Le chiese ortodosse - ortodossia
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Le chiese ortodosse - ortodossia
Le Chiese Ortodosse
Il termine “ortodossia” significa “corretta  dottrina” oppure “corretta  glorificazione”; il termine dunque può assumere sia un significato dottrinale, relativo alle cose in cui si  crede (condensate nelle formule di fede), sia un significato rituale, relativo al modo in cui si  crede (manifestato nella liturgia, cioè nell’espressione rituale). Così dal  punto di vista della dottrina ogni  chiesa ritiene di potersi definire “ortodossa”, ossia fedele allo spirito  del vangelo di Cristo, ed alcune delle chiese storicamente più importanti quali  quella cattolica hanno fatto dell’ortodossia – cioè della corretta adesione  alle formule della fede – uno dei capisaldi del proprio modo di essere.
  Dal punto di vista storico invece  la qualifica di “ortodossa” è attribuita a quelle chiese che non si riconoscono  nella tradizione cattolica e protestante; si tratta delle chiese orientali, per le quali si distingue ulteriormente tra  chiese ortodosse precalcedoniane e chiese ortodosse calcedoniane (quelle cui  più solitamente ci si riferisce).
Chiese precalcedoniane
Le chiese precalcedoniane si distinguono per non aver aderito al Concilio di Calcedonia del 451, nel  quale si definì la presenza delle due nature divina ed umana nella persona di  Cristo come “non confuse e non separate”; si tratta delle chiese Copta,  Eritrea, Etiopica, Armena. 
  La chiesa copta nasce dal monachesimo egiziano dei primi secoli, ed il  termine stesso “copto” identifica i cristiani egiziani; la sua storia è segnata  da molte e violente persecuzioni, e tuttavia essa è riuscita a sopravvivere con  una forte vitalità culturale e religiosa. I cristiani copti sono oggi presenti  in Egitto ed almeno altrettanto nella diaspora mondiale legata alla migrazione  di egiziani, in un numero stimato tra i 3 ed i 4 milioni (circa l’8% degli  egiziani); sono presenti in Italia in un numero stimato di circa 50 mila  persone, con due vescovi e due diocesi (una a Milano, l’altra di Torino ma con  sede a Roma), un monastero (Mettone di Lachiarella, vicino a Milano), ed alcune  parrocchie organizzate.
  Le chiese ortodosse Etiopica ed Eritrea hanno seguito a lungo tempo le vicende della chiesa copta  egiziana, la quale ha inviato costantemente ad esse i propri patriarchi; sono  divenute autocefale solo nella seconda metà del ‘900. La chiesa etiopica, anche  per il suo isolamento storico, è una delle più antiche testimonianza di culti  cristiani delle origini ancora oggi conservati: caratteristiche della sua  religiosità sono il culto dell’Arca dell’Alleanza (Tabot) e l’utilizzo di  musica strumentale riconducibile all’Antico Testamento.  
  La chiesa Armena è forse la più antica chiesa nazionale del mondo, ed in  quanto tale ha contribuito fortemente a plasmare e conservare l’identità del  popolo armeno, anche attraverso le avverse vicissitudini storiche ed in  particolare – dal punto di vista religioso – districandosi tra i tentativi  musulmani e cattolici di assorbimento del popolo armeno; i cristiani armeni nel  mondo sono oggi circa 6 milioni, in Italia vi è una sola parrocchia a Milano,  ma è interessante dal punto di vista culturale la presenza del monastero  cattolico di rito armeno sull’isola di S. Lazzaro a Venezia, con forti legami  con la chiesa Armena.
  Ancora più antica è la  separazione della chiesa Assira dell’Est o Nestoriana, che non riconosce nemmeno la validità del Concilio di Efeso  (431), e che conta oggi nel mondo circa 250 mila appartenenti buona parte dei  quali tra i cristiani dell’India meridionale.
Chiese ortodosse classiche
Le chiese orientali che accettano  il Concilio di Calcedonia sono quelle comunemente definite come Ortodosse. La  loro separazione con Roma si è consumata definitivamente nel 1054, anno appunto dello Scisma d’Oriente con la reciproca  scomunica tra papa Leone IX ed il patriarca di Costantinopoli Michele  Cerulario.
  In realtà i rapporti tesi tra  occidente ed oriente maturano fin dal primo secolo dopo Cristo, con il problema  della fissazione della data della Pasqua, cui in realtà soggiaceva il problema  ben più vibrante del modo di intendere l’autorità  del vescovo di Roma rispetto a quelli delle altre comunità di fondazione  apostolica. La chiesa antica era infatti organizzata in una pentarchia, cioè in  una rete di cinque comunità guidate da Patriarchi, in quanto di fondazione  apostolica: un patriarcato latino, Roma, ed altri quattro in oriente,  Costantinopoli Alessandria Antiochia e Gerusalemme. Nei secoli il problema del  primato del vescovo di Roma si radicalizza, e rappresenta ancora oggi uno dei  principali punti di frattura tra Oriente ed Occidente cristiano.
  Altra questione, di carattere  dottrinario e teologico, è quella del Filioque: riguardava cioè  l’inserimento o meno di tale formula nel Credo, nel punto in cui si afferma che  lo Spirito “procede dal Padre…”. A dire il vero, anche sotto tale questione covava  la cenere dei rapporti di potere tra Oriente ed Occidente, dato il legame più  che simbolico della chiesa latina con la figura del Figlio ed in generale  dell’incarnazione, e della chiesa orientale con la figura dello Spirito ed in  generale con un approccio più spirituale alla religiosità. La questione del  Filioque giocherà un ruolo centrale nella consumazione dello scisma definitivo  del 1054.
  Un ulteriore elemento di  differenziazione e poi divisione è costituito dalla lingua: il bilinguismo greco-latino proprio del ceto medio alto dei  primi secoli del cristianesimo viene meno con il tempo, e mentre le chiese  orientali conservano la lingua greca come lingua ufficiale la chiesa romana  adotta come propria la lingua latina.  Il  problema si acutizza con la caduta dell’Impero romano unitario, e la biforcazione delle vicende di Roma e Costantinopoli, cui  quella delle rispettive chiese sarà intrecciata. Ciò spiega anche un successivo  fattore di ulteriore divisione, e non di poco peso: mentre la chiesa orientale  continuerà ad offrire il proprio appoggio ai sovrani bizantini, quella di Roma  appoggerà la dinastia franca e poi Carlo Magno, il quale sarà il promotore  della riforma liturgica della chiesa latina.
  Di qui si consuma in modo  definitivo l’allontanamento delle due chiese anche dal punto di vista liturgico  e più in generale rituale: in  occidente il rito assumerà una caratterizzazione più giuridica – con  l’importanza dell’osservanza delle regole formali secondo le quali si svolge il  rito, e quindi un problema essenziale di validità – mentre in oriente si  privilegerà la dimensione estetica e spirituale del rito stesso. Dal punto di  vista rituale un elemento di distinzione diviene l’uso del pane azzimo da parte  della chiesa latina, contestato da Costantinopoli, e l’intinzione del pane  consacrato nel vino da parte degli orientali, condannato invece da Roma.
  Un elemento centrale di frattura  è rappresentato nel IX secolo dalla complessa vicenda del patriarca Fozio, la  cui deposizione da parte di Roma costituì l’ennesimo e più evidente caso del  problema della giurisdizione della chiesa romana sull’intera cristianità.
  Nel frattempo, data l’ascesa  dell’Islam, i patriarcati di Alessandria Antiochia e Gerusalemme persero di  prestigio, lasciando il solo patriarcato di Costantinopoli come unico forte  antagonista della chiesa di Roma; questo spiega perché lo Scisma d’Oriente  riguardi in realtà la reciproca scomunica tra i vescovi di Roma e  Costantinopoli.
  Solamente nel 1965 il papa Paolo  VI ed il patriarca greco Atenagora I procedono alla revoca della reciproca scomunica, quale primo passo di un percorso  di riconciliazione tra le due chiese che però si rivela ancor oggi assai  faticoso.
  Ad oggi le chiese ortodosse si  riconoscono nei quattro patriarcati  tradizionali più altri di recente  fondazione, cui si aggiungono altre chiese autocefale le quali eleggono da sé il loro capo, ed altre ancora dotate semplicemente di  autogoverno.
  Il patriarcato di Costantinopoli è la sede dell’ortodossia greca, oggi  ridotta ad una esigua presenza in Turchia ed in Grecia ma con una grande  componente nella diaspora diffusa in tutto il mondo, contando in tutto circa 6  milioni di persone. In Italia si contano circa 150 mila appartenenti, ma più  rilevante è la storia dei rapporti millenari tra il nostro paese e la cultura  greco ortodossa, che ha influenzato soprattutto l’arte del Meridione d’Italia.  La presenza istituzionale in Italia si struttura in una Arcidiocesi con sede a  Venezia (S. Giorgio dei Greci) da cui dipende una trentina di parrocchie. La Chiesa  ortodossa greca è la più attiva delle chiese orientali dal punto di vista del  dialogo ecumenico.
  Il patriarcato di Mosca è la sede della Chiesa ortodossa Russa, resasi  indipendente da Costantinopoli nel corso del XV secolo. La Chiesa ortodossa Russa  ha saputo mantenere nei secoli una forte vitalità, caratterizzando fortemente  la vita culturale e religiosa della nazione russa anche durante il XX secolo. È  la chiesa locale più diffusa al mondo come estensione, anche se con le  migrazioni di russi nel mondo lungo il XX secolo molti se ne sono distaccati,  per tornare sotto il patriarcato di Costantinopoli o fondando chiese  indipendenti da essa (come la Chiesa russa all’estero, presente anche in Italia).  La chiesa ortodossa Russa è caratterizzata da una forte attività missionaria e  da rapporti a volte tesi con la Chiesa cattolica romana. In Italia il  Patriarcato di Mosca ha riacquisito dal 1998 la giurisdizione sull’antica  Chiesa Russa di Bari.
  La Chiesa ortodossa Serba è stata  riconosciuta come Patriarcato autonomo da Costantinopoli a partire dal XIV  secolo; nei secoli successivi essa è stata compressa sotto la dominazione  turca, per riacquistare una effettiva autonomia a partire dal 1879. Fortemente  perseguitata negli anni della dittatura di Tito, al crollo del regime ha  avviato un processo di riconciliazione con altre chiese ortodosse separatesi,  conservando la fisionomia della chiesa ortodossa forse più conservatrice e  polemica nei confronti dell’ecumenismo. Tipica della religiosità ortodossa  serba è la celebrazione della Slava, cioè del santo patrono della famiglia (e  non dell’onomastico personale), antico retaggio del culto pagano delle divinità  tutelari domestiche).  Oggi la Chiesa  ortodossa Serba conta circa 8 milioni di fedeli in Serbia, più altri migrati in  Europa; ad essa va riconosciuta una vivace attività missionaria a favore delle  popolazioni rom. In Italia è tradizionalmente presente con una forte comunità a  Trieste, ed altre più recenti  parrocchie  a Vicenza e Milano.
Fonte: http://liceocuneo.it/simonini/wp-content/uploads/sites/25/ortodossia.doc
Sito web da visitare: http://liceocuneo.it/simonini/
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