Letteratura scrittori stranieri

 

 

 

Letteratura scrittori stranieri

 

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Arthur Schopenhauer

 

Fenomeno e noumeno

Il mondo come rappresentazione

Schopenhauer riprende da Kant i concetti di fenomeno e noumeno. Il fenomeno è il mondo come appare a noi mentre il noumeno è la cosa in sè, la realtà come veramente è. Il fenomeno per Schopenhauer è parvenza, illusione, sogno. Le forme a priori della nostra coscienza (spazio, tempo, causalità) alterano la realtà facendocela vedere in modo diverso da come essa veramente è. Il fenomeno è il prodotto della nostra coscienza. Per questo il filosofo tedesco afferma che il mondo è la mia rappresentazione. Ma al di la del velo di Maia illusorio del fenomeno c'è la cosa in se che l'uomo desidera conoscere. Proprio perché l'uomo sente questa necessità di conoscere il noumeno egli è un animale metafisico.

 

Il mondo come volontà

Se fossimo solo rappresentazione non potremmo mai scoprire la cosa in se. Ma noi non siamo solo rappresentazione ma anche corpo, non ci guardiamo dal fuori ma ci viviamo da dentro godendo e soffrendo. Proprio questo ci permette di squarciare il velo del fenomeno e cogliere la cosa in se. Infatti ripiegandoci in noi stessi scopriamo che la radice noumenica del nostro io è la volontà: noi siamo volontà di vivere, un impulso irrazionale che ci spinge a vivere e a agire.
La volontà di vivere in realtà non è solo la radice noumenica del nostro io ma di tutta la realtà. Infatti la volontà di vivere si oggettivizza in tutta la realtà fenomenica: nelle cose inaminate, nelle piante, negli animali e nell'uomo (in cui raggiunge la massima consapevolezza). La volontà di vivere non si oggettiva solo nel fenomeno ma anche nelle idee che sono i modelli incorruttibili delle cose fenomeniche. La volontà di vivere essendo al di là del fenomeno è aspaziale, atemporale, incausata, senza fine e senza scopo.
La conseguenza dell'afinalità e dell'irrazionalità della volontà di vivere è l'insensatezza della vita di tutti gli esseri viventi. Noi cerchiamo di dare un senso alla nostra vita postulando l'esistenda di Dio, ma Dio non trova posto nel sistema filosofico di Schopenhauer. Al suo posto c'è la volontà di vivere che causa tutti i dolori e le sofferenze umane.


Fonte: http://unitiresistiamo.altervista.org/Schopenhauer.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Stoppard Thomas

Riprende Amleto di Shakespeare e aggiunge e modifica alcune parti.
Protagonisti sono: Rosencrantz e Guildestern e gli attori della compagnia teatrale di cui fanno parte.
Molti elementi in comune con Pirandello e con film come "The Truman show" (Maschera).
Gli attori esistono solo perchè c’è qualcuno che li guarda, senza pubblico non hanno motivo di esistere, l'uomo non esiste fuori dal suo ruolo(non esistono regole, non si puo agire).
Non si possono cambiare le regole, se ci provano non si capiscono tra di loro, il continuo cambiamento delle norme rappresenta l'assenza di queste, e anche l'incapacità di modificarle.
Gli attori fanno dei giochi per passare il tempo(lanciano la moneta ma esce sempre testa).
Essi sono archetipi dell'uomo in quanto sono ebrei e il destino degli ebrei è di girare senza meta, senza patria, essi non  significano in nessun luogo.
Il monologo “nobody is watching” cade nel grottesco perchè si scopre che degli uomini interpretano ruoli femminili e che senza finzione, senza maschera, senza ruolo, tutto ciò non avrebbe senso d'esistere.

 

Fonte: http://unitiresistiamo.altervista.org/StoppardThomas.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

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 JAMES JOYCE


DUBLINERS
E’ una raccolta di 15 racconti che Joyce pubblicò con lo pseudonimo di Stephen DedalusI protagonisti del libro sono persone di Dublino, un microcosmo che rappresenta però la condizione di tutte le città dell’ epoca, ne deriva dunque che la gente che vive nella città diventi il simbolo dell’uomo moderno: smarrito, senza punti di riferimento e totalmente paralizzato nei confronti della vita quotidiana. Nelle storie  non c’è una trama vera e propria ma vengono rappresentati dei particolari momenti della vita dei protagonisti, le vicende sono prese in “medias res” e si evolvono fino ad un momento di particolare consapevolezza interiore,le “epifania”, in cui un insignificante particolare o un gesto, o perfino una situazione banale portano un personaggio ad una visione spirituale con cui comprende se stesso e ciò che lo circonda . L’interesse della narrazione è spostato, in seguito alle scoperte freudiane, non più sui comportamenti esterni, ma diventa di primaria importanza il rapporto interno con l’ io. Joyce in quest'opera vuole mostrare la caduta dei valori morali, legati alla religione alla politica e alla cultura di Dublino. Tutta la gente di Dublino è "spiritualmente debole", ha paura degli altri abitanti e sono in qualche modo schiavi della loro cultura, della loro vita familiare e politica e soprattutto schiavi della loro vita religiosa. Ma ciò che Joyce tiene a mostrare, non è tanto questa situazione di debolezza, ma quanto come si rivela a le "vittime" di questa "paralisi" morale.
Joyce abbandona la tecnica del narratore onnisciente e non usa mai un singolo punto di vista; anzi ce ne sono tanti quanti sono i personaggi. Inoltre usa spesso il "discorso diretto" anche per i pensieri dei personaggi, in questo modo, presentando i pensieri di un personaggio senza una minima interferenza del narratore, permette al lettore una conoscenza diretta del personaggio.
Lo stile di Gente di Dublino è molto realistico: la descrizione dei paesaggi naturali è estremamente concisa ma molto dettagliata, e si nota un'abbondanza di dettagli, anche non essenziali, ma questi dettagli non hanno propriamente uno scopo descrittivo, ma spesso assumono forti valenze simboliche

  • EVELINE

La storia inizia di sera e ciò significa simbolicamente che è prevedibile una storia di sconfitta poiché la sera rappresenta la fine del giorno. Eveline è seduta guardando fuori dalla finestra: già questa immagine di immobilità ci fa capire quanto la protagonista quanto sia inetta( in aptus = inadatta) alla vita poiché simbolicamente invece di agire guarda fuori la finestra gli altri che vivono la loro vita mentre lei è incapace di prendere decisioni e propone il non agire. Sempre nella prima scena c’è la presenza importante della polvere che rappresenta la totale assenza di vita e l’ immobilismo nella vita della protagonista, in più è un chiaro richiamo alla morte. Inizialmente c’è una concreta possibilità di scappare e dare una svolta alla vita andando a Buenos Aires( aria buona in antitesi con la polvere nella camera e dunque simbolo di rinascita), non è un caso che sia stata scelto proprio un posto del nuovo continente poiché in mezzo tra l’ Europa e l’ America c’è l’ Oceano e l’ acqua è il classico simbolo di vita. Frank( franco, chiaro) è il nome del fidanzato, una persona che ha deciso l’ avventura nella sua vita e simbolo dunque di cambiamento. Eveline ha dunque due possibilità: quella di invecchiare paralizzata a Dublino o quella di salpare con il suo amato per la via della rinascita. Man mano che si avvicina il momento di partire il ritmo narrativo si fa più incalzante le paure della ragazza sempre più forti a tal punto che nel momento di partire egli raggiunge la sua epifania quando sente un’ organetto suonare( la musica è un mezzo di comunicazione che va aldilà delle parole e entra dritto al cuore) per strada: egli sceglie di rinunciare a se stessa, sceglie di non scegliere, alla base di tutto c’è la sua mancanza di coraggio e la sua inettitudine che la porta ad una progressiva de umanizzazione che viene descritto alla fine come “animale indifeso”, infatti quando nel porto Frank la chiama per salpare egli fa fatica anche a riconoscerlo perché è diventato un vero e proprio automa. Il racconto dunque inizia con una immobilità di tipo fisico e finisce con una immobilità di tipo mentale.

  • THE CLAY

Tutta la storia è incentrata sul dualismo: prima tra religione cristiana e protestante, poi cristiana e pagana, tra apparenza e essenza, tra l’ amore per un uomo e l’ amore per la famiglia( questo espresso nella canzone e nello sbaglio di Mary). Mary può essere considerata Eveline cresciuta e ormai diventata adulta, infatti vediamo nella protagonista la rinuncia dell’ adolescente: non ha una famiglia. Ha una femminilità negata: si è sempre dedicata alla famiglia, non si è mai sposata, magra non di bell’ aspetto con le fattezze che ricordano una strega e vergine. Il linguaggio utilizzato nella storia è semplice come lo è la protagonista. Il fatto che lavori  in un istituzione protestante porta a galla una delle cause secondo Joyce per cui viviamo nella paralisi più totale,la religione: non ha risposte alla vita ed è corrotta nella sua struttura. E’ il giorno dopo la notte di Halloween, giorno in cui tornano i morti sulla terra, (e non è un caso che Maria venga descritta come una strega dunque), nella descrizione della gente di Dublino l’ alcool è una costante: ciò simboleggia la totale mancanza di valori e di una strada da seguire, la totale mancanza di conoscenza di se stessi. Quando Maria perde la torta nell’ autobus simbolicamente è la rinuncia alla sua vita poiché capisce che non è in grado di poterla più portare avanti, anche lei dunque è inetta e la sua totale inettitudine è ancora più evidente quando gioca insieme ai suoi fratelli ad un gioco da tavola molto popolare a quei tempi che Maria conosceva sicuramente ma poiché incapace di scegliere si lascia guidare nel gioco dagli altri e simbolicamente questo rappresenta l’ accettazione che i responsabili delle scelte per la sua vita siano gli altri e non lei. Molto importante inoltre la scelta che viene compiuta alla fine nel gioco: Mary sceglie l’ argilla, simbolo della morte. L’ epifania nel racconto non è di Mary ma del fratello John che capisce che la sorella è una persona non viva, è il morto che torna nella notte di Halloween sulla terra. L’ errore commesso nella canzone cantata da Mary che fa avere l’ epifania a John, è un suo desiderio, ossia mantenere unita la famiglia, un desiderio che però nella realtà non è riuscita ad attuare.

  • THE DEAD

L’ epifania di Gabriel  si divide in 3 parti : la prima è quando si guarda allo specchio, capisce di essere un’ uomo di mezza età con gli occhiali e capisce che quello che lui pensava di essere in realtà non corrisponde alla verità; la seconda è quando la moglie gli parla di Michael Furey e capisce che Michael è stato più importante di lui anche perché suo primo grande amore finito solo per la morte dell’amato; la terza parte è quando guarda fuori dalla finestra la neve scendere sulla terra dove capisce quanto i morti siano più vivi dei vivi. In questo racconto viene enfatizzata l’ impossibilità di conoscere a fondo ogni persona , Gabriel pensa di conoscere la moglie ma in realtà capisce quanto ciò sia impossiblile. Michael è morto prima che l’ amore tra lui e Gretta terminasse, è morto nel momento più alto di una relazione ed è per questo che l’ amore che Gretta ha provato per lui vivrà per sempre, G. non potrà mai essere alla sua altezza e di conseguenza Michael diventa invincibile e immortale, infatti viene descritto come “spada di fuoco”. Simbolicamente anche i nomi rappresentano questa manifesta superiorità del morto: Gabriel è il nome di un principe di ordine minore di stelle, mentre Michael è il nome di un principe di ordine maggiore; in più i cognomi sono espressione di quanto detto pocanzi, Gabriel si chiama Morcan ( morte) e Michael  Furey ( furia). Nella parte finale la moglie è fuori dalla scena, Gabriel è restio nell’ introdursi nella vita della moglie, si allontana  verso la finestra ( si avvicina al mondo dei morti poiché la finestra è la divisione tra il mondo interno dei vivi e il mondo esterno dei morti), mentre Gretta sta dormendo( nel microcosmo il sonno è ricollegabile alla morte), il suo sguardo cade sul pavimento dove c’è la biancheria di Gretta( simbolicamente è spogliata mentalmente, non ci sono più le maschere della società) e gli occhi di Gabriel si riempiono di lacrime( schiariscono la vista, guarda oltre la realta e vede che il suo cammino non è più verso il futuro poiché è ormai un uomo di mezza età ma va verso la morte, capisce quanto sia futile la sua vita. Guarda fuori la luce soffusa del lampione( luce dei morti) e  la neve che cade, simbolo di paralisi e di morte, unifica il mondo dei vivi e quello dei morti ma chiude i Dubliners nella paralisi totale: i morti sono più vivi dei vivi perché stanno sbiadendo. E’ importante dire che c’è anche l’ epifania di Gretta poiché lei ricorda Michael e capisce l’ importanza del passato.

ULYSSES     –    MOLLY’S MONOLOGUE
Ogni parte in cui è diviso l’ Ulisse corrisponde all’ Odissea. Leopold Bloom è un piccolo   impiegato,ebreo, ma non praticante( in antitesi con la totalità di Dublino che è per eccellenza cattolica); ne deriva che non riesce a comunicare con l’ esterno, è un alieno nella città poiché non si identifica con nessuna comunità. Il fatto di essere ebreo non è un caso poiché diventa l’ archetipo dell’ uomo occidentale che erra alla ricerca di qualcosa che però in questa società non è definito. Durante il suo errare incontra Steven Dedalus( Telemaco) un artista che ha litigato con il suo coinquilino e ora cerca un posto dove vivere. E’ interessante l’ analisi del nome : Steven è il primo martire cristiano , Dedalus è un chiaro richiamo al labirinto, essendo un artista è capace di fare qualcosa per fuggire dalla mediocrità. Molly avrebbe come corrispettivo Penelope, simbolo della fedeltà, ma lei è tutt’ altro che fedele,la sua dote principale è la sensualità, nel monologo è interessante notare che  sono presenti i 5 sensi caricati al massimo che servono a sottolineare quanto detto pocanzi della donna. Questa parte presenta un personaggio inquieto, in cerca di un'identità precisa, nella quale il tempo è   puramente interiore ed i fatti sono collegati secondo la sua soggettiva coscienza. In termini strutturali, a tale innovazione corrisponde la dissoluzione della trama romanzesca tradizionale: nasce, infatti, una nuova tecnica espressiva, il monologo interiore, appunto, che unisce le idee, non secondo un ordine logico e causale, ma secondo la soggettività  del personaggio. Il monologo di Molly non ha interruzioni esterne dalla prima all’ ultima parola nel capitolo finale dell’ Ulisse. I pensieri di Molli sono liberi e si muovono avanti e indietro nel tempo, in un mix di presente, passato e futuro. La punteggiatura è totalmente assente e sono presenti errori grammaticali: ciò serve a sottolineare la componente caotica del suo pensiero. Nell’ ultima parte il personaggio arriva a livelli più astratti di conoscenza, finché lei si addormenta e il libro e il monologo finiscono insieme. I pensieri e le impressioni di Molly sono presentati così come affiorano nella sua mente, infatti l 'autore non interviene mai a spiegarli, commentarli e ordinarli, raggiungendo in tal modo il massimo dell’ oggettività.


Fonte: http://unitiresistiamo.altervista.org/Joyce.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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