Prevenzione delle malattie

 

 

 

Prevenzione delle malattie

 

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Malattie, Prevenzione e Stile di Vita

 

Si discute molto su quale possa essere – tra le mille soluzioni offerte sul mercato – il famoso ‘elisir di lunga vita’, in grado di risolvere ogni problema e di conseguenza garantire felicità, benessere e longevità.


Periodicamente, si assiste alla scoperta di nuovi principi, frutto di intense ricerche nel campo della chimica, della biologia, della genetica, che danno poi origine a prodotti industriali che promettono miracoli; integratori vitaminici, omega 3, erbe misteriose, ormoni, probiotici, antiossidanti…


Ad ogni lancio è forte la speranza che queste sostanze possano risolvere i problemi di salute che affliggono l’umanità, ma purtroppo ci si ritrova alla fine a fare i conti con l’amara realtà: la malattia permane e al limite si è riusciti ad alleviare i sentomi.

 

La tendenza generale della ricerca medica è ancora troppo rivolta alla cura delle malattie invece che alla loro prevenzione.
Esiste una fondamentale differenza tra questi due termini: curare significa dover risolvere una malattia in atto, mentre prevenire significa creare quelle condizioni affinché la malattia non possa fare la sua comparsa.


Radicalmente diversi sono anche gli approcci: per curare una malattia occorre studiarla in profondità, ed intervenire con sostanze specifiche che siano il più efficaci possibili. Prevenire invece implica una visione di ampio raggio, che prenda in considerazione lo stile di vita e il rapporto dell’uomo con l’ambiente in cui vive, quindi influenzare il suo comportamento individuale e collettivo. Per fare questo, occorre ‘educare’ piuttosto che ‘visitare’ la persona; occorre renderla consapevole che le proprie azioni influiscono sulla salute propria e della collettività, e che un reale miglioramento non può avvenire come singolo ma come insieme.

 


Vediamo ora uno schema molto noto che mostra l’andamento della vita dal punto di vista delle possibili malattie; ad esso abbiamo aggiunto la nostra personale visione dal punto di vista della reale prevenzione.

 

Prima Fase di Vita – dalla nascita alla pubertà

 

Anche se sono sempre più frequenti le malattie infantili, di norma madre natura fornisce ad ogni bambino il massimo livello possibile di salute. Sta all’adulto saperlo preservare con comportamenti corretti e consapevoli, oppure rovinarlo creando le basi ad infiniti problemi futuri.

Nei primi anni di vita, l’organismo è impegnato a crescere, a rafforzarsi e a trovare i suoi equilibri.
Ancora oggi si sottovalutano gli effetti positivi di una buona gravidanza e di un parto naturale sulla salute psico-fisica del nascituro. Non solo la madre deve prestare attenzione alla propria alimentazione, ma tutto lo stile di vita deve essere rivisto alla luce del figlio. Una madre che in gravidanza continua a lavorare e a sottoporsi a stress eccessivi indebolisce la futura salute del suo bambino.
Le potenzialità dal punto di vista della salute di un parto naturale rispetto alle soluzioni proposte dai medici in termini di cesareo, epidurale, anestesia e quant’altro sono di inestimabile valore. Un bambino che abbia la possibilità di nascere in casa e di essere accolto unicamente dall’amore del propri genitori sarà un individuo fortunato da tutti i punti di vista.

Il secondo elemento di fondamentale importanza è l’alimentazione - della madre e del bambino. Fermo restando che l’allattamento al seno dovrebbe essere la condizione normale, l’allattamento artificiale rimane un’eccezione percorribile solo nel caso in cui la madre abbia veramente una carenza di latte, situazione che si verificherebbe assai raramente se le donne fossero sostenute a livello personale e sociale.
Anche lo svezzamento dovrebbe avvenire con consapevolezza e attenzione, perché anticipare i tempi significa indebolire il sistema digerente del neonato, mentre posticiparlo può facilmente creare situazioni di debolezza psicologica.

I primi cibi solidi dovrebbero essere naturali e sani, fatti con verdure e frutta fresche, cereali in chicchi, proteine vegetali. Zucchero, uova, latte vaccino, cereali raffinati e in genere prodotti industriali dovrebbero essere proibiti per molti anni.
Bisogna aver presente che con l’alimentazione si costruisce la qualità dei tessuti del corpo, la sua resistenza e la sua forza, la sua capacità di perdurare nel tempo. Come una casa è solida prima di tutto per le fondamenta, così un corpo si sviluppa con successo grazie ad un’alimentazione sana e corretta.

Un terzo fattore fondamentale per la salute è il processo e il metodo educativo con cui si sceglie di crescere i bambini. Esistono numerosi studi che mostrano una relazione tra sviluppo mentale e nervoso e malattie fisiche in età adulta, a conferma del fatto che nei primi anni di vita le energie di crescita dovrebbero dare priorità principalmente al corpo e secondariamente al sistema nervoso e al cervello. Ecco che programmi educativi che stimolino precocemente attività intellettuali e di ragionamento possono interferire con questo delicatissimo processo.
Un elemento spesso trascurato perché troppo sottile da essere rilevato è il ritmo dei tempi, ossia il fatto che per il bambino la giornata dovrebbe essere scandita sempre da tempi regolari, in modo che la sua struttura psicofisica possa crescere in equilibrio e in armonia. L’errore che più spesso si commette consiste nel far vivere il bambino all’interno dei ritmi dell’adulto, molto più veloci e frenetici.
Questi due punti possono essere semplificati con la seguente affermazione: dovremmo lasciare i bambini piccoli a giocare liberamente. Ci sarà tempo per educarli alla vita sociale.

 

Seconda Fase di Vita – l’adolescenza

 

Una volta impostato alla base, il corpo umano prosegue il suo sviluppo sulle direttive ricevute nei primi anni, e sarà il grado di liberare le sue potenzialità in funzione di quanto ricevuto nella fase precedente.
Vediamo infatti giovani con già dei problemi fisici, come brufoli, sovrappeso, intolleranze alimentari, carie e perdita della vita. Questi problemi sono dovuti principalmente ad un errata alimentazione, troppo povera di frutta e verdura e troppo carica di proteine animali, grassi saturi, zuccheri e cereali raffinati.
Una corretta alimentazione rimane un caposaldo fondamentale per la salute per tutto il corso della vita.
Il giovane, desideroso di provare esperienze nuove ed estreme anche in campo alimentare, dovrebbe comunque avere una ‘base’ sana, dove frutta, verdura e cereali integrali sono presenti quotidianamente. La principale fonte di proteine dovrebbero essere i semi oleosi (noci, mandorle, nocciole, pistacchi, anacardi ecc.), mentre carne, pesce, formaggio e uova andrebbero consumati saltuariamente e comunque dovrebbero sempre essere di ottima qualità.

Un secondo fattore fondamentale in questa fase di vita è l’attività fisica. Mentre il bambino si muove continuamente, il giovane, complice la scuola, inizia a rimanere seduto per troppe ore al giorno. A questo contribuiscono anche la televisione (4,5 ore al giorno come media) ed il computer (2,5 ore al giorno).
L’attività fisica permette al corpo di mantenersi in salute, perché ‘brucia’ le tossine e rinforza tutto il sistema immunitario, oltre che l’organismo in generale.
Per il giovane, l’interesse principale potrebbe essere lo sport (non agonistico perché troppo intenso), occasione anche per sviluppare doti morali e interiori, come la tenacia, la forza, l’amicizia, la costanza e così via.

Terzo e ultimo fattore importante diviene l’ambiente in cui si vive, perché ora più che mai l’inquinamento in ogni sua forma diventa deleterio per la salute.
Anche lo stress e le nevrosi del nostro tempo possono danneggiare un sistema nervoso che ancora non ha raggiunto la maturità, per cui la giornata dovrebbe seguire ritmi intensi ma non eccessivi.

 

Terza Fase di Vita – l’adulto fino a 40 anni

 

Nell’uomo adulto ormai la struttura psico-fisica è completamente formata, ed il compito consiste ora nel mantenerla in salute difendendola dalle minacce dell’ambiente esterno.
L’alimentazione, come già detto, rimane un pilastro fondamentale. Rispetto al giovane, diminuisce la necessità di proteine ed aumenta quella di zuccheri complessi (gli amidi) per far fronte ad uno stile di vita in cui diminuisce la componente del movimento fisico ed aumenta quella dell’attività intellettuale.

L’ambiente assume un ruolo sempre più centrale. L’adulto, a contatto con molteplici fonti di inquinamento dovute alla propria attività professionale e alla vita in generale, necessita di una maggiore protezione, e questa può avvenire soprattutto all’interno delle mura domestiche, con una scelta accurata della casa in cui abitare e dell’ambiente circostante.

In questa fase di vita si pone maggiormente in primo piano la salute psichica e difatti è ora che iniziano i primi sintomi di malessere, come la depressione, l’ansia, le nevrosi, l’insonnia e così via.

Le relazioni con gli altri hanno un ruolo fondamentale per il benessere generale, così come la capacità di gestire le proprie emozioni. Una relazione sentimentale appagante e in grado di aprire le persone alle profondità del proprio essere, è una medicina eccezionale. Se poi questa relazione viene inserita nel contesto più ampio della famiglia e dei figli, si creano veramente le condizioni ottimali di salute.
La nostra società, imperniata eccessivamente su valori individualistici, sottovaluta l’importanza della famiglia in generale e dell’avere figli in modo particolare per la donna. Se da un lato di perde una considerevole quantità di libertà personale, dall’altro si acquista la reale possibilità di essere felici.

 

Quarta Fase di Vita – dai 40 ai 60 anni

 

Dal punto di vista della salute, questa è la fase più critica, perchè compaiono le malattie più gravi, come cancro, diabete, osteoporosi, malattie cardiovascolari e così via. Qui, potremmo dire, si pagano gli errori della gioventù.

Lo stile di vita sempre più sedentario richiede un’alimentazione più leggera, basata su frutta, verdura e cereali integrali, pochissimi zuccheri, grassi e proteine. Lo scopo è quello di non appesantire l’organismo che inizia a risentire della perdita di forze vitali.

In questa direzione vanno anche tutta una serie di pratiche di purificazione, come i digiuni, la disintossicazione del fegato, la pulizia dell’intestino e così via, azioni finalizzate ad aiutare il corpo a ripulirsi dalle tossine accumulate che sono la principale fonte di malattie.

All’attività fisica intensa viene sostituita il riposo ed un’attività motoria moderata, come il camminare ogni giorno per almeno un’ora. Il corpo sta perdendo le sue forze vitali ed occorre aiutarlo a ripristinarle.

In linea generale, avvicinandosi ai 60 anni, l’uomo e la donna dovrebbero iniziare un processo di progressivo distacco e conclusione dall’impegno nella vita familiare e sociale. I benefici di ciò si sentono soprattutto a livello psicologico, dove il sistema nervoso diviene sempre meno adatto a sostenere i ritmi frenetici e le pressioni intense della quotidianità, proprio perché vengono a mancare le forze necessarie.
L’anziano quindi dovrebbe rimodulare la propria vita su ritmi più tranquilli e più lontani dal ‘centro’ della vita.

 

Quinta Fase di Vita – l’anziano e la morte

 

L’ultima fase di vita al giorno d’oggi viene vissuta nella maggior parte dei casi in modo drammatico a causa di gravi malattie fisiche e mentali che colpiscono la persona facendogli perdere la gioia del vivere e la possibilità di godere di ancora molti anni di vita. Nell’antichità questo periodo veniva definito invece ‘Età dell’oro’ o anche ‘Età della saggezza’ proprio ad indicare quel meraviglioso processo umano che è l’evoluzione, che inizia con il bambino completamente inconsapevole di sé e termina con l’anziano saggio che ha compreso la vita e si prepara sereno per l’ultimo viaggio.
Purtroppo oggi è raro trovare situazioni di questo tipo, perché l’anziano è vittima di gravi malattie di cui soffre terribilmente, sia fisicamente che interiormente.
Intervenire a questo punto diventa molto difficile e anche i medici spesso si arrendono perché si rendono conto che non è possibile tornare indietro da una malattia degenerativa.

La questione da chiarire è se tale malattia debba per forza apparire, ossia se questa sia un percorso obbligato, una conclusione inevitabile, un destino al quale non è possibile sottrarsi.
Posta in un altro modo la questione è la seguente: è possibile morire sani?
Questa domanda può sembrare un controsenso, perché se si è sani non si dovrebbe morire. La morte cioè sarebbe la conseguenza delle malattie, ed in effetti questo è quanto accade alla quasi totalità degli anziani, che ad un certo punto si ammalano e questo li conduce alla morte.

Esiste però un’altra possibilità: morire per vecchiaia (e non per malattia).
Come avviene questa morte? Non con il dolore o la degenerazione dell’organismo, bensì per il semplice esaurirsi delle forze vitali. L’anziano in questione semplicemente si ‘spegne’ perché ha consumato tutta l’energia che lo teneva in vita. Si tratta a ben vedere di una morte dolce e soprattutto naturale, come una candela che esaurisce la cera.
Di solito queste morti sono accompagnate da una dimensione spirituale notevole, dove la persona è consapevole di quanto le sta accadendo e lo vive attimo per attimo, illuminando coloro che le stanno vicino, riempiendoli di gioia e soprattutto della consapevolezza di cosa sia veramente la vita.

Sono morti rare perché avvengono in assenza di malattie – e questa come abbiamo già detto è una condizione assai rara oggi.

Le malattie giungono quasi inesorabilmente perché sono il frutto dell’accumulo di tossine nel corso della vita. Spesso attraverso i medicinali si è riusciti a contenere i loro effetti più dannosi, ma alla fine giunge un conto per tutti e non ci si può sottrarre.

Come vivere questa delicata fase di vita?
Ci sono essenzialmente tre modalità,  frutto non tanto di scelte personali ma di maturità evolutiva.
La prima consiste nel rimanere attaccati al proprio corpo che si ammala e quindi nel fare una grande resistenza a ciò che sta avvenendo. In questo caso, si vive proprio male perché non si vuole morire.
Nel secondo caso, la persona prosegue con ferma volontà per la propria strada, ignorando la malattia e comportandosi come se non fosse successo nulla. In qualche modo, ella sta cercando di evitare di confrontarsi con la propria malattia.
La terza possibilità, quella più profonda, consiste nel comprendere la vera natura dell’uomo, quale essere composto da tre corpi, uno fisico, uno energetico ed uno spirituale, e tentare con tutte le proprie forze di contattare proprio la dimensione spirituale, quella consapevolezza che va al di là della vita e della morte, del dolore e del piacere, del bene e del male.

Acquisire questa consapevolezza significa vivere uno stato profondo di rilassamento nei confronti della vita e del proprio destino, e questa è la vera saggezza.
L’anziano a questo punto diviene una fonte di luce e di ispirazione per i giovani e gli adulti, che si ritrovano come magnetizzati e attratti verso di lui, affascinati da quel qualcosa che egli emana inconsapevolmente e che tocca nel profondo.

 

Conclusioni
A ben vedere, riuscire a vivere la vita in salute è un compito arduo che richiede impegno sin dai primi anni di vita.
La salute è una condizione naturale di ogni essere vivente ed è solo con propri errori (e quelli altrui) che è possibile perderla.
Occorre conoscenza per comprendere i sottili meccanismi che regolano la vita e l’essere umano, ed occorre un impegno consapevole per metterli in pratica nella propria esistenza.

Questo è il vero concetto di prevenzione. Fare diversamente, ossia vivere ignorando queste leggi eterne e consumando la propria energia guidati solo dagli impulsi personali, significa prima o poi dover fare i conti con le malattie, la sofferenza e il degrado.

 

autore: Giacomo Bo

http://www.ricerchedivita.it/malattieprevenzione.doc

 

Alla Ricerca dell’Elisir di lunga vita

 

Alcuni mesi fa i principali quotidiani hanno pubblicato un grafico che rappresenta l’aspettativa di vita secondo i più recenti studi scientifici, e, come sempre, subito si è acceso un intenso dibattito sulla veridicità di questi valori e sulle loro implicazioni per la nostra vita personale e sociale.

 

Il grafico mostra in modo inequivocabile che l’aspettativa di vita – ossia gli anni che una persona si può ragionevolmente aspettare di vivere – è notevolmente aumentata nel corso della storia. In parole semplici, mentre nel remoto passato l’uomo viveva al massimo fino a 30 anni, oggi può ragionevolmente aspirare a 100 anni.
Alla medicina e ai medici in generale è stato attribuito il merito di essere riusciti a prolungare la vita umana nel corso della storia, grazie ad una strabiliante ricerca scientifica e un incredibile progresso tecnologico che oggi permettono cose che solo dieci anni fa erano impossibili.

Ma è proprio vero ciò che mostra questo grafico?
Occorre prima di tutto precisare che il valore dell’aspettativa di vita non rappresenta l’età massima che una persona può vivere, bensì una media matematica. Si considerano cioè le persone nate, si vede quanti anni vivranno tutti complessivamente, si sommano questi anni e si divide il tutto per il numero delle persone. Il risultato finale è l’aspettativa di vita.
Facciamo un semplice esempio: nascono 4 persone, di cui 1 muore subito, un’altra a 20 anni, un’altra ancora a 40 e l’ultima a 60 anni. La somma degli anni è 120, che divisa per 4 (persone) fa 30 anni. Questa è l’aspettativa di vita.

Da questo semplice esempio, si deduce che l’aspettativa di vita sia notevolmente influenzata in senso negativo dai bambini che nascono morti o muoiono nei primi anni. Quindi, un valore che dovremo tenere in stretta considerazione è il tasso di mortalità infantile, perché questo ci permetterà di capire meglio i numeri della tabella.

Con questa premessa possiamo interpretare correttamente i dati del grafico. Circa cinque secoli prima di Cristo, l’aspettativa di vita si aggirava intorno ai 22-25 anni. Il tasso di mortalità infantile era del 75% circa, che significa che per ogni 4 persone nate, 3 morivano subito. Quindi, seguendo il calcolo matematico, abbiamo 3 persone che portano 0 anni al conteggio, ed una che inevitabilmente dovrà vivere fino a quasi 100 anni. Difatti 100 anni diviso 4 (persone) fa proprio 25 anni.

Nel 1900 il tasso di mortalità infantile era circa al 50%, che significa che per 4 persone nate, 2 muoiono subito. L’aspettativa di vita era leggermente inferiore ai 50 anni. Quindi, se due persone sono morte appena nate, le altre due dovranno vivere entrambe fino a 100 anni.

Oggi, il tasso di mortalità infantile è al 4%, per cui su 4 persone nate, probabilmente tutte vivranno a lungo. L’aspettativa di vita è intorno ai 100 anni, che significa che ognuna di queste persone vivrà quasi cento anni.
Questo notevole incremento dell’indice di mortalità infantile si spiega per il fatto che in questo ultimo secolo sono migliorate le condizioni igieniche dell’ambiente in cui si viveva. Le principali cause di morte prematura erano infatti legate ad infezioni dovute a batteri e virus di cui non si conosceva nulla. Se pensiamo che Pasteur – vissuto nel 1800 – fu tra i primi a dire che bisognava arroventare i ferri prima di operare e che era necessario lavarsi le mani spesso durante il giorno, capiamo che fino all’inizio del XX secolo erano ancora in molti coloro che si infettavano facilmente a causa di uno stile di vita che non conosceva questi aspetti.
Quindi, grazie prima di tutto al miglioramento delle condizioni igieniche, dovuto all’introduzione in massa di saponi, detersivi, detergenti, disinfettanti e così via, i bambini – i più soggetti alla sporcizia – hanno smesso di morire prematuramente.
Anche la medicina ha dato il suo contributo, con vaccini e potenti medicinali in grado di uccidere questi microrganismi, ma il suo ruolo è stato comunque secondario rispetto a quello dell’igiene.


Tutto ciò ha permesso di ridurre drasticamente il tasso di mortalità infantile e più in generale anche quello degli adulti.

Comunque, da questi semplici esempi matematici emerge un dato sconcertante: nel corso della storia umana, dalla preistoria ad oggi, la vita massima è sempre stata intorno ai 100 anni. L’unica differenza è il tasso di mortalità infantile, che mostra come in passato era più difficile sopravvivere, ma se ci si riusciva, si raggiungevano i cento anni, proprio come nei tempi moderni.

 

Questo dato quindi confuta l’idea generale che oggi si viva più a lungo che in passato. Sarebbe più corretto dire che oggi vivono a lungo più persone che in passato.

Altro dato sconcertante: nell’antichità, senza medici, terapie, cure, medicinali e tecnologie, chi giungeva a cent’anni ci arrivava contando unicamente sulle proprie forze. Oggi invece, prendendo un campione di anziani centenari, quanti possono affermare di esserci arrivati senza qualche aiuto? Probabilmente una percentuale piccolissima. La maggior parte invece deve la propria longevità ad un farmaco, una cura, una macchina di qualche tipo.


Ipotizziamo infatti di abolire all’istante tutti i medici, le medicine, gli ospedali, le terapie e così via. Quanti riuscirebbero a superare i cinquant’anni?
Se basta una semplice carie non curata a distruggere prima la bocca e poi l’intero organismo, come facevano gli antichi a curarsi le carie?
Probabilmente dobbiamo porre la questione sotto un’altra prospettiva: gli antichi non avevano carie, così come non soffrivano delle nostre malattie comuni. In effetti, osservando in un museo di storia naturale i teschi conservati, si vede chiaramente che tutti i denti sono sani.

Confutiamo quindi la seconda conclusione degli esperti: non è vero che oggi si vive meglio del passato, ma al contrario, i cento anni degli antichi erano qualitativamente superiori ai nostri.
Gli anziani di oggi sono pieni di malattie e disturbi più o meno gravi. Molte malattie, come l’osteoporosi e le carie vengono date così per scontato da non essere più considerate tali, ma semplicemente una condizione inevitabile. Si stima che tra pochi anni la percentuale di persone oltre i cinquant’anni che contrarrà una qualche forma di tumore sarà superiore a coloro che non lo avranno, per cui in effetti la condizione più nella norma sarà la malattia e non la salute.

Dobbiamo quindi accettare un’amara conclusione: oggi ci si ammala probabilmente più che in passato. In effetti, mai come in questo periodo storico e sociale si è vista una così alta presenza di medici, farmaci, case di cura, ospedali, psicologi, cliniche per problemi mentali e così via.
Gli Indiani che vivevano negli attuali Stati Uniti solo due secoli fa erano circa 1,5 milioni, più o meno l’attuale popolazione di una città come Torino, ma non sono mai stati trovati ospedali, farmaci e quant’altro perché essi non si ammalavano e vivevano ben oltre i cento anni. Quando invece entrarono in contatto con i bianchi ed iniziarono ad assorbire il loro stile di vita, la loro vita si accorciò e iniziarono ad ammalarsi delle stesse malattie che oggi conosciamo molto bene.

Occorre quindi ridimensionare la nostra visione ottimistica della salute odierna: i nostri farmaci e le nostre cure, più che aver allungato la vita, stanno solo allontanando la morte. Oggi con certi macchinari si possono tenere in vita persone oltre i loro tempi biologici, ma questa è vita?
Un anziano che appassisce in una casa di risposo, e che dipende giornalmente dalle cure dei medici, può considerarsi ‘vivo’. Più che vivere, egli sopravvive.
Nessuno parla più di qualità della vita, ma solo di quantità. Vogliamo cioè vivere più a lungo possibile, e non ci occupiamo di come saranno questi anni in più. Attratti dal mito dell’eterna giovinezza, ci interessa solo rimanere giovani e belli, e disprezziamo l’anzianità considerandola una fase decrepita e malata, quando invece per gli antichi era davvero l’Epoca d’Oro.

 

Siamo consapevoli che le nostre ultime affermazioni possono essere confutate facilmente perché non abbiamo nessuna prova che gli antichi vivessero meglio di quanto riusciamo a fare noi con la nostra medicina. Risalire allo stile di vita di uomini e donne di migliaia di anni fa e stabilire se essi si ammalassero o se morissero in modo naturale è un compito di grande difficoltà, ed è in effetti il punto debole della nostra visione.
Se avessimo, in qualche modo, potuto studiare un popolo che vive oltre i cento anni in buona salute, avremmo scoperto quali sono i veri fattori della longevità, il cosiddetto ‘elisir di lunga vita’ e avremmo compreso anche in modo chiaro e definitivo gli errori della nostra società.

Per nostra fortuna, questo popolo esiste. Anzi, porteremo ad esempio ben 4 popolazioni che oggi, proprio in questo momento, stanno vivendo in salute ben oltre i cento anni.


Sono popolazioni che vivono in luoghi semisconosciuti del pianeta, e che sono sotto attento studio da oltre trent’anni da parte di ricercatori che hanno proprio come obbiettivo quello di verificare prima di tutto l’autenticità dell’età di queste persone e secondariamente di individuare quali siano i fattori di questa longevità straordinaria.
Non ci sono dubbi che siano tra le popolazioni più sane e longeve del mondo, e anche se spesso non è possibile stabilire l’esatta età di questa gente, perché mancano registri e documenti, tutti i ricercatori concordano che la maggior parte di loro supera – e di molto – i cento anni, fino a punte di 130-140 anni.

Agli inizi degli anni Settanta, il National Geographic chiese ad Alexander Leaf, medico di fama mondiale, di identificare quali fossero le popolazioni più sane e longeve del pianeta. Quando egli iniziò il suo studio e i suoi viaggi, esistevano tre zone sulla terra dove i propri abitanti diventavano vecchi in piena salute superando abbondantemente i cento anni: la valle di Vilcabamba nell’Equador, la regione di Hunza in Pakistan e la regione dell’Abkhazia, nel Causaso. Successivamente il dr. Leaf studio anche gli abitanti delle isole Okinawa in Giappone, famosi anche loro per la salute e la longevità.

Attraverso uno studio molto completo durato più di un decennio e che ha coinvolto centinaia di ricercatori, emersero chiaramente alcuni punti fondamentali che erano alla base della longevità di tutti e quattro questi popoli.
Il primo elemento fondamentale era l’alimentazione, basata quasi esclusivamente su frutta, verdura, cereali, legumi e noci, con una dieta molto varia che però non superava le 2.000 calorie al giorno. Tutto il cibo veniva consumato fresco e quasi sempre crudo.
Un secondo elemento era l’attività motoria: questa gente si muoveva a piedi, anche per lunghi tratti tra le montagne, senza mostrare eccessivo affaticamento e superando prove notevoli di resistenza.


L’ambiente quasi incontaminato – ad eccezione delle isole Okinawa – contribuiva a fornire una base eccezionale per la salute.
Infine, forse l’aspetto più sorprendente, il profondo rispetto che queste culture avevano per l’anziano, considerato l’apice, il punto più alto della vita. La qualità dei rapporti umani, la profondità dei loro sentimenti, l’acutezza dei loro pensieri e la profonda spiritualità che emanavano le loro anime, convinsero il dr. Leaf che questa gente era in salute perché aveva uno stile di vita sano, basato su principi naturali eterni, che la nostra società aveva da tempo perduto.

Contemporaneo del dr. Leaf, un famoso dentista americano, il dr. Weston A. Price, girò il mondo lo scopo di studiare il rapporto tra l’alimentazione e la salute dei denti. Durante i suoi viaggi egli visitò soprattutto quelle popolazioni che mangiavano ancora il cibo originario della loro terra.
I risultati furono sorprendenti: le persone che seguivano le loro diete originarie avevano pochissime malattie dentali, nessuna carie e godevano di splendida salute, mentre quelli che avevano introdotto nella propria alimentazione cibi raffinati e trattati – come pane bianco, riso brillato, farina, zucchero - provenienti dall’occidente avevano denti guasti e malformazioni delle arcate dentali, oltre che una pessima salute.

 

Diversamente da come si potrebbe pensare, ossia che la longevità sia un fattore genetico, questi popoli vivevano a lungo perché vivevano in modo naturale, avevano un grande interesse per la vita, la gioia del condividere con altri ogni piacere ma anche ogni dolore, il profondo rispetto per la vita e l’amore che li teneva uniti.
A dimostrazione di ciò, ossia che la genetica conti poco, possiamo vedere che ogniqualvolta uno di questi popoli è entrato in contatto con l’uomo occidentale assumendone i costumi e lo stile di vita, poi ha iniziato ad ammalarsi e a vedersi accorciare la vita secondo valori identici a quelli dell’uomo bianco.

L’esempio vivente di questa gente ci mostra un dato così semplice da apparire scontato e quindi escluso dai nostri calcoli per l’eterna giovinezza: la salute deriva da uno stile di vita sano basato sull’equilibrio dei ritmi naturali dell’esistenza e sul rispetto profondo per la vita in sé.


Ogni qual volta ci si allontana da questo, il prezzo che si paga viene misurato in termini di salute: l’uomo paga perdendo una parte di ciò che avrebbe potuto essere.

In conclusione quindi, anche alla luce di questi ultimi dati, appare evidente che gli studi sull’aspettativa di vita sono fondamentalmente falsi perché mostrano una realtà inesistente.


Non solo oggi l’uomo non vive di più che in passato; non solo la qualità della vita moderna è peggiore di quella antica; oggi l’uomo potrebbe vivere di più e meglio di quanto gli sia dato, e se questo non avviene è perché egli vive lontano dalla natura e dalle sue leggi.

Autore: Giacomo Bo
Fonte: http://www.ricerchedivita.it/aspettativavita.doc
Sito web: http://www.ricerchedivita.it/

 

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