Il meridionalismo nella letteratura italiana tra '800 e '900

 

 

 

Il meridionalismo nella letteratura italiana tra '800 e '900

 

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Il meridionalismo nella letteratura italiana tra '800 e '900

  • fine 1800-inizi 1900:

           > denuncia giornalistica
> P.Villari lancia sull’Opinione di Roma (1875) con Lettere meridionali la prima denuncia dei mali del sud
> G.Salvemini: moralista (astratto) socialista, identifica tre cause dell'arretratezza [poi fonda Unità]:

  • struttura semifeudale                                 > contro il latifondo
  • politica accentratrice e corruttrice    > contro la burocrazia
  • oppressione economica del nord      > contro Giolitti

                      > G.De Sanctis pubblica le lezioni su Il Roma (1862)
> Corriere del mattino (1876); 1887: Scarfoglio fonda il Corriere di Napoli, su cui appare L’innocente di D’Annunzio.
> fornire elementi di conoscenza (Verga)
> cadere in schemi convenzionali, pittoreschi e folclorici (D’Annunzio)

 

  • 2. 1930-1940:

           > C.Alvaro (1895-1956) confronta vita paesana e vita cittadina, analizza la carriera degli intellettuali e il loro rapporto con popolo e borghesi
Gente in Aspromonte 1930, L’età breve 1946; romanzi cittadini: L’uomo nel labirinto 1926, L’uomo è forte 1938

           > V.Brancati (1907-1954) descrive una provincia analoga a quella russa (Gogol’), che fa sfondo a storie rappresentate con estro moralistico e caricaturale
Gli anni perduti 1941, Dongiovanni in Sicilia 1942, Il bell’Antonio 1949, Paolo il caldo 1955

           > Vittorini descrive una Sicilia legata alle province letterarie americane e con spessore simbolico

           > I.Silone descrive vicende abruzzesi i cui contenuti sono soprattutto ideologici e simbolici

  • 3. post 1945: ne parlano anche scrittori non meridionali

 

           > C.Levi

           > Domenico Rea Spaccanapoli 1947

           > G.Tomasi di Lampedusa Gattopardo 1958

           > L.Sciascia Il giorno della civetta 1961, A ciascuno il suo 1966

           > neorealismo

           > nuovi strumenti di analisi: inchieste, saggi, testimonianze
Le parrocchie di Regalpetra 1956 di L.Sciascia

           > opere bozzettistiche


Ignazio Silone (Secondino Tranquilli; Pescina Abruzzo 1900-Ginevra 1978)

- figlio di proprietari agiati, studia in scuole private e confessionali e, dopo il terremoto del 1915, li continua a Roma grazie all’assistenza che lo stato dà agli orfani
- 1917: entra nel PSI ed è pacifista
- 1921-31: passa al PCI; rivoluzionario di professione anche all’estero
- 1931: espulso per trockijsmo (la vicenda è narrata in Uscita di sicurezza 1965); resta attivo da Zurigo come antifascista, mentre nel 1932 a Procida muore in carcere il fratello Romolo
saggi: Der Faschismus (1934), La scuola dei dittatori (1938) //// narrativa: Vino e pane (1937), Il seme sotto la neve (1941)
- 1945: deputato socialista alla costituente, narratore e saggista. Nel 1949-50 polemizza contro Togliatti sulla struttura e sui metodi dei PC
narrativa: Il segreto di Luca (1956), La volpe e le camelie (1960), L’avventura di un povero cristiano (1968)

POETICA:
- alcune forze (le strutture di potere, feudale e moderno, la tecnologia) tendono ad annullare l'uomo - il suo riscatto può essere solo in un'utopia cristiana e francescana, che combatta la corruzione e il denaro e liberi dal potere >>> realismo spirituale-cristiano (≠ Verga)
- è criticato per il suo velleitarismo

Fontamara (in tedesco, Zurigo 1933; in italiano, 1947): un vecchio e la moglie che si recano in Svizzera col loro figlio, narrano allo scrittore la vicenda. F. è un borgo marsico (Pescina?), dove la società è divisa tra cafoni e piccoli proprietari. Contro la rassegnazione e l'apatia si scontra Berardo Viola. Il lago da cui attingono l'acqua è prosciugato da un affarista romano che si fa eleggere podestà. I contadini tentano una protesta, messa a tacere da una spedizione di fascisti. Berardo cerca lavoro a Roma, ma muore in carcere, dove ha conosciuto un sovversivo e ha preso coscienza del suo stato. I cafoni, che stampano il foglio Che fare?, sono massacrati.
- scritto a Davos (1930): l'autore è malato e pensa di uscire dal PCI
- descrive la società agropastorale e l'intervento del fascismo a favore di notabili e proprietari
- tesi (impianto quasi didattico): 
> la rivolta organizzata è necessaria quando non si può perdere nulla
> non c’è liberazione sociale se non c’è liberazione dell’uomo dalla servitù intellettuale e morale
- accentua i tratti tipizzanti di personaggi e situazioni
- gioco sui codici: i Fontamaresi non 'decodificano' mai i segnali delle autorità
> sono estranei alla storia ufficiale
> il fascismo ha pervertito anche la lingua

Pane e vino: Pietro Spina, rivoluzionario esule, torna a Pietrasecca per lottare in nome della libertà: malato e ricercato, trova riparo in una stalla e si traveste da prete, don Paolo Spada. A Roma, si scontra con un burocrate del partito. Tornato a Pietrasecca, apprende che un amico è stato ucciso; la polizia l'ha scoperto (glielo rivela Bianchina, la ragazza morente che ha confortato e che, ristabilitasi, gli è amica) e si prepara a fuggire. Le sue altre vicende sono narrate in Il seme sotto la neve.
- Pietrasecca è descritta come Fontamara, ma senz'affetto: del paesino mette in risalto l'invidia e la superstizione.
- don Benedetto incarna don Orione, che lo accolse dopo il terremoto della Marsica, e Jung, che lo aiutò dopo l'espulsione.
- autobiografia: problema dell'identità, abbandono del PCI (i movimenti di liberazione sono una burocrazia nascente che, giunta al potere, si trasformerà in tirannia)
- il titolo rimanda all'esigenza di unità (il pane è fatto di tanti chicchi, il vino di tanti acini)

La scuola dei dittatori: descrive la Germania pre-nazista e individua le cause del regime totalitario (crisi della democrazia, dege­nerazione morale).
- metodo macchiavelliano: dalla verità effettuale alle leggi generali
> differenze: tono colloquiale (dialogo) e ironico; il volgo come fulcro della forza del dittatore


 

Carlo Levi (1902-1975)

  • anni venti: uno dei sei pittori di Torino
  • reazione al realismo accademico, ispirazione antieroica
  • amico di Gobetti, collabora a Rivoluzione liberale e Baretti, dirige con N.Rosselli la clandestina Lotta politica, fonda Giustizia e Libertà
  • 1935-36: è confinato in Lucania
  • 1936-42: fugge in Francia
  • 1943-44: si nasconde a Firenze
  • 1945-46: a Firenze condirige La Nazione del popolo; a Roma L’Italia libera, organo del Pd’az.
  • 1963: senatore indipendente di sinistra.
  • Scrive 4 resoconti di viaggio (Le parole sono pietre 1955 sulla Sicilia, Il futuro ha un cuore antico 1956 sulla Russia, La doppia notte dei tigli 1959 sulla Germania, Tutto il miele è finito 1964 sulla Sardegna), il saggio filosofico-documentario Paura della libertà 1946, il racconto autobiografico L’orologio 1950

 

- intellettuale impegnato, rifiuta i realismi in nome della realtà
- stupirsi davanti alle cose: amore per i temi umili e familiari (-> Pascoli)

Cristo si è fermato a Eboli (1945): racconta il confino a Gagliano (qui Aliano), dove è subito condotto da un uomo morente e i contadini gli chiedono di esercitare la medicina. Così conosce il loro mondo. Nonostante il favore della sorella del podestà (che interviene in suo favore contro le farmaciste), la questura lo diffida dal fare il medico. La morte di un contadino convince il popolo a ribellarsi, ma lui li calma. Eccentrica la figura della domestica Giulia, una strega. Vede la sorella, che ha visto Matera presa dal colera; ottiene una licenza per Torino e infine è rilasciato.
- il titolo è una frase dei contadini per dire che il cristianesimo non è giunto nei loro luoghi
> cristiano = uomo, presenza dello stato /// non cristiano = bestia, rassegnazione
- ricostruzione dell'ambiente
> borghesi: non capiscono la loro terra o sono dominati da passioni meschine
> contadini: cultura arcaica
> miseria, paure, superstizioni, immobilismo
> magia, fascino
- oppressione del regime
> la soluzione del problema del sud non deve venire da un intervento dello stato centrale, ma da una rivoluzione contadina che crei comuni rurali e forme di vita sociale autonomi


Elio Vittorini (Siracusa 1908-Milano 1966)

  • figlio di un ferroviere, frequenta senz'interesse ragioneria (scappa di casa tre volte), finché lascia la Sicilia ('24). In Venezia Giulia è contabile in un’impresa di costruzioni, poi dal '30 a Firenze correttore di bozze alla Nazione. Nel '26 inizia a scrivere articoli e pezzi narrativi: Curzio Malaparte fa pubblicare Ritratto di re Gianpiero.
  • 1929-36: ragione letteraria (modelli: Ronda): collabora a Solaria e pubblica su Italia letteraria l’articolo Scarico di coscienza, che accusa di provincialismo la letteratura italiana. Per un’intossicazione da piombo lascia il posto di correttore; è traduttore (Lawrence, Poe, Faulkner) e consulente editoriale.

opere: la raccolta Piccola borghesia (1931), Il garofano rosso (censurato; Solaria 1933-34).

  • 1937-45: ragione antifascista: progetta con Pratolini di raggiungere i repubblicani spagnoli; su Bargello (dal '32) invita i fascisti a combattere Franco ed è espulso dal PF. A Milano per Bompiani dirige la collana La Corona (1939) e cura l’antologia Americana, pubblicata nel 1942. Dal 1942 si avvicina al PCI clandestino; partecipa alla resistenza e nel 1945 dirige l’ed. milanese dell’Unità.

opere: Nei Morlacchi, Viaggio in Sardegna; Conversazione in Sicilia (Letteratura 1938-39; 1941); Uomini e no (1945).

  • 1945-47: ragione culturale (rapporto fra politica e cultura): fonda Il Politecnico (1945-47).

opere: Il Sempione strizza l’occhio al Frejus (1947).
Il Politecnico (1945-47): su modello della rivista di Cattaneo, ha un piano pragmatico e divulgativo: la letteratura deve rimuovere le cause dell'ingiustizia sociale; vi appaiono traduzioni (anche di filosofi), articoli di storia politico-economica, saggi d'analisi, inchieste. Vi scrivono intellettuali non PCI: Bontempelli, Gatto, Bo. Cessa un anno dopo la lettera aperta di Togliatti che lo accusa di genericità e velleitarismo. V. difende l’autonomia della cultura che non deve fare la rivoluzione ma mettere in luce le esigenze segrete dell'uomo ("il diritto di parlare non deriva dal fatto di avere la verità, ma dal fatto che la si cerca. Marx pensava che il suo metodo fosse di ricerca e non di possesso").

  • 1948-57: ragione civile (ricerca culturale): dal '51 dirige per Einaudi la collana I gettoni (accoglie i giovani Calvino e Fenoglio; rifiuta Il gattopardo). Elabora un dramma inedito sui fatti d'Ungheria.

opere: Le donne di Messina (1949); Le vie degli ex comunisti (La Stampa 1951) sul distacco di molti, tra cui se stesso, dal PCI; Le città del mondo (incompiuto, 1952-55); Erica e i suoi fratelli (1956); gli scritti critici Diario in pubblico (1957)

  • 1958-66: ricerca più ampia (lettere-scienza/ industria): nel '59 fonda Il menabò di letteratura, che dirige con Calvino. Dal '60 dirige per Mondadori la collana La Medusa e poi Nuovi scrittori stranieri. Promuove un manifesto contro la guerra e la tortura in Algeria e è candidato radicale nel PSI. Negli ultimi anni è consuente dell’Einaudi.

Il menabò di letteratura (1959-67): rivista internazionale progressista; ogni fascicolo è monografico. Si occupa del rapporto tra letteratura e industria, cercando nuovi linguaggi contro la massificazione.

- realismo lirico: fa entrare i moduli della prosa lirica nella narrativa su modello del melodramma (capace di riflettere una condizione universale; pref. a Garofano rosso) e della letteratura americana
- difficile equilibrio tra la tensione etica di ascendenza gobettiana, il gusto per la prosa lirica e i contenuti memoriali della letteratura solariana, l'uso di simboli proprio dell'ermetismo e la concretezza delle immagini, carattere della letteratura americana
- umanità divisa tra oppressi e oppressori (bestialità)
- la letteratura deve contribuire all'autocoscienza degli oppressi (simboleggiata spesso nel viaggio in treno)
> ritrovare un contatto umano
> mito della rinascita -- infanzia -- felicità del primitivo

Conversazione in Sicilia (1936-37) : Ia parte: il tipografo Silvestro Ferrauto racconta in prima persona tre giorni. Dopo 15 anni torna a Siracusa, in seguito a una lettera del padre che ha lasciato la madre. Per S., che versa in una crisi intellettuale e morale (astratti furori), il viaggio è l'occasione per ricercare le sue radici e operare al fianco delle vittime della storia. Sul treno entra in contatto con l'umanità sofferente e con il Gran Lombardo, che gli parlerà dei doveri da assumere verso il prossimo. IIa parte: è a casa della madre Concezione. che gli ricorda luoghi, personaggi e fatti del passato, es. il nonno materno, un eroe mitologico. IIIa parte: accompagna la madre nel suo giro per fare siringhe ai malati di tisi e malaria; conosce le condizioni di un popolo abbandonato. IVa parte: i personaggi diventano più simbolici, come l'arrotino Calogero e i suoi amici Ezechiele e Porfirio, con cui. S. discute nell'osteria di Colombo. Rappresentano tre forme di riscatto: la ribellione organizzata, la denuncia intellettuale e la spiritualità. Va parte: incontra al cimitero il fantasma del fratello Liborio, morto nella guerra di Spagna, simbolo della sofferenza individuale e collettiva. S. cerca di spiegare la morte del fratello alla luce dell'ideologia dominante, ma, di fronte a una statua ai caduti e di tutti i personaggi, comprende l'inganno della retorica ufficiale. Epilogo: prende commiato dai genitori, di nuovo insieme, e torna in città, guarito dalla sua inerzia.
- tendenza all'astrattezza e alla generalità (gli astratti furori; nell’epilogo dichiara che i fatti narrati valgono per ogni era) >>> evitare la censura, opporre una verità a circostanze storiche degradate
> fuori dalla narrativa realistica
- vuole esprime­re il suo disorientamento ideologico e la sua indignazione contro la violenza, ma la storia non è al centro della sua attenzione
- la ripetitività del racconto gli conferisce una connotazione mitica > viaggio di iniziazione
- stile spesso oscuro (tra verismo e lirismo), densità di iterazioni (--> tono oracolare), sintassi rotta, ellissi dell’articolo, cura del ritmo e musicalità
- ogni segno si carica di un particolare valore semantico, comprese le interiezioni, che acquistano un significato misterioso (come l'ehm finale, che fa solidarizzare S. con i suoi interlocutori)

Il garofano rosso (1933-36; 1948): Ia parte: in una città siciliana, il sedicenne Alessio Mainardi frequenta la I liceo, divide la camera con Tarquinio Masseo, di due anni più vecchio; è fascista come Tarquinio per un entusiasmo rivoluzionario che condanna ciò che è borghese. Negli ultimi mesi di scuola inizia a corteggiare una compagna della II, Giovanna (figlia di un colonnello), e riceve da lei un garofano in una busta. I due si scambiano un bacio e poi non si incontrano più. Giovanna e il garofano diventano per lui simboli di ciò che chiama l’"intenso". Tarquinio invece ama la prostituta Zobeida, che come Giovanna è simbolo della trasgressione, ma più scandalosa. Nel 1924, dopo l’assassinio di Matteotti, A. partecipa a manifestazioni (anche un pestaggio di borghesi che manifestano in memoria di Matteotti) e occupa la scuola. Bocciato per l'indisciplina, A. parte per la campagna dove il padre ha una fabbrica di mattoni. Il confronto con gli operai e l’attitudine repressiva del padre, ex socialista, imprimono alla rivolta di A. una sfumatura populistica. IIa parte: Tarquinio scrive di essere entrato in contatto con Giovanna e A. ne è turbato. Agli scritti per l’ammissione alla III, A. è promosso, ma incontra Zobeida e inizia una relazione, dimenticando gli orali. Lasciandola, scopre che Zobeida vende droga, considera con estraneità la fede politica dei più giovani, progetta di prepararsi agli esami con Tarquinio, che l'ha tradito con Giovanna.
- nella Prefaz. V. spiega la genesi del romanzo: le interruzioni e la censura (contro la scabrosità) ne spiegano il carattere composito e il brusco finale.
- vi convivono due tendenze: una realistica (di ricostruzione di un ambiente) e una lirica (che forza la realtà, fino a trasfigurarla; cfr. le numerose inserzioni di lettere e pagine di diario)

Uomini e no (1945): a Milano nel 1944, un capo della Resistenza, Enne 2, innamorato di Berta, una donna sposata, non riesce a ottenere, nonostante le promesse di lei, una libera unione sentimentale. La delusione amorosa s'intreccia con una crescente sfiducia nei confronti della lotta partigiana: in lui s'insinua il sospetto che quella felicità, in nome della quale tanti giovani sacri­ficano la loro vita, non si realizzerà, perché la violenza e l'ingiustizia sono connaturate all'uomo. Decide di partecipare a un'azione suicida contro i fascisti per eliminare Cane Nero.
- il romanzo si fonda sull'opposizione manichea tra bene e male, partigiani e nazisti, "uomini" (chi soffre l'ingiustizia, ma trova la forza per opporsi al male) e "non uomini" (chi ha perso ogni umanità, come il capitano Clemm, che dà in pasto ai suoi cani un venditore ambulante)
- scarto tra lo stile epico del racconto e quello lirico degli inserti in corsivo (nei quali V. si ritaglia un proprio spazio di riflessione), tra il messaggio politico del romanzo e il dramma esistenziale del protagonista, che è anche il tormento dell'intel­lettuale che constata la sua separatezza
- i dialoghi si fondano sulla tecnica della ripeti­zione delle battute a rallentare il ritmo narrativo

 

Fonte: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/2010/08/appunti-di-letteratura-italiana-per-il-terzo-anno.docx

Sito web da visitare: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/

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