Metacognizione

 

 

 

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Metacognizione

 

Il comportamento non è solo funzione degli stimoli ambientali, ma anche del tipo di elaborazione. I processi messi in atto sono funzione della strategia adottata.

Le strategie sono funzione della natura e del contesto del compito, ma anche della valutazione e

stima (ossia della conoscenza metacognitiva) effettuate dal soggetto.

La metacognizione è l’insieme di abilità che ci permettono di comprendere e di regolare gli stati mentali.  E’ la conoscenza, attiva e regolativa, dei processi cognitivi. La capacità di "pensare al pensiero" è riconducibile a due distinti fattori: da un lato la consapevolezza che ogni soggetto possiede relativamente alla propria attività di pensiero (autoconsapevolezza) e dall'altro la sua capacità cognitiva di regolare ed influenzare tale attività (controllo). La metacognizione è quindi un processo mentale il cui oggetto è sia un’attività cognitiva (o un’insieme di attività cognitive), sia un prodotto mentale di tale attività. L’adottare strategie metacognitive prevede:

  1. acquisizione di conoscenze sul funzionamento cognitivo in generale;
  2. acquisizione di consapevolezza dei propri processi cognitivi;
  3. acquisizione di consapevolezza dell’importanza di mettere in atto strategie specifiche per raggiungere scopi specifici;
  4. selezione di strategie cognitive differenti in relazione agli scopi prefissati;
  5. valutazione in itinere dell’efficacia di tali strategie in relazione agli scopi prefissati sulla base del confronto tra risultati ottenuti e risultati attesi;
  6. sviluppo positivo dell’immagine di sé, sulla base dell’attribuzione del successo all’impegno personale, un aumento del senso di autoefficacia, dell’autostima e della motivazione.

Si ritiene che nasciamo con un’innata capacità metacognitiva, anche se lo sviluppo di questa capacità può essere favorita o impedita dalle vicende della nostra vita.

L’esempio più famoso di uso di strategie metacognitive è l’episodio di Ulisse con le sirene. Ulisse sa che desidera tornare ad Itaca, sa che desidera udire il canto delle sirene, sa che udire il canto modificherà il suo desiderio di tornare e sa che tale modificazione sarà transitoria. Su questa conoscenza delle variazioni dei suoi stati mentali elaborerà una strategia consapevole e molto semplice: legarsi al palo.

 

Avere una teoria della mente vuol dire essere capaci di attribuire stati mentali intenzionali (desideri) o epistemici (credenze) a sé e agli altri, e di prevedere il comportamento proprio o altrui sulla base di tali stati mentali, cioè di stati “interni” dell’individuo, che determinano tali comportamenti. Il concetto di “teoria della mente” è strettamente correlato al concetto più generale di “metacognizione”; ovvero la teoria della mente sarebbe un’aspetto specifico di più ampie “capacità metacognitive” acquisite nel corso dello sviluppo ontogenetico.

 

Il concetto di metamemoria si riferisce alla conoscenza e consapevolezza che ciascun individuo possiede relativamente alla sua memoria o a qualsiasi altro processo attinente all’immagazzinamento e al recupero di informazioni.

 

Metacognizione e ritardo mentale: si posseggono buone o insufficienti abilità metacognitive. Nel ritardo mentale queste abilità non sono corrispondenti a quelle dei soggetti di pari età cronologica. Molti autori collegano la rigidità del pensiero nel ritardo mentale proprio alle scarse abilità metagognitive sviluppate.

 

Fonte: http://eduprof.altervista.org/didattica/21/dps/metacognizione.doc

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