Taoismo

 

 

 

Taoismo

 

Taoismo

 

VISIONE GENERALE
I cinesi non sentono, in generale, di dover scegliere un religione o una filosofia rifiutando categoricamente tutte le altre. Essi scelgono ciò che sembra loro più adatto o utile a seconda delle circostanze, nel privato, nella vita pubblica, o per uno dei loro riti di passaggio.
Il Dao è sorgente di tutto ciò che è, il " generatore non creato di tutto ciò che è", la fonte di ogni cosa; insegna come vivere andando secondo la corrente. E’ collegato al De, il potere di condurre il Dao a realizzarsi in tutte le cose.
La virtù superiore è un attivo non-agire: "il Dao è costantemente in attivo, eppure non c’è niente che non si faccia". Il Taoismo viene fatto risalire, per tradizione, al Daodeijng, un testo mistico ed individuale, nato in origine come risposta ai bisogni della società.
La seconda opera taoista per eccelenza è il Zhuangzi.
Il taoismo si sviluppò anche dal punto di vista religioso, soprattutto a scopo di cura ed esorcismo; inoltre è importante la ricerca della immortalità. I preti taoisti, avvalendosi della propria esperienza in campo rituale, praticano guarigioni ed esorcismi, nel corso dei quali cercano di dominare i pericolosi eccessi delle forze Yin invocando la superiore energia Yang. Solo pochi adepti o maestri sono in grado di raggiungere la perfetta armonia taoista, incanalando perfettamente le energie ed ottenendo l’immortalità.

 DENOMINAZIONE 
Il taoismo è una delle tre religioni fondamentali della Cina, insieme con Buddismo e Confucianesimo. Il termine indica la religione nei suoi vari elementi e il sistema filosofico che deriva dagli insegnamenti del filosofo Lao-Tzu.
La parola Tao indica la "Via". Nella lingua cinese la parola "via" non ha un significato univoco come in italiano, ma può anche voler dire "dottrina" o "Reale autosufficiente" (che esiste cioè di per sé stesso ed è all’origine di tutto), "grande unità". E’ l’ultimo, l’innominato e l’innominabile. Il tao sta al di sopra di tutte le cose, persino sopra lo Yin e lo Yang (dalla fusione dei quali trae origine l’universo). E’ il principio costitutivo, il fine ultimo della corrente filosofica del Taoismo.
 SIMBOLI
Il tao viene indicato come un cerchio diviso in due metà rappresentanti lo
YIN (oscurità, terra, elemento femminile), e lo YANG (luce, sole, elemento maschile).

DIFFUSIONE
Il taoismo è diffuso nel Giappone (perché è affine allo Shintoismo). E’ impossibile quantificarne i fedeli in quanto in Cina non esiste una marcata differenziazione tra le tre principali religioni (Buddismo, confucianesimo e appunto, il Taoismo.

STORIA

L’origine non è cronologicamente databile con precisione, ma la sua apparizione si può far risalire all’epoca della dinastia dei Chou (1027-481 a.C.). Due furono i momenti principali del suo sviluppo:

  • il Taoismo sviluppatosi fra il VII e il V a. C. (in questo periodo parecchie scuole di pensiero fiorirono in Cina), rappresentato da tre filosofi: Lao-tzu, Chung-Tzu e Lieh-Tzu, i quali hanno scritto opere tra le più importanti della cultura cinese.
  • Il Taoismo religioso o popolare che nacque sotto la dinastia Han, in occasione della rivolta dei "Turbanti gialli" (184 d.C.), contro i latifondisti e i letterati di corte. I contadini poveri furono guidati da Chang-Chiao: questi ribelli furono annientati dallo stato che ne uccise centinaia di migliaia.
  • Nel V sec. Il taoismo si consolidò come chiesa opposta a quella buddista e confuciana. A capo della chiesa taoista vi era il "Maestro Celeste" T’ien-shih (il "papa" taoista), mentre le comunità erano presiedute da maestri Shih. Facevano parte della gerarchia anche " Quelli e Quelle del Berretto", i "Signori" e i "Maestri dei Talismani". I membri che non facevano parte della gerarchia, costituivano il popolo taoista.

Tra i tanti imperatori cinesi, alcuni ostili, altri indifferenti e solo pochi favorevoli al taoismo, ricordiamo:

  • Li-Shih-min (629-649), uno dei più grandi imperatori cinesi, che ampliò con la sua politica gli orizzonti culturali e religiosi della Cina, sostenne il taoismo nella sua diffusione fuori dalla Cina.
  • Kao-Tsung (649-683), che visitò la patria di Lao-Tzu, il fondatore del taoismo onorandolo con il titolo di "Imperatore Originario Arcano e Supremo". Egli impose inoltre che i funzionari alle cariche pubbliche studiassero il Tao-Teh-Ching.
  • Lung.chi, che proclamò il taoismo culto di stato e fece erigere una accademia per lo studio dei classici taoisti. In questo periodo al Confucianesimo e al taoismo furono riconosciuti uguali funzioni e diritti.

 

Nel corso dei secoli il taoismo fu messo a confronto con altre dottrine e, a seconda dell’imperatore, approvato o messo al bando. Fino al 1311 fu rappresentato ufficialmente nell’amministrazione pubblica, dopo si sviluppò fuori di questa ufficialità come una sorta di forza spirituale per tutti i cinesi.
Parlando della storia del taoismo non si può fare a meno di nominarne il fondatore, Lao-Tzu, conosciuto anche come Lao-Tan, archivista reale e cronista di corte, fu visitato da Confucio, che gli domandò dei riti taoisti. Stanco della corruzione della vita pubblica, abbandonò la patria. Giunto al confine occidentale, fu implorato dal suo amico Yin-Hsi di lasciargli un libro che contenesse l’essenza della sua dottrina. Fu così che egli scrisse il TAO TEH-CHING in due parti e cinquemila parole. Pare sia morto alla età di 84 anni, nel 520 a.C.

 

CULTO
Verso il V sec., il taoismo appare consolidato, con il conseguente sviluppo di una propria mitologia e di un proprio culto.
Nel taoismo esiste una triade, costituita dai "Tre Puri", i quali risiedono nei "Tre Cieli", formatisi durante il processo di formazione dell’universo, quando l’etere cosmico si frazionò.
I "Tre Puri" sono.

  • il "Puro Guada", sovrano del cielo;
  • il "Puro Superiore", regolatore dell’alternanza cosmica Yin-Yang e del flusso del tempo;
  • il "Puro Supremo", lo stesso Lao-Tsu, predicatore della dottrina salvifica.

 

Si ignora il sacrificio, e il culto si fonda sulla pratica ascetica e sugli inni di glorificazione del Tao.
Vi sono varie liturgie, (ad esempio la liturgia della pioggia, dell’acqua, quella del Signore del cielo e del Nuovo Anno), atte ad esprimere il ringraziamento o la richiesta di fiducia al tao; tali liturgie erano vere e proprie feste religiose, spesso precedute da digiuni o da isolamento e presiedute dai bonzi (i quali raccoglievano le offerte dei fedeli).
La pratica ascetica portò allo sviluppo di COMUNITA’ MONASTICHE: il novizio, in seguito ad un rituale di iniziazione, accettava i voti e le regole disciplinari. Il monaco ha come scopo raggiungere l’immortalità, evocare gli spiriti dei defunti, professare l’attività di medico, mago, astrologo, indovino…
Tutte le teciniche praticate (ad esempio l’ascetismo), mirano a fare di un uomo comune un UOMO REALIZZATO, un Immortale, o un Santo, uno che ottiene la "lunga vita", poiché "niente ha presa sul corpo quando lo spirito non è turbato".

 

 

DOTTRINA

All’origine di ogni cosa vi è il Tao, da cui derivano i due opposti Yin e Yang.
L’essere umano deve tendere al miglioramento del proprio io, tramite l’isolamento dalla vita sociale, praticando il NON-AGIRE, e cercando di raggiungere l’immortalità.
Si predica quindi un ritorno alla natura, per reintegrarsi nell’ordine cosmico (TAO): questo è LIBERTA’ dalla passionalità, dall’interesse e dall’attaccamento.
La perfetta unione con il Tao viene effettuata di tanto in tanto da uomini particolari (quali i santi, gli immortali e i geni). Il santo taoista manifesta la sua presenza attraverso esibizioni di potenza: l’estasi, l’attraversamento del fuoco, il volo, l’invulnerabilità. Egli propone un mondo di perfezione limpida: questo mondo è presentato come delle isole fluttuanti sopra un abisso ad oriente del mare della Cina, abitato da uomini trascendenti.
Tutto ciò rappresenta il grande motivo di fondo di tutto il taoismo, e spesso ha acceso la fantasia popolare a tal punto da indurre alla pratica di tecniche alchimistiche, dietetiche ed igienistiche ritenute necessarie a tal fine.

 

MORALE

Nel Tao-Teh-Ching, sono raccolte le indicazioni morali ed etiche che il fedele taoista deve seguire. Il taoismo predica principalmente un RITORNO ALLA NATURA, il NON AGIRE, il superare i conflitti senza partecipazione emotiva: non solo il fedele taoista rinuncia all’impegno politico, ma cerca di recuperare la semplicità e la perfezione secondo il mito dell’origine per conformarsi al Tao.
Il taoista raggiunge il Tao-soffio vitale, tramite la pratica di un’igiene e di una dietetica appropriate, che mirano a restituire al corpo la sua purezza originaria, rendendolo immortale. Queste pratiche sono di tipo respiratorio, alchemico, dietetico e contemplativo.
Colui il quale riesce a raggiungere l’estasi, instaura in se stesso una conoscenza nuova che lo sottrae al dolore ed alla morte arrivando ad annullarsi per rivivere nel tao, principio atemporale.
Il fedele taoista condanna inoltre l’eccessiva burocrazia, la guerra, le armi. L’uomo migliore è colui che non agisce.

 

 

 

I LIBRI SACRI

Il canone taoista è così composto:

  • il Tao-Teh-Ching, detto anche Daodeijng, è un’opera fondamentale del taoismo, attribuita a Lao-Tzu, composta in cinquemila parole, suddivisa in 81 paragrafi e di notevole valore poetico.;
  • Il Chuang-Tzu, raccolta di dialoghi, aneddoti e apologhi scritti da Chuang-Tzu. E’ considerata una delle più interessanti e briose esposizioni dottrinali del taoismo: E’ Divisa in 33 capitoli, con un linguaggio fresco e brillante.;
  • Il Lieh-Tzu, raccolta di scritti filosofici e metafisici del taoismo, attribuita a Lieh-Tzu, sostenitore della "scuola di legisti", sorta in contrapposizione ideologica al Confucianesimo.

fonte: http://www.maella.it/Download/Religione%20-%20Taoismo.doc

 

Taoismo

 

Lao-tzu


Il taoismo fu fondato dal filosofo Lao-tzu (vissuto tra i secoli VI e V a. C.) per invitare gli uomini a seguire la strada (in cinese, tao) indicata dalla natura: tutto ciò che esiste è governato da una legge di eterna armonia, che anche l’uomo può seguire cercando la pace dello spirito e la salute del corpo.
Solo nel II secolo a.C., e proprio per reazione al confucianesimo allora già affermato, il taoismo divenne una vera religione, con i suoi templi, sacerdoti e riti, che spesso avevano il carattere di riti magici se non proprio superstiziosi.
Tuttavia non divenne mai religione dominante in Cina e, poiché era poco adatta alle esigenze del potere imperiale, non fu, se non per un breve periodo, riconosciuta ufficialmente.

 

 

 

Fonte: http://www.cgmtorino.it/docs/buddataoismo.doc

 

Lao - Tzu

 

Per raggiungere l'immortalità  è indispensabile rinunciare ai desideri terreni
(Huai - Chin - Nan -- Tao e longevità - Astrolabio, pag. 14)

 

      Durante quello che Jaspers ha definito "periodo assiale" dell'umanità (noi, anziché limitarlo al solo VI secolo, lo allarghiamo ai sei secoli che hanno preceduto la nascita di Cristo), mentre in Occidente sbocciava la formidabile filosofia greca, in Oriente nascevano straordinari "filosofi" come Buddha, Confucio, Mencio, Lao Tzu, Chuang Tzu e tanti altri.  Autentici maestri, profondi conoscitori di se stessi, ognuno dei quali ha offerto a tutti una propria tecnica per l'autoconoscenza. Possiamo definirli anche santi, poiché la conoscenza di sé porta sempre in manifestazione la Virtù.
Di Lao Tzu,autore del Tao Te Ching  si sa poco (pare sia vissuto intorno a III° secolo a.C.). Lo stile del Tao Te Ching è lapidario, aforistico,  laconico, cioè conciso al massimo. Tanto che agli 81 capitoli di esso sono state date infinite interpretazioni, tutte rispettabilissime. Se Ching è  tradotto con "libro", "classico" senza difficoltà alcuna, le parole Tao e Te hanno tantissime traduzioni, noi accettiamo quelle, rispettivamente, di Via e Virtù. E' proprio con la parola Tao che il libro inizia. Di esso in apertura si dice che è inconoscibile, insondabile, e nemmeno nominabile, che è un mistero, di cui possono essere conosciuti solo i riflessi. Ora, Lao Tzu, per sottolinearNe l'inconoscibilità, al capitolo primo ci dice che Esso è un mistero, ed al capitolo 81°  afferma che, chi Ne parla non Ne sa nulla. Questi due capitoli, l'introduttivo ed il conclusivo sono come un abbraccio mortale per l'ego del lettore. E' come se il "vecchio ragazzo" o "vecchio saggio" (così viene tradotto il nome dell'autore), rivolgendosi a l'ego del lettore dicesse: sappi, signor ego, che tu non potrai mai conoscere il Tao, perché sei una finzione e Lui è Verità; sappi che finché tu sarai lì, presente e avido della conoscenza di Lui, il Tao non potrà manifestarsi: siete incompatibili: se ci sei tu, Lui non può esserci, perché il Tao è una sorta di "vuoto" in cui può manifestarsi il Te, la Virtù. Sappi, infine, che l'ego è un congelatore, mentre il Tao "va" col mutamento; l'ego è un fossile, la Virtù del Tao è un divenire; tu sei statico, mentre la verità è dinamica; tu sei bugia, fumo, Egli è sostanza veritiera, osso. Scompari, dunque, lascia lo spazio allo spazio, e che la danza Lo manifesti! Ecco cosa pare che dica Lao Tzu con questi due capitoli. Non esiste altra conoscenza al di là della saggezza, ed essere saggi vuol dire non essere più egoici, ovvero: non esser più quello che si credeva di essere (una persona, una maschera), e tornare  ad essere fanciulli, spontanei, uno con tutto ciò che ci circonda, senza confini e senza atteggiamenti; tornare ad essere naturali, dunque, finalmente interconnessi al resto del mondo, in una fitta rete dinamica per via della Vita che anima ogni cosa. Ed ecco che abbiamo introdotto i concetti di "mutamento" e "spontaneità", su cui ora ci soffermeremo.
Uno dei classici cinesi è l' I Ching, il Libro dei mutamenti (vedi www.taote.it archetipi - commento all'I King) In esso affondano le radici, sia il taoismo che il confucianesimo. Il testo che oggi conosciamo è quello che Confucio ha  commentato duemila e cinquecento anni or sono. In ogni mutamento vi è una eterna e immutabile legge, essa è il Tao, il Senso, il Corso, l'Uno in tutto. Ciò che ha prodotto la realizzazione di Esso è il "grande inizio di tutto ciò che è", il Ttai Ki, che letteralmente vuol dire "la trave maestra". L'inizio primordiale viene rappresentato da un cerchio semplice, e questa trave maestra, il Ttai Ki, "con un cerchio suddiviso in luce e oscurità, Yang e Yin " (I King - ed. Astrolabio - traduzione di R. Wilhelm, pag. 39). Tutta l'esistenza non è altro che una sconfinata rete di interconnessioni d'avvenimenti dovuta al "gioco" di queste due forze.
Quanto al secondo concetto - la spontaneità - diciamo solo che se non si seguono le leggi della natura non si può essere spontanei, e se non si è spontanei il Tao è "assente".
Però a noi preme sottolineare un terzo aspetto importantissimo che caratterizza il Libro dei mutamenti. E cioè la sua dottrina delle idee. Riportiamo per intero il passo dell'introduzione del testo sopracitato, in cui il Wilhelm ne parla: "Gli otto segni rappresentano immagini - non tanto di oggetti quanto di stati di mutamento. Con questa concezione si collega quella espressa sia da Lao Tse che da Kung Tse (da maestro Lao e da maestro Kung, ovvero Confucio): tutto ciò che avviene nel visibile è l'estrinsecazione d' una immagine, di un'idea, nell'invisibile. In questo senso tutti gli accadimenti terreni sono quasi solo l'effige di accadimenti soprasensibili che, per quanto riguarda il decorso temporale, accadono più tardi di quelli soprasensibili…" (Id. pag. 40 - sottolineatura nostra).  A queste idee, ci informa il Wilhelm, possono accedere solo i santi e i saggi. E noi ci chiediamo: perché?  E ci rispondiamo: perché sono "vuoti". Ma attenzione, esser vuoti non sigifica essere senza testa, vuol dire solo avere sconfitto l'inesistente ego, l'illusoria maschera, ed essersi fatti uno con tutto in una sorta di straripamento mentale e coscienziale La coscienza dilaga, sconfina, ritorna ad essere una con tutto il resto. Non più pareti inesistenti, non più illusori confini: si è finalmente liberi da se stessi perché si è ritrovata la propria vera natura. Chi perde la propria vita - diceva il Maestro Gesù - la troverà.
Ora, dopo aver parlato di insondabilità e inconoscibilità del Tao, dovremmo chiudere qui il nostro breve saggio, come Lao Tzu doveva chiudere il suo Tao Te Ching dopo il primo capitolo, che tale inconoscibilità proclama. Domanda: perché ha continuato a parlarne? Risposta: perché chi ha sfiorato le vesti della Verità  deve  parlarNe. Quando le nuvole scompaiono il sole non può che manifestare la propria luce. E' questo un aspetto dell'illuminazione che spesso viene ignorato: il saggio non ha più un ego da gratificare fingendo di parlare di qualcosa che non conosce. Egli è scomparso come persona ed è rinato come saggezza, e questa non può essere tenuta nascosta sotto il moggio. Come diceva Chuang Tzu nel capitolo sei del libro che porta il suo nome "il Tao…si può trasmettere, però non si può ricevere. Si può avere, però non si può vedere" . Bene, per noi Lao Tzu Lo aveva e voleva trasmetterLo. Chi si estranea prima dal mondo, poi dalle cose e  infine dalla vita, si rende conto della propria unicità e non percepisce più il passato e il presente, per accedere infine alla dimensione né vita/né morte.  Il Nostro aveva realizzato tutto questo, e come un sole, accese  nel Tao Te Ching quella luce che ancora oggi risplende. Sono questi concetti dello stesso Chuang Tzu (cap. 6 - Classici Mondadori, pag. 65), che poco dopo ci lancia una frase che ricorda molto da vicino quello che il Maestro Gesù dirà ai propri discepoli qualche secolo dopo. Dice maestro Chuang: "Colui che uccide la vita non muore, e colui che partorisce la vita non vive". Forse, dopo quanto detto, comprenderemo meglio perché  molti classici cinesi hanno per titolo il nome del loro autore. Quindi Tao Te Ching,  tradotto con "classico (Ching) della Via (Tao)  e della Virtù (Te), non è il vero titolo; Lao Tzu è  il vero titolo, e tale nome, lo ripetiamo, va preso come sinonimo di Saggezza, Luce.
Perché a questo classico del taoismo è stato dato il titolo Libro della Via e della Virtù? Perché esso è tradizionalmente diviso in due parti: i primi 36 capitoli parlano della Via "con accenni alla Virtù" (Claude Larre - ed.Jaca Book); i secondi 36 parlano della Virtù "con richiami alla Via" (Id); mentrre "il cuore del libro  è… un insieme di capitoli centrali (37 - 45)  che, come il rosone di una cattedrale, proietta una luce intensa  sulla relazione tra la Via e la Virtù" (Id.).
La prima frase del libro ci mostra subito le radici del taoismo: l' I Ching (Libro dei Mutamenti):
"La Via veramente Via non è una via costante" (Edizione Mondadori). Cerchiamo di capire meglio. Una via non costante è una via che muta continuamente, quindi il Tao altro non è che l'essenza del mutamento; la Via è il mutamento stesso, e questo può essere intuito attraverso l'infinito gioco dei due opposti-complementari Yin e Yang.  Qualcun altro traduce con "Il Tao che può essere detto Tao  non è l'eterno Tao" (A. Castellani - ed. Sansoni). Dopo avere ricordato che gli ideogrammi cinesi non indicano concetti ma immagini, possiamo ben comprendere quest'altra traduzione: il Tao che può essere immaginato, ideogrammato, quindi pronunciato, non può essere l'eterno Tao. Esso è e rimarrà sempre un mistero, è inimmaginabile, impensabile, perché quando si manifesta in una persona, la persona stessa è scomparsa e Lui diventa soggetto assoluto. Non possono esserci testimoni, perché è come un occhio che non può guardare se stesso. E con ciò crediamo di aver dato soddisfazione a quanto scritto in epigrafe: Lao-Tzu, dopo avere chiuso le porte dei sensi ed avere meditato per anni, ha raggiunto l'illuminazione perché ha rinunciato ai desideri umani. Come diceva il Maestro Gesù, non si possono servire contemporaneamente due padroni, Dio e mammona.
Molta gente è convinta di poter continuare a fare la vita mondana e contemporaneamente darsi al misticismo. Nulla di più errato: se non si ama Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le proprie forze, come ci vien detto in Deuteronomio al capitolo 6 versetti 4 e seguenti, non si va da nessuna parte. E come pretendere di voler passare, come Ulisse, dal luogo delle Sirene, e non tapparsi le orecchie. Questo non significa andarsi a chiudere in una grotta e venire meno alle proprie responsabilità, ma è necessario che prima di intraprendere la Grande Opera "si sistemino le cose".
Lao-Tzu, nel Tao Te Ching non parla mai di sé, e questa è la prova più lampante del compimento dell'Opera da parte sua. In questo testo non c'è nessun profumo che non sia quello della Sophia, nessun abbellimento, nessun sentimentalismo, nessun egoismo, nonostante esso sia il più grande manuale del saper vivere in questo mondo. E questo nonostante si esprima quasi sempre per paradossi. In esso non trapela nessun timore di esser frainteso. La verità viene annunciata in una forma talmente asciutta da passare quasi inosservata. Ma alla fine, solo chi è animato dallo stesso amore auspicato dal passo del Deuteronomio sopra citato può attingere a piene mani in esso e conseguire l'illuminazione, la buddhità.
Ma quali sono, in pratica, i suggerimenti che ci vengono dato da questo saggio?

  1. Innanzi tutto, chiudere le porte dei sensi. Questo non vuol dire, però, tapparsi occhi, orecchie, bocca, narici, e mettere i guanti alle mani. Significa essere moderati in tutto. Significa usare i sensi, anziché esserne schiavizzati. Significa buon senso. Solo così può essere contattato il Sé, perché "il Sé è centrato sul Cielo, e la Luce Celeste scende solo sul Sé" (Larre). Avere le radici in Cielo vuol dire creare una fortissima tensione verso l'Alto, ovvero cominciare a "bussare" con tutte le forze sulla porta del meta-fisico. Il capitolo 33 del Tao Te Ching  ci ricorda che "Colui che conosce gli altri è sapiente; colui che conosce se stesso è illuminato" (Ed. Mondadori, pag. 88). Ora, conoscere se stessi non vuol dire conoscere solo le parti materiali di sé, ma anche quelle sottili. Per entrare nella propria interiorità occorre quindi distacco dalle cose di questo mondo e assenza di desideri: "il distacco dalle cose e l'assenza di desideri sono la pienezza dei Soffi." (Larre, pag. 67). Per saperne di più sui 5 Soffi vitali rimandiamo il lettore a Lo Yoga del Tao - di Lu F'uan Yu - Ed. Mediterranee. Diciamo solo che essi hanno origine nel Tan t'ien inferiore, da cui si diffondono ai polmoni (soffio vitale dell'elemento metallo), al cuore (fuoco), al fegato (legno), allo stomaco (terra), al basso addome (acqua). La loro unione dà vita alla luce aurea, e quando è concentrata nella testa, "produce l'agente alchemico macrocosmico" che permette al praticante il salto dallo stato mondano a quello di Santo.
  2. Chiuse le porte dei sensi, ci si rende vuoti, e come una stanza si è pronti per essere "arredati", "usati". Questo vuoto permetterà al Tao di agire in noi attraverso i soffi. L'uomo viene così "invaso" dal Tao attraverso la Virtù. Ma qui urge una precisazione: "sarebbe ridicolo imporsi semplici tecniche respiratorie, alimentari o sessuali. Ci vuole un'educazione del cuore e della volontà: un'ascesi e una mistica. L'insegnamento del Tao Te Ching è categorico: non si ottiene perfezione senza abnegazione" (Larre, pag. 43).
  3. Ma tutto ciò non richiede forza e lotta, bensì abbandono: si deve seguire l'esempio dell'acqua. Essa, dalle parti più alte si precipita sempre verso i luoghi più bassi (umiltà); aggira sempre gli ostacoli (arrendevolezza attiva); è incolore, insapore, trasparente, e prende sempre la forma di "recipienti" in cui sta (adattabilità); non è compatta, ma nel tempo è più forte di ogni cosa compatta (pazienza). Il discorso potrebbe continuare, ma lasciamo che sia il lettore ad approfondire.
  4. Conseguenza di quanto detto sarà il wu wei, l'azione non azione, il non agire: la spontaneità, la naturalezza. Si fluirà secondo Natura. Si farà sempre la cosa giusta al momento giusto, perché essendo vuoti ed avendo permesso ai soffi di circolare, l'azione si produrrà da sé automaticamente, secondo necessità e secondo Natura.

Ma il Tao Te Ching parla di tante altre cose: politica, etica, magia, alchimia taoista, cosmologia, filosofia, "misticismo", strategia militare. Quanto alla politica, le esortazioni che Lao - Tzu rivolge ai governanti sono non solo paradossali, ma, a prima vista, contro ogni buon senso: "più fioriscono leggi e regolamenti più si raccolgono ladri e briganti" (cap. 57, traduzione Larre); oppure: "un popolo è difficile da governare se sa troppo" (cap. 65, idem); o ancora: "chi vorrà mettersi alla testa del popolo si metta all'ultimo posto" (cap. 66, idem). Si comprenderanno meglio questi aforismi, se non ci si dimentica di cosa sia un santo taoista. Esso è uno che potrebbe essere paragonato a un discepolo del Maestro Gesù. Per convincersene basterà leggere il capitolo 67 del Tao Te Ching: "Io ho un triplice tesoro che conservo gelosamente: uno la compassione, due la frugalità, tre il rifiuto ad essere il primo" (la punteggiatura   è nostra: il Tao Te Ching, come ben si sa, non ha punteggiatura). Per tutte le altre cose di cui si occupa questo classico del pensiero cinese, invitiamo il lettore ad approfondire personalmente, perché questo breve saggio non ci permette di affrontare un commento di tutti gli 81 capitoli di esso. A proposito, poi, dei paradossi di cui è ricco questo testo, ricordiamo quanto Maestro Lao ci dice al cap. 78, dopo avere elogiato l'acqua: "la parola di verità suona come un paradosso". Perché è tanto sicuro che sia così? Perché il Santo taoista non è solo un uomo che sta fra Cielo e Terra, ma è Cielo e Terra, quindi vede le cose da "sopra" e da "sotto", come per il ricamo. Ed ecco che ad un bel disegno ricamato non può che corrispondere, dalla parte di sotto, che un groviglio di fili senza ordine, geometria ed armonia. Ed a conferma di quanto appena detto, riportiamo parte dell'ultimo capitolo: "Il Santo non accumula: più agisce per gli altri, più fa per se stesso, più dona agli altri, più si arricchisce". La logica che vige in questo mondo terrestre è sovvertita: come può uno arricchirsi se dona tutto quello che ha? Semplice: il Santo, donando, si arricchisce in Amore, in espansione di Coscienza, si espande sempre più nell'Uno, perde sempre più la propria vita, per guadagnare la Vita. Le somiglianze col Vangelo di Cristo sono moltissime, pur non avendo mai, il cinese, creduto in un Dio Creatore alla maniera occidentale.
Un saggio sul Tao Te Ching non poteva che essere breve, come breve  è questo Classico. Di Lao Tzu non sappiamo nulla o quasi, ma dopo più di duemila e trecento anni circa ne parliamo ancora. Non è questa la conferma che, chi si fa ultimo sarà il primo?  Grazie, Natale Missale-Roma, X/2008   

Per i testi consigliati sul Taoismo rimandiamo alla bibliografia del nostro saggio Tao & Chi in
www.taote.it saggi       

 

fonte: http://www.taozen.it/saggi/Lao_Tzu.doc

 

Taoismo

 

 

Visita la nostra pagina principale

 

Taoismo

 

Termini d' uso e privacy

 

 

 

Taoismo