Emozioni e organizzazione nel mondo del lavoro
Emozioni e organizzazione nel mondo del lavoro
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Emozioni e organizzazione nel mondo del lavoro
CLIMA E CULTURA 
  Emozioni e  organizzazione
  “Scoperta” della vita  emotiva dell’organizzazione a partire dagli studi di Elton Mayo (anni  ‘30 del ‘900).
  Passaggio da un’idea di organizzazione intesa come  burocrazia efficace quando deumanizzata (sine ira ac studio) alla  consapevolezza che la vita organizzativa è “spinta” da forze emotive irriducibili, sollecitate ogni giorno e  particolarmente attivate in momenti specifici (cambiamenti, transizioni, crisi,  …). Esplorazione di costrutti quali la soddisfazione lavorativa
  Lettura psicodinamica  della vita organizzativa (Tavistock Institute of Human Relations, Londra),  Approccio costruttivista.
Approccio psicodinamico all’organizzazione
  Quando si utilizza il  termine psicodinamico si  fa riferimento a tutte quelle prospettive che forniscono teorie e modelli  esplicativi a proposito delle fonti di energia del comportamento umano, delle  forze motivazionali e di come esse sono vissute all’interno delle relazioni.
  La parola chiave di questo approccio è “within”. Ansia, autorità, confini,  tempo, compito primario… rappresentano concetti centrali e sufficientemente  condivisi.
  L’approccio psicodinamico si colloca all’interno della psicologia e include la psicoanalisi,  la psicologia analitica, la psicologia interpersonale e la field theory:  pone al centro l’individuo (il suo “mondo interno”) e la sua relazione con il  contesto.  Si contrappone invece a tutti quegli approcci che considerano il  comportamento direttamente osservabile e controllabile.
  Elementi distintivi:
  1. Un metodo di  studio degli aspetti inconsci a livello individuale, di gruppo e del  sistema organizzativo. L’approccio psicodinamico si propone di cogliere le  logiche inconsce per comprendere ciò che appare non comprensibile.
  2. Una particolare attenzione per alcuni concetti specifici della letteratura  psicoanalitica (clinica), quali quelli di transfert e controtransfert, difesa  psicologica, proiezione, identificazione proiettiva, …
  3. Una tensione  verso l’esplorazione della soggettività, dei sogni, dell’immaginazione,  della fantasia, al fine di cogliere le ragioni di quelle discrepanze tra ciò  che si vorrebbe e ciò che ci si trova a fare.
Le emozioni hanno in sé l’energia del “movente” (emozioni e  motivazione). Le emozioni sono un impulso profondo: rappresentano il collante  dei gruppi ma sono anche le forze che portano alla distruzione. I comportamenti  sono sempre il prodotto di una qualche emozione. L’approccio psicodinamico si è  concentrato, in particolare, su alcuni costrutti: ansia e fonti d’ansia,  riattivazione di ansie primarie,  fantasie,   meccanismi di difesa,  emozioni e  comportamenti, 
  Ansia e fonti  d’ansia
  I primi contributi psicodinamici allo studio della vita  emotiva nelle organizzazioni richiamano le teorie della Klein e di Bion. Eliot  Jaques (1951, 1955) può essere considerato il fondatore del paradigma delle  difese contro l’ansia.
  Alla base di questo paradigma l’idea che gli  individui costruiscono e scelgono le organizzazioni per difendersi da due tipi  di ansia: 1) ansie paranoidi, primitive (paura di essere annientati e  distrutti); 
  2) ansie depressive, timori per la  perdita di un oggetto amato intensamente.
  Jaques afferma dunque che, osservando le istituzioni,  potremmo trovare esempi di irrealtà, scissione, ostilità, sospetto. Ciò accade  perché le persone si uniscono in organizzazione per proteggersi dalle angosce e  dalle paure, si utilizzano reciprocamente a questo scopo dando origine a  relazioni cariche di significati che “disturbano” la relazione stessa (v. studi  del Tavistock; lettura di fenomeni di vittimismo, arroganza, passività,  creazione del capro espiatorio).
  Lo studio di Isabel  Menzies (1960)
  Nello studio realizzato presso il personale infermieristico  di un ospedale londinese l’autrice ha evidenziato i meccanismi utilizzati per  far fronte ai vissuti emotivi (pietà, compassione, amore, odio, colpa,  risentimento, odio, a volte intrecciati) legati alla relazione con i pazienti e  i loro familiari:
- Elevata specializzazione e riduzione al minimo del contatto con il paziente
 - Spersonalizzazione dei pazienti (indicati con numeri)
 - Riduzione delle decisioni da prendere (presenza di lista di compiti da eseguire)
 
- Mancanza di chiarezza nella distribuzione delle responsabilità formali.
 
Questo apprendistato all’esercizio del distacco professionale riusciva a dare solo un sollievo illusorio dall’ansia, come dimostrato dall’elevato turnover.
Approccio  costruttivista ed emozioni
  Le emozioni sono apprese nei contesti sociali e culturali e  alla loro espressione sono associate reazioni corporee (apprese) il cui  significato dipende dalle circostanze e dalle interazioni discorsive degli  attori organizzativi. Il lessico delle emozioni evoca il loro significato  culturale (nostalgia, ad esempio, negativo in russo, greco e tedesco, e positivo  in inglese).
  L’approccio costruttivista si è concentrato, in particolare,  su alcuni costrutti:
- Emotional display – esibizione di un’emozione, soggetta a norme culturali
 - Emotion work; emotional dissonance – controllo delle emozioni provate e manifestazione di vissuti emotivi coerenti con le richieste dell’organizzazione; possibili ricadute negative in termini di malessere
 - Emotional zones – setting organizzativi che rinviano a regole diverse (ufficio, corridoio, sala riunioni, …).
 
Le origini degli  studi sul clima organizzativo : Atmosfera sociale (v. Lewin,  Lippitt e Withe, 1939)
  “… qualcosa d’intangibile, una proprietà della situazione  sociale complessiva (…). L’atmosfera psicologica è dunque quel sistema di  percezioni e di attribuzioni di significato che i protagonisti di un campo  psicologico giudicano pertinente in uno spazio e in un tempo dato”.
  Clima organizzativo e psicologico – metafora che evoca la  possibilità di avere un’idea dell’aria che si respira all’interno di  un’organizzazione (Depolo, 1990).
- Clima (manifestazione della cultura a carattere maggiormente mutevole)≠Cultura organizzativa (alto livello di astrazione e maggiore stabilità)
 - Clima (descrizione percepita dell’ambiente di lavoro)≠ Soddisfazione nel lavoro (risposta di valutazione affettiva delle persone in relazione ad aspetti del loro lavoro)
 
Approccio strutturale
  IL CLIMA È INTESO COME CARATTERISTICA DELL’ORGANIZZAZIONE  CHE ESISTE INDIPENDENTEMENTE DAI MEMBRI E DALLE LORO PERCEZIONI. È UN INSIEME  DI ATTRIBUTI ORGANIZZATIVI (DIMENSIONE,  TIPO DI STRUTTURA, STILE DI LEADERSHIP, …) CHE CONSENTE DI DISTINGUERE  UN’ORGANIZZAZIONE DA UN’ALTRA, PERSISTE NEL TEMPO, INFLUENZA I COMPORTAMENTI.  LITWIN E STRINGER (1968) SOSTENGONO CHE IL CLIMA POSSA VARIARE AL VARIARE DELLO  STILE DI LEADERSHIP. Critiche: non si valuta l’impatto soggettivo, le  differenze tra gruppi diversi, i processi interattivi.
  Approccio percettivo
  GLI INDIVIDUI INTERPRETANO GLI EVENTI SULLA BASE DI ASPETTI  PSICOLOGICAMENTE SIGNIFICATIVI. IL SOGGETTO CREA UNA RAPPRESENTAZIONE PSICOLOGICA DEL CLIMA BASATA SIA SULLA STRUTTURA  SIA SUI PROCESSI ORGANIZZATIVI TRA CUI COMUNICAZIONE, LEADERSHIP, DECISIONE.  JAMES E JONES (1974) E, SUCCESSIVAMENTE, JOYCE E SLOCUM (1982) DISTINGUONO TRA  CLIMA ORGANIZZATIVO (attributi  dell’organizzazione e loro effetti) E CLIMA PSICOLOGICO (percezione del clima organizzativo). Critiche: è  trascurata l’interazione tra persone e tra persone e ambiente.
  Approccio  interattivo
  È UNA SINTESI DEI DUE APPROCCI PRECEDENTI. LE INTERAZIONI TRA INDIVIDUO GENERANO  PERCEZIONI CONDIVISE DA CUI HA ORIGINE IL CLIMA (SCUOLE DI PENSIERO:  FENOMENOLOGIA E INTERAZIONISMO SIMBOLICO). IL CLIMA È DUNQUE UN ATTEGGIAMENTO COLLETTIVO PRODOTTO E  RIPRODOTTO NELLE INTERAZIONI TRA I MEMBRI (D’AMATO, MAJER, 2005). Critiche: non  spiega l’influenza dell’ambiente.
  Approccio culturale
  COME L’APPROCCIO INTERATTIVO PONE AL CENTRO LA RELAZIONE TRA  I MEMBRI DELL’ORGANIZZAZIONE MA EVIDENZIA ANCHE IL RUOLO DELLA CULTURA (INSIEME DI SIGNIFICATI  CONDIVISI DAI MEMBRI DI UN GRUPPO), SPOSTANDO L’ATTENZIONE SUL PIANO SOCIALE.
  Sviluppi recenti: Definizione proposta da D’Amato e Majer (2005): clima come un costrutto multidimensionale, un  fenomeno complesso al quale partecipa una pluralità di forze (cause) da un lato  e dall’altro che si traduce in una pluralità di esiti (effetti).
  L’analisi di clima:  le precondizioni
  CHIARIRE LE RAGIONI “REALI” CHE SPINGONO LE ORGANIZZAZIONI A  REALIZZARE L’ANALISI DI CLIMA VERIFICARE IL LIVELLO DI CONSAPEVOLEZZA CIRCA GLI  EFFETTI LEGATI ALLA REALIZZAZIONE DELL’ANALISI VERIFICARE IL RAPPORTO TRA  POSSIBILI:
- BENEFICI :
 
FORNIRE  INFORMAZIONI PER PROGETTARE AZIONI;
  CHIARIRE  I PROBLEMI E AIUTARE A RAZIONALIZZARLI;
  ATTIVARE  ASPETTATIVE E STIMOLARE ENERGIE; PREPARARE AL CAMBIAMENTO;
  GENERARE SODDISFAZIONE (EFFETTO  HAWTHORNE)
- RISCHI :
 
 CONTRIBUIRE A SCATENARE TENSIONI; 
  CREARE  RESISTENZE LEGATE A VISSUTI DI TIMORE;
  CREARE FRUSTRAZIONE E SFIDUCIA SE NON VERRANNO  PRESI ADEGUATAMENTE IN CONSIDERAZIONE (E, ANCOR PRIMA, DIFFUSI) I RISULTATI  DELL’ANALISI.
L’analisi di clima, i passaggi operativi:
- Individuazione del gruppo di lavoro e definizione degli obiettivi generali
 - Analisi preliminare del contesto organizzativo e definizione di obiettivi specifici
 - Scelta della popolazione e messa a punto della metodologia e scelta degli strumenti
 - Preparazione dei materiali per la comunicazione e presentazione della ricerca ai soggetti coinvolti
 - Verifica della funzionalità della procedura e delle tecniche
 - Raccolta dei dati
 - Analisi dei dati
 - Preparazione di un primo report e discussione con i committenti
 - Stesura del report definitivo e restituzione dei risultati ai soggetti coinvolti
 
- Eventuali approfondimenti
 
Metodi e strumenti:
  Ricerca qualitativa (Interviste, osservazioni e  focus-group), quantitativa (questionari), quali-quantitativa (focus group,  questionari)
  Questionari:
- tailor-made - costruiti su misura per l’organizzazione – hanno il vantaggio di essere calati nella specifica organizzazione ma possono essere deboli dal punto di vista delle qualità metriche e non consentono confronti con altre realtà
 - ready-made – già disponibili in letteratura (es. M_DOQ10; D’Amato, Majer, 2005) – consentono confronti con altri contesti però possono non rispecchiare del tutto la realtà specifica in cui sono somministrati
 - approccio misto.
 
LA CULTURA: LE  ORIGINI
  “L’APPROCCIO CULTURALE” O “SIMBOLICO-INTERPRETATIVO”  ACQUISTA CENTRALITÀ NELL'AMBITO DEGLI STUDI ORGANIZZATIVI TRA GLI ANNI '70-'80  PER TRE RAGIONI:
- RICONOSCIMENTO DEL LIMITE METODOLOGICO DEL PARADIGMA NEOPOSITIVISTA.
 - L'AFFERMARSI DEL MODELLO AZIENDALE GIAPPONESE.
 - LA CRESCENTE IMPORTANZA NEL LAVORO DELLA QUALITÀ DELLA VITA E DELLE DIMENSIONI EMOTIVE.
 
L' APPROCCIO CULTURALE È INTERDISCIPLINARE E SI AVVALE DEI  CONTRIBUTI DI TRE DISCIPLINE: ANTROPOLOGIA, SOCIOLOGIA, PSICOLOGIA
  Che cosa è una  cultura organizzativa? L’insieme coerente di assunti fondamentali
- LA RELAZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE CON L’AMBIENTE
 - LA NATURA DELLA REALTÀ E DELLA VERITÀ
 - LA NATURA DELL’UOMO
 - LA NATURA DELL’ATTIVITÀ UMANA
 - LA NATURA DELLE RELAZIONI UMANE
 
ASSUNTO: Tipicamente inconsci e dati per scontati
  VALORE: Tipicamente preconsci e discutibili
  “LA CULTURA ORGANIZZATIVA PRESENTA MATERIALE PREDISPOSTO A  LIVELLO COGNITIVO, EMOTIVO, ETICO ED ESTETICO CHE RAPPRESENTA PER CHI ENTRA A  FAR PARTE DI QUELLA CULTURA UNA SORTA DI ANCORAGGIO, UN PUNTO DI APPOGGIO, SE  NON UN PILASTRO ORGANIZZATIVO, A PARTIRE DEL QUALE È POSSIBILE PREFIGURARE  L'AZIONE, OTTENERE ORIENTAMENTO E GUIDA PER INOLTRARSI CON QUELLA SORTA DI  MAPPA O BUSSOLA NEL TERRITORIO ORGANIZZATIVO SENZA IL TIMORE DI PERDERSI E DI  DOVER COSTANTEMENTE INTERROGARSI SULLA CORRETTEZZA DELLE RISPOSTE AGLI  INNUMEREVOLI PROBLEMI CHE SI PRESENTANO QUOTIDIANAMENTE”. (PICCARDO, 1992)
  Una cultura  organizzativa ha la funzione di generare MODELLI
  COGNITIVI EMOTIVI  => PERMETTONO LA CATEGORIZZAZIONE E L'INTERPRETAZIONE DI CIÒ CHE  ACCADE AFFETTIVI => RIGUARDO  ALL'IMPEGNO E L'ENERGIA E IL SENSO DI APPARTENENZA DEI SINGOLI
  SOSTANZA e FORME  ESPRESSIVE 
- SOSTANZA- CONTENUTI=> Valori, Orientamenti, Credenze, Abitudini
 - FORME ESPRESSIVE => Manifestazioni attraverso le quali i valori, le credenze, le abitudini vengono espressi e comunicati ai membri del gruppo
 
Sostanza e contenuti:
- LOGOS – INSIEME DI CREDENZE CHE INDICANO LE INTERPRETAZIONI ADOTTAT DAI SOGGETTI NEI CONFRONTI DI QUANTO ACCADE. LE CREDENZE SONO INERENTI CIÒ CHE È VERO E CIÒ CHE È FALSO.
 - ETHOS – INSIEME DI VALORI CHE CORRISPONDONO A GIUDIZI DI PREFERIBILITÀ, RISPONDENDO ALLE DOMANDE IN MERITO A CIÒ CHE È GIUSTO O SBAGLIATO.
 - PATHOS – SI RIFERISCE ALLA CONOSCENZA DELLA REALTÀ ORGANIZZATIVA ATTRAVERSO I SENSI E I SENTIMENTI, NON SOLO TRMAITE CREDENZE E RAGIONAMENTI.
 - AISTHESIS – SI RIFERISCE ALLE PERCEZIONI DI CIÒ CHE È BELLO E DI CIÒ CHE È BRUTTO ED È CONSIDERARTA UNA SPECIFICAZIONE DELLA DIMENSIONE PRECEDENTE.
 - GENUS – IL CAMPO SIMBOLICO ORGANIZZATIVO È “SESSUATO”, CIOÈ LEGGIBILE ANCHE IN TERMINI DI GENERE. LE REGOLE DI COMPORTAMENTO PROFESSIONALE POSSONO ESSERE DIVERSAMENTE ORDINATE PER GLI UOMINI E PER LE DONNE.
 - POLIS – SI RIFERISCE ALLA DINAMICA DEL POTERE, A COME SI È CONSOLIDATO A COME DEVE ESSERE ESERCITATO.
 - METHODOS – SI RIFERISCE AL SAPERE “CHE COSA” FARE E AL “COME” FARLO (O NON FARLO).
 
Forme espressive:
- LINGUAGGIO – OGNI CULTURA ORGANIZZATIVA TENDE A SVILUPPARE UN LINGUAGGIO IDIOSINCRATICO CHE COMUNICA UN TESSUTO SOCIALE E HA IL POTERE DI CONDIZIONARE I PROCESSI DI AZIONE, OLTRE CHE PERCETTIVI E DI PENSIERO.
 - MITI – NARRAZIONI IN FORMA DRAMMATICA DI VICENDE PASSATE, I MITI SERVONO A LEGITTIMARE AZIONI E IDEE CONTENUTI NELLA NARRAZIONE. SOSPENDENDO LE REGOLE DELLA LOGICA, ESSI COLLOCANO GLI EVENTI OLTRE LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA IN MERITO ALLA LORO VERITÀ O FALSITÀ.
 - STORIE – SONO NARRAZIONI DI ANEDDOTI ED EPISODI CHE CARATTERIZZANO LA QUOTIDIANITÀ RAPPRESENTATE COME UNICHE E IRRIPETIBILI, RICALCANO IN REALTÀ DEI COPIONI CONTESTUALIZZATI ATTRAVERSO I QUALI OFFRONO RISPOSTE AD ALCUNI DILEMMI ORGANIZZATIVI.
 - SAGHE – HANNO ORIGINE DALL'INTRECCIO DI STORIE E MITI. ESSE RACCONTANO LA VICENDA SPESSO STRAORDINARIA DI NASCITA, SVILUPPO ED EVOLUZIONE DI UN'ORGANIZZAZIONE.
 - RITI – SONO AZIONI CHE NECESSITANO DI UN CONSUMO DI RISORSE. SI TRATTA DI ATTIVITÀ, CARATTERIZZATE DA UN CERTO GRADO DI FORMALITÀ, REALIZZATE MEDIANTE INTERAZIONI SOCIALI E A BENEFICIO DI UN PUBBLICO E CON CONSEGUENZE SOCIALI DI RILIEVO. LE CERIMONIE – SONO UN INSIEME COMPOSITO DI RITI.
 - ARTEFATTI – SI TRATTA DEI PRODOTTI TANGIBILI E DEL SETTING FISICO DELLA VITA ORGANIZZAITIVA. QUANTO PIÙ CREDENZE, VALORI E ASSUNTI SONO RADICATI, TANTO PIÙ SARANNO REIFICATI NELLA MATERIALITA’ DELL'ORGANIZZAZIONE PER RICHIAMARE I SOGGETTI ALLA LORO IDENTITÀ ORGANIZZATIVA E PER TRAMANDARE LA CULTURA.
 
ALL'INTERNO DELLA MEDESIMA ORGANIZZAZIONE POSSANO CONVIVERE PIÙ CULTURE IN TERMINI DI SOTTOCULTURE. IN GENERE SONO DISTINGUIBILI:
- CORPORATE CULTURE: LA CUTURA DOMINANTE DEL VERTICE AZIENDALE;
 - CONTROCULTURE: LE CULTURE CHE SI OPPONGONO ALLA CULTURA GENERALE;
 - SOTTOCULTURE ORTOGONALI A QUELLA DOMINANTE.
 
Workhaolism
  L’over-commitment di tempo ed energie dedicati al lavoro è  stato definito in letteratura con la nozione di workaholism: An excessive and uncontrollable need to  work that permanently disturbs health, happiness and relationships (Oates,  1971)
  Attualmente non esiste tra gli studiosi una definizione  comune e condivisa di workaholism e i contributi esistenti sono caratterizzati  da scarso accordo sul suo significato e sulla sua genesi (Griffiths, 2005).
  Nella letteratura scientifica di riferimento prevalgono  spiegazioni personologiche sebbene recentemente alcuni studiosi abbiamo messo  in luce la possibile influenza del contesto (insicurezza lavorativa, culture organizzative  over-work, …).
  Si segnala, ciononostante, un crescente interesse  scientifico e accademico per questo fenomeno, considerato una delle dipendenze  più comuni del nostro secolo (Vodanovich & Piotrowski, 2006).
  Alcuni studiosi hanno chiarito la differenza tra workaholism  e work engagement, mettendo in luce le conseguenze negative che connotano il  primo (Schaufeli et al., 2008; van Beek et al., 2012).
  Nello specifico, il workaholism è stato messo in relazione  con:  Scarsa salute psicologica e  fisica,  Job stress e burnout, Conflitto  lavoro-famiglia, Problemi familiari,Bassa qualità delle relazioni lavorative e  personali, Difficoltà di comunicazione,   Insoddisfazione per la vita in generale, Assenteismo, intenzioni di  cambiare lavoro, scarsa produttività 
  Presenteismo => Con l’espressione «presentismo» si fa  riferimento al fatto di recarsi al  lavoro anche quando ci si sente malati (Aronsson et al., 2000). Questo  genere di comportamenti è alimentato da alcune culture lavorative basate su commitment, proattività,  disapprovazione dell’assenza (Hansen e Andersen, 2008). Diversi studi  evidenziano come il presentismo sia in realtà controproducente per le stesse  organizzazioni poiché conduce ad esiti  negativi sul fronte del benessere dei lavoratori e anche della  produttività aziendale (Collins et al. 2005).
  Recovery:  processo per il quale il sistema di funzionamento individuale, messo alla prova  da un’esperienza stressante, ritorna alla situazione prestress (Meijman &  Mulder, 1998).
  Legame tra  CLF e recovery: le richieste provenienti dal dominio lavorativo e da  quello familiare non sono da considerarsi necessariamente negative se seguite  da un’adeguata attività di recovery (Meijman & Mulder, 1998). È stato  dimostrato che:
- Il CLF aumenta il bisogno di recovery (Demerouti, Taris, & Bakker, 2007);
 - Il recovery modera la relazione tra CLF ed esiti di tipo psicologico (Moreno-Jimenez et al., 2009).
 
Le esperienze di recovery possono essere un mediatore tra le  caratteristiche del lavoro e alcuni esiti di benessere/malessere (Kinnunen et  al., 2011) o moderare la relazione tra le variabili.
  Esperienze di recovery (Sonnentag & Fritz, 2007)
  Psychological  detachment: distacco fisico e psicologico dal lavoro; Relaxation: bassa attivazione e  aumento di sentimenti positivi => Effort-Recovery  Model (Meijman & Mulder, 1998): suggeriscono l’assenza di altre  richieste così che il sistema di funzionamento personale non sia sollecitato
  Mastery:  attività, anche impegnative, per distrarsi dal lavoro, apprendere e sviluppare  abilità e competenze; Control:  controllo su come viene gestito il tempo libero => Conservation of Resources Theory (Hobfoll,  1998): possono portare nuove risorse alla persona (es. energia, auto-efficacia  o emozioni positive)
Fonte: http://www.appuntiunito.it/wp-content/uploads/2013/12/psicologia-del-lavoro.doc
Sito web da visitare: http://www.appuntiunito.it
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