione di  a + ablativo con la coniugazione perifrastica passiva.
  Es. Gloria non est bonis  viris repudianda.
  La gloria non deve essere  rifiutata dagli uomini buoni.
Il dativo di possesso
  In frasi con il verbo  “avere”: come “tu hai molte ricchezze” il latino usa il verbo “essere” più il  dativo della persona ; la suddetta frase si trasforma perciò in “a te sono  molte ricchezze”: 
  Perciò la cosa posseduta  diventa il soggetto della frase e il soggetto va al dativo.
  Es. Est homini cum Deo  similitudo: 
  L’uomo ha somiglianza con  Dio.
  Una particolare  costruzione del dativo di possesso è:
  mihi nomen est. L’espressione  italiana io ho nome, cognome, soprannome in latino si costruisce nel seguente  modo:
  il nome proprio o va in  dativo accordato con mihi oppure nel caso di “nomen”.
  Es. Mihi nomen est Aulus (opp. Aulo)
  Io ho nome Aulo.
Il dativo di fine e di effetto
  Il fine per cui si compie  una determinata azione, in latino si esprime:
- col dativo
Es. Dies colloquio dictus est. Fu fissato un giorno per il colloquio.
- con ad e l’accusativo
Es. Romulus trecentos armatos ad custodiam corporis habuit.
  Romolo ebbe 300 armati  per la difesa della sua persona.
- col genitivo accompagnato da causa o gratia
Es. Quicquid feci, causa  virginis feci.
  Tutto quello che ho fatto  , l’ho fatto per la ragazza.
Il doppio dativo
  Alcuni verbi si costruiscono  con due dativi.
- quello della persona a vantaggio o a danno della quale si fa l’azione
- quello della cosa che indica l’effetto o il fine a cui è rivolta l’azione.
Essi sono:
L’ABLATIVO
Ablativo di allontanamento e separazione
  Si ha l’ablativo di  allontanamento e separazione con i verbi che significano:
- allontanare o allontanarsi: es. pello, expello, eicio, amoveo.
Essi hanno l’ablativo con  a opp. ab, se il termine da cui si indica l’allontanamento è una persona.
  Essi hanno l’ablativo  semplive oppure preceduto da a (ab), e, ex, de se il termine da cui si indica  l’allontanamento è una cosa.
  Es. Timoleon Dionysium  tota Sicilia depulit: Timoleonte cacciò Dionigi da tutta la Sicilia.
- liberare, alleggerire: es. libero, solvo, absolvo
Essi hanno l’ablativo con  a (ab)  con nomi di persona, ablativo  semplice con i nomi di cosa.
  Es. Timotheus Cyzicum  obsidione liberavit: Timoteo liberò Cizico dall’assedio.
- separare, dividere, distinguere: es: separo, secerno, distinguo.
Essi hanno l’ablativo con  a (ab) sia con i nomi di cosa sia di persona.
  Es. Rhenus agrum  Helvetium a Germanis dividit: Il Reno divide il territorio elvetico dai  Germani.
Ablativo di privazione
  Si usa l’ablativo di  privazione con i verbi che significano “essere privo, mancare, aver bisogno”:  careo (sono privo), egeo (aver bisogno), privo (privo), exuo (svesto).
  Es. Ligarius omni culpa  vacat: Ligario è esente da ogni colpa.
Ablativo di origine e provenienza
  L’ablativo di origine si  ha in dipendenza da verbi come: nascor, orior, gigno (nascere etc.) e dai  participi da essi derivati.
  Essi hanno due  costruzioni:
- ablativo semplice della famiglia da cui si proviene e con i nomi propri dei genitori e i loro appellativi (pater etc.)
Es. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi: Catilina, nato da nobile famiglia, fu di grande forza.
- ablativo con e, ex, de con pronomi, nomi comuni e per indicare origine dei fiumi.
Es. Ferunt ex serva natum Servium: dicono che Servio sia nato da una serva.
Ablativo di paragone
  Si usa per tradurre il  secondo termine di paragone.
  Esso si può tradurre in  due modi:
- ablativo semplice
- quam più il caso del primo termine
La traduzione è  indifferente se il primo termine è nei casi nominativo o accusativo senza  preposizione.
  Se il primo termine è in  caso dativo, genitivo, ablativo o accusativo con preposizione il secondo  termine si deve rendere con quam e il caso del primo.
  Di norma il secondo  termine è sempre reso in ablativo semplice se è rappresentato da un pronome  relativo.
  Es. Patriam, qua nihil  potest esse iucundius, nobis reddidistis: Ci avete restituito la patria, di cui  nulla può essere più caro.
Ablativo d’agente e di causa efficiente
  Si usa in espressioni  passive per indicare chi compie l’azione.
  L’ablativo è d’agente e  espresso con a (ab) e l’ablativo se l’essere è animato.
  L’ablativo è di causa  efficiente e espresso in modo semplice se l’essere è inanimato
Ablativo di materia
  Per indicare la materia  di cui è fatto un oggetto si usa l’ablativo preceduto da e, ex, de.
  A volte si usa un  aggettivo corrispondente.
  Es. Patera aurea oppure  ex auro: una coppa d’oro
Ablativo di argomento
  La persona o la cosa  intorno a cui si parla si esprime con de e ablativo.
  Es. De agricultura Varro  scripsit: Varrone scrisse sull’agricoltura.
Ablativo di mezzo o strumento
  L’ablativo strumentale  indica la persona, l’animale o la cosa per mezzo della quale si compie una  determinata azione. Esso si rende:
- in ablativo semplice se è una cosa o animale
- con per e l’accusativo se è persona
Valore strumentale ha l’ablativo in alcune espressioni come:
- memoria tenere: ritenere a memoria
- pedibus ire: andare a piedi etc.
Si ha poi l’ablativo  strumentale con il verbo afficere nelle seguenti espressioni:
  afficere aliquem  beneficio: beneficare uno
  “              laude:  lodare uno
  “              praemio:  premiare uno
  “              poena:  punire uno
  “              ignominia:  disonorare uno
  “              exilio:  esiliare uno
Ablativo con utor (uso), fruor ( usufruisco), fungor (  adempio), vescor (mi cibo), potior (mi impadronisco)
  Hanno l’ablativo di  natura strumentale i verbi suddetti.
  Es. Carne vescebntur: si  nutrivano di carne
  Potior può anche  costruirsi con il genitivo nell’espressione potiri rerum: mi impadronisco del  potere.
Costruzione di opus est
  L’espressione opus est  significa “bisogna”, “è necessario”. Essa può avere doppia costruzione:
- Costruzione impersonale: la persona che ha bisogno va in dativo, la cosa di cui si ha bisogno in ablativo e il verbo alla terza singolare.
Es. Tuo adventu nobis opus est: Noi abbiamo bisogno del tuo arrivo
- Costruzione personale: la persona che ha bisogno va in dativo, la cosa di cui si ha bisogno diventa soggetto e va in nominativo, il verbo si concorda con il soggetto.
Es. Nobis permulta exempla opus sunt: Noi abbiamo bisogno di molti esempi.
Costruzione di dignus (degno) e indignus (indegno)
  Con questi aggettivi si  ha costantemente l’ablativo.
  La cosa di cui si è degni  può essere costituita sia da un sostantivo (che andrà sempre in ablativo) sia  da un verbo.
  Es. Tu sei degno di  essere lodato.
  In latino il verbo può  essere reso con una proposizione relativa espressa da qui, quae, quod + il  congiuntivo presente (se la reggente è un tempo principale) o il congiuntivo  imperfetto (se la reggente è un tempo storico). Il relativo si concorda con il  sostantivo al quale si riferisce.
  Es. Hominem cognosces  dignum, qui a te diligatur: conoscerai un uomo degno di essere amato da te.
  Publius indignus erat,  cui oboediretur: Publio era indegno di essere obbedito.
Verbi e aggettivi di abbondanza
  Con i verbi che  significano “abbondare”, “riempire”, “caricare” come Impleo, onero, cumulo etc.  si ha sempre l’ablativo.
  Es. Vir singulari virtute  plenus: Un uomo pieno di singolare virtù.
Ablativo di causa
  L’ablativo di causa  indica la ragione per cui si agisce e la causa può essere espressa :
- con l’ablativo semplice
- con ob o propter e l’accusativo
- con prae e l’ablativo se si tratta di causa impediendi, cioè che impedisce a compiere una determinata azione.
Es. Prae lacrimis scribere non possum: per le lacrime non riesco a scrivere.
Ablativo di limitazione
  L’ablativo traduce il  complemento di limitazione.
  Es. Excellebat Aristides  abstinentia: Aristide eccelleva in disinteresse
Ablativo di misura
  Si usa l’ablativo per  indicare di quanto una persona, animale o cosa sia superiore o inferiore a  un’altra. Esso si usa:
- con i comparativi
- con i verbi di eccelelnza
- con preposizioni o avverbi che hanno in sé l’idea del paragone, come ante, post, supra etc.
Es. Est sol multis partibus maior quam terra universa: Il sole è di molte volte maggiore di tutta la terra.
Ablativo di compagnia e unione
  Si usa l’ablativo  preceduto da cum per esprimere la persona o la cosa con cui si compie  un’azione.
  Es. Vagamur cum  coniugibus et liberis: Vaghiamo con le mogli e i figli.
Ablativo di modo
  L’ablativo di modo serve  a indicare in quale maniera si compie un’azione. Esso si può trovare con o  senza cum.
- l’ablativo con cum quando il complemento è costituito dal solo sostantivo.
Es. Fictas fabulas cum voluptate legimus: leggiamo con piacere i racconti favolosi
- l’ablativo semplice o con cum frapposto sé il complemento è costituito da sostantivo più attributo.
Es. Verum summa (cum) cura conquirimus: Ricerchiamo la verità con somma cura.
Si tralascia di regola il  cum nelle seguenti espressioni:
  hac mente: con questa  intenzione
  aequo animo: di buon animo
  nullo ordine: senza alcun  ordine
  nulla disciplina: senza  alcuna disciplina
  nullo labore: senza  alcuna fatica
  nulla difficultate: senza  alcuna difficoltà.
DETERMINAZIONI DI LUOGO
STATO IN LUOGO. DOVE? UBI?
Lo stato in luogo si  traduce in tre modi:
  1) con in + ablativo.
  2)  con il caso locativo quando il nome indica  città o piccola isola e appartenga alla prima o seconda  declinazione  singolare.
  Es. Viximus Romae,  Corinthi: siamo vissuti a Roma, a Corinto.
- in ablativo semplice quando il nome di città o piccola isola appartenga ad altre declinazioni o alla prima e seconda plurali.
MOTO A  LUOGO.  VERSO DOVE? QUO?
  Il moto a luogo si  traduce in due modi:
- con in (se si tratta di ingresso), con ad (se si tratta di avvicinamento) + l’accusativo.
Es. Imus in gros: andiamo nei campi.
- con l’accusativo semplice se il nome è di città o piccola isola di qualunque declinazione.
Es. Ivimus Romam, Athenas: andammo a Roma, ad Atene.
MOTO DA  LUOGO.  DA DOVE? UNDE?
  Il moto da luogo si traduce  in due modi:
- con e, ex, de, a, ab + ablativo
Es. Venimus ex agris, de montibus: venimmo dai campi, dai monti.
- con ablativo semplice se il nome è di città o piccola isola di qualunque declinazione.
Es. Venimus Roma, Athenis: venimmo da Roma, da Atene.
MOTO PER  LUOGO.  PER DOVE? QUA?
  Il moto per luogo si  traduce in due modi:
- con per + accusativo con tutti i sostantivi.
Es. Transeo per agros, per Italiam, per Alpes: Passo per i campi, per l’Italia, per le Alpi.
- con ablativo semplice se si tratta di nomi che indicano il mezzo del passaggio: es. pons, via, porta,iter etc.
Es. Transeo via Salaria, ponte Sublicio: passo per la via Salaria, per il ponte Sublicio.
COSTRUZIONE DI DOMUS E RUS
  I sostantivi “domus”  (casa) e “rus” (campagna) seguono la regola dei nomi di città o piccola isola,  per cui:
- stato in luogo con il locativo:
Es. domi: in casa
  ruri: in campagna
- moto a luogo con l’accusativo semplice:
Es. domum: verso casa
  rus: in campagna, verso  la campagna
- moto da luogo con l’ablativo semplice:
Es. domo: dalla casa
  rure: dalla campagna
DETERMINAZIONI DI TEMPO
Tempo Determinato
  Si traduce con l’ablativo  semplice .
  Se si vuole indicare entro  quanto tempo avviene un fatto si usa l’ablativo  semplice o intra + l’accusativo
  Es. Urba intra paucos  dies capta est: la città entro pochi giorni fu conquistata.
  Se si vuole indicare ogni  quanto tempo si verifica un evento si usa l’ablativo  semplice e il numero cardinale italiano in  latino diventa ordinale aumentato di uno e tra il sostantivo e il numerale si  pone l’ablativo del pronome quisque.
  Es. Vota suscipi quinto  quoque anno senatus decrevit: il senato decretò che si accettassero offerte  votive ogni quattro anni.
  Se si vuole indicare  quanto tempo prima o dopo avviene un fatto si usa:
- ablativo con ante o post postposti
- accusativo con ante o post anteposti
Es. venti anni prima: viginti annis ante; ante viginti annos.
Tempo continuato
  Si traduce con  l’accusativo semplice o preceduto da per.
PARTICOLARITA’ SINTATTICHE
Particolarità sull’uso del comparativo
  Il secondo termine di  paragone si traduce o in ablativo semplice o con quam e il caso del primo  termine.
  Se il secondo termine è  rappresentato da un dimostrativo (quello, questo) esso si sopprime, ripetendo o  sottintendendo il nome che sostituisce.
  Es. Morbi animi  perniciosiores sunt quam corporis: le malattie dell’animo sono più pericolose  di quelle dell’animo.
Comparatio compendiaria
  La soppressione del  dimostrativo può avvenire anche in frasi non comparative.
  Es. Nulla est celeritas  quae possit contendere cum animi: non c’è nessuna velocità che possa contendere  con quella del pensiero.
Comparazione di due aggettivi o avverbi
  Quando sono messi in  paragone due aggettivi o due avverbi in latino il comparativo dovrà essere  usato per entrambi.
  Es. Contio fuit verior  quam gratior: il discorso fu più verace che gradito.
  Acrius quam diutius  pugnatum est: si combattè più aspramente che a lungo.
Particolarità sull’uso di suus, a, um e di sui, sibi,  se
  Di usano sempre in  riferimento al soggetto in una proposizione principale, ma se si trovano in una  proposizione subordinata di primo grado si usa suus (o sui) se la proposizione  dipendente è una infinitiva o una finale:
  Es. Legati petunt a  Caesare ut ssibi auxilium mittat: i legati chiedono a Cesare che mandi loro  aiuti.
  Se invece la subordinata  è una consecutiva o cum + il congiuntivo si usa is, ea, id.
  Es. Epaminondas fuit tam  disertus ut nemo ei par esset: Epaminonda fu tanto abile a parlare che nessuno  era pari a lui.
LE CONCORDANZE (PER SONILA)
Il soggetto
  Soggetto è un sostantivo  o qualunque espressione che funga da soggetto: pronome, aggettivo o participio  sostantivato, voce verbale etc.
  Il soggetto va in caso  nominativo.
Predicato verbale e nominale
  Il predicato è verbale se è formato da un  verbo di senso compiuto (attivo, passivo o deponente)
  Il predicato è nominale  se è formato dal verbo sum (copula) più un aggettivo o un sostantivo.
Concordanza del predicato verbale e della copula
  Il predicato concorda con  il soggetto nella persona e nel numero.
Concordanza del predicato nominale
Con un solo soggetto
  Se il nome del predicato  è un sostantivo esso concorda col soggetto in caso.
  Se il nome del predicato  è un aggettivo esso concorda con il soggetto in caso, genere e numero.
Con più soggetti
  Se riferito a due o più  soggetti esso si pone al plurale; per il genere:
  esseri animati:  se i soggetti sono dello stesso genere il predicato  seguirà lo stesso genere
  se i soggetti sono di genere diverso  prevale il genere più nobile
  esseri inanimati: se  i soggetti sono maschili il predicato sarà maschile
  se i soggetti sono femminili il predicato può essere femminile o neutro
  se i soggetti sono misti il predicato sarà neutro
Concordanza a senso
  Si ha quando il predicato  concorda col soggetto logico e non col soggetto grammaticale. Esso si ha con:
  nomi collettivi  multitudo, turba, pars, exercitus etc.
  es.  Turba seniorum exspectabant: la folla dei senatori aspettava: il soggetto è  turba ma il verbo è concordato al plurale con seniorum.
  sostantivi neutri milia,  capita
  es. Samnitium caesi sunt tria milia:  furono uccisi tre mila Sanniti
  pronomi come uter,  uterque
  es. Uterque eorum exercitum educunt:  entrambi di loro conduce fuori l’esercito.
Il predicato può concordare anche col sostantivo più vicino.
L’attributo
  E’ un aggettivo e  concorda col nome a cui si riferisce in caso, genere e numero.
  L’aggettivo in latino si  può trovare in luogo dei sostantivi che in italiano indicano:
  località storica o geografica es. pugna Cannensis: la battaglia di Canne
  origine es. Cimon  Atheniensis: Cimone di Atene
  rappori di amicizia o inimicizia es. bellum Mithridaticum: la guerra contro Mitridate
  materia es. patera  aurea: una coppa d’oro
L’apposizione
  E’ un sostantivo e  concorda in caso col sostantivo al quale si riferisce e si colloca dopo il nome  proprio a differenza dell’italiano.
Il pronome relativo
  Riferito a una sola persona o cosa concorda in genere e numero col nome a cui si  riferisce ma prende il caso della funzione logica che ha nella frase.
  Riferito a più persone va al plurale e segue le regole date per il predicato nominale con più  soggetti
Attrazione del relativo
  A volte può concordare  per attrazione con un’apposizione o un predicativo contenuti nella  proposizione.
  Es. Flumen Rhenum quod in  Oceanum influit: il fiume Reno che sfocia nell’Oceano.
  26
  IL NOMINATIVO
Il nominativo è il caso  del soggetto e di tutti gli elementi che ad esso si riferiscono (attibuto,  apposizione etc).
  Si dice predicato  nominale:
  il predicato formato da sum  e il nome del predicato
  il predicato formato con i verbi copulativi
DOPPIO NOMINATIVO
  I verbi copulativi hanno  due nominativi: il soggetto e il nome del predicato e si ha con:
  verbi intransitivi (con significato di esistere,  diventare etc.)
  es. Nemo immortalis factus  est: Nessuno è divenuto immortale
  i passivi dei verbi:
  appellativi: dicor,  appellor etc.
  es.  Aristides iustus appellatus est: Aristide fu chiamato il giusto
  elettivi: creor,  eligor etc.
  es.  Numa Pompilius rex creatus est: Numa Pompilio fu eletto re.
  estimativi:  iudicor, ducor etc.
  es.  Considius peritissimus habebatur: Considio era considerato espertissimo
IL VERBO VIDEOR
Il verbo videor (passivo di video) ha come significato principale quello di “sembrare”. Esso presenta due costruzioni:
- personale
- impersonale
- In italiano noi diciamo comunemente: Mi sembra che tu non studi; sembrare è usato in forma impersonale; in latino invece si usa la costruzione personale. La frase diventa: Tu mi sembri non studiare: tu mihi videris non studere. Perciò il soggetto dell’infinitiva (tu) diventa il soggetto di videor.
Se l’infinito dipendente da videor è un predicato nominale o ha un predicativo, essi (nome del predicato e predicativo) vanno al nominativo: es. L’amicizia mi sembra sia nata dalla natura: A natura mihi videtur orta esse amicitia.
- Videor ha la costruzione impersonale (alla terza persona singolare) come nelle comuni espressioni italiane nei seguenti casi:
- quando videor è accompagnato da un aggettivo (neutro) come: aequum, iustum: es. Mi sembra vergognoso andare in città: turpe mihi videtur in urbem ire.
- quando videor ha il significato di “sembrare bene”, “sembrare opportuno”: es. Mi è sembrato opportuno scrivere della vecchiaia: mihi visum est de senectute scribere.
- quando videor si accompagna ad uno dei verbi impersonali: piget, pudet, taedet, miseret, paenitet: es. Mi sembrava che tu ti annoiassi: mihi videbatur te taedere.
- Quando la proposizione dipendente da videor è all’infinito futuro e il verbo in questione manca del supino e perciò è resa con la locuzione “fore” o “futurum esse ut” più il congiuntivo: es. Mi sembra che tu non imparerai: mihi videtur fore ut non discas.
COSTRUZIONE  PERSONALE DEI VERBI DICOR, FEROR, NARROR, PUTOR, TRADOR ETC.
  (VERBI AL  PASSIVO)
- Nelle forme del presente e in quelle da esso derivate hanno la costruzione personale come videor e infinito col nominativo: es. Si dice che Cesare verrà: Caesar dicitur venturus esse.
- Nelle forme composte e nella perifrastica passiva si preferisce la costruzione impersonale: es. E’ stato tramandato che Omero fosse cieco: Traditum est Homerum caecum fuisse.
- I verbi di comando (iubeor, prohibeor etc) hanno costruzione personale in tutti i tempi. La persona a cui è diretto il comando va in nominativo: es. “A me si comanda di andare” diventa “Io sono comandato di andare”: ego iubeor ire.
  L’ACCUSATIVO
L’accusativo è il caso  del complemento oggetto e di tutti gli elementi ad esso attribuibili:  attributi, apposizioni.
  E’ retto da verbi  transitivi attivi o deponenti.
Verbi transitivi in latino (e intransitivi in italiano)
  Alcuni verbi sono in  latino transitivi, mentre in italiano sono intransitivi; perciò in latino  vogliono il complemento oggetto (in accusativo), mentre in italiano hanno un  complemento indiretto.
  Alcuni di tali verbi  sono: DA  SAPERE A MEMORIA
  1)    Iuvo, adiuvo: giovo a…Es. Iuvo aliquem:  giovo a qualcuno
  2)    Fugio, effugio: sfuggo a…Es. Fugio aliquem:  sfuggo a qualcuno
  3)    Deficio: manco a…Es. Aliquid deficit  aliquem: qualcosa  manca a qualcuno
Accusativo di relazione
  Come in greco,  l’accusativo semplice può essere un modo di tradurre il complemento di  limitazione. Esso è retto da un aggettivo o dal participio perfetto del verbo.
  I più frequenti sono: DA SAPERE A MEMORIA:
  1)    indutus: vestito. Es. Indutus exuvias  Achillis: vestito delle spoglie di Achille
  2)    nudus: nudo. Es. Nudus pedes et umeros:  nudo nei piedi e nelle spalle
  3)    ictus: colpito. Es. ictus femur: colpito  nel femore.
Accusativo con i verba affectuum
  A) I verbi che  indicano un sentimento positivo o  negativo reggono l’accusativo.
  I più frequenti sono: DA SAPERE A MEMORIA:
  1)    doleo: mi dolgo. Es. Doleo meum eventum: mi  dolgo della mia sventura
  2)    miror: mi meraviglio. Es. Miror tuum  ingenium: mi meraviglio della tua intelligenza
B) I verbi che  significano “avere odore”, “avere sapore”, “aver sete” reggono l’accusativo
  I più frequenti sono:  DA SAPERE A MEMORIA:
  1)    oleo: ho odore. Es. Olet carnem: ha odore  di carne
  2)    sapio: ho sapore. Es. Mella saiunt herbam:  il miele sa di erba
  3)    sitio: ho sete. Es. Sitio honores: ho sete  di onori
Accusativo esclamativo
  Si usa l’accusativo  preceduto o no dalle interiezioni “o” e “heu” nelle esclamazioni di meraviglia,  di gioia etc.
  Es. Heu me miserum: oh me infelice!
  Me infelicem: oh me  infelice!
I verbi impersonali paenitet, piget, pudet, miseret,  taedet
  Sono verbi impersonali i  seguenti: :  DA SAPERE A MEMORIA:(con relativo paradigma)
Piget, piguit o pigitum est, pigere: provare  rincrescimento
  Pudet, puduit o puditum est, pudere: vergognarsi
  Paenitet, paenituit, paenitere: pentirsi
  Taedet, pertaesum est, taedere: annoiarsi
  Miseret, miseruit o miseritum est, miserere: aver  compassione
Essi hanno una particolare costruzione
- in accusativo va la persona che prova il sentimento (il soggetto)
- in genitivo la cosa che determina il sentimento (ciò di cui ci si pente, ci si vergogna etc.)
- il verbo impersonale va sempre alla terza persona singolare (impersonale)
Es. Discipulos saepe studii piget : agli studenti spesso rincresce lo studio.
Se il soggetto è una  pronome di terza persona si rende SEMPRE con  eum, eam, eos, eas e MAI con “se”
  Es. Taedet eos vitae:  essi hanno a noia la vita.
  Se la cosa che determina  il sentimento è un pronome neutro esso non va al genitivo, ma al nominativo
  Es. Id me pudet: mi  vergogno di questo.
  Se la cosa che determina  il sentimento è espressa da un verbo si traduce con l’infinito o con quod +  indicativo o congiuntivo. In italiano la traduzione rispetta i tempi latini.
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  Es. Me paenitet  offendisse amicum oppure Me paenitet quod offendi amicum oppure Me paenitet  quod offenderim amicum: mi pento di aver offeso l’amico.
Nella perifrastica  passiva il soggetto va in dativo e non in accusativo.
  Es. Mihi paenitendum est:  io mi devo pentire.
Verbi impersonali retti da verbi servili
  Se il verbo impersonale è  retto da un verbo servile, la costruzione è immutata per la persona e la cosa,  mentre il verbo servile va usato  impersonalmente (terza persona singolare) e il verbo impersonale va  all’infinito.
  Es. Me incipit taedere  vitae: comincio ad annoiarmi della vita.
  Se il verbo servile è un  verbo di volontà esso resta  personale (concordato con il soggetto) e il verbo impersonale va al  congiuntivo presente se il verbo reggente  è un tempo principale, al congiuntivo imperfetto se il verbo reggente è un tempo storico.
  Es. Volo me paeniteat:  voglio pentirmi
  Volebam me paeniteret:  volevo pentirmi.
Verbi relativamente impersonali (usati solo alla terza  persona singolare o plurale)
  Sono verbi relativamente impersonali  i seguenti verbi:
  fallit: ingannarsi
  fugit: sfuggire
  latet: sfuggire
  praeterit: non  sapere
  decet: si addice
  dedecet: non si  addice
  iuvat: piace
Questi verbi hanno la  costruzione all’accusativo della persona alla quale sfugge, si addice, non si  addice qualcosa:
  es. mi sfugge questo: hoc  me fugit
  a me si addice la  ricchezza: divitiae me decet
Tuttavia questi verbi  ammettono la costruzione con le terze persone plurali:
  es. mi sfugge ogni cosa:  omnia me fallunt
  a molti piace  l’accampamento: multos castra iuvant
Il doppio accusativo
  Il doppio accusativo si  trova con quei verbi che hanno il complemento oggetto e il  complemento predicativo dell’oggetto.
  Perciò si ha con l’attivo  dei verbi:
  appellativi: dico,  appello etc.
  es.  Aristidem iustum appellamus: Chiamiamo Aristide il giusto
  elettivi: creo,  eligo etc.
  es.  Numam Pompilium regem creaverunt: Elessero re Numa Pompilio.
  estimativi:  iudico, duco etc.
  es.  Considium peritissimum habemus: Consideriamo Considio espertissimo
Si ha anche con i verbi che al passivo hanno il doppio nominativo.
Una particolare  costruzione con il doppio accusativo è quella dell’espressione: certiorem  facere aliquem de aliqua re: informare  qualcuno di qualcosa. La stessa  espressione al passivo ha la costruzione del doppio nominativo:
  es. Pauci certiorem  faciunt Labienum de rebus gestis: pochi informano Labieno sulle azioni compiute
  Caesar de Crassi adventu  certior factus est: Cesare fu informato dell’arrivo di Labieno.
Costruzione di doceo (insegno) e celo (nascondo)  all’attivo
  Questi verbi e alcuni  sinonimi hanno l’accusativo della cosa insegnata o nascosta e l’accusativo della persona alla quale si insegna o si nasconde.
  Es. Catilina insegnava ai  giovani azioni malvagie: Catilina docebat iuventutem (acc. della persona) mala  facinora (acc. della cosa)
  Non ti ho nascosto il  discorso di Cesare: Non te (acc. della persona) celavi sermonem (acc. della  cosa) Caesaris. 
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  Costruzione di doceo (insegno) e celo (nascondo) al  passivo
- Doceo al passivo non viene usato tranne che nel part. perf. doctus in funzione di aggettivo. Generalmente si sostituisce con sinonimi che reggono l’ablativo della cosa o con l’attivo del verbo disco (imparare) con l’acc. della cosa e il compl. d’agente (a opp. ab e l’ablativo)
Es.  Cicerone fu ammaestrato da Filone nella filosofia: Cicero institutus est a  Philone philosophia.
  Es. Cicerone fu ammaestrato da Filone  nella filosofia: Cicero philosophiam a Philone didicit.
- Celo ha nel passivo costruzione personale. La persona alla quale si nasconde diventa il soggetto, il verbo si concorda e la cosa nascosta si esprime con de e l’ablativo.
Es. Al popolo fu nascosta la morte del re: populus celatus est de morte regis.
Costruzione di verba rogandi 
  Sono  i verbi che significano “chiedere”, “pregare”, “interrogare”; essi hanno di  solito un solo accusativo, ma possono avere il doppio accusativo della persona  alla quale si chiede e della cosa che si chiede, se la cosa è rappresentata da  un pronome neutro.
  Es.  Illud te oro: di questo ti prego.
  Se  la cosa richiesta è espressa da una proposizione essa è introdotta da ut o ne  (se negativa) + il congiuntivo.
  Es. Te rogo ut mihi subvenias: ti prego di venirmi in aiuto.
I  due verbi più frequenti che significano “chiedere” sono:
  peto: chiedo (per ottenere) e quaero: chiedo (per sapere).
  La  loro costruzione è la seguente: accusativo della cosa e ablativo con a,ab della persona a cui si  chiede; il verbo “quaero” preferisce la preposizione ex.
  Es.  Coriolanus auxilium petivit a Volscis: Coriolano chiese aiuto ai Volsci.
  Caesar  querit ex Lisco ea: Cesare chiese a Lisco quelle cose.
Il  verbo “petere” assume però  diversi significati oltre a quello di chiedere:
  dirigersi:  petere Romam: dirigersi a Roma
  assalire:  petere hostem: assalire il nemico
  aspirare:  petere consulatum: aspirare al consolato
IL GENITIVO
E’ il caso del compl. di specificazione e può dipendere da sostantivi, aggettivi o verbi.
Genitivo di convenienza
  E’ detto anche genitivo  pertinentivo e in italiano si traduce con l’espressione è dovere di, è compito  di, è proprio di.
  In latino non  c’è nessun termine che traduca “dovere”, “compito” etc., ma è reso solo col genitivo.
  Es. Militum est parere: è  compito dei soldati obbedire.
  Le espressioni col  possessivo: “è mio, tuo dovere” si traduce con “meum ,tuum est”; se invece il  possessivo è di terza persona si traduce con : eius, eorum (illius, illorum)  est.
Genitivo partitivo
  Esprime il tutto di cui  il sostantivo reggente indica una parte.
  Esso si ha in dipendenza  di:
- sostantivi che esprimono numero: numerus, pars, multitudo etc.
Es. Militum pars in castra pervenit: una parte dei soldati giunse nell’accampamento.
- comparativi o superlativi come maior, prior, maximus, primus.
Es. Excellentissimi fuerunt Persarum Cyrus et Darius: Dei Persiani i più famosi furono Ciro e Dario.
- da pronomi indefiniti, numerali o avverbi di luogo come nemo, nullus, aliquis, quis, unus, duo, ubi, ubicumque etc.
Es. Exspectabam aliquem meorum: aspettavo qualcuno dei miei.
Genitivo dipendente da aggettivi e da participi 
  Genitivo con aggettivi
  Si ha il genitivo con  aggettivi che indicano:
- desiderio o avversione: cupidus, avidus etc.
- memoria, esperienza, pratica e conoscenza: peritus, prudens, conscius etc.
- partecipazione, padronanza, proprietà, abbondanza: particeps, communis etc.
  Genitivo con participi
  Il genitivo si ha con  participi presenti che hanno valore di aggettivi.
  Es. amans, patiens etc.
Genitivo con interest e refert
  I verbi interest  e refert nel significato di importare,  interessare, stare a cuore sono usati impersonalmente e hanno questa  costruzione:
- la persona alla quale interessa va in genitivo
Es. Agli scolari importa:  discipulorum interest
  Ma coi pronomi personali  “a me”, “a te” importa si dice: mea, tua, interest.
  Per il pronome di terza  persona si usa sempre illius, illorum interest (mai sua).
- la cosa che importa non si esprime mai con un sostantivo, ma:
- con un pronome neutro
- con l’infinito
- col congiuntivo retto da ut (ne se è negativa)
- con un’interrogativa indiretta
Es. A tutti importa agire  bene: omnium interest recte facere
  A me non importa il loro  giudizio: mea nihil interest quid illi sentiant.
  A te interessa questo:  tua interest hoc.
  IL DATIVO
Dativo con verbi transitivi
  Moltissimi sono i verbi  transitivi sia in italiano sia in latino che, oltre al complemento oggetto,  richiedono una determinazione secondaria espressa dal complemento di termine.
  Es. do (dare), tribuo  (attribuire) etc.
  Es. Iis Caesar libertatem  concessit: Cesare concesse loro la libertà.
Dativo con verbi intransitivi
  Essi si dividono in tre  gruppi:
- verbi intransitivi in entrambe le lingue e in entrambe costruiti col dativo
- verbi intransitivi in entrambe le lingue ma che in italiano si costruiscono con un caso diverso dal dativo
- verbi intransitivi in latino (costruiti col dativo) e transitivi in italiano (con il compl. ogg.)
- appartengono a questo gruppo verbi che, tra gli altri, significano:
- obbedire: oboedio, pareo, etc.
- resistere: resisto, obsto, etc.
- nuocere: noceo, obsum, etc.
- giovare: prosum, proficio, etc.
Es. Mundus deo paret: Il mondo obbedisce a Dio.
- appartengono a questo gruppo verbi che, tra gli altri, significano:
- dico bene: benedico
- dico male: maledico
- mi adiro: irascor
- mi fido: fido
- confido: confido
- diffido: diffido
- mi congratulo: gratulor
Es. Non debebas optimo viro maledicere: non dovevi dir male di quell’ottimo uomo
- appartengono a questo gruppo verbi che, tra gli altri, significano:
- persuado: persuadeo
- invidio: invideo
- minaccio: minor
- aiutare: succurro, subvenio, auxilior etc.
- perdono: parco, tempero, etc.
- studio: studeo
- applaudisco: plaudo
  Es. Probus invidet  nemini: l’uomo probo non invidia nessuno.
Il passivo impersonale dei verbi intransitivi col  dativo
  I verbi che si  costruiscono col dativo ammettono in latino la costruzione passiva  solo in forma impersonale.
  Noi diciamo: “I ricchi  sono invidiati dai poveri”, ma in latino si deve dire: “Ai ricchi si porta  invidia dai poveri”.
  Di fatto il soggetto  diventa compl. di termine al dativo, il verbo è usato impersonalmente (terza persono  singolare) e il compl. d’agente resta tale.
  Es. I soldati vittoriosi  furono applauditi dai cittadini : Militibus victoribus plausum est a civibus.
  Se questi verbi dipendono  da un verbo servile, sarà questo ad assumere la forma impersonale.
  Es. Io comincio ad essere  invidiato: mihi incipit invideri.
Verbi composti con doppia costruzione
  Molti verbi composti con  preposizioni (ad, ante, cum, in, ob, post, etc.) come infero, confero, impono,  accedo etc. si costruiscono:
- o col dativo
- o, ripetendo la preposizione, hanno il caso voluto da essa.
Es. A Cassio si aggiunse coraggio: Cassio animus accessit.
Costruzione di dono, induo, exuo etc.
  I verbi dono (dono) ,  circumdo (circondo), induo ( vesto), exuo (spoglio), aspergo (spruzzo), macto (  sacrifico), intercludo (impedisco), ammettono doppia costruzione:
- il dativo della persona e l’accusativo della cosa
- l’accusativo della persona e l’ablativo della cosa.
La diversa costruzione resta anche nella forma passiva.
Es. Papirio mi donò dei  libri.
  Costruzione a) attiva:                                                                     Costruzione  b) attiva:
  Papirius mihi libros  donavit                                                             Papirius  me libris donavit
  Costruzione a) passiva:                                                                  Costruzione  b) passiva:
  Libri mihi donati sunt a  Papirio                                                      Ego  a Papirio libris donatus sum
Es. Il duce circonda  l’accampamento con un vallo.
  Costruzione a) attiva:                                                                     Costruzione  b) attiva:
  Dux castris vallum  circumdat                                                         Dux  castra vallo circumdat
  Costruzione a) passiva:                                                                  Costruzione  b) passiva:
  A duce castris vallum  circumdatur                                                A  duce castra vallo circumdantur
Verbi di eccellenza
  Si definiscono verbi di  eccellenza quelli che significano “precedere, superare”. 
  Es. antecello, excello,  antecedo, antisto, praesto.
  Essi vogliono:
- la cosa in cui si è superiori va in ablativo semplice (compl. di limitazione)
- la persona che si supera va in dativo o in accusativo
Es. Cabria superava tutti  in autorità: Chabrias omnes (oppure omnibus) auctoritate anteibat.
  I verbi praecedo,  praecurro, supero, vinco hanno sempre la persona in accusativo.
  Es. Gli Elvezi superano  in valore tutti gli altri Galli: Helvetii reliquos Gallos virtute praecedunt.
Dativo con aggettivi
  Si ha il dativo, tanto di  persona quanto di cosa, con molti aggettivi indicanti:
Con  gli aggettivi similis, dissimilis si usa sia  il dativo sia il genitivo.
  Con similis e dissimilis  il genitivo si usa sempre con i pronomi personali: mei, tui, nostri similis:  simile a me, a te , a noi etc.
Il dativo d’agente
  Si usa in sostituzione di  a + ablativo con la coniugazione perifrastica passiva.
  Es. Gloria non est bonis  viris repudianda.
  La gloria non deve essere  rifiutata dagli uomini buoni.
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  L’ABLATIVO
Ablativo di allontanamento e separazione
  Si ha l’ablativo di  allontanamento e separazione con i verbi che significano:
- allontanare o allontanarsi: es. pello, expello, eicio, amoveo.
Essi hanno l’ablativo con  a opp. ab, se il termine da cui si indica l’allontanamento è una persona.
  Essi hanno l’ablativo  semplive oppure preceduto da a (ab), e, ex, de se il termine da cui si indica  l’allontanamento è una cosa.
  Es. Timoleon Dionysium  tota Sicilia depulit: Timoleonte cacciò Dionigi da tutta la Sicilia.
- liberare, alleggerire: es. libero, solvo, absolvo
Essi hanno l’ablativo con  a (ab)  con nomi di persona, ablativo  semplice con i nomi di cosa.
  Es. Timotheus Cyzicum  obsidione liberavit: Timoteo liberò Cizico dall’assedio.
- separare, dividere, distinguere: es: separo, secerno, distinguo.
Essi hanno l’ablativo con  a (ab) sia con i nomi di cosa sia di persona.
  Es. Rhenus agrum  Helvetium a Germanis dividit: Il Reno divide il territorio elvetico dai  Germani.
Ablativo di origine e provenienza
  L’ablativo di origine si  ha in dipendenza da verbi come: nascor, orior, gigno (nascere etc.) e dai  participi da essi derivati.
  Essi hanno due  costruzioni:
- ablativo semplice della famiglia da cui si proviene e con i nomi propri dei genitori e i loro appellativi (pater etc.)
Es. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi: Catilina, nato da nobile famiglia, fu di grande forza.
- ablativo con e, ex, de con pronomi, nomi comuni e per indicare origine dei fiumi.
Es. Ferunt ex serva natum Servium: dicono che Servio sia nato da una serva.
Ablativo d’agente e di causa efficiente
  Si usa in espressioni  passive per indicare chi compie l’azione.
  L’ablativo è d’agente e  espresso con a (ab) e l’ablativo se l’essere è animato.
  L’ablativo è di causa  efficiente e espresso in modo semplice se l’essere è inanimato
Ablativo di materia
  Per indicare la materia  di cui è fatto un oggetto si usa l’ablativo preceduto da e, ex, de.
  A volte si usa un  aggettivo corrispondente.
  Es. Patera aurea oppure  ex auro: una coppa d’oro
Ablativo di argomento
  La persona o la cosa  intorno a cui si parla si esprime con de e ablativo.
  Es. De agricultura Varro  scripsit: Varrone scrisse sull’agricoltura.
Ablativo di mezzo o strumento
  L’ablativo strumentale  indica la persona, l’animale o la cosa per mezzo della quale si compie una  determinata azione. Esso si rende:
- in ablativo semplice se è una cosa o animale
- con per e l’accusativo se è persona
Ablativo con utor (uso), fruor ( usufruisco), fungor (  adempio), vescor (mi cibo), potior (mi impadronisco)
  Hanno l’ablativo di  natura strumentale i verbi suddetti.
  Es. Carne vescebntur: si  nutrivano di carne
  Potior può anche  costruirsi con il genitivo nell’espressione potiri rerum: mi impadronisco del  potere.
Costruzione di opus est
  L’espressione opus est  significa “bisogna”, “è necessario”. Essa può avere doppia costruzione:
- Costruzione impersonale: la persona che ha bisogno va in dativo, la cosa di cui si ha bisogno in ablativo e il verbo alla terza singolare.
Es. Tuo adventu nobis opus est: Noi abbiamo bisogno del tuo arrivo
- Costruzione personale: la persona che ha bisogno va in dativo, la cosa di cui si ha bisogno diventa soggetto e va in nominativo, il verbo si concorda con il soggetto.
Es. Nobis permulta exempla  opus sunt: Noi abbiamo bisogno di molti esempi.
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  Costruzione di dignus (degno) e indignus (indegno)
  Con questi aggettivi si  ha costantemente l’ablativo.
  La cosa di cui si è degni  può essere costituita sia da un sostantivo (che andrà sempre in ablativo) sia  da un verbo.
  Es. Tu sei degno di  essere lodato.
  In latino il verbo può  essere reso con una proposizione relativa espressa da qui, quae, quod + il  congiuntivo presente (se la reggente è un tempo principale) o il congiuntivo  imperfetto (se la reggente è un tempo storico). Il relativo si concorda con il  sostantivo al quale si riferisce.
  Es. Hominem cognosces  dignum, qui a te diligatur: conoscerai un uomo degno di essere amato da te.
  Publius indignus erat,  cui oboediretur: Publio era indegno di essere obbedito.
Ablativo di causa
  L’ablativo di causa  indica la ragione per cui si agisce e la causa può essere espressa :
- con l’ablativo semplice
- con ob o propter e l’accusativo
- con prae e l’ablativo se si tratta di causa impediendi, cioè che impedisce a compiere una determinata azione.
Es. Prae lacrimis scribere non possum: per le lacrime non riesco a scrivere.
Ablativo di compagnia e unione
  Si usa l’ablativo  preceduto da cum per esprimere la persona o la cosa con cui si compie  un’azione.
  Es. Vagamur cum  coniugibus et liberis: Vaghiamo con le mogli e i figli.
Ablativo di modo
  L’ablativo di modo serve  a indicare in quale maniera si compie un’azione. Esso si può trovare con o  senza cum.
- l’ablativo con cum quando il complemento è costituito dal solo sostantivo.
Es. Fictas fabulas cum voluptate legimus: leggiamo con piacere i racconti favolosi
- l’ablativo semplice o con cum frapposto sé il complemento è costituito da sostantivo più attributo.
Es. Verum summa (cum) cura conquirimus: Ricerchiamo la verità con somma cura.
Fonte: http://www.liceodavigonicoloso.it/classi/elenadelucchi/sint_casi.doc
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