Sociologia riassunto

 

 

 

Sociologia riassunto

 

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Schemi riassuntivi: Spirito

 

Capitolo I

 

La sociologia come teoria e come ricerca

SOCIOLOGIA = fine 800 in Europa
Dal pensiero positivista
E
Dal pensiero storicista
_ No paradigma dominante ma caratteristiche proprie per affrontare i problemi complessi
_ Difficile fare riflessioni su vista associata perche’ ogni individuo ha la propria individualita’ ( causa nascita tardiva della disciplina ).
_ Perche’ la sociologia diventi scienza autonoma bisogna aspettare la Rivoluz.Industriale ( ascesa borghesia e delle masse ).
_ Comte = sociologia deve restituire l’ordine sociale turbato dalla Rivoluz. Industriale , per fare cio’ appoggiarsi su principi saldi e su un autorita’ spirituale riconosciuta e legittimata dall’umanita’.
_ La sociologia diventa tale con l’integrazione di teoria e ricerca empirica
_ Nasce nel 1897 con la pubblicazione del “ Suicidio “ di Durkheim

1.2 L’ oggetto della sociologia
_ Per Durkheim interessa definire l’oggetto della sociologia
_ l’oggetto è legato al metodo
_ biosogna definire l’oggetto e individuarne il metodo
_ Per studiare la condotta umana bisogna tener conto dei rapporti di causa effetto
_ Per fare della sociologia scienza autonoma individuare l’oggetto e carpire il metodo ( Comte e Spencer hanno trascurato il metodo )
1 ) distinguere i fatti sociali da fenomeni organici e psichici
2 ) i fatti sociali sono la rappresentazione delle azioni
3 ) i fatti sociali hanno luogo nella coscienza individuale e mediante la coscienza individuale
I due attributi che definiscono i fatti sociali:
Esteriorita’
Coercività
Questo avviene perche’:
La maggior parte delle idee ci viene data dal di fuori , esse penetrano in noi solo imponendosi
_ i fatti sociali sono credenze costituire, istituzionalizzate e cristallizzare
_ il fatto sociale = risultante di vita collettiva, prodotto di interazione che si stabilisce tra coscienze individuali
_ il fatto sociale è un modo di fare che esercita sul soggetto una costrizione esterna
Le regole del metodo sociologico sono le seguenti:
1 ) i fatti sociali vanno considerati come cose perche’ oggetti esterni al soggetto e non conoscibili con l’introspezione
2 ) nei fatti sociali scartare le prenozioni
3 ) il sociologo deve considerare un fatto sociale dal lato in cui si presenta ed isolato dalle manif individuali

1.3 La ricerca sociologica empirica
_ A Durkheim non interessa il suicidio sotto il profilo psicologico ma sotto quello sociale. ( studia il suicidio nei vari contesti, ne individua le cause sociali e solo dopo puo’ trovare giustificazione al singolo suicidio )
1 ) il suicidio e’ dipendente da fattori climatici e da tare ereditarie
2 ) cresce nei periodi di boom e di crisi economica
3 ) piu’ alti nei paesi di religione protestante
4 ) basso negli ebrei e nei periodi di guerra.
_ Correlazione tra integrazione sociale e suicidio
_ Paesi molto sviluppati, regole che entrano in crisi = + suicidi
_ Ebrei – suicidi = per anni perseguitati ed ora hanno molta solidarieta’ tra loro
_ in guerra la tensione aumenta e si accettano le norme societarie
_ i protestanti sono guidati meno rispetto ai cristiani per questo tasso suicidio piu’ alto
Per Durkheim 3 tipi di suicidio:
1 ) suicidio Anonimo: avviene con il venir meno di norme societarie
2 ) suicidio egoistico: fa parte del suicidio anonimo.Si attribuisce piu’ importanza alle proprie norme che a quelle societarie
3 ) suicidio altruistico: estrema interiorizz delle norme societarie x le quali si perde la vita ( kamikaze ).
Luis Wirth e Robert Lynd: due classici della ricerca del 900.
_ il primo lavoro s’intitola “ il ghetto “ 1928. Rappresentaz della realta’ sociale delle metropoli americane negli anni 20. Ghetto ebraico e disorganizzazione, segregazione.
_ opera “ Middletown “ descrive citta’ nordamericana, sottolinea rapporti tra sviluppo economic, espansione consumi, modificaz. Ruoli famigliari.
_ Lynd tende a sottolineare la struttura di classe di Middletown:
Mobilità sociale scarsa, la classe del business coesa, la classe operaia disorganizzata, la famiglia domina sull’industria, sulla finanza imponendo modelli di comportamento conformistici alla classe media. Il conformismo ostacola il mutamento sociale.
_ Opera “ Conoscenza a che scopo ? “ ( Lynd ) pone l’accento sulla necessità di giustizia sociale. Critica la ricerca sociale astratta perche’ fine a se stessa inquanto priva di ipotesi teoriche rilevanti

1.4 La matrice storicista
Sociologia nordamericana = componente pragmatica dominante, assente la parte storicistica.
Orientamento storicistico caratterizzato da: 1 ) ricerca dell’oggettività, 2 ) conoscenza storico sociale fondata su premesse ontologiche, 3 ) gli storicisti esaltano le differenze.
Windelband distingue:

  • scienza della natura: prevale il metodo nomotetico ( scienze di leggi )

Scienze scievre di valori
scienza dello spirito: prevale il metodo idiografico ( scienze degli accadimenti )

  • pongono al centro della problematica l’uomo come persona cosciente di valori. Scienze riferite ai valori e alla conoscenza di questi.

Rickert: riprende la tematica di Wildelband:
_ scienze della natura: volte al generale
_ scienze della cultura: scienze volte all’ individuale ( significa isolare un oggetto, individuarlo e attribuire a questo oggetto un valore ) La relazione ai valori orienta l’interesse conoscitivo del ricercatore e capta i valori universali.
Dilthey: non si possono analizzare i fenomeni sociali e politici usando le stesse categorie che le scienze naturali usano per i fenomeni fisici. Le Scienze sociali sono scienze comprendenti ( che hanno come oggetto l’agire sociale ).
Il Tipo Ideale di Weber:
_ risultato di un processo di astrazione
_ il tipo ideale si ottiene accentuando in modo unilaterale alcuni punti di vista e mediante la connessione di una quantita’ di fenomeni particolari diffusi e discreti.
_ non ha rispondenza nella realta’, e’ utopia e serve solo come momento d’indagine per misurare la realta’ empirica.
_ Le conclusioni dello scienziato sociale possono essere influenzate da un esperienza storica
_ Per Weber l’ideal tipo sono delle costruzioni di pensiero di cui lo scienziato sociale si serve per generalizzare i fenomeni analizzati. Gli Ideal tipi sono astrazioni attraverso cui e’ possibile condurre la realta’ a insiemi di categorie piu’ accessibili. ( usati per burocrazia, potere carismatico )

1.5 La sociologia di Max Weber
_ s’impegna a rendere operative le variabili ad illustrare i casi, gli eventi e i comportamenti
_ esiste una connessione tra variabili indipend e dipendenti
_ La gloria di Dio si identifica con un grande ordine sociale razionale che rigetta l’ostentare ricchezze sostituendosi come impegno personale e sociale.
_ Sceglie piu’ elementi piu’ rilevanti di un fatto
_ in noi e’ presente un idealtipo che ci fa dire cosa per noi e’ desiderabile e cosa non lo e’
_ Nessun argomento e’ superiore all’altro
_ prima di fare ricerca il soggetto parte considerando i suoi valori
_ Per Weber c’e’ una differenza metodologica che risiede nel fatto che la ricerca compiuta sulla natura prevede la regolarita’ e la costanza, quella condotta sull’uomo ha bisogno di individuare un periodo storico e di sottolineare l’aspetto individuale.
_ Per Weber ( al contrario di Durkheim ) il percorso conoscitivo e’ preceduto da un percorso extraconoscitivo ( valori, empatie ) per Weber e’impossibile liberarsi dei valori della propria soggettività perche’ fa parte dell’individuo.
_ L’inizio del percorso conoscitivo presuppone una domanda, solo gli animali non se ne fanno
_ Ogni agire e’ determinato:
a ) in modo razionale rispetto allo scopo: e’ l’agire spinto da aspettative circa l’atteggiamento di componenti o aspetti del mondo esterno
b ) in modo razionale rispetto al valore: dalla convinzione in una scelta etica a prescindere dalle sue conseguenze
c ) in modo affettivo
d ) in base alla tradizione: perche’ si e’ sempre fatto cosi’

 

Capitolo II
L’ ordine e il mutamento sociale

2.1 L’avvento della società industriale
il lavoro prima della rivoluzione industriale presupponeva:
1 ) uomo soggetto
2 ) materia
3 ) mediazione degli strumenti
Attivita’ del soggetto costituita da :
1 ) forza lavoro
2 ) procedura intellettuale ( intelligenza ).
Per Marx: non c’e’ lavoro senza intelligenza applicata
Luogo di lavoro: bottega, campi, tutti posti dove si puo’ interagire con l’esterno
Il lavoro dopo la rivoluzione industriale:
1 ) soggetto del lavoro e’ la macchina, l’uomo e’ strumento di questa, al posto dell’uomo ci sono spesso donne e bambini che costano meno.
2 ) aumentano le ore di lavoro: 14/16, il lavoro diviene un valore fondamentale, il luogo principale e’ la fabbrica.
Società industriale: con piu’ del 50% della popolazione attiva impegnata in un settore diverso da quello agricolo, caratterizzata dall’ investimento in grandi fabbriche e dalla produz.standardizzata
_ iniziano a svilupparsi delle organizzazioni della classe operaia ( sindacati, partiti )
_ divisione del lavoro e’ una prerogativa della societa’ industrializzata e Ferguston e Millar si concentrano su questo aspetto.
Per Ferguston: esiste una divisione del lavoro economica e sociale ( quella di Marx nel Capitale )
Divisione sociale del lavoro: è naturale, si origina nella famiglia ( data da esso, età )
Divisione economica del lavoro: frutto di esigenze economiche, esige specializzazioni, conduce all’alienazione del lavoratore dal prodotto del lavoro.Il sogg non produce un intero prodotto.
Societa’ contadini= divisione del lavoro naturale e ordinata, nel mondo capitalistico e’ anarchica ( Marx ).
Per Tonnies: c’e’ una divisione naturale del lavoro: ( forme comunitarie tradizionale, famiglie, villaggi ) e una divisione sociale ( scomposizione e articolazione di un lavoro unitario, prevalente nella comunita’ ).
Comunita’ contadina = unita’ produttiva in famiglia, interdipendenza
Societa’ industriale = dissenso, individualismo egoistico ed utilitaristico.

2.2 Industrializzazione e mutamento sociale
Industrializzazione = mutamento in tutte le sfere della vita.
Due schieramenti in Europa: Romantici ( Rousseau, l’uomo deve tornare alla natura solo cosi’ ritrovera’ se stetto ) e Apologeti ( i positivisti come anche Durkheim )
Da questi due filoni nascono gli apocalittici ( critici della societa’ di massa e dei modelli consumistici ) e gli integrati ( esaltano la societa’ di massa perche’ segna lo sviluppo dell’eguaglianza sociale ).
Per Simmel: l’uomo per essere libero deve opporsi ai rapporti prestabiliti ai quali e’ costretto dall’ organizzazione sociale
Per Durkheim ( apologeti ) lo sviluppo tecnico e’ stato culturalmente positivo perche’ crea interdipendenza tra i componenti della societa’ e sviluppa solidarieta’ organica in contraddizione a quella meccanica delle societa’ semplici ( fatta di legami di sangue ).
Societa’ fondate sulla divisione del lavoro migliori di quelle semplici. Societa’ complessa = mobilita’ sociale

 

2.3 Razionalità e organizzazione del lavoro
Con Tylor si cerca di razionalizzare il lavoro: si misurano i tempi e i metodi si un lavoro per svolgerlo in tempo breve, con minor dispendio di energie.
_ incentivi ai lavoratori + produttivi x scatenare competizione = alienazione individuale, tensione sociale.
_ teoria non valida perche’ portava conflitti, i sindacati lottarono per l’abolizione di tale teoria, la scuola di Mayo contribui’ all’abbandono di questa tesi. ( per Mayo: studi condotti nelle fabbriche di Chicago, relazione tra luce del posto di lavoro e rendimento.

2.4 L’ integrazione sociale
La societa’ industriale ha portato a mutamenti ed ora la societa’ ha bisogno di ordine sociale.
Ordine garantito dalla gratificazione e dalla sanzione ( Durkheim ).
Il paradigma strutturalfunzionalista: un sistema puo’ definirsi integrati quando la maggior parte dei componenti individuali del sistema stesso e’ motivata ad agire in conformita’ con le aspettative connesse ai propri ruoli .
Ci possono essere problemi all’integrazione, cio’ accade quando le mete culturali interiorizzate ed i mezzi istituzionali per conseguirle sono lontani.
Ci sono 5 tipi di adattamento per Merton:
1 ) conformismo
2 ) innovazione
3 ) ritualismo
4 ) rinuncia
5 ) ribellione
Non ci sono societa’ dove mete e mezzi sono del tutto corrispondenti.
Per Parsons: l’integrazione al sistema e’ l’identificazione dei singoli con la societa’ nel suo insieme.

2.5 La teoria dell’ anomia e l’alienazione
_ Delineata da Durkheim, pone accento sulle fasi di tensione tra istanze individuali e sociali
_ anomia: fatto sociale ( boom economico, sconvolgim improvvisi possono dar luogo ad anomia )
_a- noms= mancanza di leggi. Esiste un ‘anomia semplice : conflitto tra sistemi di valori che sfocia in disagio, anomia acuta:deterioramento estremo,disintegrazione del sistema di valori.
_ bisogna misurare il grado di anomia della societa’.
La teoria dell’ alienazione è Marxiana e risale al ( 1844 )
_ l’uomo è in una realta’ capitalistica, e’ estraneato dal proprio prodotto di lavoro e quindi e’alienato.

 

Melvin Sceman individua 5 tipi di alienazione:

1 ) impotenza: sentimento individuale di non poter influenzare il contesto in cui si vive
2 ) mancanza di significati: percezione di mancanza di valori che ispirano l’agire
3 ) assenza di norme : sensazione che vengano usati mezzi illegittimi x raggiungere certi scopi
4 ) isolamento: sentimento di estraniazione dalle mete culturali e dalla societa’
5 ) autoestraniamento: incapacita’ di trovare attivita’ autogratificanti
Marx: non esistono scale per misurare l’alienazione, o si e’ alienati o no.
L’alienazione varia dal contesto sociale nel quale ci si trova: fabbrica, azienda…

 

Capitolo III

 

Società industriale e urbanizzazione

 

3.1 L’ urbanizzazione come stile di vita

 

L’industrializzazione è connessa all’ urbanizzazione

_ La vita Urbana in Europa Occidentale riprende nel IX secolo con il rifiorire del commercio che erano precedentemente rallentate.
_ Si tratto’ quindi di rinnovamento di centri esistenti e non della loro costruzione
Nei Paesi del Medioevo le citta’ si svilupparono soprattutto vicino alle Chiese, nei paesi nordici nel borgo militare privo di strutture civili.
Sviluppo città medievale =  nuova possibilita’ di svolgere attivita’ mercantile.
_ classe mercantile: diede ai borghi nuova vita, i mercanti si fermano a vivere in quei borghi, tralasciano il nomadismo.
_ Alcuni “ cadetti “ si stancano dell’organizz.feudale e iniziano a vendere il surplus agricolo.
_ L’urbanizzazione moderna esplode in inghilterra nel XVIII sec e poi i Europa, crescono le incertezze ma si puo’ trovare cibo a pochi Km.

3.2 L’ urbanizzazione moderna
si riferisce alla grande concentrazione di popolazione nelle aree urbane e all’aumento delle citta’.
_ L’urbanizzazione moderna a differenza di quella antica e’ accompagnata dall’industrializzazione.
_ motivi urbanizzazione: progresso tecnico ( applicazione scienze )apparecchiature industriali, diminuzione mortalita’.
_ si crea eccesso di popolazione agricola, la gente cerca lavoro nei settori non agricoli integrando il proprio lavoro con attivita’ extra
_ Nel XIX secolo lo sviluppo dell’industria abbassa la possibilita’ di doppio lavoro, il sistema economico diventa complesso.
_ lo stile di vita urbano fa ormai parte anche del mondo agricolo.

3.3. Societa’ metropolitane
_ Nascono da massicci fenomeni migratori, ogni metropoli ha un centro storico che per lo piu’ e’ sempre centro di un livello socio culturale alto, a Londra invece il centro politico e finanziario e’ vicino ai borough dove e’ alta la presenza di immigrati.
_ Nei paesi poveri o in via di sviluppo cresce la vita urbana perche’ queste citta’ sono sempre meno in grado di fornire opportunita’ economiche e servizi essenziali ai nuovi arrivati.

3.4 Le origini della sociologia urbana
Marx ed Engels si occupano del rapporto tra citta’ e campagna
_la citta’ fonda la sua economia sul capitale
_ la campagna fonda la sua economia sulla proprieta’ fondiaria
Per Durkheim la citta’ non e’ solo luogo d’innovazione e modernizzazione ma anche variabile influente sullo sviluppo della solidarieta’ organica
Per Tonnies e’ luogo tipico della societa’ ed e’ opposta alla comunita’, e’ caratterizzata da solidarietà meccanica
Per Weber la citta’ e’ luogo di potere di razionalita’.
Negli USA l’inurbamento ha portato alla crescita di metropoli e al diffondersi di criminalita’ urbana, L’area urbana di Chicago è la piu’ frequentata da immigrati. All’ universita’ di Chicago del 1892 Small fonda la scuola ecologica sociale urbana
Park con il volume The City  racconta la storia ecologica della citta’ , per lui la citta’ e’ una struttura complicata articolata secondo uno schema a cerchi concentrici con zone dove si

 

3.5 Recenti tendenze nell’analisi sociologica della città
_ Ci si dedica meno all’analisi ecologica ma si punta sui problemi sociali
_ si studiano le articolazioni del potere, le forme di solidarieta’, quelle di emarginazione, i gruppi ecc…
_ Negli anni 60 negli USA si crea un filone di studi per pianificare le citta’, le metropoli e per il risanamento delle stesse.
_ Si vede una maggiore attenzione sui fenomeni urbani da parte della popolazione
_ lo studioso francese Chombart de Lauwle studia:
1 ) i bisogni collettivi degli operai e sottolinea come lo sviluppo della citta’ renda segregate certe categorie.

 

Capitolo IV

Classi e stratificazione sociale

4.1 Diseguaglianze e classi sociali
_ l’idea che le diseguaglianze sono naturali entra in crisi in Europa e USA in seguito all’illuminismo
_ Il soggetto si riconosce come cittadino, cadono privilegi di nobili e aristocrazia, i soggetti hanno diritto di inseguire la felicità a prescindere dalla fede e dall’origine.
_ Marx non ha mai approfondito nel “ Capitale “ il concetto di classe sociale ma accennando a questa prende spunto dagli storici borghesi e pensatori socialisti. Dice Marx che le classi e i loro conflitti sono stai scoperti in precedenza appunto dai borghesi.
_ A Marx si deve dar atto di aver previsto la vittoria della classe operaia con l’instaurarsi di un assetto sociale nuovo dove il conflitto tra classi viene superato.
_ La societa’ socialista porta al superamento dei conflitti di classe
_ Marx parla di classe in sé e classe per sé: si riferisce in questi termini al proletariato.
_ distingue tra borghesia ( detiene i mezzi di produzione ) e proletariato ( persone che dispongono solo di forza lavoro e costrette a venderla per vivere ).
Il proletariato da classe in sé ( cioe’ esistente ) diventera’ classe per se’ ( quando acquistera’ la coscienza di essere una classe sfruttata dalla borghesia ed avra’ una coscienza di classe ).
Una volta acquistata la coscienza di classe ovvero la classe per sé dovra’ lottare contro la borghesia per raggiungere una “ societa’ senza classi “.
Questo cambiamento non potra’ avvenire in maniera pacifica, si avra’ bisogno di una rivoluzione anche violenta.
_ Per Marx il problema tra borghesia e proletariato muta nel corso della storia, la borghesia ha resto piu’ brutale l’interesse che sta alla base dei rapporti tra uomini, questi rapporti prima erano mediati da illusioni religiose e politiche, dalla famiglia, dagli affetti mentre con la borghesia verte tutto sugli interessi. La borghesia rivoluziona continuamente i modi di produzione ma mantiene il suo potere. L’elaborato degli operai con le macchine diviene sempre piu’ meccanico e tedioso e tende a deprezzarsi, il proletariato peggiora.
La borghesia e’ di numero ristretto ed è piu’ ricca.
Materialismo storico: Marx vede la storia racchiusa all’interno di uno schema esemplificativo: società attuale ( quella della germania del primo 800 piena di rivoluzioni industriali con gravi problemi economici dal punto di vista dei lavoratori ) composta da borghesi e proletaria, sara’ superata nel corso degli anni attraverso la rivoluzione proletaria.

4.2 I ceti sociali
Per studiare le classi sociali bisogna studiare il fattore economico, quello del prestigio e del potere, cosi’ si orienta la sociologia Americana che misura la stratificazione sociale tenendo conto di:

  • autocollocazione di classe
  • stili di vita dei diversi gruppi sociali
  • prestigio socioprofessionale
  • capacita’ di esercitare o subire influenza

Per Weber la classe:ogni gruppo di uomini che si trovano in una eguale situazione di classe. Interazione tra soggetti con comune interesse di classe.
Situazione di ceto: privilegio positivo o negativo nella considerazione sociale fondato sul modo di condizione di vita, sul prestigio della nascita o del lavoro.
Per Warner: scopre tre classi sociali conducendo una ricerca in Massachusetts:
1 ) classe superiore suddivisa in:
strato alto superiore ( antiche famiglie di razza bianca anglosassone )
strato alto inferiore ( i nuovi ricchi )
_ fanno parte di questa classe soggetti con alto reddito,potere, prestigio
2 ) classe mediosuperiore: professionisti di successo repressi dal mancato passaggio alla classe superiore, vogliono distinguersi
3 ) classe medioinferiore: piccoli imprenditori, operai che tengono al decoro e al prestigio

Per Sorokin e’ possibile individuare 3 stratificazioni sociali:

  • economica
  • politica
  • professionale

i 3 strati si intrecciano ma non necessariamente corrispondono ( alto posto vita professionale, basso nello strato economico ) bisogna studiare separatamente i vari aspetti della stratificazione.

4.4 Oltre le classi sociali?
Secondo Weber esistono dei gruppi di status: gruppi di persone che condividono uno stile di vita e un identita’ ( etnica’, religiosa ecc ) , questi gruppi possono organizzarsi in gruppi di potere ( partiti ) ma spesso sono disomogenei e in conflitto.
Per Mrx: una classe economica presa coscienza della sua condizione puo’ trasformarsi in partito.
Al potere ci sono quindi dei particolari gruppi di Status
Per Mills:  al vertice della societa’ americana agli inizi anni 50 si collocavano 3 gruppi di status diversi:
1 ) responsabili del grande sviluppo economico
2 ) establishment politico culturale della costa d’oriente ( affinita’ psicologica tra loro, interscambio ruoli, mediazione con un elite costituita da consulenti e tecnici del potere “ i media men “ che dirigono una classe d’impiegati. Questi impiegati sono i colletti bianchi e non sono una classe omogenea perche’ non sono una comunita’ di coscienza.
Jonathan Turner individua 6 diversi aspetti della stratificazione:
_concentrazione della ricchezza materiale
_ concentrazione del potere
_ concentrazione del prestigio
: costruzione dei gruppi omogenei sotto l’aspetto culturale
:_classificazione gruppi in base allo status
:mobilita’ sociale.

4.5 Le classi sociali in Italia
La frattura tra nord e sud e’ dagli inizi degli anni 70 attribuita alla frattura della societa’ industriale con quella della societa’ agricola ( nord e sud in sintesi ).
Negli anni 50 il reddito e’ cresciuto sia a nord che a sud ma le differenze strutturali sono rimaste le medesime.
Con l’industrializzazione:
_ il sud perde le caratteristiche di economia prevalentemente agricola
_ il Nord vede flettere il proletariato industriale agricolo

Capitolo V

 

La societa’ di massa

 

5.1 L’avvento delle masse
industrializzazione e urbanizzazione = portano un assetto sociale nuovo all’inizio del 900 diverso dalle societa’ industriali dell 800

  • ci troviamo di fronte a societa’ di massa ( masse organizzate che entrano in scena )
  • si sviluppa la psicologia delle folle per studiare le masse ( sono viste come pericolo,rottura ordine costituito )
  • per socialisti e anarchici massa = idea positiva, puo’ portare mutamento
  • Versante opposto: Teoria della critica della societa’: ( Marcuse, Adorno ) la folla porta al consumismo, allo smarrimento del giudizio critico
  • Ortega: massa = crisi intellettuale dei vecchi ceti colti. La societa’ del 20esimo secolo la peggiore perche’ indefinita, irrazionale, imprevedibile
  • Blumer: la massa puo’ essere distruttiva, e’ aggregato anonimo
  • Riesman: la folla e’ fatta da soggetti senza volto accalcati nelle metrò. Si forma una personalità eterodiretta ( l’altro e’ visto come una maschera di ruoli sociali e non come persona, l’individuo lotta per essere uguale agli altri ). Si sviluppa una personalita’ ansiosa, emotiva,. Il soggetto e’ esposto a stimoli contraddittori, deve incassare passivamente. L’eterodirezione e’ una forma di conformismo.
  • L’eterodirezione e’ dovuta alla rottura dell’autorita’ riconosciuta ( politica, cultura ) con la delineazione delle classi subalterne della Weltanschauung autonoma.

5.2 La societa’ di massa come societa’ del consenso
Shils e’  un sociologo americano che si occupa della massa in termini di “ consenso “.

  • separa il concetto di societa’ di massa da quella di cultura di massa.
  • La societa’ di massa:

_ genera nel soggetto un attaccamento alla societa’ e scatena affinita’ con i simili, i soggetti si aggregano in modo libero
_ i conflitti interni sono dati dal fatto che la massa non e’ ancora pienamente realizzata
_ la massa coltiva l’idea della polis: cittadinanza comune estesa ad un vasto territorio
_ si attenua la paura delle autorita’, si rafforzano i diritti
_ risorgono i valori soffocati nel medioevo ( egualitarismo, individualita’ )
_ la cultura di massa fa superare il dissenso prevedendo un unita’ culturale omogenea estesa a tutti
Secondo Wirth il consenso di massa si articola intorno a principi, valori , convinzioni che i mezzi di comunicazione possono rafforzare, non e’ dato dall’accordo di tutti ma dalla necessita’ di comunicazione, di dibattito.
Si costruisce un processo di persuasione con la mediazione di personaggi riconosciuti attendibili e capaci di interpretare i valori dei gruppi di cui fanno parte.
I messaggi persuasivi sono solitamente quelli che all’inizio sembrano neutri.

5.3 La cultura di massa

  • cultura che risponde alle esigenze della societa’ industriale per aprire mercati ai beni voluttuari
  • impone di consumare oggetti ( quelli dei divi ) per identificarsi in questi
  • deve avvicinarsi all’etica del lavoro piu’ che a quella dello svago
  • Alberoni: nella societa’ nordamericana il connubio piacere e dovere e’ accettato pienamente mentre in Europa la stessa sintesi non e’accettata a causa del sistema neocapitalistico arretrato. Gli europei provano piu’ senso di colpa nell’acquisto di beni voluttuari.
  • Mc Donals: ( anarchico e poi pacifista ) vede la cultura di massa come scadente. Alcuni portavoce sensibili e ricettivi usano i mass media e portano alla formazione di una nuova elite.

5.4 Consumi e manipolazione delle coscienze
Mannheim: la societa’ industriale porta a repressioni e rinunce, la societa’ di massa accumula energie psichiche non sublimate che minacciano di frantumare la vita collettiva.
Si pone il problema di controllare l’inconscio collettivo.
Secondo la scuola di Francoforte ( Marcuse, Adorno ) le masse potrebbero portare problemi anche in societa’ socialdemocratiche. Per Marcuse la massa porta alla creazione di uomini incapaci di giudizio autonomo che si muovono attraverso la cultura dominante. I bisogno secondari diventano primari.
Per Marcuse gli oggetti consumati soddisfano bisogni falsi anche se percepiti come bisogni primari, le persone si riconoscono nelle merci.

5.5 Teorie della societa’ postindustriale
Alain Touraine: sociologo francese utilizza le categorie diffuse in quel caos culturale per analizzare i movimenti collettivi che esplodono nel 68 in Francia.
Riprende il concetto di societa’ postindustriale gia’ citato da Bell.
_ il conflitto del 68 assume caratteri diversi da quelli della teoria di Marx, si oppongono al sistema studenti, operai, scienziati e piu’ tardi gli operai. Queste classi non erano classi sfruttate ma erano privilegiate perche’ avevano il potere legato alla produzione e alla conoscenza scientifica.
_ Prendono un ruolo centrale i “ produttori di conoscenza “ che espletano le loro attivita’ fuori dall’ industria: agenzie che controllano il sociale, laboratori di ricerca scientifica.
Queste societa’ sono secondo Turaine societa’ postindustriali:
1 ) perche’ l’industria sta’ perdendo il suo ruolo centrale di attivita’ econom, cultur e politica
2 ) e’ nel terziario avanzato che si diffondono norme e valori e non nell’industria
3 ) gli attori del nuovo conflitto non sono i componenti del proletariato industriale ma gli addetti al terziario avanzato.
Il conflitto e’ per lui scaturito dal conflitto di potere ( economico, politico, religioso ) e classi sociali che vogliono uscire dall’alienazione.
Per Dahrendorf: la societa’ postindustriale ha degli elementi che la distinguono da quella industriale.
_ Nella societa’ avanzata i manager, i dirigenti hanno gruppi di riferimento, norme, valori diversi da quelli del tradizionale proprietario dirigente, questi lavorano negli interessi degli altri.
_ le societa’ avanzate nella classe operaia ci sono categorie di specializzati che hanno un ruolo importante nell’azienda, percepiscono alti salari, i lavori poco qualific ad immigrati.
Espandersi classe media = uniformita’ stili di vita
Burocratizzazione delle funzioni del governo
Dahrendordf fa riferimento a societa’ industriali avanzate quali USA, Repubblica Federale Tedesca.

5.6 Conflitti e razionalita’ nelle societa’ postindustriali
_ 1968_ 1980 fase acuta di conflittualita’ interna nell’Europa Occidentale
_ si emettono aspettative collettive tipiche delle societa’ di massa
_ la struttura sociale ed economica e’ arretrata
_ entrano nella societa’ di massa i paesi dell’ Est, paesi arabi, terzo mondo afroasiatico
_ diritti delle donne bloccati in islam
Per Touraine gli studenti del 68 furono in grado di gestire un movimento collettivo fluido e di grandi dimensioni perche’ collocati in dimensione contraddittoria:

  • produttori di conoscenza
  • esclusi dal centro della societa’
  • motivati al mutamento del sistema
  • privilegiati dallo stesso sistema

si fecero portatori di utopie entrando in rotta con il sistema e le istituzioni.

Capitolo VI

 

Il potere politico

 

6.1 Forme di potere

  • passaggio da societa’ contadina ad industriale = trasformazione potere politico
  • Per Weber esistono due fonti generali del potere

_ i dominati : accettano il potere politico per il proprio interesse personale.
_ un autorita’ assegna il diritto di comando e quello del dovere dell’ obbedienza. Il potere a che fare con l’influenza piuttosto che con l’imposizione. Il potere come imposizione e’ instabile e costoso.
Per Weber: ogni potere cerca di essere legittimato e poi di sviluppare un apparato per obbedienza.
CI sono 3 tipi di potere legittimo:

1 ) la legittimita’ razionale: poggia sulla legalita’ e del diritto al comando di chi esercita, si obbedisce a questo potere perche’ legale e prescritto. Chi obbedisce lo fa alla legge.
2 ) la legittimita’ di carattere tradizionale: credenza nel carattere sacro delle tradizioni valide da sempre e nella legittimita’ di coloro che sono chiamati a rivestire il ruolo di autorita’. Si obbedisce adl signore per reverenza. ( societa’ semplici ). ( premi, doni )
3 ) La legittimita’ di carattere carismatico: poggia sulla forza di una persona e degli ordinamenti creati da questa. Si obbedisce a questo potere perche’ si ha totale fiducia in chi lo riveste.
Tratti dello stato moderno:
_ accentramento potere politico accompagnato dal principio di solidarieta’ territoriale
_ potere politico diviene autonomo da altri tipi di potere
_ apparato burocratico amministrativo che rende razionale la gestione del potere
_ diritto come strumento di legittimazione del potere
_emergere della societa’ civile rispetto allo Stato.

6.2 Il diritto e la razionalita’ burocratica
La legge legittima il potere.
Per Weber:

  • il diritto è presente in ogni forma di societa’ anche se in modi diversi, Organizza, mantiene e trasforma l’ordine sociale
  • identifica il diritto con lo Stato Moderno in quando questo basa la legittimita’ del potere sulla legalita’
  • lo Stato Moderno si caratterizza per il diritto legislatico ( il piu’ perfetto e razionale per Weber ).
  • Stato e diritto si compenetrano e danno vita allo stato di diritto
  • Diritto sotto forma di legge grazie al Parlamento
  • Per Weber un altro aspetto dello S.M e’ la creazione di un apparato amministrativo burocratico.

_ La burocrazia si distingue per:
1 ) regole generali a cui tutti sono soggetti
2 ) organizzazione gerarchica
3 ) impersonalita’ delle cariche
4 ) accentuata divisione del lavoro
Disagi: i burocratici potrebbero approfittare del loro potere per espandere la loro autorita’.
Merton: si dedica agli aspetti disfunzionali che porta la burocrazia ( attegg.meccanico dei burocrati )
Crozier: la burocrazia frena la razionalizzazione, è manifestazione patologica. Troppo rigida. Razionalizzazione e burocratizzazione processi divergenti.

6.3 Le teorie elitistiche
_ Fine 800 si inizia ad analizzare il governo e i governanti
_ rappresentanti di tali teorie: ( Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Robert Michels ) che criticano le teorie economiste di Marx e della democrazia liberale.
Gaetano Mosca:

  • in tutte le societa’ esiste tensione tra chi vuole l’ereditarieta’ delle classi al potere e la tendenza al mutamento di nuove forze emergenti
  • c’e’ sempre una classe dominante che mira alla perpetuazione del proprio potere
  • esiste la classe dei governanti ( meno numerosa, adempie a funzioni politiche, monopololizza il potere, ha vantaggi ) e una classe dei governatori: ( piu’ numerosa, regolata dalla prima, garantisce mezzi di sussistenza vitali per la politica ).
  • La classe dei dominanti cioe’ dei governanti e’ divisa a sua volta in due strati:

_ strato superiore: ( numero ridotto, prende decisioni importanti )
_ strato inferiore: ( diffonde la formula politica che legittima il dominio ).
I governanti possono rovesciare la vecchia elite ma presto si formera’ una minoranza organizzata nuova che assumera’ un ruolo di nuova elite.

  • La minoranza vince perche’ e’ piu’ esigua e tende ad organizzarsi meglio
  • Mosca afferma la necessita’ di una classe dominante per combattere la societa’ di massa e la burocrazia ( diritto di voto classi medie superiori ).

Robert Michels:

  • I partiti delle societa’ moderne necessitano di strutture organizzative sempre piu’ definite e di burocrazia sempre piu’ complessa, si forma cosi’ una classe dirigente che crea la base del partito.
  • Ovunque c’e’ organizzazione c’e’ dominio di una leadership

Alfredo Pareto:

  • elabora una teoria della stratificazione sociale che si fonda sul principio di eterogeneita’ ( ogni uomo e’ diverso per fisico, morale, intelletto quindi la societa’ umana e’ per forza diseguale ).
  • La struttura sociale e’ sempre costituita da uno strato inferiore e da uno superiore
  • Il fenomeno del passaggio da una classe all’altra e’ chiamato circolazione della classe eletta ( se la circolazione e’ carente si ha equilibrio statico , se e’ regolare l’equilibrio e’ dinamico )
  • Per Pareto ci sono:

_ azioni logiche: appropriate in vista del conseguimento dello scopo prefisso
_ azioni non logiche:  non appropriate in vista del conseguimento dello scopo prefisso  

6.4 i regimi politici
regime politico = contesto nel quale operano attori politici
_ delimita i confini entro i quali le organizzazioni di partito, i sindacati e le associazioni possono intervenire
_ e’ l’insieme di valori delel istituzioni, delle norme e delle regole
_ esistono 3 grandi regimi:
1 ) regime democratico: fondato su regole non mutabili mentre è in corso, e’ democratico se ci si puo’ opporre a questo
_ se c’e’ il suffragio universale
_elezioni libere a scadenza regolare, tutte le cariche assegnate tramite elezione
_piu’ partiti in competizione, piu’ forme d’informazione dei partiti
Per Marx la vera democrazia e’ solo quella economica fondata sulla ridistribuzione delle ricchezze e sulle eguaglianze materiali.
2 ) regime autoritario: Pluralismo politico limitato, limitate fonti d’informazione
_no mobilitazione politica esteza
_potere in mano di un piccolo gruppo o di un leader ed e’ arbitrario
3 ) regime totalitario: definizione che nasce dallo stalinismo in URSS e dal nazismo in Germania
_ Pluralismo politico assente, mobilitazione indotta dall’altro, leader senza limite d’esercitaz del potere, distruzione del precedente ordine, trasformazione della realta’ sociale.

Capitolo VII

 

Partiti e partecipazione politica

 

7.1 L’organizzazione del consenso

  • in un potere vincente cio’ che importa e’ mantenere sempre un livello sufficiente di consenso

_ regimi totalitari: il consenso e’ devoluto ad un unico partito molto ideologico dove sottostanno governo, burocrazia, cultura ed economica.
_ regimi autoritari: si tollerano spesso partiti satelliti a condizione che contribuiscano ad organizzare consenso di particolari referenti sociali
_ regimi democratici: i partiti devono creare autonomamente consenso intorno a un progetto
_ media men: uomini immagine che sono sempre centrali in ogni strategia elettorale

7.2 I partiti politici
Max Weber: osserva i partiti di massa e sottolinea come questi possono rappresentare interessi condizionati dalla situazione di classe o di ceto ma non necessariamente sono partiti di classe o di ceto.

  • il fine ultimo dei partiti e’ quello di influenzare in tutti i modi l’apparato adoperandosi per collocare nelle posizioni chiave di questo i suoi adepti.
  • Ci sono i partiti di patronato: organizzazioni che hanno come scopo l’insediamento dei leader nella carica direttiva, il leader provvedera’ a sistemare nell’apparato governativo e statale i suoi collaboratori ( USA )
  • Ci sono partiti ideologici: determinata visione del mondo , il loro agire e’ volto alla realizzazione di programmi ispirati ad ideali di contenuto politico. Si prefiggono come scopo l’insediamento negli uffici direttivi determinati dal punto di vista politico cosi’ da consentire di operare in modo adeguato al perseguimento degli scopi prefissati.
  • Weber definira’ in seguito il partito di patronato ( partito dei notabili ) e quello ideologico ( partito burocratico di massa ).

Maurice Duvrger: ( anni 50 )
_ svolge un analisi sistematica dei partiti politici moderni facendo una serie di classificazioni delle strutture partitiche sulla base alcuni criteri
_ criteri di classificazione dei partiti secondo durverger:

Origine:
_ partiti di origine interna
_ partiti di origine esterna
Partecipazione:
_ partiti di notabili
_ partiti di massa
Adesione:
_ partiti a struttura diretta, adesione individuale
_ partiti a struttura indiretta, adesione collettiva
_ partiti misti
Unita’ di base organizzativa:
_ comitati
_ cellule
_ milizie
Rapporti tra unita’:
_ partiti verticali o orizzontali
_ partiti centralizzati o decentralizzati
Durvenger elabora poi da questa classificazione una tipologia generale delle diverse strutture partitiche, ce ne sono tre tipi:
1 ) Partiti liberali e conservatori: partiti privi di un organizzazione rigida e capillare, basati su comitati indipendenti di notabili la cui attivita’ e’ costituita dalla preparazione e conduzione delle battaglie elettorali, il potere e’ gestito dal gruppo facente capo al leader parlamentare che riesce a prevalere sugli altri
2 ) Partiti socialisti dell’ Europa continentale: inquadramento di grandi masse popolati. Partiti che si autofinanziano con autotassazione degli iscritti allo stesso.
3 ) Sociologico, fascismo, comunismo: sistemi analoghi di vincoli rigidi, dottrina rigida e totalitaria. Il potere decisionale e’ gestito da una ristretta oligarchia che domina su una base impotente.

7. 3 Forme e livelli di partecipazione politica

  • diversi tipi di regime politico = forme diverse di partecipazione dei cittadini alle attivita’ politiche. Nei regimi autoritari la partecipazione non e’ neppure richiesta, in quelli totalitari e’ imposta nella forma della mobilitazione, nei regimi democratici il coinvolgimento e’ essenziale. Esistono diversi livelli di coinvolgimento individuale nella vita politica, Giacomo Sani ne individua 3 tipi:

1 ) la presenza: forma meno intensa, comportamenti ricettivi o passivi
2 ) l’attivazione: il soggetto svolge attivita’ politiche sia su delega che per propria iniziativa
3 ) la partecipazione: vera e propria, quando il soggetto contribuisce direttamente o no alla decisione politica

7.4 I movimenti collettivi e gruppi d’ interesse
Sono propri dei movimenti collettivi la spontaneita’, la mobilitazione di massa, l’assemblerismo, cortei, proteste.
_ questi movimenti producono mutamento sociale.
_ Con Bentley l’analisi dei gruppi d’interesse si orienta su tre direttrici:
1 ) individuazione e classificazione dei gruppi
2 ) modalita’ d’azione dei gruppi e del sistema politico
3 ) ruolo che svolgono questi gruppi nel sistema politico

Per Almond e Powell esistono:
1 ) gruppi di interesse anomico: rappresentano interessi nuovi e non riconosciuti dal potere, tali gruppi adottano forme di partecipazione politica non convenzionali e a volte illegali e violente.
2 ) gruppi di interesse non associativi: basati sull’etnia, la famiglia, la parentela, sul riconoscimento di legami primari
3 ) gruppi di interesse istituzionale: si organizzano per la difesa della promozione di una serie di privilegi, si tratta della Chiesa, dei militari, della burocrazia
4 ) gruppi di interesse associativo: piu’ diffusi, il sindacato, le organizzazioni degli imprenditori.

7.5 Il sistema politico italiano

  • ha subito negli anni molti mutamenti, era anomalo fino al dopoguerra.
  • Caratterizzato nel 1948 dal piu’ forte partito comunista occidentale

Si crea un regime consociativo dove restano nell’opposizione solo estrema destra e ultra sinistra movimentista.

Capitolo VIII

 

Le politiche sociali nelle società avanzate

 

8.1 Lo stato sociale: origine e sviluppi
Nei paesi indicati da Edward Shils come primi esempi di societa’ di massa dell’ Europa Occidentale: G.B, Francia, Germania Occidentale sono quelli in cui negli anni 40 si sviluppa un riconoscimento da parte dello Stato verso il cittadino di diritti e doveri di conseguenza:
_ minimo reddito a tutti
_diritto alla salute
_ istruzione
il Welfare State o lo stato sociale e’ di orientamento socialdemocratico, qui i soggetti rivendicano l’intervento dello Stato come diritto.
Mashall: per essere aiutato dalla collettivita’ il povero doveva essere visto fuori gioco dalla societa’, lo Stato lo aiutava perche’ lo vedeva come un pericolo per l’ordine pubblico e per l’igiene.
_ esisteva nella societa’ la filosofia del self help dimensione caritativa e motivata da principi umanitari e di prevenzione delle tensioni sociali.
_ il Friendly societies man mano va a sostituire il self help. ( societa’ mutuo soccorso in caso di malattia, disoccupazione, vecchiaia, morte ). Corrente fondata dalla classe operaia ( promuove nascita scuole adulti, nascita sindacato riformista ).
_ Nascono nel 1860 le prime forme centralizzate di mobilitazione sindacale e i primi partiti di classe operaia, queste manifestazioni servirono per l’affermarsi dei diritti delle classi svantaggiate.
_ Tra il 1905 e il 1911 in G. B vengono gettate le basi dei moderni sistemi di Welfare, Churchill quando entra a far parte del gabinetto dei liberali sente la necessita’ di portare a condizione di vita migliore i milioni di persone dimenticate.
Churchill e Lloyd George preparano il piano chiamato : National Insurance Act ( approvato 1911 ) , possiamo spiegarlo in questo modo:
1 ) Sistema di assicurazione obbligatoria per malattia
2 ) i lavoratori versano 4 scellini a settimana, 3 versati dal datore e due dal Tesoro
3 ) in caso di malattia il soggetto sarebbe stato curato gratuitamente  ed avrebbe ottenuto un assegno di dieci scellini ogni settimana.
4 ) laburisti e conservatori appoggiano il piano
5 ) nascono con questo piano le prime forme di assistenza sociale non come caritas ma come diritto inalienabile , i sudditi diventano cittadini.
La welfare nella politica italiana fallisce, l’italia punta sull’iperprotezione di classi gia’ avvantaggiate.

 

8.2 Teorie dello stato sociale

 

Welfare = Stato Sociale

_ Inizi anni 50 con welfare state ci si riferiva ai nuovi programmi introdotti dal governo Attlee e a un grado di societa’ che avesse soddisfatto i bisogni del cittadino dalla culla alla bara.
_ Beveridge afferma che indipendentemente dal reddito, tutti i soggetti hanno diritto di essere protetti da vecchiaia, disoccupazione, anzianita’.
_ James o’cconnor: si ispira al versante Marxista e vede l’emergere delle politiche sociali come conseguenza dello sviluppo di un settore industriale monopolistico. Distingue all’interno della societa’ capitalistica 3 piani economici:
1 ) settore monopolistico: (statale, cuore delle politiche sociali, la produttivita’ cresce piu’ veloce )
2 ) settore concorrenziale
3 ) settore stabile
l’ approccio conflittualista: distingue le politiche sociali come il prodotto di conflitti che vanno dalle periferie al centro ma situano le politiche sociali all’interno di una strategia, da parte dello Stato, finalizzata all’integrazione sociale. La cittadinanza come e’ stato rilevato da Marshall puo’ essere scomposta in 3 elementi: uno politico ( diritto di entrare a far parte del potere a prescindere dalla classe ), uno sociale ( diritto minimo di benessere economico, sicurezza sociale  ) e civile ( assicura diritti della liberta’ individuale ).
All’interno del capitalismo e’ necessario istituzionalizzare le politiche sociali per 3 ragioni!:
1 ) la trasformazione di una massa informe di salariati in gruppo socialmente omogeneo rende necessario che le forme di vita esterne al mercato del lavoro siano regolate in modo vincolante dallo Stato
2 ) mettendo in crisi i rapporti sociali precedenti , l’organizzazione capitalistica del lavoro rischia di compromettere la riproduzione della forza lavoro che richiede forme di sicurezza sociale
3 ) la fluttuazione del mercato del muro rende necessaria l’arte famigliare e di raccolta in grado di garantire il controllo della forza lavoro anche quando questa rimane ai margini del processo produttivo oppure ne viene espulsa.

8.3 La crisi del welfare state
ci sono 3 grandi categoire del welfare state:
1 ) regimi sociopolitici genericamente liberali: sistemi di protezione riservati solo a coloro che non dispongono di mezzi sufficienti , danno modesti aiuti
2 ) paesi dell’ Europa continentale: programmi piu’ articolati. Preservano le differenze interne al mercato del lavoro , la famiglia gioca un gioco irrilevante, l’influenza della religione mantiene il suo ruolo.
3 ) paesi scandinavi: welfare improntato sull’intervento pubblico garantendo prestazioni di alto livello.
Il Welfare state non si dimostra piu’ efficiente nelle politiche sociali del periodo postindustriale.

 

Capitolo IX

 

Il Sistema mondiale e la modernizzazione

9.1 Il nuovo disordine mondiale
Primo mondo ( societa’ socioeconomicamente avanzate a regime capitalistico e socialdemocratico )
Secondo mondo ( paesi a regime collettivista e autoritario dell’ Europa centrorientale )
Terzo mondo ( paesi variamente arretrati ).
Nel 2006 non e’ facile fare ancora una distinzione cosi’ netta, ci sono paesi in via di sviluppo ma ricchissimi di materie prime.
Gli Stati Uniti sono rimasti l’unica superpotenza mondiale.
Il crollo del bipolarismo Urss Usa disinnesca conflitti storici durati per moltissimo tempo.

9.2 Nord e Sud: teorie dello sviluppo
Teoria diffusionista di Daniel Lerner.
_ Analizza il processo di modernizzazione in cinque paesi del Medio Oriente.
_ Per Lerner, il percorso di sviluppo per il quale sono passati i paesi Occidentali e’ ripetibile e bisogna ricrearne le condizioni perche’ possa giovare anche ai paesi in via di sviluppo.
_ 4 gli elementi che compongono il suo modello di sviluppo:
1 ) urbanizzazione
2 ) alfabetismo
3 ) partecipazione a mezzi di comunicazione di massa
4 ) partecipazione politica
a questi elementi si aggiunge la componente della personalita’ che Lerner definisce empatia, questa serve per mantenere coerenza interna quando le istituzioni mutano.
Per Marion Levy:
_ processo di sviluppo: fenomeno di acculturazione e diffusione di strutture sociali dai paesi sviluppati a quelli sottosviluppati.
_ il contatto tra strutture modernizzate e strutture sottosviluppate mette in moto queste ultime.
Per David McCleland:
_ formare giovani fortemente motivati all’imprenditorialita’
Per Lewis:
_ spostare manodopera a basto costo nella citta’, creare surplus da reinvestire.
Per Rostow:
Ogni paese passa per fasi di sviluppo:
1 ) societa’ tradizionale: sviluppata entro funzioni produttive su tecniche semplici
2 ) societa’ nel percorso di transizione: si sviluppano le condizioni per il “ decollo” imitando societa’ piu’ moderne.
3 ) il decollo: intervallo in cui le vecchie paure sono superate
Per Hoselitz: ( strutturalfunzionalista )
_ due schemi di societa’, quella tradizionale e quella moderna, questi due schemi si escludono a vicenda.

9.3 Nuovi approcci allo sviluppo
Il processo di sviluppo da imitare resta quindi quello dei paesi occidentali, crescita attivita’ economica fornendo capitale ( in questo si e’ impegnata inizialmente l’ ONU ).

 

Capitolo X

 

I processi di socializzazione

10.1 Il concetto di socializzazione
socializzazione = trasmissione di insieme di conoscenze, valori, norme, capacita’
coinvolge: societa’ ( che trasmette ) e il soggetto ( che ne e’ il destinatario ).

  • mediante la socializzazione i gruppi possono stabilire norme, modelli, progetti
  • puo’ essere vista come un processo
  • puo’ essere vista come un prodotto ( dato l’esito finale del processo…sono i valori, i bisogni del soggetto gia’ socializzato )
  • nei primi anni il bambino apprende cio’ che l’umanita’ ha acquisito nel corso di migliaia di anni
  • la societa non e’ statica ma il patrimonio non cambia facilmente, puo’ essere mutato un po’
  • nelle societa’ complesse non tutti i soggetti seguono lo stesso percorso di socializzazione , questo avviene solo in societa’ semplici.
  • Esistono 2 livelli di socializzazione nelle societa’ complesse:
  • Primo livello di socializzazione: forma un soggetto con competenze sociali di base ( primi anni di vita ) e’ un imprinting, un insegnamento veloce, permette piccole interazioni sociali
  • Secondo livello di socializzazione:  il soggetto acquisisce competenze settoriali e specialistiche
  • Nelle societa’ primarie la socializzazione primaria coincideva con quella secondaria essendo basso il grado di divisione del lavoro e basse le competenze specialistiche.
  • Nelle societa’ complesse le competenze specialistiche possono superare quelle di base

10.2 Fattori genetici e ipersocializzazione
la socializzazione e’ il prodotto di una serie di influenze ed esperienze ( famiglia scuola ) che definiscono le caratteristiche sociali del soggetto.
Il soggetto entra in societa’ con un patrimonio genetico che fa prevalere certi tratti comportamentali.
L’approccio sociologico : con la socializzazione si riduce questa componente genetica anche se alla fine dell’ 800 la concezione genetico deterministica secondo cui l’ereditarieta’ avrebbe condizionato l’impatto socializzante con fattori ambientali non coerenti era diffusa.
Per Parsons:
_ obiettivo centrale della socializzazione e’ interiorizzare le norme e i valori culturali che rendono possibile l’integrazione del soggetto con l’intero sistema
_ abbandona l’idea dei fattori genetici proposta dia colleghi
Per James, Cooley, Mead: ( interazionismo simbolico ).
Cooley introduce il concetto di  “ Io riflesso “ = la formazione dell’ Io e’ dovuta a 3 processi fondamentali:
1 ) immaginazione del modo in cui gli altri percepiscono noi stessi
2 ) percezione del giudizio che gli altri esprimono su noi
3 ) senso di gratificazione/insoddisfazione che deriva da questa percezione
La personalita’ secondo gli interazionisti e’ il prodotto dell’interazione tra noi e gli altri
Per Mead:
_ noi ci vediamo come gli altri ci vedono, ci rivolgiamo a noi come gli altri si rivolgono a noi ( altro generalizzato )
Per Erickson:
_ Il bambino non e’ schiacciato dalla personalita’ dei genitori ma e’ lui stesso a modificare la loro, il ragazzo nell’arco della vita, nella societa’ industriale, passa attraverso molte agenzie socializzanti.
Il soggetto nello stesso tempo riveste posizioni differenziate in aggregati differenti ( figlio a casa, alunno a scuola ) proprio per questo si possono creare dissonanze ( competenze non conformi tra loro ) e incorrera’ in contraddizioni di ruolo che possono essere:
_ intraruolo: contraddizioni interne ad una stessa posizione ( medico al quale sono chieste diverse cure per una stessa malattia )
_ inter_ruolo: contraddizioni tra insieme di competenze collegate a piu’ posizioni  assunte dal soggetto ( donna, madre ecc ).

10.3 Processi e centri di socializzazione primaria
_ coinvolge le prime fasi di vita e le persone che stanno piu’ vicino al bambino
_ proprio qui il bimbo definisce la struttura di base ( insieme di valori ).
_ Le fasi precedenti di socializzazione influenzeranno quelle successive ( Parsons ).
_ fiducia /sfiducia
Ruolo: insieme di regole di condotta e delle aspettative che confluiscono su un determinato individuo in base allo status che egli detiene entro una rete organizzata ( gruppo, associazione )
Per Mead per la formazione del se’ e’ fondamentale assumere un ruolo.
Per Parsons:alla base dei processi di socializzazione primaria agiscono 2 diversi livelli:
_ livello gratificazionale : soddisfazione di un bisogno con oggetti appartenenti ad una certa classe fame = cibo )
_ livello cognitivo: riguarda le conoscenze che orientano la scelta di un oggetto piuttosto che di un altro per soddisfare lo stesso bisogno.
Tali meccanismi sono 5:
1 ) rafforzamento_estinzione: dopo un determinato comportamento…
2 ) inibizione: rinuncia a un comportamento per le conseguenze previste
3 ) sostituzione: sostituzione di un oggetto con un altro per soddisfare un bisogno
4 ) imitazione:  il soggetto acquisisce dei tratti particolari della cultura, del comportamento di un altro soggetto
5 ) identificazione: assunzione di un modello e il suo assorbimento.
I processi di socializzazione primaria si svolgono quasi tutti all’interno della famiglia del bimbo.

10.4 Processi e centri di socializzazione secondaria
_ avviene quando un soggetto e’ in grado di assumere un ruolo entro un contesto sociale, cio’ avviene quando egli ha acquisito le competenze specifiche.
_ il soggetto puo’ assumere piu’ ruoli
_ il primo centro di socializzazione secondaria e’ la scuola
_ la famiglia e la scuola hanno un carattere decisivo ai fini dell’adesione del soggetto ad una data concezione del potere
_un'altra agenzia socializzante e’ il gruppo dei pari, si caratterizza per rapporti simmetrici, sviluppa senso di collaborazione all’interno del gruppo e competizione all’esterno
La teoria dei gruppi di Merton: i soggetti si sentono vittime di una privazione relativa quando hanno la soggettiva convinzione che altri soggetti di un organizzazione li abbiano privati di qualcosa che era percepita come dovuta
_ dal punto di vista dell’integrazione sociale la televisione viene vista come strumento manipolatore capace di dare una visione distorta della realta’, puo’ dare problemi a soggetti adolescenti ed instabili
_ Per gli ottimisti i messaggi errati della tv per i piccoli non sono poi molto violenti rispetto alla favola di cappuccetto rosso. Spesso al televisione e’ scambio e interazione.

10.5 Il comportamento deviante
La socializzazione puo’ dar luogo a comportamenti devianti quando nel sistema c’e’ una sorta di anomia, questo avviene anche quando le norme sociali interiorizzate sono distorte, quando si frequentano culture devianti.
Sutherland:

  • cerca di capire cosa porta alla devianza e fa ricorso prima di tutto alle situazioni ambientali ( degrado ecc )
  • afferma che e’ inutile usare teorie psicologiche, la devianza e’ un fenomeno che riguarda la sociologia
  • esclude l’ipotesi della trasmissione ereditaria del delinquere
  • con il training: il soggetto interagendo con altri soggetti puo’ assimilare valori e impulsi devianti
  • L’associazione differenziata: ( di Sutherland ) un soggetto agisce in modo deviante quando le percezioni favorevoli all’infrazione prendono il sopravvento

_ l’atto deviante e’ una scelta razionale
Per Parsons: la devianza e’ dovuta a un momentaneo mal funzionamento della struttura sociale prodotto da un errata socializzazione, che chiunque ha interiorizzato in modo errato nelle norme.
Esistono due tipi di devianza:
Per Lemert
_ devianza primaria: avviene in piu’ contesti ( sociali, culturali, psicologici ) e possiede le implicazioni solo marginali per la struttura psichica del soggetto, essa non da luogo a riorganizzazione simbolica a livello di atteggiamenti nei riguardi di se e degli altri. Non e’ una devianza grave, lo diventa quando il comportamento deviante viene percepito dalla collettivita’ inadeguato.
_ devianza secondaria: comportamento deviante o nei ruoli sociali basati su di esso , diviene mezzo di difesa, di attacco o di adattamento nei confronti dei problemi

 

Capitolo XI

I piccoli gruppi

 

11.1 L’analisi sociologica dei piccoli gruppi
Società avanzate = crescita rapporti interpersonali, in un sistema si giocano piu’ ruoli.
_ Ogni gruppo , sia formale che informale porta con se una specifica subcultura o i singoli membri sono tenuti a conformarsi altrimenti vengono esclusi dallo stesso.
_ un soggetto fa parte di piu’ gruppi quindi ha comportamenti talvolta contraddittori
_ nel gruppo si apprendono degli schemi di comportamento
_ all’interno del gruppo il soggetto apprende
_ societa’, individuo, gruppo si scambiano continuamente informazioni. Per Asch non puo’ essere definito gruppo senza societa’ e neanche societa’ senza gruppo.
Parsons e Shils: relazione tra personalita’ individuale e struttura sociale. Tramite l’interiorizzazione dei valori culturali il soggetto adotta quei schemi di comportamento e quegli atteggiamenti che sono validi per inserirsi nella societa’.

11.2 Caratteristiche del gruppo ristretto

  • è possibile un faccia a faccia
  • frequenza dei rapporti d’interazione e di comunicazione diretta tra i soggetti
  • riferimento scopo meta= i soggetti si associano per raggiungere un risultato che da soli non potrebbero conseguire

Cooley: distingue tra legami primari ( di natura affettiva ) e i legami secondari ( di natura pratica ).
I gruppi primari nascono per soddisfare bisogni emotivi, quelli secondari per raggiungere certe finalita’
Tonnies e Jennings: Nei gruppi primari si stabiliscono rapporto spontanei e informali, in quelli secondari i rapporti sono imposti da circostanze e funzionano in modo superficiale e automatico.
La divisione dei compiti suppune una stratificazione per importanza e pone al vertice un soggetto con funzione di guida.
IL gruppo visto come sistema di comunicazioni:

  • gruppo a stella, il membro A comunica con tutti
  • gruppo a quadrato, tutti i membri hanno la stessa possibilita’ di comunicare
  • gruppo a Y ciascun membro ha una posizione particolare piu’ o meno favorevole

11.3 Ruoli e leadership
_ in un gruppo ogni soggetto a un ruolo voluto o imposto
il ruolo e’ determinato dalle aspettative sociali e dallo status
_ l’importanza dei ruoli e’ cruciale per coordinare i ruoli stessi
Sell:i ruoli entrano spesso in conflitto tra loro
_ il ruolo che ha maggior importanza all’interno del gruppo è quello di leader o di capo, anche il capo deve rispettare un insieme di prescrizioni, egli impersona i valori del gruppo, è un punto di riferimento.
Deve perseguire le aspettative degli altri membri del gruppo.
_ Il leader puo’ emergere spontaneamente durante un interazione in questo caso i membri conferiscono una certa autorita’ al capo perche’ credono in lui.
_ il leader puo’ imporsi dall’esterno, i membri sono tenuti ad attenersi a tale leader

11.4 Tipi di leadership

  • una sorta di alone di prestigio si forma intorno al capo, l’atteggiamento dei membri sara’ al di fuori sottomesso ma internamente frustrato. ( T.psicoanalitica ).
  • I soggetti iniziano ad obbedire al caso e a costruire una personalita’ autoritaria verso l’esterno, verso i deboli e sfogano la loro rabbia che altrimenti sarebbe rivolta al capo.

Kurt Lewin:
Capo autoritario:
Capo democratico:
Capo lassista
Con il termine gatekeeper ( guardaporte ) s’intende un personaggio che gioca un ruolo importante nel processo della comunicazione, si tratta della cellula del gruppo aperta verso l’esterno da cui i messaggi vengono convogliati e rimessi all’interno del gruppo.
Il leader d’opinione : grazie al suo prestigio e’ in grado di modificare l’opinione altrui.
Per Merton:

  • leader locali: influenza gli altri sulla base del proprio ascendente personale, il suo potere riguarda argomenti del gruppo

leader cosmopolita: ha influenza su un argomento particolare che riguarda non solo il gruppo

 

Capitolo XII

 

I processi conoscitivi

12.1 Conoscenza e strutture sociali
Si scopre una connessione tra conoscenza, strutture sociali e mutamento sociale.

  • con Marx ed Engels sono state gettate le basi della sociologia della conoscenza
  • la divisione in sovrastruttura e sottostruttura costituisce la base categoriale dell’ approccio di Marx alla conoscenza.
  • Sovrastruttura: diritto, idee morali, idee religiose sono riflessi della struttura, solo indirettamente partecipano alla storicita’ della struttura.

Gli uomini stabiliscono rapporti sociali conformemente alla loro produttivita’ materiale e producono anche principi e idee conformi ai loro rapporti sociali.
La classe dominante stabilisce anche i principi dell’ideologia.

  • Marx ed Engels delineano anche il principio fondamentale della sociologia della conoscenza: il principio del condizionamento sociale ( condizionamento che si esercita sul pensiero )
  • Durkheim e Scheler rigettano l’idea di Kant secondo il quale esistono categorie di pensiero universali.
  • Durkheim definisce i fattori socioculturali e ambientali che determinano in vari contesti storici le categorie conoscitive ( le categorie sono prodotto di una grande cooperazione, molti spiriti diversi hanno miscelato le loro idee ). Le categorie sono fatti sociali esteriori e coercitivi. Non ci sono categorie universali valide per ogni tempo e luogo, le stesse categorie sono diversamente concepita a seconda del luogo e del tempo ecc…
  • Scheler: sgancia le categorie conoscitive dalla dinamica storico sociale.

_ Per lo studioso si danno delle configurazioni proprie della realta’ che esauriscono le diverse possibilita’ di sapere, tra queste possibilita’ la scelta e’ condizionata dalla societa’.
_ C’e’ una conoscenza teologica ( la saggezza e la salvezza ) e una conoscenza filosofica ( volta alla costruzione di un sistema di idee per interpretare il mondo, da qui nascono le scienze fisiconaturali ), questa conoscenza e’ condizionata da esigenze socioeconomiche.

  • Mannheim:studia le concrete influenze che si esercitano socialmente sui modi di pensare individuali.

_ le idee sono per lui condizionate dalla classe di appartenenza e dall’assetto sociale in cui le classi si determinano.
_ Vuole sottoporre allo stesso procedimento critico tutte le forme di ideologia compresa quella borghese e del proletariato.
_ l’individuo non pensa ma porta avanti il pensiero dei suoi predecessori
_ elabora i vecchi modelli e li adatta ai nuovi problemi
_ nella societa’ moderna la mobilita’ rende valide non solo le proprie idee ma anche quelle diverse, prendono validita’ anche le teorie delle classi subalterne, emergono molte idee in conflitto pero’. Si dissolve l’idea dell’unita’ nel pensare e si arriva all’idea di pluralita’ del pensiero moderno.
_ L’incertezza dell’uomo nella Chiesa trova risposte nella scienza alla quale si affida.
_ideologia per M: i fattori inconsci di alcuni gruppi tendono a nascondere lo stato reale della societa’ a se e agli altri
_ utopia per M: esistono gruppi impegnati alla trasformazione di una condizione sociale da non scorgere la realta’.
_ dell’ideologia puo’ esserci una concezione particolare e una totale:
Concezione particolare dell’ideologia: indica come le ideologiche solo alcune asserzioni dell’avversario. Riflette la dinamica della lotta politica e nella sua forma rozza e primitiva. Gli errori e le menzogne sono sempre dell’avversario
Concezione totale dell’ideologia: vuole individuare la connessione tra una certa situazione sociale e un'altra. Puo’ portare alla tolleranza dell’altro ma anche alla distruzione..
Questa forma di ideologia si raggiunge solo quando il ricercatore ha il coraggio di sottomettere anche il proprio punto di vista all’analisi ideologica.

12.3 La sociologia della scienza
 Merton: l’ogetto della sociologia della scienza e’ l’interdipendenza dinamica tra scienza intesa come attivita'’sociale in progresso che da'’origine a prodotti culturali e di civilta'’e la circostante struttura sociale.
Le reciproche relazioni tra scienza e societa’ costituiscono l’oggetto di studio.
Quattro elementi costituiscono la scienza moderna: universalismo, comunismo, disinteresse, dubbio sistematico. Il fine istituzionale della scienza e’ l’assunto che impone di vedere nella scienza un processo cumulativo.

12.4 Le rivoluzioni scientifiche e la nuova sociologia della scienza
Kuhn: preferisce la visione sociologica della scienza piuttosto che quella epistemologica.
Un paradigma e’ cio’ che viene condiviso dai membri di una comunita’ scientifica.

 

Fonte: http://www.sociologia.uniroma1.it/users/studenti/Riassunti/riassunto_spirito.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

CAP 1 IL CONCETTO DI GRUPPO SOCIALE

 

Gruppo: in insieme di tre o più individui che interagiscono fra loro, cooperando per il raggiungimento di uno scopo comune e sviluppando la consapevolezza di far parte di una unità sociale autonoma all'interno del sistema sociale. Una formazione sociale e circoscritta possibilità per i membri di stabilire dei rapporti diretti. Il termine il gruppo può indicare una categoria sociale,una classe,una ceto,una comunità, la famiglia,una squadra di calcio ecc.

Categoria sociale: ha un carattere prettamente psicologico. Tale termine riguarda un genere,un'etnia,una classificazione ecc.

Classe sociale: è composta da individui accomunati da una stessa posizione rispetto al controllo economico e sociale del potere. Una classe sociale che si configura quando una categoria sociale prende coscienza della propria condizione sociale, del proprio ruolo e si muove secondo una strategia politica unitaria.

Comunità: collettività unita da vincoli etnici, storici, spesso parentali che inducono l'individuo a sentirsene parte integrante ed attiva.

TONNIES: secondo lui il termine comunità tende ad indicare il tipo di legame prevalente in una organizzazione collettiva.

Organizzazione: prefigura un progetto di divisione del lavoro ed una piramide gerarchica e descrive la struttura e le funzioni di una grande azienda o di un complesso burocratico.

Società: sociologi come TOCQUEVILLE E PARSONS la concepiscono come un complesso sistema di raggruppamenti sociali che stabiliscono tra loro rapporti funzionali gerarchici o di inclusione, mentre il gruppo è considerato il tramite privilegiato fra individuo e società del luogo elettivo dei rapporti di reciprocità.

Aggregato sociale: pluralità di individui che presentano una condizione di stare insieme accidentale e transitoria.

ERVING GOFMANN: nelle situazioni di stare insieme si vengono a stabilire norme di condotta che originano dal costume sociale e che regolano con forza coercitiva il comportamento pubblico degli individui.

ROBERT BALES: studiò la formazione dei gruppi occupandosi di alcuni problemi organizzativi del campus universitario, inizialmente questi studenti erano a massa di persone che non si conoscono, alt seguono dell'esperimento i soggetti cominciano a fare conoscenza e a formare un gruppo sempre più affiatato. Si può affermare sebbene l'aggregato sociale possa svanire rapidamente non appena uno dei suoi membri si avvia per i fatti suoi, in molte circostanze esso rappresenti il brodo di coltura in cui prende forma e si consolida un gruppo sociale.

DE GRADA: aggregato è un insieme di individui in cui la giunta o la si che ione di una o più unità e la modificazione della posizione reciproca dei presenti non alterano le caratteristiche essenziali della situazione.

Requisiti formazione gruppi: interazione faccia a faccia, reciprocità, scopo comune, cooperazione, senso di appartenenza. Sono che i caratteri che consentono di distinguere il gruppo. Un gruppo nasce per realizzare una forma di cooperazione e di partecipazione fra più individui accomunati da bisogni che essi non sono in grado di soddisfare individualmente.

WILLIAMN SUMNER: we sense, il senso del noi, dei membri di un gruppo, i quali stabiliscono relazioni interpersonali che hanno un senso e significatività nel contesto del gruppo

KURT LEWIN: è una totalità caratterizzata dal destino comune che unisce i suoi membri.

Quanti membri per formare un gruppo? è composto da due o più persone.

SIMMEL: afferma che la coppia costituisce una forma relazionale sui generis e rappresenta il mattone con cui si costituisce un gruppo. Il gruppo è una formazione sociale in cui si sviluppano rapporti interpersonali ed ha quindi il contenitore di tali episodi e relazionali.

 

DE GRADA: suggerisce di distinguere tra:

  • gruppi estesi: caratterizzati da una comunanza di interessi e da una certa struttura organizzativa in cui le possibilità di interazione sono piuttosto ridotte ancorché teoricamente possibili.
  • gruppi ristretti: o piccoli gruppi, dove le relazioni interpersonali si sviluppano direttamente faccia a faccia.

Interazione diretta tra membri: elemento fondamentale di un gruppo. Dipende dal tipo di gruppo, dal grado di coesione e da tutte quelle pratiche che il gruppo stesso pone in atto per garantire l'attaccamento è la partecipazione dei membri e per cementare la loro unione.

SUMNER E DURKHEIM: il di appartenenza è un gruppo morale costituito su basi simboliche, che influenzano sia i nostri comportamenti quotidiani sia i nostri valori e le nostre credenze.

gruppo di riferimento: gruppo sociale a cui l'individuo fa riferimento nella formazione dei propri atteggiamenti e nell'orientare i propri comportamenti.

Comunanza degli scopi: coagulare un gruppo intorno alle pratiche necessarie per il loro conseguimento, determina i caratteri e i meccanismi di funzionamento in specie con riguardo al grado di partecipazione e di identificazione richiesto ai suoi membri.

Apparato normativo: si forma per permettere il raggiungimento dello scopo. Nel gruppo si formano dei ruoli che ciascun membro ricopre, ed alcuni di questi ruoli e rivestono grande importanza per il funzionamento del gruppo e per il raggiungimento delle sue mete.

Livello di coesione: determinato dall'articolazione dei ruoli, dai rapporti tra capi e seguaci e dal differente grado di partecipazione dei membri di un gruppo.

 

CAP 2 LO STUDIO DEI GRUPPI NELLA SOCIOLOGIA

ORIGINI

Nascita Sociologia: primi dell’ 800 insieme alla Società Industriale

August Comte: padre della Sociologia definita da lui come fisica sociale. Legge dei 3 stati. Famiglia come base di sviluppo di altre formazioni.

Delineandosi tardi la Sociologia dei Gruppi ha avuto comunque i suoi pionieri tra i quali ricordiamo:

C.Fourier: FALANSTERIO: sorta di moderna comune autosufficiente che supera la famiglia e si costituisce come associazione cooperativa di produttori e consumatori..Nel falansterio i gruppi sono un prodotto spontaneo di forme passionali e di attrazione reciproca.

L.Goumplowicz: le diverse cause ambientali conducono a differenze di civiltà, cultura e potenza bellica.SFERA DI SINGENESI: stimola la coesione e la simpatia sociale tra i membri e determina aggressività verso l’esterno.ETNOCENTRISMO deriva dalla singenesi.

A.de Tocqueville: ASSOCIAZIONE VOLONTARIA come insieme di cittadini che si mobilitano per raggiungere uno scopo concreto.
CLASSICI

Nel 1871 le masse si impadroniscono di Parigi e la sottopongono ad un breve periodo di terrore.Nasce nelle Scienze Sociali l’indirizzo chiamato PSICOLOGIA DEL FOLLE.

G.Tarde: in una coppia uno dei 2 esercita un punto forte attraverso atti,parole ed emozioni.Gli individui tendono ad imitare coloro che reputano superiori adattandosi alle proprie scelte.

S.Freud: i membri di una folla rinunciano alla propria individualità ed avviano un processo di identificazione nel capo inteso come IO ieale.

 

E. Durkheim:SOCIETA’ TRADIZIONALE:in essa si sviluppano rapporti determinati dalla forte appartenenza alla comunità e l’individuo si trova costretto sin dalla nascita a condividere credenze imposte collettivamente.SOCIETA’ MODERNA:in essa ci sono gruppi caratterizzati dalla specializzazione delle funzioni a cui l’individuo partecipa volontariamente.GRUPPO PROFESSIONALE: gruppo che garantisce l’ordine sociale e morale e si basa sul rispetto dell’accordo tra membri.

M.Weber:RAZIONALITA’: concetto centrale perché egli classifica le azioni in base al tipo di razionalità che esprimono.TEORIA DEI GRUPPI SOCIALI: base per interpretare i fenomeni sociali;alla base dei gruppi vi è la relazione sociale tra individui e questa può essere APERTA se non prevede limitazioni;CHIUSA se risulta selettiva rispetto all’esterno.
NASCITA DELLA SOCIOLOGIA DEI GRUPPI

G.Rimmel:TEORIA FORMALISTA:la Sociologia non consiste nell’individuare le leggi che prevedono i fenomeni sociali e culturali ma è un nuovo modo di osservare la società studiando le forme di associazione.

L.Von Wiese: INFLUENZA RECIPROCA:sottolinea la reciprocità del rapporto interpersonale.Egli classifica 3 fenomeni sociali:MASSA,GRUPPO e COLLETTIVITA’ ASTRATTA.

IN AMERICA:lo spirito di frontiera aveva abituato la nazione ad affrontare i problemi con spirito pragmatico e nell’800 si costituisce nell’immaginario collettivo l’AMERICAN DREAM, il sogno americano di creare una società progredita.

Taylor: è contro il gruppo e promuove l’individualismo attraverso forme personalizzate di retribuzione.

SCUOLA DI CHICAGO: si delinea tra gli anni ’20 e metà degli anni’30 e la sua caratteristica sta nella ricerca di forme di urbanizzazione sul rapporto tra individui,povertà,devianza della vita metropolitana e darà vita ai NEO-CHICAGOANS, una nuova generazione di ricercatori e .l’importanza di tale scuola sta nell’annettere definitivamente la Sociologia dei Gruppi nella ricerca empirica.

R.Park:principale fautore di tale scuola e concepisce la Sociologia come una scienza applicata per studiare il comportamento degli individui.

Moreno:conia il concetto di ATTRAZIONE INTERPERSOLNALE.

Coniugi Lynd e W.FootWhyte: operano esperimenti a Middeltown e Cornerville.

ETA’ MODERNA

T.Parsons: TEORIA DELL’AZIONE:il fenomeno sociale si manifesta come atto intenzionale e significativo e gli agenti sociali che compiono tale atto operano in base al loro status e al loro ruolo e il sistema sociale è costituito quindi dai rapporti di interazione tra soggetti agenti.

R.Bales:lo studio del gruppo deve fondarsi sull’osservazione dei comportamenti dei suoi membri e l’osservazione dl gruppo deve avvenire all’insaputa dei soggetti osservati.

M.Sherif: stereotipi di gruppo e concetto di pregiudizio ( ricorda fine del capitolo 6 )

K.Lewin:DINAMICA DI GRUPPO:definisce i fenomeni ed i processi che si sviluppano nel gruppo.Il gruppo deve essere studiato nella sua interezza e non solo nei rapporti di interazione tra i membri.

R.Likert:attribuisce notevole importanza alla coesione, la quale concorre a realizzare maggiore produttività nel gruppo e tra i suoi singoli membri.

Lazarsfeld:i mass- media avevano peso sul pubblico solo se si associavano all’influenza esercitata dai leader d’opinione durante le elezioni.

R.Merton: l’ orientamento funzionalista consente di valutare dei risultati di un’indagine empirica rispetto alle conseguenze che esercitano sulle strutture sociali più ampie a cui si riferiscono.

‘68 Europeo: la società di massa non è più vista come il migliore dei mondi.Correnti di contestazione.In America si sviluppano 2 filoni: nel PRIMO ci sono studiosi di devianze i quali affermano che il deviante è colui che non si conforma alle regole; il SECONDO è rappresentato dall’ ETNOMETODOLOGIA,la quale si occupa delle regole che governano il processo di comunicazione sociale.

IN ITALIA:la Sociologia dei gruppi ha una doppia connotazione tra gli anni ’70 e gli anni ’90 e mantiene attivo un filone di studi e ricerche di matrice cattolica che rimarca l’importanza dell’associazionismo di base nel campo della solidarietà.Inoltre prende forma una corrente che trae ispirazione dalle ricerche etnoantropologiche di De Martino e dal pensiero gramsciano.

P.Donati: riprende il tema delle associazione distinguendo tra dimensione antropologica,che riguarda la sfera della sciabilità, una dimensione politologica che attiene alle funzioni di mediazione dei gruppi tra individuo e stato, e una dimensione sociologica che si sviluppa nel complesso sistema di reti relazionali della società.

NETWORK ANALYSIS: analisi delle relazioni sociali che determinano il comportamento relazionale di individui e gruppi.

 

CAP 3 Io e l’altro. La relazione interpersonale come fondamento dei fenomeni di gruppo

L'attrazione interpersonale

Sociale: risulta come un accomodamento costante e instabile di esigenze dell'organizzazione esterna e della vita psichica.

Socialabilità: vocazione e propensione a stabilire relazioni sociali. Si manifesta come ego nei confronti di alter e nella creazione di un legame reciproco di relazioni.

Socialità: capacità dell'uomo di tradurre relazioni in forme durevoli ed organizzate.

HOBBES: l'accordo e la collaborazione tra individui su cui si costituisce la struttura della società derivino da considerazioni opportunistiche, legate alla necessità di soddisfare bisogni comuni.

MC DOUGALL: ritiene che la sociabilità fine a un tratto del corredo umano.

MEAD: ritiene che gli individui simili non tra loro spontaneamente per sviluppare forme di cooperazione che ne rinforzano lo spirito associativo.

Gli antropologi sostengono che alla base della relazione umana si sia posto il riconoscimento di bisogni comuni che ha indotto gli uomini a provare un immediato interesse,1 sorta di attrazione per i propri simili.

Reciprocità: principio di scambio delle risorse.

Relazione sociale: comportamento di più individui e restaurato reciprocamente secondo il suo contenuto di senso ed orientato in conformità. è caratterizzata anche dall'attribuzione di senso cioè dall'introduzione di un comune principio di valutazione dell'agire sociale.

SIMMEL: introduce il concetto di inter-azione sottolineando il carattere di interdipendenza della relazione interpersonale la capacità di ego e di alter di condizionarsi a vicenda.

VON WIESE: definisce la reciprocità come influenza interumana e la pone a fondamento dell'ordine sociale.

MEAD: concepisce l'interazione come scambio di azioni significative, in cui il soggetto regola il suo comportamento rispetto alle aspettative dell'altro, sulla base di modelli socioculturali comuni.

La relazione sociale: è considerata sia manifestazione della sociabilità degli individui sia come fattore fondamentale della struttura del sistema sociale che determina il carattere della società. Intesa come costituzione di un rapporto di interazione fra due individui può essere spiegata come l'esito di un processo di attrazione interpersonale.

Attrazione interpersonale: intesa come forza spontanea ed istintiva che stabilisce un legame di natura emotiva ma tra due persone. Si può stabilire tra due individui per vari motivi esempio: la bellezza fisica la bellezza interiore, la vicinanza fisica la quale consente di destare l'attenzione visiva dell'individuo e valutare con maggior precisione le caratteristiche esteriori ed il comportamento dell'altro; la distanza nel caso in cui una persona lontana di cui se ne sente la mancanza; la somiglianza come nei membri di una comune sub cultura giovanile, coetanei i quali rappresentano caratteristiche culturali e sociali simili. È molto importante la somiglianza di Status la quale determina l'adesione ai valori e a comportamenti sociali analoghi e spinger individuo a ricercare quelle persone che confermino e rafforzino le sue scelte e di suoi atteggiamenti.

TARDE: leggi dell'imitazione le quali consentono agli individui di aggregarsi e di condividere obiettivi, comportamenti e risorse comuni.

WINCH: teoria dei bisogni complementari secondo la quale gli individui possono essere a tratti da quelle persone che sono in grado di fornire un aiuto o un supporto necessario per il conseguimento di un dato obiettivo, in quanto dispongono di dati che essi non sono stati in grado di sviluppare. Da questa teoria prende forma a un altro tipo di attrazione: l'utilità strumentale del soggetto.

Scambio equo: quando gli attori impegnati in scelse un negoziale ricevono un profitto dalla relazione, che soddisfa i bisogni e le esigenze dei partners. Tale parametro dipende da individuo ad individuo a seconda dei suoi bisogni e delle specifiche situazioni, è determinato da valori, principi e norme di origine al socio culturale che impongono criteri condivisi e prevedibili in grado di facilitare l'accordo tra le parti.

Altruismo: gli psicologi sociali ritengono che il comportamento altruista sia governato da una valutazione di costi e benefici, e che certi slanci istintivi e i razionali derivino da una forte assimilazione di valori morali durante il processo di socializzazione.

L'elemento comune che determina il potenziale di attrazione è rappresentato dalla disponibilità di una persona a scambiare risorse.

Categorizzazione sociale: meccanismo che possiede l'individuo per conoscere la realtà. TAJFEL sostiene che tale processo consista nell'organizzare le informazioni ricevute dall'ambiente secondo un sistema di classificazione che consenta di ordinare e di semplificare la conoscenza della realtà. Il processo di categorizzazione contribuisce a definire l'identità sociale dell'individuo cioè quella parte di immagine che l'individuo costruisce di sé e sulla base della sua appartenenza di gruppo.

Validazione consensuale: termine coniato da SULIVAN per descrivere il bisogno di verifica, di controllo, di convalida dei propri atteggiamenti. Secondo il principio dell'invalidazione consensuale il processo di attrazione interpersonale si sviluppa tra individui che hanno interesse a scambiarsi reciproci attestati di illegittimità, sia in ordine ai comportamenti che rispetto agli atteggiamenti alle credenze.

LE STATEGIE DELL’INTERAZIONE

Quando un individuo si trova di fronte ad un altro può decidere quale strategia e intraprendere. Sono molto varie, dobbiamo considerare anche quelle conflittuali dei quali impegna nel soggetto in una relazione competitiva piuttosto che cooperativa.

GOFFMAN definisce:

  • interazione non focalizzata: riguarda i casi in cui gli individui si trovano in presenza degli altri, senza che si approfondiscano i rapporti interpersonali; la semplice compresenza reciproca costringe tuttavia i soggetti a prendere delle precauzioni, a controllare il proprio comportamento e a seguire regole generali che governano il semplice stare insieme.
  • interazione focalizzata pronti processo relazionale intenzionalmente diretto verso specifiche persone che si trasmettono l'un l'altro una particolare autorizzazione a comunicare e mantengono un tipo particolare di attività reciproca che può escludere gli altri.

sostiene che nell'incontro i soggetti compiono una serie di mosse successive che li portano a cooperare per una comune definizione della situazione, e ciò avviene quando esiste uno scopo comune quando esiste una reciproca attrazione; si verificherà così un consenso cooperativo svolto a minimizzare le divergenze e ad enfatizzare i punti di divergenza.

Processo di comunicazione: processo fondamentale per il successo dell'interazione, riduce le condizioni di incertezza cognitiva, favorendo il consolidarsi dell'accordo interpersonale. per comunicazione si intende un processo di trasmissione dell'informazione da un soggetto emittente ad un soggetto ricevente.

Modello cibernetico: definisce una serie di elementi costitutivi del processo di comunicazione. Di primaria importanza compare il codice cioè l'insieme delle regole di significazione che consentono di dare una forma al messaggio. Il codice, se condiviso da due soggetti, consente di predisporre un messaggio, cioè un sistema finito di informazioni che possono essere trasferite dall'emittente e ricevente.

Competenza comunicativa: capacità di utilizzare i codici comunicativi, viene appresa durante il processo di socializzazione.

Relazione interpersonale: consente ai soggetti di conoscersi per fondo, di perfezionare il loro codice comunicativo e di specializzarlo rispetto alle peculiarità personali e sociali dell'interlocutore.

Feedback: essenziale per comprendere le strategie comunicative, l'individuo è in grado di correggere la propria condotta sulla base dell'esperienza comunicativa dell'altro.

Comportamento informativo: riguarda quei vigliacchi, quelle azioni che offrono semplici segnali riguardanti l'individuo: dalle caratteristiche somatiche ad alcuni gesti naturali spontanei.

Comportamento comunicativo: si riferisce all'azione intenzionale di scambio delle informazioni mediante il codice simbolico condiviso su cui si fonda l'interazione

Il processo di comunicazione si compie con il trasferimento da un oggetto all'altro di tutta quell'informazione che agisce significativamente sulle modalità di interazione, quest'ultima è anche una forma di comunicazione.

Linguaggio: possiede varie funzioni sociali dominanti: emotivo-espressiva: comunica lo stato d'animo; conativa: riguarda le interazioni; referenziale: di carattere descrittivo informativo; estetico creativa e metalinguistica che riferisce sul codice adottato.

Linguaggio verbale: adotta codici rigidi con una serie di vincoli grammaticali e svolge un'insostituibile funzione di regolazione della relazione interpersonale.

Linguaggio non verbale: meno rigido ed esclusivo, permette ad individui non appartenenti alla stessa nazione di scambiarsi informazioni mediante gesti e le manifestazioni più comuni del proprio stato emotivo.

Al linguaggio è affidato il compito di ridurre i margini di incertezza nelle definizioni della situazione e degli obiettivi comuni del processo di interazione. Consente di sviluppare la comunicazione persuasiva giocando un ruolo fondamentale nel processo di influenza sociale. La comunicazione si presenta con un sistema complesso in cui operano varie forme di linguaggio e vari codici.

IL CONTESTO DI INTERAZIONE E IL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE

GOFFMAN: circa il comportamento in pubblico e sulla vita quotidiana si pone in primo piano il contesto in cui le individui avviano un processo di interazione. Quando due estranei si incontrano per la prima volta automaticamente il suo cono delle regole di comportamento. Nel processo di interazione gli individui sono guidati e indirizzati dalle proprie intenzioni, personalità e anche dal contesto sociale ed ambientale. L'interazione è governata da un ordine normativo prestabilito a cui gli attori adeguano la propria condotta. Perché l'interazione si possa sviluppare è necessario che i soggetti che vengono ad una comune definizione della situazione. Per i partners è necessario che condividono gli stessi principi di valutazione del contesto situazionale.

Ruoli: possono avere maggior o minor importanza nel sistema nel gruppo di appartenenza; tuttavia concorrono a definire l'identità sociale di un soggetto e a classificarlo entro uno schema di riferimento generale pronto a definire la rilevanza del ruolo sociale concorre lo status, cioè la valutazione che di esso compie il sistema sociale.

Processo di socializzazione: consiste in un processo di apprendimento che consente di acquisire un livello di conoscenze sufficiente a giudicare l'individuo attraverso i meccanismi e le strutture sociali.

Socializzazione primaria: processo fortemente connotato in senso emotivo ed affettivo che porta il bambino a padroneggiare progressivamente gli strumenti della comunicazione interpersonale e della partecipazione sociale.

Socializzazione secondaria: l'individuo intraprende tale processo con l'entrata nell'età adulta, tale processo nel corso dell'esperienza quotidiana lo conduce a confrontarsi con i modelli di comportamento, gli schemi interpretativi, le regole, le norme, le strutture sociali, i sistemi di ruoli.

Identificazione: acquisizione di conoscenza e di regole supportata da rinforzi ed a ricompense sociali. Il processo di identificazione si sostanza in varie forme: identificazione per dipendenza, per somiglianza, per utilità, per prove ed errori.
CAP 4 GLI ELEMNTI IDENTIFICATIVI DEL GRUPPO

LO SCOPO DEL GRUPPO

Famiglia: organismo importante su cui si fonda l'ordine sociale, è un sotto sistema differenziato delle società che svolge funzioni primarie di socializzazione e di integrazione sociale. La famiglia è il luogo in cui si manifestano la gran parte dei comportamenti affettivi dell'uomo ritrova slancio alla sua spontaneità emotiva.

Gruppo primario: secondo COOLEY sono quei gruppi che come fine anno il perseguimento e lo sviluppo dello spirito associativo. In tali gruppi l'individuo entra come persona ed il suo contributo condizionerà alla vita del gruppo e lo orienterà verso certe routines. nei gruppi primari la personalizzazione raggiunge il massimo livello, in quanto prendono forme e si modellano sulla base delle personalità degli individui. Sono chiamati anche gruppi informali perché non presentano regole prestabilite ma si formano su comportamenti ed accordi spontanei.

Gruppo secondario: COOLEY non corrisponde ai bisogni naturali della sociabilità umana ma quelli che sorgono successivamente dalla convenienza e dallo sviluppo delle società per affrontare problemi pratici e contingenti. Si formano per il conseguimento di un obiettivo materiale che può essere facilmente definito ed individuato,i membri sono perfettamente in grado di definire gli obiettivi della loro collaborazione. La struttura, lo schema organizzativo prevale sull'individuo, e per questo vengono definiti i gruppi formali dal momento che sono regolati da modelli di comportamento standardizzati.
La dimensioni primarie alla dimensione secondaria sono perlopiù compresenti e di conseguenza è più corretto parlare di gruppi prevalentemente primari e gruppi prevalentemente secondari.

Organizzazioni e gruppi amicali: le istituzioni e le organizzazioni sono le fonti potenti di relazioni interpersonali e per certi aspetti costringono gli individui ad interagire al lungo periodo di tempo. Questa necessità di rapporti faccia a faccia finisce per creare una serie di affinità tra gli individui comportano la formazione di gruppi  amicali derivati dall'organizzazione.

Gruppo corporato: prende in considerazione la coesione e l'organizzazione, tale gruppo è stato considerato una via di mezzo tra il gruppo primario e il gruppo secondario. I suoi requisiti fondamentali sono la comunanza di scopi, alla presenza di norme condivise, la cooperazione tra i membri, la divisione dei compiti.

Scopo del gruppo: lo scopo determina il destino, i caratteri del gruppo stesso e di processi di interazione che si sviluppano nel suo contesto. All'interno del gruppo è possibile distinguere tra scopi fondamentali scopi accessori, stabilendo così un ordine gerarchico tra gli obiettivi da conseguire che riduce la possibilità di intralcio e di confusione.

Scopi latenti: sono quelli che ciascun individuo persegue a titolo personale nel gruppo oppure possono essere esclusivi cioè perseguiti da alcuni membri mediante un accordo segreto.

Flusso temporale: determina una sovrapposizione di scopi, gli obiettivi possono subire una trasformazione. Il mutamento può essere oggettivo, concreto.

Sottogruppi: nascono quando gli obiettivi all'interno del gruppo diventa o meno conciliabili perché cominciano a sovrapporsi e a contrapporsi entrando in competizione tra loro.

Conflitto: sorge nel tempo, quando una parte dei membri resta fedele allo scopo originario ed una parte tende a proporre obiettivi nuovi o diversi.

Uomo marginale: individuo che non vede più nel gruppo di appartenenza il proprio gruppo di riferimento dal quale se ne allontanerà volontariamente o verrà espulso.

omofilia di status: fenomeno secondo il quale gli individui tendono ad inserirsi in gruppi che presentano scopi coordinati e conciliabili fra loro.

scopo di un gruppo primario: si aggiunge quotidianamente ogni qualvolta che i membri possono scambiarsi i sentimenti ed emozioni. Il conseguimento degli obiettivi non porta alla conclusione dell'esperienza associativa.

Scopo di un gruppo secondario: lo scopo può essere di quelli con non si esauriscono, in altri casi raggiunto l'obiettivo del gruppo può sciogliersi.

LE NORME DI GRUPPO

Processo di regolazione o normazione: elemento importante di identificazione del gruppo perché deriva dal carattere continuativo e coordinato dei rapporti interpersonali ed esprime la necessità di un ordine e un'organizzazione stabile alle forme di interazione e di collaborazione collettiva. L'accordo risulta facile da conseguire perché è la conseguenza di un rapporto di interazione fondato su una comune definizione della situazione.

Norme di gruppo: stabiliscono le forme di comportamento corretto, condivise dai membri, ed il raggiungimento dello scopo e quindi per il sentimento dell'integrità del gruppo stesso con stabiliscono dei criteri standardizzati a cui devono soggiogare i soggetti che sono membri.
Le norme hanno una duplice origine: esterna ed interna al gruppo, e la maggior parte di esse derivano da modelli di comportamento e dai valori normativi del sistema sociale e culturale con individuo riesce ad adeguarsi in fretta alle norme di un gruppo perché egli sviluppa una competenza sociale, attraverso il processo di socializzazione, che riguarda la capacità di accettare seguire norme comportamentali che gli consentono di aderire e partecipare alle attività di gruppo.

Metanorme: sono onde i precetti che indicano il modo corretto di rispettare le regole, la loro gerarchia, il loro grado di flessibilità.

Nel gruppo primario: le norme sono implicite, si applicano spontaneamente in quanto si tratta di regole sociali che sono state in terrorizzate nel processo di socializzazione oppure rappresentano l'effetto di un accordo che si stabilisce nel corso dell'interazione. Esiste un codice di regole non scritte che il governo ai gruppi fondati sull'….. e sull'affetto, e si tratta di uno strumento normativo che non per questo risulta meno cogente.

Nei gruppi secondari: le regole sono esplicite. Indicano quali comportamenti devono essere tenuti per quei soggetti che ricoprono ruoli specifici nella struttura organizzativa delle sanzioni sono puntualmente formalizzati. Le norme sono di origine nazionale.

Le norme svolgono una funzione di controllo affinché l'obiettivo del gruppo possa essere raggiunto, incentivando tale raggiungimento con ricompense e sensazioni le quali cambiano tra il gruppo primario gruppo secondario le norme hanno quindi due funzioni: propositiva e repressiva

Influenza del gruppo: il gruppo esercita vari tipi di pressione sull'individuo costringendolo ad uniformarsi alle regole.

KELMAN: distinguere vari livelli di consenso individuale:

  • conpiacenza o condiscendenza: si verifica quando l'individuo accetta l'influenza in modo prettamente strumentale cioè per ottenere l'approvazione dell'altro
  • identificazione: in cui l'individuo accetta di condividere una serie di comportamenti con l'altro per poter stabilire una relazione interpersonale soddisfacente
  • interiorizzazione: individuo si conforma al sistema di valori e conoscendo una profonda comunanza di principi e di interessi con l'interlocutore.

Polarizzazione: concetto introdotto da MASCOVICI, e riguarda la volontà dei singoli intorno ad un modello prevalente, che vincola tutti i membri e che finisce per essere accettato da tutti i membri. Nei gruppi primari tale fenomeno si verifica con maggiore frequenza, in quanto si fondano sulla compattezza e sull'adesione spontanea di singoli. Nei gruppi secondari la polarizzazione si verifica attorno a quelle decisioni che il resto non carattere di oggettività però la struttura gerarchica produce accese discussioni conflitti e quindi posizioni di maggioranza e minoranza che esigono un delicato processo di mediazione tra interessi legittimi diversi.

Minoranza attiva: il ruolo è quello di generare un consenso generalizzato nei confronti del cambiamento,1 polarizzazione dei processi decisionali del gruppo rispetto nuovi valori, nuove forme gerarchiche ed organizzative, le quali mettono in discussione i mezzi per raggiungere determinati scopi che quindi le norme del gruppo.

Margini di libertà: si tratta di spazi che derivano dal tipo di gruppo, ma sarebbe ingenuo pensare che nei gruppi primari l'individuo sia più libero che in quelli secondari.

 

CAP. 5 IL POTERE NEL GRUPPO

RUOLI E STATUS DI GRUPPI

Ruolo: funzione non individuo svolge in una struttura sociale organizzata; tale funzione prevede che sia una serie di comportamenti specifici che si configura non come obblighi o atti dovuti in relazione alla posizione del soggetto, sia una costellazione di aspettative che gli altri manifestano nei confronti del ruolo. Si è comportamenti sia le aspettative di ruolo sono determinati dalla struttura organizzativa e dai modelli socioculturali del sistema sociale. Alcuni ruoli sono definiti dalla struttura sociale, da sua modelli culturali e dal suo apparato normativo altri invece hanno significato soltanto entro le formazioni sociali in cui si sviluppano e per i soli membri che ne fanno parte. I ruoli si distinguono a secondo della funzione sociale che svolgono.

ROLE TAKING: assunzione del ruolo cioè all'avvio di quei comportamenti specifici e propri del ruolo che consentono agli altri di riconoscere nell'individuo e la funzione svolta.

ROLE MAKING: prestazione di ruolo cioè l'effettiva conduzione del ruolo da parte dell'individuo. Tale prestazione sarà condizionata dalle relative regole di comportamento ma anche da quella condotta soggettiva che consente all'individuo di offrire un'interpretazione personale delle attività connesse al ruolo. In questo processo assume importanza del fenomeno chiamato tensione di ruolo secondo le quali l'individuo assume i numerosi ruoli nella società e in una stessa giornata può passare continuamente dal ruolo all'altro.

GOOFMAN: ha analizzato il processo di role making, sottolineando come gli individui manifestano comunemente uno spiccato attaccamento al ruolo in quanto lo interpretano in modo da renderlo utile ai propri fini e lo considerano un importante strumento di identificazione sociale e di autostima. La distanza dal ruolo è un processo caratteristico dell'assunzione del ruolo: il processo di role taking conduce a quello di role making.

ROLE PLAYNING: o gioco del ruolo consiste nella rappresentazione delle attività connesse ad uno o più fuori che consente di individuare gli aspetti critici del rapporto tra individuo e ruolo e di superare le relative difficoltà. Con GOFFMAN assume il significato diverso, viene inteso come un complesso gioco di reciproco adattamento e si sviluppa tra individui impegnati in un processo di interazione. Il role playning riprende la logica ai principi della teoria dei giochi in cui ogni massa ha allo stesso tempo il compito di fare punti e di limitare quelli dell'avversario.

ROLE SET: insieme di ruoli interconnessi tra loro. Tale concetto non duplice significato: per MERTON E a far riferimento ad un fascio di ruoli in cui è portatore un individuo ma può essere rappresentato anche da una serie di ruoli individuali complementari.

STATUS: è la particolare considerazione sociale di cui gode quel ruolo in un dato sistema sociale. Lo status sociale può essere riferito al prestigio sociale ed è collegato con la struttura di classe.

CONSUMO DI STATUS: concetto coniato da HOMANS, che riguarda quei comportamenti di consumo che tendono a riaffermare l’appartenenza dell’individuo ad un determinato ceto sociale, o ad un determinato livello di capacità di accesso a certi beni materiali.

STATUS DI GRUPPO: posizione dell’individuo nel gruppo sociale e lo specifico ruolo svolto dall’individuo nel gruppo sociale.

 

TEORIA SOCIOLOGICA DEL POTERE

RENè KOENING: individuo a due indirizzi teorici sulla genesi del potere: un indirizzo di origine endogena dovuto ad una differenziazione interna della società del gruppo; un indirizzo di origine esogena  secondo il quale il potere nasce da un rapporto di sopraffazione e sovrapposizione tra società con gruppi diversi.

 

MAX WEBER: distingue tra potenza la quale deve essere intesa come possibilità di far valere entro una relazione sociale l'ha proprio l'onta cioè come capacità pura imporsi all'altro; potere cioè la possibilità del specifici comandi di trovare obbedienza da parte di un determinato gruppo di uomini. È un potere legittimo cioè un potere riconosciuto da accettato. Distingue tre diverse fonti di legittimità:

  • legittimità razionale: poggia su ordinamenti e leggi, il capo o i capi esercitano il potere sulla base di un diritto cioè come potere legale; tale potere può essere fondato sulla competenza.
  • potere tradizionale: derivato da credenze di origine religiosa da valori profondamente in terrorizzati nel corso dell'evoluzione. È un potere che esercita generalmente nella comunità e nelle società semplici e passa attraverso differenze razziali generazionali e sessuali.
  • potere carismatico: fa riferimento alla personalità di un individuo il quale viene investito dal gruppo conta la società dell'autorità necessaria a giudicare gli altri e a rappresentare materialmente gli obiettivi e di valori della collettività. Tende ad evolversi in pratica quotidiana cioè a consolidarsi e a durare nel tempo.

Influenza sociale: non è coercitiva e sembra l'esito finale di un complesso rapporto di interazione in cui i soggetti sono comunque liberi di agire e di convenire su alcune condizioni di compromesso adottando la propria condotta a quella degli altri.

Influenza volontaria: si configura come persuasione cioè l'altra ci ha posta in essere da un soggetto per indurre un altro a seguire la sua volontà e quindi soltanto una forma di influenza ancorché forse la più diffusa.

LASWELL: finisce il potere come partecipazione all'attesa di decisioni e afferma che colui il quale esercita il potere si attende che l'altro si sottometta alla sua volontà se ciò non dovesse accadere è scatta la sanzione. Chi esercita influenza confida nella disponibilità dell'altro a rispondere positivamente a condividere uno stesso obiettivo o medesimo valore senza poterlo imporre in forza di una legge o di una regola. La differenza tra potere  ed influenza è determinata dalla possibilità di dare una punizione.
i poteri si manifesta quando si fa rispettare per mezzo di sanzioni severe e stabilite ed istituzionalizzate non sistema giuridico. Egli afferma che la differenza tra potere influenza sarebbe di natura quantitativa legata alla maggiore o minore capacità impositiva di colui che possiede gli strumenti per modificare gli atteggiamenti e di comportamenti altrui.

LEADERSHIP E HEADSHIP

Capo o guida: svolge un ruolo cioè una serie di funzioni specifiche all'interno del gruppo. Il ruolo della carta si lega strettamente allo scopo del gruppo. Tale capacità di guidare il gruppo verso lo scopo presuppone l'esercizio del potere; il compito che il gruppo assegna al suo capo è quello di esercitare il potere in nome e per conto del gruppo e farsi garante e le norme vengono rispettate e che l'obbiettivo venga raggiunto.

Ledership: si applica a quelle forme di influenza di guida e l'individuo esercita in un gruppo primario con il consenso della legittimazione degli altri membri. Il leader emerge dall'interazione siede capacità e doti che gli consentono di interpretare al meglio lo scopo del gruppo e di guidare gli altri membri al suo conseguimento. nel gruppo primario il leader è colui che fa a pensare meglio il proprio ascendente personale e fa a coagulare attorno a sé l'attenzione dei propri membri. delle idee coltiva rapporti diretti in faccia a faccia con i membri del gruppo, detiene in ogni caso un potere limitato, e essere accettato dal gruppo perché è il gruppo ad affidargli il ruolo di guida.

Headship: YOUNG propone tale concetto per indicare tutte quelle forme di potere cui il capo impone la propria volontà ai vinti del gruppo sulla base di una legittimazione esterna. I membri gli obbediscono per paura di essere puniti.

LE FUNZIONI DEL LEADER

Approccio psicoanalitico: Freud tra i membri del gruppo e il leader si verifica un processo di identificazione, il leader impersona il super io cioè un modello ideale che opera come conferma dell'identità personale e come fondamento morale e normativo. Il leader rappresenta il gruppo all'esterno. Il capo viene considerato portatore di facoltà eccezionali che inducono il seguace ad obbedire e a conformarsi alla sua volontà i rapporti con il leader sono di amore e fiducia ma anche di frustrazione e l'aggressività.

REDL: ritiene che la leadership induca ad avviare meccanismi psichici o complessi. definisce il leader come persona centrale oggetto privilegiato di identificazione. Il leader con la sua presenza garantisce la coesione interpersonale, l'identificazione dei membri negli obiettivi comuni, l'interiorizzazione della norme e dei valori del gruppo.

FROMM: afferma che si possono configurare tre diversi tipi di autorità:

  • autorità in vittoria: deve imporsi con forza fondando il suo potere suoi bisogni irrazionali, immaturi
  • autorità promotrice: sviluppa la partecipazione, l'autonomia, la capacità di collaborazione, è tendenza a produrre decisioni collettive
  • autorità lassista: non ho le indicazioni utili per mantenere la coesione del gruppo anzi mette a rischio la sua solidità e la possibilità di raggiungere lo scopo comune.

IL MESTIERE DI LEADER

Il capo formale lo HEAD MAN è un ruolo, la leadership scaturisce dalle doti personali di chi ne è investito.

BALES: riscontra che la leadership stoffa emotiva e quella funzionale sono esercitate da individui diversi.

SHERIF: nota che emergono individui differenti in grado di fornire la giusta risposta ai problemi.

HOLLANDER E JULIAN: considerano la leadership un fenomeno situazionale. è un ruolo connesso con il conseguimento dello scopo, ritiene che comunque all'individuo.

Teoria interattiva della leadership: il leader sia tale per volontà dei membri del gruppo. Appare come un fenomeno complesso in cui un individuo li deve tuttavia esprimere in accordo con le aspettative e bisogni collettivi del gruppo.

La posizione strategica nella rete di comunicazione favorisce l'assunzione della leadership di gruppo.

BALES: in ogni situazione emerge un particolare vide dotato delle caratteristiche più adatte a svolgere il proprio ruolo di guida.

Anche nel gruppo primario il leader de per poter contare su un sistema di procedure che riconosca la preminenza del suo ruolo. Questo ruolo richiede particolari abilità ad esercitare a mantenere una posizione di potere. Il leader deve essere in grado di assumersi responsabilità decisionali.

 

CAP 6 I RAPPORTI TRA GRUPPI

LA COESIONE

 

Coesione: del gruppo costituisce un'importante chiave di lettura per comprendere le dinamiche dei rapporti fra gruppi sociali. a che vedere con la motivazione, con il grado di partecipazione dì membri e con il loro reciproco attaccamento. La coesione garantendo la compattezza del gruppo la rende più esistente ed efficace sia nel definire la propria identità sociale sia nel conseguire scopi. In generale la coesione viene analizzata soprattutto come forza in grado di mantenere unito il gruppo rispetto allo scopo.

Homas: la coesione si fonda sull'attrazione che il gruppo esercita sui tremendi in ordine alla possibilità di stabilire rapporti di interazione profondi e di conseguire certi scopi sia individuali e collettivi. Si possono identificare tre elementi basilari che convergono positivo nel consolidare la coesione: la possibilità di soddisfare un complesso di bisogni, di cooperare attivamente, attività che il gruppo intraprende verso l'esterno (in group e out group)

È comune riscontrare nei gruppi competitivi un grado di coesione minore rispetto a quelli che invece si collaborativi. Nei gruppi primari si raggiunge un maggior grado di coesione rispetto ai gruppi secondari e ciò dipende dal fatto che nei gruppi secondari esiste sempre una certa distanza fra l'individuo e il ruolo.

Conformismo sociale: a lungo finirebbe per rivelarsi essenziale per la coesione in quanto l'astrologia critica ha denunciato il rischio che il processo di integrazione possa trasformarsi in un processo di omogeneizzazione il quale condurrebbe ad una progressiva eterodirezione ad un estraneamento dell'individuo alle dinamiche sociali ed a un ferreo controllo da conformismo di gruppo.

RAPPORTI FRA GRUPPI

SHERIF: ritiene che il comportamento tra gruppi dipende dal modo con cui ciascun gruppo considera i propri interessi rispetto all'altro. A tal proposito si possono fornire tre diverse condizioni:

  • gli interessi sono convergenti e consentono a gruppi di collaborare
  • gli interessi sono  in conflitto ed entreranno in rotta di collisione anche i gruppi
  • posizione reciproca dei gruppi la quale determina il comportamento di singoli membri e influenza il loro atteggiamento nei confronti del gruppo di appartenenza.

sostiene che la coesione di un gruppo dipende dal successo delle relazioni con l'esterno e sia a livello normativo che a livello ideologico e simbolico, i rapporti fra il gruppi sono spesso condizionati da modelli e fattori esterni che tendono in genere d'arrivo le il livello di conflitto.i miei rapporti fra gruppi ruolo fondamentale è svolto dei singoli individui in quanto non sempre i rapporti sono tenuti collettivamente da di menti in genere i rapporti tra i gruppi, soprattutto quelli di cooperazione vengono assicurati da gatekeepers, soggetti che controllano l'ingresso di messaggi e relazioni sociali provenienti dall'esterno, o da laison- persons cioè individui che sono in grado di stabilire concretamente un collegamento tra gruppi diversi.

LEWIN: è interessato ai conflitti alle forme di sopraffazione di un gruppo nei confronti di un astro, analizza il conflitto tra gruppi e ricostruendo la storia della diaspora ebraica. Sostiene che le relazioni fra gruppi sono un problema bifronte e ciò significa che per migliorare le relazioni tra i gruppi è necessario studiare entrambi i gruppi oggetto dell'interazione.

IL PREGIUDIZIO SOCIALE

TAJFEL: afferma che la conoscenza dell'individuo si forma della realtà sociale deriva da un processo di categorizzazione è di semplificazione e di  organizzazione mentale del mondo che lo circonda.ordina le varie esperienze in categorie nelle quali si ritrovano tutti quegli elementi ritenuti simili tra loro,1 processo di classificazione che serve ad interpretare il mondo sociale con maggiore rapidità.

Il processo di categorizzazione finisce per standardizzare certe forme di conoscenza producendo stereotipi cioè una serie di generalizzazioni compiute dagli individui. Essi diventano stereotipi sociali solo quando sono condivisi da grandi masse di persone o all'interno di gruppi sociali.

Stereotipi di gruppo: derivano dalla stabilizzazione di credenze definite dal gruppo nel momento in cui questo sviluppa i propri valori e le proprie ideologie, le quali credenze hanno la funzione di consolidare l'identità del gruppo.

Pregiudizio: sorge da quegli stereotipi che tendono a drammatizzare le relazioni sociali perdendo la loro semplice funzione di conoscenze standardizzate. È un atteggiamento un criterio di valutazione con cui l'individuo al gruppo definiscono e classificano l'altro.il pregiudizio a due facce: operare in positivo quando consente di esaltare le doti del gruppo di appartenenza o di riferimento, o in negativo quando giustifica la forza le motivazioni che stanno alla base dell'aggressività verso altri gruppi. Il pregiudizio a genesi e caratteristiche radicate nel sociale in quanto l'individuo che assumono atteggiamento del genere appare sempre condizionato dai valori ed alle dinamiche in group e out group di appartenenza. Le forme di pregiudizio più diffuse riguardano differenze di classe e le differenze etniche soprattutto nei confronti delle categorie deboli della società.

Discriminazione: costituisce l'espressione manifesta della discriminazione ed è rappresentata da atti di aggressione, da forme di emarginazione, da tentativi di isolamento, di esclusione e talvolta di soppressione dell'altro.

CAP 7 LA RICERCA DEI GRUPPI

DIREZIONI DI RICERCA DELLA SOCIOLOGIA DEI GRUPPI

Il gruppo alle appare come locus privilegiato della ricerca sul campo perché rappresenta il teatro della vita quotidiana concreta, reale in cui l'individuo manifesta la sua vocazione associativa, la sua sociabilità.una delle tecniche di rivelazione e dati adottati dalla ricerca sociale è l'esperimento, l'unico strumento di ricerca che consente di condurre un'indagine pienamente esplicativa poiché il controllo delle variabili viene realizzato in modo più preciso e più corretto rispetto ad un'indagine campionaria. L'esperimento essere condotto tanto o raggruppamenti sociali di ridotte dimensioni cioè su gruppi reali o artificiali che siano. Sono quattro direzioni di ricerca nei gruppi che sono importanti:

  • ricerca che analizza le dinamiche sociali dei gruppi estesi
  • indagini relative alla struttura e alle dinamiche dei piccoli gruppi
  • rapporti tra gruppi e conflitto etnico
  • studi sulla funzione sociale dei gruppi

LA RICERCA SUI GRUPPI ESTESI

Lo studio di gruppi di più le stesse dimensioni consente di descrivere in profondità la struttura, alle dinamiche, la stratificazione sociale e di modelli culturali di un raggruppamento omogeneo.a partire dagli anni 60 gli antropologi utilizzano la ricerca di comunità come strumento per approfondire le analisi delle culture subalterne e per denunciare i rischi di un'acculturazione violenta indotta dai mass-media e dalle politiche d'industrializzazione artificiale.La ricerca di comunità tende a trasformarsi in una sorta di tentativo di mobilitazione delle coscienze eccetera. L'altro grande settore della ricerca su gruppi estesi appartiene alla sociologia delle organizzazioni dove particolare interesse lo riveste.

LE RICERCHE NEI PICCOLI GRUPPI

  • Gli studi sui processi sociali che caratterizzano le piccole comunità scientifiche si sono moltiplicati a partire dagli anni 70 nello studio dei piccoli gruppi si delineano e diversi approcci alla biografica o il quale un alla provocazione dell'osservazione partecipante per stimolare e rivelare le dinamiche di può in condizioni di stress relazionale
  • ciò metrico, quantitativo che intende la logorare il gruppo come una struttura relazionale differenziata in grado di rilevare le posizioni di potere, le forme di emarginazione, la dinamica dei sottogruppi.

 

LE RICERCHE SUI RAPPORTI TRA GRUPPI E SUL CONFLITTO ETNICO

Il pregiudizio sociale ed etico diventano problemi sociologici di drammatica attualità durante la dittatura nazista. Negli anni più recenti alle problematiche hanno interessato l'intolleranza e intatte le sue manifestazioni. In Italia i di chi erano fermati sul e il pregiudizio etico che coinvolgeva gli stereotipi legati ai rapporti fra Nord e sud del paese e tali indagini rivelano le difficoltà di inserimento del lavoratore meridionale legati atto repentino passaggio dalla cultura contadina artigianale a quella industriale metropolitana dopo il 68 gli studi sul pregiudizio si spostano verso le forme di emarginazione subite dalle categorie più svantaggiate. Negli anni 80 all'immigrazione straniera finisce per stare gran parte dell'attenzione nuovamente sul pregiudizio etnico.

INDAGINI SULLA FUNZIONE SOCIALE DEI GRUPPI

Un tema classico della ricerca sociologica è rappresentato dalla funzione socializzatrice del gruppo in specie dal processo di conferimento dell'identità sociale agli individui membri. Un altro settore dove i sociologi hanno svolto la studi approfonditi è quello della famiglia, gruppo sui generis che è stato di volta in volta analizzato come agenzie di socializzazione, comunità produttiva, come il rifugio dell'espressività affettiva anche nelle sue forme evolutive.

Le ricerche sull'associazionismo volontario: un luogo di incontro tra macro e micro sociologia

 

Buona parte degli studi dei sociologi è dedicato ad una più approfondita analisi del ruolo che la associazionismo volontario svolge nella società industriale avanzata. Molti studi riguardano le motivazioni che spingono i singoli ad intraprendere attività di volontariato e la struttura organizzativa di tali associazioni. Gli studi americani si svilupparono in un lavoro di classificazione delle varie forme di associazionismo e ROSE pone una classificazione delle associazioni volontarie va stata essenzialmente sulla differenza fra quelli che soddisfano interessi espressivi e quelle che invece si costituiscono per promuovere cambiamenti sociali e culturali.

SILLS:  a definisce l'associazione volontaria come un gruppo organizzato di persone che si forma per favorire interessi comuni i cui soci sono volontari nel senso che l'adesione non è obbligatoria. ritiene che le associazioni volontarie debbono svolgere funzioni di mediazione tra l'individuo è stato nonché di interpretazioni di sottogruppi e subculture. ritiene che anche un fattore di debolezza di tali associazioni è costituito proprio dal volontarismo il quale rappresenta un basso livello di ed abilità nel frattempo.

  un aspetto rilevante dell'associazionismo volontario moderno è il consolidarsi di un patrimonio ideale e strategico che si innesta in modo innovativo su obiettivi preesistenti.

TECNICHE DELLA SOCIOLOGIA DEI GRUPPI

Le tecniche di indagine nei gruppi sono quelle proprie della sociologia TOUT COURT: analisi documentaria statistiche, osservazione, intervista, esperimento. nella ricerca sui gruppi si sono intrecciati dei diversi approcci: quello qualitativo che si avvale della capacità di comprensione di lettura e ermeneutica dei fenomeni sociali da parte dello studiolo; e lo quantitativo che sottopone ad un rigor con processo di misurazione i dati raccolti mediante tecniche di indagine standardizzate.

 

L’ANALISI DOCUMENTARIA

Per documenti devono intendersi tutti dei prodotti letterari, verbali, statistici pubblici o privati preesistenti alla ricerca che arricchiscono la conoscenza dei fenomeni oggetto di indagine e consentono di indirizzare in modo più preciso l'indagine stessa. A l'utilità di un documento o sta nella capacità di fornire indicazioni altrimenti inaccessibili. L'analisi documentaria viene adottata negli studi di comunità per rintracciare il complesso itinerario storico culturale che ha contribuito a consolidare i caratteri identificativi del gruppo e dell'etnia oggetto di indagine.

L’OSSERVAZIONE DI RIFERIMENTO

si avvale di strumenti di registrazioni dei comportamenti celati ai soggetti studiati per garantire la spontaneità di soggetti; così appare indicata per lo studio di certi gruppi in cui una presenza troppo evidente di ricercatori creerebbe difficoltà di comunicazione e comunque comportamenti inusuali degli individui.

Osservazione partecipante: i ricercatori diventa parte integrante del contesto sociale ed ambientale in cui svolge la sua indagine. Tale tecnica non il fine dall'utilizzo di concetti e strumenti propri della sociologia; è un'osservazione che si fonda sull'immersione completa delle dinamiche del gruppo sulla condivisione di ogni aspetto e di ogni problema individuale e collettivo e garantisce una conoscenza profonda della realtà studiata che viene fatta propria in terrorizzata. Esige un continuo con l'occhio dei ricercatori con se stesso. L'osservazione appare come l'approccio più utile allo studio dei gruppi in quanto consente di esaminare le concreti dinamiche di interazione, di scambiare informazioni, di approfondire aspetti poco chiari.

 

Fonte: http://www.sociologia.uniroma1.it/users/studenti/Riassunti/soc._gruppi.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Sociologia riassunto

Per Marx la società è strutturata come un edificio. Alla base si trova il modo di produzione, cioè il tessuto economico, i mezzi di produzione, la tecnologia, il lavoro, la natura. Questo è il piano fondamentale, perché per Marx la storia è il prodotto delle combinazioni delle forze materiali. Il secondo piano è costituito dalla società civile, cioè le classi. Marx ha una visione dicotomica: esiste la classe dei proprietari, cioè di coloro che controllano le "sorgenti della vita", cioè i mezzi di produzione, politicamente ed economicamente dominanti, ma numericamente in minoranza. Caratteristica di questa classe è la proprietà privata dei mezzi produzione, che nell'antichità erano la terra e ora è il denaro, la ricchezza mobile, cioè il capitale. Attraverso il denaro il capitalista compra ciò che serve per attivare il ciclo produttivo, produrre merci e farle circolare. Questa classe prende dall'altra, cioè i non proprietari, il surplus di ricchezza da essa prodotto. La classe dei non proprietari deve accettare le condizioni di vita imposte dai proprietari. Possono sopravvivere mettendosi al servizio della prima classe o vendendo il proprio lavoro. L'anatomia della società è determinata dall'economia. Per Marx i rapporti tra le due classi sono conflittuali, per la divergenza dei loro interessi. La storia dell’umanità è la storia delle lotte tra le classi. Marx pensava che il XIX secolo fosse l’ultima tappa di questo conflitto.

 

Queste sono le strutture che condizionano la storia, che non è più studiata da un'ottica spiritualistica o ideologica, ma materialistica. Il metodo di Marx si definisce materialismo storico perché spiega la storia a partire dalle strutture concrete. Il materialismo metodologico consiste infatti nello spiegare il superiore con l'inferiore.

 

Il Marxismo è deterministico. Possiamo distinguere le variabili indipendenti, cioè le strutture ed in particolare i modi di produzione, date le quali si determinano le variabili dipendenti, le sovrastrutture. Esse non sono autonome e certi modi di produzione determineranno una certa società, che a sua volta determinerà un certo stato e una certa ideologia. Vista l’importanza data alla tecnologia per determinare l’edificio della società, si parla di determinismo tecnologico.

 

Al terzo e quarto livello ci sono le sovrastrutture, che dipendono dai livelli inferiori. Lo stato è violenza concentrata e organizzata, che può dominare la società. Lo stato è controllato da chi possiede i mezzi di produzione e le minacce all’ordine vengono represse dallo stato. Marx spiega a partire dalle forze produttive anche la produzione spirituale di una società. L’ideologia infatti (parola coniata da De Tracy) definisce proprio tutta la produzione spirituale di una determinata forma sociale che, attraverso questa produzione, si autointerpreta. L’ideologia viene prodotta dalla classe dominante, che produce e consuma i simboli creati. La classe dei subalterni invece può solo consumare l’ideologia, in quanto non ne possiede i mezzi di produzione. La produzione ideologica è di classe, parla di bene generale, ma difende solo gli interessi particolari. La presa di coscienza attraverso l’ideologia, non è vera coscienza della società, ma falsa coscienza, cioè coscienza distorta. L’ideologia è una distorsione di cui soffrono tutti gli appartenenti ad una certa classe per il fatto di appartenervi. La falsa coscienza inoltre significa capovolgimento della realtà: in essa il mondo appare naturale mentre in realtà è rovesciato. La classe subalterna accetta lo sfruttamento perché l’ideologia lo fa apparire naturale. La classe dei proprietari usa le sovrastrutture per difendere i propri interessi dalle richieste delle classi subalterne. La rivoluzione è il rivolgimento del mondo capovolto e il comunismo che dopo essa si instaurerà sarà il risolto enigma della storia. Con la rivoluzione sparirà la falsa coscienza e apparirà la libertà. Nonostante la visione deterministica, il comunismo è il telos alla fine della storia.

 

 

DINAMICA SOCIALE

 

 

La dinamica sociale marxista è una teoria della storia, tenta di spiegare come si è svolta la storia e come si svolgerà. La dinamica è basata sull’idea che il motore della storia sia l’economia. Poiché il mezzo di produzione più importante è la tecnologia, la storia è analizzata tramite una chiave tecnologica. L’economia produce la storia, la mentalità e la società. I vari passaggi sono diversi modi di produzione

 

Marx parte da un comunismo primitivo, “straccione”, perché le forze produttive erano molto modeste. In questo momento storico non c’era la proprietà privata, non c’erano classi, conflitti, disuguaglianze, ma la natura non era dominata dall’uomo. Ad un certo punto si verifica un evento che cambia la storia: nasce la proprietà privata. Questa teoria è simile a quella di Rousseau, secondo cui il male è causato dalla società, in quanto l’uomo naturale non è corrotto, ma l’uomo contemporaneo è corrotto perché è stata introdotta la proprietà privata. Con questa riformulazione della teoria del peccato originale, Rousseau spiega anche la presenza del male morale. La teoria del peccato originale era invece stata introdotta nel 410 da Agostino; secondo questa teoria gli uomini sono così corrotti che sono già peccatori prima di nascere e ci si può salvare soltanto attraverso la redenzione. Come rimedio Rousseau propone di mettere sotto controllo la proprietà privata, visto che non si poteva più abolire. Invece Morelly è ancora più radicale e ne propone l’abolizione e l’istituzione del comunismo. Si capisce come questa teoria è in antitesi con il cristianesimo, perché prevede che l’uomo non sia corrotto per natura, ma è stato corrotto da un’istituzione. Per Marx la proprietà privata è una colpevole caduta dalle altezze morali della civiltà primitiva alle barbarie borghesi. Con la proprietà privata nascono le classi.

 

La storia dell’umanità si è poi svolta attraverso tappe successive. Come primo momento c’è stato lo schiavismo, che caratterizza l’età antica. Roma in particolare è fondata sullo schiavismo, ce n’erano così tanti che ogni tanto scoppiavano rivolte. I padroni, che vivevano nel terrore della rivolta, lo combattevano con il terrore attraverso una legislazione molto feroce. Dopo lo schiavismo venne il feudalesimo, con l’introduzione di nuovi mezzi di produzione. Le classi ora sono identificate in quella dei signori e in quella dei servi della gleba, che non sono precisamente schiavi, ma vivono in condizioni simili. Il signore ha un feudo, o villa, e la terra di questo feudo veniva divisa in due parti. I frutti di una parte andavano al signore, i frutti della seconda ai servi, che coltivavano entrambe le porzioni. Lo strumento che obbligava la classe dei subalterni a subire questa situazione è la coercizione fisica. Nello schema marxista, che è regolato dalla legge del progresso, il feudalesimo dovrebbe essere un passo avanti, ma la storia c’insegna che non è così. Marx rispose che prima del capitalismo i sistemi sono statici, solo il capitalismo è dinamico e progressivo, quindi non ha senso parlare di progresso prima di esso.

 

Il terzo modo di produzione è il capitalismo.  Non avviene più tra proprietari e subalterni una coazione fisica, ma una coazione spontanea perché i capitalisti hanno i mezzi di produzione e i proletari devono accettare il sistema. Il capitalismo si fonda sul mercato, che si fonda sul contratto. Il capitalista compra la forza lavoro dell’operaio in cambio della remunerazione. Anche senza violenza, il rapporto tra le due classi è di sfruttamento e dipendenza. Altra caratteristica è il dinamismo: con il capitalismo appare lo sviluppo economico, tecnologico, scientifico; il mercato tende a diventare mondiale. Il capitalismo è una rivoluzione permanente perché i capitalisti sono in continua concorrenza. Il capitalismo finirà per morire per la caduta tendenziale del saggio di profitto, cioè per autoconsunzione interna. Il capitalismo produce una proletarizzazione della popolazione e l’immiserimento crescente delle classi subalterne, quindi necessariamente prima o poi avverrà una rivoluzione. In realtà la storia non è andata così, la classe operaia non è mai stata maggioranza e il tenore di vita delle classi subalterne è andato migliorando. In Russia Tkaciov criticò su questo punto la teoria marxista, affermando che il capitalismo va distrutto quando non è ancora cresciuto, altrimenti saranno troppe le persone interessate al suo mantenimento. Questa teoria aprirà la strada al leninismo. Il capitalismo è demonizzato dal punto di vista morale, ma Marx ne ammira il fatto che in esso gli uomini riescono a dominare la natura attraverso i suoi mezzi di produzione.

 

Nella dinamica sociale, il passaggio da un sistema di produzione all’altro è dovuto al fatto che in ogni sistema ci sono i germi che alla fine lo distruggono. Tutto avviene necessariamente e naturalmente per evoluzione spontanea.

 

L’evoluzione della storia è per Marx un’odissea tragica. La tragedia della storia si concluderà con il comunismo finale, a cui si giungerà attraverso la rivoluzione proletaria, dopo una breve fase di dittatura del proletariato. Serve infatti una rottura per rovesciare il mondo rovesciato. Dopo questo avvenimento lo sviluppo delle forze produttive verrà ereditato dal comunismo, che prevedrà l’abolizione della società privata, con la scomparsa delle classi e dello stato. Il comunismo è il movimento reale che abbatte lo stato di cose esistenti.

 

CRITICHE A MARX

 

Nel XIX secolo Monod si chiede se l’interpretazione marxista della storia sia razionale. Per Monod la risposta è negativa e introduce il concetto di animismo. L’animismo consiste nel proiettare i propri desideri sulla natura che viene vista come dotata di scopo. Monod osserva che dal XVI secolo, con la nascita della scienza moderna, viene bloccata la ricerca delle cause finali. Prima del XVI secolo la concezione teleologica, propria anche del cristianesimo, si coniugava con la visione teologica: la natura veniva interpretata finalisticamente e aveva come garante Dio. La teleologia non prevede un Dio, ma lascia che ci sia uno scopo alla fine della storia. L’animismo è quindi antiscientifico. Leibniz osservò che l’espulsione delle cause finali dalla storia, come predicavano Cartesio e Bacone, rende Dio non necessario.

 

Anche Marx toglie Dio dalla storia, ma reintroduce le cause finali subendo l’influenza di Hegel. Il legame marxismo – idealismo sta nella dialettica, che è la legge fondamentale della realtà stessa. La realtà procede infatti dialetticamente, attraverso conflitti, verso un telos. La storia ha un fine e il filosofo può osservarlo. Anche se gli esseri umani seguono i propri impulsi, esiste l’astuzia della ragione che dirige la storia verso un fine razionale, cioè l’autocoscienza dello spirito e la realizzazione della libertà. Hegel avrebbe quindi scritto la vera teodicea: il male nella storia esiste perché ha funzione positiva, cioè di stimolare il bene. Marx è materialista, perciò rovescia lo schema e spiega la storia dal basso, ma continua ad accettare le cause finali, mentre una spiegazione materialistica dovrebbe accettare solamente le cause efficienti. Unire e dialettica e il materialismo è il “tragico sincretismo di Marx”. Monod afferma che la dialettica è l’antiscienza, perché introduce nella storia un fine.

 

La teoria marxista è anche olistica. L’olismo, o il suo corrispondente in sociologia, cioè il sociologismo, affermano che il tutto determina le parti. Il sociologismo in particolare prevede che i comportamenti umani sono frutto della società nella quale l’uomo vive. Il sociologismo pretende di spiegare ogni fenomeno sociale riconducendolo all’ambiente e alla società, quindi l’individuo risulta totalmente irresponsabile. L’olismo tende invece a considerare il tutto come autopoietico, cioè capace di evolversi secondo la legge del progresso. Il tutto nella teoria marxista è costituito dai mezzi di produzione, che determinano necessariamente le classi e la loro produzione. L’individuo è chiuso nella società. Si tratta per altri versi di un realismo totalitario, secondo la definizione di Piaget: esiste una realtà superiore che domina gli individui. La storia di Marx è la storia del tutto, dei mezzi di produzione, mentre l’individuo non ha libertà, è prigioniero dell’ideologia prodotta dalla classe dominante.

 

 

COMTE

 

Le stesse obiezioni che si possono fare alla sociologia marxista si possono ripetere a quella comtiana. Il soggetto della storia è la grande umanità, il tutto, che si evolve secondo la legge del progresso, o legge dei tre stadi. Ogni stato è caratterizzato da una certa forma mentis:

  • stadio teologico: gli uomini spiegano la natura attraverso gli interventi divini
  • stadio metafisico: l’uomo non si basa più sulla divinità, ma neanche sul metodo scientifico, perché mancano l’esperimento e il rigore metodologico, perciò per spiegare il mondo si costruiscono teorie fantasiose
  • stadio scientifico, o positivo: questa è la fase finale della, caratterizzata dallo sviluppo delle scienze sociali e della sociologia, che fornirà i mezzi necessari per un’organizzazione scientifica della società. In questo stadio si verifica perciò il passaggio definitivo dalla società militare a quella industriale, dove il potere sarà detenuto da tecnici e scienziati.

 

La legge del progresso è necessitante da sé, al massimo possono essere previste regressioni momentanee. La legge del progresso viene formulata per spiegare un’evoluzione del tutto (che nelle prime sociologie prevale sulle parti) altrimenti non comprensibile. Il tutto è “automaticamente” dinamico e in continuo progresso. Questo accade perché i primi sociologi devono dare ragione di un realtà sottoposta a continui ed improvvisi mutamenti, come la rivoluzione francese e quella industriale.

 


WEBER

 

Weber è un sociologo di fine ‘800. Si richiama a Marx, in quanto, dopo di lui, bisogna obbligatoriamente fare i conti con il materialismo storico. Weber cerca di eliminare dal marxismo dai “rami secchi” alla luce di una diversa concezione della scienza. Oltre a Marx annovera Nietzsche tra i suoi maestri. Weber cerca di definire l’oggetto specifico della sociologia e si stacca dal sociologismo marxista. Weber si pone un programma individualistico, cioè che preveda di spiegare  i progressi sociali a partire dagli individui.

 

Azione sociale:

  • Senso
  • Intenzionalità
  • Soggettività
  • Interazione (feedback)

 

L’oggetto della sociologia secondo Weber è l’azione sociale. Per Weber un’azione è sociale quando c’è interazione con un interlocutore, a differenza di un’azione qualsiasi.  L’azione sociale inoltre è intenzionale, cioè bisogna volere rivolgere all’altro. L’azione sociale deve avere un senso, un significato. Questo senso è secondo Weber soggettivo, soggettivamente inteso, cioè come il soggetto interpreta quest’azione. Inoltre un’azione sociale alimenta continuamente un’interazione¸ un feedback, in quanto si crea un circolo stimolo-risposta. La soggettività è una reazione all’olismo, imperante in sociologia. In realtà il significato dei nostri gesti non è mai solo soggettivamente inteso, ma dev’essere anche inserito in un contesto culturale. L’agire sociale ha anche un carattere oggettivo-culturale, altrimenti la sociologia si riduce ad una psicologia applicata ai gruppi. In sociologia esistono anche delle “istituzioni” (vedi Durkheim), cioè qualcosa di esterno che si impone all’individuo indipendentemente da esso, come ad esempio la lingua. Ogni azione sociale richiede un interlocutore e la sociologia diventa quindi la scienza delle relazioni sociali,partendo dal concetto fondamentale dell’agire sociale così come definito da Weber. Gli interlocutori sono costretti a decodificare il senso dell’azione sociale secondo un codice prestabilito.

 

In contrasto con il sociologismo, Weber enfatizza l’autonomia, la razionalità dell’attore sociale e l’intelligibilità del suo comportamento, dando luogo ad un individualismo rigoroso, cioè ad una sociologia che parte dall’individuo. La razionalità determina anche la tecnologia, che esiste in ogni società, ma diventa i quelle moderne scientificamente orientata.

 

Tipi di azione sociale, o Ideal-Typus. Questo concetto è fondamentale in una sociologia comprendente, cioè in una sociologia che cerca di capire il senso delle azioni sociali. Mentre la spiegazione è tipica della scienza sperimentale e consiste nell’individuare le cause e ricondurle ad una legge generale, la comprensione implica il decifrare il senso delle azioni e dei fatti, comporta uno sforzo per entrare nelle intenzioni dell’attore sociale. Noi procediamo nella storia costruendo tipi ideali, che sono costrutti del pensiero perfetti come una figura geometrica. I tipi ideali sono lenti attraverso cui interpretiamo la realtà. Lo studioso deve studiare la distanza tra gli oggetti della realtà e i vari tipi ideali a cui si riferiscono, che formano una famiglia. I tipi ideali sono la categoria attraverso cui la realtà viene classificata. La costruzione di questi tipi è un espediente euristico (euristica è la scienza che studia il processo per arrivare alla verità). I tipi ideali dell’azione sociale sono 4

  • azione razionale rispetto allo scopo. Posto un certo scopo, quest’azione individua i mezzi migliori per raggiungerlo. E’ la tipica azione che si compie in economia. E’ detta anche ratio strumentale o formale, perché riguarda gli strumenti idonei
  • azione razionale rispetto al valore. Detta anche razionalità sostanziale, o asiologica, è l’azione dell’uomo che agisce in base ad un valore morale, religioso. E’ l’azione del martire o del kamikaze
  • tradizionale. L’individuo compie quest’azione come un sonnambulo e gli sfugge il senso

Birmania: anelli al collo delle ragazze

India: caste, con regole da applicare anche senza condividerle

  • affettiva. E’ l’azione dettata dalle passioni

Weber riconosce che non si possono spiegare tutte le azioni umane sulla base della ratio calcolatrice, ma la sociologia comprendente non può dire nulla sulle azioni di tipo 3 e 4 perché il senso di un’azione può essere colto solo se l’azione è razionale.

 

 


DURKHEIM

Durkheim è contemporaneo a Weber ma non comunica con lui. Dà una definizione della sociologia di tipo oggettivistico. L’oggetto di studio di questa disciplina sono le istituzioni, la sociologia è la scienza delle istituzioni. Le istituzioni, o fatti sociali, sono quei modi di pensare, di sentire e di agire esterni all’individuo che si impongono all’individuo in virtù del loro potere coattivo. L’attore sociale è importante, ma è regolato da cose esterne a lui. Quando l’attore nasce, trova già istituiti modi di pensare, di agire e di sentire pronti ad imporsi su di lui. Ogni società o gruppo sociale esercita sull’attore una pressione normativa. Le istituzioni sono norme di comportamento, in parte codificate, in parte no. In “l’educazione morale”, Durkheim individua nella famiglia la principale agenzia di socializzazione, che educa e socializza i bambini, trasmettendo loro sia la lingua che una serie di regole e comportamenti, in parte spiegabili, in parte accettati per tradizione. Quando la socializzazione funziona, si ha l’interiorizzazione delle norme sociali, tanto che l’uomo sociologico può essere definito uomo normativo, e si forma la personalità sociale. Fondamentale per la socializzazione è il linguaggio, sia la lingua che il linguaggio dei gesti, del vestire.Le norme, o l’uso sociale, sono violente e possono essere più forti delle leggi codificate. Gli usi sociali sono sia interni sia esterni e si trasmettono di generazione in generazione automaticamente.

Mangiare le formiche

Aztechi: sacrifici umani

Durkheim costruisce la sua sociologia confrontandosi con Tarde.

TARDE: l’imitazione è la chiave per capire i comportamenti sociali, è la categoria fondamentale della sociologia. Il conformismo sociale si spiega perché ci sono persone che vengono imitate in quanto degne di imitazione. La maggior parte degli altri attori sociali sono semplicemente imitativi. Quindi la sociologia si riduce ad una psicologia applicata ai gruppi umani; come pensava Freud, la sociologia non ha autonomia, basta applicare alla società le categorie della psicologia. Tarde non è individualista, anche se parte dagli individui per spiegare i comportamenti sociali. Non lo è perché il processo imitativo produce il sonnambulismo (al contrario di Weber, secondo cui le azioni devono essere razionali). Il sonnambulismo prevede che il livello di coscienza dell’attore sociale sia molto basso, che l’azione sia fatta per abitudine.

Per Durkheim l’imitazione non è la chiave della società, ma spiega la nascita di una nuova istituzione. Infatti un individuo ritenuto degno di imitazione può dare inizio ad un nuovo comportamento e quello può diventare una norma comandata. L’individualismo spiega i cambiamenti, le novità, mentre Durkheim e il suo oggettivismo puntano a spiegare la vita di tutti i giorni. Il sociologismo di Durkheim fa sì che la società abbia molto più potere creativo dell’individuo. Il tutto è autopoietico, si trasforma da sé. Il concetto sociale della sociologica non è l’imitazione, ma il fatto sociale esterno all’individuo. I conformismo sociale si spiega perché gli individui sono assoggettati a queste norme, molte delle quali non vengono neanche sentite come norme perché sono iniettate nella nostra personalità dalla socializzazione. La società quindi è fatta di agenzie di socializzazione, la prima e più importante delle quali è la famiglia, dove avviene la socializzazione primaria. Di seguito avvengono altre socializzazioni concentriche, sempre più specialistiche. La socializzazione è continua e procede per messaggi. Durkheim non riesce a spiegare la nascita di nuovi fatti sociali. Il suo sociologismo estremo nasce da uno studio delle società primitive, dove il controllo sociale è effettivamente asfissiante. Invece nelle città moderne, nelle società evolute, prevale l’anonimato. Il conformismo e ogni comportamento sociale si spiegano riconducendoli alle istituzioni, che secondo la definizione di White coincidono con la cultura, intesa come modelli di comportamento.

 

Separazione legale

 

ALBERONI:ci sono due aspetti nella società: lo stato nascente e lo  stato istituzionalizzato. L’individualismo spiega la forma sociale che nasce, le istituzioni spiegano lo stato istituzionalizzato

 

Per spiegare le novità occorre ricorrere alla psicologia, per spiegare la società vivente occorre considerarne le istituzioni, ovvero le norme o il complesso di norme, di modi di sentire, pensare e agire esteriori all’individuo. Le istituzioni sono coattive perché prevedono delle sanzioni, sono una vigenza collettiva. La società vive grazie al meccanismo delle sanzioni, attraverso cui i comportamenti che hanno valore vengono rafforzati, grazie alle sanzioni positive o negative. Nelle società evolute ognuno può interpretare in qualche modo le norme, senza infrangerle; nella nostra società lo spazio per la varianza è ampio, si tratta cioè di una società individualistica. Nelle società primitive prevale l’azione prescrittiva (prescritta dalle istituzioni), in quella evoluta l’azione elettiva.

Bande giovanili, matrimonio.

 

Abitudine – uso sociale. Per Ortega non è la frequenza che fa di un’abitudine un uso sociale. L’uso sociale esercita una pressione ed è quindi caratterizzato dalle sanzioni. Cose infrequenti (saeculares) possono essere usi sociali, cose frequenti solamente abitudini.

 

MALINOWSKI – IL KULA RING. Nelle isole del Pacifico esiste un rito che consiste nell’andare in un’isola vicina e fare dono agli abitanti di collanine e braccialetti. Non è un rito economico e sembra non avere senso, ma nonostante ciò tutti sono tenuti a farlo, perché è obbligatorio, è un’istituzione che si impone alle persone perché prevede sanzioni. Nelle società primitive si riscontra un continuo donare apparentemente disinteressato (boscimani): il motivo dei doni continui è che tengono lontana la guerra, tengono sotto controllo l’aggressività.

 

Un’altra funzione delle istituzioni consiste nel rendere prevedibile il mio comportamento nei confronti degli altri. Più complicato è infatti rapportarsi tra culture che non condividono le istituzioni. Questo accade perché ogni azione sociale ha sia un significato soggettivo, sia un significato che risale alla nostra tradizione culturale condivisa. Noi non siamo nella società, ma in una società precisa.

 

 

 

La sociologia, ha differenza delle scienze naturali, non ha un paradigma universalmente accettato, non ha cioè un nucleo su cui ci si un accordo generale. Negli anni ’50 il paradigma sembrò essere il funzionalismo di Talcott-Parsons, in opposizione al sociologismo marxista. Weber e Durkheim elaborano due teorie del sociale molto diverse tra loro. Parsons dimostra che potevano accordarsi, anche se rimangono costantemente in lotta. Parsons costruì la sua teoria facendovi confluire i tre maggiori sociologi a suo parere: Durkheim, Weber e Paredo. Per Ortega invece la definizione dell’oggetto della sociologia di Weber è inconciliabile con Durkheim, perché per Weber il senso è soggettivamente inteso. Allora basterebbero la psicologia e l’economia per spiegare i comportamenti di massa, secondo questa teoria iperindividualistica la sociologia non servirebbe.

Per i collettivisti sono invece importanti i collettivi, che tendono ad inglobare l’individuo e a negarne l’autonomia: gli individui sono prodotti della società. L’estremizzazione di questa teoria, il sociologismo, nega recisamente ogni possibilità all’individuo, anzi la società agisce servendosi di lui come mezzo.

 

Ortega cerca una via mediana. Prima critica Weber e il senso soggettivamente inteso, poi da Durkheim prende il fatto che esistano realtà extraindividuali, che vengono chiamate “emergenze”, in quanto non ricavabili dall’individuo. La sociologia ha quindi diritto di esistere e il suo oggetto è il comportamento umano. Si differenzia dalla psicologia perché la sociologia fa riferimento anche a fenomeni extraindividuali, cioè gli usi sociali. Gli usi sociali, come i fatti sociali di Durkheim, sono coattivi, sono un modello di comportamento che l’attore sociale trova già istituzionalizzato e prevedono sanzioni, codificate o no (rito del sati). Oltre all’uso sociale esiste un giudizio sociale, in cui noi siamo continuamente giudici e giudicati. I giudizi sono istituzionalizzati e consistono nella pressione che le persone esercitano sulle altre, da cui nasce il conformismo. Senza conformismo una società non potrebbe esistere. Ortega prende le distanze da Durkheim: pur riconoscendo che ha individuato l’oggetto della sociologia. Gli attori sociali vengono educati e socializzati, quindi esiste una personalità sociale accanto a quella individuale. Durkheim attribuisce la creatività alla società, per Ortega la creatività viene dagli individui e riprende la teoria che Saussure aveva formulato in campo linguistico.

SAUSSURE. In ogni linguaggio ci sono due dimensioni: la langue e la parole, che sono i due momenti essenziali di una lingua. La langue è un’istituzione collettiva, ma non come le altre, in quanto è fondamentale per la nostra socialità ed umanità La parole invece è il momento individuale della lingua, come viene parlata da una particolare persona (Wittgenstein: qual è il significato di una parola? Il suo uso collettivo, perché se fosse individuale non potremmo capirci). Nulla cambia nella langue senza l’intervento della parole. L’istituzione non cambia da sola o per opera delle altre istituzioni, ma avviene per mano degli individui.

Ortega riprende questa concezione e la trasferisce in campo sociologico per salvaguardare l’autonomia degli individui. Ortega parte dall’idea che esistano istituzioni esterne, come il codice culturale, creato dagli individui passati e che viene trasmesso come un’eredità. La cultura rappresenta da una parte un patrimonio, dall’altra una prigione. La posizione di Ortega può essere definita individualismo istituzionale, perché i mutamenti sociali nascono dall’individuo, anche se la sua vita è immersa nelle istituzioni.

L’individuo è una sfera, intorno a cui c’è la personalità sociale, che si ispessisce con  la socializzazione. All’interno di questa sfera c’è la personalità dell’individuo, che è come uno spazio vuoto che ognuno può riempire. La creatività appartiene quindi all’individuo.

 

La prima socializzazione è quella linguistica: al bambino viene imposta una langue. Insieme alla langue penetra anche un’ideologia, una visione del mondo, perché il linguaggio non è neutro, ma pieno di giudizi di valore che diventano senso comune. Lo strumento linguistico è fondamentale per avere l’egemonia delle coscienze. Per costruire un’egemonia culturale serve il dominio e il consenso. Il dominio o monopolio della forza non è sufficiente, perché quando si perde la forza l’egemonia crolla. Serve anche il consenso, che si costruisce imponendo agli altri la propria visione

del mondo attraverso ripetitori continui.

 


CULTURA. Ogni società si caratterizza per la sua cultura, materiale o spirituale. La cultura materiale è la tecnologia, la cultura materiale sono le credenze, i valori, le norme, ciò che Marx chiamava ideologia. Ogni società è composta da più subculture che condividono alcuni tratti comuni. La divisione cultura materiale – cultura spirituale funziona abbastanza bene, ma occorre ricordare che dietro ogni tecnologia c’è un progetto, delle conoscenze, che si trovano a metà della divisone. Per Ortega l’uomo è naturalmente tecnologico, senza la tecnica non c’è umanità a grazie ad essa l’uomo può continuamente correggere la natura. La tecnè sono tutte le trasformazioni messe in atto dalle generazioni precedenti; la tecnologia si stratifica e si deposita. L’uomo deve continuamente adattarsi e si possono riconoscere due tipi di adattamento: quello autoplastico, cioè l’uomo o il gruppo adatta se stesso e i suoi componenti, quello alloplastico, cioè l’uomo che adatta il mondo che lo circonda, natura o altri uomini. Essenziale in questo punto è l’estrazione dell’energia, ogni civiltà si caratterizza per il modo di estrarre energia dalla materia.

 

Il controllo sociale è effettuato dalla gente, cioè da tutti e da nessuno e questo è possibile perché più persone condividono una cultura comune; senza una cultura comune non esiste la società. Il controllo sociale avviene perché l’uomo ha la tendenza naturale a violare le norme. Nelle microsocietà il controllo sociale basta a mantenere il conformismo, nelle macrosocietà non è sufficiente e ci sono le agenzie specializzate per il controllo politico-giuridico. C’è cioè bisogno dello stato.

 

La cultura nelle scienze sociali non ha la stessa accezione che ha nel linguaggio quotidiano, comprende diritto, religione, tecnica, mezzi di lavoro... tutto ciò che è stato creato dall’uomo che non è natura o modificazione di essa (definizione di Tylor). Non tutto ciò che l’uomo crea entra nel bagaglio culturale dell’umanità. La cultura si presenta come ciò che non è natura. Attraverso la socializzazione, cioè la trasmissione della cultura, gli uomini diventano umani: non c’è umanità senza cultura, ogni cultura caratterizza un gruppo umano e lo scienziato sociale deve studiare la cultura di un particolare gruppo di individui. Il problema della globalizzazione è che mette in contatto culture di una miriade di gruppi diversi e la convivenza di culture diverse crea problemi.

 

TEOCRAZIA: compito dello stato è mantenere vigente la legge divina. Politica e religione sono strettamente collegate, ma non sono i religiosi a detenere il potere. La separazione dello stato dalla religione è un prodotto della concezione liberale. L’Islam è sempre stato teocratico, non c’è distacco tra potere temporale e spirituale e il potere viene direttamente da Dio.

IEROCRAZIA: lo stato ierocratico è anche teocratico, ma il potere è gestito direttamente da religiosi. Formalmente non esistono sacerdoti nell’Islam, ci sono gli esperti di legge, cioè gli Ulama, che godono anche di autorità spirituale. La ierocrazia nasce in Iran perché la maggioranza dei musulmani è sciita e nello sciismo l’esperto della legge ha un ruolo simile a quello dei sacerdoti cristiani (figura dei mullah, degli ayatollah).

 


IL FUNZIONALISMO

 

L’analisi funzionale da lui elaborata è un metodo di analisi che ragiona in questi termini; abbiamo un fenomeno x da spiegare, l’explanandum, che è la variabile dipendente, e la causa y, cioè la variabile indipendente. Spiegare significa mettere x e y in una relazione tale che x deriva da y e variando y varia anche x.

Esempio: il suicidio, da Durkheim. Durkheim vuole dimostrare che la psicologia non basta a spiegare i fatti sociali, ma serve anche la sociologia, in quanto i fatti sociali si spiegano con fatti sociali, in risposta a Tarde che aveva fatto dell’imitazione, cioè dello psicologismo, la chiave della società. I suicidi avvengono a seconda dell’integrazione nella società, non per motivi esclusivamente psicologici. La società può soffrire di una malattia che la porta all’autodissoluzione, l’anomia, cioè l’assenza di solidarietà. In una società colpita da anomia gli individui depressi hanno una grande tentazione ad ammazzarsi, perché non trovano nella società l’appoggio per superare le disgrazie personali. Invece in guerra non ci sono suicidi, perché c’è il massimo della solidarietà. I suicidi sono minori nelle società cattoliche ed ebraiche, perché sono religioni solidaristiche, a differenza di quelle protestanti. Il flusso suicidogeno è quindi dipendente, inversamente proporzionale, alla solidarietà presente in una società.

Maslow da invece un’altra spiegazione al suicidio, in base ad una classificazione dei bisogni umani. In questo senso il suicidio è un lusso, significa che i bisogni primari sono soddisfatti.

 

                       

                                               IV livello: autorealizzazione (orientata dalla società)

 


                                               III livello: bisogni di soddisfazione professionale

 


                                               II livello: bisogno affettivo

 


                                               I livello: bisogni elementari, legati alla sopravvivenza         

 

Se si è alle prese con un livello inferiore non ci si preoccupa di quelli superiori, solo una volta soddisfatti il livello elementare si sposta l’attenzione sugli altri. Si parla di quindi di una “rivoluzione delle aspettative crescenti” che è potuta avvenire negli stati industrializzati, dove i bisogni elementari sono soddisfatti da tutti gli strati della popolazione. La crescita delle aspettative è connaturata nella natura umana, i cui bisogni sono illimitati. Marx aveva affermato la stessa cosa: se non si soddisfano i bisogni materiali non si potrà mai passare all’autorealizzazione  superare l’alienazione (fenomeno per cui l’uomo non si sente più umano, ma un oggetto estraneo alla società).

Sale, librerie, vestiti.

 

Malinowski. Questo antropologo anglopolacco elabora una teoria scientifica della cultura, studiando per anni le popolazioni dell’arcipelago delle isole Tropian, nel Pacifico. Non disponendo di fonti storiche per spiegare le istituzioni che vede, non può utilizzare il metodo genetico ed è costretto ad elaborare un modello alternativo per spiegare i fenomeni che osserva: il funzionalismo. Malinowski osserva la cultura delle isole Tropian partendo da alcune considerazioni:

  • la cultura è un sistema, non è un semplice aggregato. C’è un ordine, una gerarchia e modificando una parte modifico l’intero sistema
  • la cultura è l’insieme delle risposte a problemi, esigenze, istituzionalizzate in una società. La funzione di tutti i tratti culturali è di soddisfare i bisogni del gruppo (in realtà non ogni tratto culturale ha una funzione per il solo fatto di esistere). La funzione è la capacità di rispondere ad un bisogno umano, per Malinowski se c’è un’istituzione, questa ha un funzione.

Il funzionalismo di Malinowski è assoluto, mentre in realtà non solo non tutte le istituzioni sono funzionali, ma occorre anche considerare a chi sono funzionali. In una società piccola e primitiva un’istituzione è funzionale a tutti, ma in una società evoluta occorre porsi la domanda “funzionale a

chi?”. Il modello di Malinowski finisce per essere iperconservatore, perché ogni cosa è funzionale, per cui intoccabile. Malinowski distingue tra lo sguardo dell’attore sociale e quello dello studioso, che può vedere cose di cui l’attore sociale non è cosciente (come affermavano Freud, Marx).

 

Merton.          1. Equivalenza funzionale

                        2. Eufunzione e disfunzione

                        3. Funzioni latenti

 

Merton prende le distanze dal funzionalismo universale e lo corregge, per poi applicarlo a società

complesse: non ogni istituzione è funzionale e la maggior parte di esse è funzionale solo ad una parte della società. In una società piccola è infatti possibile che qualcosa sia funzionale a tutti, ma in una società complessa e gerarchizzata questo non avviene. Il concetto di equivalenza funzionale significa che un’istituzione può essere sostituita da un’altra con funzioni simili o migliori, la riforma della società è quindi legittima. àscuole religiose medioevali. L’eufunzione è tipica di un’istituzione utile alla società o a una parte di essa, mentre la disfunzione è tipica di un’istituzione dannosa e che produce tensioni. Un’istituzione può essere anche contemporaneamente eufunzionale e disfunzionale, è quindi legittimo riformarle e sostituirle. àprigioni, Turchia. Certe istituzioni svolgono anche funzioni nascoste, o latenti, non volute, ma che causano conseguenze oggettive. Esistono quindi conseguenze intenzionali e previste e altre non intenzionali, non previste, ma oggettive, quindi importanti. àospedali, Riforma, Lenin. La psicologica quindi non spiega i comportamenti umani, perché l’azione umana è fatta anche di conseguenze inintenzionali, come afferma Weber nel suo paradosso delle conseguenze: spesso le conseguenze sono opposte alle intenzioni; non basta quindi per lo studioso studiare le intenzioni del azioni umane.

 

Parsons.         Sistema                       Valori                         Socializzazione

                        Sottosistema                Norme

                        Struttura                     Motivazioni

                        Ruoli                           Mezzi

                        Attori sociali

 

Parsons vuole elaborare una teoria generale della società: la società  un sistema che contiene al suo interno diversi sottosistemi. I sottosistemi (economico, politico, religioso e familiare) sono relativamente auotonomi ma legati tra di loro. Parsons dà importanza al sistema famigliare perché dà importanza alla socializzazione e la prima agenzia di socializzazione è la famiglia. I sottosistemi a loro volta contengono le strutture, cioè aggregati di ruoli, che sono gerarchizzate e ordinate. I ruoli sono la parte che gli attori sociali svolgono e gli attori sociali sono i protagonisti della scena sociale in quanto hanno un ruolo.Ogni società si caratterizza per una particolare divisione del lavoro, cioè per la presenza di sottosistemi.

La socializzazione (teoria che Parsons riprende da Durkheim) è fondamentale, come fondamentale è il ruolo svolto dalle agenzie di socializzazione, perché permette di interiorizzare il patrimonio culturale, trasmesso dalle generazioni precedenti. Per Marx la continuità era economico-tecnologica, la società è regolata dalla continuità economica, tutte le tappe sono necessarie, lo sviluppo delle forze produttive è oggettivo: è un´interpretazione deterministica. Per Parsons invece esiste la continuità dei valori spirituali, trasmessi attraverso la socializzazione. Connessi ai valori sono le norme, trasmesse sempre via socializzazione. Le agenzie di socializzazione hanno il compito di iniettare nell’individuo valori, norme e motivazioni e devono definire anche i mezzi (per Parsons devono essere leciti). Oltre alla socializzazione deve agire il controllo sociale, che varia da società a società: in alcune e molto rigido, in altre è elastico, esercitato da tutti e da nessuno. Il controllo sociale sottopone l´attore a un bombardamento continuo.

Quali sono le funzioni fondamentali, cioè le condizioni di esistenza minima, di una società? Parsons individua quattro imperativi funzionali, legati ai quattro sottosistemi fondamentali.

  • Adattamento all’ambiente esterno (autoplastico e alloplastico). Questo è legato al sottosistema economico, perché la società deve estrarre e utilizzare le risorse per la sua sopravvivenza
  • Goal attainment (ottenimento dello scopo). Esistono scopi collettivi che riguardano tutta la società e scopi individuali. E´ legato al sottosistema politico, che prende decisioni per l´intera società.
  • Integrazione: non può esserci uno scollamento tra le varie parti della società, altrimenti la società collassa.
  • Mantenimento dei valori. E’ prevista la trasmissione di un patrimonio culturale, altrimenti si rompe la continuità della società; è legata al sottosistema famigliare. L sta per latenza, la socializzazione è infatti latente, è un flusso continuo di messaggi, che garantisce l´identità dell’individuo, garantisce il legame organico tra presente e passato, costruisce la memoria dell’individuo.

A, G, I e L sono fondamentali per l´integrità della società, sono le condizioni di esistenza minima di una società.

 

MARX                       PARSONS

4) Ideologia                1) Valori

3) Politica                   2) Norme

2) Società                   3) Motivazioni

1) Economia              4) Mezzi

 

Parsons risponde a Marx rovesciando lo schema marxista, facendo una sociologia antimaterialista. Cerca di dimostrare che sono i valori a determinare la storia e la società, come nella cibernetica i fattori decisivi sono ricchi di informazione e poveri di energia. Dai valori derivano le norme e la socializzazione produce, inculcando nell’attore sociale le norme, le motivazioni. Nella società capitalistica dalle norme sorge la motivazione “autorealizzazione nell’economia”, mentre la socializzazione precapitalistica era basata su valori religiosi e cavallereschi.

 

Durkheim, Weber e Parsons sono d’accordo su un punto: ogni società si fonda su una determinata divisione del lavoro sociale, dove ogni parte della società ha una funzione o una disfunzione. Dentro la divisione ci sono gerarchie, in particolare sono tre i fattori che gerarchizzano la società:

    • Potere: il potere è la capacità che il soggetto A di imporsi sul soggetto B. Dietro questa capacità c’è una sanzione e le forme che il potere può assumere sono molteplici.
    • Ricchezza: la ricchezza produce potere, ma i due fattori non coincidono
    • Prestigio: è il grado di riconoscimento sociale. Dipende dal ruolo, non dall’attore sociale. La caccia al prestigio si ha perché fondamentalmente ogni uomo è narcisista e ogni popolo etnocentrico e si può riscontrare in ogni società. àPotlach, fuoricasta A e B, razzismo negli USA.

Ogni società complessa è quindi differenziata, non egalitaria. La gerarchia può essere a piramide o, nelle società più complesse, a fiasco. Ogni società si basa sul lavoro servile, in quelle opulente questi ruoli sono svolti dagli immigrati. Senza lavoro servile non si può però avere una gerarchia. Poiché ogni società è un insieme gerarchico di funzioni, ogni società è divisa in classi, che non sono obbligatoriamente in conflitto tra di loro: nelle società liberaldemocratiche il conflitto viene istituzionalizzato attraverso i partiti e i sindacati e accettato come un fenomeno fisiologico, in una certa misura benefico per la società. à Patrizi-Plebei

 

 


L’ORDINE SOCIALE

 

CONSENSO                                                                                               COERCIZIONE

1) Valori condivisi                                                                                        1) Coercizione

2) Cooperazione                                                                                           2) Interessi

3) Legittimità                                                                                                3) Conflitto

 

Parsons e Marx hanno due modelli alternativi di leggere una realtà sociale. Entrambi tentano di spiegare il problema di Hobbes: perché esiste l’ordine sociale. L’ordine sociale non è un dato naturale, è qualche cosa di artificiale che va continuamente alimentato. Per Marx l’ordine esiste perché c’è un uso massiccio della coercizione. Nella società capitalistica la coercizione formale no interviene, ma c’è la coercizione di fatto perché il proletariato è costretto a vendere il suo lavoro. C’è anche una coercizione istituzionalizzata, cioè lo stato, che è violenza al servizio dei proprietari. L’ordine sociale per Marx non è naturale perché ci sono due interessi in conflitto: quelli della borghesia e quelli dei proletari. Ogni società è pervasa dal conflitto di classe, esplicito o occulto, e l’ideologia deve mascherare questa realtà. Nel modello di Parsons la chiave per leggere l’ordine sociale sono i valori condivisi, da chi domina e da chi è dominato. La condivisione spiega l’ordine accettato, che garantisce quei valori. Altra caratteristica della società è la cooperazione che nasce dalla condivisione di questi valori. L’ordine sociale dev’essere inoltre legittimo, conforme ai valori condivisi, per avere il consenso. La coercizione in questo modello è un fatto secondario. Entrambe le visioni possiedono una parte di verità: in ogni società complessa c’è l’elemento della coercizione e della violenza, ma allo stesso tempo esistono i valori condivisi fondamentali. Le società storiche si dispongono tra il modello del consenso e quello della coercizione. Il rapporto tra le due componenti varia da società a società. Il modello di Parsons non spiega come la storia dell’umanità sia un conflitto continuo né può spiegare il mutamento sociale. Il modello di Marx non può spiegare l’ordine civile. Il potere quando non è sostenuto dal consenso infatti è destinato a crollare.

à invasione napoleonica della Spagna, regimi comunisti

 

Per Weber l’ordine sociale e un certo regime esistono perché c’è la credenza nella loro legittimità. Un regime è solido se si basa sulla legittimità diffusa, cioè su valori condivisi. Weber fa differenza tra il macht (potere) e lo herrschaft (dominio). Il potere si trova in ogni rapporto, ma è naturale, sociologicamente amorfo. Il dominio è invece una forma di potere istituzionalizzata, che ha una certa stabilità, impone l’ubbidienza in un certo territorio. Occorre però ottenere dai governati anche un’ubbidienza spontaneo, perché il dominio è tanto più solido quanto più accettato e per essere accettato ha bisogno di un principio di legittimazione. Non tutti i regimi sono legittimi, in tal caso o il regime crea attorno a sé il consenso, o crolla. Ogni regime si caratterizza per il modo in cui si sforza di imporre la propria legittimità. L’herrschaft più la legittimità danno luogo ad un autorità, al diritto a comandare; la legittimazione deriva dalla cultura e quando una credenza crolla, entra  in crisi anche la legittimità del potere --> Rivoluzione francese.

  • Legittimità tradizionale. E’ la legittimità delle società antiche, che proviene dalla tradizione ed è organicamente legata alla religione.
  • Legittimità legale-razionale. Questa legittimità è tipica delle società moderne, dove non hanno potere normativo cogente tradizione e religione; il criterio per cui la società legittima il dominio è quello razionale-legale, secondo cui chi prende il potere lo fa seguendo norme e leggi cogenti (normalmente le costituzioni). Abbandonando la tradizione la società si secolarizza (da secolo, mondo), cioè si espande la sfera del profano a danno della sfera del sacro. Nell’alto medioevo ogni uomo era religioso, la società europea era imbevuta di sacro. Con il passare dei secoli si è affermata la sfera profana e oggi noi viviamo in una società secolarizzata, dove la religione non è assente, ma è un fatto privato. Prima della rivoluzione francese c’era un’alleanza organica tra religione e politica: la religione legittimava la politica e la politica proteggeva la religione. Rotto questo legame c’è bisogno di una nuova legittimazione politica, cioè razionale-tradizionale. Razionale perché la società è, grazie anche al mercato, in razionalizzazione continua; legale perché c’è la sottomissione al potere delle leggi
  • Legittimità carismatica. Questa legittimità è un fatto eccezionale: nella storia all’improvviso sono apparsi regimi che non appartengono ai primi due tipi. Il principio di legittimazione non è tradizionale perché il leader carismatico si distacca dalla tradizione e non è legale perché tende ad imporre le sue leggi. Il carisma è un dono e un individuo grazie al carisma è e viene vissuto come uomo eccezionale. Questo concetto è ripreso dalla storia del cristianesimo, dove la Chiesa è l’istituzione carismatica per eccezione. Il leader carismatico deve percepirsi ed essere percepito come individuo eccezionale e dev’essere considerato portatore di salvezza. Il messaggio che porta trascende la realtà quotidiana ed è rivoluzionario, perché prende le distanze dal passato, il leader è un agente di rottura col passato. I leader carismatico è un fattore del mutamento sociale, è una rivoluzione, uno stato nascente. Il capo viene amato ed imitato dai suoi seguaci, con i quali ha un rapporto di metanoia, di conversione, in quanto gli individui che si mettono al seguito del leader si convertono e fanno una svolta radicale nella propria vita. Per avere successo questo tipo di regime ha bisogno di una situazione tragica, o vissuta come tragica, dalla società o da un gruppo di persone, il “gruppo paria”. I leader carismatico è il prodotto di un bisogno di un certo strato della società. Se non si parte dalla miseria e dalla depressione di una parte della popolazione non si capisce come possa sorgere la figura del capo carismatico, che deve identificarsi con le sofferenze del popolo. Ogni leader carismatico ad un certo punto si ritira per un po’ dal mondo, per sovraccarico depressivo: soffre per sé e per il suo uditorio; dopo questo vento riappare euforico ed aggressivo perché ha trovato la risposta, le cause dei mali e la loro soluzione. Il criterio per cui si valuta un leader carismatico è il successo: finchè c’è successo, il leader conserva il suo carisma e il suo potere.Weber si pone il problema della successione del leader carismatico, che solitamente lascia indeterminato ciò che accadrà dopo la sua morte. Nasce il problema della routinizzazione del carisma, che diventa un’istituzione. A volte la fine del leader carismatico causa la fine del movimento, a volte nasce la figura del vicario. Il vicario si deve legittimare seguendo l’esempio del leader carismatico, anche se inevitabilmente se ne discosta. Istituzionalizzando il carisma si torna verso la legittimazione legale-razionale e dall’istituzione si staccano i seguaci più puri. L’istituzionalizzazione è comunque inevitabile, altrimenti il messaggio del leader carismatico si perde. --> Pellerossa, Xhosa

 


IL MUTAMENTO SOCIALE

                 

 

Per lo studio del mutamento occorre studiare tre oggetti: i soggetti del mutamento, i fattori de mutamento, le condizioni del mutamento.

Soggetti. I soggetti del mutamento sono diversi e di varia ampiezza, dall’uomo, alle èlite ad un’intera classe.

TEORIA ELITISTICA (Pareto e Mosca). Per capire i mutamenti e l’ordine sociale occorre studiare i rapporti tra la massa e la minoranza, cioè le élite. Le minoranze, per essere fattori del mutamento, devono essere organizzate. Fondamentale per studiare le élite è studiare la loro formazione. La questione delle minoranze si ritrova in ogni sociologia del primo ‘900.

Fattori. I fattori possono essere religiosi, tecnologici-scientifici, economici, politici.

Per POPPER  non possiamo preveder lo sviluppo della società moderna perché non possiamo prevedere lo sviluppo della scienza. Dall’800 il legame scienza-forze produttive è diventato organico, per cui ogni invenzione e scoperta ha un’influenza sulla società.

Condizioni. Ci sono le condizioni naturali e materiali da una parte e dall’altra le premesse socio-economiche.

 

NEL/DEL. Occorre distinguere: esistono dei mutamenti che si verificano continuamente nelle società moderne, significativi, ma non traumatici e all’interno delle regole. Altri sono i mutamenti del sistema, che comportano l’uscita da un determinato sistema e la nascita di un altro. I sistema sono i valori e le istituzioni di un certo regime politico.

 

Mutazione/Mutamento (Balandier). Le grandi trasformazioni epocali sono dette mutazioni, per distinguerle dai mutamenti, più frequenti e di minore portata. Le mutazioni sono tre: agricoltura, stato e rivoluzione industriale. Con l’invenzione dell’agricoltura si passa da un tipo di vista basato su caccia e nomadismo ad un tipo di vita sedentaria. L’agricoltura permette la nascita dello stato, che porta alla nascita della civiltà, di società più complesse, dinamiche e gerarchizzate, basate sul lavoro servile. La terza mutazione è la rivoluzione industriale, rivoluzione permanente ancora in atto. I modi di produzione dopo questa rivoluzione diventano dinamici, aumenta la capacità produttiva, cresce il mercato che non ha confini e le crescono le capacità tecnologiche (trasporti, comunicazioni), l’economia diventa autopropulsiva.

 

 


LE CAUSE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE.

Perché è avvenuta la rivoluzione industriale? Perché è avvenuta in un preciso momento storico e in un determinato luogo e non altrove e non ovunque?

 

Weber: Il capitalismo ha bisogno di una cultura specifica e di un atteggiamento volto alla ratio, alla razionalizzazione continua delle attività, quindi alla modernizzazione continua. Il capitalismo rompe con la tradizione, ha bisogno della mentalità imprenditoriale, che consiste nel razionalizzare, cioè diminuire le risorse impiegate, aumentare la produttività e battere la concorrenza. Lo spirito capitalistico non è semplicemente desiderio di ricchezza, quello può essere trovato dappertutto. Per permettere la nascita del capitalismo doveva essersi verificato un mutamento culturale, una rottura della tradizione: Weber individua questo fenomeno nella riforma protestante. La riforma è un fatto religioso, Lutero è anticapitalistica, ma le conseguenze inintenzionali hanno portato ala nascita di un nuovo tipo di operatore economico: l’imprenditore neo calvinista, cioè l’incarnazione della razionalità, l’uomo che conduce la sua azienda in modo razionale, che rinnova continuamente e considera il lavoro come un’autorealizzazione. Lutero, con tutt’altri scopi, elimina i conventi, il sacerdozio, perché ogni cristiano è un sacerdote, mettendo in questo modo le premesse per la teoria calvinista dell’ascetismo intra-mondano. L’ascetismo cristiano, fuori dal mondo, viene trasformato da extra-mondano ad intra-mondano, rimanendo ferma l’idea che il cristiano sia un asceta, cioè sottoposto ad una disciplina razionale, che in quest’ottica è la disciplina imprenditoriale. Il lavoro diventa una vocazione. Il calvinista non ha la certezza della salvezza, non poteva sapere se era stato salvato da Dio o no, ma poteva vedere un indizio nel successo economico. Il successo economico è una spia, un indicatore della salvezza divina. Quindi, per conseguenze non intenzionali, la riforma ha stimolato la formazione dello spirito imprenditoriale. Poiché però anche prima della riforma c’erano nuclei capitalistici, Weber afferma che le conseguenze non intenzionali della riforma sono state un fattore di accelerazione.

 

Critiche. La tesi di Weber non ha un fondamento empirico, ma sorge da una situazione reale, l’esistenza di due Europe e due Americhe: una protestante, più sviluppata e più capitalistica, una cristiana, più arretrata. Il motivo di questa differenziazione non è però da individuare nella riforma, anzi, il calvinismo è controproducente, perché condanna l’usura. L’unico apporto che il calvinismo porta allo spirito imprenditoriale è la diffusione dell’istruzione, necessaria per leggere le sacre scritture: il capitalismo ha bisogno dell’alfabetizzazione.

Paesi Bassi (Belgio e Olanda). Nel XV secolo Anversa era la città più fiorente, ma nel giro di pochi anni declinò in favore di Amsterdam, perché gli imprenditori di Anversa vi si erano trasferiti, non a causa della riforma, ma a causa della controriforma. Anversa era infatti in territorio spagnolo, quindi la controriforma era applicata integralmente: i mercanti venivano visti con diffidenza perché erano in contratto con il mondo esterno, viene introdotta l’inquisizione, che si basava sulla delazione anonima e sulla ricompensa del delatore con i beni del condannato. Gli imprenditori sfuggono dalle terre controriformate insieme al capitale mobile e al know-how. Non è la riforma che determina la divisione europea, ma la controriforma.

Le Americhe. La colonizzazione dell’America Latina è stata burocratica e centralizzata, i colonizzatori spagnoli avevano una mentalità precapitalistica e non si è formata una società civile autonoma. Gli hidalgos emigrati in Sud America sono rimasti latifondisti, compromettendo lo sviluppo economico. Nel Nord America la colonizzazione è non è stata di stato, ma è stata portata avanti autonomamente dagli individui. L’assenza di uno stato che controlla ogni cosa è fondamentale per la nascita del capitalistico; più uno stato è potente e interventista, minore è lo sviluppo capitalistico.

 


SCHIAVISMO à FEUDALESIMO à CAPITALISMO

 

Lo schema di produzione marxista si applica solo all’Europa occidentale. Per spiegare la genesi del capitalismo Marx prende un concetto dalla meccanica: la spinta, o push-factor, per spiegare il passaggio da un’economia statica ad una iperdinamica. Il push factor per Marx è l’accumulazione primitiva originaria: in un certo momento storico i piccoli proprietari e le terre comuni sono state espropriate e sono diventate proprietà privata in mano ai grandi latifondisti. Si determina quindi un accumulo di capitale e attraverso il suo investimento gli imprenditori possono dinamizzare l’economia determinando l’inizio del capitalismo. L’evento storico che Marx individua come causa del capitalismo è il fenomeno delle enclousures. Per permettere l’espropriazione serve la violenza dello stato, cioè lo stato, e non i mezzi di produzione, è il fattore decisivo per la nascita del capitalismo. Eppure in Spagna la concentrazione di terra nelle mani dei latifondisti era molto grande, ma non è avvenuta la rivoluzione industriale. Invece l’Inghilterra era uno stato di piccoli proprietari, gli yeomen. Marx vuole dimostrare in questo modo che alla base del capitalismo c’è un furto, attuato grazie alla violenza dello stato, e il furto continua in modo diverso perché i capitalisti sfruttano il lavoro dei proletari.

 

Il modo di produzione asiatico (modo di produzione riscontrabile prevalentemente, ma non solamente in Asia; nasce dallo studio di Marx dei reportage di Bernier).

In Asia manca la proprietà privata della terra, perché questa appartiene al sovrano, che la dà solo in concessione. Inoltre manca la nobiltà ereditaria, che svolge un contropotere nei  confronti del monarca. La nobiltà in oriente esisteva, ma era creata dal sovrano ed era destituibile, quindi in mano al sovrano. Le ricchezze non erano trasmissibili di padre in figlio, quindi non poteva nascere una nobiltà ereditaria. Nel mondo islamico l’aristocrazia era formata da schiavi, che venivano indirizzati alla carriera burocratica e militare; poiché non avevano legami sociali e la loro carriera dipendeva dal sovrano, l’obbedienza era assoluta. Non esistendo la trasmissione ereditaria, i nobili di carriera che venivano designati al governo delle province provvedevano a saccheggiare piuttosto che ad amministrare razionalmente. Lo stato era uno strumento di saccheggio, l’economia islamica era di saccheggio. Secondo Ibn Khaldum l’economia araba non poteva decollare perché esisteva l’istituto dell’esproprio, che si ripercuoteva a catena dal sovrano, ai nobili, ai funzionari, ai cittadini. Lo statoera dispotico e non conosceva i vincoli della proprietà, quindi si fondava sul saccheggio: ciò ha determinato la decadenza dell’Islam. Senza garanzia della proprietà privata non ci può essere capitalismo, perché l’economia viene periodicamente distrutta. In Asia mancavano le città autonome, mentre in Europa a partire dal XV secolo erano sorte ovunque città autonome, borghesi e mercantili. In oriente le città sono appartamenti armati, proiezione del potere militare, dove la borghesia era sottoposta al controllo del potere politico-militare e alla minaccia dell’esproprio.

 

Engels vuole spiegare perché in Europa è sorta la democrazia, mentre in Asia si è diffuso il dispotismo, a partire dalle condizioni climatiche, cioè precipitazioni irregolari, che causano carestie, distese desertiche, fiumi grandi e pericolosi. Da qui nasce il problema dell’acqua, che richiede lavori pubblici colossali per il controllo e lo sfruttamento delle acque. Lo stato è una megamacchina invisibile, è l’imprenditore generale dell’acqua (invisibile perché è un’organizzazione, ciò che si vede sono gli individui). Il modo di produzione asiatico, diversamente da quello europeo, dipende dal regime politico dispotico, dove tutto appartiene al sovrano. Engels da una spiegazione funzionalistica del modo di produzione asiatico: il problema dell’acqua richiede lavori pubblici colossali, una mobilitazione colossale della forza lavoro Tutto questo dev’essere gestito da un potere centrale temporale fortemente accentrato (il potere spirituale è subordinato a quello temporale). La spiegazione di Engels afferma che il sistema dispotico è funzionale è ciò spiega come ha potuto resistere per secoli, fino all’irruzione del capitalismo, che ne ha causato il collasso.

 

Wittfogel ripropone le analisi di Marx ed Engels sul modo di produzione asiatico. Già Bodin aveva distinto monarchia e repubblica sulla base della proprietà privata: nella repubblica è certa, nella monarchia no, è sottoposta alla minaccia di esproprio. In oriente esiste la proprietà privata, ma è solo una concessione del sovrano. Lo stato è l’imprenditore dell’economia, è il pianificatore, il controllore del commercio con l’estero, non lascia spazio alla libera iniziativa. Particolarmente importante è il controllo monopolistico del commercio internazionale (questo spiega lo squilibrio tra importazioni ed esportazioni nelle società orientali).

Khaldun: il sistema dispotico uccide l’economia, sopprimendo l’iniziativa economica e uccidendone le motivazioni.

 

Wey Yang (un mandarino cinese, cioè un intellettuale-funzionario). La Cina era una civiltà all’avanguardia, una civiltà creativa, pratica, perché quindi sono sopravvenuti il ristagno e l’arresto economico e non è sorto il capitalismo? Centrale nella spiegazione di Wey Yang è il problema dell’ordine: per garantire l’ordine occorre un potere centrale fortemente accentrato che controlli anche l’economia, attraverso il controllo dei movimenti della popolazione e l’imposizione di una tassazione pesatene per scoraggiare l’iniziativa dei mercanti. Uno stato forte implica una socieàt civile debole. L’economia non deve autonomizzarsi, altrimenti sic compromettono l’ordine sociale e l’armonia. Borghesi e imprenditori costituiscono una contropotere pericoloso per il mantenimento dell’ordine. Nell’epoca Song avvenne in Cina una rinascita della società, caratterizzata da individualismo, laicizzazione della cultura, ma l’invasione mongola blocco questi fermenti. Le città cinesi sono pianificate e il controllo sui cittadini è asfissiante; non sono nate spontaneamente. Ogni città è governata da tre governatori per intensificare il controllo sociale, reprimere l’economia ed evitare la formazione di contropoteri. Avviene il controllo burocratico centralizzato anche delle sorgenti della vita. Questo spiega perché la Cina non ha prodotto il capitalismo, pur essendo una società creativa.

 

Weber parla di “gabbia di acciaio”, cioè lo stato dispotico ingabbia la società ed in particolare l’economi, bloccandone lo sviluppo, per mantenere il potere. Dà anche la definizione di “stato liturgico”, che può obbligare qualsiasi cittadino a qualsiasi lavoro. L’oriente non ha conosciuto il fenomeno della schiavitù con le caratteristiche e le proporzioni proprie del mondo greco-romano. In pratica però ogni suddito era un possibile schiavo del despota, anche se formalmente libero. Secondo l’analisi di Finley il gonfiamento del numero degli schiavi nelle società greco romane è legatola fatto che esistesse la democrazia dei privilegiati, in quanto il cittadino non poteva essere obbligato al lavoro forzato. Per questo motivo erano necessari gli schiavi. In oriente il sovrano poteva mobilitare tutta la popolazione, quindi gli schiavi non erano necessari.

 

Per Marx il dispotismo è la schiavitù generale di stato. Mumford parla dello stato dispotico come di una megamacchina (invisibile perché non si vede, si vedono solo gli uomini impiegati in essa). Lo stato dispotico è caratterizzato dalla massima centralizzazione e da una burocrazia elefantiaca, ubbidiente e automatizzata. Lo stato dispotico si basa su un triplice monopolio:

  • Monopolio dei mezzi di coercizione: l’Europa medioevale era una società senza stato perché mancava il monopolio della violenza. Il potere economico è un pericolo per quello politico, per cui va tenuto sotto controllo. Ciò significa limitare il mercato, gli imprenditori e l’iniziativa privata. Il mercato viene messo in gabbia; nell’antichità la società e la tecnologia erano statiche, quindi il mercato poteva essere ingabbiato con relativa facilità .Dopo l’avvento del capitalismo, essendo il mercato in continua evoluzione, l’ingabbiamento è molto più complesso.
  • Monopolio dei mezzi di produzione: lo stato dispotico è il padrone dei mezzi di produzione, che possono essere dati agli individui solo in concessione.
  • Monopolio dei mezzi simbolici (religione): la religione viene istituzionalizzata, il sovrano è ammantato di sacro, è espressione di Dio o un Dio egli stesso.

 

CALIFFO: vicario del profeta, dotato di potere spirituale e temporale (indivisibili nel mondo islamico). E’ contemporaneamente sovrano ed imam.

EMIRO: comandante militare

SULTANO: il detentore del potere politico, figura introdotta dai turchi nel XV secolo e teoricamente subordinata al potere del califfo. Spesso venne anche divinizzato o legittimato con la religione.

 

La variabile politica è decisiva per la nascita del capitalismo: il capitalismo non può nascere in un sistema dispotico e la colpa di questa mancata nascita non può essere data alla colonizzazione europea. Marx e Weber lavorano su teorie che spiegano la genesi del capitalismo a partire da fattori economici e spirituali, ma anche loro intuiscono che le condizioni necessarie allo sviluppo del capitalismo sono politiche e giuridiche, in particolare la garanzia della proprietà, la certezza del diritto, le libertà economiche, l’esistenza di corpi intermedi che limitino il potere del sovrano. Queste condizioni si sono verificate in Europa a partire dal basso medioevo nei Comuni.

 


SOCIETA’ CHIUSA E SOCIETA’ APERTA

 

L’Europa durante la seconda guerra mondiale era in rivolta contro le democrazie liberali; quella guerra era una guerra ideologico tra due modelli antitetici, quello borghese e quello nazional-popolare. Popper inquadra questo episodio in una serie di conflitti che dura da 2500 anni, il conflitto tra società aperta, liberale, e società chiusa, antiliberale. La storia della civiltà occidentale è la storia di un conflitto permanente tra questi due tipi di società. Il primo episodio di questa lotta è stata la guerra del Peloponneso, tra Atene e Sparta e la sconfitta di Atene è stata la sconfitta di un certo tipo  di concezione della società.

 

Nella società chiusa l’individuo è subordinato al collettivo. Sparta era  una società caserma suddivisa in tre fasce, gli iloti, cioè servi della gleba, gli spartiati che godevano dei diritti politici, ma senza diritti individuali, e i meteci, uomini liberi, ma senza diritti politici. La libertà degli antichi, di cui godevano gli spartiati secondo la concezione di Constant, consisteva nel diritto di partecipare alle decisioni politiche: era una libertà collettivistica, soltanto politica. La sfera privata non esisteva e prevaleva l’azione prescrittiva su quella elettiva. Il controllo sociale era rigoroso e ogni deviazione dal modello culturale era condannata. In questa società non esisteva il mercato né la proprietà privata della terra, che era una concessione statale. La società spartana era isolata al mondo esterno per proteggere la tradizione, che venne sacralizzata perché fosse intangibile. In questa società era istituzionalizzata la proibizione di inventare e creare, per cui mancano il discorso critico e la filosofia.


Atene ha goduto invece della libertà dei moderni, un’eccezione durata pochi decenti nel mondo antico. Questo fatto anomalo è potuto accadere per il ruolo che ha avuto il commercio. Atene era diventato un grande emporio marittimo, dove si poté sviluppare la borghesia. Ad Atene apparve la distinzione tra pubblico e privato e la sfera privata aveva pari dignità di quella pubblica. Il mercato implica il contatto con il mondo estero e permise l’importazione della filosofia dalle colonie dove era nata.

 

In Atene il mercato e il commercio hanno dato luogo alla nascita della libertà dei moderni  e dell’individualismo. La società ateniese nel V secolo si stava imborghesendo, vi stava nascendo una classe di ricchi in contrapposizione alla vecchia aristocrazia. Iniziava ad emergere la distinzione tra cittadino e borghese e quella tra pubblico e privato, dove il privato ha pari dignità. Nella Francia del ‘700 rinasce il dibattito tra Sparta ed Atene, i cui esponenti di spicco erano Rousseau e Robespierre per Sparta e Voltaire per Atene. Il dibattito nasconde lo scontro tra una società individualistica, del lusso e della ricchezza, contro una società collettivistica, armoniosa, illiberale.

 

LIBERALISMO/DEMOCRAZIA. Il liberalismo è la risposta a “quali limiti deve avere la sovranità politica”, la democrazia a “chi deve governare?”. Il liberalismo prevede che lo stato abbia una sovranità limita perché ci sono diritti inalienabili che la precedono. In democrazia invece tutti possono partecipare alla gestione della sovranità, il popolo dev’essere sovrano.

 

SOCIETA’ CHIUSA (o assorta)                            SOCIETA’ APERTA

 

1) Olismo                                                                  1) Individualismo

2) Cultura sacro-magica                                         2) Cultura laica (profana)

3) Isolamento                                                            3) Commercio

 

La società chiusa è olistica, o collettivista, in quanto il tutto prevale sul singolo. Nella società chiusa prevale la cultura sacro-magica: le istituzioni sono sacralizzate, perciò poste al di fuori della possibile critica, che diventa empia. La società chiusa per mantenersi immobile dev’essere isolata dal mondo esterno. Ciò può essere favorito da cause fisiche, o, se queste mancano, si devono elevare barriere culturali contro la contaminazione esterna. Una società non può mai essere completamente isolata, per cui la società  chiusa può essere definita “assorta in se stessa”. L’ideale della società chiusa è la staticità, è una società tradizionale perché la tradizione è sacra, intoccabile e padrona in ogni ambito.

 

Nella società aperta prevale la cultura laica e, con essa, l’azione elettiva più che quella descrittiva. Questo non vuol dire che spariscono azioni prescrittive e tradizione, perché queste sono ineliminabili. Essere uomo significa infatti essere in una tradizione. La cultura si è laicizzata perché si è autonomizzata dalla religione. L’eterno ieri non è più sacro, ma è criticabile e criticato dalla filosofia. L’inizio della filosofia avviene con la crisi delle credenze tradizionali, perché si perde la sacralità della mamma cognitiva tradizionale ed occorre crearne un’altra. Ortega collega individualismo e nascita della ragione, perché ragione significa dover pensare da sé. 

 

Il commercio causa lo sconvolgimento della società chiusa, perché implica la comunicazione e le disuguaglianze. La ricchezza che segue dal commercio dà la possibilità di scelte anche diverse dalla tradizione. La ricchezza e il commercio dinamizzano l’uomo e dissacrano la tradizione dei padri.

 

Popper non spiega perché nascono le società chiuse o aperte, ma accenna che la tradizione filosofica, cioè l’antitradizione, ha avuto un ruolo molto importante. La causa che permette la nascita della filosofia è il commercio nelle colonie. Nelle colonie, verso il VII secolo a.C., i Greci entrano in contratto con culture altre. Data la lontananza dalla madrepatria, si attenua il potere cogente della tradizione. Dovendo ricostruire una civiltà, i coloni lo fanno in parte secondo i canoni del continente greco, in parte no. Mancava nelle colonie il controllo sociale delle polis di provenienza e l’aristocrazia. La lontananza dalla madrepatria e il contatto con culture altre favorì la nascita del pensiero critico. Per Vernant c’è una connessione tra democrazia e filosofia. Infatti la democrazia implica il discorso pubblico nell’agorà. Al carattere sacro del mythos su cui si basavano gli aristocratici, vanno contrapposti argomenti razionali, perciò condivisibili, quindi si profonde uno sforzo per affinare il linguaggio e depurarlo dagli elementi sacro-magici. Il logos si sviluppa insieme alla democrazia e poi se ne autonomizza. Secondo Foucault, “il diritto di scegliere il logos è il diritto di scegliere il bios”.

 

IMPERO ROMANO Nel III secolo si orientalizza, diventa una megamacchina. Dopo la caduta l’oriente diventa sempre più dispotico, appare la figura del kaisar-kurios, la religione è subordinata al sovrano, c’è il monopolio di stato del commercio estero, l’economia di mercato è scoraggiata. Questo sistema politico costituisce un freno strutturale ed intenzionale all’economia, che causala stagnazione; uno stato così forte è possibile solo in assenza di contropoteri.

 

ECONOMIA DI PIANO/ECONOMIA DI MERCATO Mises: in un ecnomia senza mercato il calcolo economico è impossibile e senza calcolo economico non ci può essere economia. Marx: l’economia di piano e migliore dell’anarchia di mercato e garantisce uno sviluppo armonico e illimitato delle forze produttive.. L’economia di piano può funzionare solo come economia statica, non dinamica. L’economia pianificata in Unione Sovietica ha funzionato per qualche decennio perché esisteva il perché esisteva il mercato nero, fisiologico e tollerato.

 

SOCIETA’ APERTA                     1) Azione elettiva

                                                           2) Nomocrazia

                                                           3) Secolarizzazione

                                                           4) Mutamento

 

Il passaggio dalla società chiusa a quella aperta è definito “modernizzazione”. Tutte le società orientali hanno conosciuto questo processo solo sotto forma esogena, di colonizzazione. La modernizzazione è una metamorfosi continua perché il mercato è una rivoluzione permanente e i suoi cambiamenti si riflettono su tutti gli aspetti della società. Dove c’è la gabbia di acciaio ciò non può accadere, per questo lo stato dispotico tiene sotto controllo il mercato, impedendo all’economia di autonomizzarsi. In Europa questo fenomeno non è potuto accadere perché i sovrani hanno incontrato sulla strada del dispotismo dei contropoteri forti: quando in Europa tenta di nascere lo stato assoluto, il continente è già pieno di contropoteri che i sovrani non riescono a domare.

 

Anche nell’Islam, quando con le crociate si indebolì il potere dei regni islamici, sorsero per circa 50 anni città autonome simili ai comuni europei. Infatti un potere debole permette la nascita delle città autonome della borghesia e del commercio a grandi distanze, perciò l’apertura della società. Il mondo islamico all’epoca della prima crociata avrebbe potuto imboccare la strada dello sviluppo europeo, anche perché si trovava in una situazione economica, sociale e culturale migliore. Poi però la gabbia si è chiusa, i sovrani sono stati cacciati, il potere politico ha ripreso il sopravvento e l’islam si è chiuso. Questo è avvenuto perché lo stato impediva lo sviluppo economico.

 

A partire dalla seconda metà dell’XI secolo in Europa si verificano una serie di fenomeni che si erano già visti nelle città-stato greche (in particolare nelle colonie). Le polis greche non potevano svilupparsi completamente perché si basavano sulla schiavitù, che è incompatibile con l’economia capitalistica, la quale ha bisogno della mobilità della manodopera. à Guerra di secessione, abolizione della servitù della gleba in Russia. L’assenza in Europa della megamacchina è stata la condizione fondamentale per la rinascita delle città autonome. Le città autonome sono armate, sono città fortezza che, in virtù della loro forza militare, si sottraggono al potere centrale. Il sistema feudale è totalitario, in quanto il sovrano ha il potere assoluto sui villani, la situazione politica è di guerra permanente, per questo è instabile. I comuni creano un nuovo spazio giuridico che si contrappone a quello del potere feudale, dove germoglia l’economia. In questo periodo coesistono due economie: quella curtense e quella comunale. L’economia curtense è basata sulla villa, sulla servitù della gleba e sull’autarchia. Quella comunale è pre-capitalistica, commerciale e a causa di queste caratteristiche nascono le differenze sociali. L’economia curtense è statica, quella capitalistica dinamica, i mercatores comunali arrivano ovunque possono, anche a lunga distanza. Il comune è gestito in prima persona dai borghesi-commercianti che fanno i propri interessi fino a far diventare il governo comunale il comitato d’affari della borghesia.

 

Concezione del tempo. Per la chiesa il tempo è coso di Dio, l’uomo deve farne un uso religioso perchè è una risorsa sacra. La chiesa voleva averne il monopolio, in modo da avere il controllo sulla vita. Il mercante erode questa concezioni, perché per il mercante il tempo è denaro, non è sacro; il mercante divide tra il tempo della chiesa e quello dell’economia. Il mercato introduce una nuova concezione del tempo,che è una merce da usare razionalmente. Il tempo del mercante desacralizza la vita e dà inizio al processo di secolarizzazione. Nell’alto medioevo sacro e profano sono mescolati, tutto è controllato dalla religione. Quando nasce il tempo del mercante il profano incomincia ad autonomizzarsi, una parte della vita dei fedeli non è più controllabile.

 

La società aperta è filoneista. La base economica della società aperta è il mercato, perché il mercato per definizione è un sistema aperto. Quali sono le condizioni che hanno reso possibile la liberazione del mercato?

 

Nel passato il mutamento era visto negativamente, allontanarsi dalla via dei padri voleva dire commettere un peccato di empietà. All’avvento dei mercanti la società è bloccata, divisa rigidamente in oratores, bellatores e laboratores. A parte dalla seconda metà del XI secolo appaiono anche i mercatores, che non sono previsti dall’ordine sociale e vengono bollati come agenti di Satana. Questa nuova figura sconvolge l’assetto tradizionale e avvia la secolarizzazione. Inizia la guerra del sacro contro il profano, dei principi religiosi contro le passione peccaminose.

 

La secolarizzazione si avvia spontaneamente, non è un fenomeno imputabile alla filosofia, in quanto la Chiesa aveva il monopolio del sapere. La secolarizzazione si avvia perché i mercatores cominciano a conquistare le città e a commerciare in tutto il mondo. Il tempo comincia ad essere gestito secondo le leggi dell’economia, diventa una merce, una parte del tempo viene desacralizzata. Il mercator è cristiano, ma distingue il tempo della chiesa dal tempo degli affari, sottraendo così una parte del tempo alla giurisdizione della chiesa. Il mercator pratica l’usura, il prestito ad interesse, perché il tempo è denaro. Il giusto prezzo non esiste, il prezzo dipende dalla logica impersonale della legge della domanda e dell’offerta.

 

Il termine secolarizzazione nasce con un’accezione economica, il passaggio di beni della Chiesa allo stato. In seguito è passato ad indicare l’espansione del profano ai danni del sacro. La sfera del sacro comincia a ritirarsi e si arriva allo stato laico. Lo stato laico non è neutro rispetto ai valori, ma pur incarnando una morale non si identifica con un credo religioso. Con la secolarizzazione rinascono le scuole laiche (sparite nel VI secolo), che rispondono ai bisogni del mercante di conoscenze operative. Si forma perciò una cultura laica.

 

Nel Rinascimento assistiamo alla rinascita dell’homo naturalis, cioè non rigenerato dalla Chiesa, alla rivincita della cultura profana. Le leggi naturali prendono il sopravvento sulle leggi divine. Lutero taccerà infatti il Rinascimento di paganesimo. Nel Rinascimento assistiamo alla nascita della scienza profana. La Chiesa si adatta alla cultura laica, alla mentalità borghese ed utilitaristica, e si mercatizza, con la vendita delle indulgenze. A questo fenomeno reagisce la riforma protestante, con la quale Lutero si scaglia contro il capitalismo, contro il Rinascimento e contro la corruzione della Chiesa in nome della fede originaria. La Riforma luterana produce la Controriforma: nasce l’inquisizione, l’indice dei libri proibiti, la chiesa con l’appoggio della Spagna si militarizza per proteggersi dai mercanti, dal capitalismo e dagli eretici. I ricchi mercanti vengono perseguitati e ciò causa il trasferimento di capitali e know-how nelle terre non controriformate.

 

Alla fine del ‘600 l’illuminismo produce il definitivo disincanto del mondo. Prima dell’illuminismo il mondo era invece incantato. Il tribunale della ragione e la filosofia scientificamente orientata promuove il disincanto del mondo. Nietzsche lancia l’affermazione “Dio è morto”, come aveva già detto anche Hegel, che però aveva individuato una provvidenza immanente e realizzato una storia divina. Weber riprende Nietzsche: Dio è poco plausibile.

 

Nelle società tradizionali il potere politico era unito a quello religioso, mentre con la secolarizzazione lo stato, il mercato e la società civile si svincolano dalle istituzioni ierocratiche; ciò non avviene negli stati dispotici orientali à impero bizantino. In occidente questo processo può avvenire perché dopo la caduta dell’impero romano non si riforma la megamacchina, che resiste a Bisanzio. La megamacchina detiene il potere politico, economico e spirituale. L’impero bizantino, come ogni stato dispotico, usava il potere politico per impedire la formazione di una borghesia autonoma. La megamacchina impedisce la formazione della società civile e la liberazione del mercato. Senza diritti di proprietà, mercato e società civile non possono nascere, i diritti di proprietà sono un diritto necessario, non sufficiente, ma imprescindibile. In occidente il mercato non è stato schiacciato perché il potere era frammentato, autonomo; il feudatario aveva un potere militare e un feudo a sua disposizione.

 


IL GIAPPONE: l’eccezione al monopolio occidentale del capitalismo.

  • è un sistema di isole, quindi la comunicazione e il controllo centrali sono difficili
  • è soggetto a frequenti terremoti, quindi i lavori pubblici colossali sono impossibili

Da queste caratteristiche nasce un sistema feudale simile a quello europeo, dove si può impiantare il capitalismo, grazie all’opera della rivoluzione Meiji.

 

La scienza non può nascere senza la filosofia. Tutta la scienza, ellenistica, araba e occidentale, è figlia della filosofia greca. Secondo Needham la scienza in Cina non si è potuta sviluppar eperchè non c’era una borghesia autonoma.

 

 


MODERNIZAZZIONE

 

  • Mutamento. Il mutamento nella società moderna viene considerato un fatto positivo, mentre nell’antichità significava allontanarsi dalla via del sacro.
  • Azione elettiva. Nella società moderna prevale l’azione elettiva su quella prescrittiva, prevalgono l’individualismo e si afferma la libertà personale.
  • Secolarizzazione. Accanto alla scienza sacra ne nasce una profana. Una parte dei comportamenti si autonomizza rispetto alla religione (referendum sull’aborto). Il contatto con culture altre facilita il distacco dalla tradizione.
  • Ratio (mercato). La razionalità calcolatrice si espande, attraverso il mercato, che è strumento di razionalizzazione. L’imprenditore razionalizza e crea continuamente. Il mercato porta all’innovazione continua.
  • Società civile. La società civile si autonomizza dallo stato e dalla religione. Si formano collettivià autonome che possono svolgere una determinata funzonne. Lo stato non può controllare tutto, riconosce perciò alla società civile spazi riservati.
  • Cittadinanza. La cittadinanza è un diritto fondamentale nella società dei moderni. Cittadino è colui che può godere di certi diritti e tutti sono cittadini.
  • Stato di diritto. Uno stato di diritto è necessario per la formazione di una società moderna, implica due cose
    • l’autorità statuale è esercitata secondo le leggi e non secondo l’arbitrio dei governanti
    • il cittadino ha dei diritti inalienabili

Lo stato di diritto è funzionale allo sviluppo economico. Dopo la seconda guerra mondiale il governo laburista creò in Inghilterra quello che sarebbe poi stato conosciuto come lo stato sociale. In base a questa concezione i laburisti affiancano ai diritti civili e a quelli politici i diritti sociali, per giungere ad un’eguaglianza sostanziale, non solo davanti alla legge, e ad una libertà dall’indigenza.

  • Democrazia. La democrazia dello stato moderno è liberale.

IL FONDAMENTALISMO ISLAMICO

 

Il fondamentalismo islamico è una particolare razione del mondo musulmano contro la nostra civiltà, secolarizzata ed empia. Una delle chiavi per capire la reazione fondamentalista è il risentimento.

 

L’occidente ha espanso il suo potere su tutto il mondo, sia in campo politico con il colonialismo, sia in campo economico e culturale. Le potenze europee hanno esportato gli elementi della propria cultura. La cultura occidentale è imperialista, penetra ovunque e non conosce confini.

Teoria dell’aggressione culturale – Toymbee. L’oggetto di studio della storia sono le civiltà (per Toymbee le civiltà principali sono quella occidentale e quella russa), che si incontrano o si scontrano tra loro. L’incontrotra due culture può essere fruttuoso, ma può dar luogo anche a conflitti. Se le due civiltà sono di pari potenza radioattiva lo scontro non è una tragedia, altrimenti è un dramma storico. La civiltà occidentale è per sua natura molto radioattiva, affascinante, produce conversioni culturali. La civiltà più potente penetra in quella più debole e ne turba l’equilibrio; la cultura aggredita si sente minacciata nella sua identità. Nella cultura altra penetrano tratti culturali allogeni, che possono alterare una certa visione del mondo. Questo bombardamento culturale mette in crisi le società altre dotate di una minore forza radioattiva.Inoltre un elemento culturale risultato benefico in una società, quando entra in un cultura altra può diventare disfunzionale. L’entrata di un elemento culturale, poiché la cultura è un sistema, comporta l’ingresso di altri elementi. L’aggressione culturale genera una crisi di identità, a cui vengono date due risposte: quella degli erodiani e quella degli zeloit. Gli erodiani sono occidentalisti, vogliono occidentalizzare il proprio paese impiantandovi elementi della cultura occidentale. Gli zelati sono i difensori della tradizione, che combattono contro l’aggressione culturale. Toymbee legge tutte le civiltà in base allo schema sfide-risposte. Dalel risposte che una civiltà dà alle sfide che si presentano dipende la sua sopravvivenza.

 

L’Islam. Maometto riceve l’ultima e definitiva rivelazione dall’arcangelo Gabriele, con Maometto si chiude il ciclo profetico. Corano significa infatti rivelazione e la sua forma definitiva fu fissata dal terzo califfo. Oltre al Corano esistono gli Hadith, cioè aneddoti e frasi pronunciate dal profeta e riferite dai discepoli. Gli Ulama aggiungono al Corano e agli Hadith un metodo analogico fatto di sentenze e pareri. Allah, Dio, è unico e trascendente; i musulmani accusano i cristiani di politeismo per il dogma della trinità. La civiltà occidentale per il musulmano è immersa nel mondo delle tenebre, nella Jahiliya. La comunità dei musulmani, che andrà via via allargandosi perché uno dei compiti dei musulmani è la conquista del mondo sotto la spinta dell’Islam,è chiamata umma. La sunna è la tradizione, che integra il Corano. I sanniti sono quelli che seguono la tradizione, gli sciiti quelli che seguono la tradizione ereditaria (il conflitto tra sciiti e sanniti nasce per la successione di Alì). I cinque pilastri dell’Islam:

    • SHAMADA. La professione di fede: Dio è unico e Maometto è il suo profeta
    • PREGHIERA cinque volte al giorno
    • ZAKAT principio di solidarietà, l’elemosina verso i poveri
    • RAMADAN digiuno per un intero mese
    • AJ dovere di recarsi almeno una volta nella vita a La Mecca

Un altro concetto base dell’Islam è il jihad, sforzo, cioè la guerra santa, che si divide in grande jihad, da combattersi in se stesso, e piccola jihad, che il musulmano deve combattere contro i politeisti miscredenti. La jihad non è un pilastro dell’Islam.

 

 

 


L’ORTEGA

 

Uomo: può sottrarsi al mondo ed ensimismarse (leader carismatico)

            Medita

            È un tecnico, trasforma il mondo

            Mai sicuro di essere  à dramma, incertezza

            Pensa per agire e sopravvivere

Ignorante

È principalmente azione

Essere che si perde

Deve sempre fare qualcosa, ma non sa che cosa

L’uomo deve scegliere di esercitare la sua libertà à responsabilità

Unica realtà che non consiste nell’essere, ma che deve farsi carico di un realtà

In una solitudine radicale, solo con le cose e con gli altri uomini

È il suo corpo à personaggio spaziale

 

Azione: preceduta dal pensiero, si rivolge all’altro secondo un piano prestabilito. Se il pensiero conta più dell’azione si ha l’intellettualismo, una vita senza valori. L’azione senza pensiero è causa di volontarismo e bestialità. Ogni azione dev’essere il risultato di due forze.

 

Vita:    realtà radicale, originaria. L’uomo vive, le altre cose esistono perché si affacciano alla nostra vita

Non è nostra, ci è data

            Va fatta, costruita, perché in sé è vuota

            È l’essere dell’uomo

Vita è il trovarsi dell’uomo nel mondo

Multilaterale

Eterno crocevia e continua perplessità

Intrasferibile, ognuno deve vivere la propria

È radicale solitudine

Dovere essere fuori di sé, scontrarsi con ciò che costituisce il mondo

La sua funzione prima è l’aspettativa

Personale, circostanziale, responsabile, intrasferibile

Importa a sé stessa

Non è solo immanente, ma in parte esistente anche per altri

 

Presenza – compresenza – orizzonte

No al progressismo, all’intellettualismo, all’idealismo

 

Cosa:  non è in sé, è per o contro di noi. L’essere delle cose è il servizio

            Le cose per noi sono segnali

Relazione uomo cose e pragmatica, le cose per l’uomo sono pragmata

Sono collocate rispetto al corpo dell’io

La forma decisiva nel rapporto con le cose è il tatto. Il mondo è fatto di corpi che si scontrano con altri corpi.

Leggi strutturali del mondo

  • il mondo è fatto di cose, poche presenti, molte latenti
  • ogni cosa non è sola, ma emerge dalle altre
  • il mondo è una prospettiva
  • il mondo è l’insieme di campi pragmatici, in cui le cose esplicano il proprio essere finalizzato

L’altro coesiste, c’è un mio comportamento verso l’altro e l’altro ha un comportamento verso di me, ci  si risponde mutuamente, ci si corrisponde. Con le cose non è così, non c’è corresponsione.

Altro:   uomo, colui con il quale mi alterno. Composto del corpo, realtà radicale, cosa presente, segnale dell’altro e intimità, realtà presunta, cosa compresente. Viviamo una vita di realtà presunte o illusorie considerate vedere, non riconosciamo neanche la radicalità della nostra vita. Non cose, ma pseudo-cose, non fare, ma pseudo-fare.

 

Solitudine: ogni vita è solo per me, i mondi di più io non coincidono.

 

La filosofia è il ritirarsi in se stessi, la vera conoscenza, nuda verità disvelamento, critica della vita convenzionale di fronte alla solitudine umana.

 

L’azione sociale è interazione, “tener conto di” è il primo fatto sociale. L’uomo è in quanto ricambia i miei atti, appare nei rapporti con l’altro. La prima realtà che appare all’uomo è l’altro.

Primo teorema sociale: l’uomo è dalla nascita aperto all’altro, prima di prendere coscienza di sé prende coscienza dell’altro. Questa non è l’azione sociale, ma la condizione per ogni azione sociale.

 

 

Fonte: http://www.aula28.altervista.org/appunti/sociologia.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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