Educazione sanitaria

 

 

 

Educazione sanitaria

 

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Educazione sanitaria

Educazione alla Salute
L'educazione sanitaria consiste in un insieme coordinato di interventi fatti da familiari, insegnanti operatori sociali, infermieri e medici.

Un operatore sanitario che educhi alla salute deve avere capacità di saper ascoltare e di saper utilizzare, di non imporre ma di convincere.

L'esercizio professionale e l'assistenza infermieristica erogata fa riferimento ai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei:

-Profili professionali
Possibilità di fare ciò che compete

-Ordinamenti didattici
Possibilità di fare ciò che si conosce

-Codici deontologici
Possibilità di fare ciò che prevede codice

tipici di ogni professione matura, consolidata e codificata.


L'impegno educativo dell'infermiere è ben delineato dal:

D.M. 739/94 che all'art.1 comma 2:
"L'assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e, dei disabili di tutte le età e, l'educazione sanitaria."
D.M. 739/94 che all'art.1 comma 4:
"L'infermiere contribuisce alla formazione del personale di supporto e, concorre direttamente all'aggiornamento relativo al proprio profilo professionale e, alla ricerca."

Nuovo Codice Deontologico al punto 4:
(approvato nel febbraio 1999 dal Comitato Centrale della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI)
Si afferma la necessità di promuovere stili di vita sani e, di delineare l'iter terapeutico attraverso una strettissima collaborazione con l'assistito che deve essere "ascoltato, informato e coinvolto" sia, con i medici, che devono informarlo sul progetto terapeutico.



ACCEZIONE MODERNA DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA

La funzione assistenziale e educativa sono strettamente dipendenti l'una dall'altra, in quanto l'utente di un servizio sanitario ha diritto a ricevere, prestazioni assistenziali e l'educazione alla conoscenza ed alle modalità di soluzione dei propri problemi di salute.

Dal punto di vista giuridico e deontologico, il professionista infermiere ha l'obbligo di contribuire alla preparazione del personale di supporto e, di quello in formazione e, di autoeducarsi, in modo da essere costantemente in grado di fornire risposte adeguate alle richieste.

L'assistenza infermieristica ha come obiettivo quello di aiutare la persona in difficoltà ad utilizzare nella maniera più adeguata le sue potenzialità residue, fisiche, psicologiche, sociali.
Per raggiungere questo risultato è indispensabile il contributo educativo.

L'infermiere dovrebbe essere in grado di attuare questa azione educativa in qualunque realtà si trovasse ad operare e in qualsiasi momento della sua attività assistenziale.

L'intervento assistenziale e educativo va adattato alle conoscenze, alle esperienze, alla situazione contingente del soggetto dell'intervento.

Scopo della professione, secondo tre, delle teoriche più conosciute in Europa, in campo infermieristico:

VIRGINIA HENDERSON
(…)
Elementi: Lo scopo della professione
Conservare o ristabilire l'autonomia della persona assistita nel soddisfare i suoi bisogni fondamentali.
(…)

NANCY ROPER
(…)
Elementi: Lo scopo della professione
Promuovere l'acquisizione, il mantenimento, il ristabilimento della massima indipendenza nei campi di soddisfazione dei bisogni di base attraverso le attività quotidiane, prevenzione, ricerca del comfort, promozione.
(…)

DOROTHEA OREM
(…)
Elementi: Lo scopo della professione
Facilitare e/o sostenere l'individuo nel realizzare il self-care, al fine di:
- mantenere la salute della persona;
- ristabilire il suo stato di salute;
- aiutarla nei suoi sforzi per vincere la malattia ed i traumatismi.
(…)


NOTA:
da GUIDA ALL'ESERCIZIO PROFESSIONALE per il personale infermieristico, ostetrico, tecnico sanitario e della riabilitazione, CESPI-CG ed. medico scientifiche S.r.l.- TORINO 1990

L'atto educativo è dunque l'azione con la quale una persona, educatore o insegnante, cerca di cambiare un'altra, educando o allievo.
Educatore e allievo sono i due attori del Processo Educativo.
L'educatore è colui che "sa" le cose che l'educando deve apprendere.
Ogni interazione, ogni rapporto tra operatore sanitario e utente, ha i connotati di un rapporto maestro-allievo.
L'utente chiede, supplica, piange, si comporta come un bambino e, l'operatore, sgrida, rimprovera, ordina, consiglia, cura o lenisce, rivestendo il ruolo dell'adulto nei confronti dei malati-bambini da curare o accudire.
Presuppone una scelta da parte di un individuo di aiutare un altro ad apprendere; e da un certo punto di vista, l'infermiere ha proprio questo compito: aiutare la persona durante l'esperienza, sempre nuova, sempre diversa e, sempre travagliata, della malattia o, a difendersi, dalla malattia stessa, imparando a conoscere meglio se stessi, le proprie capacità e possibilità, a sperimentare cambiamenti, senza restarne completamente annientati: in una parola a reagire in modo appropriato alla "novità" che la malattia o, la possibilità di contrarla, comporta nella vita della persona stessa.

 

Metodo

Ogni intervento formativo va impostato applicando una metodologia scientifica che consenta di procedere in maniera razionale e, nello stesso tempo, di adattarsi alle varie esigenze, ai diversi tipi di utente.

E' indispensabile che l'infermiere conosca e sia in grado di applicare una metodologia operativa che consenta di programmare razionalmente l'intervento e, faciliti il raggiungimento di determinati risultati.

Il metodo scientifico che è utilizzato dall'infermiere nella progettazione didattica, è lo stesso che egli applica per risolvere i problemi assistenziali nel processo di nursing, e per affrontare problemi relativi alla organizzazione del lavoro.

Per programmare l'intervento educativo ci si deve chiedere:
-cosa l'utente può saper fare
-modo di trasmissioni delle conoscenze e quali
-aspettative di risultato e verifica.

La pratica educativa vede sempre compresenti due piani:

1- Programmazione
Gli obiettivi che si vogliono raggiungere, i contenuti che si vogliono far apprendere e, alle modalità di conduzione del lavoro.

2- Modalità di conduzione del rapporto con la "classe" e, con il singolo.


Obiettivi

Il momento di partenza è l'analisi della situazione iniziale, per individuare due elementi importanti all'intervento formativo:
-reali bisogni dell'utente
-le conoscenze possedute dall'utente e le sue potenzialità.

Gli obiettivi educativi riguardano tre sfere:
1. il campo delle conoscenze (il sapere):
2. il campo delle abilità pratiche (il saper fare):
3. il campo delle attitudini (il saper essere):


Nella elaborazione di un intervento educativo è di estrema importanza definire gli obiettivi, cioè i risultati che si vogliono raggiungere, in quanto solo in questo modo è possibile organizzare in maniera precisa e funzionale tutti gli elementi dell'intervento stesso.

obiettivo generale
Spiega il fine ultimo di un lavoro, quello che si sta cercando di raggiungere.

obiettivi intermedi
Descrivono le mete intermedie.

obiettivi specifici
Descrivono in dettaglio i singoli risultati che si intende raggiungere.
Formularli è un momento fondamentale nella programmazione.


Una volta stabilito il risultato che si vuole raggiungere, è necessario riflettere:
- Sui mezzi più idonei per la realizzazione.
- Sulla tipologia dei contenuti.
- Sui metodi didattici più funzionali.
Metodo Didattici e Sussidi

Il metodo didattico è il modo concreto di organizzare l'acquisizione di conoscenze o di abilità da parte dei discenti, per consentire loro il raggiungimento degli obiettivi prefissati


METODI

LEZIONE FRONTALE
Il metodo più frequentemente utilizzato quando la finalità dell'intervento formativo è la trasmissione di concetti e nozioni.
Ciò permette di trasmettere un elevato numero di informazioni in breve tempo, ad un numero elevato di persone e di uniformare le conoscenze teoriche dei discenti.
Ma questo metodo non ha rispetto dei ritmi individuali di apprendimento e la situazione di passività del discente porta ad una bassa recettività con impossibilità di controllare il progresso dell'apprendimento.

IL METODO DELLA DIMOSTRAZIONE
Consiste nella ripetizione, accuratamente preparata e presentata con abilità, dell'effettuazione di una determinata attività, osservata dal discente durante lo svolgimento delle normali attività quotidiane;

IL ROLE PLAYING
Partecipazione diretta dei discenti nell’esecuzione di ruoli precedentemente definiti mentre un gruppo di loro analizza i comportamenti delineati nella rappresentazione.
Questo metodo permettere ai partecipanti di simulare in sicurezza situazioni e problemi reali.

IL METODO DELL'ANALISI DEL CASO
Consiste nello studio, da parte di un gruppo di discenti, di un caso, per sviluppare capacità di analisi, di individuare problemi e di assumere decisioni.

L'ISTRUZIONE PROGRAMMATA
Consiste nel fornire gradualmente una piccola quantità di informazioni richiedendo ad ogni passo qualche risposta.
Si tratta di una forma di auto apprendimento che consente di istruire persone diverse fornendo una preparazione rapida e abituando all'autovalutazione.

IL LAVORO DI GRUPPO
Una reciproca occasione di stimolazione, di confronto, di collaborazione e di comunicazione.


Non esistono metodi migliori in assoluto.
La scelta dei metodi è strettamente collegata agli obiettivi da raggiungere e quindi ai contenuti da trasmettere, ma deve tener conto anche delle caratteristiche di chi usufruisce dell'intervento.

Una lezione efficace non deve essere troppo lunga.
Deve prevedere interruzioni per la verifica dell’apprendimento e invitare alla ricerca di soluzioni.

I lavori pratici ed i tirocini mettono il discente in una situazione attiva, si rivolgono a gruppi ristretti, sviluppano capacità di osservazione e decisione, permettono di confrontare realtà e teoria consentendo di valutare il raggiungimento degli obiettivi, che debbono essere attentamente pianificati.

La scelta del metodo deve tener conto di quelle che sono le risorse disponibili e utilizzare in modo corretto ed efficace le capacità del docente.

Ogni metodologia richiede una identificazione precisa dei sussidi che devono essere in stretto rapporto con gli obiettivi educativi.


Valutazione

Mediante la valutazione viene verificato il raggiungimento degli obiettivi e di conseguenza l'efficacia dell'attività formativa svolta.
La valutazione ci dà indicazioni su come procedere, se modificare qualcosa, se tornare indietro e rivedere qualche elemento del programma di formazione.

Mediante questionari, test scritti, sondaggi, interviste, discussioni e osservazioni SI POSSONO VALUTARE CAMBIAMENTI:
- nella consapevolezza sui problemi di salute
- nelle conoscenze
- negli atteggiamenti
- nei comportamenti
- nello stato di salute

La valutazione non è la tappa finale dell'azione educativa, in quanto è necessario che i progressi o le eventuali difficoltà del discente/utente vengano seguite momento per momento in modo da intervenire tempestivamente con interventi mirati.

L'oggetto della valutazione non è solo il grado di performance raggiunto dal discente, ma anche la qualità del programma e quindi i contenuti, i metodi didattici scelti, la correttezza dell'uso dei sussidi nonché l'efficacia dell'insegnante.

Nel processo di valutazione possiamo distinguere tre momenti fondamentali:

1. La valutazione iniziale
Mette a fuoco la situazione di partenza del discente.

2. La valutazione formativa
Serve a verificare periodicamente l'andamento della programmazione e a predisporre, strategie di rinforzo e di recupero.

3. La valutazione di certificazione
Consiste in un giudizio globale formulato al termine di un periodo di formazione.


Pianificazione

La pianificazione è un processo che si conclude con la formulazione di un piano che dovrebbe poter rispondere a tre domande:

1- Quali risultati voglio ottenere?
Per identificare quale risultato si voglia raggiungere, si devono identificare i bisogni, le priorità e formulare gli obiettivi.

2- Come?
Per definire il come si devono:
- Scegliere le procedure più idonee per realizzare gli obiettivi proposti.
- Individuare le risorse da usare.
- Stendere un dettagliato piano di intervento (chi, cosa e quando).

3- In che modo posso verificare i risultati del mio lavoro?
Per verificare il risultato del proprio lavoro si presuppone che all'interno del percorso sia pianificata anche la valutazione, che è infatti parte integrante della programmazione.



PERCORSO A 7 FASI

1. identificare bisogni e priorità
2. definire gli obiettivi
3. scegliere i metodi più idonei per raggiungerli
4. individuare le risorse
5. pianificare la valutazione
6. stendere un piano di intervento
7. agire! Realizzare l'intervento, inclusa la valutazione dell'intero processo

In tale percorso bisogna ricordare che: Valutando gli interventi, si può ridefinire e modificare il programma iniziale. La pianificazione non è un processo ordinato e avviene a molti livelli in base all’importanza e alla semplicità del progetto.


Fase 1: identificare bisogni e priorità
È importante sapere chiaramente a quali bisogni si sta cercando di rispondere e quali sono le priorità.


Fase 2: definire obiettivi generali e specifici
Questo è il punto in cui ci si chiede "che cosa si sta cercando di realizzare".

Tracciando una scala gerarchica, troveremo:
- In cima l'obiettivo generale (fine ultimo del nostro lavoro).
- Nel mezzo gli obiettivi intermedi (le mete).
- In fondo gli obiettivi specifici (dettaglio dei singoli risultati)
La formulazione degli obiettivi specifici è un momento fondamentale nella programmazione.

Gli obiettivi sono lo stato finale desiderato (o risultato, o esito) da raggiungere entro un periodo di tempo stabilito. Non sono incarichi o attività.

Ogni obiettivo dovrebbe essere:
- Stimolante (una sfida)
- Raggiungibile (fattibile)
- Il più possibile misurabile (esempio: misurando quantità, qualità ed tempo)
- In accordo con gli obiettivi dell'organizzazione e del vostro lavoro.

Stabilire obiettivi educativi
Nell'attività di educazione alla salute, è importante definire gli obiettivi educativi, che indicano ciò che gli utenti devono essere in grado di sapere.
Può essere utile inquadrare gli obiettivi in tre categorie generali: cognitivi, relazionali e comportamentali.

Obiettivi cognitivi.
Si raggiungono dando informazioni, spiegazioni, accertandosi che l'utente comprenda, aumentando le sue conoscenze, ad esempio spiegando i pro e i contro della vaccinazione ai genitori di un bambino.

Obiettivi relazionali.
Questi obiettivi si riferiscono agli atteggiamenti, convinzioni, valori ed opinioni, tutte aree studiate espressamente dalla psicologia. L'aspetto importante che tutte riguardano il modo di essere e sentirsi delle persone. Questi obiettivi mirano a chiarire indurre o modificare atteggiamenti, convinzioni, valori ed opinioni. Ad esempio, quando si educano i genitori sulle vaccinazioni, agli obiettivi cognitivi si può aggiungere come aiutare i genitori a sentirsi meno ansiosi.

Obiettivi comportamentali.
Si riferiscono all'acquisizione di abilità e capacità psicomotorie. Ad esempio, un obiettivo comportamentale per un diabetico è essere in grado di iniettarsi l'insulina.


Fase 3: decidere il modo migliore per raggiungere gli obiettivi
Gli obiettivi si possono raggiungere in modi diversi.
Non esiste un modo migliore in assoluto ma vanno tenuti in considerazione alcuni fattori:
- Quali metodi sono i più appropriati ed efficaci per gli obiettivi proposti?
- Quali più accettabili per gli utenti?
- Quali più facili da usare?
- Quali meno costosi?
- Quali più accettabili per le persone coinvolte?
- Quali più conosciuti e padroneggiati dagli operatori?
In base alle conoscenze si possono già scegliere i metodi più efficaci per gli obiettivi che si possono raggiungere. Si sa ad esempio, che la pubblicità attraverso i mass media serve ad aumentare la consapevolezza ma non a trasmettere messaggi complessi, mentre lavorare con i singoli ed in piccoli gruppi riesce a cambiare atteggiamenti, sensazioni e comportamenti.


Fase 4: individuare le risorse
In questa fase bisogna individuare le risorse già disponibili, quello di cui si avrà bisogno e cosa bisogna procurarsi. Le risorse sono:
1. L'operatore che promuove l'intervento educativo.
2. Le persone che possono collaborare.
3. L'utente o il gruppo di utenti.
4. Le persone che influenzano l'utente o il gruppo di utenti.
5. Le strategie e piani operativi già esistenti.
6. Le strutture e i servizi esistenti e utilizzati.
7. Le risorse materiali e finanziarie.


Fase 5: pianificare le tecniche di valutazione
La valutazione è il processo tramite il quale si misura quello che è stato realizzato, si attua una revisione critica dell'attività o del programma per rilevarne aspetti positivi, negativi e quelli da migliorare.
Il giudizio può essere dato sul raggiungimento degli obiettivi prefissati o può riguardare il processo utilizzato per ottenere un risultato.

La valutazione è importante:
- per migliorare il proprio lavoro.
- per aiutare gli altri a migliorare i loro interventi, mettendo in comune sia i fallimenti che i successi.
- per giustificare l'uso delle risorse e fornire evidenze da poter ripetere in un futuro intervento.
- per darvi la soddisfazione di sapere che il vostro intervento è servito.
- per identificare qualsiasi esito inatteso o non programmato.

Se si valuta l'efficacia di un incontro di educazione alla salute in modo da modificarlo in futuro, si può dare semplicemente un giudizio su "come è andata", basandosi sull'osservazione delle reazioni degli utenti.
Se si prepara una relazione per il responsabile o per richiedere fondi, si deve riflettere bene su quali dati presentare ed a che livello di dettaglio.

Valutare il risultato
I risultati vanno misurati in base agli obiettivi stabiliti, cioè ai cambiamenti che si vogliono ottenere.

Valutare il processo
Valutare il processo significa osservare cosa è accaduto durante le varie fasi di realizzazione dell'intervento e trarre delle conclusioni.
Esistono tre principali modalità per valutare il processo:

- misurare le risorse utilizzate (input).
quantificare le risorse impiegate alla luce dei risultati raggiunti

- l'autovalutazione.
si esegue singolarmente o in gruppo per evidenziare aspetti positivi e negativi del processo

- il feedback.
da colleghi (revisione alla pari), dal proprio responsabile o dagli utenti.


Fase 6: proporre un piano di intervento
Consiste nelloscrivere un programma dettagliato per precisare chi svolgerà una data attività, con quali risorse e quando.


Fase 7: realizzare l'intervento
Questa è la fase in cui si realizza effettivamente l'intervento di educazione alla salute.


Strategie e Organi Internazionali

 

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è costituita a New York il 22 luglio 1947 al termine di una Conferenza internazionale di sanità, con protocollo costitutivo sottoscritto dai 61 paesi presenti alla Conferenza; detto protocollo è stato successivamente sottoscritto dall'Italia e da numerosi altri Paesi ed è aperto a tutti quelli che vi vorranno aderire.

È una "Cooperativa internazionale di sanità pubblica" con lo scopo di programmare e attuare una politica sanitaria mondiale atta a migliorare ed elevare il livello delle condizioni igienico-sanitarie e sociali dei popoli, in particolare di quelli appartenenti a società meno sviluppate.

La sua sede si trova al Palazzo delle Nazioni a Généve.
È strutturato in:
1) assemblea mondiale della sanità;
2) consiglio esecutivo, al cui interno sono presenti infermieri;
3) segretariato permanente;
4) comitati regionali, anche qui sono previsti infermieri.

Le sue funzioni sono:
- coordinamento della sanità internazionale
- assicurare cooperazione tecnica
- incoraggiare la ricerca

Attualmente gli Stati membri sono, in totale, 193 (aggiornamento al maggio 1998), di cui 191 Stati Membri e 2 Membri Associati; suddivisi in 6 regioni:
- AFRICA
- AMERICHE
- MEDIO ORIENTE
- EUROPA
- SUD EST ASIATICO
- PACIFICO OCCIDENTALE

I documenti ufficiali più importanti sull'assistenza sanitaria si possono racchiudere nel seguente elenco:
- La dichiarazione di Alma Ata (URSS) sull'assistenza sanitaria primaria, nel 1978
- La Carta di Ottawa (CANADA) per la Promozione della Salute, nel 1986
- Le raccomandazioni di Adelaide (AUSTRALIA) sulla Promozione della Salute
- La dichiarazione di Jakarta (INDONESIA) sulla Promozione della Salute nel 21° secolo, nel 1988. La dichiarazione di Jakarta "Introdurre la promozione della Salute nel 21° secolo", nel 1997.


La Salute per tutti.
Come sottolineato nella Dichiarazione Mondiale della Salute adottata da tutti gli stati membri dell'OMS nel maggio 1998, la realizzazione della Salute per tutti dipende dall'impegno per la salute in quanto diritto umano fondamentale.
Implica un'applicazione più rigorosa dell'etica e della scienza alla politica sanitaria, alla realizzazione dei lavori di ricerca e alla fornitura di servizi. Si tratta inoltre della realizzazione di politiche e di strategie orientate all'equità e scientificamente provate , che enfatizzino la solidarietà e contemplino l'attenzione alle specificità dei due sessi nell'ambito di queste attività.
Come affermato nella Dichiarazione, la politica Mondiale della Salute per tutti per il XXI° sec. dovrebbe essere realizzata attraverso politiche e strategie sanitarie a livello regionale e nazionale: salute 21 rappresenta la risposta della Regione Europea a questa indicazione.


HEALTH 21 (salute 21)

Solidarietà ed equità in materia di sanità
OBIETTIVO 1: solidarietà in favore della salute nella Regione Europea
OBIETTIVO 2: equità in materia di salute

Una salute migliore per gli abitanti della Regione Europea
OBIETTIVO 3: cominciare la vita in buona salute
OBIETTIVO 4: la salute dei giovani
OBIETTIVO 5: invecchiare in buona salute
OBIETTIVO 6: migliorare la salute mentale
OBIETTIVO 7: ridurre le malattie trasmissibili
OBIETTIVO 8: ridurre le malattie non trasmissibili
OBIETTIVO 9: ridurre il numero dei traumi dovuti alla violenza ed agli incidenti

Una strategia multisettoriale per una salute a lungo termine
OBIETTIVO 10: un contesto fisico sano e sicuro
OBIETTIVO 11: adottare stili di vita più sani
OBIETTIVO 12: ridurre i danni causati dall'alcool, dalla droga e dal fumo
OBIETTIVO 13: contesti che favoriscano la salute
OBIETTIVO 14: la responsabilità multisettoriale per la salute

Riorientere il settore sanitario verso il miglioramento dei risultati
OBIETTIVO 15: un settore sanitario integrato
OBIETTIVO 16: una gestione attenta alla qualità dell'assistenza
OBIETTIVO 17: il finanziamento dei servizi sanitari e l'allocazione delle risorse
OBIETTIVO 18: sviluppo delle risorse umane per la salute

Gestire il cambiamento a favore della salute
OBIETTIVO 19: ricerca e utilizzazione delle conoscenze per la salute
OBIETTIVO 20: reclutare i partner per la salute
OBIETTIVO 21: politiche e strategie per la salute per tutti.


SSN in Italia

Il principio della tutela della salute come fondamentale diritto del cittadino viene affermato nel 1947, con l'art. 32 della COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA: "La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti".
Nonostante questa affermazione, subito dopo il 1947, la mutualità si trasforma e si rafforza e, la scarsa efficienza complessiva del sistema, si manifesta in modo sempre più evidente, perché, troppi organismi si occupano di assistenza sanitaria e di igiene, senza alcun collegamento tra di loro: il Ministero della Sanità, le province, i comuni, gli ospedali e altri enti come l'ENPI, la CRI, l'OMNI, ecc..
Senza una politica di prevenzione, basata sulla identificazione e sulla eliminazione delle cause che provocano le malattie, la salute dei cittadini resta sempre esposta ai rischi crescenti prodotti dallo sviluppo industriale e tecnologico.
Ciò significa che il sistema sanitario mutualistico non provoca nessuna modificazione per quanto riguarda la qualità della vita.

Tra i più importanti provvedimenti legislativi, prima di arrivare alla istituzione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), ricordiamo:
- L. 405 del 29 luglio 1975, sull'istituzione del servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità responsabile, da attuare attraverso i consultori familiari;
- L. 644 del 2 dicembre 1975 su una più moderna e sicura disciplina dei trapianti d'organo e per la lotta al nanismo;
- L. 685 del 12 dicembre 1975 sulla disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope, che prevede norme per la prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza;
- L.180 del 13 maggio 1978 sui trattamenti sanitari volontari e obbligatori.

Nel 1978 viene approvata da parte del parlamento la L. 833 istitutiva del SSN, il quale è caratterizzato da un sistema che:
- Si fa carico della tutela di tutta la popolazione;
- Prevede il finanziamento pubblico della sanità, di norma con il sistema tributario generale;
- Prevede un ruolo attivo dello Stato centrale e delle sue articolazioni territoriali nella funzione di tutela e nella gestione dei servizi;
- Si pone l'obiettivo di coordinare gli interventi in un sistema organico e integrato.

I principi fondamentali di tale legge sono: uguaglianza delle prestazioni, uniformità e globalità degli interventi, programmazione, partecipazione dei cittadini, decentramento territoriale della gestione.


È compito dello Stato attuare il SSN, insieme con le Regioni e con gli Enti Territoriali Locali.
Le competenze sono, attualmente, così suddivise:

- Stato: determina gli obiettivi della programmazione sanitaria, nell'ambito della programmazione economica nazionale (Piano Sanitario Nazionale). L'autorità di riferimento è il Ministero della Salute.

- Regioni: compete alle Regioni la funzione legislativa in materia di organizzazione, gestione e funzionamento del SSN, nonché la formulazione dei Piani Sanitari Regionali, nell'ambito delle indicazioni espresse a livello nazionale.

- Comuni: singoli e associati, assumono la gestione del servizio tramite le Aziende Sanitarie Locali (ASL)

- ASL : costituiscono la struttura fondamentale di erogazione delle prestazioni sanitarie. Dal punto di vista dell'organizzazione dei servizi all'interno della ASL si distinguono tre settori, corrispondenti ad altrettanti livelli assistenziali:
a) attività di prevenzione collettiva in ambiente di vita e di lavoro;
b) assistenza distrettuale;
c) assistenza ospedaliera.

La L 833 considera l'educazione sanitaria il primo degli obiettivi del SSN, ma anche nell'enunciazione dei successivi obiettivi si evidenzia una grande attenzione alla prevenzione ed alla promozione della salute, per ridurre gli interventi curativi.
Non è irrilevante affermare con una legge che fra i diritti dei cittadini vi è l'acquisizione di competenze che consentano di contribuire anche alle decisioni sul servizio, oltre che alle decisioni specifiche relative al proprio comportamento.
Il diritto alla salute non può disgiungersi infatti dal diritto all'informazione ed alla formazione. E qui è il compito dell'educazione alla salute: aiutare ad esercitare il diritto.

Il SSN è stato oggetto di una prima riforma con il DLgs n. 502/92, aggiornato poi dal DLgs n. 517/93, e recentemente sottoposto ad una nuova revisione con il DLgs n. 229/99.


IL DISTRETTO SANITARIO DI BASE
Il Distretto Sanitario di Base (DSB) è uno dei tre pilastri sui quali è organizzato il SSN, gli altri sono l'Ospedale ed il Dipartimento di Prevenzione.
Nel distretto lavorano operatori con diverse professionalità (medici, infermieri, ostetriche, assistenti sociali) con l'obiettivo di affrontare, nella loro globalità, i problemi di salute sia del singolo utente che della popolazione.

"Il distretto assicura i servizi di assistenza primaria relativi alle attività sanitarie e socio-sanitarie (…) nonché il coordinamento delle proprie attività con quella dei dipartimenti e dei servizi aziendali, inclusi i presidi ospedalieri, inserendole organicamente nel programma delle attività territoriali. Al distretto sono attribuite risorse definite in rapporto agli obiettivi di salute della popolazione di riferimento. Nell'ambito delle risorse assegnate, il distretto è dotato di autonomia tecnico-gestionale ed economico-finanziaria, con contabilità separata all'interno del bilancio della azienda sanitaria locale" (DLgs 229/99 art. 3-quater, c.2).

I distretti, che sono dotati di un direttore con autonomia gestionale, sebbene sulle sue decisioni abbiano una certa influenza i Comuni, si integrano dunque con i presidi ospedalieri interni alle ASL e comprendono l'articolazione organizzativa del Dipartimento di Prevenzione, altra struttura operativa dotata di autonomia, delle ASL.
Il distretto ha funzioni di produttore di servizi e assume un ruolo di governo per l'integrazione della attività dei servizi e dei dipartimenti dell'ASL, inclusi i presidi ospedalieri, fra di loro e con l'assistenza sociale di competenza comunale.

Svolge attività quali:
- La raccolta di informazioni sulla salute dei singoli cittadini e della popolazione
- L'individuazione dei fattori, individuali (es. fumo, sedentarietà, ecc.) e collettivi (es. inquinamento ambientale) che determinano o che contribuiscono a determinare le malattie;
- L'ordinamento dei bisogni sanitari della popolazione in una scala di priorità,
- La partecipazione alla elaborazione di programmi di educazione sanitaria finalizzati alla rimozione di questi fattori e all'adozione di stili di vita capaci non solo di diminuire il rischio di ammalare, ma anche di potenziare lo stato di salute,
- La realizzazione di tali programmi,
- La partecipazione con il medico di medicina generale e con il pediatra di libera scelta alla definizione di piani di assistenza per pazienti che necessitano di cure domiciliari, riconoscendo a questi professionisti, la responsabilità delle decisioni diagnostico-terapeutiche e garantendo all'interno di questi progetti la disponibilità del personale infermieristico e delle consulenze specialistiche,
- La ricerca della integrazione degli interventi sanitari con quelli sociali, sollecitando le diverse competenze ivi comprese quelle del volontariato.
- Assicura inoltre le seguenti prestazioni ambulatoriali: Vaccinazioni obbligatorie e facoltative,
Terapie iniettive intramuscolari ed endovenose, Prelievi di sangue e di altro materiale biologico, a scopo diagnostico, Medicazioni, Prescrizioni di ausili per pazienti incontinenti (pannoloni, traverse, cateteri, sacche), Prescrizione di presidi per pazienti diabetici (siringhe, penne, aghi, lancette e strisce reattive).
- Rilascio delle certificazioni di idoneità fisica alla guida di autoveicoli, limitatamente alle patenti di categoria A e B
- Rilascio delle certificazioni di idoneità fisica al porto d'armi per uso caccia, tiro a segno e difesa personale
- Rilascio autorizzazione trasporto in ambulanza, per l'accesso ai servizi di diagnosi e cura dei pazienti barellati o comunque intrasportabili con i comuni mezzi di trasporto
- Rilascio delle esenzioni ticket per patologia ed invalidità.
- Svolge attività di tipo igienistico quali: Rilascio dei libretti di idoneità sanitaria, Le indagini epidemiologiche successive alla denuncia di malattie infettive e l'adozione degli eventuali provvedimenti conseguenti.
- La medicina necroscopica;
- I pareri per le concessioni edilizie e per l'abitabilità
- Assicura i seguenti servizi amministrativi: Scelta e revoca del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta, Prenotazioni di indagini diagnostiche e visite specialistiche, Riscossione del ticket, Autorizzazione al ricovero all'estero in centri di alta specializzazione.

Nel DSB viene inoltre assicurata la Funzione Consultoriale intesa come offerta di servizi sociali-psicologici e sanitari, a favore di singoli o coppie, in materia di:
- Sterilità
- Procreazione responsabile
- Tutela della maternità
- L'interruzione volontaria di gravidanza
- Prevenzione di patologie ginecologiche
- Diagnosi e cura di problemi ginecologici.


IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
Il Dipartimento di Prevenzione è la struttura tecnico-funzionale dell'Azienda Sanitaria preposta alla promozione della tutela della salute della popolazione.
Comprende le funzioni precedentemente svolte dagli ex settori Igiene Pubblica e Veterinario
Vengono anche effettuate attività di Medicina Legale (visite di invalidità civile e collegiali, medicina fiscale) e di prevenzione e protezione dei lavoratori dell'Azienda Sanitaria.

Le attività di prevenzione fanno capo al dipartimento di prevenzione le cui funzioni sono così articolate:
- Profilassi delle malattie infettive e parassitarie
- Tutela della collettività dai rischi sanitari degli ambienti di vita anche con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali
- Tutela della collettività e dei singoli dai rischi infortunistici e sanitari connessi agli ambienti di lavoro
- Sanità pubblica veterinaria, che comprende la sorveglianza epidemiologica delle popolazioni animali e profilassi delle malattie infettive e parassitarie; farmaco vigilanza veterinaria; igiene delle produzioni zootecniche; tutela igienico-sanitaria degli alimenti di origine animale
- Tutela igienico sanitaria degli alimenti
- Sorveglianza e prevenzione nutrizionale.


IL DIPARTIMENTO
(DLgs 229/99 art. 17-bis)

1. L'organizzazione dipartimentale è il modello ordinario di gestione operativa di tutte le attività delle Aziende sanitarie.

2. Il direttore di dipartimento è nominato dal direttore generale fra i dirigenti con incarico di direzione delle strutture complesse aggregate nel dipartimento; il direttore di dipartimento rimane titolare della struttura complessa cui è preposto. La preposizione ai dipartimenti strutturali, sia ospedalieri che territoriali e di prevenzione, comporta l'attribuzione sia di responsabilità professionali in materia clinico organizzativa e della prevenzione sia di responsabilità di tipo gestionale in ordine alla razionale e corretta programmazione aziendale. La programmazione delle attività dipartimentali, la loro realizzazione e le funzioni di monitoraggio e di verifica sono assicurate con la partecipazione attiva degli altri dirigenti e degli operatori assegnati al dipartimento.

3. La Regione disciplina la composizione e le funzioni del Comitato di dipartimento nonché le modalità di partecipazione dello stesso alla individuazione dei direttori di dipartimento.


IL PIANO SANITARIO NAZIONALE E REGIONALE
Il Piano Sanitario Nazionale (PSN) è il principale strumento di pianificazione; ha durata triennale ed è predisposto dal Governo, sentite le commissioni parlamentari permanenti competenti per materia e indica:

a) le aree prioritarie di intervento anche ai fini del riequilibrio territoriale delle condizioni sanitarie della popolazione

b) i livelli uniformi di assistenza sanitaria da individuare con la specificazione delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini

c) i progetti-obiettivo da realizzare

d) le esigenze prioritarie in materia di biomedica e di ricerca sanitaria

e) gli indirizzi relativi alla formazione del personale

f) le misure e gli indicatori per la verifica dei livelli di assistenza effettivamente assicurati in rapporto a quelli previsti

g) i finanziamenti relativi a ciascun anno di validità del piano.
In base al PSN entro un tempo prefissato (150 gg) le Regioni adottano i propri Piani Sanitari Regionali (PSR) uniformandoli alle indicazioni del PSN.

 

Fonte: http://u.jimdo.com/www400/o/s5d0ef10cc4a06ea2/download/m7a505afa77f93af9/1281630548/Sanit%C3%A0+Pubblica.doc

Sito web da visitare: http://infermieriuniti2.jimdo.com/materie/sanit%C3%A0-publica/

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