Storia dello sport

 

 

 

Storia dello sport

 

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Storia dello sport

 

INTRODUZIONE ALLA STORIA DELLO SPORT

Lo scopo è dare alcuni dati sull’origine e lo sviluppo dello sport e la sua importanza nella società umana, nonché approfondire alcune problematiche attuali. Ci si concentrerà soprattutto sul periodo della Rivoluzione industriale, inteso come momento determinante per la nascita dello sport moderno.

 

Le origini dello sport ed i greci
Lo sport, inteso come attività ricreativa, agonistica o per la fortificazione del corpo, risale a molto lontano nel tempo, tanto è vero che non è possibile stabilirne l’origine esatta. Si presume che le prime pratiche sportive siano legate alla caccia ed alla pesca, a partire dal momento in cui queste vengono praticate per divertimento o per competizione (la caccia e la pesca per sopravvivere non possono essere assimilate ad attività sportive). Pure alcuni rituali tribali, per dimostrare la propria forza fisica, sono sicuramente tra le prime attività “sportive” dell’uomo.
Nella preistoria gli esercizi fisici erano sicuramente importanti per la preparazione alla guerra o alla caccia, mentre diverse danze rituali e collettive possono essere considerate attività sportive. Il legame sport-istruzione/preparazione militare è una costante importante nella storia. In seguito le prime civiltà storiche hanno sviluppato diversi sports: ad esempio il kung-fu presso i cinesi (già nel XXVIII secolo a.C.), la lotta e la scherma in Egitto (XXVI secolo a.C.) o il polo in Persia ed in Tibet.
Per la tradizione occidentale e per l’importanza organizzativa della pratica sportiva, sono però fondamentali i greci. Infatti le Olimpiadi, disputate la prima volta presso il tempio di Olimpia nel 776 a. C. (le prime olimpiadi moderne per contro si sono tenute ad Atene nel 1896), costituiscono la prima grande manifestazione sportiva competitiva organizzata.


Alcune caratteristiche della pratica dello sport presso i greci:
-In genere lo sport era riservato all’aristocrazia, o comunque ai benestanti.
-Le competizioni agonistiche erano sempre consacrate ad una o più divinità.
Le più importanti: i giochi olimpici (l’olimpiade è il periodo di quattro anni che intercorre tra i giochi), dedicati a Zeus; i delfici ( o pitici), dedicati ad Apollo; i nemei, dedicati a Zeus o ad Era (la moglie); ed infine gli istmici, dedicati a Poseidone.
Lo svolgimento delle gare si è evoluto nel tempo: in genere si cominciava con i sacrifici, poi la corsa nello stadio, la lotta, il pugilato, il pancrazio (uno sport violento basato sulla lotta e il pugilato), la corsa dei cavalli, il pentathlon (scatto, salto in lungo, giavellotto, disco e lotta), ed altri sports (una parte era anche dedicata a gare per i giovani). Naturalmente molto sentita era la rivalità tra le due principali città (o Stati) Sparta (aristocratica, militare) e la democratica Atene.
I giochi olimpici erano talmente importanti che i greci interrompevano persino le guerre durante il periodo agonistico e la datazione avveniva in funzione dei giochi; ad esempio gli anni erano indicati in questa maniera: “secondo anno dopo i terzi giochi olimpici”. Per i vincitori il premio era onorifico, consistendo in un semplice ramoscello intrecciato come una corona, ma il prestigio legato ad una vittoria era tale da garantire all’eroe un futuro tranquillo (ad esempio ad Atene erano mantenuti a spese pubbliche nel pritaneo), oppure la possibilità di una brillante carriera politica. Pure la polis (città-stato) di origine era glorificata dal trionfo del proprio atleta.
A parte le olimpiadi, per i greci lo sport era molto importante nell’educazione dei giovani: la ginnastica (in palestra) aveva un ruolo fondamentale (come la grammatica e la letteratura). Serviva a garantire il benessere fisico, essenziale alla perfetta armonia tra anima e corpo ricercata dai greci (vedi anche filosofia), ed alla preparazione per il futuro servizio militare.

 

 

I romani
“Pane e circo”: queste erano le richieste più frequenti del popolo romano. Il pane specialmente da parte dei poveri, mentre il “circo” simboleggiava i divertimenti, lo spettacolo e lo sport. In particolare:
-Combattimenti (tra uomini, tra belve e misti).
-Ricostruzioni storiche o mitiche (ad esempio battaglie).
-Uomini che erano sbranati o fatti morire atrocemente.
Molto spesso gli spettacoli erano cruenti e gli attori, o parte di loro, moriva per il divertimento del pubblico. In ogni caso vi erano delle vere e proprie competizioni che possiamo considerare sportive, anche se moralmente criticabili secondo i nostri valori. Esistevano delle vere e proprie scuole per i gladiatori: se la maggior parte di loro erano schiavi, è pur vero che vi erano anche alcuni professionisti, che si arricchivano ed avevano grande fama. Però la loro sorte non era sempre piacevole, anzi rischiavano di essere uccisi in caso di sconfitta (dipendeva dagli umori del pubblico, che poteva sventolare un fazzoletto per salvare il combattente sconfitto, oppure condannarlo con il tipico gesto del pollice verso il basso). Per questo le fughe e le rivolte non erano rare: famosa la rivolta di Spartaco, nel 73-71, che fu duramente repressa. Gli schiavi ribelli furono crocefissi a migliaia lungo la strada che da Roma porta a Capua.
In genere vi erano i seguenti giochi:
- Al circo: le corse dei cavalli, coi carri (le bighe).
- Nei teatri: le ricostruzioni storiche e mitologiche (come ad esempio le naumachie, ricostruzioni di battaglie navali). Erano simulazioni nelle quali molto spesso i guerrieri romani uccidevano il nemico, rappresentato da schiavi o prigionieri inermi.
- Negli anfiteatri: i combattimenti tra i gladiatori, ma anche tra le belve.
Queste manifestazioni, questi spettacoli, come del resto i banchetti che molti nobili offrivano al popolo, avevano pure uno scopo propagandistico: la popolarità dell’imperatore cresceva più feste e giochi riusciva ad organizzare e queste servivano a tenersi buono il popolo. Quindi lo “sport” era già utilizzato a fini “politici” e sociali, oltre che economici.
Naturalmente non va dimenticato che la ginnastica serviva anche presso i romani a preparare i giovani al servizio militare, così come la pratica sportiva era una componente fondamentale dell’addestramento degli eserciti.

Medioevo, rinascimento ed età moderna
La crisi, portata dalle invasioni barbariche e dalla caduta dell’Impero romano, frena anche lo sviluppo dello sport in senso stretto, cioè inteso come attività fisica a scopo ricreativo, salutare o competitivo, comunque fine a se stesso. Anche se la nobiltà militare e terriera creerà nuove pratiche “sportive”, come ad esempio le giostre ed i tornei di cavalieri. Competizioni regolate da precisi codici d’onore e comportamentali fondamentali: nobiltà d’animo, ecc. Pure la caccia e la pesca saranno riservate ai nobili, anche come sport.
Solo nel basso medioevo (dopo il mille), con i miglioramenti economici, ci sarà una rinascita sportiva, con ad esempio lo sviluppo di manifestazioni storiche ancora presenti oggi (come il palio di Siena, dal 1238; o il calcio fiorentino nel XV-XVI secolo; o i giochi della pallacorda in Francia).

 

Lo sport moderno e la Rivoluzione industriale
Lo sport moderno trova senza dubbio la sua origine nell’Inghilterra della Rivoluzione industriale. All’inizio nelle “public school", cioè nelle scuole private, nei college, dove venivano educati ed istruiti i giovani rampolli delle famiglie aristocratiche o borghesi, nascono diverse “nuove” pratiche sportive, che riprendono alcuni giochi popolari, spesso violente. Poco a poco verranno regolamentate e daranno vita alle moderne discipline sportive.
® Illustrazione 1
La pratica educativa dell’epoca era molto rigida e mirava ad inculcare certi valori non disdegnando le punizioni corporali. Anche lo sport mirava a formare il carattere dei giovani, favorendo lo spirito competitivo e abituando a far fronte alle avversità. Per un certo periodo la violenza era quindi non solo tollerata, ma anche incoraggiata. Ma lo sport doveva anche insegnare i valori della società inglese dell’epoca, per cui si è affermato uno spirito da “gentlement”, dove il senso dell’onore e della lealtà erano fondamentali: la competizione poteva essere rude e virile, ma non doveva mai sfociare in rissa od in atteggiamenti antisportivi o scorretti. Inoltre poco a poco lo sport venne codificato. Per quanto attiene ai giochi di palla, tra i più diffusi, si giunse ad una scissione tra il rugby, che mantenne il carattere violento originario (venne regolamentato solo più tardi), e il calcio, da giocare solo con i piedi, dove la violenza era ridotta.
Quando poi lo sport diventò più popolare, ci si preoccupò di impedirne la degenerazione in risse, cercando di diffondere anche negli strati popolari i valori della nobiltà e della borghesia (il fair play, quello spirito da “gentlement” che impediva di scadere nella rissa), mentre le regole diventavano sempre più rigide e codificate.
® Illustrazione 2
Ma come e quando lo sport è uscito dalle public school? Nel settecento e nella prima parte dell’ottocento erano soprattutto gli ex-studenti a continuare a praticare lo sport anche terminati gli studi, dando vita a dei clubs (es. di cricket). In questo periodo, dove le condizioni di vita delle classi operaie erano troppo dure, non potevano certo occuparsi di sport: all’epoca un operaio lavorava anche 16 e più ore al giorno e molto spesso bambini di sei anni (ed anche meno) erano mandati nelle miniere di carbone! Quando però la sensibilità verso il mondo operaio è migliorata, e quindi l’orario di lavoro si è ridotto progressivamente e molti impiegati cominciarono ad avere ad esempio il sabato pomeriggio libero, ecco che anche loro hanno cominciato a praticare attività ricreative. Anzi, venivano incoraggiati da chi si preoccupava (intellettuali, moralisti, medici, filantropi, ecc.) delle loro condizioni morali (lo sport fa bene alla salute ed allontana da molti mali, come ad esempio il consumo eccessivo di alcool). Nella seconda metà dell’ottocento il successo e la diffusione di alcuni sport, come il calcio, furono tali che ben presto si è giunti alla professionalizzazione della pratica sportiva (legame storia sociale e sviluppo dello sport). Le ragioni principali sono così riassumibili:
- Migliori condizioni sociali: più tempo libero.
- Gli operai non potevano correre il rischio di infortunarsi, altrimenti perdevano il posto di lavoro. Ecco che molti, i più bravi, riuscirono a farsi assumere come “professionisti”. Questo perché gli sports diventarono molto popolari, sia tra il popolo, che tra i ricchi, che quindi finanziavano le loro squadre e volevano avere i migliori giocatori. Oppure erano ben contenti che la loro azienda avesse una squadra (prestigio sociale, ecc.).
- Lo sport crea interesse  (pubblicità , investimenti, nuove opportunità economiche, scommesse, ecc.).
Va da se che non bisogna fare il paragone con la situazione attuale. Però un buon calciatore poteva sicuramente “guadagnare” quanto un operaio (che viveva in condizioni precarie), se non leggermente di più (si trattava di “rimborso spese”). Inoltre lo spirito sportivo dilettantistico rimase molto importante.
È quindi nella seconda metà dell’ottocento che lo sport moderno, che era nato nelle public school nella prima parte del secolo e nel secolo precedente, diventò popolare e si sviluppò.
L’esempio del calcio è in questo senso indicativo:
- Nel 1830 alcune scuole cercano di codificare il gioco, con le prime regole, per contenere la violenza.
- Nel 1855 si forma il primo club: lo Sheffield Club
- Nel 1863 abbiamo la fondazione della “Football Association”, la federazione inglese di calcio.
- Nel 1871 c’è la prima edizione della Coppa d’Inghilterra (FA Cup).
- Dal 1860 molti lavoratori avevano il sabato pomeriggio libero. Anche loro sono affascinati dallo sport e quindi iniziano a praticarlo. Poco a poco si formeranno i primi clubs operai (fino ad allora ne esistevano molti legati ai giovani nobili e borghesi o di ispirazione religiosa).
- Nel 1883 si ha la prima vittoria in Coppa d’Inghilterra di un club operaio, il Blackburn, che sconfigge l’Eton. Naturalmente cresce l’interesse e il pubblico è sempre più numeroso alle partite.
® Illustrazione 3
- Solo in seguito il gioco si diffonde sul continente.
In Europa lo sport arriva, come detto, dall’Inghilterra, come del resto la Rivoluzione industriale. Sono gli inglesi ad esportarlo ed i nomi di alcuni dei clubs più antichi lo testimoniano. Così mentre le regole evolvono, l’interesse cresce, ed ecco che nel XX secolo si penserà allo sviluppo di competizioni internazionali.
Era così nato lo sport moderno, che avrà un grande impatto sulla società e cambierà abitudini, usanze, costumi e mentalità dell’uomo. Si pensi ad esempio solo al coinvolgimento delle masse in sports come il calcio, sia come spettatori, che come praticanti. Od a tutto ciò che sta attorno allo sport.

Il calcio nel XX secolo
La Grande Guerra ha naturalmente frenato lo sviluppo dello sport, tant’è vero che i primi a svolgere una competizione saranno i sudamericani (Coppa America del 1916). Sarà Rimet, presidente della Federazione internazionale, fondata nel 1904, a voler organizzare la prima Coppa del Mondo, che si svolgerà nel 1930 in Uruguay: i padroni di casa vinceranno 4-2 la finale contro l’Argentina. Poi in Europa nel 1934 e nel 1938 vincerà due volte l’Italia, prima della “pausa” dovuta alla Seconda Guerra mondiale (sport e storia politico-militare si intrecciano!). La Coppa del Mondo riprenderà in seguito (in Brasile nel 1950, dove vincerà ancora l’Uruguay, e poi in Svizzera, nel 1954).

Sport e politica
Come abbiamo visto già all’epoca dei greci e dei romani lo “sport” era sfruttato per fini propagandistici. Così è stato anche nel XX secolo, dove la popolarità ed il coinvolgimento delle masse grandissimi. Alcuni esempi:
- Il fascismo in Italia ha sfruttato lo sport ed in particolare i successi della Nazionale di calcio (nel 1934 a Roma contro la Cecoslovacchia per 2-1 e nel 1938 a Parigi, contro l’Ungheria per 4-2) per propagandare il regime.
- Il nazismo di Hitler, con le olimpiadi di Berlino del 1936.
- Oppure durante la guerra fredda, con i successi sportivi (e non solo), che dovevano dimostrare la superiorità del sistema comunista rispetto a quello capitalista e viceversa. Da notare il boicotto reciproco delle Olimpiadi di Mosca (nel 1980 da parte degli USA e di altri paesi, per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan) e di Los Angeles (1984, da parte dell’URSS,  con il pretesto della scarsa sicurezza garantita agli atleti).
Naturalmente si tratta solo di alcuni esempi significativi.

Conclusione
Lo sport ha quindi sempre avuto un ruolo importante nella società umana, anche se per ragioni spesso differenti:
1   In preparazione alla vita militare o alla caccia.
2   Per ragioni di salute (igieniche) o pedagogiche (educative: ad esempio lo sport tiene lontano dalla strada, dall’alcool, dalla droga, ecc.; ma porta anche valori positivi, come la convivenza, il rispetto delle regole, la forza d’animo, ecc.).
3   Come sport: competitivo e spettacolare.

Oggi lo sport ha però cambiato di senso e ci sono diversi problemi. Si può ancora parlare di sport come valore? Esiste cioè ancora uno spirito sportivo come quello che ha animato De Coubertin alla fondazione dei giochi olimpici:

 “Il fine del movimento olimpico è di promuovere lo sviluppo delle qualità fisiche e morali che sono alla base dello sport dilettantistico, di invitare tutti gli atleti del mondo ad un grande festival quadriennale dello sport, suscitando attraverso di esso il rispetto e la buona volontà internazionale, e contribuendo così a creare un mondo migliore e più pacifico.”

Esistono infatti diversi aspetti che meriterebbero approfondita riflessione:
- Lo sport e i soldi, lo sport come business, il professionismo, ecc.
- L’eccessiva competitività che ne deriva, che supera lo spirito sportivo del confrontarsi con una prestazione o con un avversario.
- La lealtà (o la slealtà) nello sport.
- La violenza nelle competizioni: rischio di infortuni, ecc.
- Il doping: sia nel contesto della lealtà sportiva, che della salute.
- L’influenza ed il potere delle Associazioni sportive (FIFA; UEFA; CIO, ecc.).
- Il ruolo dei media: stampa, radio e televisione.
- Il pubblico, il grande impatto sociale, politico ed economico dello sport.
- La violenza attorno agli spettacoli sportivi .

Infine bisogna distinguere tra lo sport di massa e lo sport competitivo. La Svizzera sinora ha sostenuto molto di più lo sport di massa (anche se recentemente le cose stanno cambiando), il cui scopo è legato al benessere della popolazione (salutare) ed allo svago, ma anche alla condizione fisica ed alla preparazione militare. Anche qui ci sono dei problemi: è molto difficile per un bambino od un ragazzo praticare sport libero, per puro divertimento, senza che tutto sia pianificato nei minimi particolari e ricondotto a competizioni ufficiali.
Per lo sport competitivo ci sono inoltre parecchi problemi. Vediamo la situazione in Svizzera:
- Si dà giustamente molta importanza alla scuola ed al lavoro, che danno una sicurezza per il futuro. Per contro lo sport rappresenta l’incognita: non si sa se si riesce ed anche in caso di successo non basta. Ecco che molti giovani sono scoraggiati od ostacolati nell’intraprendere una carriera sportiva che richiede notevoli sacrifici, offrendo poche certezze.
- Se lo sport richiede sacrifici, dall’altra parte abbiamo molti divertimenti ed opportunità di svago facile, che prima non c’erano, per cui diventa sempre più difficile trovare gli stimoli e la costanza per riuscire nello sport.
- Un lento miglioramento avviene nell’offerta di possibilità di formazione che favoriscano la pratica sportiva. La nostra scuola ne è un esempio.
NB: dal 2000 c'è una nuova concezione federale dello sport (vi vedano i link dalle pagine del sito)

Mentre in altre parti del mondo la situazione è diversa: lo sport offre un’opportunità economica unica (si pensi al Sudamerica, od all’Africa, ma anche solo a certe regioni nell’Italia del Sud).
In conclusione comunque, malgrado le diverse questioni e i diversi problemi che i cambiamenti e l’evoluzione sociale portano anche nello sport, che avendo un ruolo importante nella società risente anche molto dei problemi della società stessa, lo sport resta un valore importante nella società:
- Esiste uno spirito sportivo di fondo.
- Ogni sport ed ogni competizione ha un valore intrinseco, sia per i partecipanti, che per chi vi assiste.
- Lo sport insegna a convivere, a lottare, ma nel rispetto di regole precise.
- È una pratica salutare ed educativa importante.
- Aiuta a rafforzarsi ed a crescere come persone.
- Coinvolge la società nel suo insieme e porta valori prevalentemente positivi.
- Mette in contatto diverse persone e i diversi popoli contribuendo a migliorare la convivenza.

Alcune note “bibliografiche”:
Bevilaqua, Giancarlo, Il gioco del calcio, Roma, Editori Riuniti (Libri di base), 1981.
Minerva, Luciano, Lo sport, Roma, Editori Riuniti (Libri di base), 1982.
Wahl, Alfred, Il calcio: una storia mondiale, Trieste, Electa/Gallimard, 1994.
-Storia sport: www.cadnet.marche.it/smpalazzi/primab98_99/sport/html/storiasport.htm
-Storia sport: www.nonsolofitness.it/indici/indice_di_storia_dello_sport.htm
-Storia calcio: http://spazioweb.inwind.it/calciatorinrete/storia.html
-Calcio fiorentino: www.globeit.it/caf/storia4.html
-Alcuni avvenimenti tragici: http://quotidiano.monrif.net/art/1999/12/05/372995
-Statistiche di calcio: www.rsssf.com

 

 


Come nella storia generale bisogna distinguere tra la storia sociale, che offre una visione globale (passato, vissuto, vita quotidiana, ecc.) e quella politica, che mette in risalto il ruolo dei grandi personaggi; anche nella storia dello sport si può avere un approccio globale (impatto dello sport sulla società) o personale (ruolo dei grandi campioni). Noi privilegeremo il primo tipo, anche se la storia dello sport non può prescindere dai grandi campioni (ad esempio nel calcio i vari Pelé, Maradona, Cruijff, o nel basket Michael Jordan, o nel ciclismo Coppi, Bartali, o ancora nell’hockey Gretzky, ecc. hanno fatto la storia dei rispettivi sports, sicuramente anche per il seguito che hanno saputo creare, ma non solo).

Le olimpiadi si sono svolte regolarmente dal 776 al 200 a.C., poi con interruzioni fino alla definitiva soppressione nel 393 d.C.

Ma anche presso i greci vi erano da secoli delle competizioni agonistiche importanti.

Segnalo che le donne spartiate avevano più libertà e potevano praticare anche lo sport, mentre gli ateniesi ritenevano sconveniente tale attività per le donne. Si noti che in genere le competizioni avvenivano a corpo nudo.

La civiltà greca non è importante solo per lo sport: anche altri divertimenti e svaghi erano presenti, come la filosofia (e la scienza) il teatro, la musica, la letteratura, la poesia, la cultura, ecc. Inoltre buona parte della nostra cultura occidentale trova le sue radici nell’epoca classica greca (istituzioni e sistema politico, razionalità, scienza, ecc.).

Anche all’epoca suscitavano qualche critica: del resto l’imperatore (161-180) e filosofo stoico Marco Aurelio aveva abolito i giochi, che sono stati reintrodotti dopo la sua morte dal figlio Commodo (reso famoso dal film “Il gladiatore”: lui scendeva nell’arena a combattere).

Alla fine la decisione spettava alla personalità che organizzava i giochi (di solito a Roma l’Imperatore), che indicava la sua scelta con il pollice verso l’alto o verso il basso.

Spesso uomini venivano fatti sbranare dalle belve. Anche i martiri cristiani subirono questa sorte.

I romani festeggiavano anche per diversi giorni consecutivi, abbuffandosi sino all’inverosimile.

Per approfondimenti si veda “I ludi nell’antica Roma”

I giocatori si chiamavano “i calcianti”.

Si tratta di sports da cui trarranno origine i nostri sports moderni (tennis, calcio, ecc.) e che a loro volta si rifanno a sports già praticati dai greci. Per il calcio da segnalare che anche gli aztechi praticavano un gioco simile con la palla.

Questo non vale solo per lo sport, ma più in genere per i divertimenti e gli svaghi, o per il turismo.

Si trattava di violenza nel gioco, non di zuffe volgari! Ma in ogni caso specialmente i più grandi approfittavano di alcune competizioni per “picchiare” i più piccoli e questo era a volte tollerato proprio per “formare il carattere”. Anche se i moralisti porranno ben presto un freno a tutto questo, imponendo rigide regole (variava da scuola a scuola).

Del resto ancora oggi questo spirito sportivo lo si ritrova in Inghilterra.

In questo l’opera di F. Engels La condizione della classe operaia in Inghilterra del 1845 contribuisce a prendere coscienza del problema

In verità in precedenza esistevano già dei giochi più o meno rozzi praticati dai popolani con la palla, che spesso davano problemi di ordine pubblico tanto da essere vietati a più riprese.

Pure le regole cambiano: nello stesso anno è stabilito che il portiere può prendere il pallone con le mani.

Dal punto di vista delle tattiche si passa dal “dribbling game”, più consono all’aristocrazia (individualità, l'eroe) che non agli operai (collettivo e ricerca del risultato) al più efficace “passing game”. Si noti che all’epoca si giocava in 8 su 11 in attacco, anche se le prime partite assomigliavano molto al gioco iniziale, non codificato, in cui tutti si gettavano sulla palla e si tiravano calcioni….Poi si giocherà in modo più statico e sobrio (stile gentlement): si aspetta l’avversario, ecc. Concetti come quelli di pressing, ecc. sono molto più recenti. Del resto oggi il gioco si è notevolmente velocizzato. Se prima le fasi dell’azione di un giocatore potevano essere riassunte così: 1 ricevere la palla, 2 guardare la situazione di gioco, 3 decidere cosa fare e 4 passare la palla (agire). Ora bisogna in primo luogo guardare la situazione di gioco e decidere cosa fare, poi la palla va ricevuta già in funzione di ciò che si vuole fare (controllo orientato) e subito si deve agire (ad esempio passare la palla). Il tempo per riflettere è quindi sempre più breve e l’azione sempre più veloce.

Nel 1923 verrà costruito lo Stadio di Wembley (Illustrazione 3).

E in genere gli inglesi in incontri dimostrativi vincevano con molte reti di scarto.

E non solo: in Argentina la Federazione è fondata nel 1893, mentre in Italia, ad esempio, solo nel 1896 (due anni dopo il Genoa vincerà il primo campionato).

In Italia il Genoa Cricket & Football Club, od il Milan. In Svizzera il Grasshopper Club (ma il club più antico è il San Gallo, del 1879). In Ticino il Bellinzona (1904).

Sin dal 1863 esiste un organismo per modificare le regole, l’International Board, che tra le altre cose nel 1891 decise l’introduzione del calcio di rigore. L’idea era venuta a McCrum, un dirigente d’azienda ed un portiere che si preoccupava di migliorare le regole del gioco: constatando che lo spirito sportivo era vanificato dal fatto che molte squadre commettevano troppi falli di mano vicino alla porta propose questa regola. Gli inglesi si opposero, ma nel 1890 capitò che il Notts County ha battuto lo Stoke City nei quarti di Coppa per 1-0 con un giocatore che parò un tiro all’ultimo minuto sulla riga di porta con la mano. La punizione non diede nessun esito (tutti i giocatori si misero sulla linea di porta) e il Notts passò il turno grazie a quel gesto antisportivo (ciò che fece grave scandalo all’epoca!). Il primo rigore ufficiale fu dato al Wolverhampton Wanderers il 14 settembre 1891 contro l’Accrington Stanley e fu trasformato da Joseph Health. Due anni dopo si decise che un rigore doveva essere battuto anche a tempo scaduto. Questo perché in una partita il portiere dell’Aston Villa, che vinceva 2-1 sullo Stoke, aveva calciato la palla lontano dopo che l’arbitro aveva fischiato un rigore al novantesimo contro la sua squadra: ripreso il pallone il tempo era scaduto e la partita finita. Anche questo fece notevole scandalo.
Ma anche altre regole sono cambiate in seguito a problemi simili (sempre per il rigore all’inizio il portiere poteva muoversi fino ai 5.5 metri). Anzi, recentemente nel calcio e non solo assistiamo a molti cambiamenti nelle regole, per adattarle all’evoluzione del gioco….
Si noti che in generale nella Storia umana si fanno delle regole (o leggi) proprio quando sorgono nuovi problemi da risolvere, cioè si cerca di adattarsi ai cambiamenti nella realtà.

Ad esempio lo sviluppo delle scommesse, come il totocalcio (la prima schedina in Italia è del 5 maggio 1946); oppure il coinvolgimento dei giovani, le collezioni di figurine, oggi il fantacalcio, ecc; oppure ancora lo sport e l’emancipazione femminile (già a fine ottocento il calcio femminile ha vissuto un primo momento di successo); ecc.

Prendo sempre il calcio come esempio, ma vi sono anche altri sport ad avere uno sviluppo interessante sulla falsa riga del calcio: il tennis (primo torneo a Wibledon nel 1877 vinto da Spencer Gore, femminile dal 1884,vinto da Maud Witson; il primo torneo di Roland Garros è del 1925), lo sci (che si sviluppa anche sulle alpi, con il turismo inglese), l’Hockey, con il primo mondiale nel 1924, ecc.

Le Competizioni europee per club datano del 1955 (Coppa dei Campioni vinta dal Real Madrid). La prima Coppa Libertadores, così come la prima Coppa Intercontinentale, datano invece del 1960 (per l’Intercontinentale da notare che si giocava con gare di andata e ritorno: Penarol-Real Madrid 0-0; Real-Penarol 5-1).

Furono poi istituiti i Goodwill Games (giochi della buona volontà) per riavvicinare attraverso lo sport i paesi dei blocchi contrapposti.

Minerva, Luciano, Lo sport, Roma, Editori Riuniti (Libri di base), 1982, p. 78.

Dalla violenza “quotidiana” (regolare, abituale) o quasi, che accompagna certe manifestazioni (esistono ad esempio partite di calcio che significano regolarmente caos, come Atalanta-Brescia in Italia), alle grandi tragedie che hanno colpito lo sport. Ad esempio: la prima finale di Coppa giocata allo Stadio Wembley (capienza di 127'000 persone), con la folla a bordo campo (la partita iniziò con un’ora di ritardo, alla fine alcune migliaia di persone finirono ricoverate sotto shock); il 9 marzo del 1946, sempre a causa della folla eccessiva, un muro dello stadio di Bolton cedette e persero la vita 33 persone; oppure gli episodi di violenza (ad esempio l’“hooliganismo”), come quello capitato il 25 maggio del 1961 a Lima, durante Perù-Argentina, quando l’arbitro dell’Uruguay annullò verso la fine una rete ai padroni di casa la folla si è scatenata, ed alla fine il bilancio fu di almeno 301 morti; molto conosciuta la tragedia dell’Hysel di Brussel, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Il bilancio fu di 39 morti, di cui 32 italiani, mentre gli inglesi furono squalificati per diversi anni da tutte le Coppe europee per clubs.

Ad esempio l’istruzione fisica nelle scuole per tanto tempo era legata alla preparazione al servizio militare, così come ancora oggi lo sport dipende da quello che era (e fondamentalmente rimane) il dipartimento militare.

Qualcuno sostiene che la situazione economica degli ultimi anni (crisi) stia cambiando questa situazione, nel senso che neppure la carriera professionale non dà più ampie garanzie, per cui la scelta non è più così squilibrata (ma questo non è per niente un bene).

 

Fonte: http://www.sportsigrazie.it/doc/02introduzione-alla-storia-dello-sport.doc

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Storia dello sport

STORIA DELLO SPORT

Introduzione
Le fonti dalle quali attingere per lo studio della storia dell’educazione fisica sono molto scarse. Ci si può aiutare ricorrendo a frammenti di poesie, come ad esempio ai componimenti di Omero, che descrive le abitudini degli abitanti del mondo greco in numerosi capitoli.
Anche le opere d’arte, vasi, statue e quadri, forniscono importanti elementi di studio, soprattutto per quel che riguarda il mondo romano, che ha lasciato numerose tracce, al contrario di quanto è avvenuto per il mondo etrusco.
Le evoluzioni, anche linguistiche, che hanno portato alla nascita dello sport hanno subito numerosi passaggi dai giochi e tornei medioevali, ai ludi romani ed agli agoni greci, sino ad arrivare ai giochi popolari ed alle prime forme di ginnastica che si sono via, via evolute giungendo alla nascita di quella che è l’attuale educazione fisica, strettamente legata con la pedagogia e quindi con l’educazione del fanciullo.
La storia dello sport è stata sempre strettamente connessa con la storia politica di uno Stato, politica che ha non poco influenzato le pratiche sportive. Mussolini fu tra i primi personaggi politici moderni a rendersi conto di quanto importante fosse utilizzare lo sport come mezzo di propaganda. (1936 olimpiadi di Berlino) Ma, spostandoci ancora più indietro nel tempo, prima ancora di esaminare gli sport nel mondo antico (legati all’addestramento e alle pratiche militari), si possono riconoscere come pratiche “sportive” le varie danze che erano eseguite nelle tribù, come consacrazione dell’anima agli Dei.
Le nostre abitudini sportive sono la naturale evoluzione del mondo greco, a sua volta precedute dalla civiltà cretese e minoica, che ci hanno lasciato testimonianze delle pratiche sportive in uso presso quelle civiltà. Attività come la corsa o il pugilato o riti iniziatori dell’età adulta (salto del toro). Con questi si dimostrava il coraggio non solo dei maschi ma anche delle femmine, che erano così considerati adulti e pronti anche alla vita coniugale.
Nel mondo greco assistiamo, infatti, ad una sorta di eguaglianza tra uomo e donna, pur tuttavia avendo da sempre avuto, il mondo sportivo, atleti di sesso maschile. Solo nei giorni nostri si sta assistendo ad un numero di donne che praticano lo sport a livello professionistico pari a quello degli uomini.

 

il mondo Greco

La storia del mondo greco ci è narrata in larga misura dalle due opere ascrivibili ad Omero: L’Iliade e L’Odissea nelle quali si raccontano le vicende legate alla città di Troia, colonia greca.
Nell’Iliade troviamo la narrazione del funerale di Paco, amico e fratello di Achille, durante il quale si inducono delle competizioni sportive in onore del defunto. Nell’Odissea, il capitolo dedicato allo sport, è quello che narra dell’incontro tra Ulisse ed una principessa, in seguito alla sua vittoria in alcuni giochi. Gli elementi distintivi degli sport nell’età antica sono l’essere riservati all’aristocrazia e l’essere istituiti in onore di qualche divinità o per onorare un defunto consentendogli un più agile passaggio nella vita ultraterrena. Si pensava, infatti, che il sangue ed il sudore versati in occasione di questi giochi fossero fonte di energia per il defunto. Quattro erano i giochi grandi che si svolgevano (non solo nell’Ellade, ma in tutte le regioni vicine e le colonie). Erano riservati ai cittadini di cultura greca. I quattro giochi grandi li distinguiamo in:
- OLIMPICI (dedicati a Zeus/Giove)
- PITICI o DELFICI (dedicati ad Apollo)
- NEMEI (dedicati a Zeus/Giove)
- ISTMICI (dedicati a Poseidone/Nettuno)
Il fatto di essere dedicati ad un Dio era tra le caratteristiche di questi giochi. La loro importanza era tale che gli anni cominciarono a contarsi a partire dalle Olimpiadi. In questo modo il 776 a.c. era chiamato il 1° anno dei primi giochi olimpici; il 775 a.c. 2° anno dopo i primi giochi olimpici; 774 a.c. 3° anno dopo i primi giochi olimpici; 773 a.c. 4° anno dopo i primi giochi olimpici; 772 a.c. 1° anno dei secondi giochi olimpici e così via.
Il premio per questi giochi era solo simbolico, costituito da un ramoscello intrecciato a mo di corona, con il quale si cingeva il vincitore.
Ma la vittoria aveva un enorme valore per l’atleta che, tornato a casa, era trattato da eroe e poteva rivestire importanti cariche nella vita sociale della città Stato di appartenenza.
Per comprendere l’importanza attribuita a ciò, basti pensare che, in occasione dei giochi, erano sospese anche le guerre con la cosiddetta “Tregua Sacra”.
I giochi si succedettero regolarmente sino al 200 a.c., successivamente si svolsero in maniera meno rigorosa sino alla loro definitiva sospensione nel 393 d.c. A decretarne la fine fu un editto dell’allora imperatore Teodosio, sotto l’influenza del vescovo di Milano Ambrogio (S. Ambrogio), essendo ormai la Grecia sotto la dominazione romana. I motivi della loro cessazione sono da ricercarsi nel fatto che rappresentavano riti pagani, quindi in contrasto con la religione Cattolica.
Tuttavia, nel corso della storia, questi sport avevano subito delle modificazioni e, in età romana, non erano più disputati dalla gente comune mossa da ideali educativi e di lealtà, ma erano praticati da professionisti che miravano solo al guadagno.
La ripresa delle olimpiadi moderne avviene ad Atene nel 1896.
I giochi minori erano chiamati EREI (dedicati ad Era, la moglie di Zeus). Erano giochi femminili, dedicati alle giovani che, con essi, dimostravano di essere mature e pronte al matrimonio. Avevano significato rituale e si svolgevano con una corsa sulla distanza di circa 145/160 metri.
In tutte le gare, in ogni caso, non c’era il concetto di record: si vinceva e basta ed ogni olimpiade faceva testo a se stessa. Anche perché, molti risultati, non potevano essere misurati per un confronto con le successive gare.
Ad Olimpia la tipologia di gare rimase sempre uguale da quando fu fissata intorno al 500 a.c., al contrario di ciò che avvenne per gli altri posti dove si disputavano delle competizioni. Gli atleti si recavano ad Olimpia un mese prima delle gare per uniformare le tecniche di esecuzione delle prove nelle quali dovevano cimentarsi e per verificare la loro competitività.
In questo periodo potevano anche scegliere di ritirarsi, senza vergogna. Una volta che i giochi erano aperti, ritirarsi costituiva una grave onta per se e per la città Stato che si rappresentava.Le date delle competizioni erano “pubblicizzate” nel territorio ellenico per mezzo degli araldi.
Ogni atleta aveva al suo seguito uno stuolo di persone che lo aiutavano (allenatore, massaggiatore ecc.) senza considerare i numerosi spettatori che, quasi per dovere, almeno una volta nella vita si recavano ad assistere ai giochi. Attorno ad Olimpia numerose erano le strutture che prendevano vita in quel periodo, per tornare ad essere successivamente, una città sacra e luogo di culto. I giorni dedicati ai giochi erano 5, dei quali il primo dedicato ai giuramenti di lealtà ed il quinto dedicato ai festeggiamenti. Restavano quindi solo 3 giorni effettivi per le competizioni. Il primo giorno le competizioni si dividevano tra la mattina in cui si svolgevano:
- Corsa dei carri (quadriglie) con due ruote e trainati da 4 cavalli, sulla distanza di circa 9 km (pari a 12 giri di campo);
- Corsa dei cavalli, montati a pelo. (In questa gara, solitamente, partecipava un ricco signore, proprietario del cavallo e che riceveva l’onore in caso di vittoria, ed un suo servo che montava il cavallo. Potevano partecipare anche le donne, ma solo come proprietarie del cavallo. (Loro, infatti, non potevano nemmeno assistere alla competizione, dato che si svolgeva in nudità
Nel pomeriggio c’erano le gare di:
- Pentathlon. Il vincitore era quello che aveva i miglior risultati in 3 sport. E, nel caso uno si distinguesse da subito nelle prime tre, le successive due non erano nemmeno disputate.
Le prove del pentathlon erano: La corsa veloce; Lancio del disco o del giavellotto; Salto in lungo; Lotta.
La corsa si disputava sulla distanza di 165 metri circa. Nel lancio del disco, la misurazione, era effettuata solo al fermarsi del disco, considerando lunghezza del lancio anche eventuale spazio percorso dal disco rimbalzando o strisciando.
> Ogni atleta poteva effettuare 5 prove, ed era ritenuta valida la migliore. La prova di lotta finiva piuttosto presto, ed aveva come scopo quello di squilibrare e portare a terra l’avversario.
Durante il terzo giorno, al mattino, si uccidevano cento buoi, molti dei quali in onore agli dei, altri per banchettare.
Nel pomeriggio c’erano le gare dei più giovani (12-17 anni, sulla cui età faceva fede la parola dell’allenatore, non sempre rispondente a verità). Le altre caratteristiche necessarie per disputare queste competizioni erano: la cittadinanza, la moralità e l’essere figli di coppie legittime. Queste gare erano riservate ai soli uomini e, essendo disputate in nudità, non era consentito l’accesso alle donne, nemmeno come spettatrici (ad eccezione delle sacerdotesse di Era). Le gare consistevano in prove di corsa, pugilato e lotta.
Nel quarto giorno si disputavano le gare extra pentathlon, vale a dire singole specialità appartenenti anche al pentathlon. Queste erano: la lotta, il pugilato a oltranza, la corsa (sui 200; 400; 800; 4500), ed il pancrazio (lotta violenta e senza regole che terminava con la resa dell’avversario, con il suo svenimento o immobilizzazione. L’unica mossa non consentita era cacciare le dita negli occhi dell’avversario).

 

Lo sport a Sparta e Atene

Sparta era una città Stato dominata da una aristocrazia guerriera, vi si conduceva uno stile di vita molto duro e severo che spingeva ad una selezione degli individui sin dalla nascita. Una delle prove iniziatorie con le quali dimostrare di essere divenuto un vero soldato consisteva nell’andarsene per un mese dalla città, tornando con un uomo morto, ucciso dal soldato.
I ragazzi dovevano mostrare ogni anno di essere forti e coraggiosi disputando delle prove molto dure e severe davanti agli occhi di genitori ed insegnanti. Gli spartani erano anche degli abili conoscitori della musica. Atene era completamente diversa da Sparta. Con notevoli miglioramenti inerenti la democrazia, che lasciava più spazio ai cittadini. L’educazione non era imposta dallo Stato, ma consigliata ed ogni famiglia dava il proprio meglio per perseguire tale scopo. Sparta ed Atene erano spesso in conflitto fra di loro anche se, con altrettanta facilità, si coalizzavano se minacciate da altri paesi.
Le donne Spartane
Le donne spartane, al pari degli uomini, eseguivano le pratiche atletiche e le esercitazioni militari per essere in grado di difendere le città quando gli uomini erano lontani, per esempio per un conflitto bellico. Spesso gli stessi allenamenti erano promiscui e, non di rado, le donne Spartane erano vincitrici di competizioni olimpiche. A loro si deve la pratica della nudità, tanto criticata dalle altre popolazioni del tempo, ritenuta da loro utile per essere più agili nel compiere le azioni ginnastiche. Sempre a Sparta, i bambini erano affidati a dei maestri che ne curavano l’educazione e, poiché ciò implicava una spesa, lo stato interveniva con delle forme di assistenzialismo nei confronti delle famiglie meno abbienti. Gli insegnanti erano tre: il gramatista che si occupava delle conoscenze linguistiche e scientifiche, il citarista insegnava l’uso e la conoscenza della musica, ed il pedotriba preposto all’allenamento e alla cura dell’aspetto fisico (non inteso come estetico).
Gare locali ad ATENE
Ad Atene si svolgevano le Paratenee, gare che servivano come selezione ai giochi olimpici e, naturalmente, erano aperte solo agli Ateniesi. L’onore per la vittoria di queste competizioni era minore, rispetto a quello ricevuto per la vittoria delle olimpiadi ma, il premio, aveva un valore non solo simbolico, proprio per stimolare le genti a partecipare. Spesso era costituito da due anfore dipinte con soggetti sportivi e piene d’olio. Nelle competizioni meno importanti i premi potevano essere ancora più rilevanti, sempre al fine di stimolare la competizione.
Le donne Ateniesi
Le donne Ateniesi, per contro, vivevano quasi in caste, isolate dalla vita sociale delle città. Uscivano raramente e sempre accompagnate. Non incontravano quasi mai gli uomini e non sceglievano il marito. Vi erano tuttavia delle categorie di donne che, per il lavoro che svolgevano, avevano una più ampia libertà e, spesso, anche una maggiore influenza nella vita della città. Era questo il caso delle prostitute, delle musiciste e delle danzatrici.

 

Lo sport per gli Etruschi

Diverse sono le ipotesi sulla loro origine, tra queste 3 sono le più accreditate: venuti dall’Oriente verso l’Italia approdando sulle coste toscane; Origine nordica (ex Jugoslavia); Origine italica, considerabili i progenitori dei toscani, ma anche delle popolazioni dell’alto Lazio, Bologna, Ravenna.
Erano una popolazione Italica di naviganti. Un popolo gaudente, amante della vita più che del lavoro o della guerra, che fu successivamente assorbito dai Romani. Non erano discriminanti nei confronti delle donne che, anzi, entravano a far parte della vita sociale. Amavano esibirsi.
Il loro re era chiamato Lucumone e ce n’era più d’uno. Tra questi poi, vi era l’elezione del re dei re, sempre ad opera degli altri lucumoni. Questi si incontravano portando al seguito uno stuolo di attori, figuranti e schiavi che si esibivano per loro, dimostrando la loro ricchezza ed abilità, al fine di influenzare benevolmente gli altri lucumoni.
Gli Dei però erano arrabbiati con gli Etruschi a causa dello sterminio di un popolo. E questi, sotto consiglio della sacerdotessa Pizia, istituirono delle gare di atletica a Cere (intorno al XI - IV secolo a.c.) per ingraziarsi il favore degli Dei. Queste gare erano composte da prove simili a quelle delle gare greche e da altre competizioni differenti quali il salto con l’asta, il lancio del peso ed il lancio del disco con la rincorsa (ricordiamo che, presso i Greci, il lancio del disco era effettuato da fermi). Le scene di gare erano raffigurate anche all’interno delle tombe affinché il sudore ed il sangue degli atleti, potesse dare vigore al sepolcro e quindi al defunto, agevolandolo nel cammino verso l’altra vita.
Il Phersu
Il Phersu era un demone con sembianze umane, con una maschera, due orecchie d’asino, un cappello a punta ed un vestito ornato di piccole ossa d’uomo. Decideva della vita e della morte degli uomini. Stringeva 2 guinzagli, in uno teneva un cane feroce e, nell’altro un prigioniero bendato che era lasciato libero di combattere con il cane, con tutte le difficoltà che poteva incontrare essendo bendato. Era questo uno degli spettacoli cruenti con i quali si uccidevano i prigionieri, spettacolo particolarmente gradito al pubblico.

 

I giochi per gli Etruschi

Anche gli Etruschi erano dei professionisti che si dedicavano alle pratiche sportive, le più in uso erano:
- salto con l’asta;
- corsa con le maschere (fersi); Dalla maschera del Phersu deriva anche la maschera di Pulcinella.
- corsa con bastoni (che venivano passati fra di loro).
- Gioco della Truia, ancora sconosciute le regole anche se aveva a che vedere con un labirinto dal quale uscivano due cavalieri dopo aver combattuto.
- Salto in lungo (svolto anche senza i pesi o alteres);
- Giavellotto;
- Lancio del disco (piatto, con o senza buco centrale);
- Lotta (molto simile a quelle del mondo Greco);
- Pancrazio;
- Pugilato (veniva praticato con l’ausilio di elaborati cestum o guantoni costituiti all’esterno con strisce di cuoio, ed all’interno con morbida lana);
Competizione di carri, con quadrighe e bighe. (durante queste esibizioni si verificavano numerosi incidenti, per l’abitudine degli Etruschi di legare le briglie dietro la schiena). Le pratiche sportive si svolgevano nelle zone rurali adiacenti alle città o ad aree sacre, in strutture temporanee lignee di cui non ci è rimasta traccia. Per ognuno di questi eventi si radunava un folto pubblico composto di individui di ogni estrazione sociale, uomini e donne. Di queste manifestazioni ci è rimasta una vasta iconografia nelle pitture tombali che consente di farcene un'idea precisa.
Sotto la direzione di un giudice, la cui autorità era simboleggiata dallo stesso bastone ricurvo dei sacerdoti, il lituo, gli atleti gareggiavano negli sport più seguiti nelle antiche civiltà mediterranee. Il lancio del disco e del giavellotto, la lotta, il pugilato, la corsa, il salto in alto, il salto con l'asta, la corsa in tenuta da combattimento, la corsa a cavallo. Lo sport più seguito era però la corsa delle bighe, per cui la passione del pubblico raggiungeva livelli di vero fanatismo. Grandi onori erano concessi ai vincitori delle gare, che davanti ai magistrati della città ricevevano premi a testimonianza del loro valore atletico. Anche i giochi gladiatori dovevano richiamare un pubblico numeroso ed esigente. I combattimenti avvenivano all'ultimo sangue tra schiavi, in genere prigionieri di guerra, armati in fogge diverse ed addestrati in apposite scuole.
Oltre i combattimenti uomo contro uomo, singoli o in squadre, erano frequenti anche i combattimenti di uomini contro animali feroci. (nella figura possiamo vedere immagini di lotta tratte da un affresco). Gli Etruschi indossavano abiti più corti dei greci, amavano la danza e la praticavano in nudità. Presso Paestum è possibile rinvenire delle tombe nelle adiacenze dei templi greci con raffigurazioni che collegano il mondo greco a quello etrusco. Le donne nobili avevano tombe bellissime, arricchite di gioielli molto eleganti , le troviamo raffigurate in scene di danza, mentre suonano strumenti in promiscuità con gli uomini.
Spettatori e spettatrici assistono insieme agli spettacoli, seduti in palchetti coperti da tendoni. Al di sotto di questi palchetti ci sono gli atleti in procinto di prepararsi per le attività. Nei giochi in onore dei defunti si pensava che, ad assistere alla manifestazione ci fosse anche la persona morta. Negli affreschi che si sono ritrovati è presente un alto livello artistico, e numerose sono le testimonianze della presenza etrusca nel II secolo. Successivamente gli Etruschi si fondono con i Romani, formando il più grande impero dell’umanità. Molte importanti informazioni sugli etruschi sono scomparse, solo gli affreschi tombali e gli altri oggetti in esse custoditi, ne testimoniano la grandezza in svariate discipline, ad esempio nel campo medico. Anche perché, i Romani, preferirono dimenticare le loro vere origini, pretendendo di avere degli antenati più gloriosi. In realtà, l’unico merito che ebbero come popolo, non fu che l’amplificazione delle pratiche e delle opere greche ed etrusche.

 

giochi per i Romani

 

Panem et circenses, pane e giochi del circo, erano i due indispensabili elementi che tenevano quieta la folla anzi, la plebe romana. Il pane veniva richiesto solo dai poveri, ma gli spettacoli del circo, i ludi circenses, piacevano a tutti. Se qualche Romano protestava era più per una questione di gusto che di morale.
I ludi circenses erano di diverso tipo: c'erano le gare di cocchi, predilette dalle signore; c'erano le cacce (veniationes), in cui uomini variamente armati affrontavano belve di diverso tipo: tigri, pantere, leoni, orsi, tori; c'erano le esecuzioni ad bestias dei delinquenti, in cui i condannati venivano gettati in pasto alle belve o fatti morire di una morte atroce, di solito con il pretesto della rievocazione di qualche mito o episodio storico. Ma i preferiti erano i ludi gladiatori: il combattimento uomo contro uomo.
I gladiatori, addestrati fino a divenire vere e proprie macchine da combattimento, gareggiavano uno contro l' altro con armamento uguale o differenziato, cercando di ferirsi o uccidersi a vicenda. In caso di sconfitta la sorte del vinto dipendeva dall'umore del pubblico: se tutti agitavano il fazzoletto, aveva salva la vita, se protendevano il pugno con il pollice all'ingiù (nel segno di "pollice verso") era la morte nell'arena.
Gli atleti impiegati in queste gare, in genere schiavi, erano gli eroi del popolino; ma certo non si poteva credere che amassero la loro misera sorte. Una delle rivolte di gladiatori, quella di Spartaco (73-71 a.C.), fu tra le più terribili subite da Roma.
Tutti i giochi dell'anfiteatro erano cruenti. Sia nei munera, combattimenti tra coppie di gladiatori, che nelle venationes, vere e proprie cacce nell'arena con ogni sorta di animali l'emozione principale dello spettacolo era la morte. Perso l'originario significato di cerimonia funebre connessa al sacrificio umano, ben presto il munus divenne strumento di potere politico.
Nella Roma imperiale, le corse dei carri, i LUDI CIRCENSES, avvengono nel circo, le rappresentazioni sceniche, LUDI SCAENICI, nel teatro, i combattimenti dei gladiatori, i MUNERA, nell'anfiteatro, gli spettacoli e le gare di atletica nello stadio. Nelle ultime file sta il popolo, mentre le autorità e le persone importanti occupano i posti migliori. Gli spettacoli sono molto costosi e le spese gravano sulle finanze dei magistrati. L'organizzazione dei giochi dei gladiatori si diffonde in tutte le città romane, perché sono per i politici strumento di popolarità.
Fino a Cesare i combattimenti dei gladiatori vengono effettuati nei Fori, in seguito i romani creano l'anfiteatro. i gladiatori dormono in celle nelle caserme e sono sorvegliati da guardie. Si dedica particolare attenzione alla loro efficienza fisica ed alla loro alimentazione, tanto che Seneca scrive: "Mangiano e bevono ciò che dovranno poi restituire con il sangue". Dopo il corteo e il saluto rivolto alle personalità più importanti: "AVE IMPERATOR, MORITURI TE SALUTANT", ha inizio il combattimento al suono di strumenti musicali. Il gladiatore sconfitto cede le armi e chiede la grazia all'organizzazione sollevando la mano sinistra o un dito.
Se la grazia viene accordata, gli spettatori gridano "MISSUM", cioè libero, in caso contrario con il pollice verso dicono morte e il gladiatore porge la gola alla spada del vincitore. Non minore entusiasmo dello spettacolo dei MUNERA suscita nei romani quello delle VENATIONES, prima nel circo e poi nell'anfiteatro. I combattimenti avvengono o fra animali, leoni contro tigri, elefanti contro tori, o fra uomini e animali. Anche le NAUMACHIE, finte battaglie navali, sono molto apprezzate, ma costano molto e sono poco igieniche per i miasmi delle acque stagnanti.

 

ludi gladiatori e ludi circensi

I ludi gladiatori
I ludi gladiatori venivano anche chiamati munera gladiatori, poiché, nei primi tempi venivano remunerati (munera) i gladiatori professionisti che prendevano parte a questi spettacoli. All’inizio venivano utilizzati solo degli schiavi Etruschi che prendevano parte, loro malgrado, a questi spettacoli per onorare i defunti. In seguito assunsero forma di spettacolo a se stante.I luoghi dove comunemente si svolgevano queste attività erano spazi aperti come il Colosseo (anfiteatro Flavio), così chiamato perché posto vicino ad una statua colossale, o l’arena di Verona.
I Gladiatori, scelti ra gli schiavi con particolari qualità fisiche, venivano preparati in scuole che ne curavano l’addestramento. Ognuna di esse con delle peculiarità e, per evitare che tra di loro sorgessero delle amicizie, venivano fatti combattere gladiatori appartenenti a scuole diverse. Si potevano distinguere: i reziari, addestrati a combattere con rete e tridente; i gladiatori armati di scudi ed elmi e con il caratteristico gladio (sorta di spada tagliente ai due lati); i galli abbigliati con costumi tipici della popolazione dei Galli (francesi); i gladiatori a cavallo che combattevano scontrandosi con i cavalli.
I combattimenti potevano svolgersi uomo contro uomo o in gruppi. Era il caso dei catervari. Inoltre, solitamente, gli spettacoli si aprivano con combattimenti definiti di assaggio durante i quali non si arrivava all’uccisione dell’avversario. Al contrario, quelli che si succedevano, finivano quasi sempre con la morte di uno dei gladiatori. Il moriente, prima i essere portato via, veniva avvicinato da due personaggi, uno ne verificava la morte (toccandolo con un ferro rovente), l’altro, eventualmente, gli dava il colpo di grazia. A volte, quando si scontravano due gladiatori valenti, il vinto poteva avere salva la vita, a discrezione dell’imperatore.
Il Gladiatore schiavo poteva essere affrancato (reso libero), in seguito a dieci vittorie (segnate su un collare in metallo). I gladiatori potevano combattere anche con animali feroci, in quelle che erano definite cacce. Questi combattenti venivano chiamati bestiari.
I Ludi circensi
Erano molto spettacolari, si svolgevano nei circhi (ampi spazi dove, in un greppo naturale, sedeva il pubblico). Il termine “circo” deriva probabilmente dalle due spade (enses) che, piantate in un campo, delimitavano il raggio d’azione dello spettacolo. Intorno alle spade circm enses In questi spettacoli la gente scommetteva sui colori che contraddistinguevano le fazioni di Roma. Ogni fazione organizzava un’attività sportiva tra le quali le corse con i cavalli (da 2 a 10). I cavalieri erano abili professionisti, pagati, muniti di elmo e pugnale. Gli increpatores erano gli incitatori dei vari colori. I vincitori, oltre alla loro paga, potevano raccogliere le monete lanciate dai tifosi.
I Ludi Troiani
Ne parla anche Virgilio nell’Eneide, era l’unica attività non professionale, riservata ai figli dei nobili. Si trattava di attività equestri basate sullo scontro a cavallo di tre gruppi di giovani. Avevano delle spade di legno ma non era previsto uno scontro cruento, bensì la dimostrazione di essere valorosi nel gestire e domare il cavallo.
I Ludi Teatrali
Erano rappresentazioni mitologiche. Si raccontavano storie legate agli Dei, o si riproducevano battaglie nelle quali i Romani erano stati vittoriosi. Per rendere più verosimili le rappresentazioni, si facevano recitare anche gli schiavi, ai quali toccava soccombere, e talvolta morire, nel rispetto della trama della storia. C’erano tuttavia rappresentazioni danzate e quindi non cruente.
I Ludi delle Naumachie
Erano combattimenti navali nei quali venivano utilizzati gli schiavi nell’interpretazione dei perdenti. Per la loro messa in scena si utilizzavano specchi d’acqua naturali (fiumi e laghi) o create dagli ingegneri (P.za Navona). Nelle simulazioni degli scontri navali c’erano, naturalmente, morti reali.
Ricordiamo infine che, al di la dei ludi, i Romani erano un popolo di ottimi soldati, costantemente in allenamento. Venivano addestrati nel campo Marzio, allenati da veterani di guerra, compiendo numerose attività fisiche.A differenza del mondo Greco, nel mondo Romano le donne avevano una rilevanza maggiore e potevano assistere agli spettacoli.

 

Collegia Juvenum

Nel mondo romano l'addestramento fisico dei soldati fu strettamente legato alle pratiche sportive. Mario è degno di rilievo nella storia dell'esercizio fisico a Roma, perchè la sua riforma dell'esercito romano del 102 a.C. determinò la formazione di una milizia professionale, con notevoli conseguenze sull'addestramento fisico dei soldati. La riforma del reclutamento ebbe come principale conseguenza, per quel che riguarda la pratica dell'esercizio fisico a Roma, l'allontanamento di molti giovani dall'attività ginnica nel Campo Marzio. Per essi si manifestò la necessità di un addestramento fisico molto più intenso, fatto direttamente nell'accampamento o nelle sue immediate vicinanze.
Da questo momento in poi, la pratica dell'addestramento fisico a fine militare, caratteristica del popolo romano, iniziò a scemare per lasciare il posto ad altre forme di esercitazioni. Questo distacco graduale dal Campo Marzio si accentuò con Silla, con il quale nacque il potere militare di pochi comandanti, che vollero diventare anche capi politici.
Silla, cultore e conoscitore del mondo greco, amò lo sport secondo la pratica dei Greci.Seguendo la sua passione per gli agoni di tipo greco, nell'81 a.C., propose questo nuovo genere di gare ai Romani, nell'anniversario della vittoria riportata su Mario a Porta Collina. Si radica così la consuetudine di istituire ludi in occasione di vittorie militari. Questi ludi Victoriae Sullanae vengono ricordati come una celebrazione originale e innovatrice, ripercorritrice dei grandiosi spettacoli imperiali.
La festa durava sette giorni, dal 26 ottobre al 1° novembre, e in essa veniva offerta al popolo un sontuoso banchetto, mentre nel circo si esibivano atleti in gare ginniche, aurighi in corse con i carri, e gladiatori in venazioni dove per la prima volta a Roma furono visti dei leoni. Giulio Cesare continuò questa esperienza filoellenica.
Di lui si ricorda che istituì dei ludi Victoriae Caesaris. Augusto, con le sue molteplici iniziative dirette ai giovani, si interessò dei Collegia Juvenum, dell'addestramento militare nel campo Marzio e degli spettacoli. Quando divenne Imperator la gioventù romana si addestrava ancora nel Campo Marzio.
Il Campo Marzio era una grande piana sulla riva sinistra del Tevere, sovrastata dai colli Campidoglio a Sud, quirinale a est e dalle alture del Pincio a Nord, percorsa longitudinalmente dal tratto iniziale della Via Flaminia. In tempi più antichi nel campo Marzio si tenevano Comizi e le esercitazioni militari e ginniche, oltre a tutte le riunioni. Con l'avvento dell'impero, questo spazio dedicato alla pratica dell'esercizio fisico si restrinse sempre più, per il sorgere di numerose costruzioni, come l'acquedotto dell' Acqua Virgo.

 

Storia dello sport moderno in Italia

Per avere i primi campioni sportivi Italiani bisognerà attendere il periodo precedente la prima guerra mondiale. Anche se si tratterà ancora i personaggi umili che rivendicano la loro posizione grazie allo sport, pur tuttavia restando ben distanti dagli attuali campioni (per quel che riguarda la situazione socio-economica) Primo fra tutti fu Dorando Pietri (nella foto), di professione fornaio che, dopo aver assistito allo “spettacolo” di una corsa, si era cimentato con questa disciplina, partecipando come maratoneta alle olimpiadi di Londra del 1908. Dorando Pietri, emiliano, garzone di pasticceria, arriva stremato al traguardo della maratona.
Attorno al 40° Km viene infatti colpito da una grave crisi di stanchezza, procurata probabilmente da una cattiva gestione delle risorse energetiche. Lo "sospingono" verso la vittoria il commissario di pista Andrew e il medico Bulger. Pietri viene squalificato proprio per gli aiuti ricevuti negli ultimi 350 metri. Entrato nello stadio da solo, Pietri barcolla, sbaglia direzione, ritorna sui suoi passi, cade quattro volte. Il medico Bulger racconterà poi di aver praticato a Pietri la respirazione bocca a bocca per aiutarlo a superare un collasso. Pietri impiega quasi 10 minuti per percorrere gli ultimi 352 metri. Gli Stati Uniti presentano ricorso e la medaglia d'oro viene assegnata all'americano John Hayes, secondo classificato. La regina d'Inghilterra Alessandra, presente in tribuna, decide di consegnare comunque una coppa d'argento all'italiano. Pietri diventa un simbolo, un'espressione linguistica. Vincere alla Dorando Pietri.
Dopo di lui è la volta di Alberto Braglia vincitore delle olimpiadi del 1908 agli anelli.
Lo sport, in Italia, era nato prima come appannaggio della borghesia e, solo in seguito, venne ritenuto una pratica da diffondere, ma solo come strumento per la “costruzione” di un buon soldato. Venne perciò considerato solo come tale, in antitesi con quello che succedeva nelle altre nazioni.
Lo sport comincia a vivere con il fascismo, dandogli uno stampo tipico del regime. Il fascismo crea infatti il CONI, l’ONB (Organizzazione Nazionale Balilla), e l’OND (Organizzazione Nazionale Dopolavoro).
Il compito principale dello sport in questo periodo storico era di dare una buona immagine del Belpaese fuori confine, distogliendo nel contempo la gente dal pensiero di altri problemi. Sport e fascismo miravano a creare un uomo nuovo, favorendo l’azione rispetto al pensiero. Le cronache del tempo non apprezzano mai il gesto sportivo fine a se stesso e, del resto, il fascismo favorisce gli sport nei quali era possibile associare il campione all’eroe. Per questo motivo, nel periodo di dominazione fascista, assistiamo al declino di sport come il calcio, non ritenuti utili al fine della formazione militare.
I campioni del fascismo erano Mussolini, Nuvolari e Carnera. In realtà Mussolini non era un grande sportivo ma di lui si esaltavano doti sportive in vari campi. Di fatto egli era un discreto tennista ma, l’unico sport del quale non sono menzionate le sue virtù, è proprio il tennis, in quanto non ritenuto sport eroico.
Carnera fu addotto a simbolo del fascismo, era un pugile enormemente grosso, alto 204 cm a causa di una disfunzione alla ghiandola pineale. Divenne campione del mondo con incontri truccati dalla mafia.
Tazio Nuvolari fu un campione delle 4 ruote. Aveva iniziato a cimentarsi alla guida di un’autoambulanza quando era sotto le armi. Il suo motto era “i freni non servono”. In contrapposizione alla sua vita sportiva però, non ebbe altrettanta fortuna nella vita. Perse infatti entrambi i figli a causa i una malattia, nonostante avesse cercato di tenerli lontani da ogni altro pericolo della vita, mandandoli a studiare in prestigiosi collegi. In seguito a questo grave lutto egli cominciò a correre in maniera ancora più spericolata, quasi andando in contro alla morte.
Nel dopoguerra, sono gli sportivi a fare da ambasciatori del nostro Paese, poiché l’Italia esce sconfitta dal conflitto bellico.
Fausto Coppi divenne il simbolo di un’epoca. Fu il primo a lavorare in maniera scientifica nel raggiungimento di un risultato. Il suo principale antagonista fu Bartali. Coppi rappresentava la sinistra del paese, ed era anche il modello della sofferenza e del sacrificio. Tale era infatti il suo modo di correre, effettuando delle scalate in solitaria con uno sforzo maggiore a quello richiesto, date le sue grandi potenzialità. Bartali era il rappresentante della destra. In realtà entrambi erano dei conservatori. Fatto questo ancora più determinante negli ostacoli che Coppi dovette affrontare quando lasciò la moglie per una altra donna “la dama bianca”, ancor più che anch’essa lasciò il marito, medico.
Un cambiamento nel pensiero e nell’atteggiamento sportivo si ha dopo il miracolo economico (1958-63), e si comincia a pensare al sacrificio come transitorio, come un mezzo per arrivare agli albori per poi vivere i “rendita”. Tale è l’atteggiamento assunto dagli italiani, campioni sportivi inclusi, che cominciano a frequentare anche i salotti bene in seguito alla loro nuova condizione socio-economica.
Il nuovo carattere nazionale è rappresentato da Adriano Panatta che sale alla ribalta con un’annata densa di vittorie (1986). In contrapposizione ritroviamo Pietro Mennea che, nonostante i risultati conseguiti, non sembra mai rilassarsi. Gli altri nuovi modelli sono costituiti da Alberto Tomba, che potremmo considerare come un Panatta migliorato, perché vince di più e, anche quando smette di farlo, continua a piacere per il suo modo di essere anche spavaldo. Per lui la gente ridiscende in piazza con la bandiera tricolore. Ancora una volta lo sport riesce a conservare il legame con il nazionalismo e ci si identifica con lo sportivo.

 

John Locke e Jean Jaques Rousseau

Nel processo evolutivo della disciplina dell’educazione fisica altri due personaggi segnarono un momento importante. John Locke è inglese, visse nella seconda metà del 17° secolo, in un periodo turbolento della storia di Inghilterra. Studiò all'università di Oxford, dove, una volta terminati gli studi insegnò egli stesso con il grado di "maestro delle arti". Si dedicò anche agli studi di medicina. La sua fama è legata però all'opera "Saggio sull'intelletto umano" del 1960, nel quale egli dichiara di voler accertare << l'origine, la certezza e l'estensione della conoscenza umana >>.
Con questo saggio Locke si proponeva di dimostrare, che tutto ciò che noi conosciamo e le nostre idee, di qualsiasi specie esse siano, nascono dall'esperienza sensibile. E’ ritenuto un predecessore della pedagogia moderna.
Scrisse “Pensieri sull’educazione”, un piccolo libro commissionatogli da una giovane donna inglese. In questo egli traccia le linee guida su come i genitori debbano educare i figli in maniera pratica e scorrevole. Egli non ritiene il Greco ed il Latino materie indispensabili, attribuendo una maggiore importanza alla conoscenza delle lingue attuali. Latino e Greco possono essere apprese come ulteriore bagaglio culturale. Al contrario indispensabile era ritenuto lo studio della ragioneria, per mezzo della quale, un giovane avrebbe potuto meglio amministrare i propri beni. La stenografia, la lingua inglese, e la storia e la politica erano molto importanti. Al pari erano importanti gli hobby, da coltivare per far meglio apprendere le varie tecniche al giovane, da lui paragonato ad una “tabula rasa” pronta per essere incisa. Secondo Locke l’uomo deve essere libero ed in grado di auto disciplinarsi, l’unico obbligo è quello del dormire. Per il resto l’ideale da lui perseguito era il modello Spartano, con prospettive politiche altamente democratiche.
Jean Jacques Rousseau vive nel periodo precedente la rivoluzione borghese, è un soggetto al di fuori delle righe ed un anticipatore dei temi del romanticismo, è Ginevrino ed è particolarmente sfortunato nella vita personale, nella quale trascura anche la famiglia. Jean-Jacques nacque a Ginevra nel 1712, in un caldo mese di luglio. Sua madre morì quando aveva pochi giorni di vita. Suo padre era un orologiaio e gli insegnò a leggere, cosa molto importante per quei tempi. Saper leggere faceva già la differenza. Egli denuncia la società in cui vive non ritenendo la disuguaglianza sociale come inevitabile conseguenza della civilizzazione dell’uomo.
Nella sua ricerca volta all’appianamento delle differenze, egli arriva a prendere in considerazione l’uomo primitivo e da qui il titolo del suo libro: “Il buon selvaggio”. L'idea che la società sia la causa fondamentale della corruzione e della degenerazione umana è ovviamente vera nel senso che essa sovrasta comunque l'individuo, ed anche se non lo 'educa', nel senso che non gli insegna, lo esclude dalla scuola delle materie e non gli inculca il sapere, comunque lo educa ai rapporti sociali consolidati, alle proprie credenze ed alle proprie abitudini. Dunque lo costringe ad agire 'male', potremmo dire scorrettamente, 'falsamente', in modo inautentico, non genuino. I ruoli erano ricoperti dalle persone più valide e non trasmessi per discendenza, le leggi non scritte governavano le tribù, vi era un più alto senso di solidarietà, rispetto per le donne altrui, per il divino. Il tempo avrebbe dovuto fermarsi in quell’epoca.

 

Jean Jaques Rousseau, le altre opere

Nel libro “Emilio”, egli descrive le metodologie educative da attuare con i bambini, secondo le quali, questi devono essere lasciati liberi di essere guidati dalla natura. Egli osserva le stagioni, i fenomeni atmosferici, può giocare con i sassi, muoversi, correre, apprendendo l’ed. del corpo in maniera molto spontanea. In questa fase al bambino verrà affiancato un educatore con il compito di scansargli gli ostacoli. Questa prima fase dell’educazione durerà sino a quando non si noteranno nel bambino chiari segni di maturità, e verrà chiamata delle cose.
Nella seconda fase, detta letteraria, egli apprenderà la storia, la letteratura ecc. La terza ed ultima fase, spirituale, gli verrà impartita solo in età adulta. Quando avrà gli elementi per apprezzare e capire l’amore per il prossimo.
L'Emile è l'esemplificazione del tentativo di Rousseau di spiegare come potrebbe essere possibile un simile sistema sociale e politico se, anziché educare forzatamente i giovani secondo le convenzioni vigenti al suo tempo, si seguisse un metodo differente, ispirato a principi di sviluppo psicofisico dell'individuo in termini più naturali. Considerando che l'ipotesi di partenza consiste in una affermazione perentoria, l'uomo è buono di natura, si comprende perché, secondo Rousseau, tornando alla natura verrebbero solo uomini buoni ed adatti al tipo di società che egli propugna.
Per questo è necessario che l'educazione e la pedagogia tradizionale non interferiscano nella libera e spontanea crescita dei fanciulli. I fanciulli non devono avere maestri e non devono frequentare altra scuola che quella della libera esistenza. Non devono essere forzati ad apprendere. Bisogna che il fanciullo conduca un'esistenza da fanciullo e non da adulto. Bisogna lasciargli il tempo di crescere, senza pretendere di accelerare la sua maturazione con innesti artificiosi e concimi chimici.
Lasciando il fanciullo libero di seguire il proprio istinto, che Rousseau chiama sentimento, egli sarà come vuole essere e non come la società pretende che sia, cioè corrotto. Il tema centrale, come s'è visto, è come impedire che la società interferisca nello sviluppo del bambino, distorcendolo o costringendolo.
Rousseau offre un percorso alternativo: lasciare che la natura stessa faccia il suo corso. Ma attenzione, perché spesso si è fatta confusione: non è la stessa cosa che affermare una sorta di lassez-faire. Rousseau non ha mai realmente teorizzato l'idea che sia giusto lasciar fare ai bambini quello che vogliono, cioè accondiscendere ai loro capricci. Anzi, è vero il contrario. Emile deve avere perfetta libertà di fare ciò che vuole, ma questa libertà deve essere esercitata in un ambiente 'fisico' accuratamente ripulito da ogni elemento che possa influire negativamente o produrre cattive conseguenze.
Delle cose bisogna far esperienza direttamente e naturalmente; i libri devono essere lasciati ad una fase ulteriore dello sviluppo di Emilio. Nei primi dodici anni di vita l'obiettivo primario è un corpo forte e saldo. In secondo luogo viene la conoscenza del mondo fisico, acquisita per esperienza diretta. Un'altra importantissima sottolineatura dell'Emile è la nozione di stadi di sviluppo attraverso i quali il fanciullo e poi l'adolescente cresce e matura. Rousseau li individua designandoli come: infanzia, fanciullezza, preadolescenza, adolescenza, giovinezza. Questi cinque stadi sono nettamente distinguibili in quanto ciascuno ha proprie particolarità e limitazioni. Parte di ciò che Rousseau chiama 'educazione secondo natura' consiste nel fatto che l'educazione deve essere appropriata ad ogni stadio. Accorto educatore è chi evita di introdurre prematuramente percorsi e contenuti educativi tipici della fase successiva.

 

 

Cronologia generale

 

RIFERIMENTO CRONOLOGICO DEGLI EVENTI ORGANIZZATIVO-LEGISLATIVI dal 1790 al 1975

 

1790 - Filangeri restauratore dell’educazione fisica.
1800 - Cuoco, seguace del Filangeri, “Non vi può essere una buona educazione letteraria disgiunta da una educazione fisica e militare”.
1812 - Rodolfo Oberman istruttore dell’accademia militare del regno Sardo Piemontese (l’unico con esercito proprio).
1844 - Riccardo Netro, ex ufficiale, fonda la Società Ginnastica di Torino
1851 - Il municipio di Torino rende obbligatoria la ginnastica nelle scuole elementari superiori.
1859 - Legge Casati.
1861 - Il ministro De Sanctis istituisce un corso magistrale Statale per insegnanti, diretto da Oberman
1862 - Bauman critica i modelli di Oberman, suo primo maestro.
1862/63 - Circolare ministeriale del De Sanctis, definisce i limiti e le modalità del nuovo insegnamento.
1865 - Nuovo regolamento discriminante la ginnastica militare a fini pedagogico educativi.
1867 - La Società Ginnastica di Torino svolge un corso magistrale femminile per l’insegnamento dell’ed. fisica, Oberman pubblica un volume in proposito.
1878 - Viene emanata la prima legge (composta da 8 art.) interamente dedicata all’ed. fisica da parte del ministro De Sanctis.
1888 - Il ministro della P.I. Boselli istituisce il ruolo organico degli insegnanti di ed. fisica, nomina una commissione di studio per una nuova regolamentazione della disciplina; riforma della Scuola Ginnastica di Roma.
1892 - Congresso di Genova.
1893 - Nomina di una commissione di studio per una revisione del programma e dei metodi di studio adattandoli alle fasce d’età. Approvazione dei nuovi programmi di ginnastica secondo i fini del professor Todaro.
1897 - Viene fondato il Comitato Centrale Nazionale per l’ed. Fisica ed i giochi ginnici nelle scuole e nel popolo. Il ministro della P.I. Cadronchi indice un concorso Nazionale per l’ed. fisica.
1900 - Congresso Internazionale di Parigi; congresso nazionale di Napoli. Nomina di una nuova commissione di studio. Nascita di 2 organizzazioni: Federazione Scolastica Nazionale e l’Istituto Nazionale per l’incremento dell’ed. fisica in Italia.
1908 - Organizzazione di un Corso Nazionale di Ginnastica educativa.
1909 - Riforma dell’Istituto per l’incremento dell’ed. fisica e promulgazione della legge Daneo-Credaro.
1910 - Primo movimento scoutistico in Italia, a Viareggio.
1913 - Congresso di Parigi
1917 - Congresso della sezione Piemontese della federazione insegnanti di ed. Fisica
1920 - Relazione del professor Guerra sulla riforma dell’ed. fisica.
1922 - Gentile, ministro della P.I., realizza la riforma proposta del prof. Guerra, seppur in contrapposizione con le sue teorie.
1923 - Istituzione di un Ente Nazionale per l’ed. Fisica. (ENEF) che la separerà dalla scuola.
1926 - Viene fondata l’ONB.
1927 - Passaggio dell’ENEF al controllo dell’ONB.
1937 - Nasce la Gioventù Italiana del Littorio che ingloberà l’ONB.
1943 - Caduta del Fascismo e liquidazione della GIL. L’ed. fisica è nuovamente sotto il controllo della P.I.
1946 - Primo congresso nazionale a Roma sull’ed. fisica presieduto dal professor Gotta.
1950 - Circolare ministeriale del ministro Gonnella, rappresenta l’atto ufficiale di ingresso dell’ed. fisica nella scuola.
1951 - Partecipazione alle attività sportive anche da parte delle alunne.
1952 - Istituzione del primo ISEF a Roma.
1958 - Riforma legislativa ad opera di Aldo Moro.
1974 - Decreti delegati sanciscono la nascita di attività sportive destinate agli alunni.
1975 - Ingresso nelle scuole dei giochi della gioventù.

 

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