Psicologia dello sviluppo sociale

 


 

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Psicologia dello sviluppo sociale

 

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIALE

CAP. 1 Bambini, contesti, culture

Ogni essere umano è diverso dagli altri.

Le prospettive di studio dello sviluppo sociale possono essere riassunte in 4 categorie:

  • La prima di tipo innatista;
  • La seconda che punta sul ruolo dell’esperienza concreta come costruzione individuale della realtà;
  • La terza è fondata su presupposti sociocostruzionisti nello sviluppo umano, che trovano nelle prime interazioni sociali fra la madre e il bambino, il formato primario sulla base del quale in seguito il bambino costruirà le relazioni con le altre persone;
  • La quarta è la prospettiva socioculturale, che mette in primo piano la forza degli strumenti linguistici e culturali per la comprensione delle azioni umane.

 

Il legame che unisce i processi biologici umani, le forme dell’interazione che accolgono questi processi e li strutturano in organizzazioni coerenti, e i sistemi culturali che dotano di significato le azioni concrete costituisce oggi il panorama complessivo della psicologia dello sviluppo sociale.

Tutti quotidianamente siamo testimoni della collaborazione fra l’individuo e il mondo sociale.

I bambini hanno un ruolo attivo, dirigono in modo creativo lo sviluppo delle abilità che si trovano a possedere e procedono nella loro storia su ciò che socialmente e culturalmente costruiscono.

 

Vygotskij e Bruner sono i maestri di un modo di concepire lo sviluppo umano come processo che trova il suo impianto di base nell’attività collettiva, interpretabile sulla base dei valori e delle regole culturalmente promossi. La socialità non si esprime semplicemente nei fenomeni di interazione. Fin dall’inizio la dotazione genetica individuale alla partecipazione sociale necessita dell’attività organizzativa degli adulti.

Questa partecipazione avviene all’interno dei contesti di sviluppo, che non possono essere intesi come ambienti o contenitori della crescita, ma diventano elementi significativi in quanto interessano la persona e la sua storia.

I mondi in cui i bambini vivono sono così mondi ricchi di significati, che vengono costruiti e sono leggibili attraverso le pratiche e le azioni ogni giorni prodotte.

Il sentimento di identità personale, relativo alla costruzione di Sé in rapporto agli Altri, e l’azione nei contesti significati di sviluppo trasformano il freddo ambiente di crescita, in un caldo mondo vissuto, ricco di stimoli e offerte che contribuiscono a far sì che ognuno trovi la propria storia  personale di sviluppo nelle più ampie storie sociali e culturali delle comunità cui si trova a vivere.

 

I mondi vissuti sono costruiti socialmente e culturalmente, da individui e gruppi che condividono una storia di interazioni fra loro e sono socialmente legati; che hanno ripetutamente co-prodotto pratiche concrete nei contesti della vita quotidiana; hanno costruito in maniera intersoggettiva parole e discorsi per fornire ad ogni membro gli elementi di interpretazione relativi a se stessi, alle relazioni fra loro e alle loro azioni.

 

Dunque per la comprensione dello sviluppo sociale, la psicologia deve muoversi verso la scoperta del gioco reciproco fra biologia, contesto e cultura.

 

CAP. 2 I metodi per lo studio dello sviluppo sociale

 

La ricerca è il fondamento su cui si regge la psicologia. Le conoscenze scientifiche che costituiscono il patrimonio di questa disciplina sono tratte da lavori empirici che hanno consentito di validare alcune ipotesi e di scartarne altre, fine a raggiungere conclusioni soddisfacenti in termini teorici.

L’area specifica della psicologia dello sviluppo sociale ha caratteristiche che rendono gli aspetti metodologici particolarmente delicati e difficili da indagare. L’oggetto primario di quest’area della psicologia ha a che fare con le relazioni sociali.

Un ricercatore che vuole studiare una qualsiasi delle possibili tematiche dello sviluppo sociale, è costretto a porsi una serie di interrogativi che si ripercuotono in scelte differenti; tali scelte da un lato riflettono gli obiettivi teorici, dall’altro portano alla messa a punto di metodi e tecniche di indagine che potranno produrre risultati anche parecchio diversificati.

 

Il focus del ricercatore può essere il singolo individuo, o una diade o un piccolo gruppo, oppure ancora gli aventi di vita che si verificano nello spazio in cui i membri di una comunità agiscono quotidianamente.

In ogni caso, il ricercatore dovrà tenere conto di una serie di indicatori di tipo socioculturale che hanno importanza ai fini di comprendere cosa significa per i soggetti della ricerca muoversi in un ambito caratterizzato da una serie di norme e di valori, e in cui le pratiche quotidiane si svolgono secondo criteri, diversi di comunità in comunità.

 

Le scelte del ricercatore sono sempre guidate dalla teoria di riferimento, sia essa di tipo individuale, sociocostruzionista o socioculturale. Tali scelte riguardano quattro aspetti:

  • Il tipo di ricerca che si vuole svolgere
  • Il disegno di ricerca (longitudinale o trasversale)
  • Il tipo di dati (qualitativi o quantitativi)
  • E la tecnica, o strumento, che si vuole adottare (rilevazione della posizione del soggetto, osservazione, intervista o questionario).

Ogni possibile scelta ha le sue conseguenze, poiché consente una racconta di dati che riflettono particolari angolature del fenomeno oggetto di studio.

 

Un esempio di metodo di studio che si basa sull’utilizzo combinato di diverse tecniche è il metodo etnografico che, pur richiedendo tempi e costi elevati al ricercatore, sia in termini di impegno economico, sia in termini di complessità di analisi dei dati, consente di fondare le proprie conclusioni su fenomeni studiati nel loro concreto svolgersi della vita quotidiana.

L’analisi del linguaggio è essenziale per comprender il modo in cui un individuo arriva a partecipare in modo competente alla comunità di cui è membro, in quanto i sistemi linguistici contengono al loro interno le matrici dei significati veicolati dai valori e dalle norme del gruppo sociale.

 

CAP. 3 Bambini in famiglia

 

I cambiamenti sociali che negli ultimi decenni hanno investito la famiglia, hanno concentrato su questa istituzione gran parte dell’attenzione popolare e scientifica.

Le questioni che sono all’ordine del giorno riguardano le responsabilità dei genitori nello sviluppo e nei comportamenti dei figli e il futuro della famiglia come organizzazione sociale.

 

Il dibattito scientifico è vivace: diverse questioni, centrate sull’antinomia natura-cultura, vengono sollevate in convegni o pubblicazioni rivolti alla definizione della competenza genitoriale, ai suoi compiti, alle sue funzioni.

La genitorialità emerge da queste discussioni con una duplice veste: da un lato è considerata una scienza, dall’altro sembra paragonabile a un’arte.

Le due facce della genitorialità, scienza e arte, non sono incompatibili. Gli psicologi, ma anche studiosi di altre discipline scientifiche, da sempre si sono dedicati alla ricerca di definizioni coerenti e pratiche efficaci per l’essere genitore.

Le ricerche sugli stili di comportamento dei genitori, così come quelle sulle idee che i genitori condividono a proposito dello sviluppo dei bambini, mostrano che le circostanze della vita quotidiana richiedono risposte diverse.

Risposte che fanno della genitorialità una condizione fondata sulla capacità di agire in modo diverso nelle molteplici circostanze della via quotidiana, attraverso il ricordo a molti possibili stili relazionali ed altrettanto variegate spiegazioni dei comportamenti che ciascun figlio mette in atto.

Solo la congiunzione del sapere e della pratica aiuta il genitore nell’assunzione del proprio compito.

Studiare la famiglia in cui un bambino cresce, significa focalizzare l’attenzione su diversi membri. La psicologia dello sviluppo sociale ha prodotto molti studi sulla famiglia. In particolare, gli approcci fondati:

  • Sui diversi contributi di ciascun membro
  • Sul contesto famiglia come sistema ecologico ricostruito soggettivamente da ogni membro
  • Sull’ambiente culturale che trasmette i significati salienti per l’intera comunità familiare.

 

È risaputo che padri e madri mettono in atto comportamenti diversi nei confronti dei bambini, tuttavia non si possono fondare conclusioni azzardate su modelli unilineari che influenzano lo sviluppo del comportamento del bambino, poiché gli approcci ecologici dello sviluppo e la psicologia culturale hanno prodotto diversi risultati che convergono nell’evidenziare come la famiglia sia un sistema dinamico comprensibile solo attraverso l’analisi delle relazioni complesse che si instaurano fra i membri e dei significati delle loro azioni.

 

La famiglia costituisce per il bambino uno spazio di vita caratterizzato non solo dalle interazioni, ma soprattutto dalla condivisione delle pratiche e dalla loro ricostruzione sulla base delle norme e dei valori culturali. Vi sono tre aspetti importanti:

  • Il cambiamento e l’evoluzione della famiglia
  • L’interconnessione tra il sistema familiare e altri sistemi sociali
  • E le pratiche dialogiche e conversazionali.

 

La famiglia cambia continuamente: cambia nella struttura, nell’organizzazione dei ritmi di ogni giorno e nelle dinamiche relazionali che si instaurano fra i diversi membri.

La sua stabilità si rintraccia nei miti si di essa che sopravvivono di generazione in generazione, e nelle storie che, ripercorse collettivamente da adulti e bambini, costituiscono le radici del sapere familiare, tipico di ogni famiglia e patrimonio comune di ogni suo membro. I miti e le storie sono il fondamento delle ruotine familiari, eventi ricorrenti e prevedibili, partecipati da tutti, e dei rituali, forme più consolidate e resistenti al cambiamento, spesso tramandante dalle famiglie di origine.

 

La famiglia non è un’unità sociale chiusa e isolata, in quanto tutte le azioni che in essa si svolgono sono interdipendenti da altre azioni prodotte in altri contesti.

La conversazione, e il discorso che in essa si produce, costituiscono lo spazio all’interno del quale si apprendono, si condividono, si costruiscono gli elementi portanti di ogni comunità socioculturale.

Le origini del significato sono rintracciabili nel discorso in interazione, che attraverso gli scambi, i confronti fra i punti di vista, la negoziazione delle regole sociali rende possibile a tutti i membri la partecipazione attiva alla vita in comunità e facilita il passaggio da novizi a membri esperti.

 

CAP. 4 Coetanei, amici, compagni di scuola

 

Il mondo delle relazioni fra pari è un mondo vario e sempre in costruzione; è difficile provare a descriverne gli elementi principali, proprio perché ha caratteristiche mutevoli ed è dipendente da vincoli strutturali e contestuali che ne plasmano i confini.

I bambini conoscono e iniziano a frequentare i loro coetanei non familiari, spesso molto presto, al nido o attraverso i figli degli amici dei genitori; quindi si trovano immersi in un insieme di relazioni con regole precise ma diverse di volta in volta, che essi devono apprendere, ma che soprattutto contribuiscono, con la loro stessa presenza e con le loro azioni, a definire.

 

Alcuni studiosi della psicologia dello sviluppo si sono interessati al singolo individuo, misurando la posizione all’interno di un determinato ambito relazionale, individuando lo status che il bambino assume rispetto ai suoi coetanei: quello popolare, di un bambino amato e ricercato dai compagni, spesso generoso, disponibile e capace di attivare strategie relazionali non conflittuali, oppure quello di bambino rifiutato, aggressivo ma più spesso isolato, o quello invece che non assume ruoli definiti, e che quasi si perde nel gruppo.

Una delle vie principali tramite cui il mondo delle relazioni in età evolutiva si rende comprensibile allo studioso è relativa alle reti di relazioni che si costruiscono nei gruppi di coetanei.

Nella maggior parte dei casi, gli studiosi che adottano questa prospettiva hanno rivolto la loro attenzione all’analisi delle relazioni che si sviluppano all’interno dei contesti scolastici o delle istituzioni prescolari.

In questo modo, il singolo individuo non è più il focus per l’analisi dei comportamenti che assume, poiché l’assunto di base è che questi stessi comportamenti non possono essere letti come manifestazioni idiosincratiche di ognuno, ma come il risultato di una serie di eventi che hanno a che fare con l’ecologia umana e con l’ecologia fisica del contesto all’interno del quale le relazioni hanno luogo.

 

I cambiamenti nella composizione del gruppo costituiscono spesso momenti di difficoltà, ad esempio nel passaggio da un ciclo di scuola ad un altro: quelle competenze che si rivelavano utili in un gruppo possono risultare meno efficaci in un altro gruppo, diversamente composto e quindi ai soggetti vengono richieste altre organizzazioni relazionali, per arrivare a fronteggiare le sfide che il nuovo sistema ecologico pone ai suoi membri.

 

I lavori di ricerca hanno prodotto risultati molto interessanti, utili per chi vuole comprendere i contesti dello sviluppo in cui si verificano relazioni fra coetanei.

La terza prospettiva cambia obiettivo, la lente di ingrandimento che dal singolo si era spostata sul gruppo e sulle caratteristiche ecologiche del contesto, si rovescia, per non perdere nulla di ciò che accade all’interno dell’insieme delle possibili combinazioni relazionali fra coetanei. L’ottica cambia, il soggetto non è più il bambino visto dall’adulto, e lo sforzo è diretto a capire cosa significa per quei bambini, in quel gruppo, in quella scuola, con quegli insegnanti, con quei vincoli di tempo e di spazi, stare insieme e fare delle cose insieme.

Con quest’ottica, si nota che lo stare con i coetanei non significa solo assumere una posizione piuttosto che un’altra, essere generosi o aggressivi, ma vuole dire trovare il modo di utilizzare le pratiche che si mettono in atto per renderle efficaci ai fini di stabilire quel terreno comune di condivisione che costituisce la cultura dei pari.

È nel gruppo costituito e retto da molte ore di frequentazione quotidiana che si stabiliscono le routine di gioco, ripetute e prevedibili, tramite le quali i bambini stanno con i loro amici e coetanei sapendo di radicare le proprie pratiche in una struttura comune di significati in grado di garantire a ciascuno di trovare il proprio posto e di contribuire così alla cultura del gruppo.

 

Il gruppo dei pari funziona per tutto il periodo dell’adolescenza allo scopo di fornire a ogni membro quella sicurezza e quella condivisione che sono necessarie per apprendere regole, affetti ed emozioni utili alla regolazione del proprio comportamento con quello degli altri.

 

CAP. 5 La conoscenza sociale

 

La conoscenza sociale riguarda molti aspetti della vita di ogni giorno: l’interpretazione del pensiero degli Altri, la capacità di agire in base alla Mente delle altre persone, il saper leggere la situazione relazionale e il poter comprendere i significati di tali relazione, socialmente costruiti e culturalmente trasmessi e condivisi.

È un tema al cuore della psicologia dello sviluppo sociale, su cui da sempre gli psicologi avanzano l’antitesi fra posizioni diverse.

Al tema della conoscenza sociale vi sono diversi contributi, principalmente:

  • Un livello di analisi individuale, dove molti lavori hanno evidenziato come lo sviluppo della conoscenza sociale precede su basi maturazioniste, dipendenti dallo sviluppo di moduli neuropsicologici che, intorno all’età di 4 anni, consentono ai bambini di comprendere il funzionamento della mente e di svelare le false credenze, non riconosciute, invece, ad un’età precedente.

Altre ricerche, centrate su un’ottica costruttivista, mettono in luce l’importanza dell’esperienza individuale nello sviluppo delle teorie sulle menti degli atri, poiché le informazioni che l’esperienza consente di raggiungere sono assimilate e accomodate alle teorie sul funzionamento mentale già possedute dai bambini in quel momento dello sviluppo.

 

  • Un livello di analisi orientato al sociale, vede gli studiosi orientati verso un’opzione sociocostruzionista, che evidenzia come la conoscenza sociale sia costruita attraverso gli scambi con gli altri, che rendono possibile sia lo stabilirsi dell’intersoggettività, o visione condivisa, sia la messa a confronto dell’alterità, cioè dei punti di vista discordanti.

L’ottica socioculturale sottolinea l’importanza della comprensione delle regole e dei valori per la piena partecipazione dei più piccoli alla vita sociale, che spesso si snoda lungo la dimensione temporale dell’azione, costruita attraverso a memoria del passato, l’azione del presente e l’anticipazione del futuro.

 

Entrambe queste prospettive sono concordi nel sottolineare la natura profondamente sociale dei processi conoscitivi.

La psicologia dello sviluppo è interessata al riconoscimento dell’importanza dei fattori sociali e contestuali per la crescita umana. Questo riconoscimento è importante per il raggiungimento del principale obiettivo di uno psicologo dello sviluppo, cioè la comprensione dei modi in cui si dispiega il processo di crescita, e avanza una serie di questioni che aprono il campo a nuove linee di indagine e di approfondimento.

Riscuotono importanza:

  • il contesto e la cultura. Il processo di sviluppo si compie nella vita quotidiana in cui l’individuo si muove non solo insieme ad altre persone, ma in comunità che rende condiviso, intersoggettivo e culturalmente costruito il significato di ogni azione prodotta dai suoi membri.
  • Inoltre i bambini sono agenti attivi del loro sviluppo. La psicologia riconosce la competenza precoce dei bambini nel mondo sociale, e la loro predisposizione allo scambio interattivo e comunicativo fin dalla nascita. Una psicologia orientata al sociale sottolinea inoltre come lo sviluppo individuale si concretizza nelle azioni e nelle pratiche a cui i bambini partecipano e che contribuiscono attivamente a produrre nelle culture dei pari.
  • La cultura traccia le linee della partecipazione dei bambini alla vita quotidiana. La cultura della comunità di appartenenza attribuisce il significato alle azioni in essa prodotte, al punto che senza i riferimenti culturali non è possibile interpretare le pratiche e quindi partecipare a pieno titolo come membri attivi della comunità. I bambini sono inseriti fin dalla nascita in un sistema sociale evoluto in termini culturali, e sono competenti non solo negli scambi interattivi ma anche nell’interpretazione dei significati culturali, che consentono di adattare le azioni rispetto alle idee, ai valori, alle regole condivisi dalla comunità.

 

Fonte: http://www.hafricah.net/public/Appunti/Psicologia%20dello%20sviluppo%20sociale.doc

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