Anatomia sistema linfatico riassunto

 

 

 

Anatomia sistema linfatico riassunto

 

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Significato funzionale, embriologia,composizione e formazione della linfa


1. Generalità sul sistema linfatico
La linfa è il meno noto fra i liquidi del corpo umano e tuttavia svolge un compito importantissimo : veicola gli scambi di assimilazione e di eliminazione a livello cellulare . Ciò significa che attraverso la linfa passano le sostanze nutritive che giungono alle cellule e in essa vengono riversate le scorie del metabolismo, cioè i rifiuti cellulari . Dopo essere stata gravata dei rifiuti la linfa viene filtrata dai linfonodi interposti sul suo cammino e infine si getta nel sangue venoso a livello circa delle spalle. Appare già chiaro da questa breve descrizione come un ristagno di linfa conduca a un difetto della nutrizione delle cellule e a una loro intossicazione per l'insufficiente smaltimento dei rifiuti, proprio come accadrebbe in una città in cui siano contemporaneamente in sciopero i mezzi pubblici, i negozi di generi alimentari e la nettezza urbana !Se il ristagno è acuto i risultati sono subito evidenti, poichè i tessuti interessati si gonfiano e le ghiandole linfatiche divengono grandi come noccioline ; se invece la stasi linfatica avviene lentamente , i sintomi sono più subdoli : stanchezza , aspetto vecchieggiante della pelle del viso e anche vero e proprio invecchiamento precoce dei tessuti ( in particolare delle articolazioni, che vanno incontro ad artrosi, dei vasi arteriosi con arteriosclerosi, dei vasi venosi con varici degli arti inferiori, emorroidi,eccetera), cellulite e ogni tipo di inestetismo cutaneo. Se il ristagno è grave e duraturo possono insorgere malattie degenerative,allergiche e autoimmuni e persino tumori. Al contrario, se la formazione e lo scorrimento della linfa è regolare, il corpo si mantiene sano, giovane e bello . Lo scopo è di mostrare come raggiungere e mantenere praticamente questo risultato.


2. Embriologia del sistema linfatico
Il sistema linfatico fa parte dell'apparato circolatorio e deriva come quest'ultimo in parte dal mesoderma (uno dei tre foglietti embrionari, in cui si dividono le cellule embrionali) e in parte dal mesenchima, cioè il tessuto indifferenziato, non ancora specializzato, che conserva anche nell'adulto la possibilità di trasformarsi in un altro tipo di tessuto, a seconda delle circostanze . Tracce importanti di questa origine mesenchimale si trovano nelle cosiddette cellule reticolari, che costituiscono il reticolo o intelaiatura o scheletro degli organi immunocompetenti, come in particolare i linfonodi , le quali, all'occorrenza, cioè in caso di aggressione batterica o virale o di altra natura , possono trasformarsi in macrofagi , cellule capaci di "mangiarsi" il nemico ; anche le cellule endoteliali, che rivestono come piastrelle l'interno dei capillari e vasi linfatici, e il seno linfatico dei linfonodi (v. capitolo sui linfonodi) sono in grado di trasformarsi in macrofagi.


Tutti i vasi linfatici deriverebbero da diverticoli degli abbozzi delle vene , denominati sacchi linfatici , già presenti in embrioni di 2 centimetri : due pari e simmetrici, che derivano dalla vena giugulare, quindi in posizione craniale e denominati perciò sacchi giugulari ; due sacchi caudali che derivano dalle vene iliache e denominati perciò sacchi iliaci; un sacco impari mediano posto presso la parete addominale posteriore, chiamato sacco retroperitoneale; dal sacco retroperitoneale e dai sacchi iliaci deriva l'abbozzo del dotto toracico. Dai sacchi giugulari derivano invece gli abbozzi dei tronchi succlavio, giugulare e broncomediastinico. I linfonodi originano da piccoli addensamenti di cellule linfatiche presenti lungo gli abbozzi dei vasi linfatici .
3.Storia e metodi di indagine sulla circolazione linfatica
Gaspare Aselli (1581-1626) , chirurgo e anatomista di Cremona, scoprì i vasi linfatici e li descrisse nel suo libro "De lactibus sive lacteis venis " , dato l'aspetto lattiginoso appunto di essi. Il medico francese Jean Pecquet(1622-1674)scoprì nel 1647, il dotto toracico; individuò anche la cisterna linfatica, che tuttora porta il suo nome e che descrisse nell'opera Experimenta anatomica del 1651 . L'italiano Bartolini nel 1652 individuò lo sbocco del dotto toracico nella vena succlavia . In seguito gli anatomisti utilizzarono fluidi colorati e mezzi di contrasto per individuare le reti linfatiche più fini sul cadavere e nell'animale , metodi radioimmunologici per lo studio delle popolazioni immunocompetenti dei linfonodi e, oltre alla microscopia ottica , l'avvento del microscopio elettronico con elevatissimi ingrandimenti fornì un apporto fondamentale per la comprensione del sistema linfatico. Modernamente la linfografia ha consentito esami in vivo del sistema linfatico nell'uomo , grazie all'impiego di mezzi di contrasto privi di forte tossicità . Tuttavia la linfografia è un esame non privo di rischi ed è indicata solo nei casi in cui altri mezzi di indagine non siano sufficienti per definire esattamente i problemi del sistema linfatico, per esempio, prima di un intervento chirurgico per l'asportazione di un tumore. Una metodica di grande importanza per l'esame funzionale molto accurato del sistema linfatico e completamente priva di rischi è l'EAV o Elettroagopuntura secondo Voll, metodo bioelettronico nato negli anni '50, di cui si parla più avanti.
4. Classificazione della linfa
Bisogna innanzitutto distinguere vari tipi di linfa ; la prima distinzione deve essere operata fra "linfa interstiziale" o "istolinfa", presente nei tessuti, a formare appunto il liquido interstiziale,( che costituisce il "terreno" nel quale vivono le cellule, in un certo senso come l'aria è il "terreno" nel quale vivono le persone) e la "linfa circolante", che è la linfa propriamente detta, in cui si distingue a sua volta la
linfa periferica , intermedia e centrale, con diversa composizione.
5. La linfa interstiziale o istolinfa
La composizione della "linfa interstiziale", detta anche "istolinfa" o "liquido extracellulare" o "liquido intercellulare", dipende strettamente dall'attività degli organi in cui si trova, per esempio, se si tratta di un organo endocrino, sarà molto ricca degli ormoni che vengono prodotti in quella sede. Equivale ad una falda acquifera sotterranea,che alimenta le fonti poste alla superficie del terreno; la composizione di essa dipende dunque dal terreno in cui è posta. Il volume dell'istolinfa si può calcolare dalla differenza fra il volume di liquido portato al tessuto dal capillare arterioso e il volume di liquido riassorbito all'altra estremità dal capillare venoso. In un certo senso l'istolinfa e lo spazio intercellulare in cui si situa fa da vaso di compensazione per lo scambio di liquidi fra il comparto arterioso e quello venoso del tessuto; se il capillare arterioso rilascia una maggior quantità di liquido lo spazio occupato dall'istolinfa si dilata e lo accoglie , rilasciandolo poi gradualmente verso il capillare venoso, in modo da mantenere il più possibile invariata la portata di quest'ultimo; l'eccesso di liquido viene assorbito dal capillare linfatico e convogliato in seguito lungo i vasi linfatici.
Se viceversa l'afflusso arterioso è ridotto, l'istolinfa rilascia liquidi nel capillare venoso, in modo da mantenerne la funzionalità ed evitarne il collabimento, come fanno le nevi montane rispetto alla pianura, sciogliendosi in primavera.
Ogni giorno l'istolinfa accoglie da due a quattro litri di liquidi, accolti e riimmessi nella circolazione. A digiuno la linfa appare come un liquido trasparente, con una tonalità giallastra e una certa vischiosità, per la presenza in essa di cellule ematiche e proteine. Dopo il pasto la linfa diviene lattescente per la presenza in essa di microglobuli di grasso, in particolare a livello dell'intestino. La composizione della linfa è del tutto simile a quella del plasma sanguigno ; differisce soprattutto per la quantità di proteine presenti, circa la metà di quelle del plasma ematico. Se si raccoglie la linfa e la si lascia all'aria essa coagula, il che fa pensare che in essa siano presenti quei fattori chimici coagulanti presenti anche nel sangue. La quantità di proteine presenti nella linfa varia anche da regione a regione, per esempio è del 6,6% nella linfa di origine epatica(dal fegato) e del 2% in quella di origine cutanea. Come già accennato, la linfa contiene in parte le numerose sostanze derivanti dal metabolismo cellulare: enzimi, ormoni, metaboliti del ciclo di Krebs(che è il più importante ciclo metabolico della cellula) e altre sostanze traccia, ma anche detriti cellulari,un numero modesto di globuli rossi e pochi linfociti (che sono globuli bianchi che fanno parte del sistema immunitario). L'istolinfa non solo costitusce un vaso di compensazione , ma anche un primo filtro verso agenti inquinanti e infettivi : si può affermare che nell'istolinfa risiede sia la salute , sia l'eventuale inizio di ogni patologia.
6. Composizione comparata di
plasma,
istolinfa(=liquidi extracellulari o intercellulari) e
liquidi intracellulari per il contenuto di minerali ,
espressa in milliequivalenti per litro
L'equivalente chimico o peso equivalente è la quantità in grammi di ciascun elemento chimico espressa con lo stesso numero che indica il peso atomico; il milliequivalente(mEq) è un millesimo dell'equivalente. I valori sottoriportati sono espressi in mEq/litro(mEq/l) salvo quelli delle proteine, espressi in g/100 ml.


Elemento

Plasma

Istolinfa

Liquidi intra-cellulari

Na =Sodio

127-142

127-148

30

K=Potassio

4

4

118

Mg=Magnesio

2

2

30

Ca=Calcio

4-5

3-4,7

5

HCO3- = carboione

27

32

10

Cl=Cloro

96-104

98-114

28

HPO4-= ione fosforo

2

2

80

S = solfati

traccia

1

22

Acidi organici

1

1

traccia

Legami proteici

26

2

50

Proteine (g/100 ml)

7

2,8-4,89

155

7.La formazione dell'istolinfa dalla circolazione capillare
Vi sono due fattori che sono alla base della formazione , dell'omeostasi (cioè del mantenimento equilibrato) e dell'eventuale patologia dell'istolinfa e cioè la pressione idrodinamica vascolare e la pressione osmotica. Nella fisica meccanica, per pressione si intende la forza attiva diviso l'area premuta, cioè p= F/A ; l'unità di misura standardizzata ufficiale è il newton (unità di misura della forza=N=massa di 1Kg x accelerazione di 1metro al secondo) su metro quadro , chiamata Pascal(Pa) in onore del fisico francese Blaise Pascal(1623-1662), che compì studi sulla pressione dei gas.Tuttavia rimangono in uso per il momento altre unità di misura storiche come il bar (e soprattutto la sua frazione millesimale, il millibar) adottato in metereologia: 1 bar corrisponde a 100000 Pascal , a 0,986 atmosfere (l'atmosfera o a è la pressione atmosferica a livello del mare, uguale anche a 760 torr), a 1,02 atmosfere tecniche (o at ed è d'uso comune per la misura della pressione dei pneumatici) e a 750 mm di mercurio o torr , in onore del fisico faentino, allievo di Galileo, Evangelista Torricelli(1608-1647), inventore del barometro(dal greco "baròs"=peso o pressione) a mercurio. In Medicina per tradizione(dato anche che la pressione del sangue negli studi medici si misura ancora con lo sfigmomanometro a mercurio) è d'uso la misura in mm di colonna di Hg (Hg=mercurio, ovvero mmHg), essendo1 mmHg=1torr , dove la colonna di mercurio si intende cilindrica e dotata di una base di 1 cmq.
La pressione idrodinamica del capillare è la pressione che nel vaso capillare spinge il plasma verso l'esterno, cioè verso la cellula e/o l'istolinfa in cui sono immerse le cellule ; essa deriva dalla spinta cardiaca, dall'attività del muscolo in cui si trova il vaso e dalla elasticità della parete del vaso stesso.
La pressione osmotica ( dal termine greco "osmòs=spinta, impulso) è la pressione che si genera fra due scomparti liquidi separati da una membrana semimpermeabile(che lascia passare il solvente e non , del tutto o in parte , il soluto), quando nei due scomparti esiste una diversa concentrazione di soluto ; in tal caso il solvente ,tendendo al ripristino di una situazione di equilibrio per quanto concerne la concentrazione del soluto, si porta dalla soluzione a minor concentrazione verso quella a maggior concentrazione, generando con il suo flusso una forza che agisce sulla membrana di separazione, generando cioè appunto la pressione osmotica . Le membrane cellulari , come anche quelle dell'endotelio dei capillari, costituiscono delle membrane semimpermeabili , che dividono due scomparti , cioè quello dei capillari da quello dell'istolinfa . Il soluto in questo caso è rappresentato dalle proteine di peso molecolare superiore a 5000(sotto tale peso molecolare le proteine diffondono liberamente nel solvente : tuttavia , sia pure in minima parte e molto lentamente,anche proteine albuminiche di grosso peso molecolare , sino a 70000,riescono a superare la membrana endoteliale) e dalle cellule del sangue, che sono numerose nel sangue e rare nell'istolinfa. La tabella soprastante indica come nell'istolinfa vi sia una concentrazione proteica di circa la metà rispetto a quella del sangue o meglio del plasma, che è laparte liquida, non corpuscolata, del sangue(7 g/100 ml nel plasma e mediamente 3,5 g/100 ml nell'istolinfa, con amplissime variazioni da un tessuto all'altro, per cui anche la pressione osmotica non è uguale in tutti i distretti capillari) . Dato la presenza variabile di proteine nell'istolinfa si considera anche una pressione oncotica media, che tende a fluire in alcuni punti e in certi tessuti o in alcuni momenti (per esempio nell'istolinfa dell'apparato digestivo subito dopo la digestione) addirittura controcorrente, verso l'interno dei capillari. Nella tabella sottostante si tiene conto di tale fenomeno.


Pressione

Tipo

Capillare arterioso

Capillare venoso

verso l'esterno del capillare

Idrostatica vascolare

32 torr

18 torr

verso l'esterno del capillare

Osmotica dell'istolinfa

5 torr

5 torr

verso l'interno del capillare

Idrostatica dell'istolinfa

5 torr (0-10)

5 torr (0-10)

verso l'interno del capillare

Osmotica del plasma

25 torr

25 torr

Totale pressione
verso l'ext

Idrvasc + Osm isto =
Pressione totale ext

32+5=37

18+5=23

Totale pressione
verso l'int

Idr isto + Osm vasc =
Pressione totale int

5+25=30

5+25=30

Differenza pressoria
complessiva

Pext - Pint

+ 7

- 7

In conclusione dunque questa differenza pressoria complessiva di 7 torr in uscita a livello del capillare arterioso e in entrata a livello del capillare venoso, consente il fisiologico ricambio dell'istolinfa e il corretto funzionamento del microcircolo.
Tale delicato equilibrio si può alterare in diverse condizioni , riconducibili a due principali problemi: diminuzione della pressione osmotica verso l'interno del capillare venoso per carenza di proteine nel sangue; aumento della pressione idrostatica nelle vene.
La carenza proteica si verifica in 3 principali condizioni :
1. per perdita di proteine, come avviene nelle malattie renali, quando il rene non riesce a trattenere le proteine, che vengono eliminate con le urine, riducendo drasticamente la pressione osmotica dell'istolinfa , che sostiene il riassorbimento dei liquidi ;
2.una carenza proteica può derivare anche da difetti di assorbimento intestinale, come nel morbo celiaco ;
3. insufficiente sintesi proteica da parte del fegato nelle malattie epatiche o in condizioni di particolare prostrazione dopo malattie acute o per malattie croniche o trattamenti farmacologici intensivi .
La pressione idrostatica venosa aumenta quando la posizione eretta viene mantenuta a lungo , senza il movimento muscolare, come avviene per le commesse , gli impiegati allo sportello, i soldati sull'attenti ; nel circolo capillare degli arti inferiori la pressione venosa può giungere sino a 90 torr, provocando gonfiore dell'istolinfa a livello in particolare delle caviglie ; se tale condizione si protrae nel tempo, si giunge sino all'insufficienza venosa.
8. La linfa circolante : periferica, intermedia e centrale
La linfa periferica equivale all'acqua di fonte , che emerge dal sottosuolo e contiene traccia dei minerali, di cui sono composte le rocce da cui sgorga; la linfa periferica sgorga dall'istolinfa, che costituisce quindi la vera e propria fonte della circolazione linfatica . Si potrebbe affermare che come il cuore è la pompa attiva del sistema arterovenoso , equivalendo in un certo senso la sua azione a quella che in natura viene esplicata dalle forze del cielo, cioè la luce solare e il movimento dell'aria, così l'istolinfa rappresenta la forza passiva della terra che accoglie l'acqua mossa dal cielo e la restituisce purificata , pronta ad un nuovo ciclo vitale : in base a tali considerazioni si potrebbe chiamare l'istolinfa "pompa periferica ubiquitaria" (mentre il cuore è centrale e in posizione ben determinabile) della circolazione linfatica.
La linfa periferica contiene traccia della produzione e composizione chimica del tessuto in cui è localizzata la sua fonte.
Sembra che alcuni tessuti(midollo osseo , alveoli polmonari, cartilagine,epitelio,placenta fetale,polpa della milza, sistema nervoso centrale) manchino di vasi linfatici, ma i capillari linfatici, in cui scorre la linfa periferica , sono difficilmente identificabili nelle sezioni istologiche e una qualche forma di attività linfatica non si può escludere del tutto, anche in tessuti, che ne sono apparentemente privi. Una abbondante rete linfatica si riscontra al contrario nel derma, nel periostio(che è la membranella sottile, riccamente innervata, che avvolge le ossa), nella sottomucosa degli organi digestivi, genitourinari e respiratori. I capillari linfatici , che sgorgano dallo spazio intercellulare, possiedono un diametro doppio(dai 10 ai 40 micron,cioè milionesimi di metro o millesimi di millimetro) rispetto ai capillari sanguigni e una forma e un calibro molto irregolari . Le pareti dei capillari e dei vasi linfatici sono composte da cellule endoteliali (l'endotelio è del tutto simile ad un pavimento piastrellato, in cui le piastrelle sono appunto le cellule) più grandi, ma anche di minor spessore rispetto all'endotelio dei vasi venosi; inoltre la "fuga" fra una cellula e l'altra è maggiore nei vasi linfatici rispetto ai vasi ematici , consentendo un'ampia comunicazione e scambio fra linfa capillare e linfa interstiziale . Tale "fuga" è particolarmente ampia a livello dei vasi linfatici del diaframma ed è riempita da un gel ricchissimo di acqua. Nei capillari linfatici manca la membrana basale , che è l'equivalente delle membrane impermeabilizzanti poste sotto le piastrelle dei terrazzi, mentre è presente in modo sempre più netto e continuo nei vasi linfatici più grandi, nei quali attorno ad essa sono presenti anche cellule muscolari. La linfa periferica contiene una quantità di proteine di poco superiore a quella dell'istolinfa e rare cellule linfatiche.
La linfa intermedia è la linfa che scorre in vasi linfatici più grandi, la cui parete si avvicina sempre di più per spessore alla parete delle vene più piccole; contiene numerosi linfociti che si versano in essa a partire appunto dai linfonodi, che sono i principali centri di produzione linfocitaria .
La linfa centrale è rappresentata dai grossi dotti linfatici (v. circolazione linfatica).Attraverso il solo dotto toracico vengono quotidianamente immessi o riimmessi nel sangue circa 5 miliardi di linfociti; si è accertato, che il numero di cellule neoformate non rappresenta che una piccola percentuale di quelle trasportate nel sangue dal dotto toracico.
9. I centri di tessuto linfatico e i linfociti nel sangue
Oltre ai linfonodi, altri centri di tessuto linfatico nel corpo sono la milza, il timo, le tonsille palatine, faringee, tubariche,linguali, le placche di Peyer nel canale alimentare, il midollo osseo in parte minore, l'appendice, che è una vera e propria tonsilla intestinale. Il tessuto linfatico costituisce l'1% circa del peso corporeo totale ed ha essenzialmente compiti di difesa immunitaria. Nel sangue i linfociti costituiscono almeno il 30% dei globuli bianchi , che complessivamente sono in rapporto 1 a 1000 con i globuli rossi, i quali sono circa 4-5 milioni per mmcubo.


Il drenaggio linfatico


Il sistema circolatorio prevede un sistema arterioso che porta il sangue dal centro alla periferia e un sistema venoso che riporta il sangue dalla periferia al centro. Accanto al sistema venoso è presente il sistema linfatico caratterizzato dalle particolarità che lo rendono unico e fondamentale.
Tra il sistema arteriolare e quello venulare avvengono gli scambi metabolici con le cellule. Questi scambi sono regolati dalla legge di Sterling e cioè dagli equilibri tra pressione idrostatica e pressione oncotica.
Nel versante arteriolare esiste una pressione idrostatica di 32 mm di Hg che tende a filtrare liquido e sostanze nutritive attraversi i pori endoteliali verso le cellule tissutali. A questa pressione si oppone una pressione inversa, detta pressione oncotica, esercitata dalle proteine del sangue che richiamano acqua all'interno del vaso. Il valore della pressione oncotica è di 22 mm di Hg.
A livello del versante venulare esiste una pressione idrostatica che spinge in fuori i liquidi con una forza di 12 mm di Hg. Questa pressione è contrapposta dalla pressione oncotica delle proteine che richiama liquidi sempre con una forza di 22 mm di Hg.
Ne consegue che a livello arteriolare il bilancio delle due pressioni di segno inverso porta alla fuoriuscita di liquidi nello spazio extravasale con una forza di 10 mm di Hg (+32 -22 = +10). Mentre a livello venulare il bilancio pressorio porta ad un reingresso di liquidi con la stessa forza di 10 mm di Hg (+12 -22 = -10).
L'equilibrio di Sterling mantiene un regolare scambio di fluidi in un sistema perfetto, questo non avviene a livello fisiologico perchè piccole variazioni locali possono determinare alterazione degli equilibri pressori con comparsa di edema.
In particolare è possibile un transitorio ampliamento di un poro endoteliale al quale segue la fuoriuscita delle macromolecole responsabili della pressione oncotica, le proteine.
Essendo il valore della pressione oncotica direttamente proporzionale al numero di macromolecole proteiche, la diminuzione di queste porta ad una variazione del richiamo acquoso all'interno del vaso, con accumulo ingravescente di liquidi negli spazi extravasali.
Tutto ciò non avviene grazie alle particolarità di un sistema vasale che lavora appaiato a quello venoso: il sistema linfatico.
Questo apparato, per lungo tempo scarsamente considerato perchè ritenuto un doppione del sistema venoso, nasce dagli spazi extracellulari. Qui dei filamenti connettivali iniziano a convogliare i liquidi verso una determinata direzione. Lungo i filamenti vengono poi ad affiancarsi delle cellule endoteliali che iniziano, così, a formare il capillare linfatico.
I piccoli vasi linfatici hanno una particolarità che li differenzia dai capillari venosi e arteriosi, infatti i primi a differenza dei secondi possono variare il calibro dei pori endoteliali. Questo avviene quando negli spazi perivasali si accumula, anormalmente, del liquido.
Le cellule endoteliali linfatiche restano unite al filamento connettivale che ha iniziato la formazione del capillare mediante un'altro filamento che unisce il primo ad uno dei poli cellulari. Quando aumenta il ristagno di liquido il filamento principale si distacca dal capillare tirando con se il secondo filamento. La cellula endoteliale avendo uno dei suoi poli legato a questo si apre come se fosse una botola. Tutto questo porta ad un aumento delle dimensioni del poro endoteliale, aumento proporzionale all'entità di edema circostante.
Attraverso il poro endoteliale ingrandito possono rientrare nel circolo le macromolecole proteiche, occasionalmente fuoriuscite, che altrimenti sarebbero restate fuori dal sistema circolatorio.
Tutto ciò ci fa comprendere la grande importanza della funzione del sistema linfatico: senza di questo non si potrebbe risolvere qualsiasi stato di edema.Un'altra particolarità del sistema linfatico è quella di essere interrotto periodicamente da particolari strutture dette linfonodi. In questi la linfa, liquido formato da acqua e proteine, viene raccolta in particolari cisterne dove il S.I. ha modo di verificare la struttura self o nonself delle macromolecole proteiche, in modo di eliminare le proteine eterologhe e mantenere costante l'immunochimica dell'organismo. Questa particolarità determina un rallentamento del flusso linfatico, flusso che si muove con una pressione di 30-40 mm di Hg, e ci fa comprendere che un miglioramento della progressione della linfa non può avvenire, essendo i liquidi incompressibili, se i linfonodi sono ingorgati.
Dall'accurato studio della fisiologia del sistema linfatico, il biologo Emil Vodder, nel 1936, mise a punto delle manualità che prevedessero la stimolazione della progressione linfatica. Queste manovre seguivano e seguono ancora oggi uno schema prestabilito e cioè, per primo lo svuotamento delle stazioni linfonodali, quindi l'apertura delle botole endoteliali per facilitare l'ingresso delle macromolecole proteiche, infine una spinta a bassa pressione in senso centripeto dei liquidi.
Da ciò, il drenaggio linfatico manuale secondo Vodder (DLM) segue le seguenti manualità:
svuotamento delle stazioni linfonodali. Sarebbe utile iniziare dalle stazioni sopraclaveari, ma non si può prescindere dallo svuotamento di almeno le stazioni inguinali e poplitee. Si effettuano delle pressioni alternate in modo da pompare il liquido intralinfonodale verso l'esterno;si effettuano, ora, dei movimenti circolari atti a muovere i liquidi negli spazi perivasali. L'aumento di liquido locale determina l'allontanamento dei filamenti che scorrono paralleli al capillare, con conseguente apertura delle botole endoteliali ed ingresso di nuova linfa;infine si comprimono i tessuti con pressioni basse (30-40 mm di Hg) in modo di far progredire i liquidi in senso centripeto.
Le indicazioni di questa metodica vanno dalla semplice attivazione fisiologica del sistema linfatico, utile ad alleggerire il circolo degli arti inferiori fino alle situazioni di linfostasi da patologia. In tutti i casi la manualità e le pressioni restano inalterate.
Recentemente sono stati proposti apparecchi meccanici utili per la stimolazione del S.L.
Pur restando insostituibile la mano del fisioterapista, questi apparecchi presentano una certa utilità nel trattamento di routine dell'insufficienza venolinfatica.Vengono proposti dei sistemi drenanti sia meccanici che elettrici. I secondi presentano una scarsa utilizzazione perchè, funzionando sulla stimolazione della contrazione muscolare, determinano una spremitura dei vasi sottofasciali con scarsa attivazione dei sistemi soprafasciali interessati nel linfedema panniculopatico.
I sistemi meccanici sono un'evoluzione della vecchia pressoterapia, debbono però rispondere a delle caratteristiche che permettano di rispettare la fisiologia del S.L.
I gambali pneumatici debbono essere composti da settori sovrapposti che permettano l'attivazione di due comparti alla volta, evitando reflussi centrifughi.La pressione di esercizio deve essere impostata al massimo sui 50 mm di Hg, per ottenere una pressione di stimolo tra i 30 e i 40 mm di Hg.  Il programma di riempimento dei vari settori deve prevedere:
compressione alternata delle stazioni linfonodali inguinali e poplitee per almeno 5 minuti;
compressione dei tessuti di gamba ad iniziare dalla parte superiore della coscia e scendendo gradualmente fino a raggiungere il piede. Dopo la compressione di ogni singolo settore dell'arto il programma deve prevedere il ritorno del flusso pressorio sino alle stazioni linfonodali inguinali. Quindi compressione graduale in senso centrifugo ma con continui ritorni in senso centripeto.
Il tempo di trattamento deve essere di almeno 20 minuti.
Il DL sia manuale che meccanico deve essere ripetuto almeno due volte la settimana con cicli di 10-20 sedute.
Non va eseguito subito dopo il trattamento mesoterapico perchè metterebbe in circolo il farmaco introdotto eliminando la cessione graduale caratteristica della mesoterapia.  E', invece, utile eseguirlo ridurre l'edema reattivo.

OSMOSI:dal greco osmosà impulso, si riferisce al passaggio di molecole di solvente, attraverso una membrana semipermeabile, da una soluzione a minor concentrazione a un’altra a maggior concentrazione. Si tratta di un fenomeno fondamentale per la filtrazione e il riassorbimento.

 

fonte: http://files.splinder.com/7c1c8b772a6b7a82b0eb0dfa92a7c0f2.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

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