Geni e iperdotati mentali

 


 

Geni e iperdotati mentali

 

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Geni e iperdotati mentali

 

Capitolo 1

Il concetto di Genialità o Iperdotazione Mentale viene solitamente ricondotto a quello d'intelligenza anche se ad oggi è impossibile dare una definizione completa di quest'ultimo termine a causa della sua complessità. L'individuazione del QI (rapporto tra età mentale e cronologica) è solo uno degli elementi che contribuiscono alla definizione di iperdotazione mentale. Molti fattori entrano in gioco e influenzano in modo determinante le possibilità di sviluppo. Ricerche effettuate a scuola confermano che molti ragazzi con iperdotazione mentale sono sottoutilizzati e si annoiano facilmente. Spesso sono scambiati per bambini con disturbi iperattivi o con disturbi della personalità e effettuando tale diagnosi portano con se conseguenze pesanti sia per l'evoluzione psichica che intellettiva, ostacolando cosi lo sviluppo di molti cervelli. Inoltre, creare una categoria di bambini ad alto potenziale intellettivo non è possibile poiché le differenze individuali sono molte. Un bambino iperdotato è riconoscibile dal fatto che può essere precoce imparando a leggere già a tre anni e possedendo un dizionario abbastanza vasto; solitamente questi bambini si annoiano in fretta e preferiscono rimanere da soli o con adulti e mostrano una particolare sensibilità interpersonale.

 

Definire l'intelligenza: ogni comportamento adattivo può essere definito come Intelligenza. Si possono distinguere tre tipi di comportamento intelligente:

  • Innato: si riferiscono alla sopravvivenza e possono essere identificati in quei comportamenti genetici presenti già dalla nascita ed orientati ad uno scopo ben preciso (suzione).
  • Imprinting:sono anch'essi contenuti nel codice genetico ma a differenza dei comportamenti innati si applicano solo in presenza di uno stimolo adeguato (linguaggio).
  • Apprendimento: possono essere collegati alla plasticità cerebrale e attivano i lobi frontali e parietali.

Si può concludere, quindi, che l'intelligenza è qualcosa di estremamente complesso ed è impossibile averne una comprensione esaustiva e non ha alcun senso studiarla prescindendo da fattori ambientali,  affettivi e culturali che fanno parte della vita dell'individuo. Il metodo con il quale oggi si misura l'intelligenza è il QI e considera gli individui  molto dotati con risultato tra i 120 e 140 e iperdotati coloro che lo hanno sopra i 140.

 

Tratti distintivi nei bambini iperdotati: Dopo aver somministrato test classici per misurare l'intelligenza ad un campione abbastanza ampio della popolazione si possono evidenziare tre gruppi di soggetti:

  • Il 68%  presenta un QI compreso tra gli 85 e i 115 (soggetti normodotati).
  • Il 13% presenta un QI al di sotto degli 85 (prestazioni basse).
  • Il 13% presenta un QI al di sopra dei 115 (prestazioni alte).

L'iperdotazione mentale può essere ulteriormente specificata in base al livello d'intensità e distinta in :

  • Iperdotazione mentale moderata (QI 130-140/5).
  • Iperdotazione mentale elevata (QI 140-155/60)
  • Iperdotazione mentale elevatissima (QI superiore 155/160).

Esistono, purtroppo, alcune pregiudizi sui bambini iperdotati, come quelli che ritengono che devono essere trattati come altri bambini inserendoli in una classe di coetanei ma in realtà ciò genera noia e insofferenza per i bambini; si pensa anche che bisogna evitare che il bambino iperdotato costruisca immagine di sé come soggetto intellettivamente superiore ma in realtà il bambino è già consapevole di possedere determinate abilità e bisogna aiutarlo ad integrarlo. Inoltre è errato pensare che il bambino iperdotato non ha bisogno di aiuto, poiché è solitamente è più sensibile di molti altri.

 

Processi cognitivi nei soggetti iperdotati: A differenza dei bambini normodotati, i bambini iperdotati apprendono strategie di problem solving più rapidamente, sono più flessibili nelle sclete e nell'adattamento delle diverse strategie alle situazioni particolari. I ragazzi iperdotati però hanno bisogno che si verifichino determinate condizioni ambientali per sviluppare le loro capacità e richiedono opportunità che vadano oltre le normali esperienze scolastiche e solo cosi possono diventare generatori di conoscenza piuttosto che semplici assimilatori di informazioni.

 

Iperdotazione dall'infanzia all'età adulta: Alcuni bambini già nella prima infanzia catturano l'attenzione di genitori a causa delle loro abilità non comuni ma in realtà molti di questi bambini non diventeranno soggetti eccezionali in età adulta ,infatti la precocità quando non riconosciuta viene meno con lo sviluppo del soggetto. Alcuni dei bambini più dotati non riceveranno adeguato sostegno del'area specifica in cui eccellono. Altri sovraccaricati si esauriranno in adolescenza o con l'età adulta e altri ancora invece acquisteranno alti livelli di conoscenza e forniranno elevate prestazioni ma solo pochi saranno adulti eccezionali. Tra gli elementi che generalmente caratterizzano la personalità e il vissuto degli adulti iperdotati ci sono:

  • La ricerca della solitudine: la capacità di isolarsi fornisce loro un rifugio emotivo e strategie per affrontare situazioni più difficili e inoltre gran parte del lavoro creativo è fatto in solitudine.
  • La non convenzionalità.
  • La resistenza al duro lavoro:riguarda il saper fronteggiare la tensione e la marginalità.
  • Energia inesauribile: il lavoro per loro fornisce molto soddisfazione.

 

Capitolo 2

Bisogna precisare che ogni definizione di iperdotazione implica l'esistenza di un determinato contento sociale poiché è all'interno di questo che una determinata performance o una persona viene definita o giudicata straordinaria.

 

Teorie sull'iperdotazione mentale: Il primo a studiare gli iperdotati fu Terman che studio un gruppo di soggetti con età media compresa tra gli 8 e i 12 anni e il QI sopra i 135 e attraverso questo studio voleva dimostrare che il QI intellettivo non si modifica nel corso degli anni e che già elevano in età infantile si traduce in prestazioni eccezionali in età adulta. In realtà i risultati smentirono la teoria di Terman ed evidenziarono che il successo in età adulta è soprattutto raggiungibile grazie a molti fattori quali: il sostegno dei genitori e insegnanti, contatto con persone ugualmente intelligenti e una forte motivazione personale.

Tra le teorie gerarchiche delle abilità cognitive  si evidenziano:

  • Modello di Cattel-Horn: secondo tale teoria l'intelligenza si scompone in Intelligenza Fluida e Intelligenza Cristallizzata. La prima è pensata come qualcosa che dipende dall'efficiente funzionamento del sistema nervoso mentre la seconda si considera come qualcosa che dipende dall'esperienza e dal contesto culturale. Nel modello gerarchico questi due tipi d'intelligenza sono due ampi fatto di secondo ordine e formano il I strato, mentre altri 49 fattori di primo ordine formano il II strato. Alla teoria, sono stati aggiunti in seguito ulteriori fattori di secondo ordine come il pensiero visivo, il pensiero uditivo e la velocità di pensiero.
  • Teoria dei tre strati di Carroll: presuppone appunto l'esistenza di tre strati. Carroll posiziona il fattore G nel punto più alto nello strato III. Lo strato medio consiste in otto abilità generali che sono simili ai fattori di secondo ordine della teoria precedente. Tali fattori includono: l'intelligenza fluida, intelligenza cristallizzata, memoria generale e apprendimento, ampia percezione visiva, ampia percezione uditiva, amplia abilità di recupero, velocità cognitiva e velocità di elaborazione.

Tra le più note teorie di iperdotazione mentale inoltre possiamo trovare la Teoria dei tre anelli di Renzulli dove alla base vi è la convinzione che l'iperdotazione mentale si sviluppi solo in alcuni soggetti, in determinati momenti e in determinate circostanze. L'autore definisce due diversi tipi di iperdotazione: l'iperdotazione in ambito scolastico e quella produttivo-creativa. La prima è definita come la forma di iperdotazione più facilmente identificata mediante la misurazione del QI, mentre la seconda riguarda eccellenti produttori di conoscenza. L'autore definisce un bambino iperdotato solo se questo mostra prestazioni superiori in un determinato ambito e sebbene il successo  nell'ambito scolastico è una condizione necessaria non è sufficiente per la produzione creativa. Ed è proprio basandosi su queste distinzioni che Renzulli elabora la Teoria dei tre anelli, dove la particolare impostazione concettuale di tale teoria comprende tre gruppi interattivi di caratteristiche:

  • Abilità al di sopra della media: che comprende sia abilità generali che consistono nella capacità di elaborazione dell'informazione, integrazione delle esperienze e pensiero astratto e sia abilità specifiche che consistono nella capacità di acquisire conoscenza enella capacità di realizzare attività specifiche.
  • Impegno nel compito: definito come una forma di motivazione che rappresenta l'energia impiegata nell'affrontare un particolare compito. La motivazione può essere: intrinseca, quando spinge l'individuo verso il proprio interesse personale; estrinseca, quando è dovuta a fattori come il denaro o il riconoscimento.
  • Creatività.

E' importante ricordare che anche se ogni singolo fattore è importante nessuno dei tre singolarmente favorisce l'iperdotazione ma quest'ultima è favorita dall'iterazione tra i gruppi.

Un'altra teoria simile è quella dei Componenti della Creatività di Amabile. Secondo tale teoria le tre componenti essenziali per ottenere performance creative sono: le abilità attinenti ad un ambito specifico, abilità attenti alla creatività e motivazione al compito e l'autore mette in evidenza che ciascuna delle tre componenti è necessaria per la creatività in sé.

Una delle critiche mosse alla Teoria dei tre anelli è che la motivazione, l'impegno nel compito e la creatività potrebbero essere considerazioni secondarie in quanto non fanno parte dell'iperdotazione.

 

Il Modello di Monks: secondo tale modello gli elementi che devono essere presenti in un soggetto molto dotato sono individuabili in tre fattori interdipendenti: l'alto potenziale cognitivo che s'individua mediante un QI di almeno 130, la creatività che è identificabile con la capacità del soggetto di trovare soluzioni originali e infine la motivazione che è il processo psichico rinvenibile nell'individuo che porta a termine un compito precedentemente individuato. Monks inoltre considera necessaria la competenza sociale, in quanto ritiene che rapporti sociali corretti favoriscono l'interazione tra individuo e ambiente.

 

Il Modello di Monaco: sviluppato da Heller è basato su una concezione multidimensionale dell'iperdotazione e del talento. Secondo tale modello, il potenziale dell'individuo può realizzarsi solo grazie ad un'interazione armonica tra abilità dell'individuo e quelli che vengono definiti i moderatori interni ed esterni ad esso. Secondo il modello l'iperdotazione è concettualizzata come un costrutto di abilità comprendente una molteplicità di fattori all'interno di una rete di moderatori cognitivi e sociali.

 

Teoria delle intelligente multiple di Gardner: definì l'intelligenza umana come un potenziale biofisico che permette ad un individuo di risolvere problemi o prodotti conseguenti ad una determinata impostazione culturale. Individuò  otto intelligenze differenti: linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale, corporeo-cinestetica, interpersonale e intrapersonale, naturalistica.

 

Tannenbaum: distinzione tra precocità nell'infanzia e iperdotazione nell'età adulta. Secondo l'autore i bambini per essere valutati devono essere confrontati solo con bambini della loro età e i primi anni di scolarizzazione solitamente sono riservati al consumo di conoscenza solo successivamente avviene la produzione della conoscenza.

 

Il modello differenziato di iperdotazione e talento di Gagné: secondo l'autore lo sviluppo del talento corrisponde alla trasformazione di doti naturali eccezionali in capacità particolari ambiti e quindi l'iperdotazione può essere descritta come un abilità naturale in un particolare ambito, mentre il talento è lo sviluppo di tali abilità in ambito specifico. Il modello Gagné prevede quattro componenti: catalizzatori interpersonali, catalizzatori ambientali, possibilità e apprendimento e pratica. Per catalizzatori si intendono quegli elementi che hanno un impatto causale sul processo di sviluppo in quanto contribuiscono al risultato finale.

Il modello WICS di Sternberg: i tre fattori che l'autore considera necessari sono intelligenza, creatività e saggezza. In tale modello la definizione dell'intelligenza si basa sulla teoria dell'intelligenza di successo dello stesso autore, dove l'intelligenza viene definita come l'abilità di raggiungere i propri obiettivi nella vita, attraverso la capitalizzazione delle forze e la correzione delle debolezze al fine di adattarsi alle condizioni ambientali influenzandole attraverso la combinazione di abilità analitiche, creative e pratiche. La creatività, inoltre, è indispensabile per la saggezza.

 

L'iperdotazione è specifica, realizzata e non potenziale, in parte appresa e in parte innata ed esistono fattori di tipo non cognitivo implicati nella stessa iperdotazione come ad esempio la determinazione, l'impegno e le possibilità offerte dall'ambiente.

 

Capitolo 3

 

Accuse rivolte ai Test d'intelligenza: uno dei primi problemi correlati ai test d'intelligenza è che essi misuravano l'intelligenza astratta e la motivazione di questa misurazione risiede nel fatto che è molto più semplice utilizzare uno strumento relativamente imparziale che misurare aspetti dell'intelligenza complessi e difficilmente misurabili. Generalmente, questi test sono stati accusati di favorire ingiuste discriminazioni in base alla razza, al genere, alla classe e alla cultura dei soggetti e di minimizzare l'importanza della creatività del carattere e della conoscenza pratica. Per questi motivi alcuni autori hanno cercato di salvaguardare questi test tendendo cosi presenti anche gli aspetti sottovalutati in precedenza. Le scale quindi, a partire dalla WISC (Stanford-Binet) sono state riviste. A difesa dei test d'intelligenza Kline ha esaminato le critiche mosse verso i test:

  • Circolarità: la critica più comune è che essi misurano solo ciò che misurano i tesi d'intelligenza, e Kline afferma che se cosi non è poiché i test si correlano positivamente con altri test.
  • Correlazioni con i criteri educativi: le critiche verso i test tradizionali dicono che la misura assoluta delle correlazioni è bassa, ad esempio la correlazione tra QI e rendimento universitario è bassa, mentre per Kline non c'è dubbio che i test sono ottimi predittori della performance educativa.
  • Ereditarietà nell'intelligenza.

Alcuni autori hanno riassunto difficoltà dell'identificazione dei ragazzi iperdotati in tre classi: la prima riguarda la metodologia di analisi fattoriale e cioè spiega come la rotazione, che è una tecnica usata x individuare la struttura dei test, usa i programmi che sistemano i risultati e li fanno aderire alla teoria sottostante al test e per questo motivo le teorie rischiano di non avere una buna base sperimentale. La seconda deriva dal fatto che le misure psicometriche sono statiche, mentre le abilità intellettive cambiano nel tempo. La terza classe invece chiarisce il fatto che molte persone possono rivelare tardi il loro talento al contrario invece molte persone vengono etichettati già da giovani come iperdotati.

 

I test di misura dinamici: derivano dalla teoria socio-culturale di Vygotskij, ed egli riteneva che la maggior parte dello sviluppo fosse mediato dall'interazione sociale. Egli base le sue teoria  sul concetto di zona di sviluppo prossimale, sulla teoria della mediazione nell'apprendimento di Feuerstein e sull'approccio dell'intelligenza  dinamica di Luria. La zona prossimale dello sviluppo si riferisce alla distanza tra il livello che il bambino può raggiungere senza aiuto e il livello che il bambino può raggiungere con l'aiuto di una persona specializzata in quell'ambito specifico. L'autore afferma che se noi misuriamo il  QI di due bambini che hanno la stessa età cronologica e mentale non possiamo fare assunzioni circa il loro sviluppo mentale e apprendimento scolastico.

Invece se consideriamo le misure di QI come l'inizio e non la fine della misura, allora daremo loro nuovi problemi che essi tratteranno al di sopra del loro livello iniziale, sempre con l'aiuto di qualcuno. Se nel compito i bambini della stessa età (8 anni), otterranno come risultati rispettivamente 9 e 12, allora la differenza fra 8 e 9 e 8 e 12 è la zona dello sviluppo prossimale. Un altro assunto teorico è l'apprendimento mediato di Feuerstein, ed essa descrive la qualità dell'interazione tra mediatore e allievo.  La funzione del mediatore riguarda il come l'allievo si rapporta al problem solving e lo strumento di valutazione dinamica è l'LPAD che è utilizzato per valutare quanto l'individuo è propenso a modificarsi favorendo le sue potenzialità e il suo sviluppo.

Infine anche Luria ha affermato che l'approccio d'intelligenza dinamica e interattiva prevede che individuo e esaminatore interagiscano attivamente.

Gli indici dinamici possono essere utili per valutare allieve che provengono da ambienti socio-culturali svantaggiati in quanto questi soggetti hanno performance scarse se sono lasciati a lavorare da soli, ma performance ottime se interagiscono con un mediatore.

I primi passi degli approcci dinamici allo studio dell'iperdotazione sono iniziati in Russia con Vyg. Che ha dato 4 principali assunti della sua teoria:

  • un alto indici di sviluppo intellettivo non sempre è sinonimo di iperdotazione, poiché anche bambini con livelli medi di abilità cognitive ottengono risultati straordinari. Bisognerebbe considerare livelli affettivi e motivazionali e personali. Ci sono diversi tipi di iperdotazione e ognuno richiede tecniche di sviluppo specifiche.
  • Bisognerebbe effettuare stime di tipo qualitativo e non quantitativo.
  • Il range di abilità diagnosticato dovrebbe essere allargato a vari tipi di abilità in modo che si individui meglio il potenziale individuale.
  • La diagnosi di iperdotazione non dovrebbe etichettare gli altri come non-iperdotati, ma dovrebbe fornire opportunità di sviluppo.

 

Capitolo 4

 

Gli iperdotati con scarse prestazioni: Si parla di iperdotazione con sottorendimento quando la prestazione scolastica è al di sotto di quanto previsto sulla base di età. Del livello d'istruzione e del potenziale intellettivo che documenta che il bambino è iperdotato. Le caratteristiche sociali ed emotive degli iperdotati sono:

  • bassa autostima;
  • scarsa comunicatività con tendenza ad evitare rischi;
  • tendenza alla passività;
  • aggressività, ostilità;
  • dare la colpa dei problemi al locus esterno;
  • mancanza di relazioni sociali intime;
  • inflessibilità e blocco.

Queste caratteristiche sono generali, mentre in ambito scolastico questi ragazzi solitamente hanno una generica attitudine negativa verso la scuola, sono annoiati, si distraggono facilmente, mancano di costanza e sono indisciplinati. Per ciò che riguarda la famiglia gli aspetti possono essere una situazione instabile, eccessiva dipendenza dai genitori, genitori che non rinforzano i figli o esprimo affetto e che non offrono modelli positivi.

I soggetti iperdotati con sottorendimento vengono vissuto come uno dei tanti problemi presenti in ambito scolastico e spesso vengono analizzati in modo troppo superficiale e vengono invece attribuiti handicap mentali troppo facilmente. Se oggi uno studente si comporta in modo scorretto, non fa i compito o fa molte assenza allora ciò viene visto come un rifiuto dell'autorità con successivo rifiuto della scuola; lo studente viene punito con voti bassi, sospensione o espulsione. Ma sfortunatamente questi metodi non sono in grado di insegnare di insegnare a tali soggetti che il loro comportamento può essere modificato e soprattutto non mirano alla cause che ne sono alla base. I soggetti che poi vengono puniti per un comportamento che dipende dalla causa della loro natura innata solitamente diventano più scontrosi e astiosi e sviluppano una mancanza di fiducia nel sistema.

Una prima spiegazione al sottorendimento scolastico è la mancanza di motivazione e un'altra pùessere correlata ai conflitti di valori, soprattutto quando i soggetti iperdotati non vogliono partecipare alle attività scolastiche a causa del conflitto di valori tra i programmi della scuola e valori della famiglia di appartenenza. Anche il contesto socioeconomico basso spesso è incapace di fornire stimoli e ancora latri problemi possono essere legati a disturbi di salute cronici o ai disturbi specifici (disturbi di apprendimento specifici). Una classe ancora più speciale riguarda gli iperdotati con ADHD. Il disturbo da deficit di attenzione, infatti è il più comune disturbo dell'infanzia e i sintomi  che di tale deficit sono: iperattività, disattenzione e impulsività. Esistono tre tipi di ADHD: con disattenzione prevalente, con iperattività prevalente o combinato. Quest'ultimo è quello più comune e per essere diagnosticato i sintomi devono essere presenti dal almeno sei mesi e devono comparire  prima del compimento del settimo anno di età.

Secondo alcuni autori le abilità dei soggetti iperdotati possono mascherare l'ADHD, cosi che i deficit di attenzione o iperattività faranno diminuire sia i punteggi dei test sia del rendimento scolastico, solitamente considerante elemento importante per riconoscere l'iperdotazione. I bambini iperdotati e quelli con ADHD presentano molte caratteristiche in comune: entrambi tendono a mettere in discussione le autorità e sia soggetti normodotati che iperdotati affetti dal deficit tendono ad avanzare con fatica e sono due o tre anni indietro rispetto ai loro pari di età si per la maturità scolastica che emotiva. Le differenza solitamente invece sta nel fatto che i bambini iperdotati solitamente prestano più attenzioni quando vengono proposti nuovi programmi. Inoltre i bambini iperdotati con ADHD e bambini iperdotati normali a volte fanno fatica a stare insieme e collaborare.

Le caratteristiche specifiche di bambini iperdotati possono a volte essere erroneamente considerate come indicatori di patologia quanto l'osservatore non ha familiarità con le differenze dello sviluppo dei bambini iperdotati e questa difficoltà si incentiva quando il bambino iperdotato trascorre una quantità di tempo considerevole in una classe dove non sono offerte opportunità educative appropriate. Inoltre, l'intensità e l'impazienza che a volte caratterizzano i bambini iperdotati a volte potrebbero essere scambiati come indicatori di ADHD e a volte i bambini dotati di creatività possono a volte sembrare polemici oppositivi mentre quelli iperdotati con disturbo dell'apprendimento possono essere disorganizzati o disordinati quindi una diagnosi adeguata è essenziale. Il trattamento è multimodale e può includere farmaci, programmi e terapie comportamentali.    

I bambini iperdotati solitamente non esibiscono problemi in tutte le situazioni ed è possibile riconoscerli perché i bambini con ADHD esibiscono comportamenti problematici in tutte le situazioni, anche a casa. Inoltre  i bambini iperdotati spesso vengono valutati incapaci e non riescono a rimanere su un compito solo perché  sono annoiati, poiché il loro livello di apprendimento è di due o quattro classi superiore rispetto quella che frequentano quindi spesso dimostrano disinteresse e demotivazione.

Il termine utilizzato spesso per descrivere bambini con ADHD e con iperdotazione è iperattività, ma mentre per il primo sono attivi in base alla situazione e hanno uno span di attenzione molto breve, i secondi hanno un'attività concentrata e diretta che possono mantenere per lunghi periodi di tempo.

I programmi per ottenere risultati positivi su bambini iperdotati con sottorendimento dovrebbero focalizzarsi su tre aree:

  • sui problemi correlati all'essere iperdotato;
  • sullo sviluppo di modi costruttivi di adattamento;
  • sviluppare un concetto di sé più realistico e un'autostima più elevata.

I programmi possono essere anche condotti in classi normali e vi sono 5 componenti costanti di programmazione dell'intervento che dovrebbero essere tenuti in considerazione:

  • l'insegnate deve accettare che l'allievo è iperdotato e che non vuole fallire;
  • il curriculum dovrebbe essere adattato in modo individualizzato;
  • le istruzioni dovrebbero richiedere pochi compiti di memorizzazione e molte attività pratiche e dovrebbe essere incoraggiato l'apprendimento auto-diretto e l'autodisciplina;
  • il gruppo dei pari dovrebbe prevedere altri studenti iperdotati;
  • bisognerebbe strutturare servizi appositi;

Emerick ha indagato sei fattori che hanno influenzato l'inversione nelle basse prestazioni scolastiche per ottenere il successo:

  • identificare i punti di forza e gli interessi dei soggetti con sottorendimento;
  • integrare i punti di forza e gli interessi del bambino con le prestazioni scolastiche;
  • fornire un'educazione speciale attraverso programmi educativi appositi;
  • coinvolgere i genitori per capire i bisogni dei figli;
  • incoraggiare gli insegnanti a difendere i soggetti iperdotati con sottorendimento;
  • essere pazienti.

Per ciò che riguarda  gli interventi adeguati per gli iperdotati con ADHD, una strategia generale consiste nell'attuare interventi focalizzati sullo sviluppo del talento piuttosto che sul disturbo, rendendo più positivi i risultati minimizzando i problemi di adeguamento sociale ed emotivo. Inoltre gli interventi attuati per i bambini normodotati con ADHD non posso essere uguali per gli iperdotati con lo stesso problema, in quanto potrebbero aumentare la frustrazione e non produrrebbero risultati positivi.

 

Capitolo 5

 

La realizzazione del Potenziale: Il concetto di potenziamento affonda le radici in ciò che indaga il potenziale delle persone o l'intelligenza potenziale. Esso ha due aspetti distintivi: il primo stabilisce che i processi cognitivi e le strategie che possiede una persona nel suo repertorio cognitivo non sempre vengono utilizzate e in questo senso evidenziare il potenziale significa scoprire la capacità interno fornendo al soggetto mediazioni tra risorse interne ed esterne. Il secondo aspetto dell'apprendimento potenziale è il fenomeno della modificabilità: infatti attraverso le condizioni esterne si evidenziano capacità che prima erano inesistenti nel repertorio comportamentale dell'apprendimento.

In realtà con il termine potenziamento ci si riferisce ad un range semantico ancora più ampio e tale termine può significare: la capacità si automotivarsi anche dopo l'insuccesso, sviluppare la conoscenza, possedere convinzioni e percezioni di sé adeguate che possono servire dopo il fallimento. Questo termine nel tempo ha anche assunto significato di allenamento cognitivo e in questo senso diventa centrale il ruolo del “potenziatore” o educatore nel ruolo educativo. Un programma di potenziamento è utile per imparare ad esprimere le potenzialità che il rgazzo possiede e svilupparne delle nuove.

In generale, il termine potenziamento indica il miglioramento delle abilità di base e acquisizione di altre abilità. Un programma di potenziamento deve essere pensato, costruito, favorito e avere alla base un modello teorico. Ed è proprio nel modello teorico che avviene il passaggio dalla logica di base ai processi più complessi, grazie al processo d'interiorizzazione progressiva che consente di liberare risorse per accedere a livelli più complessi.

Esempio: Un bambino di 8 anni normodotato che frequenta la scuola primaria sta imparando a fare le addizioni e quindi si trova al livello A. inizialmente apprendendo il concetto A (addizione), richiederà un dispendio molto alto di energie ma una volta che il concetto verrà appreso e quindi automatizzato il bambino può concentrarsi sul livello B (moltiplicazioni)e una volta appreso e automatizzato anche questo concetto può passare al livello C, il successivo e cosi via.. Si tratta dunque di un processo che non ha mai fine volto al cambiamento continuo e all'apprendimento  sempre di nuove abilità e in questo è importante che l'allievo automatizzi bene la base cosi che il compito successivo risulti più semplice. Questa evoluzione avviene similmente nelle emozioni e nella cognizione e inoltre emozione cognizione e comportamento non possono essere vissuti come eventi separanti anzi spesso si sovrappongono ed è possibile modificare uno solo di questi aspetti per portare modifiche agli altri due.

Ritornando in ambito scolastico è importante  una relazione significativa docente-studente, laddove al docente è richiesto di essere più empatico possibile; nello specifico con i soggetti iperdotati l'insegnante dovrebbe incoraggiare e dovrebbe rivolgersi all'individuo per sviluppare al meglio le sue potenzialità. Inoltre, il soggetto dovrebbe essere incoraggiato all'autonomia nelle prestazioni stimolandolo facendogli affrontare sfide sempre maggiori.

Le abilità di pensiero, le capacità e il talento mostrati dagli iperdotati inducono a credere sono già dei buoni pensatori e compito dell'educatore consiste appunto nel fornire  loro esperienze educati e di sviluppo che li sollecitino ad un maggiore apprendimento. Le ricerche sul cervello e l'intelligenza indicano che l'uomo possiede sia aree di forza di abilità naturali e si aree in cui le abilità vanno sviluppate e anche le prestazioni dei soggetti iperdotati devono passare attraverso un certo numero di livelli di sviluppo affinché possano essere eccellenti. Il processo di apprendimento non dovrebbe solo limitarsi a fornire conoscenze relative a materie di studio ma dovrebbe favorire lo sviluppo delle capacità di pensiero dei tratti e delle disposizioni personali.

L'idea di genio spesso viene associata a pensiero creativo e creatività: il pensiero creativo è il pensiero orientato alla produzione di idee e nuovi prodotti significativi. Un po' meno invece si parla di pensiero critico: si è pensatori critici quando si valuta si è in grado di dare un giudizio e si aiutano i bambini nello sviluppo del pensiero critico quando gli si insegna ad esprimere valutazioni in modo indipendente. Per i bambini più dotati dunque non devono essere sottovalutati ne il pensiero critico ne quello creativo. I bambini iperdotati necessitano di integrare le loro conoscenze e di applicarle al mondo.

Nel progettare attività che implichino l'utilizzo del pensiero critico occorre individuare compiti che richiedono le analisi di situazioni e contenti complessi, cosi da fornire ai soggetti iperdotati la possibilità di trasformare progressivamente in talento le proprie attitudini le quali altrimenti rimarrebbero soltanto un potenziale inespresso. E' importante a questo punto sollecitare la curiosità di tali soggetti impegnandoli in attività che richiedono lo sviluppo di pensiero critico.

 

Capitolo 6

 E' possibile sviluppare buona parte del potenziale cognitivo attraverso sei condizioni che possono essere raggruppati in due livelli: quello emotivo e quello metodologico.

Al livello emotivo troviamo:

  • La motivazione: gioca un ruolo centrale e spesso nei soggetti iperdotati con sottorendimento è assente. Quando la motivazione è spontanea si può approfittare per creare attività che assumano valenza educativa. Quando la motivazione non è spontanea è importante mettere in pratica attività che suscitino attenzione nell'allievo.
  • Accettazione incondizionata: è importante che il bambino si senta accettato totalmente.
  • Empatia: l'insegnante deve riflettere le emozioni del bambino.

Al livello metodologico sono importanti:

  • Il rinforzo: evento che modifica piacevolmente un comportamento epuò essere positivo negativo.
  • Estinzione: se il comportamento rinforzato aumenta di frequenza, il comportamento ignorato diminuisce.
  • Punizione: qualunque evento sgradevole che riduce la probabilità che un evento si possa verificare nuovamente. La punizione deve essere immediata, proporzionata alla gravità del comportamento emesso e chi la mette in pratica deve sempre presentare un alternativa al comportamento sgradevole e se ciò non avviene rischia di provocare frustrazione e aggressività.
  • Shaping: consiste nel modellare per approssimazioni successive fino al raggiungere l'obbiettivo.
  • Fading: consiste in una progressiva diminuzione degli aiuti forniti al bambino fino all'eliminazione.
  • Gerarchia delle discipline: in ciascuna delle discipline è importante saper individuare le abilità prerequisite ad un compito e disporle in ordine gerarchico.
  • Sistematicità: una volta individuato l'obbiettivo è importante perseguirlo con sistematicità.
  • Automatizzazione: riguarda il passaggio fra elaborazione controllata e elaborazione automatizzata dell'informazione.
  • Transfer di generalizzazione: capacità di stabilire relazioni tra contenuti e rendere elastici gli apprendimenti.
  • Astrazione: l'apprendimento acquista significato se il bambino individua la relazione tra la realtà che sente vicina e i simboli che la rappresentano.
  • L'autonomia: rendere l'allievo capace di affrontare e risolvere compiti da solo.

In Italia, non v è una vera e propria attenzione istituzionale all'iperdotazione mentale anche se esistono alcune strategie che possono essere messe in atto nelle scuole per fare in modo che i ragazzi con iperdotazione mentale vivano meglio e non mettano in pratica comportamenti disadattivi. Vi sono alcuni accorgimenti che possono aiutare l'allievo iperdotato: le nuove conoscenze non dovrebbero essere presentati come fatti isolati ma all'interno di un preciso contesto, è preferibile trattare un numero limitato di argomenti approfonditamente, è fondamentale che si fornisca agli allievi un'adeguata quantità di tempo per riflettere e rispondere, è importante che l'insegnate enfatizzi concetti basilari concreti e astratti, è importante proporre domande e strutturare compiti come continue sfide.

Anche per ciò che riguarda l'uso del linguaggio ci sono alcuni accorgimenti che si possono adottare: richiedere agli alunni un linguaggio appropriato, incoraggiarli a giocare con le parole e incoraggiare a fare domande. Per quanto riguarda la comunicazione i bambini con iperdotazione dovrebbero essere invitati a pensare a voce alta e confrontarsi con altri bambini. Importante è anche fare contratti con allievi iperdotati nelle classi normali, per esempio impegnandoli in compiti e alla fine del lavoro approfondirli. Altri autori hanno individuato una serie di strategie per gestire i ragazzi iperdotati, Rogers ha distinto: che è importante che durante le ore scolastici i bambini iperdotati si confrontino con propri simili allo stesso livello; sarebbe utile strutturare programmi differenziati per il gruppo dei soggetti iperdotati a tempo pieno; in assenza di possibilità di intervento a tempo pieno sarebbe utile programmare attività differenziate; agli studenti iperdotati bisogna dare la possibilità di accelerazione dei programmi e dell'istruzione su base individuale; dovrebbero essere offerte varie forme di arricchimento al di fuori del normale;inoltre i gruppi misti di iper e normodotati sono molto importanti.

Metacognizione: il pensiero utilizzato per acquisire o generare significati è detto cognizione, mentre l'abilità di pensare ad un livello più elevato e di pensare sul proprio pensiero è detto metacognizione. La mmetacognizione infatti consiste nella consapevolezza del proprio pensiero, nell'eseguire compiti specifici e poi utilizzare questa consapevolezza per controllare ciò che si sta facendo. Dunque, la metacognizione è il più alto funzionamento mentale utilizzato per pianificare,dirigere, monitorare e valutare il proprio pensiero e poiché essa è correlata ad un maggiore sviluppo cognitivo i bambini iperdotati sembrerebbero essere più introspettivi e auto-consapevoli. Occorre sostenere quindi i loro sforzi di divenire pensatori auto-diretti e auto-valutativi e aiutarli ad essere coscienti delle loro abilità cognitive. Queste abilità possono essere sviluppate in diversi modi, ad esempio: pensando ad alta voce, chiedendo al bambino di pensare ad alta voce o aiutando il bambino a valutare e criticare il proprio pensiero.

 

 

Fonte: http://www.hafricah.net/public/Appunti/Geni%20e%20iperdotati%20mentali.doc

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