Musica del medioevo e del rinascimento

 

 

 

Musica del medioevo e del rinascimento

 

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Musica del medioevo e del rinascimento

 

Musica del medioevo e del rinascimento.

La musica occidentale iniziò il suo sviluppo proprio in questo periodo di oltre mille anni, ed ogni passo è stato indubbiamente ricco di significati, non solo nell'ottica della lenta preparazione per la musica classica così come oggi è intesa.

 

La polifonia.

La polifonia vocale iniziò a svilupparsi nel IX secolo e raggiunse la sua vetta proprio nel Rinascimento. Polifonia indica più voci che si muovono ciascuna secondo una propria linea, creando così degli intrecci tra le varie voci spesso molto complesse: tutto questo molte volte si contrappone alla concezione usuale della musica vocale, comprendente una linea prevalente che viene semplicemente accompagnata dagli altri elementi. La tecnica della polifonia è basata sul contrappunto, l'antica tecnica di scrittura in più parti che si adattano nota contro nota, o appunto "punto contro punto" (contra punctum).
Il canto liturgico fu il vero punto di partenza per lo sviluppo della polifonia: esso (canto piano) si componeva di una singola linea melodica, cantata all'unisono, senza accompagnamento strumentale. Il canto gregoriano è il corpus di questi canti, codificati nel VI sec. d.C. da Papa Gregorio Magno.

La prima elaborazione del canto piano è del IX secolo (o forse addirittura antecedente), e partiva da un andamento parallelo per intervalli di ottava, quinta e quarta: venne chiamata "organum", forse perché l'organo usava allora gli stessi parallelismi. Sopra alla melodia (il "cantus") successivamente venne sovrapposta una voce libera e talvolta improvvisata (il "discantus").

 

La composizione polifonica.

La prima forma di polifonia trovò il massimo splendore nel XII sec. ed all'inizio del XIII con la Scuola di Nôtre Dame: le forme più importanti del periodo, oltre all'organum già citato, furono il motetus ed il conductus. Il motetus (mottetto) era caratterizzato da una melodia di canto piano, tenuta in note lunghe da una voce appunto chiamata "tenor", cui si aggiungevano altre parti, con un andamento più veloce. Il conductus, più semplice, faceva invece parte della musica profana.

 

La notazione musicale.

Contemporaneo alla nascita della polifonia fu lo sviluppo della notazione musicale: per indicare le note, i greci usavano infatti le lettere dell'alfabeto. Boezio (470 - 525 circa) ne introdusse l'uso nel primo Medioevo in Europa, mentre intorno al VII secolo si cominciò ad usare il sistema dei neumi, segni corrispondenti a note o gruppi di note (vedi anche la pagina sulla scrittura musicale). Non veniva data però un'indicazione sugli intervalli: nell'XI sec. fu il monaco Benedettino Guido d'Arezzo a dare ad ogni nota della scala un nome con una sillaba, formando così la base del solfeggio. Nel frattempo si sviluppò anche il sistema del rigo musicale, e iniziarono le prime variazioni nella forma delle note così da indicarne il valore.

La polifonia del tardo Medioevo, a partire dal teorico Marchetto da Padova, venne detta Ars Nova, in contrapposizione all'Ars Antiqua del XII e XIII secolo: il contrappunto dei compositori dell'Ars Nova raggiunse vette di notevole complessità, con movimenti delle voci più indipendenti rispetto al passato.
Il maggiore tra i maestri dell'Ars Nova fu sicuramente Landino Francesco, della prima metà del secolo XIV, eccellente organista (cieco dalla nascita, fu chiamato anche "Il cieco degli organi") e compositore di molti madrigali e ballate.

Musica profana.

Nel Medioevo si assistè all'esecuzione musicale anche fuori dalle chiese: nacque la figura del jongleur, che della musica e degli scherzi faceva professione. Di livello maggiore erano i jongleurs de geste, rivolti verso l'epica. Al tempo, la società era profondamente gerarchica: al massimo livello erano i nobili, che già allora si dilettavano di musica e belle arti. I troubadors (trovatori, nella Provenza) o trouvères (trovieri, nella Francia del Nord) erano artisti girovaghi: essi trovavano (ossia inventavano) parole e musica, spesso in maniera molto raffinata, trattando di cavalleria e di amor cortese, influenzando profondamente la letteratura dell'epoca. Migliaia sono le comnposizioni pervenuteci, alcune addirittura in notazione musicale. Nel loro lavoro venivano aiutati dai menestrelli, che appunto "ministravano" un supporto musicale, fino a che nel XIV secolo questo nome passò ad indicare il musico professionista.

I Minnesänger (cantori d'amore) erano l'equivalente tedesco dei trovatori, ovviamente con le dovute differenze culturali. La loro arte vide il declino alla fine del XIII secolo, e venne poi ripresa del XIV dai Meistersinger (maestri cantori) che erano artigiani o commercianti di città, dunque estranei alle corti nobili. Questi artisti erano riuniti in corporazioni che prevedevano regole estremamente rigide a riguardo della composizione e dell'esecuzione dei canti. Queste associazioni, che durarono circa tre secoli, furono descritte da Wagner nell'opera I maestri cantori di Norimberga.

 

Gli strumenti del medioevo.

Per la chiesa dell'epoca tutti gli strumenti, eccetto l'organo, erano pagani. L'organo poteva assumere, per questo motivo, moltissime dimensioni, dal piccolo organo portativo a complessi come l'organo dell'Abbazia di Winchester del X secolo, dotato di 400 canne, o gli organi presenti in abbondanza nelle più importanti chiese romane.
Nel medioevo la musica era principalmente vocale: nella musica profana erano comunque molti gli strumenti usati. Troviamo quindi strumenti di antica origine come il flauto semplice e la zampogna, o l'arpa e la tromba naturale direttamente ereditati dall'epoca romana. Altri - come il liuto - vennero introdotti in Europa dai popoli arabi e turchi. Nel medioevo gli strumenti erano classificati in base all'intensità dei suoni prodotti: c'erano dunque gli strumenti alti (Haut), come trombe, tamburi e cornamuse, da suonarsi prevalentemente all'aperto, e gli strumenti bassi (Bas), dal suono delicato, destinati al chiuso.

Il Rinascimento, dal punto di vista musicale, arriva dopo quello letterario, dovuto appunto al rinascere attorno al XIV sec. dell'interesse verso le culture greca e romana: la transizione dall'Ars Nova del tardo medioevo verso la cultura musicale rinascimentale fu lenta e graduale.

La polifonia, nel frattempo, aveva ricevuto ulteriori stimoli: verso la fine del XIV sec. si passò a mottetti cantati da gruppi di voci contrastanti, fino a passare a cori completi. Questo portò ad un ulteriore affinamento dell'armonia, con la preparazione e la risoluzione delle dissonanze (ossia il far precedere e seguire le dissonanze da accordi consonanti), sviluppo che poi portò alla musica basata sull'armonia tonale così come venne sviluppata nei secoli fino al nostro.

 

Il tardo Rinascimento.

Tra il XVII ed il XVIII secolo l'Italia fu il centro dello sviluppo musicale, nonostante l'emergere, nel primo Rinascimento, di autori come Dunstable e Josquin Desprès: in particolare fu Desprès a fare da legame tra il primo ed il tardo Rinascimento, ed il suo contributo fu fruttuoso sopratutto nel tardo Rinascimento, con i maestri Giovanni Pierluigi da Palestrina, di Lasso, da Victoria e William Byrd.

 

Forme e strumenti del rinascimento.

La polifonia diede luogo alla messa polifonica, forma musicale di ampio respiro. I compositori svilupparono la messa musicando i brani dell'Ordinarium, portando così ad una forma a sezioni collegate da un tema: fino a circa il 1550 si continuò a scrivere messe intorno ad un canto fermo, non necessariamente di tipo gregoriano.
Il madrigale, canto a più voci con un solo esecutore per ogni parte, fu la più importante forma profana dell'epoca: nacque da una forma italiana (la "frottola") grazie all'influenza di autori nordici, ed ebbe come peculiarità la coincidenza tra parole e musica. Esportato, raggiunse splendore in Inghilterra: gli ultimi madrigalisti italiani furono Carlo Gesualdo e Claudio Monteverdi, che effettuarono anche interessanti esperimenti con il cromatismo, allontanandosi così dal sistema modale del tempo. La musica vocale continuò ad avere predominio su quella strumentale fino al XVI secolo, pur modificando l'approccio alla costruzione degli strumenti: grazie infatti alla definizione dei registri vocali vennero sviluppate famiglie di strumenti che si accordassero a quelle particolari estensioni. Importantissima fu la comparsa di strumenti come il clavicembalo, il virginale ed il clavicordo, costruiti sul principio del salterio (corde tese su una cassa di risonanza), uniti a tastiere con meccaniche in grado di azionare i plettri o i martelletti sulle corde.

 

Riforma e controriforma.

Nel XVI secolo avvenne lo scisma tra Cattolicesimo e Protestantesimo, che staccò le Chiese Protestanti del Nord Europa dalla Chiesa Romana: questo evento ebbe profonde ripercussioni sulla musica. In Germania si ebbe lo sviluppo di una grande tradizione di Corali, caratteristica del protestantesimo, che avrebbe avuto grande influenza nello sviluppo musicale di Bach, mentre la Chiesa Romana, nell'Europa del Sud, rispose a questo "colpo" avviando la Controriforma: nel Concilio di Trento del 1545 (terminato nel 1563) si decretò che venisse esclusa dalla Chiesa la musica in cui trovasse parte qualcosa di empio o lascivo, avanzando perfino la richiesta di abbandonare le armonizzazioni. Fortunatamente un gruppo di compositori, guidato da Palestrina, evitò questo rischio dimostrando che l'armonia non era incompatibile con la comprensione del testo, né con il diktat cattolico.

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Fonte: http://www.mediaaetas.altervista.org/musica.doc

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