Agricoltura biologica

 


 

Agricoltura biologica

 

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Agricoltura biologica

  • Cosa si intende per agricoltura biologica

Per agricoltura biologica si intende un metodo di produzione in grado di assicurare l'autosostenibilità dell'azienda agricola poiché si fonda sull'utilizzo di prodotti e processi presenti in natura, riducendo drasticamente l'impiego di input esterni al processo produttivo attraverso l'esclusione di prodotti e medicinali chimici di sintesi.

L'agricoltura biologica, dunque, contribuisce al conseguimento dei seguenti obiettivi:

  • produrre alimenti di alta qualità, almeno sotto il profilo della sicurezza alimentare, per l'aspetto attinente la "qualità chimica" degli alimenti;
  • ridurre l'impatto ambientale dei sistemi agricoli;
  • costruire, per quanto possibile, un "sistema chiuso" con particolare attenzione al riciclo della sostanza organica e degli elementi nutritivi;
  • valorizzare gli effetti benefici determinati dalla presenza di microrganismi, flora e fauna del suolo, piante e animali utili;
  • mantenere la diversità genetica del sistema agricolo e dell'ambiente circostante;
  • manipolare i prodotti agricoli, con particolare attenzione ai metodi di trasformazione, mantenendo l'integrità biologica e le qualità essenziali del prodotto in tutte le varie fasi.

L'agricoltura biologica è disciplinata dal Reg. CEE 2092/91, più volte modificato e integrato, il quale definisce le norme tecniche di produzione, i prodotti utilizzabili per la difesa, per la fertilizzazione, per la preparazione e la conservazione dei prodotti, i canoni per etichettare i prodotti da agricoltura biologica. Il regolamento indica perciò non tanto cosa sia vietato fare ma quello che è necessario fare o è possibile utilizzare per poter certificare la produzione come proveniente da agricoltura biologica.

 

Metodo produttivo

Definizione

Agricoltura convenzionale

Metodo di coltivazione generalmente intensivo che prevede l'uso di prodotti chimici per la fertilizzazione e la difesa delle piante. Ciò può comportare il ritrovamento di residui (che devono comunque essere sotto i limiti di legge) nei prodotti e problemi ambientali legati ad alcune pratiche (monocoltura, impiego continuativo dello stesso principio attivo ecc.). Tuttavia, attualmente anche l'agricoltura convenzionale si muove verso un modello di produzione a basso impatto ambientale perciò meno intensivo

Agricoltura integrata

Sistema di produzione che ammette l'impiego di mezzi chimici di sintesi sebbene come ultima possibilità di intervento, poiché devono essere privilegiate tecniche colturali di tipo agronomico e di lotta guidata

Agricoltura biodinamica

L'azienda agricola è, analogamente all'agricoltura biologica, autosufficiente in tutto ma anche inserita nei ritmi cosmici; la Terra è considerata un grande organismo vivente di cui occorre conoscere le leggi per rispettarne e promuoverne la vita. In sostanza, occorre seguire specifici calendari per le varie attività agricole, mentre per la gestione della fertilità del terreno e la difesa dalle sono impiegati preparati particolari, non limitandosi a non utilizzare l'uso di prodotti chimici. I prodotti dell'agricoltura biodinamica sono comunque certificati in base al Reg. CEE 2092/91

Agricoltura

eco-compatibile

Include tutti quei sistemi di produzione atti a ridurre l'impatto ambientale ottenendo prodotti finali a basso o nullo contenuto in residui (Reg. CEE 2078/92)

Agricoltura sostenibile

Questa espressione è riconducibile ad una concezione più ampia di sostenibilità in termini sociali, ambientali ed economici

Tab. 1 - Confronto tra metodi produttivi alternativi al biologico.


 

Fonte: http://www.coldiretti.it/anagribios/documenti/documento.doc

Sito web da visitare: http://www.coldiretti.it/

Autore del testo: L'Associazione Produttori Biologici della Toscana assobiotoscana

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Parola chiave google : Agricoltura biologica tipo file : doc

 

Agricoltura biologica

L’AGRICOLTURA BIOLOGICA
SI PRESENTA
(Istituto comprensivo "E.Mestica" ;Macerata) A.S. 2000/2001

  • Come  e perché nasce l'agricoltura biologica
  • Come si è sviluppata l'agricoltura biologica
  • Che cos'è l'agricoltura biologica
  • Tecniche di coltivazione
  • Perché è bene scegliere prodotti biologici
  • Le domande e le risposte più frequenti sui prodotti biologici
  • Gli enti certificatori
  • Un po’ di legislazione

 

 

COME E  PERCHÉ  NASCE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA?
Alle origini dell’agricoltura biologica vi sono tre principali movimenti sviluppatisi nel corso del XX secolo.Il primo di questi movimenti è nato in Germania nel 1913 ispirato dalla teoria elaborata da Rudolf Steiner come reazione al materialismo del tempo. Un suo discepolo, Pfeiffer, ne ha tratto i fondamenti filosofici di quella che è stata definita "agricoltura biodinamica". A caratterizzarla è la convinzione che le colture sono influenzate dalle forze materiali e spirituali presenti nel cosmo. L'agricoltore deve, quindi, operare in sintonia con gli influssi cosmici positivi. L'azienda agricola deve avere completa autonomia, grazie al sistema policoltura-allevamento. Sono rigorosamente vietate le pratiche colturali che impiegano sussidi chimici, a cominciare dai concimi minerali solubili. L'obiettivo è ottenere prodotti che consentano un'alimentazione sana ed equilibrata. Gli altri due movimenti hanno visto entrambi la luce dopo la seconda guerra mondiale. In Gran Bretagna la Soil Association ha propugnato un'agricoltura naturale e rispettosa dell'ambiente, ispirandosi al "testamento agricolo" che Sir Howard ha stilato nel 1940 sulla base delle osservazioni condotte in India nell'arco di alcuni decenni. Per garantire l'equilibrio biologico e la fertilità del terreno (è questa l'idea centrale del "testamento") è essenziale l'apporto di materie organiche soggette a compostaggio,
(compostaggio = trattamento dei rifiuti a prevalente contenuto organico che permette di ottenere, mediante decomposizione biochimica, sostanze usate come fertilizzanti) che consentono anche di accrescere la resistenza delle piante ai  parassiti ed alle malattie. Le idee di Sir Howard sono state riprese successivamente negli Stati Uniti  da Rodale ed applicate in particolare nell'orticoltura. Il terzo movimento è nato in Svizzera, ad opera di Rusch e Müller, che sono stati i primi a coniare la definizione agricoltura biologica. L'idea guida è l'utilizzazione ottimale delle risorse rinnovabili, al fine di garantire la sicurezza alimentare. Il metodo si caratterizza per l'importanza attribuita all'humus del terreno, per il ricorso al compostaggio di superficie e per la riduzione al minimo della lavorazione del terreno in modo da non alterarne la microflora. L'autonomia dell'azienda non è considerata essenziale ed è consentito l'approvvigionamento dall'esterno di fertilizzanti, purché organici. Negli anni Cinquanta, infatti, quando si avvertivano ancora le conseguenze della guerra mondiale, l'esigenza più sentita era l'autosufficienza alimentare. Garantirla era l'obiettivo prioritario. Al suo conseguimento si orientarono sia la ricerca scientifica che la politica agraria. Ed il modello di sviluppo agricolo dell'Europa comunitaria fu quello dell'agricoltura intensiva, specializzata e ad alta produttività, in gran parte basata sulla disponibilità di nuove tecnologie e sul basso costo dell'energia e della manodopera. Ma questo portò a sottovalutare, se non a trascurare del tutto, gli effetti sull'ambiente e sulla conservazione delle risorse naturali. Di fatto nella seconda metà di questo secolo la ricerca scientifica e la politica agraria hanno reso possibili interventi radicali sull’ambiente agricolo, con eccessiva semplificazione delle catene alimentari coinvolte, nella ricerca della massima resa unitaria. E questo ha comportato un ricorso sempre più oneroso e frequente all'uso di input esterni sotto forma di fitofarmaci, fertilizzanti ed energia, con conseguenze sempre più evidenti sulle risorse ambientali. Si è potuto verificare, infatti, come l'agricoltura convenzionale, utilizzando prodotti chimici di sintesi sia per la concimazione che per la protezione delle piante da malattie e parassiti, da un lato assicura delle produzioni abbondanti ma dall'altro crea problemi per l'ambiente e la salute a causa della tossicità dei prodotti usati che vengono rilasciati e ritrovati sotto forma di residui nel terreno negli alimenti e nelle falde idriche. Inoltre i parassiti acquisiscono via via, una maggiore resistenza ai trattamenti, creando la necessità di nuovi prodotti a più alta tossicità, in un processo praticamente infinito, o meglio destinato a finire solo quando la capacità di assorbimento dell'ambiente si sarà esaurita (con evidenti risultati letali per tutti). Negli anni Sessanta e Settanta lo scenario europeo è profondamente mutato. L'obiettivo dell'autosufficienza alimentare è stato largamente conseguito e si è posto un problema di gestione delle eccedenze, è emersa una domanda di prodotti più salubri e di migliore qualità, è cresciuta la consapevolezza dei limiti delle risorse naturali. In parallelo si è avuta una progressiva affermazione dei movimenti ecologisti che ha portato, soprattutto nei Paesi dell'Europa settentrionale, alla proliferazione di associazioni ambientaliste. Negli anni 80, in numerosi Paesi Europei e negli Stati Uniti un numero crescente di imprenditori agricoli si è convertito ai metodi di produzione biologica e sono state avviate iniziative per la
trasformazione e la lavorazione dei prodotti. All'origine sono stati due fattori:

  • la progressiva diffusione, per quanto lenta e contrastata, della cultura dello sviluppo sostenibile;
  • la migliore e più ampia informazione sui pericoli che alla salute vengono dall'utilizzazione

intensiva in agricoltura di prodotti chimici di sintesi per la concimazione e l'ammendamento dei terreni.
Tuttavia ancora mancava una definizione precisa di cos'è l'agricoltura biologica e nella
maggioranza dei Paesi europei mancava una disciplina giuridica. Solo in Francia, Danimarca e Austria erano comparse le prime disposizioni legislative. La svolta si è avuta nel 1991, quando l'Unione Europea ha emanato il regolamento 2092 col quale ha dato riconoscimento ufficiale a questo sistema di produzione agricola ed ha definito regole uniformi ed armonizzate per tutti gli operatori dei Paesi comunitari. Con questo Regolamento, la Comunità ha voluto favorire così un più corretto orientamento della produzione agricola e attribuire la giusta attenzione alle esigenze della tutela ambientale, alla necessità di garantire al mondo rurale condizioni di equilibrio fra obiettivi di tipo economico e conservazione dell'ambiente naturale, fornire ai consumatori prodotti genuini controllati lungo l’intera filiera. Ma a dare la spinta determinante sono stati i consumatori, sempre più diffidenti verso un'agricoltura orientata alla standardizzazione ed all'omogeneizzazione e sempre più consapevoli che buona parte degli alimenti in commercio sono prodotti più della chimica che della terra. Soprattutto la crescente repulsione per quella che, con felice espressione, è stata definita la "chimica nel piatto" si è risolta in una crescente domanda di alimenti prodotti con metodi biologici. Gli studi di mercato dicono che questa domanda è rivolta in misura maggiore agli alimenti destinati all'infanzia, ma va aumentando anche per quelli destinati agli adulti. Dicono anche, ma non può sorprendere, che viene prevalentemente dalle fasce di consumatori a reddito medio-alto e, soprattutto, dai paesi ricchi. Dal canto loro, gli agricoltori hanno avuto modo di verificare gli effetti negativi della forzatura produttiva attuata con l'abuso dei pesticidi, dei concimi e della stessa acqua per irrigazione. Le emergenze succedutesi negli ultimi anni (dalla “mucca pazza” ai “polli alla diossina”), la rapida diffusione fuori dall’Europa di prodotti agricoli geneticamente modificati (OGM), introdotti senza adeguati periodi di sperimentazione e senza rigorosi sistemi di separazione dai prodotti non ogm, con gli elementi di imprevedibilità e di rischio che comporta, hanno ulteriormente accresciuto l’allarme di produttori e consumatori sui pericoli di un sistema produttivo agricolo che minaccia di sfuggire al controllo da parte dell’uomo. Le produzioni biologiche rappresentano da questo punto di vista il solo sistema esistente in grado di garantire al consumatore come, dove, quando e da chi sono state prodotte.

 

COME SI È SVILUPPATA L’AGRICOLTURA BIOLOGICA?
In una fase iniziale, l’agricoltura biologica, era limitata ad aree marginali, a piccole aziende, ad una ristretta nicchia di consumatori di alimenti freschi distribuiti in negozi specializzati e con un’attività di trasformazione limitata a laboratori artigianali. Il Reg. CEE 2078/92 ha avuto il ruolo di volano, facendo decollare questo settore, attualmente in Italia vi sono circa 50.000 aziende che producono con il metodo dell’agricoltura biologica, con circa 1.000.000 di ettari, pari al 5% circa della Superficie Agricola Utilizzata totale. L'agricoltura biologica italiana è la prima in Europa per superficie ed aziende ed è seconda a livello mondiale solo all'Australia. Il nostro paese, nel giro di poco più di cinque anni, ha visto decuplicare il numero dei produttori, come anche le superfici investite nel 1998 sono 10 volte superiori a quelle del 1993. Grazie alla accresciuta sensibilità del consumatore e di pari passo con la crescita delle aziende agricole, si registra un contestuale aumento delle aziende di trasformazione (nel 1999 +48,7% rispetto al 1998), di soggetti economici, cioè in grado di commercializzare un prodotto a maggiore valore aggiunto. La caratteristica di prodotto biologico cessa quindi di essere circoscritta alla sola salubrità dell'alimento fresco ed a mercato di nicchia, per estendersi al controllo della materia prima usata per i processi di trasformazione e alla commercializzazione di una vasta gamma di alimenti. Un dato indicativo, viene dal numero di supermercati che vendono ortofrutta biologica, dai 130 del 1996 si è passati ai 357 del 1998 e ai 500 del 1999. Riguardo ai consumi, l’incidenza dei consumi bio sul totale dei consumi alimentari nazionali è intorno all’1%, per l’ortofrutta l’incidenza sale al 6%.

 

CHE COS'È L’AGRICOLTURA BIOLOGICA ?
L’Agricoltura Biologica è essenzialmente un metodo di produzione agricola che considera l’azienda agricola come un organismo dove i vari apparati (suolo, colture, ciclo della sostanza organica, allevamenti, ambiente naturale, flora e fauna) sono funzionalmente legati ed interagenti. L’Agricoltura Biologica è un sistema autosostenibile che si basa sull’utilizzo di prodotti e processi presenti in natura, riducendo drasticamente l'impiego di fertilizzanti, pesticidi e medicinali chimici di sintesi.
I principi base dell’agricoltura biologica, sono:

  • produrre alimenti genuini e di alta qualità nutrizionale;
  • considerare il vasto impatto ecologico e sociale dei sistemi agricoli;
  • lavorare con i sistemi naturali piuttosto che cercare di dominarli;
  • mantenere e migliorare i cicli biologici all'interno del sistema agricolo aziendale, coinvolgendo i microrganismi, la flora e la fauna del suolo, gli animali e le piante;
  • mantenere e sviluppare la fertilità biologica dei suoli a lungo termine;
  • usare quanto più possibile risorse rinnovabili in sistemi agricoli organizzati a livello locale;
  • lavorare per quanto è possibile in un "sistema chiuso" con particolare attenzione al riciclo della

sostanza organica e degli elementi nutritivi;

  • assicurare ai produttori agricoli un sufficiente reddito e soddisfazione dal loro lavoro, in un ambiente sano;
  • dare ad ogni animale allevato condizioni di vita che gli permettano di esprimere tutti gli aspetti del loro comportamento innato;
  • evitare ogni forma di inquinamento che possa derivare dalla attività di produzione;
  • mantenere la diversità genetica del sistema agricolo e dell'ambiente circostante compresa la protezione delle piante e dell'habitat naturale;
  • in ogni fase dell’agricoltura biologica è vietato l’impiego di organismi manipolati geneticamente(ingegneria genetica).

 

Tecniche di coltivazione

Tecniche di lavorazione principale del terreno
I sistemi per la lavorazione del terreno devono consentire la concentrazione superficiale della sostanza organica, unitamente ad un’apprezzabile azione di controllo indiretto sullo sviluppo della flora infestante. I due obiettivi possono risultare contraddittori, in quanto adottare una tecnica di lavorazione molto superficiale e quindi legata a un elevato grado di conservazione della fertilità del terreno, comporta spesso notevoli problemi di controllo delle piante infestanti.

Principi di avvicendamento colturale e rotazioni
Avvicendare le colture su di un terreno significa alternare le colture in modo da far seguire alle così dette preparatrici (mais, girasole,...) le sfruttanti frumento, orzo, ...) e infine le colture migliorative (colture leguminose foraggiere poliennali). L’agricoltura biologica mantiene nelle rotazioni poliennali un importante mezzo indiretto di fertilizzazione, i cui effetti si concretizzano:

  • nel controllo della flora infestante; questa azione è esercitata dalle colture aventi caratteristiche soffocanti ( foraggiere pratensi)
  • nella azoto-fissazione atmosferica realizzata da simbionti delle Leguminose;
  • nella conservazione della sostanza organica presente negli strati più superficiali del suolo e nella protezione di quest’ultimo da fenomeni di erosione
  • nel favorire, attraverso la diversificazione delle colture presenti sui terreni, un maggior grado di biodiversità all’interno dell’azienda.

Tecniche di produzione e distribuzione dei fertilizzanti organici
La scarsa disponibilità di fertilizzanti organici di origine animale, a causa della riduzione degli allevamenti, pone il problema della reperibilità di tali prodotti per mantenere e ripristinare la fertilità del terreno. E’ importante utilizzare prodotti di buona qualità, come quelli che derivano dall’uso di biotecnologie su masse vegetali prodotte direttamente in azienda (residui di potature, paglia, pula, ecc.) o provenienti dalle operazioni di manutenzione del verde pubblico, o da vere e proprie industrie (prodotti derivanti dall’estrazione dell’olio d’oliva, brattee e strobili derivanti dalla lavorazione dei pinoli, ecc.).
Il sovescio
La pratica del sovescio consiste nell’interrare tutta la coltura da sovescio oppure una parte di essa. Gli agricoltori attuano questa pratica perché induce una maggiore fertilità nei terreni, che si manifesta, a parità di altre condizioni, attraverso rese maggiori. Le colture da sovescio, poiché non forniscono direttamente un reddito, occupano il ruolo di colture intercalari, inserendosi nell’intervallo fra due colture principali; per il sovescio possono essere realizzate coltura di favino, trifoglio, avena, colza, ecc.
Gli obiettivi che si possono perseguire attraverso la pratica del sovescio
sono:

  • Concimazione per la coltura successiva: l’impiego di leguminose consente, attraverso l’azoto-fissazione operata dai simbionti, di apportare al terreno azoto disponibile per la coltura seguente. Le colture da sovescio consentono inoltre, per la presenza di un apparato radicale potente o dotato di maggiore capacità assimilatoria nei confronti di alcuni elementi, di esplorare strati  non raggiungibili dalla coltura successiva, mobilitando elementi utili che tramite il sovescio vengono rilasciati negli strati più superficiali del terreno (fosforo, potassio, zolfo)
  • Copertura del suolo nel periodo intercorrente fra la raccolta del cereale e la semina della coltura da rinnovo: il mantenimento nel tempo della fertilità di un terreno può essere seriamente ostacolato in particolari ambienti colturali da fenomeni di destrutturazione dovuti all’azione battente della pioggia. Queste eventualità possono essere contrastate impiegando specie da sovescio che garantiscono un buon grado di copertura del suolo durante il periodo caratterizzato dalla maggiore intensità di precipitazioni.

Principi di controllo agronomico delle malerbe
Attualmente non si parla più di una lotta sistemica alle erbe infestanti, ma di un loro razionale controllo, infatti esistono molti effetti positivi dovuti alla presenza della flora infestante. La flora infestante può esercitare nei confronti delle colture agrarie effetti negativi che vengono distinti in effetti diretti e indiretti. I primi comprendono gli effetti dovuti all’emissione o liberazione di sostanze organiche che possono inibire la germinazione o la crescita della coltura in atto o di quella successiva. Gli effetti indiretti possono riassumersi nelle azioni competitive che le infestanti esercitano per l’acqua, i nutrienti e la radiazione solare. Le infestanti possono essere molto aggressive nei confronti dell’utilizzo dell’acqua e dei nutrienti, essendo dotate di apparati radicali morfologicamente più competitivi o fisiologicamente più efficienti nei processi di assimilazione; l’azione competitiva delle infestanti è assicurata nel tempo da efficienti organi di riproduzione e/o propagazione. Tuttavia le piante infestanti esercitano anche un importante ruolo ecologico all’interno dell’azienda agraria, infatti costituiscono un anello nella catena alimentare che assicura la vita di insetti utili come i pronubi (impollinatori), dando ospitalità ai predatori dei parassiti della coltura, consentendone la diffusione e gli spostamenti all’interno dei campi coltivati. E’ inoltre da ricordare la loro funzione di copertura del suolo, che induce a mantenerle sotto controllo con periodiche sfalciature, pur di non lasciare il suolo nudo. Nell’agricoltura biologica il contenimento delle erbe infestanti costituisce un elemento di notevole importanza vista l’impossibilità di impiegare mezzi chimici ed eseguire lavorazioni profonde capaci di interrare a profondità notevoli sia malerbe che semi. Ecco alcuni principi di controllo agronomico delle infestanti che possono essere attuati in azienda:

  • l’impostazione di un razionale avvicendamento di colture, in particolare la presenza di un prato poliennale ad azione soffocante sulle malerbe è garanzia di terreno meno infestato anche per le colture successive;
  • l’esecuzione di una "falsa semina", circa 15 giorni prima di quella effettiva, consentirà la germinazione dei semi delle infestanti precoci che verranno poi interrate. La falsa semina consiste in una semplice lavorazione superficiale del terreno che simuli appunto l’esecuzione della semina;
  • limitare l’immissione di semi di infestanti nell’azienda: le sementi impiegate dovranno avere elevata purezza commerciale e il letame impiegato dovrà essere ben maturo.

In generale dovranno essere adottati tutti quei principi di buona tecnica
agronomica che favoriscano un rapido e uniforme insediamento della coltura, avvantaggiandola nella competizione rispetto alle malerbe.

Tecniche di controllo non chimico delle infestanti
Una delle maggiori problematiche della coltivazione biologica riguarda l’impiego di sistemi per il controllo delle malerbe che non richiedano alcuna distribuzione di sostanze chimiche di sintesi.
Una tecnica specifica per il diserbo meccanico del frumento e degli altri cereali a paglia, impiegata già da tempo con risultati incoraggianti nel Nord Europa e solo in tempi decisamente più recenti in Italia, è rappresentata dalla strigliatura del terreno. La strigliatura consiste nel passaggio unico o ripetuto più volte, nel corso del ciclo di sviluppo delle colture, di erpici a denti elastici opportunamente conformati e montati in serie su telai snodati e modulari. Queste operatrici determinano un’azione estirpante più o meno incisiva in relazione alla regolazione dell’angolo di penetrazione dei denti nel terreno (che deve comunque risultare tale da non danneggiare la coltura) e allo stadio di sviluppo delle infestanti.

I principi di controllo delle avversità parassitarie
La difesa delle colture agrarie dai parassiti può essere condotta secondo criteri che, in base al momento in cui si manifestano, possono distinguersi in preventivi o curativi. Tale difesa può essere attuata seguendo strategie diverse che prevedono l’utilizzo di vari organismi: protozoi, virus, batteri, funghi, insetti, acari, uccelli insettivori,ecc. Allo scopo di attuare una difesa preventiva della colture, si adottano i metodi: conservativo, colturale, competitivo e biorazionale.

Criterio di difesa preventiva

  • Metodo conservativo: attraverso la gestione dell’ambiente presente tra gli appezzamenti coltivati (mantenimento delle siepi di confine e delle fasce di vegetazione spontanee) si cerca di favorire la conservazione e/o l’incremento dei nemici naturali presenti.
  • Metodo colturale: con l’attuazione di varie pratiche colturali ci si prefigge di realizzare all’interno dei campi un controllo diretto o indiretto degli agenti nocivi; si impiegano rotazioni, lavorazioni, densità di semina, regimazione delle acque, modalità di irrigazione,ecc.
  • Metodo competitivo: prevede che si realizzi un aumento della resistenza della coltura(adozione di genotipi resistenti), ma anche l’impiego di organismi innocui per occupare vantaggiosamente le nicchie ecologiche dei parassiti
  • Metodo biorazionale: il comportamento degli agenti nocivi viene ad essere modificato per l’impiego di sostanze repellenti che riducono l’incidenza delle generazioni successive.

Criterio di difesa curativa:

  • Metodo di lotta biologica classica: i nemici dei parassiti (predatori o iperparassiti) vengono introdotti nell’ambiente per espletare un’azione permanente di controllo su piante infestanti perenni e colture arboree attraverso un alloro affermazione nell’ambiente.
  • Metodo di lotta biologica aggiuntiva: introduzione periodica di nemici naturali dei quali non è attesa un’affermazione, pertanto il controllo degli agenti nocivi è temporanea; sono solitamente previsti lanci ripetuti dell’agente di controllo.

       

 

PERCHÉ È BENE SCEGLIERE PRODOTTI BIOLOGICI?

  • I prodotti provenienti da agricoltura biologica mantengono le caratteristiche organolettiche e nutrizionali loro proprie.
  • La provenienza e la trasformazione dei prodotti dell'agricoltura biologica sono controllate dagli enti certificatori lungo tutto il percorso produttivo e commerciale, cioè dalla semina al venditore finale.
  • Gli agricoltori biologici non usano fertilizzanti, antiparassitari e conservanti ottenuti con procedimenti di sintesi chimica.
  • I prodotti biologici provengono da terreni che vengono mantenuti fertili grazie alle rotazioni, alla difesa dell'humus, all'uso di concimi e ammendanti organici (di origine animale e vegetale) ed al compostaggio.
  • Gli animali degli allevamenti biologici si nutrono di foraggi e cereali di origine biologica e sono allevati in condizioni che ne rispettano le esigenze di vita naturali.
  • Scegliendo i prodotti biologici si contribuisce a mantenere sano l'ambiente, assicurando la

protezione del suolo, delle falde acquifere, della vegetazione e dell'aria.

  • I prodotti provenienti da agricoltura biologica non contengono organismi geneticamente

modificati.

 

 

LE DOMANDE (E LE RISPOSTE) PIÙ FREQUENTI SUI PRODOTTI BIOLOGICI
1. I costi del prodotto biologico devono necessariamente essere più alti di quelli dei
prodotti industriali?
Il prodotto alimentare biologico ha un maggiore valore intrinseco, per il maggiore impegno richiesto nella produzione, per la riduzione delle produzioni medie per ettaro, per i costi dovuti alla certificazione ed al controllo. Oltre a ciò esistono anche degli elementi oggettivi che ancora oggi influiscono sul costo finale delle produzioni biologiche, una parte dei quali è in via di superamento grazie alla crescita economica di tutto il settore, ai maggiori volumi venduti ed a un sempre più razionale distribuzione. Il maggiore costo dei prodotti biologici è quindi, almeno in buona parte giustificato: il prezzo è destinato a riequilibrarsi con la crescita di questo mercato ma, ancora più importante, è la considerazione che il cibo biologico "vale di più" ed è quindi giusto che costi un po’ di più.

2. Chi garantisce al consumatore che una mela, un formaggio o della carne sono biologici?
Il già ricordato Regolamento 2092/91, che fissa i principi ai quali bisogna attenersi per poter definire "biologico" un prodotto alimentare, non solo stabilisce i criteri di produzione, ma anche un sistema di controllo e certificazione, imperniato sull’esistenza di enti di certificazione, riconosciuti in ciascun paese europeo dalle rispettive autorità competenti (in Italia il Ministero delle risorse agricole e forestali); questi enti verificano che i produttori rispettino realmente in tutte le varie fasi i criteri fissati dall’Unione Europea e rilasciano una certificazione che deve essere riprodotta sulle etichette dei cibi. Grazie a questo sistema, il consumatore ha la garanzia della completa tracciabilità del
prodotto, nel senso che è possibile seguirne la vita dalla semina alla tavola, ricostruendo tutti i passaggi e le lavorazioni effettuate, le sostanze e gli strumenti utilizzati, la localizzazione delle produzioni e degli stoccaggi.

3. Perché i prodotti biologici hanno spesso un aspetto meno standardizzato?
Se qualcuno ci dicesse che tutti gli uomini devono essere identici lo guarderemmo con orrore, perché in natura la diversità è una ricchezza fondamentale, che testimonia la capacità degli organismi di adattarsi alle differenti condizioni in cui si trova a vivere, questo principio vale per gli uomini, gli animali e le piante. I consumatori sono stati abituati in questi ultimi decenni a cibi di aspetto standardizzato, selezionati e confezionati in base a criteri di uniformità estetica e
ponderale, in modo da essere meglio vendibili, ma la produzione naturale dei cibi è portatrice di una ricchezza, anche in termini nutritivi, che va molto al di là della rassicurante uniformità di un sacchetto di mele tutte uguali. Quella che molto spesso i consumatori giudicano "bruttezza" del prodotto è in realtà la prova dell’alta qualità dello stesso: un prodotto non contaminato da interventi violenti dell’uomo, che conserva tutte le sue qualità nutritive e per il quale, in tutta la filiera dalla produzione alla vendita, l’attenzione principale è stata posta sulla qualità.

4. In tutte queste risposte si parla di una qualità superiore della produzione biologica, ma il consumatore come può accorgersene?
Nel modo più semplice: assaggiando la frutta, le carni e gli altri prodotti provenienti dalla filiera della produzione biologica. Grazie allo scrupoloso rispetto dei cicli naturali ed a metodi di lavorazione e conservazione che escludono l’utilizzo di prodotti chimici, le qualità organolettiche del prodotto biologico risaltano subito per qualsiasi consumatore: il gusto più deciso, gli aromi più intensi i colori ed i sapori del prodotto biologico si fanno scoprire per la loro inconfondibile ricchezza. Tutti i consumatori, abituati purtroppo al sapore di cibi provenienti da coltivazioni od allevamenti intensivi, con raccolte e maturazioni forzose o crescite "aiutate" dalla chimica possono subito accorgersi
della maggiore qualità di ciò che portano sulle loro tavole e comprendere così il maggior valore dell’agricoltura e della zootecnica biologiche.

 

LEGISLAZIONE

EUROPA
Reg. CEE n. 2092/91- Costituisce la norma base per il settore  dell'agricoltura biologica, di cui definisce le   regole per l'etichettatura, l'organizzazione del sistema di controllo, l'importazione da paesi   terzi, l'elenco dei prodotti utilizzabili nella  coltivazione
Reg. CEE n. 94/92 - Stabilisce le modalità di importazione da paesi terzi di prodotti soggetti al regime di controllo
Reg. CEE n.1535/92 - Consente l'utilizzo, come ingredienti di prodotti                           trasformati, di prodotti di origine animale  ottenuti in conformità a norme nazionali vigenti o                               internazionali riconosciute
Reg. CEE n. 2083/92 - Posticipa alcune scadenze previste al Reg. CEE n. 2092/91 ed introduce una procedura semplificata  per l'importazione di prodotti da paesi terzi
Reg. CEE n. 3457/92 - Definisce le caratteristiche del documento di   certificazione da utilizzare per l'importazione di  prodotti da paesi terzi
Reg. CEE n. 3713/92 - Posticipa l'entrata in vigore di alcune  disposizioni relative l'importazione di prodotti  da paesi terzi
Reg. CEE n. 207/93 - Definisce le tecniche ammesse ed i prodotti  utilizzabili nella preparazione di prodotti destinati all'alimentazione umana
Reg. CEE n.1593/93 - Posticipa l'entrata in vigore di alcune disposizioni relative all'importazione di prodotti da paesi terzi
Reg. CEE n. 2608/93 - Stabilisce l'equivalenza della raccolta spontanea  con il metodo di produzione biologico e modifica  l'Allegato III del Reg. CEE n. 2092/91
Reg. CEE n. 468/94 - Modifica l'elenco di prodotti di origine agricola che non sono prodotti con metodo biologico, o non lo sono in quantità sufficiente nel territorio della Comunità Europea, utilizzabili nella preparazione di prodotti trasformati
Reg. CEE n. 688/94 -  Posticipa l'entrata in vigore di alcune disposizioni relative all'importazione di prodotti da paesi terzi
Reg. CEE n. 1468/94 -  Proroga al primo luglio 1995 la possibilità di  fare riferimento sull'etichetta alla conversione  all'agricoltura biologica
Reg. CEE n. 2381/94 -  Sostituisce il precedente Allegato II parte A del  Reg. CEE n. 2092/91 relativo ai prodotti  utilizzabili nell'ammendamento e nella fertilizzazione del terreno
Reg. CEE n. 2580/94 - Riconosce L'Argencert come organismo di controllo in Argentina in regime di equivalenza
Reg. CEE n. 529/95 -  Modifica l'art. 11 in materia di importazione da  paesi terzi
Reg. CEE n. 1201/95 -  Modifica il precedente Allegato VI parte C del   Reg. CEE n. 2092/91 relativo ai prodotti utilizzabili nei prodotti trasformati (in  percentuale massima del 5%) non producibili nel  territorio europeo o no ancora prodotti in quantità sufficienti per essere reperibili sul mercato
Reg. CEE n. 1202/95 -  Modifica l'Allegato I del Reg. CEE n. 2092/91 in  relazione al periodo di conversione e l'Allegato   III per quanto attiene la possibilità di coltivare sia con metodo biologico che convenzionale la  stessa varietà
Reg. CEE n. 1935/95 - Modifica il Reg. CEE n. 2092/91in particolare in relazione all'etichettatura dei prodotti in conversione o composti solo in parte da  ingredienti ottenuti con metodo biologico.  Introduce l'obbligo di utilizzare materiale vegetale da riproduzione e moltiplicazione ottenuto con metodo biologico
Reg. CEE n. 418/96 -  Modifica l'Allegato VI del Reg. CEE n. 2092/91
Reg. CEE n. 522/96 - Modifica il Reg. CEE n. 94/92 ed il Reg. CEE n.529/95 in materia di importazione da paesi terzi
ITALIA
Decreto Legge n. 220/95 - Regolamenta il sistema di controllo in Italia. Individua nel Ministero delle Risorse Agricole l'autorità competente in materia di coordinamento delle attività inerenti l'applicazione della regolamentazione comunitaria sull'agricoltura  biologica. Istituisce un Comitato di valutazione degli Organismi di controllo; attribuisce attività di vigilanza sugli Organismi di controllo riconosciuti al Ministero delle Risorse Agricole e  alle Regioni; riconosce le regioni come autorità competenti in materia di acquisizione delle notifiche degli operatori biologici, ad eccezione di quelle inerenti le attività di importazione da  paesi terzi

 

 

Fonte: http://www.commercio.marche.it/ProgettiScuole/Mestica_AgricolturaBiologica/agricolturabiologica.doc

Sito web da visitare: http://www.commercio.marche.it/ProgettiScuole/Mestica_AgricolturaBiologica

Autore del testo:(Istituto comprensivo "E.Mestica" ;Macerata) A.S. 2000/2001

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