Riassunto Giovanni Pascoli

 

 

 

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Riassunto Giovanni Pascoli

 

GIOVANNI PASCOLI (1855-1912)

 

Profilo critico e principali cenni biografici

E' considerato dalla critica come uno dei veri iniziatori della moderna poesia italiana, insieme al D'Annunzio si aprì alle più significative esperienze poetiche europee(specialmente il simbolismo francese).Allievo del Carducci aveva una solida cultura umanistica, che spesso affiora nelle sue raccolte. Il Croce lo definì con un giudizio non certo troppo benevolo "Un piccolo grande poeta"; la critica moderna, pur riconoscendo certi limiti della sua poesia, riconosce tuttavia in lui il primo vero poeta del novecento. Tra i molti estimatori dell'opera poetica del Pascoli va citato uno egli scrittori più caratterizzanti di quest'ultimo scorcio di secolo, cioè Pier Paolo Pasolini, che sull'opera di Pascoli svolse la tesi di laurea. Per valutare la portata della sua opera bisogna tenere presente la dolorosa esperienza umana del poeta: in particolare le due amare vicende , che segnarono la sua esistenza : l'assassinio del padre Ruggero (il 10 agosto del 1867) ,amministratore della tenuta "La torre" dei principi Torlonia, a San Mauro di Romagna,  ucciso in un agguato con un colpo di fucile, mentre tornava in calesse dalla fiera di Cesena. L'omicidio, causato forse da motivi di interesse, non  fu mai punito, non furono mai individuati i colpevoli, né fu mai celebrato il processo, benché nel paese alcuni sapessero la verità. Al dolore per la perdita del capofamiglia si aggiunse lo sdegno  per la giustizia negata. Da quel tragico 10 agosto 1867 altri lutti si accanirono contro l'infelice famiglia ; fratelli, sorelle, la madre stessa morirono. L'altro doloroso episodio  fu l'esperienza del carcere durante gli anni dell'università a Bologna. Il poeta, che si va avvicinato ad ambienti anarchici e socialisti, durante una manifestazione antigovernativa fu arrestato e rimase in carcere per oltre tre mesi, prima che fosse celebrato il processo(in cui testimoniò a suo favore il Carducci).L'esperienza della prigione fu drammatica; il poeta ne uscì moralmente distrutto, senza più velleità politiche o sociali, con una visione dolorosa e pessimistica della vita, con la convinzione dell'ineluttabilità dell'ingiustizia e del male nella società umana. Dopo essersi laureato, iniziò ad insegnare in vari licei d'Italia, poi come docente universitario, finché fu chiamato a succedere al Carducci nella prestigiosa cattedra di letteratura italiana all'università di Bologna. Si illuse anche di ricostruire il "nido" familiare con le due sorelle Ida e Mariù nella casa di campagna di Castelvecchio di Barga (Lucca), acquistata con i suoi risparmi  e vendendo anche le medaglie vinte nei tanti concorsi  di composizione in lingua latina, che si tenevano ad Amsterdam. Quando Ida nel 1895 si sposò, lasciando il fratello, il Pascoli fu colto da una ossessiva crisi di gelosia. Solo Mariù rimase con lui fino alla fine, fedele alle memorie familiari ed al "nido", facendo anch'essa di tutto per impedire il matrimonio(che in effetti non ci fu) del fratello con una lontana cugina Imelde Borri.
Il poeta morì nel 1912 per un male incurabile; la sorella Mariù, che sopravvisse molto più a lungo, curò la memoria e la pubblicazione delle opere inedite del fratello .Da un punto di vista politico, dopo le iniziali simpatie socialisteggianti, Pascoli assunse negli ultimi anni atteggiamenti sempre più nazionalistici ,che lo portarono ad avvicinarsi  agli ambienti della destra conservatrice e militaristica ; scrisse infatti sulla rivista "Convito", diretta da Adolfo De Bosis ,che era espressione di tali tendenze ideologiche. Questo atteggiamento populistico e vagamente nazional- socialista del Pascoli si manifestò anche in occasione della guerra di Libia(1911), allorché scrisse un famoso discorso "La grande proletaria s'è mossa", in cui esternava il suo entusiasmo per la  campagna militare italiana, decisa da Giolitti, nel nord Africa.

 

La poetica del Pascoli

 

Sebbene il poeta provenisse da un retroterra culturale tipicamente umanistico, cercò di aprirsi alle nuove tendenze della cultura europea, in modo particolare al simbolismo francese, anche se non ebbe forse, a differenza di D'Annunzio, una reale consapevolezza della vera portata innovatrice di tali scelte. In altre parole molti aspetti del Decadentismo furono  vissuti dal Pascoli più a livello inconscio, che non come scelte autenticamente motivate e "ragionate".
Testo chiave per capire la poetica del Pascoli è sicuramente la prosa "Il fanciullino", ove emerge chiaramente una visione della poesia allusiva, analogica, prerazionale, che comporta una tecnica del verso simbolica ed impressionista.  
E' una poesia , che cerca di far emergere da un fondo oscuro di mistero sensazioni ed emozioni, vibrazioni interiori ed illuminazioni, attraverso immagini cariche di connotazioni simboliche. Il poeta si apre al mistero dell'universo con gli occhi fantasiosi e trasognati del bambino, cogliendo in una visione "globale" il senso profondo delle cose, l'essenza più profonda della realtà, oltre la punta dell'iceberg.
Solo il bambino con la sua spontaneità, intuito e fantasia, riesce a captare le voci misteriose ,che provengono dall'universo e dal nostro inconscio ; invece l'adulto guidato dalla "scienza esatta", miope e razionale, coglie solo una parte, quella meno significativa , della realtà, perdendo tutte quelle allusioni sottili, quei legami  reconditi, quei significati più veri, che possono guidare il nostro animo sulle soglie dell'eternità, squarciando in un attimo di "vertigine" il velo di mistero che circonda la vita del cosmo, e quindi anche la nostra stessa vita.
Tra i simboli più ricorrenti della poesia pascoliana. possiamo citare il nido, espressione del calore degli affetti familiari, la siepe, cioè l'ideale barriera ,che il poeta vuole frapporre per difendere il ritrovato nido tra se stesso e l'esterno o il passato doloroso, ma anche la nebbia, che esprime il mistero cosmico e la sfiducia stessa del poeta nella  scienza tanto esaltata dai positivisti, oppure i fiori, che esprimono a loro volta qualcosa di ambiguo e morboso : in Gelsomino notturno  l'eros vissuto con animo infantile e un pò voyeur, in Digitale purpurea, l'eros come trasgressione e morte.
In definitiva il poeta deve essere come il bambino, guardare al mondo con intuito e fantasia, cogliere la parte che non appare, la  pura cosa in sé, che sfugge agli altri uomini " adulti", freddi e razionali. La poesia è dunque l'unica vera forma di conoscenza, consente  di cogliere in rapidi bagliori illuminatori l'essenza stessa della realtà, di squarciare il velo di mistero con cui la natura ci appare.
In questo tipo di poesia ha un ruolo fondamentale il procedimento tecnico dell' analogia, ma anche il fonosimbolismo, cioè la parola evocatrice di suoni e la sinestesia (unire effetti di sensi diversi nella stessa immagine), proseguendo quanto iniziato da un punto di vista tecnico da Carducci nelle Odi barbare, cioè la rottura della strofe in unità più piccole. La poesia del Pascoli è stata definita la poesia delle piccole cose, in quanto non cerca scenari esotici o raffinati, ma vive delle cose umili, semplici e quotidiane, con occhio pieno di intuito e fantasia. Per conseguire meglio tale effetto poetico compare spesso un linguaggio che, nella sua semplicità (la struttura della strofe è prevalentemente paratattica) quasi di tipo "prerazionale",  evoca bene la continua regressione del poeta all'infanzia e a volte contenente termini popolari e contadini (es. le porche, la mura ecc.).Questo aspetto è tipico di una delle migliori raccolte del poeta, più volte ripubblicata con ampliamenti, cioè Myricae, che nel titolo stesso ripreso da Virgilio, sta ad indicare le semplici tamerici, pianticelle della macchia mediterranea, espressione di una poesia fatta di cose semplici e quotidiane. Risulktati altrettanto significativi vengono raggiunti dal poeta in successive raccolte come:
I Primi poemetti, I Nuovi poemetti, I Canti di Castelvecchio.Proprio in quest'ultima raccolta  appare una dimensione nuova del poeta : in questa ritrovata oasi di pace il poeta nel calore del nido familiare faticosamente ricostruito con la sorella Mariù, c'è come il tentativo da parte del poeta di


frapporre una ideale barriera tra se stesso ed il mondo esterno ed il suo passato doloroso. Come sopra accennato, tale barriera è rappresentata spesso dai simboli della siepe o della nebbia.
Ma  nei Canti di Castelvecchio appare anche un  tema  nuovo di grande suggestione poetica, cioè la dimensione cosmica, con cui il poeta si apre al mistero insondabile dell'universo.In alcuni compo-nimenti (Il bolide, Il ciocco,Vertigine) appare evidente il contrasto tra l'immensità  del cosmo e la piccolezza umana.Si tratta di un tema, come noto, già presente nella "Ginestra" del Leopardi .
E' da precisare tuttavia che Pascoli, a differenza del Leopardi vede la natura non come madre matrigna, ma come madre dolcissima, attribuendo il male della vita agli uomini, alla loro inestinguibile malvagità. Fortissimo è il senso del mistero cosmico e dell'impotenza dell'uomo con la sua scienza esatta ad infrangere tale velo. Altre raccolte del poeta(Odi ed inni, I poemi italici, I poemi del risorgimento, I poemi conviviali, Le canzoni del re Enzio) non raggiungono tali livelli artistici, ma rappresentano un momento per così dire decisamente minore nella produzione poetica pascoliana, con risultati quindi modesti,  in quanto vi sono atteggiamenti da poeta-vate, un tono più solenne ed impegnato in senso civile, che male si addice all'indole del Pascoli .
Da un punto di vista metrico con il Pascoli si ha la definitiva frammentazione della strofe classica, che poi giungerà, specie in D'Annunzio, al verso libero. Ciò influenzerà in modo decisivo tutti i poeti successivi.
Da ricordare infine una bella raccolta di poesie latine ( i Carmina) , con cui Pascoli, come sopra menzionato, vinse molte edizioni del concorso di Amsterdam. Da non sottovalutare i numerosi scritti di critica letteraria, saggistica e, soprattutto, di esegesi dantesca (Minerva oscura, Sotto il velame, La mirabile visione)

 

Fonte: http://www.liceicortona.it/doc/italiano.doc

Autore del testo: Alessandro Silveri

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