Invecchiamento e geriatria

 


 

Invecchiamento e geriatria

 

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Invecchiamento e geriatria

Invecchiamento

L’invecchiamento è la riduzione dei meccanismi di difesa nei confronti delle variazioni ambientali e perdita delle riserve funzionali.

L'anzianità è suddivisa oggi in 4 fasce di età:

- 45/60 anni = Età di mezzo o presenile
(menopausa, andropausa, diminuzione dell’efficienza funzionale).
- 60/70 anni = Senescenza graduale
(eventuale comparsa di processi morbosi conclamati)
- 70/90 anni = Senescenza conclamata
(anziano in senso stretto, spesso presenta invalidità)
- Dopo i 90 anni = Longevi
(equilibrio biologico fragile e instabile)

 

Le principali discipline dell'invecchiamento sono:
- Geriatria: medicina dei vecchi.
- Gerontologia: studio dell’invecchiamento e delle sue conseguenze.
- Geragogia: la scienza che studia il buon invecchiamento.

Sono state prese in considerazione varie teorie sul’invecchiamento, tra le più conosciute ricordiamo le Teorie:

- Dell’orologio molecolare
Innesco del processo da parte di alcuni pacemaker che portano all’invecchiamento.

- Dell’accumularsi dei danni
Alterazioni del DNA, non corrette, che provocano la sintesi di proteine alterate e successivo danno cellulare.

- Dei radicali liberi
Accumulo di radicali liberi, specie altamente reattive derivate dal metabolismo dell’O2.

 

 

ASPETTI BIOLOGICI DELL’INVECCHIAMENTO

Alterazioni:
- del DNA.
- delle cellule (permeabilità delle membrane, regolarità dei mitocondri, frammentazione apparato di Golgi, ritardata crescita cellulare).
- del tessuto connettivo
- degli organi

Riduzione:
- del contenuto idrico nel citoplasma
- del contenuto idrico, lipidico e di calcio
- della vascolarizzazione capillare
- dell’elasticità dei tessuti
- del peso e volume

Le malattie dell’anziano devono avere un approccio multidisciplinare, e prendere in considerazione molteplici fattori tra cui:
- Distinzione difficile tra fenomeni fisiologici e patologici
- Polipatologia
- Sintomatologia atipica
- Compromissione funzionale (interdipendenza funzionale)
- Uso improprio di farmaci (errori del paziente, eccessiva medicalizzazione)
- Uso del placebo
- Riduzione dell’assorbimento
- Alterata distribuzione (aumento della distribuzione di farmaci liposolubili)
- Rallentamento della metabolizzazione
- Riduzione dell’eliminazione (soprattutto renale)

 

ASPETTI SOCIALI DELL’INVECCHIAMENTO

L’anziano nella, società contemporanea, è costretto a continui cambiamenti, che non sempre riescono a farlo adattare sia fisiologicamente che socialmente:
- Alte tecnologie
- Attività quotidiana frenetica
- Pressione verso la produttività
- Modelli comportamentali
- Consumismo

Chi non si adegua viene allontanato, l’anziano non riesce a tenere il passo.

Sono loro stessi che tendono ad emarginarsi, per una serie di motivi:
- Perdita del ruolo sociale e familiare
- Perdita economica ( pensionamento)
- Perdita del coniuge, degli amici e dei coetanei

 

NURSING DEL PAZIENTE ANZIANO

L'assistenza al paziente anziano comporta l'attenta valutazione dell'assistito e delle capacità:

- Motorie
Deambulare, cadere, rialzarsi, cambiare postura

- Operative quotidiane
Alzarsi, lavarsi, radersi, bere, mangiare, utilizzare il telefono o altri servizi

- Percettive
Udire, vedere, avvertire il dolore, comprendere, ripetere e esprimere messaggi verbali

- Di collaborazione
Orientamento nel tempo e nello spazio, capacità di assumere farmaci, chiedere aiuto, eseguire piccoli compiti

A tale scopo è possibile avvalersi di Scala di Valutazione Geriatrica multidimensionale, come le Scale:
- ADL (attività basilari della vita quotidiana)
- IADL (attività strumentali della vita quotidiana)

 

Malattie del Cuore

Fisiologicamente il cuore dell’anziano è più grande e più pesante di un cuore giovane (per la presenza di tessuto fibrotico generato dalla ridotta perfusione ematica delle coronarie che conduce l'organo all'atrofia) ed è soggetto a sclerotizzazione delle valvole (che si riempiono di sali di calcio, irrigidendosi).

Malattie più diffuse
Tra le malattie più diffuse dell’anziano:
- Cardiopatia ischemica
- Insufficienza cardiaca
- Valvulopatie
- Disturbo del ritmo cardiaco

 

CARDIOPATIA ISCHEMICA

La cardiopatia ischemica si manifesta con due sintomi molto specifici:

1) Angina pectoris
Dolore di tipo intenso costrittivo, irradiato alla base del collo, alla mandibola.
È molto simile all’infarto la differenza sta nella durata (inferiore a 30 minuti) e nella sensibilizzazione ai nitroderivati.
Può essere:
-stabile (si manifesta sotto sforzo per restringimento delle coronarie)
-instabile (si manifesta a riposo per placca o spasmo coronarico), rischio di infarto elevato.

2) Infarto del miocardio
Dolore di tipo restrittivo, retro sternale, non reversibile e non sensibile ai nitroderivati, spesso è accompagnato da nausea, sudorazione algida.
Nell’anziano spesso l’infarto non si manifesta con dolore ma con stordimento, vertigini e sincope.

 

Complicanze
- Schok cardiogeno (per l’ipoperfusione)
- Aritmie (sensibilizzato dall’ischemia cellulare)
- Insufficienza cardiaca

Assistenza
- Riposo a letto
- Tranquillizzare
- Inserire ago cannula
- Prelevare enzimi cardiaci
- ECG
- Pressione
- Diuresi
- Terapia
- Antiaggreganti
- Sedativi per il dolore
- Nitrati
- Ossigeno terapia
- Angioplastica

 

SCOMPENSO CARDIACO

Insufficienza ventricolo sinistro
- Dispnea da sforzo e/o a riposo
- Astenia
- Tachicardia
- Decubito semiortopnoico
- Edema polmonare
- Eventuale ipotensione arteriosa

 

Insufficienza ventricolo destro
- Edemi declivi
- Epatomegalia
- Turgore delle vene giugulari
- Aumento della pressione venosa centrale
- Cianosi

 

Assistenza
- Tranquillizzare il paziente, eliminare fonti di disturbo
- Mantenere il paziente in posizione semiortopnoica (semiseduto a 60°)
- Controllare pressione arteriosa e frequenza cardiaca, peso, diuresi e liquidi somministrati per bilancio idrico.
- Correzione della stipsi (ev. uso della comoda)
- Ossigeno-terapia
- Dieta leggera

 

DISTURBI DEL RITMO E DELLA CONDUZIONE

L’invecchiamento porta ad una alterazione degenerativa del tessuto di conduzione e di conseguenza ad aritmia.

Cause
- Cardiopatie (ischemica, ipertensiva, valvolare, cardiomiopatie)
- Riflessi viscerali (EGDS stimolazione gastroduodenale)
- Alterazioni degli elettroliti (ipo/iperpotassiemia ecc.)
- Farmaci (antiaritmici, digitale, teofillina)
- Cerebropatie (ictus, tumori, meningiti, encefaliti)
- Altre malattie (ipertiroidismo ecc.)

Segni e sintomi
Spesso asintomatici o con:
- Palpitazioni
- Vertigini, malessere, astenia intensa
- Sincope, lipotimie, stato confusionale
- Dispnea, angina pectoris

 

MALATTIE VALVOLARI

La valvulopatia più frequente è la stenosi aortica calcifica che è legata ad un processo degenerativo della valvola.
Questa ostruzione porta a:
- Sovraccarico pressorio del ventricolo sinistro
- Ipertrofia del miocardio
- Alterazione contrattilità
- Dilatazione del ventricolo sinistro e successivamente anche delle altre cavità cardiache
Manifestazioni cliniche
- Angina pectoris
- Episodi sincopali (sempre durante sforzi fisici)
- Scompenso cardiaco
- Morte improvvisa

 

Malattie dei Vasi
ARTERIOSCLEROSI

Si manifesta prevalente nelle arterie di piccolo calibro e le arteriole.
E' caratterizzata da:
- deposizione di calcio
- aumento di collagene
- degenerazione ialina prevalentemente a livello della tunica media (muscolatura liscia)
- rigidità vasale diffusa
- riduzione del lume vasale



ATEROSCLEROSI
Si manifesta prevalente nelle arterie di grande e medio calibro.
E' caratterizzata da formazione dell’ ateroma (o placca ateromasica) che si forma con:
- infiltrazione sottoendoteliale di lipidi (LDL )
- richiamo di mono- e linfociti (reazione infiammatoria)
- produzione di citochine (fattori di crescita, mediatori ecc.)
- richiamo e proliferazione di cellule muscolari lisce
- proliferazione di collagene e tessuto fibroso

Di conseguenza il paziente può andare incontro a due quadri patologici:
- Ischemia: Riduzione calibro e della disponibilità di O2
- Infarto: Occlusione con conseguente necrosi/morte cellulare

Segni e sintomi
Miocardio: cardiopatia ischemica, insuf. cardiaca
Encefalo: ictus cerebrale, Parkinsonismo
Apparato Digestivo: angina abdominis, infarto mesenterico
Rene: ipertensione nefrovascolare, insufficenza renale
Arti inferiori: arteriopatia obliterante


ARTERIOPATIA OBBLITERANTE DEGLI ARTI INFERIORI
Patologia causata da placche ateromasiche complicate (trombosi, embolia).

Sedi principali:
- Aorta addominale,
- Arterie iliache, femorali e poplitee

Sintomi
Claudicatio Intermittens (Dolore che compare con la deambulazione e regredisce con il riposo) associato a crampi muscolari, perdita di sensibilità e atrofia muscolare nella sede distale all’occlusione.

Stadi evolutivi
Primo Stadio: diminuzione o assenza dei polsi periferici, piede freddo, assenza di dolore.
Secondo Stadio: claudicatio intermittens e alterazioni trofiche.
Terzo Stadio: dolore anche a riposo.
Quarto Stadio: ulcere cutanee e gangrena.

Interventi di Nursing
Mantenere l’arto in posizione declive
Mantenere l’arto caldo
Proteggere l’arto dai traumatismi (scarpe comode, ”archetto”)
Favorire l’attività fisica
Particolare cura nell’igiene locale e nel taglio delle unghie


ISCHEMIA ACUTA ARTI INFERIORI
Causata da embolia, trombosi arteriosa acuta

Sintomi
Dolore improvviso e acuto nel tratto distale alla sede dell’occlusione
cute fredda e pallida
parestesie
impotenza funzionale

Terapia
Embolectomia chirurgica
Terapia fibrinolitica Eparina, successivamente dicumarolici


ISCHEMIA INTESTINALE

- “Angina addominis”
Ischemia in caso di aumentata richiesta di sangue da parte dell’intestino (dopo i pasti)

- Infarto intestinale
occlusione a seguito di un’embolia da:
- fibrillazione atriale,
- valvulopatie,
- valvole artificiali,
- placche ateroslerotiche o per trombosi della placca
- arteriosclerosi diffusa
- insufficienza cardiaca

- Insufficienza arteriosa mesenterica cronica
Dolore sordo o crampiforme in sede periombelicale che compare 15-30 minuti dopo il pasto e dura alcune ore.
Caratterizzata da calo ponderale e malassorbimento e a volte da colite ischemica con diarrea e rettorragia.

- Infarto intestinale
Dolore grave e violento inizialmente localizzato in sede periombelicale e poi diffuso e continuo.
Caratterizzata da diarrea con sangue.
Terapia:
Resezione del segmento intestinale necrotico
Antibiotici ad ampio spettro
Correggere eventuale causa (insufficienza cardiaca, ipovoliemia)
Farmaci anticoagulanti e vasodilatatori



ANEURISMI
Dilatazione localizzata di un’arteria causata da aterosclerosi associata ad ipertensione che determina una perdita di fibre muscolari lisce ed elastiche della tunica media.

Frequenti in:

- Aorta toracica
Sintomi:
- insufficienza aortica (dilatazione dell’anello aortico),
- disfonia/afonia (stiramento del nervo laringeo ricorrente),
- dispnea,
- compressione vena cava superiore .

- Aorta addominale ed arteria poplitea
Sintomi:
- tumefazione pulsante,
- embolizzazione nei territori distali.


Rottura dell'aneurisma
Evento grave che spesso costituisce la prima manifestazione di un aneurisma
Sintomi:
- Dolore molto intenso con irradiazione posteriore
- Ipotensione o rapida comparsa di shock ipovolemico
- Assenza dei polsi femorali


Dissecazione dell’aorta o “aneurisma dissecante”
Formazione di un ematoma all’interno della tonaca media dell’aorta conseguente alla iniziale lacerazione dell’intima di tipo:
- prossimale: lesione dell’intima subito dopo la valvola aortica
- distale: lesione dell’intima subito dopo l’origine della succlavia

Evoluzione:
- Estensione lungo l’aorta
- Coagulazione ed arresto a qualsiasi livello dell’aorta
- Rientro nell’aorta a qualsiasi punto
- Perforazione verso l’esterno

Le Cadute

Le cadute rappresentano un problema molto frequente nelle persone anziane con conseguenze gravi ed invalidanti.
Conseguenze
-lesioni cutanee, fratture, ematomi cerebrali, ustioni
-immobilizzazione
-ripercussioni psicologiche

Negli anziani, le cadute più frequenti avvengono dal letto e in bagno, generalmente per pavimento scivoloso, ostacoli ambientali, ipotensione posturale o sincopi.
Le cause ed i fattori predisponenti sono molteplici e spesso sono presenti contemporaneamente nella stessa persona.

Cause da Fattori intrinseci (legati al paziente):
-riduzione dell’acuità visiva
-riduzione della capacità uditiva
-instabilità posturale
-malattie cardiache
-sincopi
-alterazioni muscolo scheletriche

Cause da Fattori estrincesi (legati all'ambiente):
-superfici di pavimentazione
-illuminazione
-scale
-stanza da bagno
-camera da letto
-sedie e scaffali


Post-fall sindrome
Aggiuntiva disabilità di tipo psicologico dovuta al timore di cadere nuovamente che determina una riduzione progressiva delle attività quotidiane con conseguente calo funzionale globale ed un peggioramento delle condizioni cliniche.


Assistenza
Nel primo approccio dopo la caduta, bisogna indagare su:
- attività svolta al momento della caduta
- luogo dove si è verificata
- presenza di testimoni
- precedenti cadute
- somministrazioni di farmaci precedente alla caduta
- pressione in clinoedortostatismo, ritmo cardiaco
- arti inferiori: grave artrosi, vene varicose, edemi, scarpe inadatte


Valutazione del rischio di caduta
Necessita un esame obiettivo che comprende:
- esame neurologico,
- muscolo scheletrico,
- sensoriale,
- dell’andatura e dell’equilibrio
- valutazione ambientale.

Incontinenza Urinaria
Le strutture anatomiche che controllano la minzione sono:
- Vescica mediante muscolo detrusore
- Uretra mediante sfintere interno ed esterno (muscolo striato)
- Muscolatura del pavimento pelvico (muscolo pubo-coccigeo e elevatore dell’ano)

La minzione avviene per stimolazione delle fibre:

- Parasimpatiche (attraverso i nervi pelvici)
Stimolazione colinergica per la contrazione del detrusore

- Simpatiche (attraverso il plesso ipogastrico)
Stimolano i recettori adrenergici alfa (contrazione delle fibre muscolari lisce) e beta (rilasciamento delle fibrocellule muscolari).

Il controllo della minzione avviene mediante l'arco riflesso tra vescica/uretra e centro spinale (controllo involontario) a sua volta controllato volontariamente dai centri della minzione del SNC (area frontale, parietale e ipotalamo).

Iter:
- Le urine si accumulano nella vescica
- La dilatazione della vescica stimola i recettori propriocettivi della parete vescicale.
- Il segnale raggiunge i centri midollari (controllo involontario) ed i centri cerebrali della minzione (controllo volontario).
- La muscolatura del pavimento pelvico e lo sfintere striato esterno si rilasciano.
- Si ha stimolazione colinergica del detrusore con contrazione (pressione intravescicale) e inibizione riflessa del tono delle fibre simpatiche con rilasciamento del collo, del trigono e dell’uretra.
- La vescica si svuota.
- Dopo lo svuotamento vescicale il detrusore si rilascia, gli sfinteri uretrali si chiudono e la muscolatura del piano perineale riprende il suo tono (stimolazione adrenergica).

 

INCONTINENZA

Perdita involontaria di urina (frequente nelle donne anziane in lungodegenza).
Può essere transitoria o permanente.

 

INCONTINENZA TRANSITORIA
Ha insorgenza acuta ma risulta reversibile se si curano le cause:
- Infezioni delle vie urinarie (intervento: terapia antibiotica)
- Farmaci come i diuretici (intervento: adrenergici antagonisti e sospendere i farmaci)
- Atrofia urogenitale (come in trattamenti estrogeni per donne in fase postmenopausale).
- Fecalomi (interventi: rimozione)

 

INCONTINENZA PERMANENTE
Modificazioni anatomiche del pavimento pelvico e dell’apparato genito-urinario o malattie neurologiche (che coinvolgono il sistema centrale e/o i nervi periferici).

 

Incontinenza da sforzo
Perdita involontaria di urina (da piccola a moderata) in seguito a manovre che aumentano la pressione intraddominale (colpo di tosse, sollevare un peso, risata, starnuto, ecc.).
Il disturbo (diurno) è assente in altre occasioni e non è associato a tenesmo.

Cause:

- Indebolimento dei muscoli del diaframma pelvico
(gravidanze multiple, prolassi urogenitali)

- Danno degli sfinteri uretrali
(dopo prostatectomia, uretrite atrofica menopausale)

 

Incontinenza da urgenza
Improvviso desiderio di urinare, con perdita di urine frequenti e imprevedibili in qualsiasi momento e posizione.
Frequenti anche disuria, tenesmo, fastidio sovrapubico.

Cause:

- Iperreflessia del detrusore
Perdita dell’inibizione volontaria del SNC per patologie neurologiche o irritazione della vescica (con iperattività dei recettori propriorecettivi nella parete vescicale) per infezioni, calcoli, carcinomi.

- Ipertonia del detrusore
Cateterizzazione prolungata con cistiti croniche o cistiti interstiziali (trattamenti di radioterapia o immunoterapia con ciclofosfamide).

 

Incontinenza da sovrariempimento
Ritenzione di urina con sovradistensione vescicale con perdita frequente di piccole quantità di urina (“sgocciolamento”) che a volte mima l’incontinenza da urgenza.
Il segno obiettivo peculiare è rappresentato dal “globo” vescicale (palpazione di una massa dura, tesa, dolente, percepita nell’area addominale sovrapubica).

Cause:

- Ipotonia e areflessia del detrusore
Perdita del riflesso midollare per patologie neurologiche.

- Ostruzione uretrale
Ipertrofia prostatica o tumori.

 

Incontinenza funzionale
Incontinenza urinaria con funzione vescicale e uretrale normale
Incapacità del paziente di interpretare il bisogno di mingere, di comunicarne l’urgenza o semplicemente presenta problemi di mobilità: Demenza grave, traumi cranici, ictus cerebrale, deliri etc.

 

VALUTAZIONE DIAGNOSTICA

- Anamnesi (interventi, malattie neurologiche, farmaci)
- Esame obiettivo
- Esami di laboratorio
- Test urodinamici
- Ecografia pelvica
- Eventuale uretrocistoscopia

 

NURSING
- Osservare comportamento urinario del paziente
- Monitorare tempi, ritmi e volume perso
- Verificare concomitanza con altri fenomeni (febbre, farmaci)

 

TERAPIA

1) Farmacologica
2) Chirurgica
3) Mezzi meccanici
4) Intervento comportamentale:
- Regolamentare l’assunzione di liquidi.
- Evitare alimenti irritanti (es. caffeina, pomodori).
- Per pazienti allettati, tenere vicino comoda, padella o pappagallo.
- Prediligere indumenti facilmente removibili.
- Stabilire lo svuotamento vescicale a intervalli regolari.

 

Malnutrizione, anemie e disturbi elettrolitici

MALNUTRIZIONE

La malnutrizione è un bilancio negativo fra apporto di sostanze nutritive ai tessuti e fabbisogno di tali sostanze.
Nell’anziano si verifica, rispetto all’età adulta, una riduzione della massa magra (componente muscolare) con aumento della massa grassa (tessuto adiposo).

Spesso l'alimentazione dell'anziano è carente di calorie, vitamine, ferro, oligominerali e calcio e sbilanciata per proteine, carboidrati e lipidi.
Linadeguata introduzione di alimenti o la loro difettosa utilizzazione da parte del corpo è dovuta a cause:

1) Organiche
malattie che interferiscono
- con l’alimentazione (edentulia, alterazione del gusto, m. respiratorie, insufficienza cardiaca)
- con l’assorbimento (secrezione gastrica e pancreatica, diarrea cronica)

2) Psichiche, depressione, demenza

3) Sociali, povertà, solitudine

 

ANEMIE

Caduta del tasso di emoglobina (nell'uomo inferiore a 13 g/dl e nella donna a 12 g/dl) o al numero di globuli rossi.

Sintomatologia:
- Astenia,
- Lipotimie,
- Vertigini,
- Dispnea,
- Dolore precordiale,
- Disfagia (forme sideropeniche),
- Fragilità delle unghie e dei capelli.

Trattamento:
- Rimozione della causa ove possibile
- Terapia marziale
- Integrazione di folati e vit B12
- Trasfusioni
- Eritropoietina

Nell'anziano si assiste naturalmente a:
- Riduzione dell’emopoiesi (formazione e maturazione di tutti i tipi di cellule del sangue a partire dai loro precursori).
- Riduzione dei valori medi di emoglobina e dell’ematocrito (percentuale di elementi corpuscolati nel sangue)
- Lieve aumento del volume corpuscolare medio (MCV)

 

Anemia sideropenica
Anemia microcitica conseguente ad un deficit di ferro per:
- inadeguata assunzione,
- malassorbimento completo grave,
- sanguinamento

Diagnosi:
- Hb ed MCV = bassi.
- Ferritinemia e Sideremia = bassi.

 

Anemia delle malattie croniche
Anemia microcitica non sideropenica, causata da un “blocco” midollare nella liberazione del ferro, tipica delle:
- Malattie infiammatorie croniche
- Infezioni croniche
- Malattie disreattive

Diagnosi:
- Hb ed MCV = bassi
- Sideremia = bassa
- Ferritinemia = normale o aumentata

 

Anemia da carenza di Folati e di vit. B12
Sono forme caratterizzate da macrocitosi delle emazie (MCV maggiore di 100 fl)
Carenza di:
- Folati (presenti in foglie verdi, legumi e uova): dieta, malassorbimento
- Vitamina B12: gastrectomia, carenza del fattore intrinseco (gastrite atrofica), malattie dell’ileo terminale.

Diagnosi:
- Hb = diminuita
- MCV = aumento
- Acido Folico e/o vit. B12 = bassi
- LDH = aumento

 

Anemia aplastica
Anemia normocromica normocitica, generalmente espressione di una tossicità da farmaci o di invasione neoplastica del midollo, caratterizzata dall'insufficiente produzione nel midollo osseo di cellule del sangue di tutti i tipi.

 

Anemia refrattaria
Forma tumorale in cui si ha produzione di precursori midollari alterati.

Diagnosi:
- Puntato midollare
- GR normali

 

Anemia perniciosa
Deriva da una carenza di vitamina B12 o acido folico ed è caratterizzata da sintomi neurologici da danno dei cordoni postero-laterali del midollo spinale:
- parestesie,
- deficit della sensibilità,
- atassia,
- disturbi psichiatrici

 

DISTURBI ELETTROLITICI

L'iponatremia e l'ipernatremia sono tra le complicanze metaboliche più comuni nei pazienti ospedalizzati e negli anziani, caratterizzate da:
- Disorientamento,
- Stato confusionale,
- Letargia (predisposizione a sonno continuo),
- Convulsioni,
- Coma,
- Crampi muscolari.

 

Iponatriemia
Viene definita tale se i livelli sierici di sodio sono minori di 136 mEq/L.
Determina rigonfiamento cellulare.

Le cause sono:

- Riduzione del sodio e dell’acqua corporea
Vomito, diarrea, diuretici, aspirazione gastrica, riduzione della volemia efficace (cirrosi, scompenso cardiaco)

- Ritenzione di acqua con sodio normale
Inapropriata secrezione di ADH (ormone antidiuretico) in corso di tumore del polmone e del pancreas, malattie del SNC, farmaci.

Terapia
Somministrazione di soluzioni ipertoniche (soluzione allo 0,9% + sodio e.v.).

 

Ipernatriemia

Viene definita tale se i livelli sierici di sodio sono maggiori di 146 mEq/L.
Determina essiccosi cellulare.

Le cause sono:

-Riduzione dell’assunzione di liquidi.

- Aumentate perdite di liquidi.
Febbre , sudorazione, diarrea , diuretici.

Terapia
Somministrazione di soluzioni ipotoniche (soluzione allo 0,45% o soluzione glucosata al 5%).

 

Stati Confusionali, Deliri,Demenze

L'invecchiamento celebrale è determinato da:
- Riduzione di peso e volume dell’encefalo
- Diminuzione del numero dei neuroni
- Accumulo di pigmenti lipofuscinici intra-citoplasmatici, depositi di sostanza amiloide, comparsa di placche senili

Meccanismi di “compenso”:
- Ridondanza neuronale
- Aumento del numero di connessioni fra i neuroni.

L'invecchiamento celebrale fisiologico presenta un quadro clinico caratterizzato da:
- Riduzione della memoria a breve termine e della capacità di astrazione
- Labilità emotiva e depressione
- Disturbi della psicomotricità
- Alterazioni del ritmo sonno veglia
- Aumento della soglia cutanea per il dolore
- Riduzione campo visivo, gusto ed olfatto
- Ridotta discriminazione fra due punti e intensità dei suoni.

 

DELIRIO ACUTO

Condizione caratterizzata da disturbi variabili della cognizione, affettività, percezione e consapevolezza di sè.

Cause Extracelebrali (60-80% dei casi)
- Intossicazione da farmaci e alcol
- Alterazioni metaboliche (ipossia cerebrale, squilibri idro-elettrolitici, uremia, insufficienza epatica, diabete mellito)
- Stati tossi infettivi
- Interventi chirurgici

Cause Celebrali
- Disturbi vascolari
- Infezioni
- Neoplasie
- Epilessia
- Demenza

Sintomi
- Perdita temporanea della coscienza
- Alterazioni della percezione
- Eloquio incoerente
- Alterazioni psicomotorie
- Disorientamento temporo-spaziale
- Fluttuazioni comportamentali

 

Sindrome di Diogene
Sindrome confusionale acuta caratterizzata da assenza di cura per la propria persona, ipoalimentazione con malnutrizione, etilismo.

 

Sundown Syndrome
Stato confusionale acuto a comparsa nelle ore serali con eziologia multifattoriale (organica, psicologica e sociale).

 

DEMENZE

Condizione di disfunzione cronica, progressiva e irreversibile delle funzioni cerebrali che porta a un declino delle facoltà cognitive della persona causato dalla degenerazione e/o dalla morte delle cellule cerebrali. (Le demenze in età senile rappresentano l'85% del totale).

Le demenze determinano alterazioni della coscienza in ambito di:
- Percezione (illusioni, allucinazioni)
- Memoria (amnesie)
- Attenzione (disorientamento temporo/spaziale)
- Pensiero (ideazione incoerente, deliri)
- Affettività (ansia, depressione)

Principali di demenze:

- Demenze corticali
Colpiscono principalmente strutture della corteccia cerebrale e si caratterizzano per deterioramenti a livello cognitivo, della memoria e del linguaggio.

- Demenze sottocorticali
Colpiscono principalmente strutture che si trovano al di sotto della corteccia cerebrale e si caratterizzano per deterioramenti a livello della personalità, della sfera emotiva e delle funzioni motorie.

 

Demenza senile del tipo Alzheimer
E’ la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane.
La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.
Ha generalmente un inizio subdolo: le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici.

 

Demenza legata a Malattia di Parkinson
La malattia di Parkinson è un'affezione del sistema nervoso centrale che colpisce quelle strutture che sono deputate al movimento.
Il cervello dei pazienti presenta, infatti, un deterioramento della substantia nigra del mesencefalo. I neuroni della substantia nigra producono il neurotrasmettitore dopamina che in questi pazienti è quasi del tutto assente. La dopamina è fondamentale affinché i movimenti possano compiersi correttamente e armonicamente. Una carenza di dopamina impedisce ai neuroni di aree importanti per l'attività motoria di comunicare tra loro.
I sintomi principali comprendono lentezza dei movimenti, tremore e rigidità muscolare, micrografia (scrittura piccola) e untuosità della cute. Il tremore in questi pazienti si presenta a riposo mentre scompare nel corso di movimenti volontari e nel sonno. Inoltre questi pazienti devono continuamente aggiustare la posizione e la postura in quanto presentano un'andatura incerta che li porta a camminare a piccoli passi per evitare di cadere. Possono essere presenti anche dei disturbi cognitivi e nel 10-40 per cento dei casi si arriva ad una demenza. Non è noto il perché solo alcuni pazienti sviluppino una demenza.
I farmaci utilizzati aumentano i livelli di dopamina prodotti nel cervello. La sostanza utilizzata è la Levo-Dopa (L-Dopa) che viene trasformata in dopamina. L'aumento di questa sostanza permette alle poche cellule rimaste di produrre un maggior quantitativo di dopamina supplendo alla carenza neuronale. L'effetto dell'L-Dopa tende a ridursi dopo 5-10 anni di utilizzo e tra una somministrazione e l'altra, nel corso del tempo, tendono a ricomparire i sintomi.

 

Demenze vascolari
Dovute ad aree di necrosi cerebrale causate da un deficit nella circolazione sanguigna.
Hanno esordio generalmente improvviso e non sempre comportano un deterioramento cognitivo globale.
Le sindromi lacunari rappresentano un insieme di sintomi legati ad una compromissione motoria e/o sensitiva. Le lacune sono lesioni che si presentano in alcune parti del cervello: il talamo e il tronco dell'encefalo. Le persone colpite presentano: disfagia (difficoltà nella deglutizione), bradicinesia (movimenti rallentati), deambulazione con piccoli passi e disturbi emotivi.

 

Sintrome da Immobilizzazione
Insieme delle modificazioni conseguenti ad allettamento protratto.

E’ importante riconoscere, prevenire e curare questa sindrome perché espone il paziente anziano al rischio di :
- osteoporosi, alterazioni muscolo-scheletriche
- infezioni (urinarie, polmonari, setticemiche)
- riduzione della performance cardiovascolare
- trombosi venose profonde
- isolamento
- perdita irreversibile dell’autonomia

Pazienti a rischio:
- ricoverati per malattie acute (polmonite, ictus, IMA, ecc.) o interventi chirurgici
- pazienti costretti a letto per fratture non operabili
- anziani al proprio domicilio in situazioni di trascuratezza sanitaria o di disagio sociale e/o familiare.

L'immobilità conduce a:

1) Stato di parziale deprivazione sensoriale
- minor contatto con il mondo sociale
- riduzione dei rapporti interpersonali
- minori riferimenti temporo-spaziali
- depressione, perdita di attenzione, “isolamento”, alterazioni spazio-temporali

2)Riduzione della risposta cardiovascolare per riduzione degli stimoli
- minore efficienza della pompa cardiaca
- minore adattabilità dei vasi alle variazioni di pressione (spesso ipotensione ortostatica)

3) Perdita funzionale dell'apparato muscolo scheletrico
- sostituzione delle fibre muscolari con tessuto fibroso per riduzione trofismo muscolare
- riduzione elasticità dei componenti tendineo legamentosi
- graduale riassorbimento del liquido sinoviale intra-articolare
- rarefazione del tessuto osseo (osteoporosi da immobilità)

Con conseguenti:
- riduzione della forza e resistenza muscolare
- rigidità articolare
- contratture
- possibilità di fratture

4) Perdita funzionale dell'apparato digerente
- malnutrizione per riduzione dell’appetito
- stipsi per riduzione della motilità intestinale

5) Perdita funzionale apparatto respiratorio
- minor ossigenazione tessutale per minore ventilazione alveolare
- rischio di infezioni per ristagno delle secrezioni bronchiali associato a minor movimento delle ciglie bronchiali
- ridotta capacità vitale per diminuita tolleranza allo sforzo

6) Perdita funzionale apparato urinario
- aumento del ristagno di urina per diminuzione della sensazione di vescica ripiena
- aumentato rischio di reflusso vescico-uretrale e/o formazione di diverticoli, infezioni e calcoli

7) Rischio cutaneo di piaghe da decubito

 

Prevenzione e assistenza
- accertarsi e il paziente debba rimanere effettivamente a letto
- stimolare il paziente a relazionarsi anche con gli altri pazienti
- spronare al movimento e all’autonomia
- verificare quali siano le difficoltà motorie del paziente
- aollecitare ed assistere nei movimenti delle attività quotidiane
- adattare i tempi dell'assistenza ai ritmi del paziente
- mirare a traguardi fattibili
- misure igieniche (perdita di feci, urine, sudore)
- Cambiare frequentemente posizione per prevenzione piaghe da decubito
- utilizzare sussidi tecnici (materassini ad acqua e ad aria, cuscini, ecc.)
- Evitare posizioni viziate degli arti per prevenzione delle contratture

Piaghe Da Decubito

  • Aree localizzate di danno della cute e del tessuto sottostante che si realizzano per effetto della pressione in combinazioni con altri fattori quali lo stiramento e la frizione.

    Pressione : riduzione apporto di sangue ai tessuti sottostanti.
    Stiramento: trazione degli strati superficiali su quelli profondi.
    Frizione: attrito con asportazione degli strati superficiali della cute.

    I pazienti a rischio sono tipicamente anziani e soggetti non in grado di muoversi.
    Altri fattori di rischio sono:
    - Anemia
    - Malnutrizione
    - Vasculopatie periferiche
    - Diabete mellito
    - Infezioni
    - Incontinenza (urinaria e fecale)
    - Edema dei tessuti
    - Neoplasie maligne



    STADI

    Stadi reversibili

    - I° stadio
    arrossamento delle pelle (senza lesione) che scompare alla digito-pressione

    - II° stadio
    lesione superficiale che coinvolge l'epidermide ed il derma superficiale (abrasione, vescica o iniziale ulcerazione)


    Stadi con guarigione per seconda intenzione

    - III° stadio
    ulcera profonda con interessamento e necrosi del tessuto sottocutaneo fino alla sottostante fascia muscolare

    - IV° stadio
    ulcera profonda che interessa anche il tessuto muscolare fino alle strutture ossee (possibile formazione di escare)



    PREVENZIONE

    1) Igiene della cute

    2) Ispezione completa (in particolare in sedi di prominenze ossee, compressione)

    3) Proteggere la cute dall'umidità e dalle forze di frizione e stiramento

    4) Adeguato apporto nutrizionale

    5) Movimentazione:
    - Frequente e regolare cambio di posizione del paziente (minimo ogni due ore)
    - In posizione seduta (non più di due ore) evitare che il corpo scivoli in avanti
    - Effettuare il cambio di posizione sollevando o ruotando delicatamente il malato
    - Mantenere la testata del letto al più basso grado di elevazione

    6) Sistemi antidecubito:
    - Materassi a pressione alternante (cambio meccanico dei punti di appoggio)
    - Materasso ad acqua (distribuzione uniforme del peso)
    - Archetto, cuscinetti per talloni e piedi
    - Cuscini o schiume per prevenire il contatto diretto tra le prominenze ossee (ginocchia e caviglie)

    7) Adeguato apporto nutrizionale di:
    - liquidi
    - proteine
    - calorie (zuccheri)
    - vitamine e di minerali (in particolare Zinco)



    ASSISTENZA E TRATTAMENTO

    Lavaggio/Disinfezione
    - Il lavaggio va fatto mediante irrigazione a bassa pressione o a caduta con acqua distillata o soluzione fisiologica
    - La detersione con disinfettanti va limitata alle lesioni infette o che risultano contaminate (ad es. nelle zone a contatto con urine o feci)
    - A questo proposito è preferibile usare prodotti non irritanti a base di clorexidina o iodopovidone (Betadine) diluiti

    Sbrigliamento
    - Accumuli di fibrina (idrogel, dotato di potere fibrinolitico, è un gel di acqua + alginato)
    - Rimozione dell’escara (idrogel o escarectomia chirurgica)

    Riepitelizzazione
    - I nuovi tipi di medicazioni sintetiche forniscono un ambiente umido che promuove la pulizia della piaga e favorisce la crescita del tessuto (pellicole e medicazioni assorbenti in poliuretano, idrocolloidi, alginati, idrogel, medicazioni biocompatibili, collagenasi matrice)
    - Sulle ulcere con essudato medio/abbondante, oltre all’ idrogel, si possono utilizzare gli idrocolloidi (hanno uno strato esterno impermeabile e uno strato interno che assorbe l'essudato) o i poliuretani siliconati (quest’ultimi regolano l’umidità della ferita drenando l’eccesso di liquidi)
    - In caso di lesioni piane non molto profonde, si può utilizzare la garza grassa
    - In caso di lesioni granuleggianti si possono utilizzare le collagenasi (matrice)
    - In presenza di perdita di sostanza è opportuno riempire lo spazio vuoto con uno zaffo morbido (spugne di poliuretano)



    NOTE TERAPEUDICHE

    - Non applicare direttamente sull'ulcera medicazioni tradizionali come cotone e garza (disidratazione della lesione, trauma durante la rimozione)
    - Non applicare prodotti in polvere (formazione di croste)
    - Non utilizzare pomate antibiotiche, se necessaria terapia antibatterica con matrici con argento, silver, grassi che captano i batteri etc
    - Nell’igiene della cute integra evitare prodotti con base alcolica o detergenti troppo energici, evitare borotalco, evitare massaggi o frizioni con alcol saponato.

 

Fonte: http://u.jimdo.com/www400/o/s5d0ef10cc4a06ea2/download/maf8f0a2b250927d0/1281307099/Genetica.docx

Sito web da visitare: http://infermieriuniti2.jimdo.com/materie/geriatria/

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