Riassunto la città contemporanea

 


 

Riassunto la città contemporanea

 

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Riassunto la città contemporanea

 

CAPITOLO I – CITTA’ E SISTEMA URBANO

 

1. La città europea

Caratteristiche che distinguono città europea da americana.

La categoria ‘città europea’ sembra aver perso significato ad oggi, poiché radicalmente trasformata da globalizzazione

Città europea:

-distinta morfologia: forma compatta e densamente costruita attorno a un’area centrale ove si concentrano edifici pubblici, chiese, monumenti, le arre per il commercio e gli scambi.a partire da questo centro la città si sviluppa lungo le linee radiali, articolandosi in strade e piazze che avvicinano edifici pubblici e privati e creano spazi pubblici permeati di valori simbolici e memorie che gli abitanti condividono. La città europea del Medioevo rappresenta l’esempio prototipico:la sua evoluzione con la scomparsa delle mura e la formazione dei sobborghi e delle periferie si dispiega accomodando la popolazione in un ambiente costruito a densità e complessità crescente.

Fino all’inizio del XX sec le città rimangono addensate attorno al loro centro e organizzate su uno spazio limitato = matrice comune.

L’autorità statale però lascia, in ogni paese,  sulla forma urbana la propria impronta nazionale, visibile nello stile degli edifici pubblici, nella impostazione della pianificazione urbanistica, o nelle politiche per la casa. Nonostante tale diversificazione, per la grande maggioranza degli agglomerati urbani europei, la strutturazione della città in relazione al suo centro storico rimane un elemento comune di forte significato.

Il fatto che le elite economiche, politiche e culturali vivano in città, e preferibilmente nel centro storiche, assume grande importanza nelle dinamiche di trasformazione della città europea.

- concentrazione, compattezza e densità pongono il modello eu di città in netto contrasto con quello americano, ove l’organizzazione della città nasce incardinata a una griglia geometrica (grid) di isolati di uguali dimensioni, che si ripetono all’infinito e dove spazi vuoti e costruiti si alternano in maniera casuale.

Non ancorata ad un centro, la città us si sviluppa orizzontalmente inglobando voracemente il territorio circostante, in un’espansione incontrollata ne a bassa densità (urban sprawl).contribuisce alla massiccia suburbanizzazione il movimento di ceti elevati che si spostano dalla aree centrali (in cui si concentrano degrado fisico e problemi sociali) , a aree periferiche di alta qualità.

Propensione che priva le aree centrali della città americana di quel capitale sociale, culturale, politico ed economico necessario per una sua costante valorizzazione.

- Altro carattere: la longevità. In grandissima maggioranza le città europee hanno origini molto antiche; 30% degli insediamenti è di origine romana; poi nella crisi altomedievale proliferazione centri dispersi sul territorio di monasteri e castelli attorno ai quali nascono centri urbani.

Elevatissima continuità temporale, che ha portato città eu ad accumulare nel tempo edifici ed istituzioni che vanno a comporre patrimoni molto significativi. Nel tempo hanno rallentato la crescita o subito un declino ma non sono mai morte:la città resiste nel tempo, quindi è invincibile (Gottmann), perché concentra in sé risorse di vario tipo, e perché possiede i capitali e le conoscenze necessari al nuovo ciclo di sviluppo .

- La città ue fa parte di  un sistema urbano molto denso, che risale a un lungo cammino di formazione del sistema urbano dall’epoca pre-romana in avanti.

L’Europa è infatti il continente più fittamente urbanizzato del mondo (livello di urbanizzazione:80%), con città molto vicine tra loro; la vicinanza costituisce un vantaggio in quanto facilita la costruzione di reti urbane attraverso le quali le città intrattengono relazioni stabili di tipo economico, culturale, politico-economico.

- un quarto elemento è la forte incidenza delle città di piccola e media dimensione.

Le città di piccole dimensioni sono numerosissime, ma la maggior parte della popolazione vive in città medie e medio-grandi (dai 100.000 ai 2 milioni di abitanti); le città al di sopra sono poche Parigi,Roma, Madrid, Berlino, Londra.

Il contrasto con il sistema urbano us è netto, poiché in America si tratta di grandi metropoli distanti le une dalle altre e spesso centro di conurbazioni molto vaste.

 

Città europea: solitamente città di dimensioni medie, ad alta densità di popolazione il cui centro, in ragione della sua origine storica, mantiene funzioni economiche, politiche, culturali, economiche e simboliche importanti.

La città di medie dimensioni è oggi recepita come modello ideale, in positivo, poiché la ‘città compatta’ permetterebbe un maggior ricorso ai sistemi di trasporto collettivi, avrebbe maggiore accessibilità, ridurrebbe i tempi di percorso e determinerebbe un minor consumo di suolo.

Politiche che favoriscano la redistribuzione della popolazione sul territorio, permetterebbe il consolidarsi di un sistema urbano europeo più equilibrato e policentrico.

 

Caratteri città europea:

  • distinta morfologia
  • longevità
  • fa parte di un sistema urbano molto denso
  • forte incidenza delle città di piccola e media dimensione

 

2. La crescita urbana in Europa

Tra il 1800 e il 1910, la popolazione urbana in Europa aumentò di ben 6 volte (Bairoch), a fronte del raddoppio della popolazione totale.

Rivoluzione Industriale e post  Prima Guerra Mondiale rivoluzionarono gli equilibri: da una popolazione rurale a una popolazione urbana.

Secondo UN, nel 2000, quasi 3/4 della popolazione europea vivono in città, contando  86 agglomerazioni urbane con popolazione superiore ai 750.000 abitanti (6 in Italia).

Nel 1950, 12 città europee figuravano tra le 40 città più popolose al mondo; nel 2000, solo 3 (Parigi, 19°; Mosca 24°; Londra 25°): il raffronto segnala quindi lo spostamento del processo di urbanizzazione nei Paesi del Sud del mondo.

Le dinamiche urbane in Europa sono caratterizzate da due importanti fattori:

  • la formazione e l’evoluzione delle aree metropolitane: (rete urbana densa, formata da regioni urbane che fanno capo a grandi centri metropolitani: città globali, città fulcri finanziari ed economici, città culturali, capitali regionali)
  • la localizzazione territoriale della crescita economica: in cui lo sviluppo delle città sia sempre collegato allo sviluppo di intere regioni: la Blue Banana, o dorsale europea( dal South East inglese, al Benelux, alla Germania Centrale fino alla Lombardia), il Nord del ‘Sud’( Catalogna, Midi francese, Nord Italia),  e la Terza Italia (Nord-Est e Centro-Nord).

 

3. La crescita urbana in Italia

Aspetti di diversità rispetto ad altri paesi industrializzati:

  • ritardo e la lentezza con cui si è svolto
  • presenza di forti differenziazioni territoriali

 

Dinamiche del processo di urbanizzazione – due fasi temporali:

  • dall’Unità alla Seconda Guerra Mondiale (assetto già stabilito negli Stati pre-unitari che si evolve con lentezza e linearità, in cui crescita urbana assume ritmi più intensi solo in alcuni intervalli temporali non lunghi e solo in alcune regioni)
  • dal secondo dopoguerra a oggi (modificazione più veloce dell’assetto urbano, che vede l’emergere e il consolidarsi di sistemi insediativi nuovi di tipo metropolitano).

 

1861: 11 città con popolazione superiore ai 100.000 abitanti (Mi, To, Ge,Ve, Ts, Bo, Fi,Roma, Na,Pa,Me); 20% della pop è urbana.

1931: 15 città (Livorno, Ancona, Bari ,Catania); 35% pop urbana

1981: 49

2001: 42 città; 52% pop urbana

 

Nel secondo processo urbano italiano (dopoguerra): crescita veloce ma soprattutto emergere di una nuova forma di insediamento urbano, l’area metropolitana.

 

AREE METROPOLITANE: costituiscono la forma insediativa caratteristica dei paesi ad economia avanzata; sono sistemi a base territoriale nei quali è importante la dimensione demografica del polo e la presenza di funzioni specializzate collegate tra di loro.

 

Ciclo di crescita metropolitana (Hall and Hay 1980; pagina 42):

- Prima fase: Urbanizzazione : In questa fase la città attrae popolazione ed attività dalle zone circostanti; in questo stadio la popolazione della FUR cresce, e contemporaneamente il nucleo cresce più della corona. In teoria si è in presenza di un'area metropolitana in formazione.

- Seconda fase: Suburbanizzazzione : In questa fase attorno al nucleo si forma un'area metropolitana, la cui crescita coinvolge i comuni limitrofi, che nella fase precedente risentivano maggiormente dell’attrazione del nucleo; durante questo stadio la popolazione della FUR cresce, ma il nucleo meno della corona.

- Terza fase: Disurbanizzazione :In questa fase sia il nucleo sia l'anello metropolitano perdono popolazione ed attività a favore delle zone più esterne all'area metropolitana; si avrà dunque un decremento di abitanti della FUR e la perdita del nucleo è maggiore di quella della corona.

- Quarta fase: Riurbanizzazione : In questa fase l'area metropolitana recupera attività e popolazione; la FUR nel suo complesso continua a perdere popolazione ma la perdita del nucleo è inferiore a quella della corona.

 

Nelle aree metropolitane più mature del Nord questo fenomeno si osserva prima e in modo più netto.

- Area di maggiori dimensioni è quella milanese, comprendente 670 comuni; è un’area matura di tipo policentrico (con 7 subpoli:Va,Co,Bg,Bs,Pv,No,Lc)

- In Italia 39 aree metropolitane (metropolitane(più matura), metropolitano-urbano.maggiori, metropolitano-urbano-minori), di tipo policentrico(più matura) o monocentrico.

- 6 tipologie di aree, in cui espressione “metropolitano e policentrico” costituisce espressione più matura del fenomeno metropolitano, mentre tipo “metropolitano urbano-minore e monocentrico”, ne costituisce l’espressione meno matura.

- Oltre metà della popolazione risiede in aree policentriche, tipiche della forma metropolitana ‘matura’ (30% pop italiana, 24%in aree monocentriche, 46%in aree non metropolitane)

 

Sistema metropolitano italiano presenta delle specificità territoriali forti:

- ‘Triangolo industriale’: fenomeno metropolitano maturo;

- Terza Italia: sovrapposizione con la rete omogenea di centri urbani medio-grandi, legata al tipo particolare di insediamento produttivo;

- Mezzogiorno: sovrapposizione con il preesistente insediamento per agglomerazione urbana, tipico delle primacy cities, cioè grandi centri amministrativi e commerciali che concentrano la grand parte della popolazione nei Paesi meno sviluppati.

 

Dopo il 1970 si è invertita la tendenza secondo la quale: ‘più una città è grande più e più è elevato il suo tasso di crescita’. Le città che sono il polo di un’ampia area metropolitana subiscono un calo o una stasi, che è però compensato dalla crescita nelle fasce metropolitane: cala la percentuale della popolazione residente nelle grandi città con oltre 100.000 abitanti sul totale della popolazione del paese, invertendo una tendenza secolare; nello stesso periodo nel complesso delle aree metropolitane italiane continua la crescita demografica, grazie alla dinamica positiva presentata nelle cin ture, che compensa quella dei poli (Martinotti, Ercole-1987).

Successivo calo demografico e trasformazione della struttura sociale, ma crescita dell’importanza eco-socio-politica; infatti, a prescindere dalla popolazione, è nelle aree metropolitane che continuano a localizzarsi le attività strategiche ed innovative, dalla finanza, alla new economy, ai movimenti collettivi, alle politiche pubbliche.(vedi Milano)

 

4.Milano e la sua area metropolitana

E’ la più estesa e matura della aree metropolitane italiane: 670 comuni, estesa in  7 province oltre Provincia Milano.

Intensa crescita nel boom anni ’50.

Calo demografico tra 1981 e 2001 (400.000 abitanti in meno), ma i restanti comuni della provincia(188), hanno presentato una crescita di 200.000 abitanti nello stesso arco di tempo.

Calo occupazione continuo nel comune di Milano ( 7%nel primo decennio 1980-1990, e 11%nel secondo 1990-2000), dovuto ad una serie di fattori socio-economici: espulsione delle imprese di settori industriali maturi e grandi dimensioni, dalla scarsità di suolo disponibile per insediamenti produttivi, ma anche la crescente consapevolezza dell’incompatibilità degli insediamenti produttivi con altre funzioni e il peso dei costi crescenti dei trasporti dovuti alla congestione del traffico.

 

Temi che acquistano importanza per il futuro di Milano e dell’area metropolitana nel suo complesso:

-riqualificazione e potenziamento  dei sistemi di mobilità, dei legami di rete di lunga sistanza (trasporto ferroviario ad alta velocità, trasporto merci, collegamenti con valichi transalpini, il corridoio europeo n.5 Lisbona-Kiev, i collegamenti aeroportuali, la rete viaria per la grande viabilità.

interventi di equilibrio ambientale e di valorizzazione del patrimonio culturale (Bicocca, Arcimboldi, Bovina Politecnico, recupero ex Macerati ed ex OM,polo fieristico); progetti che si rivolgano ad aree dimesse industriali o ex scali ferroviari, fortemente orientati alla localizzazione di funzioni ‘eccellenti’ e di urban amenities (Martinotti, 1999), cioè di interventi di miglioramento del contesto urbanistico-architettonico, della qualità della vita, della sicurezza sociale.Obiettivo? rafforzare il posizionamento di Milano nella competizione tra città a livello internazionale.

 

CAPITOLO II - LA CITTA’ E L’ECONOMIA

 

1. Il motore dello sviluppo urbano - è stata l’industria per oltre due secoli (2’ industrializzazione 1800-1970).

Legame profondo instauratosi tra INDUSTRIALIZZAZIONE e URBANIZZAZIONE, legame oggi entrato in crisi:in Europa la crescita urbana avviene laddove le economie locali sono state in grado di rinnovare la propria base economicae hanno sostituito alla fabbrica, gli uffici in cui avviene la produzione di servizi.

 

2. La città industriale moderna: origini, sviluppo, morfologia fisica e sociale

Nel XIX secolo è il capitale investito in mezzi di produzione la fonte di ricchezza, non più la terra, come nelle precedenti società basate sull’agricoltura.

England,1760:  luogo di sviluppo di questo nuovo sistema economico.

 

3. La città fordista (da Henry Ford)

Metodi della produzione di massa basate sulla catena di montaggio, tipiche d’inizio Novecento

- Fordista: Modello economico e produttivo attuato in aziende di grandi dimensioni, che includono tutte le fasi produttive, impegnate nella produzione di massa, in serie, e che impiegano un’organizzazione del lavoro fortemente parcellizzata che richiede manodopera poco qualificata.

- Taylor (U.s. 1856-1915): lavoro fortemente parcellizato: una sola operazione ma svolta migliaia di volte,alienzaione, ritmi intensi, gradi di libertà minimi e mancanza di controllo sui tempi e sui modo di produzione da parte del lavoratore.

- Keynes (1883-1946): sistematica teorizzazione del ruolo fondamentale dell’Intervento dello Stato nell’economia; politica di opere pubbliche e di servizi sociali su grande scala, attuata da F.D.Roosevelt, nel New Deal, fine anni ‘30.

 

Questa è la svolta: La presenza dello Stato e l’evoluzione della produzione industriale trasformano profondamente la città, nella sua morfologia e nella sua struttura sociale, ad esempio attraverso un processo di suburbanizzazione (perdita di compattezza, nascita nuovi quartieri operai in aggiunta a quelli già esistenti, densamente popolati, creando sobborghi e quartieri satellite, che risaldano in un’unica entità territoriale, una conurbazione,che a sua volta viene circondata da poli suburbani, creando una area metropolitana).La trasformazione in metropoli avvenne in Europa negli anni ’60 e ’70, in Italia dagli Anni ’80 in poi.

- Città postindustriale: quando ceti medi sono occupati in grandi percentuali(50-70%) nel settore dei servizi pubblici e privati.

 

4. La città nell’economia globale

- Crisi del modello fordista e trasformazione dell’economia urbana : anni ’70.

Conseguenza: deindustrializzazione che porta ad una necessari ristrutturazione industriale all’interno delle aziende, per riconvertirsi in strutture organizzative più snelle e flessibili. Cambiano i modi di produrre e si ampliano le possibilità di distribuzione dei prodotti, ma cambia soprattutto ciò che si produce, ossia le nuove tecnologie.

 

- Economia globale e lavoratori della conoscenza

L’economia contemporanea è l’esito dell’interazione tra processi della globalizzazione economica e nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione.

Nell’economia sono in atto processi di internazionalizzazione, di finanziarizzazione e di concentrazione industriale (già vecchia come teoria!, Sassen 1997): decentramento produttivo, maggior bisogno di competenze, di know-how specifico, capitali ingenti che viaggiano in un sistema aspaziale, dove non esistono i confini territoriali.

Importanza dei centri urbani nei quali si concentrano le funzioni di finanziamento e gestione dell’economia mondiale: Tokyo, NewYork, Londra, quali esempi di CITTà GLOBALI (Sassen).

Sassen stabilisce legami molto stretti tra crescita della città e globalizzazione economica: le città globali sono tali poiché in questi centri i processi della globalizzazione si sono sviluppati con il più alto grado di intensità e questo ha determinato la concentrazione in essi dei lavoratori della conoscenza occupati nelle imprese transnazionali, nella finanza e nelle agenzia di consulenza nei vari settori dei servizi avanzati alle imprese.

 

- La città come campo creativo

Ruolo importante dei settori specificatamente impegnati nella produzione di beni culturali.

Nelle città si genera la creatività necessaria alla produzione di forme culturali:esse funzionano come campi creativi.

 

- Nuove forme spaziali, nuove strutture sociali

Modificazione del panorama urbano da parte dei lavoratori della conoscenza e della cultura.

Le città europee fordiste, ora entrate in crisi (Brema, Glasgow, Liverpool, Bilbao, Genova, Torino), presentano dei ‘vuoti urbani’, ossia ampi spazi abbandonati che attendono di essere utilizzati per nuove funzioni, industriali, ma di tipo nuovo, o terziarie, dirigenziali, di ricerca e formazioni, oppure con un loro rilancio in funzione turistica e per attività creative (vedi Bilbao expo).

Città fondate sulle piccole e medie imprese hanno invece sofferto in misura minore la crisi economica, grazie alla forte capacità di innovaree riadattarsi alle nuove sfide, in cui il gruppo portante dell’economia è caratterizzato da lavoratori autonomi epiccoli imprenditori.

La globalizzazione economica ha portato crescita e trasformazioni radicali soprattutto nelle grandi metropoli, dove si concentrano i cuori finanziari (la City a Londra).

Tesi della ‘americanizzazione’ delle grandi città europee: nata in occasioni di gravi disordini dovuti alla disoccupazione e all’emarginazione etnica nelle aree periferiche degradate dei centri urbani d’Inghilterra, Francia, Germania. Eppure la differenza rispetto ai ‘ghetti’ formatisi in America c’è: queste aree in Europa sono di ridotte dimensioni, vi tendono ad addensarsi situazioni di povertà e disagio che riguardano sia la popolazione locale che gli immigrati.

 

Tratti comuni delle metropoli europee a differenza di quelle americane:

  • Assenza di ghetti
  • Permanenza di una consistente quota di professioni intermedie e di dipendenti pubblici che rimangono ad ingrossare le file dei ceti medi
  • Minore impatto che hanno i processi di compressione dei salari più bassi e di impoverimento in generale (Parigi e Milano come esempi di luogo di concentrazione dei più poveri)

Questi tre elementi concorrono a rendere scarsamente utile per l’analisi delle grandi città europee il modello della città duale.

- Le città europee contengono oggi maggiore disuguaglianza che nel passato soprattutto perché abitate da una percentuale maggiore di persone ricche, e queste persone detengono maggiori quote di ricchezza rispetto al passato; il polo più ‘alto’ della struttura sociale si è ingranditoe si è allontanato dalla base, grazie ad incrementi nelle fasce più alte dei redditi da lavoro autonomo, da impresa e delle rendite da capitale.

- Nelle città europee, le classi superiori hanno sempre abitatoi quartieri centrali, mentre nella città americana (ad eccezione di New York), queste risiedono in aree di grande qualità ambientale nella fascia suburbana (‘cittadelle fortezza’).

 Tendenze: sia concentrazione nelle zone centrali che ‘colonizzazione’ nei quartieri di comuni limitrofi (Parigi e Londra, Milano).Si auspicano in futuro modelli alternativi per l’organizzazione spaziale e sociale della città, evitando la segregazione urbana, fonte di grandi disagi.

 

CAPITOLO III – LA CITTA’ E LE POLITICHE

 

1. Dal governo alla governance

 

Distinzione tra LOCAL GOVERNMENT (il governo in quanto istituzione), e GOVERNANCE: (quando ci si riferisce all’attività che tale istituzione pone in essere).

 

Auspicabile un passaggio dal government alla governance, nuova configurazione di governo che:

  • Implementa il coinvolgimento di una molteplicità di soggetti ed interessi nei processi di negoziazione che determinano le politiche pubbliche;
  • Costituisce la risposta all’emergere ed al consolidarsi di una domanda sempre più consistente ed articolata di partecipazione ai processi decisionali da parte della società civile(organizzazioni di interessi, gruppi sociali, associazioni)= maggiore democraticità;
  • Utilizza un approccio dal basso, detto bottom-up, basato sulla interazione tra gli attori interessati e la costruzione negoziale del consenso (al contrario dell’approccio top-down, ossia di politiche calate dall’alto);

 

Modelli di ‘governance’: città americane ed europee a confronto

Il governo locale delle città americane risulta maggiormente orientato a specializzarsi nel promuovere lo sviluppo economico e ridurre la spesa sociale, mentre le città europee tendono ad incorporare le politiche per lo sviluppo economico in un mix che mantiene senza tagli sostanziali le politiche sociali.

Il modello americano di governance locale tende quindi a strutturarsi attorno alle politiche che rispondono agli interessi degli attori economici più attivi sulla scena locale: scuole ed ospedali funzionano nella misura in cui l’economia è florida e produce redditi da lavoro e da impresa, la cui tassazione alimenta le casse pubbliche.

In Europa, il governo locale non dipende dalla base fiscale locale e gli attori politici possiedono ulteriori risorse da mettere in gioco rispetto ai loro colleghi americani: si tratta di risorse che derivano dalla presenza dello Stato centrale a livello locale tramite sue agenzie, enti e organi decentrati, che entrano in relazione con il governo locale, in base a complesse reti di rapporti e consolidate regole di interazione.

Entrambe le realtà oggi però si trovano di fronte a d analoghe pressioni , che vengono dalla ristrutturazione dell’economia e dalla competizione internazionale; di conseguenza, anche il quadro istituzionale delle città europee è soggetto a profonde trasformazioni che potrebbero dar luogo a maggiori somiglianze con la situazione americana e quindi a un cammino convergente nella costruzione della governance urbana e nelle scelte di politica locale.

Tendenze: ridimensionamento del ruolo significativo dello Stato, spinta ad instaurare rapporti diretti con gli attori economici locali da parte delle elite politiche e amministrative del governo locale

 

Problemi della governance urbana

Passaggio dal government alla governance: Passaggio della titolarità del controllo e dell’orientamento delle dinamiche economiche, politiche, sociali delle grandi città da un attore democraticamente eletto, il consiglio comunale o analoghi livelli di governo, a una pluralità di attori pubblici e privati , che in vario modo e con differenti gradi di autonomia provvedono a quelle attività che fanno funzionare il sistema-città.

 

Problemi che specifiche forme di governance assumono:

  • Fenomeno della ‘privatizzazione della politica urbana’ (agenzie ad hoc che assumono la responsabilità delle politiche sostituendosi al governo locale) = DISLOCAZIONE DEI PROCESSI DECISIONALI DI GOVERNO IN SEDINON SOGGETTE A CONTROLLO DEMOCRATICO
  • Frammentazione della responsabilità dell’azione dovuta all’affollarsi di attori diversi attivi nella politica urbana = DIFFICILE PARTECIPAZIONE A TALI PROCESSI DELLA COLLETTIVITA’

 

La relazione tra GOVERNANCE e DEMOCRAZIA è quindi difficile, poiché le pratiche di governance parlano di nuove tendenze all’accentramento del potere decisionale e negano quella maggiore democraticità che aveva fatto di questo nuovo stile di governo una forma auspicabile.

 

 

2.Le politiche urbane

 

Le politiche urbane hanno subito trasformazioni rilevanti negli ultimi anni; è necessario rispondere a una crescita della domanda di servizi personalizzati e diversificati.

 

Problemi che i governi locali sono oggi chiamati ad affrontare attraverso:

  • potenziamento delle reti infrastrutturali,
  • la specializzazione delle città nell’economia della conoscenza e del terziario
  • il sostegno allo sviluppo interno e locale
  • l’adeguamento alla richiesta di formazione dei lavoratori per poterne assicurare competenze specifiche
  • il miglioramento ambientale (traffico, degrado)
  • lotta all’esclusione sociale

 

Risposte dell’azione pubblica ai problemi urbani contemporanei:

  • Grandi progetti di rinnovo per riempire i ‘vuoti urbani ’ lasciati dal processo di deindustrializzazione
  • Progetti di sviluppo integrato,ossia iniziative e progetti che le città hanno promosso con lo scopo di rigenerare aree sia dal punto di vista fisico che economico e locale. Elementi che li contraddistinguono sono: integrazione (abbandonando la via delle politiche urbane tradizionali che procedevano in maniera settoriale, attraverso servizi, trasporti, abitazione, in favore di un approccio intersettoriale che ha come obiettivo un’area specifica come un quartiere), e partecipazione (aprendo nuove vie di comunicazione e di ascolto  e facilitare la circolazione di informazioni, al fine di attivare e mobilitare le risorse locali); Programma europeo URBAN.

 

3. Povertà ed esclusione sociale

 

Le politiche attivate per far fronte ai problemi dei gruppi svantaggiati non occupano certo un posto centrale nella politica urbana, neppure in in quei paesi dove la tradizione di welfare è più radicata: con la giustificazione delle restrizioni di bilancio, queste politiche vengono quindi relegate in posizione marginale.

Purtroppo , quando il mancato soddisfacimento dei bisogni fondamentali è duraturo, gli individui sono spinti verso una situazione detta di disaffiliazione (Castel 2000), in cui si affievolisce il senso di appartenenza alla comunità locale.

 

La povertà economica è uno dei maggiori problemi della società odierna, ed è solo una delle componenti di un quadro di disagio che presenta molte dimensioni tendenti a rafforzarsi a vicenda. La disoccupazione, la precarietà del lavoro, le difficoltà di accesso ai servizi di istruzione e formazione, alimentano ‘circuiti viziosi’ in cui le deprivazioni si cumulano.

Esclusione sociale e ritorno della povertà devono essere contrastate da corrette politiche di WELFARE STATE, cioè la diffusione e l’ampliamento dei sistemi di politiche sociali, volti ad assicurare i diritti sociali.

 

Il tasso di povertà in Europa è aumentato costantemente dagli anni ’80 per poi diminuire e stabilizzarsi attorno ai livelli attuali negli ultimi anni (Italia: 12% famiglie in stato di povertà, 2,5 milioni ossia 7 milioni di individui).

 

Una ricostruzione delle cause della povertà e della vulnerabilità sociale, può essere compiuta partendo dai cambiamenti avvenuti in tre aree:

  • Lavoro (processi di deindustrializzazione, precarietà del lavoro)
  • Famiglia ( diminuzione della funzione integratrice della famiglia, restringimento della rete di relazioni familiari del sostegno ad essa tipicamente attribuito)
  • Sistemi di Welfare (ridefinizione delle politiche di welfare per contenere la spesa pubblica, che contribuiscono a volte a determinare ulteriori rischi di impoverimento nelle fasce più deboli)

 

 

 

4. Nuove insicurezzela società del rischio (Beck 2000) e dell’incertezza (Bauman 1999)

Rischi che derivano da :

  • manipolazione ed interventi sulla natura, cambiamento climatico e dissesto idrogeologico
  • applicazioni delle innovazioni tecnologiche, come nella commercializzazione di alimenti transgenici
  • processi di internazionalizzazione o finanziarizzazione dell’economia, che espongono i risparmi delle famiglie alle fluttuazioni delle Borse o distruggono posti di lavoro
  • (troppa?) consapevolezza dei rischi che corriamo e ‘terrorismo mediatico’, allarme sociale

 

Ne nascono sentimenti di insicurezza e paura

 

CAPITOLO IV – LA CITTA’ E LA CULTURA

 

1. Un connubio inscindibile

La città è cultura almeno sotto tre profili rilevanti:

  • contengono tesori d’arte, monumenti, eredità del passato
  • sono luoghi di continua produzione e fruizione della cultura
  • è il luogo dello sviluppo della cultura nel senso più ampio che l’antropologia dà a questo termine,permeando la società nel suo complesso: ‘comprende gli artefatti, i beni, i processi tecnici, le idee, le abitudini e i valori che vengono trasmessi socialmente ’ (Malinowski, 1931);

 

La città è il luogo dell’innovazione culturale e della eterodossia, in contrapposizione alla campagna, dove tradizione, conservazione e ortodossia sono dominanti.

La città è oggi colpita da quel fenomeno che Giddens definiva DISEMBEDDING; il termine indica lo sganciarsi delle relazioni sociali dai contesti locali di interazione, facendo sì che l’esperienza degli individui sia sempre più ‘mediata’.

Al contempo però assistiamo anche a diffusi fenomeni di RE-EMBEDDING, cioè di affermazione dello spazio locale e dei suoi significati, ancorché reinterpretati alla luce di nuove esigenze e bisogni di identità e di radicamento, che cercano di perpetrare la continuità del legame tra città e cultura.

 

 

2. Cultura urbana /culture urbane

Simmel, 1903;la cultura urbana moderna è caratterizzata da alcuni elementi specifici:

  • l’intellettualità, che permette alle persone di reagire alla sovrastimolazione nervosa proveniente dai numerosi cambiamenti che sono implicati nella vita urbana
  • la prevalenza del calcolo nel rapporto tra gli individui, che basano le loro scelte sulla valutazione benefici/costi di ogni azione
  • l’indifferenza e l’ottundimento della sensibilità
  • l’anonimato che contraddistingue la maggior parte delle relazioni sociali del contesto urbano

Culture urbane:La metropoli moderna, essendo il centro degli scambi economici, è anche il luogo dove i tratti culturali della modernità si presentano con maggiore evidenza e da cui si diffondono a tutta la società nel suo complesso; è il luogo della massima differenziazione sociale. Ove individui interpretano ampia varietà di ruoli e e ricoprono posizioni sempre più specializzate.

 

3. La città e il consumo

 

- La formazione della società dei consumi risale alla Rivoluzione Industriale; la cultura del consumo è un fatto urbano: Veblen parla di ‘consumi vistosi’, riconoscendo nei modelli di consumo il valore di segnale di una posizione sociale.(Status symbol, diremmo oggi). Con il XX secolo nasce e si diffonde la società dei consumi, cioè una società in cui la maggioranza della popolazione ha la possibilità di fruire di una gran quantità di beni.

 

- Consumo e identità oggi

Passaggio dalla società dei consumi all’epoca dell’iperconsumismo: ultimi decenni ‘900, con i suoi caratteri tipici, che sono l’importanza crescente delle ‘cattedrali del consumo’, l’intensificazione del processo di mercificazione, modelli di consumo che nascono per differenziarsi ed esprimere la propria individualità, ruolo prevalente dei media nel proporre questi modelli.

 

- I luoghi del consumo

Il cambiamento della geografia degli acquisti (dalle assi del centro città ai supermercati e ai centri commerciali), cambia anche la fisionomia delle strade: da grande commistione di negozi di tutti i generi alla rarefazione dei negozi, soprattutto di alimentari, e alla prevalenza di supermercati, negozi specializzati, negozi di servizi quali banche, agenzie di viaggi e immobiliari, ristoranti, bar, agenzie di lavoro temporaneo ecc..

Dallo sviluppo in termine numerico dei centri commerciali si è oggi passati a un progressivo ampliarsi e diversificarsi di questi ultimi, per attrarre pubblico diverso e fare dell’attività di acquisto una componente di un’esperienza più complessiva di tempo libero.

 

- Consumare la città

la città è anche oggetto di consumo: viene consumata in quanto il suo patrimonio di edifici, monumenti ed istituzioni viene percepito nella cultura contemporanea come interessante e significativo.

Urry, 1995: ‘consumo visuale’cui è sottoposta la città odierna, caratterizzata da una vasta gamma di luoghi adatti allo sguardo e all’esplorazione visiva.

Sempre più, lo spazio urbano può essere manipolato, costruito e interpretato in modo indipendente dal patrimonio culturale esistente e invece maggiormente legato alla produzione dei media.Le persone visitano un luogo poiché è stato reso famoso da un film o un evento.

Gli spazi pubblici sono oggi luoghi contesi, in cui piazze, giardini e parchi hanno un carattere sempre meno ‘pubblico', cedendo alla tendenza alla privatizzazione del patrimonio pubblico che ha oggi numerose manifestazioni nella vita urbana.

Quando vengono costruiti nuovi spazi pubblici, questi sono spesso parte di complesse operazioni di rigenerazione urbana con cui si cerca di attrarre nuove funzioni economiche, finanziarie, di terziario avanzato o residenziali.

La città europea ha ancora, comunque, al contrario dell’America, un cuore di spazi pubblici che pulsa di sentimenti e memorie collettive; di giorno o notte questi sono luoghi vibranti di attività che contribuiscono a rendere la città un piacevole posto per vivere.

Riconversioni o riutilizzo di luoghi come i musei e altri spazi pubblici, possono essere eccellenti azioni per dare una nuova identità alla città e generare un nuovo e costante flusso di visitatori (vedi il museo-scultura Guggenheim di Bilbao).

 

4. La città in movimento

La città contemporanea è caratterizzata dall’essere meta di imponenti flussi di persone che la attraversano in molte direzioni e con ritmo diversi creando, sulla stessa area urbana, l’impressione che vi siano più città distinte (Martinotti, 1993):

- la metropoli di prima generazione,connotata dal fenomeno del pendolarismo, con i pendolari che si sommano agli abitanti

- la metropoli di seconda generazione, connotata dal flusso dei consumatori, i city users

- la metropoli di terza generazione, caratterizzata dai metropolitan businessmen e dai migranti

 

- La compulsion to mobility è fenomeno di quest’ultima generazione: è il bisogno di mobilità alla cui soddisfazione non ci si può sottrarre; le persone infatti, passano molto del loro tempo in spostamento, in mezzi privati prevalentemente.

- Gigantismo urbano e frammentazione interna sono all’origine di molti dei problemi che affliggono la città contemporanea. Questa sembra sempre più caratterizzata dal moltiplicarsi di spazi in cui prevalgono le dimensioni funzionali e strumentali: non luoghi che rimandano a identità e relazioni significative, ma spazi in cui l’individuo non sente di appartenere e con cui intrattiene rapporti superficiali e poveri di significato.

 

DOMANDE ESAME

  • caratteristiche dello sviluppo urbano contemporaneo (Martinotti)
  • elementi di coesione e di disgregazione della città contemporanea (Martinotti)
  • chi sono i serious tourist e come si possono attrarre
  • punti di forza e debolezze del sistema turistico italiano?Perché ha perso di competitività?(Costa)
  • problemi dellà governance delle città (Vicari)
  • valori chiave e criticità della città ospitale (Costa)
  • schema delle 4 popolazioni
  • mobilità e sviluppo urbano
  • le 4 qualità relazionali contro la teoria della malattia dei costi
  • formula immagine / prodotto. commentare e fare esempi

 

Fonte: http://www.scienzeturismo.it/wp-content/uploads/2010/03/riassunto-la-citta-contemporanea-vicari.doc

Sito web da visitare: http://www.scienzeturismo.it

Autore del libro originale : Vicari

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Parola chiave google : Riassunto la città contemporanea tipo file : doc

 

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