Minotauro storia mito e leggenda

 


 

Minotauro storia mito e leggenda

 

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                                                     LA LEGGENDA DEL MINOTAURO
In un'epoca molto lontana dall'unione di Zeus con Europa (1) nacquero tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedone. Quando Zeus lascià Europa, quest'ultima sposò Asterione, re di Creta e poichè le loro nozze si rivelarono sterili, Asterione adottò i tre fanciulli e li nominò suoi eredi legittimi.
Alla morte del padre, Minosse rivendicò per se il trono di Creta dichiarando che quello era il volere degli dei e per essere certo di riuscire nell'impresa, pregò Poseidone di fare uscire qualcosa dalle acque del mare con la promessa di offrirlo poi in sacrificio al dio.

 

Poseidone accolse le preghiere di Minosse e fece uscire dalle onde del mare un magnifico toro bianco che valse a Minosse il regno di Creta. Quest'ultimo però, venne meno alla sua promessa e offese il dio rifiutandosi di ucciderlo perchè abbagliato dal suo splendore e sacrificò in sua vece un altro toro.
Il re del mare per punire l'affronto, si vendicò in modo tanto crudele da restare come monito per le generazioni future: fece nascere in Pasifae, moglie di Minosse, una morbosa passione per il toro sottratto al sacrificio. Quest'ultima confidò la sua insana passione a Dedalo, il più famoso architetto ateniese, in esilio a Creta che promise il suo aiuto e per lei costruì una vacca di legno ricoperta con una pelle di vacca e montata su quattro ruote dove la donna poteva introdursi per poter soddisfare il suo desiderio. Dall'unione di Pasifae ed il toro nacque il Minotauro, una creatura per metà toro e per metà uomo.


Dedalo, scultura antica 

In questo modo il dio del mare volle per sempre ricordare al re di Creta quanto folle sia l'azione di un uomo che si ribella al potere degli dei.
Minosse, diede allora incarico a Dedalo, di costruire un labirinto talmente intricato dal quale nessuno sarebbe potuto uscire, per rinchiudervi il Minotauro, in modo che non avesse alcuna possibilità di fuga. Dedalo, nella speranza di guadagnarsi la fiducia del sovrano, costruì quello che è noto alla storia come il labirinto di Cnosso.
Vuole così la leggenda che il Minotauro venisse rinchiuso nel labirinto e che ogni anno sette giovani e sette fanciulle ateniesi (che erano stati vinti dal re di Creta) venissero sacrificati al Minotauro per saziare la sua fame di carne umana.

Per due volte fu ripetuto il sacrificio fino a quando, alla terza spedizione, giunse a Creta Teseo, figlio di Etra ed Egeo, sovrano di Atene, fingendosi parte del gruppo dei sacrificandi con l'intento di porre fine ai sacrifici. L'impresa era molto difficile non solo perchè doveva uccidere il Minotauro, ma perchè una volta entrato nel labirinto, era impossibile uscirne.
Il giovane si innamorò di Arianna figlia di Minosse e da questa fu aiutato nell'impresa che avrebbe liberato Creta dal Minotauro. Infatti quando fu il turno di Teseo di entrare nel labirinto, questi dipanò lungo la strada un rocchetto d filo, fornitogli da Arianna, su suggerimento di Dedalo.


Teseo uccide il Monotauro


Dioniso trova Arianna abbandonata da Teseo, affresco pompeiano

Quando Teseo giunse al cospetto del mostro lo uccise e riavvolgendo il filo, riuscì ad uscire dal labirinto.
Finì così l'orrendo sacrificio che era stato imposto da Minosse agli ateniesi e contemporaneamente Teseo ed Arianna fuggivano da Creta recandosi a Nasso.
Non appena sbarcati, Teseo, dichiarò ad Arianna che aveva finto di amarla per salvarsi dalla prova del labirinto e abbandonò la fanciulla sulla spiaggia.
Arianna, rimasta sola, iniziò a piangere fino a quando apparve al suo cospetto il dio Dioniso che per confortarla le donò una meravigliosa corona d'oro, opera di Efesto, che venne poi, alla sua morte, mutata dal dio in una costellazione spendende: la costellazione di Arianna

 


Fonte: http://www.emmedante.altervista.org/minotauro.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

 

Teseo Arianna e il Minotauro storia mito e leggenda

Il re Minosse ordina a due famosi architetti, Dedalo ed il figlio Icaro, di costruire un enorme palazzo: il Labirinto.
Il Labirinto, costruito nella città di Cnosso, è un grande palazzo con molti piani e molti corridoi.
La leggenda racconta che è difficile uscire dal Labirinto.
Perché il re Minosse fa costruire il Labirinto?
Il re Minosse fa costruire il Labirinto per chiudere dentro il Minotauro.
Chi è il Minotauro?
Il Minotauro ( = mezzo uomo e mezzo toro) è un essere mostruoso, perché ha la testa di toro ed il corpo di uomo.
Come mai a Creta si trova il Minotauro?
Minosse, re di Creta, chiede al dio Poseidone di mandargli un bellissimo toro. Minosse promette al dio Poseidone  di sacrificarlo a lui.
Poseidone lo accontenta e gli manda un  bellissimo  toro bianco.    Vista la bellezza dell'animale, Minosse decide di tenerlo per le sue mandrie.
Poseidone, per punirlo, fa innamorare del toro Pasifae, moglie di Minosse.
Dall'unione tra Pasifae ed il toro nasce il Minotauro.
Il Minotauro è violento e selvaggio. Perché?
Perché al posto della testa di uomo, dove c’è la ragione, il Minotauro ha la testa di un toro, senza ragione e feroce.
Minosse fa rinchiudere il Minotauro nel Labirinto.
La città di Atene, sconfitta da Creta, deve mandare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle da offrire come cibo al Minotauro.
Tèseo, eroe figlio del re ateniese Egeo, vuole uccidere il Minotauro.
Arianna, figlia di Minosse e Pasifae, si innamora di Teseo.
Arianna, per aiutare Teseo, gli dà un gomitolo di filo rosso. Con il filo Teseo, quando entra nel Labirinto, non si perde.
Teseo uccide il Minotauro, esce dal labirinto e parte con Arianna per ritornare ad Atene.
Poi Teseo abbandona Arianna addormentata su un'isola deserta, l'isola di Nasso.
Arianna pianse fino a quando appare il dio Dioniso.
Poseidone, arrabbiato contro Tèseo, manda una tempesta, che strappa le vele bianche della nave.
Teseo è costretto a mettere le vele nere.
Prima di partire per Creta, il re Egeo, padre di Teseo, chiede al figlio di montare  al ritorno le vele bianche in caso di vittoria, e, in caso di sconfitta, le vele nere.
Ègeo, vedendo da lontano le vele nere, si getta disperato nel mare.
Questo mare poi viene chiamato con il suo nome:  Mar Egèo.

 

 

 

Fonte: http://lnx.liceisgv.it/docenti/parisi/files/2010/12/Minosse.doc

Sito web: http://lnx.liceisgv.it/docenti/parisi/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Minotauro storia mito e leggenda

 

PER NON DIMENTICARE

In un'epoca molto lontana dall'unione di Zeus con Europa nacquero tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedone. Quando Zeus lasciò Europa, quest'ultima sposò Asterione, re di Creta e poiché le loro nozze si rivelarono sterili, Asterione adottò i tre fanciulli e li nominò suoi eredi legittimi.
Alla morte del padre, Minosse rivendicò per se il trono di Creta  dichiarando che quello era il volere degli dei e per essere certo di riuscire nell'impresa, pregò Poseidone di fare uscire qualcosa dalle acque del mare con la promessa di offrirlo poi in sacrificio al dio.
Poseidone, accolse le preghiere di Minosse e fece uscire dalle onde del mare un magnifico toro bianco che valse a Minosse il regno di Creta. Quest'ultimo però, venne meno alla sua promessa e offese il dio rifiutandosi di ucciderlo perchè abbagliato dal suo splendore e sacrificò in sua vece un altro toro.
Il re del mare per punire l'affronto, si vendicò in modo tanto crudele da restare come monito per le generazioni future: fece nascere  in Pasifae, moglie di Minosse, una morbosa passione per il toro sottratto al sacrificio. Quest'ultima confidò la sua insana passione a Dedalo, il più famoso architetto ateniese, in esilio a Creta che promise il suo aiuto e per lei costruì una vacca di legno ricoperta con una pelle di vacca  e montata su quattro ruote  dove la donna poteva introdursi per poter soddisfare il suo desiderio. Dall'unione di Pasifae ed il toro nacque il Minotauro, una creatura per metà toro e per metà uomo.
In questo modo il dio del mare volle per sempre ricordare al re di Creta quanto folle sia l'azione di un uomo che si ribella al potere degli dei.  
Minosse, diede allora incarico a Dedalo, di costruire un labirinto talmente intricato dal quale nessuno sarebbe potuto uscire, per rinchiudervi il Minotauro, in modo che non avesse alcuna possibilità di fuga. Dedalo, nella speranza di guadagnarsi la fiducia del sovrano, costruì quello che è noto alla storia come il labirinto di Cnosso.
Vuole così la leggenda che il Minotauro venisse rinchiuso nel labirinto e che ogni anno sette giovani e sette fanciulle ateniesi (che erano stati vinti dal re di Creta) venissero sacrificati al Minotauro per saziare la sua fame di carne umana.
Per due volte fu ripetuto il sacrificio fino a quando, alla terza spedizione, giunse a Creta Teseo, figlio di Etra ed Egeo, sovrano di Atene, fingendosi parte del gruppo dei sacrificandi con l'intento di porre fine ai sacrifici. L'impresa era molto difficile non solo perchè doveva uccidere il Minotauro, ma  perchè una volta entrato nel labirinto, era impossibile uscirne.
Il giovane si innamorò di Arianna figlia di Minosse e da questa fu aiutato nell'impresa che avrebbe liberato Creta dal Minotauro. Infatti quando fu il turno di Teseo di entrare nel labirinto, questi dipanò lungo la strada un rocchetto d filo, fornitogli da Arianna, su suggerimento di Dedalo.
Quando Teseo giunse al cospetto del mostro lo uccise e riavvolgendo il filo, riuscì ad uscire dal labirinto.  
Finì così l'orrendo sacrificio che era stato imposto da Minosse agli ateniesi e contemporaneamente Teseo ed Arianna fuggivano da Creta recandosi a Nasso.
http://www.elicriso.it/mitologia

 

Il MITO non è una favola per bimbi, un’alternativa alla verità, qualcosa insomma che un vero adulto possa scoprire per altre fonti. Il MITO è un linguaggio certo pregno di fantastico, dove però il fantastico non serve a colmare ignoranza difettiva, ma a esprimere metaforicamente realtà la cui complessità sempre ci è e ci sarà impenetrabile, ma le cui conseguenze e condizioni in qualche modo ci verranno a toccare.

Per questo oggi sono ricorso a un MITO per esprimere la mia reazione alla notizia delle “chimere”, le creature metà uomo e metà animale che gli illuminati anglosassoni hanno deciso di produrre in laboratorio (produrre e non creare, perché un Creatore sa tutto il necessario delle proprie creature, il produttore no: e infatti noi non sappiamo nulla di queste chimere).

E sono ricorso al mito del MINOTAURO e non e un qualche racconto sulle chimere dell’antica letteratura, perché più adatto al nostro caso. Tant’è che forse converrebbe riferirsi col titolo di Minotauri e non di Chimere ai nuovi prodotti dei laboratori anglosassoni.
E’un racconto denso e polisemico, cioè si presta a varie letture su vari temi, noi cercheremo di seguirlo per quel che ci preme. Lo faremo basandoci su alcune frasi portanti della versione del mito che ho reperito sul web: sufficientemente fedele nella ricostruzione dei nodi tematici, pur nella probabile non ufficialità dei termini ecc.

C’è in tutta l’epopea cretese un filo di mistero e di Alterità. Non dico che ci sia coscienza di alcun Dio in senso ebraico-cristiano, né tanto meno un senso religioso moderno (New Age e simili). Chissà come dire il senso religioso dei pagani ante Christum nati, bisognerebbe chiederlo a un esperto. Per oggi ci contentiamo di leggere il racconto con occhi e mente “laici” (termine che mi trova interiormente scettico, ma diplomaticamente disposto all’uso). Dunque non cerchiamo di categorizzare Poseidone o Teseo secondo schemi inopportuni. Leggiamo piuttosto tra le righe la consapevolezza e la coscienza che gli antichi avevano di un delicato equilibrio e rapporto col mondo. Senso che hanno ben manifestato nei loro racconti.
Ogni personaggio nominato della saga è in un regime di scelta e di impegno; talvolta ha i parametri di discernimento, talvolta sceglie di servirsene; talvolta è calato in dilemmi etici o in sovradeterminazioni eventuali (=fatti che lo travolgono contro ogni buona intenzione e azione) senza speranze di sbocco.
Lo stesso eroico e meraviglioso Teseo, il salvatore della gioventù ateniese, il rubacuori della principessa cretese (la chiave della politica estera nelle proprie mani!), finisce di male in peggio: rinnega vilmente l’amore per la vergine, quindi causa la morte del padre Egeo.
Se così per Teseo, tanto più i non eroi dovranno ben guardarsi da quel che intendono fare.

Venendo alla parte che ci interessa, ecco i nostri spunti nodali:

  • Poseidone, accolse le preghiere di Minosse
  • Quest'ultimo però, venne meno alla sua promessa
  • Il re del mare per punire l'affronto, si vendicò
  • Dall'unione di Pasifae ed il toro nacque il Minotauro, una creatura per metà toro e per metà uomo.
  • Costruire un labirinto talmente intricato dal quale nessuno sarebbe potuto uscire, per rinchiudervi il Minotauro
  • Ogni anno sette giovani e sette fanciulle ateniesi (che erano stati vinti dal re di Creta) venissero sacrificati
  • L'impresa era molto difficile non solo perchè doveva uccidere il Minotauro, ma  perchè una volta entrato nel labirinto, era impossibile uscirne
  • Quando fu il turno di Teseo di entrare nel labirinto, questi dipanò lungo la strada un rocchetto d filo, fornitogli da Arianna

Un patto ci avvolge da principio. Per un isolano come Minosse non stupiamoci che il patto sia stipulato con il Dio dei mari: l’isola dal mare è custodita e minacciata insieme. Il patto allora è allo stesso tempo di rispetto e di astuzia: se so che c’è un centro delicato da cui far dipendere la mia esistenza, ad esso porgerò i miei ossequi e da esso reclamerò il mio “nutrimento”. Ma questo patto, questo filo rosso che la mentalità laicista spesso fatica a testimoniare nella propria quotidianità, non sopporta di essere beffato. A meno di accettare pesanti e impensabili conseguenze.
La presenza di Dedalo è insieme celebrazione e denuncia del potere umano; è un’icona tecno-scientifica? Perché no! Oggi sicuramente Dedalo sarebbe mentore delle scienze.
Il mito, che non è romanzo, saltando dettagli semplicemente allude, al fine di dire il di più di ciò che si è prima taciuto. E quindi non si dice qui nulla su Pasifae e Dedalo, sui loro discorsi, sui convincimenti, sugli interessi: del resto in tal maniera il fatto resta in tutto valido e attuale per noi oggi. Gli antichi sanno di avere una responsabilità per i posteri, sanno di essere nani (e in questo germina spesso il loro gigantismo), e si preoccupano di tramandare la linfa essenziale ad ogni civiltà a venire…
La fase successiva è il labirinto: ciò che l’uomo ignominiosamente realizza; per lo più tende a nascondere in un gravoso sforzo di copertura e controllo ciò che per sua natura (essendo qualcosa di unico e di attraente) tende a mostrarsi, e che in ogni caso spande il proprio maleficum attorno a sé e nel mondo. Minotauro messo nel labirinto.
Ma c’è un solo prezzo per nascondere ciò che si è orribilmente prodotto: sacrificare la speranza piena della società (i 7 giovani e le 7 giovani).
Solo un qualche salvatore (Teseo) a proprio rischio, e solo col concorso di un corresponsabile pentito (la cretese e nobile Arianna) può forse risolvere il danno.
Ma a che prezzo? L’epica è qui implacabile, la catena di mali travolge nel suo putiferio tutti. Nessuno sconto neppure agli eroi. Tanto più inutili premi nobili, vip e testimonial.
Ma fermiamoci qui. La riflessione su Teseo dopo Creta ci introdurrebbe in altri ambiti.

Resta il MONITO: a riconoscere l’Equilibrio che ci sostiene, a non infrangerlo, a tutelare la dignità delle nostre donne (che serve un utero se posso farmi una chimera?), la speranza della nostra civiltà, la floridezza dei nostri giovani e delle nostre giovani, la sana preziosità delle nostre tecniche.

Questo è possibile. Ma a che prezzo? Al prezzo di opportune rinunce. Anche al prezzo di arrestare alcuni percorsi di sviluppo? Sì. Come ci si ferma davanti a un baratro, perché in quel caso non si parlerebbe più di “cammino” ma di “caduta”.

Questo siamo disposti a fare per il nostro mondo, per la nostra società e civiltà, per le nostre donne, per la nostra gioventù.

Ma forse a qualcuno semplicemente non interessa questo mondo, non ha a cuore la civiltà come l’abbiamo conosciuta in occidente nel corso dei secoli, non gli preme della donna né dei giovani, ancorché sani e promettenti. Qualcuno si preoccupa solo di sé, della propria piccola cerchia di soddisfazioni, del proprio potere e prestigio e piacere. Proviamo almeno a riconoscere questi tali, per poterli affrontare al modo opportuno.

 

Marquez nel libro “CENT’ANNI DI SOLITUDINE” racconta la parabola della famiglia Buendìa, fondatrice del paese immaginario di Macondo. E’ una brulicante epopea densa di simboli e richiami. L’esito è tragico: le scelte disgraziate compiute di generazione in generazione porteranno alla scomparsa della stirpe, travolta da un mi(s)tico tornado sradicatore, in parte profetato. L’ultimo nato del clan, infatti, annunciato già da sibille nefaste, come simbolo di perdizione e dannazione epocale, è un bimbo con la coda da maiale.
“Quando nascerà un bimbo con la coda di maiale, allora sarà la fine”.
Questo è lo spettrale annuncio (cito a braccio).
E ad ogni parto giù a vedere se il bimbo ha o no la coda. Ma che! Sono superstizioni medievali, che infatti con i lustri si dimenticano. Fino al funereo epilogo.
Il bimbo con la coda da maiale. Ma è solo un romanzo, o forse è un mito. E’solo allusione. E infatti di bimbi deformi ne nascono da sempre, e non è per loro che le società scompaiono: ma il bimbo con la coda di maiale ha un qualcosa di spaventevolmente attuale, ha il sorriso bretone dei laboratori tecnocratici.

Faremo appena in tempo a vederla, la coda di questi neonati, prima di sentire in lontananza alzarsi un vento, e annusare il nome della nostra Macondo che si cancella dalle nostre case, dalle nostre menti, dal sorriso dei nostri ragazzi, nel grugnire generale.

 

Fonte: http://oldblog.aruba.it/user/mbegato/utile/minotauro.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

ANALISI DEL MITO “Teseo e il Minotauro”

Struttura narrativa:
Il mito è raccontato da un narratore che si chiama OVIDIO (un poeta latino vissuto tra I secolo a.C. e il I secolo d.C.) nella sua opera intitolata METAMORFOSI.

Il mito è ambientato nell’ISOLA DI CRETA e la maggior parte del racconto si svolge nel LABIRINTO.
Le altre località nominate sono ATENE e l’ISOLA DI NASSO.

I personaggi sono:
- MINOTAURO = un mostro con testa di toro e corpo di uomo
- MINOSSE =  il re di Creta che rinchiude il Minotauro nel labirinto perché frutto dell’unione di sua moglie Pasifae con un toro
- TESEO = l’eroe figlio del re di Atene Egeo
- ARIANNA = figlia di Minosse
- DEDALO = l’architetto che ha costruito il labirinto e che aiuta Arianna e Teseo
- BACCO = dio della vite e del vino che salva Arianna abbandonata sull’isola di Nasso da Teseo.

Riassunto del mito
Il Minotauro, rinchiuso da Minosse nel labirinto, si ciba solo di carne umana e quindi, ogni nove anni, la città di Atene è costretta ad inviare a Creta sette fanciulli e sette fanciulle.
Teseo decide di andare anche lui a Creta per uccidere il Minotauro e chiede aiuto ad Arianna, innamorata del giovane. La principessa, con l’ausilio di Dedalo, che le consiglia di servirsi di un filo molto lungo affinchè Teseo riesca a trovare la via d’uscita del labirinto, asseconda l’eroe ateniese.
Teseo, dopo aver ucciso il Minotauro, ritrova così l’uscita del labirinto e porta via con sé Arianna dopo averle promesso di sposarla.
Teseo però non mantiene la promessa e abbandona Arianna sull’isola di Nasso. La fanciulla, disperata, viene soccorsa e poi amata dal dio Bacco.

COME NACQUE  IL MINOTAURO?
Secondo gli storici greci Erodoto e Tucidide, il dio Poseidone, nemico di Minosse, convinse Pasifae, la moglie del re, ad unirsi con un toro. Da questa unione nacque il Minotauro.

CHE COSA SUCCESSE A DEDALO DOPO AVER AIUTATO ARIANNA E TESEO?
 Dedalo fu punito da Minosse che lo rinchiuse nel labirinto insieme a suo figlio Icaro. L’architetto progettò la fuga costruendo delle ali di cera per entrambi.
I due riuscirono a volare fuori dal labirinto ma Icaro, preso dall’emozione, si avvicinò troppo al sole e fece sciogliere la cera delle ali. Così cadde schiantandosi al suolo.

Minosse e il labirinto  tra mito e storia
Anche i miti contengono un fondo di verità e ci possono aiutare a ricostruire la storia della civiltà cretese.
Nel caso del mito del Minotauro, possiamo capire che Creta aveva un forte potere su Atene grazie al predominio sul mare (la cosiddetta TALASSOCRAZIA).
Il fatto però che il mito si concluda con la vittoria di Teseo, eroe ateniese, significa che nel racconto viene esaltato il coraggio dei Greci e che si vuole ricordare l’inizio della loro supremazia su Creta.

 

Rappresentazione del Minotauro

Busto di Ovidio conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Egli fu autore di poesie e poemi per i quali fu accusato di immoralità e bandito da Roma; la sua opera più celebre fu le Metamorfosi, poema epico-mitologico che ripercorre la storia del mondo dalle origini fino all’epoca di Giulio Cesare

Statua dello scultore Antonio Canova che rappresenta Teseo che uccide il Minotauro

Dedalo e Icaro mentre stanno per volare con le ali di cera costruite da Dedalo

Mentre padre e figlio volano, Icaro si avvicina troppo al sole e le ali si sciolgono

Arianna mentre viene soccorsa e consolata dal dio Bacco

 

 ANALISI DEL MITO “Orfeo e Euridice”

Struttura narrativa:
Il mito è raccontato da un narratore che si chiama OVIDIO (un poeta latino vissuto tra I secolo a.C. e il I secolo d.C.) nella sua opera intitolata METAMORFOSI. Il mito è narrato anche da VIRGILIO (un poeta latino vissuto nel I secolo a.C.) in un’opera intitolata GEORGICHE.

Il mito è ambientato in TRACIA, una regione a nord della Grecia. Parte del mito si svolge nel REGNO DEI MORTI.

I personaggi sono:
- ORFEO = un eroe coraggioso e il musicista-poeta più famoso dell’antichità
- EURIDICE = moglie di Teseo e ninfa dei boschi
- ARISTEO = pastore che insidia Euridice
- ADE E PROSERPINA = marito e moglie, signori del Regno dei morti
- CARONTE = il traghettatore delle anime dei morti
- CERBERO = il cane-custode a tre teste che vigila il Regno dei morti

Riassunto del mito

Orfeo, figlio del re di Tracia Eagro e della musa Calliope, fu il più famoso poeta e musicista mai esistito. Apollo gli donò la lira e le muse gli insegnarono a suonarla. Egli era talmente bravo che riusciva ad addolcire le belve feroci, ma anche gli alberi e i sassi restavano incantati dalla sua musica. Orfeo era sposato con la bellissima ninfa Euridice di cui era perdutamente innamorato. Un giorno, camminando vicino al fiume Peneo, Euridice incontrò il pastore Aristeo che la inseguì per farle del male e la ragazza, cercando di sfuggire, calpestò un serpente che la morse provocandole la morte. Il coraggioso Orfeo, disperato per la morte della sua amata, decise di scendere nel Regno dei morti, con la speranza di ricondurre la fanciulla sulla terra.
Arrivato nell’Aldilà, non solo riuscì ad incantare Caronte, il traghettatore delle anime, il cane-custode Cerbero e i tre giudici dei morti con la sua melodiosa musica ma riuscì ad addolcire anche il  cuore duro di Ade e di Proserpina, i sovrani del Regno dei morti, tanto da convincerli a far tornare in vita Euridice. Ade, però, pose una condizione, e cioè che Orfeo, durante la risalita verso il mondo dei vivi, non si voltasse indietro e non parlasse finchè Euridice non fosse arrivata alla luce del sole. Per tutto il viaggio di ritorno la ragazza seguì il suono della lira di Orfeo, ma appena il ragazzo vide la luce, si voltò per controllare se Euridice fosse con lui e così la perse per sempre.

CHE COSA SUCCESSE A ORFEO DOPO AVER PERSO EURIDICE?
Orfeo pianse disperato per mesi e mesi, disprezzando la compagnia di ogni altra donna. Così facendo, attirò l’ira delle Menadi, le seguaci del dio Dioniso (= Bacco), che lo uccisero e lo fecero a pezzi.

 

Ecco i versi con cui Virgilio nelle Georgiche  canta la triste storia di Orfeo e Euridice…

Ma già Orfeo, eluso (=scampato) ogni pericolo, tornava sui suoi passi
e libera Euridice saliva a rivedere il cielo,
seguendolo alle spalle,
come Proserpina ordinava,
quando senza rimedio
una follia improvvisa lo travolse,
perdonabile, certo,
se sapessero i Mani (=gli dei del Regno dei morti) perdonare:
fermo, ormai vicino alla luce,
vinto da amore,
la sua Euridice si voltò incantato a guardare.
Cosi’ gettata al vento la fatica,
infranta la legge del tiranno spietato, (=Ade)
tre volte si udì un fragore
nelle paludi dell’Averno.
E lei: “Ahimè, Orfeo,
chi ci ha perduti,
quale follia?
Senza pietà il destino indietro mi richiama
E un sonno vela di morte i miei occhi smarriti.
E ora addio: intorno una notte fonda mi assorbe
E a te, non più tua, inerti (=senza forza) tendo le mani.”
Disse e d’improvviso svanì nel nulla,
come fumo che si dissolve alla brezza dell’aria,
e non potè vederlo
mentre con la voglia inesausta (=senza fine) di parlarle
abbracciava invano le ombre;
ma il nocchiero dell’Orco (=Caronte)
non gli permise più di passare di là dalla palude.
Che fare? Dove andarsene perduta ormai,
perduta la sua sposa? Con che pianto commuovere le ombre,
con che voce gli dei? Certo, ormai fredda
lei navigava sulla barca dello Stige (=il fiume che scorre nel Regno dei morti).
Dicono che per sette mesi
Orfeo piangesse senza requie (=senza sosta) sotto una rupe a picco
sulla riva deserta dello Strimone, e che narrasse le sue pene
sotto il gelo delle stelle, ammansendo (=calmando) le tigri
e trascinando col canto le querce.

I NOSTRI COMMENTI SUI MITI ANALIZZATI

Teseo e il Minotauro”
Il mito mi è piaciuto molto perché, anche se all’inizio è triste, finisce bene: Teseo riesce a uccidere il Minotauro e salva Atene; anche se abbandona Arianna, comunque la fanciulla viene salvata da Bacco, quindi c’è un lieto fine anche per lei.
Sara

 


Leggere il mito mi ha interessato molto soprattutto perché mi ha permesso di vedere immagini nuove e affascinanti sui personaggi del racconto.

Valentina

“Orfeo e Euridice”
Il mito è stato coinvolgente perché mi ha permesso di conoscere la vita di un personaggio come Orfeo.
Valentina

La lettura del mito mi ha coinvolto molto perché mi ha colpito il fatto che Orfeo riuscisse a domare animali feroci con la sua dolce musica melodiosa. Egli, alla fine, dopo aver convinto Ade e Proserpina e gli altri, riesce a salvare la sua amata ma il finale è tragico perché egli non rispetta i patti a lui proposti: io penso che sarebbe potuto finire meglio però lo accetto.

Sara

Riscriviamo il finale del mito “Orfeo e Euridice”

… Orfeo non si perse d’animo e corse dai signori del Regno dei Morti e compose al momento una musica talmente dolce e melodiosa che riuscì a riprendersi Euridice senza alcun patto. Egli la abbracciò, la baciò mille volte e, prendendola per mano, la portò via sulla Terra.
I due giovani vissero per sempre felici e contenti.

Riscriviamo il finale del mito “Teseo e il Minotauro”

…Teseo, dopo essere entrato nel labirinto, aggredì il Minotauro ma riuscì  a dargli delle botte leggere che fecero soltanto svenire il mostro.
Mentre Teseo stava uscendo, il Minotauro lo raggiunse e lo assalì uccidendolo; infine, come segno estremo della sua vittoria, lo divorò.
Quando Arianna capì cos’era successo disse: “Ci voleva ben altro per sconfiggere quel mostro!”. Tornata a casa, pianse sconsolata.

INTRECCIAMO I DUE MITI: “Orfeo e Teseo con il Minotauro e le loro amate”           

Orfeo, quando sentì che il suo amico Teseo sarebbe andato a Creta per sconfiggere il Minotauro, decise di partire per aiutarlo. Euridice lo seguì perché così avrebbe rivisto la sua cara amica d’infanzia Arianna.
I due eroi entrarono nel labirinto e, arrivati davanti al Minotauro muniti di coltelli e spade, colpirono il mostro con le loro armi e così esso cadde a terra morto.
Nel frattempo, fuori dal labirinto, giunse Euridice accompagnata da Arianna che li aiutò ad uscire . Euridice presentò Arianna a Teseo e i due, subito, si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra.
Ma poi Teseo, andato in vacanza con la sua amata su un isola, ripartì dimenticandosi di lei. La fanciulla si disperò e fu ritrovata da Orfeo e Euridice che erano andati lì di proposito per salutarli. Essi la consolarono e la portarono con loro in Tracia.
Teseo, dopo qualche giorno, si ricordò di Arianna, ritornò sull’isola di Nasso ma non la trovò. Si recò allora, disperato, da Orfeo chiedendogli se avesse notizie della ragazza: ella uscì appena sentì la sua voce e gli chiese, offesa, perché l’avesse lasciata sull’isola. Teseo gli spiegò che era di fretta perché aveva saputo che il padre si era ammalato e stava per morire e, con gentilezza, le fece mille scuse. Arianna, commossa, lo perdonò.
I quattro amici, per festeggiare, si sposarono tutti lo stesso giorno, Teseo con Arianna e Orfeo con Euridice e così vissero felici e contenti.

 

Sara & Valentina
Fonte: http://files.splinder.com/9542a0ebe08d08b4b510ab40252b3087.doc

 

    EGEO e TESEO


Sono il padre di Teseo e mi chiamo Egeo. Mio figlio è andato con la nave ad uccidere il Minotauro . Sono molto preoccupato perché tutti dicono che quel mostro mangia gli umani ed è molto forte, ma anche mio figlio è forte.

Ciao! Sono Teseo e sono arrivato al labirinto di Creta dove devo uccidere un Minotauro. Fuori a questo labirinto ho incontrato ragazza di nome Arianna.
Lei mi ha dato un filo che collega me all’uscita del labirinto. Io ora sono entrato e sto cercando il Minotauro: lo  trovato ora lo uccido. Sono riuscito ad ucciderlo anche se  era molto forte. Il sono un grande  guerriero e  nessuno mi sconfiggerà. Ora sto ritornando a casa vittorioso .


Ecco la nave che riporta  a casa l’eroe  .. Teseo quando arrivò in patria ebbe una terribile notizia :il padre era morto. Teseo pensò era stata tutta colpa sua.
Solo  dopo qualche mese fu  felice della sua vittoria perché  almeno tutti i gli abitanti della sua città vivevano tranquilli.  Da tutti era chiamato eroe.


autore: D. Greco

fonte: http://files.splinder.com/4e9ff72d211d7d830d547d20a9c68e05.doc

 

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