Sognare nel corso dei secoli

 

 

 

Sognare nel corso dei secoli

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Sognare nel corso dei secoli

 

La Bottega di Archimede III si pone un obiettivo monotematico, se pur osservato attraverso diverse lenti del sapere. Questo anno rifletteremo dunque sul sogno e su tutto ciò che attorno al sogno si costruisce e si dipana, anche a livello del collettivo socioculturale. Addentrandoci adesso nell’ambito più specifico del nostro riflettere, potremmo iniziare proprio dal fare un pensiero sulla parola sogno e sui molteplici significati cui essa rimanda.Il primo grosso bivio di significato rispetto al sogno si apre in quanto possiamo fare riferimento ad esso sia come esperienza diurna legata allo stato di veglia, sia come esperienza notturna inerente lo stato di sonno. Nel primo caso la parola fa riferimento ai “sogni ad occhi aperti”, come fantasia che alcune volte costituisce una fuga dalla realtà. Nel secondo caso invece facciamo riferimento ad un’esperienza che ci attraversa, ma che noi non scegliamo. La parola sogno viene anche usata come sinonimo di progetto o di ideale. Gabriele D’Annunzio (1863-1938) diceva “non vogliamo la verità, dateci il sogno”. La nostra società di fronte ai sogni trasmette un vissuto schizofrenico-conflittuale: da una parte imprigiona i sogni, richiamando continuamente gli individui alla realtà e al senso del dovere, dall’altra induce sogni come oppio per dimenticare. Il sogno sembra anche avere un carattere collettivo. Cinque anni fa a Beslan, città dell’Ossezia, dei terroristi ceceni presero in ostaggio più di 1200 persone, per lo più bambini: il tentativo di liberazione si concluse in un massacro. Alla ricorrenza dell’anniversario di questo tragico evento, i genitori dei bambini morti hanno fatto sogni molto simili. Nei sogni i bambini chiedevano alle loro mamme e ai loro papà se vivevano ancora a Beslan. I sogni, dunque, avrebbero un carattere privato, ma anche uno che accomuna alla rete socioculturale di appartenenza. Forse tutti avremmo bisogno di una pedagogia del sogno e dell’incubo.

Nel corso dei secoli il modo dell’uomo di approcciarsi  al sogno si è modificato facendone di volta in volta un’importante strumento di conoscenza o un materiale sconosciuto da temere e rifuggire. Approfondiremo in particolare il modo in cui l’uomo ha iniziato a narrarsi e interrogarsi sul sogno nell’ambito della cultura occidentale. Nell’antica Grecia il sogno era visto come essenza scissa, non facente parte del tutto: la mente-anima era vista come formata da diverse parti, una delle quali era proprio il sogno. Il sogno era qualcosa di effimero, fatto al di fuori del soggetto sognante. Non apparteneva all’individuo, ma al dio, agli antenati. Una voce fuori dal coro rispetto a questa convinzione è incarnata da Aristotele che invece concepiva il sogno come forma di pensiero durante il sonno. Questo modo di vedere il sogno sarà poi ripreso da  Freud molti secoli dopo.La cultura mesopotamica babilonese riconosceva al sogno un valore divinatorio. Presso la prima civiltà egizia il sogno era guardato con terrore e con sospetto in quanto, verificandosi nel momento del sonno, in cui l’individuo è più fragile e vulnerabile, non è controllabile, ed espone ad un pericolo di morte. Solo in un secondo momento gli Egizi riconobbero al sogno un potere magico e divinatorio, sviluppando discipline quali la numerologia. Dall’incontro della cultura egizia e greco-romana si sviluppa l’oniromanzia, spesso praticata nei templi. Al tempio si andava per due motivi, o per ricevere l’interpretazione di un sogno o per “incubare” un sogno attraverso particolari rituali.Un grande interprete dei sogni fu Artemidoro di Daldi di origine greco-lidia, vissuto nel II secolo d.c. Artemidoro aveva compreso come i sogni fossero il risultato di un lavoro della psiche durante il periodo del sonno e sottolineato come fosse fondamentale per l’interprete dei sogni avvicinarsi alla personalità alla storia e al carattere del sognatore. Il libro dei sogni piu antico giunto ai giorni nostri è il Papiro Chester Beatty III, questo testo elenca una lista di sogni e le sue interpretazioni. Non c’è dato sapere se lo stesso Freud sia venuto o meno a conoscenza di tale documento. L’oniromanzia è stata la principale arte del sogno fino all’avvento del cristianesimo. Sebbene già nell’antico testamento cogliamo un interessamento al sogno, si ricordi l’interpretazione dei sogni al Faraone egizio da parte di Giuseppe, durante il cristianesimo il sogno conosce un periodo buio. Il sogno venne per molti secoli considerato dalla Chiesa come materiale dubbio, eretico demoniaco, portatore di contenuti peccaminosi; l’oniromanzia venne considerata alla stregua della stregoneria e coloro che la praticavano considerati blasfemi.In questo periodo, che fu lunghissimo e si protrasse fino al 1700, fu chiaramente scarsa ogni possibilità di indagare l’area del sogno. Tuttavia nel 1200 con la nascita della medicina si poté procedere ad un recupero della concezione aristotelica sul sogno, malgrado l’atteggiamento persecutorio della Chiesa. er tornare ad occuparsi con pienezza del sogno bisogna attendere il Romanticismo (fine XVIII sec. inizio XIX sec.). Nel corso dell’Ottocento, poi, lo sviluppo delle scienze permette all’uomo di indagare il mondo con una prospettiva più sistematica. Tra la fine di questo secolo e gli inizi del  Novecento prende quindi avvio il “secolo del sogno” così detto perché assistiamo ad un enorme proliferare di opere sul sogno in tutti gli ambiti: letterario, artistico, scientifico. Possiamo distinguere a questo riguardo tre approcci al sogno: MATERIALISTICO: il sogno è considerato un’eco della mente. Frutto dell’integrazione di sensazioni enterocettive ed esterocettive, traducentesi nel materiale onirico  del dormiente. RAZIONALISTICO: il sogno è un non senso. Durante il sonno le funzioni cognitive sono intorpidite. Il sogno è il frutto di un confuso processo mentale, indi non ha senso fare ricerca sul sogno. ROMANTICO: riflette un nuovo interessamento all’antica filosofia sul sogno: poeti, scrittori, pensatori, si interrogano sul senso che il sogno ha per la vita dell’uomo.

Proprio in questo contesto si inserisce la straordinaria opera di Freud. Freud fu probabilmente l’uomo giusto al momento giusto, poiché la sua genialità ha consistito proprio nel trovare un equilibrato connubio tra i tre approcci su descritti, sviluppando una teoria convincente sul sogno. Freud ha sposato l’approccio organicistico-materialista, non escludendo che il sogno avesse un indiscutibile substrato organico. È vero che la mente organizza nel sogno stimoli interni ed esterni, affinché il dormiente possa continuare il suo stato di sonno. Il sogno in questo senso sarebbe un “protettore del sonno”. Allo stesso tempo l’autore sposa l’approccio razionalistico, nella misura in cui concorda con l’affermazione che il sogno apparentemente non ha senso e si mostra come incomprensibile espressione della mente. Tuttavia si discosta da quest’approccio, integrando nella sua teoria il pensiero romantico secondo cui, benché il contenuto manifesto del sogno non abbia senso, il sogno cela un significato più profondo che tanto svela sull’animo del sognante (o meglio su quello che Freud chiama inconscio). Per Freud, infatti, il sogno costituisce la “via regia” verso l’inconscio. Freud vede nel sogno il modo che l’individuo si concede per appagare il desiderio inconscio. In che senso allora l’incubo potrebbe essere l’appagamento di un desiderio inconscio? Nel senso che il risveglio dall’incubo ci riporta alla vita, ciò che abbiamo sognato non era reale, l’incubo è legato al desiderio di farcela, di poter superare la paura. Per quanto l’opera di Freud avrebbe permeato il pensiero filosofico del sogno del XX secolo, alla sua pubblicazione (1900) “L’interpretazione dei sogni” avrebbe avuto pochissimi estimatori. L’ambiente medico in particolare si senti addirittura offeso dal titolo di quest’opera rivoluzionaria. La parola interpretazione rimandava difatti all’oniromanzia, cosa da ciarlatani, senza alcuna scientificità.  La prima pubblicazione, edita in 800 copie venne venduta con fatica nei primi dieci anni, per avere solo in seguito una diffusione strepitosa.. Freud, in accordo con Aristotele, vedeva nel sogno un linguaggio “criptato” rispetto a dei contenuti che non ci è dato vedere nella loro forma reale. La mente costruisce un espressione in codice attraverso tre meccanismi:

-la condensazione: per cui tutta una serie di elementi vengono concentrati in uno solo.

- Lo spostamento: per cui emozioni troppo forti o traumatiche se legate ad un oggetto vengono traslate su un altro oggetto (la rabbia verso un genitore può essere ad esempio traslata su un insegnante).

-La simbolizzazione: l’uso di oggetti per simbolizzare significati altri; ad esempio tutte le forme atte a contenere simbolizzerebbero per Freud contenuti femminili, mentre tutti gli oggetti aguzzi e appuntiti sarebbero riferimenti fallici.

Il lavoro onirico è dunque un processo di criptazione del massaggio: il sogno avrebbe un contenuto manifesto insito nella narrazione del sogno e un contenuto latente insito nel più autentico significato dello stesso.L’analisi è quel processo terapeutico che aiuta la persona a tradurre il significato del sogno affinché essa possa reintegrarlo nella sa esperienza di vita consapevole.

Alternativa all’interpretazione freudiana del sogno è la teoria di Carl G. Jung, il quale afferma che la “criptazione” del messaggio e la soddisfazione di desideri inconsci a carattere precipuamente libidico non potevano essere considerate le spiegazioni principali del sogno. Jung ravvisava nel sogno qualcosa di molto più complesso: il sogno non è criptato, tanti elementi da esso presentati sono da leggere per come vi appaiono. Il sogno è semplicemente espresso in un linguaggio che noi non conosciamo o che abbiamo dimenticato. Dobbiamo allora scoprire cosa il sogno ci vuole dire e possiamo farlo attraverso quella tecnica che Jung chiama amplificazione. L’amplificazione consiste innanzitutto nel chiedere al sognatore cosa il sogno nel suo complesso gli fa venire in mente, prima nel suo aspetto globale, poi nei suoi singoli elementi. Questo richiamo sarà relativo non solo a eventi legati alla vita del soggetto, ma anche agli aspetti della cultura in cui l’individuo è inserito e che in lui risuonano. Jung, infatti, riconosce al sogno un valore collettivo e sviluppa la teoria degli archetipi, ossia di elementi simbolici ricorrenti in tutte le culture, anche in civiltà che non si sono mai incontrate. L’archetipo è una forma mentale basilare, probabilmente innata, attraverso la quale gli individui “danno forma” alla propria esperienza. Jung parla così di un contenitore degli archetipi di inconscio collettivo come elemento basilare che attraversa ogni individuo e si manifesta anche nei sogni.

Quasi tutte le terapia in auge nella nostra cultura utilizzano i sogni inserendoli in un tessuto narrativo (che senso ha il sogno nel percorso di vita del paziente). Uno psicoanalista junghiano contemporaneo, James Hillman, ha fondato una psicologia archetipica, riprendendo il concetto junghiano di archetipo, ma limitando il meccanismo di amplificazione: va bene rimandare a contenuti socio politico culturali, ma solo nella misura in cui questo permetta al paziente di riconnettersi con sé e con il mondo. Ad esempio Hillman si chiede che fine ha fatto il contratto tra l’uomo e la natura.  Perdendo il contatto con la natura l’uomo ha dimenticato di appartenere al regno animale. Per questo egli pone una particolare attenzione al significato che gli animali hanno nei sogni. Hillman ipotizza che nel sogno vengano proiettati sugli animali aspetti di noi che in realtà non ci piacciono. Quando sogniamo di sterminare degli insetti, dovremmo forse interrogarci su cosa veramente vorremmo sterminare. Evidentemente lo sviluppo tecnologico non ha definitivamente cancellato il bisogno che abbiamo di essere in contatto con il tutto.

Il gruppo va col pensiero alle culture tribali, agli animali di potere, dove l’animale sognato era considerato un segnale da integrare del proprio modo di vivere la vita. Gli uomini primitivi avevano capito ciò che l’uomo tecnologico, ha dimenticato e che le civiltà primitive conservano ancora nei loro rituali.L’uomo che, alle origini, era parte della natura, ha poi sviluppato l’onnipotente illusione di porre la natura al suo servizio e si è messo al di sopra di tutto e di tutti. Con la scoperta del DNA è stato intaccato il mito dell’uomo come essere superiore, data l’enorme quantità di alleli in comune con le altre specie animali.

Ricordiamo un testo teatrale del 1635 di Calderòn De la Barca - “La vita è sogno” in cui l’autore interpreta il sogno come uno spazio che ci induce a dubitare della vita diurna: come distinguere il sogno dalla realtà? In associazione ricordiamo il film Matrix, che tratta di un potente sistema computerizzato che utilizza gli esseri umani come batterie e per tenerli in vita li  mantiene in uno stato sognante in cui vivono una vita virtuale. Un gruppo di uomini deve decidere se combattere Matrix e la sua mistificazione svegliandosi dal sogno indotto e ritrovandosi in una realtà ben più crudele. È dunque meglio vivere nel sogno o svegliarsi? 

Il gruppo si interroga anche sul valore premonitore dei sogni: come possiamo spiegarci il fatto che, alcune volte, durante la giornata abbiamo l’impressione che si verifichi qualcosa che avevamo sognato? Dove siamo quando sogniamo? Bisogna avere tanta fantasia per sognare? Il sogno può anche essere inteso come ricordo di una vita già vissuta in precedenza. Nell’ambito della filosofia buddista gli uomini sono energia condensata che si trasforma pur mantenendo frammenti di memoria. Anne Ancelin Schützenberger, terapista e analista con oltre quarant’anni di esperienza, spiega e fornisce esempi clinici del suo originale approccio psicogenealogico alla psicoterapia. Siamo semplici anelli in una catena di generazioni, e spesso non abbiamo scelta e diventiamo vittime di eventi e traumi già vissuti dai nostri antenati. La stessa analista afferma: non ho idea di come questo accada, tuttavia accade, probabilmente le neuroscienze, con la teoria dei neuroni a specchio potranno aiutarci a dare una spiegazione a questo fenomeno. Altra ipotesi è che non abbiamo risposte a certi fenomeni perché ci serviamo delle scienze cosiddette esatte.

 Una cosa è certa tutti sogniamo, è un dato neurofisiologico, i sogni ricchi di immagini avvengono con cicli di circa due ore durante la fase REM (Movimenti Oculari Rapidi), benché i sogni che più frequentemente ricordiamo sono quelli prossimi al risveglio. Il sogno è la condizione normale. Inibire nell’uomo la possibilità di sognare induce danni superiori alla perdita di sonno.E allora perché alcuni di noi ricordano i sogni più di altri? Può dipendere dal grado di stress o dal grado di attenzione che riserviamo ai nostri sogni. È comprovato che individui coinvolti in studi sul sogno o in percorsi terapeutici che danno grosso valore ai sogni iniziano a ricordare maggiormente il loro materiale onirico. Il sogno sembra anche avere un’importante funzione per il rimaneggiamento di cognizioni o apprendimenti: come se la mente utilizzasse il sogno per rimettere in ordine le informazioni acquisite durante il giorno.La nostra capacità di ricordare i sogni è selettiva e alcune volte stimoli durante la veglia facilitano il recupero di un sogno.

Il gruppo ha tante domande e tanta curiosità sul sogno, l’auspicio è proprio quello che il nostro percorso ci aiuti a riappropriarci di questa importante parte del nostro esistere, aiutandoci magari a ricordare un po’ di più i nostri sogni.

 

 

Fonte: http://www.psyeco.altervista.org/sassolini_2009_1.doc

Sito web da visitare: http://www.psyeco.altervista.org

Autore del testo: E.Serafino

Nota : se siete l'autore del testo sopra indicato inviateci un e-mail con i vostri dati , dopo le opportune verifiche inseriremo i vostri dati o in base alla vostra eventuale richiesta rimuoveremo il testo.

Parola chiave google : Sognare nel corso dei secoli tipo file : doc

 

Sognare nel corso dei secoli

 

 

Visita la nostra pagina principale

 

Sognare nel corso dei secoli

 

Termini d' uso e privacy

 

 

 

Sognare nel corso dei secoli