Storia della calzatura

 

 

 

Storia della calzatura

 

PRESENTAZIONE
Noi alunni della 1a A dell’Istituto comprensivo di Bono, sotto la guida delle insegnanti Salis e Sannia, abbiamo portato avanti un lavoro sulla storia della calzatura. È stato interessante conoscere e riprodurre i vari tipi di scarpe utilizzate dai nostri antenati: Greci, Romani, Etruschi ecc.., ma soprattutto lavorare in gruppo, acquisire nuovi termini, per arrivare alla produzione di poesie e alla ricerca di modi di dire relativi all’argomento.
Il lavoro è stato suddiviso in tre fasi:

  • ricerca della storia della calzatura nei vari popoli
  • produzione di disegni, poesie, modi di dire sulla scarpa;
  • realizzazione di alcuni modelli su cartoncino e successivamente in pelle.

Tutti noi abbiamo provveduto alla ricerca del materiale necessario utilizzando per i modelli in pelle borse in disuso; ciò ci  ha permesso di acquisire consapevolezza sull’importanza del riciclo.
Durante questo periodo abbiamo lavorato con entusiasmo perché abbiamo appreso nuove informazioni in modo diverso, ma ugualmente produttivo.

 

INTRODUZIONE

In passato le calzature non erano molto utilizzate, ma oggi, nei paesi industrializzati e civilizzati, costituiscono un bene di consumo di cui non si può fare a meno. Gli Egizi portavano scarpe di cuoio, oppure di fogli di papiro. In verità più che di scarpe si trattava di sandali.
Sandali usavano anche gli Assiri e i Babilonesi, mentre i Medi e i Persiani portavano vere e proprie scarpe di cuoio, alte, a volte, sino al ginocchio. I Romani altolocati, poi, nei tempi del loro massimo splendore, crearono calzature in ferro e persino d’oro e d’argento per i loro cavalli e muli.
Anche nel Medio Evo non mancarono gli elegantoni che iniziarono a portare scarpe strane che fasciavano il piede, ma sul davanti si lanciavano con un’arditissima punta
ED eccoci a un’ epoca in cui ricchezza e cultura tornano a fiorire, cioè nel Rinascimento. Anche le calzature si fanno ricche ed eleganti. Cosi a Venezia le dame portano scarpette dipinte e ingemmate.
Oggi molti operai lavorano nell’industria delle calzature; i principali calzaturifici sono a Torino, Milano, Parma, ecc..
Molte scarpe che noi indossiamo vengono prodotte in lontanissime regioni ed, a volte, soprattutto nei paesi del terzo mondo, vengono coinvolti nella loro produzione anche bambini molto piccoli, che, per portare a casa qualche soldo, sono cosi oggetto di sfruttamento.

 

LA PELLE E IL CUOIO
Le pelli sono i prodotti ottenuti dalla lavorazione della pelle di animali.
La pelle è costituita da tre strati: l’ epidermide, il derma e il tessuto sottocutaneo.
Il derma è lo strato più spesso e consistente ed è la parte che viene utilizzata per realizzare oggetti di vario genere:
borse, calzature, cinture, guanti, indumenti, valigie, poltrone, ecc.
La pelle degli animali deve essere lavorata, per poter essere utilizzata; prima della lavorazione viene definita grezza, è finita dopo la lavorazione.
Le pelli possono essere: bovine, caprine, equine, di rettili, di animali marini, ecc.

 

 

 

LA MATERIA PRIMA

Le pelli grezze: vengono messe in commercio dopo aver subito una serie di operazioni.
L’ animale viene abbattuto e scuoiato.
Subito dopo, la pelle appare coperta di peli o rugosa dal lato esterno, mentre all’ interno è molle e viscida: la pelle che proviene dalle macellerie viene detta pelle fresca o verde.
La pelle fresca viene sottoposta immediatamente a trattamenti di conservazione che ne impediscono il danneggiamento.
Si utilizzano tre sistemi per la conservazione delle pelli:i primi due,        
(essiccamento e salatura), hanno un origine molto antica, il terzo(picklaggio) è invece di origine moderna. 

  • Essiccamento: le pelli scarnite e pulite sono fatte seccare all’aria.
  • Salatura: la parte interna delle pelli è cosparsa di sale che blocca la putrefazione. Immergendo le pelli in un bagno di salamoia (acqua e sale) si aumenta il periodo di conservazione.
  • Picklaggio: la parola deriva dall’inglese pickle = bagno acido. Le pelli fresche sono trattate con acidi che eliminano le cause della putrefazione.
  • Dopo queste operazioni le pelli grezze arrivano agli stabilimenti di concia.

 

 

 

 

LAVORAZIONE DELLE PELLI
La lavorazione delle pelli assume genericamente il nome di concia.
La concia vera e propria viene preceduta da una serie di operazioni dette di riviera.
Le principali operazioni della concia sono le seguenti:

  • Rinverdimento: le pelli vengono sottoposte ad un lavaggio prolungato, che asporta la sporcizia e il sale usato per la conservazione: durante l’operazione le pelli riprendono l’acqua che avevano perso e ridiventano morbide ed elastiche.

La lavorazione avviene dentro grossi recipienti cilindrici chiamati bottali.

  • Calcinazione o depilazione: si usano prodotti chimici (calce) o biologici (enzimi) per asportare dalle pelli i peli e l’epidermide (lo strato superficiale della pelle).
  • Scarnatura: un cilindro fornito di lame taglia la carne e i tessuti che sono rimasti nella parte interna della pelle.
  • Spaccatura: è l’operazione più delicata: la pelle viene tagliata orizzontalmente in due strati.

La parte superiore, il fiore, è la parte più pregiata; la parte inferiore, la crosta, è di minor pregio.

  • Macerazione: viene fatta per togliere i residui di calce che erano rimasti dopo la depilazione.

Si lascia la pelle in bagno con particolari batteri che la ammorbidiscono.
A questo punto la pelle è pronta per la concia vera e propria.

 

 

DALLA PELLE AL CUOIO
I materiali conciati sono numerosi e provengono da:

  • Sostanze vegetali che contengono i tannini (la corteccia di quercia, di leccio di accaccia; il legno di castagno; le noci di galla).
  • Sostanze minerali a base di composti di cromo e di alluminio.
  • Sostanze animali, rappresentati da oli di animali marini (olio di foca, olio di fegato di merluzzo).

MATERIALI E PARTI DELLA CALZATURA

1) Parti della scarpa

La calzatura è composta da varie parti: tomaia, suola, contrafforte, tacco e lacci.
La tomaia è la parte superiore della calzatura. La suola viene rivestita con il sottopiede; è la parte che poggia sul terreno ed è costituita da una sagoma di cuoio, gomma, plastica, corda o anche legno. Viene applicata alla tomaia per mezzo di chiodi, colla o cinture .
Il contrafforte è un rinforzo posteriore e anteriore collocato tra la tomaia e la fodera. Questo ha la funzione di rafforzare e trattenere il tallone alla scarpa.
Il tacco è un rialzo di cuoio, legno, gomma, o altri materiali, applicato sull’estremità posteriore della suola della scarpa, in corrispondenza del calcagno; la sua altezza varia da pochi millimetri fino a diversi centimetri. Esistono vari tipi di tacchi : mezzo tacco, tacco a spillo e tacco a punta.
I lacci sono sottili fettucce che stringono il piede alla scarpa, sono di tessuto sintetico e sono posizionati sulla tomaia.

 2) Materiali
Il cuoio è il materiale di cui è composta la suola; è pelle di animali di lunghissima conservazione, dotata di elasticità e morbidezza La pelle è  l'elemento che spesso forma la tomaia della scarpa.
Oggi si usano molti materiali sintetici, plastiche e gomme di varie qualità con cui si sostituisce sia la suola che la tomaia..  

3) Fase di lavorazione delle parti della scarpa
La primissima lavorazione è svolta dallo stilista che disegna la scarpa e, dopo che il dirigente dell’azienda ha approvato la sua idea, il disegno passa al modellista che lo sviluppa su cartone, poi, passa al tagliatore che taglia i pezzi del pellame in base al modello. La fase successiva è la marcatura, che consiste nel segnare il numero nella fodera e nella tomaia. Ora inizia la lavorazione vera e propria che si fa nel reparto giunteria:

  • Scarnitura: vengono assottigliati i bordi della tomaia e della                     fodera;
  • Assemblaggio (“incollaggio”) dei pezzi della tomaia;
  • Preparazione per le piegature del bordo;
  • Ripiegatura del bordo della tomaia;
  • Assemblaggio della fodera e della tomaia con il mastice;
  • Cucitura finale della fodera e della tomaia.
  •  

     Dalla guanteria si passa alla manovra che è  la fase di montaggio del fondo della scarpa:          

  • All’inizio vengono preparati tutti i rinforzi per  la scarpa;
  • Viene inserito il contrafforte fra la tomaia e la fodera;
  • Viene attaccato il sottopiede alla suola, poi, viene data una          forma alla tomaia  grazie ad uno stampo che viene messo nel forno (con il calore del forno la tomaia prende ancora più la forma del piede umano ).
  • Una volta uscita dal forno, la tomaia viene applicata al tacco;
  • Finito anche questo lavoro, la scarpa viene lucidata, spazzolata e pulita dai residui di mastice o dalle lavorazioni prima subite;
  • Ora la scarpa viene inscatolata e mandata ai negozi per venderla.

 

STRUMENTI DI LAVORAZIONE DEL MODELLISTA E DELL’OPERAIO
“L’operaio”, per lo svolgimento delle proprie attività lavorative, si trova a dover  utilizzare diversi strumenti di lavoro, quali:

  • Il coltello da taglio per i pellami;
  • I macchinari per il taglio dei pellami o degli altri materiali di cui è costituita la scarpa;
  • La macchina orlatrice;
  • Attrezzature varie per la ripulitura, il rinforzo e l’assemblaggio della calzatura;
  • La macchina cucitrice

                    
Mentre il “modellista” utilizza i seguenti strumenti di lavoro:

  • Il tavolo da disegno per disegnare le bozze del modello da    realizzare;
  • Il computer per l’ideazione e la visualizzazione del modello di calzatura;
  • Le attrezzature necessarie per il taglio e la lavorazione manuale della forma, dalla quale “uscirà” il modello di calzatura precedentemente studiato sulla carta;
  • I macchinari per il montaggio e la cucitura del prototipo della calzatura.   

 

STORIA DELLA CALZATURA

Cap.1:Le calzature nella preistoria(108.000 a.C. - 6000 a.C.)

È impossibile stabilire con precisione quando i nostri antichi progenitori abbiano cominciato ad indossare qualche tipo di calzatura atto a proteggere il piede durante la marcia su terreni occidentali e a tenerlo caldo e asciutto in periodi di cattivo tempo.
Questo si è verificato perché queste calzature primitive, probabilmente consistenti in pelli non conciate legate al piede da laccioli dello stesso materiale, non hanno resistito nel tempo ed essendo costituite da materiali organici, si sono decomposte.
Sappiamo che l’uomo di Neanderthal che è vissuto in quest’epoca, cacciava gli animali e si copriva con le loro pelli.
L’uomo Cro-Magnon che   aveva una capacità intellettuale superiore a quella dell’uomo di Neanderthal, ha lasciato manufatti di pietra, ma anche di corno ed ossa, di animali quale la renna, il cavallo e il mammut.
Tra questi attrezzi, molti sono i punteruoli, in pietra o osso che servivano a fare le pelli, gli agli per cucinarle, le lame in pietra atte alla scuoiatura e i raschiatoi usati per rimuovere dalle pelli i residui di carne e grasso.
Tutto ciò fa pensare che con le pelli, egli confezionate anche protezioni per il piede.
Risalgono circa a 15.000 anni le prime raffigurazioni di calzature indossate da figure umane in dipinti rupestri spagnoli.
Facendo riferimento a periodi a noi più vicini; i nostri antenati cominciarono a fare vita più sedentaria, impararono ad addomesticare gli animali e a coltivare la terra, questo può aver incentivato l’uso di pelli a scopo calzaturiero.

 

Cap.2: Le calzature degli Egizi(3500 a.C.–31 a.C.)

Le notizie che conosciamo sulle calzature usate dagli abitanti dell’antico Egitto sono state apprese soprattutto dallo studio dei numerosi reperti archeologici che ci sono pervenuti, statue, bassorilievi, pitture tombali, papiri e pergamene.
Tutto questo si è conservato in buono stato a causa del clima molto secco e/o della protezione offerta dalla sabbia ai materiali in essa sepolti per cui sono stati preservati anche reperti organici come tessili, cuoio, pelli e legno che in altre parti del mondo sono stati distrutti da processi putrefattivi.
Sappiamo che gli Egizi conciavano le pelli trattandole con oli vegetali e grassi animali; esse venivano pulite con raschiatoi dai residui di grasso e carne dopo di che erano tese su telai ed immerse in un bagno di materie grasse per un certo periodo.
I popolani andavano per lo più scalzi, mentre gli uomini di rango elevato portavano le calzature, quasi sempre fuori di casa anche come segno di distinzione sociale, prova ne è il fatto che esisteva la carica onorifica di “portatori di sandali” al seguito del faraone e dei nobili, al cospetto del quale bisognava presentarsi scalzi; in ogni caso il clima egiziano rendeva necessario l’ uso di scarpe aperte come sandali o popolani, probabilmente per il loro costo elevato, tendevano a risparmiare il più possibile l’uso e quando dovevano andare lontano li portavano in mano o appesi ad un bastone e li calzavano all’arrivo.
Era abbastanza raro che li portassero le donne.
I sandali egizi potevano avere la suola di legno, di cuoio, di papiro, di giunco o di foglie di palma intrecciata, talvolta rivestite di tela, che veniva assicurata al piede con il sistema dell’ “infradito” nel quale una striscia di pelle, fissata alla suola, passava tra l’alluce e le altre dita circondando il collo del piede; in epoche posteriori al 1300 a.C. cominciarono ad essere portati modelli con la punta rialzata.
Il materiale più usato per confezionarli era il papiro, sotto forma di fibre intrecciate, abbondante e quindi poco costoso e la loro modelleria non è cambiata molto nel corso della millenaria era egizia.
Ai sacerdoti era imposto d’indossare solo sandali fatti con le fibre di questa pianta.
Al British Museum di Londra è esposto un paio di sandali rinvenuti a Beni Hasan nella tomba di Sebekhetepi.
Hanno le suole in legno di cedro di un modello molto attuale, la cosiddetta “forma piede” con le strisce di pelle a infradito colorate col gesso bianco.
I sandali dei maggiorenti potevano essere finalmente decorate con pietre dure e perline ed avere persino le suole con le cinghie d’oro; nella tomba del faraone Tutankhamon sono state rinvenute due sue statue a grandezza naturale indossanti sandali d’oro mentre in un cofanetto sono stati trovati sandali di papiro e giunco.
Sulle suole dei sandali del faraone talvolta venivano incise o dipinte le immagini dei suoi nemici in modo che egli potesse calpestarle continuamente.
Venivano usate anche delle specie di pantofole con la punta rialzata confezionate con foglie di palme intrecciate; proviene dall’antica città di Antinoopolis in Egitto e risale al III-IV sec. d.C. la pianella in cuoio nero con decorazioni in porpora conservate al British Museum di Londra.
Le calzature egizie erano prive di tacchi, facevano eccezione quelli indossati dai macellai che li avevano onde evitare che chi le indossava si sporcasse i piedi con il sangue delle bestie uccise.
Sembra che i Copti (Egiziani rimasti cristiani) siano stati i primi ad adottare sia il metodo di assemblaggio delle calzature detto “a tomaia risvolta” con il quale suola e tomaia erano cucite assieme risvoltando verso l’esterno l’interno della tomaia e, dopo la cucitura, compiendo l’azione opposta, in tal modo la cucitura veniva a trovarsi all’interno della scarpa ed era più protetta dall’usura.

 

Cap.3: Le calzature dei popoli Medio- Orientali
La loro civiltà si sviluppò in un arco di tempo che và  dal 3500 a.C. al 2000 a.C. nel meridione della Mesopotamia  dove fondarono le  città di Kish e Nippur. Gli abitanti praticavano l’agricoltura e l’allevamento degli ovini, ma anche il commercio e numerose attività artigianali tra le quali quelle relative alla concia delle pelli e alla fabbricazione di calzature.
I metodi di concia più praticata erano la concia grassa con oli e la minerale con allume. Le pelli venivano colorate in rosso, bianco e nero. Dato il clima della regione i sumeri camminavano solitamente scalzi; solo nel 2600 a.c. iniziarono ad indossare i sandali.

Gli Ititti
Era un popolo indoeuropeo stanziato nelle regioni montuose dell’Anatolia dove praticava  la pastorizia. Conciava la pelle con tannino (composto vegetale) estrato dalle noci di galla di cui era ricco il territorio..Le loro scarpe erano robuste e con la punta all’ insù.
Gli Assiri
Appresero  dai Sumeri e dai Babilonesi molte tecniche per lavorare la pelle. Indossavano stivali alti al ginocchio adatti a cavalcare e all’uso sui carri da guerra. Il re indossava sandali a “infradito”
Gli Ebrei
Praticavano gli stessi sistemi di concia dei loro vicini, e calzavano soprattutto sandali. Quelli femminili potevano essere decorati da oggetti metallici o da conchiglie; si usava anche incidere il nome della persona amata sulla suola.
Una curiosità: quando un antico Ebreo voleva suggellare un affare si slacciava un sandalo.

 

Cap.4: Le calzature degli antichi greci(2000 a.C.-146 a.C.)
Gia nel neolitico il territorio Greco era abitato e dall’inizio del secondo millennio a c. fu invaso dagli Ioni e dai  Dori che diedero inizio alla civiltà micenea.
Queste popolazioni furono in contatto con i popoli mesopotanici e con i fenici. Popolarono con colonie oltre l’Asia minore il Bosforo, il mar Nero, la Sicilia e l’Italia meridionale (Magna Grecia) e furono influenzate da queste raffinate civiltà anche per quanto riguarda la foggia delle calzature.
Quello che sappiamo su di esse, sulla concia delle pelli e cuoi destinati a confezionarle e sul mestiere del calzolaio ci giunge da testimonianze letterarie e da reperti archeologici quali statue e vasi con figure dipinte, ma in nessuno scavo greco si è trovata traccia di impianto di conceria.
Le pelli venivano conciate con allume (quelle trattate con esso erano molto apprezzate e quindi costose) con materie grasse quali il grasso di maiale o la morchia d’olio che le rendevano assai morbide.
Le pelli, lavorate in Grecia generalmente provenivano  dalle regioni bagnate dal mar Nero, dalla Cirenaica ed in seguito dalla Sicilia e dall’Asia minore. Molto spesso la concia era fatta da calzolai stessi, ma esistevano anche conceria per cosi dire industriali e il mestiere del conciatore a causa delle esalazioni poco gradevoli che emanavano gli impianti godeva di poca reputazione. Fonti letterarie ci fanno sapere che i cretesi portavano stivali di cuoio bianco e di camoscio alti fin sopra la caviglia, che i guerrieri usavano stivaletti di cuoio rosso e che quelli di micene calzavano sandali corredati da gambali in cuoio scuro.Le calzature femminili potevano essere decorate da applicazioni in metallo e colorate anche con la porpora. Esisteva anche una scarpa più pesante adatta ad uso militare o a chi dovesse percorrere terreni accidentati chiamate Koila.
Esisteva una norma di galateo per la quale chi avesse dovuto partecipare ad un banchetto doveva raggiungere il luogo con le calzature ai piedi , ma, giunto all’androne della casa, se le doveva togliere per permettere ad uno schiavo di lavargli i piedi prima di raggiungere la sala da pranzo.

 

Cap.5°: Gli Etruschi(7°sec. a.C.-1°sec. a.C.)            
Molte teorie sono state elaborate per cercare di spiegare le origini degli Etruschi, la più seguita li fa originari delle coste della Lidia nell’attuale Turchia, ma anch’essa è tutta da verificare e da dove abbia avuto origine questo popolo resta pur sempre un mistero… 
Essi popolarono ampie zone dell’Italia della pianura padana alla Toscana e il Lazio fino alla Campania, dove vennero in contato con i greci per finire di essere assimilati dai Romani…
Le notizie che conosciamo sulle loro calzature ci giungono dalle pitture che decorano le tombe nelle necropoli prevalentemente Toscane e Laziali e da statue bronzee fittili e in pietra della medesima provenienza…
Diversi personaggi raffigurati in questi ipogei portano scarpe con le punte rialzate simili a quelle ittite e ciò può avvalorare la teoria sulle origini orientali degli Etruschi…

 

Cap.6:Le calzature degli antichi Romani(750 a.C.- 476 d.C)
Roma sorse come insediamento di pastori e contadini sulle pendici del Palatino intorno al 750  a.C.
I suoi abitanti furono, fin dalle origini, in contatto con i popoli vicini più evoluti quali Etruschi e Greci e ne subirono l’influsso imitando da essi anche i fondamenti della tecnica e dell’artigiano per cui i primi Romani che si dedicarono alla concia delle pelli e alla fabbricazione delle calzature impararono da quelli i processi produttivi delle lavorazioni di cuoio e pelli.
La tecnica conciaria romana è sufficientemente conosciuta, non solo per mezzo di testimonianze letterarie ed epigrafiche, ma anche a causa di ritrovamenti archeologici che hanno permesso, ad esempio, di riportare alla luce una conceria coperta dalle ceneri e dai lapilli del Vesuvio durante l’eruzione che seppellì Pompei nel 79 d.C. o di rinvenire frammenti di pellame che è stato possibile analizzare.
I Romani conciavano le pelli con l’allume, con materie grasse e con prodotti vegetali contenenti tannino come il sommac-co, le noci di galla, la corteccia di quercia, quella di pino e le scorze di melograno importate dall’Africa.
Le pelli  potevano anche essere conservate per lunghi periodi con il metodo della salatura appreso dai Galli e dai Germani.
Le prime calzature usate dai romani furono le Soleae; si trattava di primitivi calzari costituiti da suole di cuoio allacciate alla gamba con corregge di pelle che, in seguito, finirono per essere indossate solo in casa. Per uscire, i cittadini di rango elevato usavano i Calcei in abbinamento con la toga o l’abbigliamento militare; consistevano in suole senza tacco di uno spessore di circa 5mm corredate da tomaie in pelle morbida che ricoprivano tutto il piede; dai lati di ogni suola partivano due larghe strisce che si incrociavano e venivano annodate sul dorso del piede mentre altre strisce più sottili potevano partire dal tallone, si avvolgevano sulla caviglia per circa 15cm e vi venivano annodate lasciandone pendere le estremità a volte decorate da fibbie   d’avorio a mezza luna.
I Calcei, portati dai senatori, erano di colore nero, quelli delle più alte cariche civili erano rossi.
In occasioni di cerimonie i patrizi indossavano i Mullei; si tratta di Calcei di colore rosso dalla suola molto spessa in modo da innalzare la statura di chi lo calzava.
Sia i Calcei e sia i Mullei erano scarpe costose, complicate, difficili da indossare e scomode, per cui, nella vita di tutti i giorni, si portavano sandali con le suole fissate ai piedi con svariati sistemi basati su cinghie di pelle.
I sandali femminili di appartenenti alle classi agiate potevano essere decorati da ricami, perle e pietre preziose e, addirittura avere le suole d’oro e d’argento.
Le donne portavano anche calzari simili a scarpe basse attuali, ma senza tacco.
I popolani e i contadini indossavano altri tipi di calzature.
Gli schiavi ed i proletari usavano zoccoli di legno detti Sculponeae e i campagnoli gli Udones costruiti con suole rettangolari munite di lunghe cinghie di cuoio che le assicuravano al polpaccio protetti da pezze di lana e/o pelli d’ovino.
Le scarpe romane potevano essere lucidate con la cera d’api ed avere vari colori; per il nero si usavano sali ferrosi e/o estratti tannici, il giallo si otteneva dallo zafferano, l’azzurro era ricavato dal guado, le scarpe di lusso erano colorate di rosso con la porpora o con l’Oricello che era meno costoso.
I romani usavano togliersi le scarpe durante i banchetti ed anche prima di entrare nelle terme; ci è pervenuto un mosaico che era situato all’ interno di una di esse che raffigura la scritta augurale “Benelava”.

 

 

Cap.n°7:Le calzature degli Aztechi e degli Incas(100O d.C.-1525 d.C.).
Gli Atzechi (100 d.C.-1200 d.C.) erano un popolo guerriero proveniente dalle regioni del Sud ovest, degli attuali U.S.A. che penetrò in Messico scacciato da tribù più forti; qui la tribù dei Mexica si  stanziò su alcune isole del lago Texcoco , vi fondò la capitale Ienochtitlan verso il 1.325 d.C. e riuscì a conquistare vasti territori dopo la battaglia  cui seguiva il sacrificio rituale dei prigionieri di guerra. Anche per essi le calzature erano un simbolo di prestigio sociale; i poveri andavano abitualmente scalzi, ma i nobili potevano indossare sandali con la suola di cuoio e di fibre vegetali intrecciate come la yucca  detti Coatli. I coatli dei ricchi e del Re avevano decorazioni d’oro massiccio. i guerrieri usavano i “cozehuatl”: sandali uniti ad una sorta di gambali che arrivano a proteggere il ginocchio; questo era giustificato dal fatto che i guerrieri azecti in battaglia non miravano tanto ai nemici , quanto a catturarlo dopo averlo storpiato colpendolo alle gambe in modo da poterlo sacrificare  inseguito ai loro Dei  sanguinari.
Gli Incas (1200 d.C 1532. d.C) erano una piccola tribù stanziata nella zona di Cuzca in Perù che nel giro di poche generazioni riuscì a conquistare un territorio che si estendeva dalla Colombia al Cole delimitato ad est dalla catena delle Ande. Poche sono le notizie tramandate sulla concia e la tintura delle pelli usate per la fabbricazione delle calzature , poiché gli Incas non conoscevano la scrittura . Usavano prevalentemente sandali con suole intrecciate in fibra di  agave e tomaia in pelle di Lama una specie di stivale che coprivano il ginocchio .

 

Cap 8: Le calzature dei popoli indigeni del nord America
Gli Indiani praticavano essenzialmente una concia con grossi animali, talvolta mescolati, con corteccia di tiglio polverizzata e sfregati ripetutamente sulle pelli da trattare e le donne usavano masticare a lungo le pelli per rendere più morbide.
La Loro calzature tipica era il mocassino, nome derivato dall’algonkino “makisin”; usato da entrambi sessi, era confezionato con un unico pezzo di pelle di daino con un pelo volto all’interno, senza scuola e con una cucitura longitudinale sulla tomaia dalla punta all’apertura, praticata con aghi d’osso e con spine…

Talvolta poteva anche essere fatto con due pezzi di pelle unite da una striscia dello stesso materiale passante attraverso fori praticati sui due bordi di giunzione che serviva anche ad assicurarli alla caviglia e poteva essere decorata con aculei di porcospino, perline e riporti di pelliccia…

Gli aculei di porcospino venivano tinti di diversi colori ed, accostati uno all’altro con cuciture, riproducevano raffigurazioni di teste di bisonte, artigli d’orso e semplici motivi decorativi…

Durante la stagione fredda gli uomini lo portavano abbinato a gambali di pelle di cervo e poteva anche avere una suola…

 

 

Cap. 9: Le calzature italiane    

I nobili e i ricchi iniziarono ad usare stivali, dapprima alti al ginocchio ed, in seguito, alla coscia e strombati.
Le signore adottarono l’uso di scarpette a punta arrotondata con tomaia in pelle o in seta, velluto e tessuto con frammessi fili d’oro o d’argento decorate con ricami, rosette di passamaneria e fibbie.
Il nobile usò lo stivalone alto alla coscia con tacco alto e la tomaia ornata da intagli e pizzi e la punta, in un certo periodo del secolo, biforcuta, ma non si diffuse, come in Francia, la moda dei tacchi rossi.
Si usavano scarpe basse con tomaia in pelle o velluto ornate con rosette in tessuto; le scarpe di uso comune erano nere, quelle più eleganti bianche
Ducato di milano: Le donne calzavano pianelle chiamate, nel milanese, Zibbete: avevano la suola di cuoio o sughero e la tomaia in pelle, broccato e velluto e venivano indossate sopra i Patitos.
Firenze: Al tempo di Lorenzo il Magnifico, giovani ricchi  calzavano stivaletti  con tomaia in  velluto su  calze di velluto  bianco  screziate  in argento e le donne talvolta imitavano la foggia maschile usando sandali dal tacco alto.
Venezia: All’inizio del secolo prese campo a Venezia la moda di un modello di calzatura che si diffuse in tutta l’Europa e durò per più di 200 anni, consisteva in pianelle o  pantofole montate su di un’altissima suola in legno o sughero, talvolta decorata con pietre preziose, rivestita in cuoio o tessuto…

 

 

 

Cap. 10:Le calzature degli Europei ( 500-1900 d.C)
I Franchi erano un popolo germanico originario delle rive del medio e basso Reno. Sotto Clodoveo la popolazione si converti al cristianesimo, ma fu sotto il fondatore della dinastia carolingia: Pipino di Heristal che i franchi diedero inizio a quella che diventerà la nazione francese.
Eginardo, un cronista franco, narra che Carlo Magno calzava scarpe tempestate di gemme.
Le illustrazioni della bibbia di Carlo il Calvo mostrano scarpe simili a pantofole allacciate sino alla caviglia. Proprio in questo periodo sono di moda le calzature “à la Poulainedette” e anche le “pigaces” con una punta che, all’inizio, era al massimo lunga come la metà di un piede, ma che in seguito divenne talmente lunga da rendere difficoltoso il camminare ed era imbottita con muschio, peli di animali o lana; talvolta terminava a coda di pesce, di serpente o a pungiglione di scorpione.
Le “poulaines” inizialmente erano portate solo dai nobili come scarpa da guerra e quando la lunghezza crebbe, nel  sedicesimo secolo furono emanate leggi che ne fissavano le misure per i nobili, i borghesi e i popolani anche se erano indossate soprattutto dai primi mentre i comuni cittadini portavano scarpe dalla punta arrotondata.

 

   Fiabe sulla scarpa

 

Il gatto con gli stivali
C’era una volta un giovane, figlio di un mugnaio, che aveva ricevuto in eredità da suo padre solo un gatto.
L’animale vedendolo triste gli disse di non preoccuparsi e di procurargli un grosso sacco e degli stivali robusti.
Meravigliato, il giovane fece ciò che l’animale gli aveva detto. Il gatto si infilò gli stivali, si mise il sacco sulle spalle e parti per la foresta; Giunto a destinazione si sdraiò al suolo fingendo di essere morto.
Un coniglio curioso si infilò nel sacco per scoprire casa fosse. Zac!!. Il gatto lo catturò e di corsa si avvicinò alla carrozza del re dicendogli che il suo padrone gli aveva detto di offrirgli quel dono. Il re lo ringraziò.
Durante i mesi che seguirono fece la stessa cosa con altri conigli, poi con fagiani, pernici ecc.. Un giorno il gatto con gli stivali apprese che il re si sarebbe recato nel fiume insieme a sua figlia. Disse quindi al suo padrone di andare a fare il bagno al fiume e di eseguire i suoi ordini. Il giovane ubbidì al suo amico e, quando la carrozza del re arrivò, il gatto si mise a gridare: aiuto aiuto!!! Il marchese sta annegando. Il re fermò la sua carrozza e disse ai suoi servi di aiutare il marchese; gli fece dare dei vestiti asciutti e lo invitò a sedersi vicino alla figlia che se ne innamorò subito. Intanto il gatto con gli stivali si rivolse ai contadini che lavoravano nei campi e li costrinse a dire che tutto quel territorio era del marchese. Infine andò a casa di un orco ricchissimo che abitava in un castello e gli disse che aveva sentito che era in grado di trasformarsi in un qualsiasi animale. L’orco rispose di si e si trasformò in un topolino che incominciò a correre di qua e di là. Con un balzo il gatto se lo mangiò. Dopo un po’il marchese arrivò nel castello dell’orco; quando entrarono nel cortile trovarono ad accoglierli il gatto con gli stivali che li condusse in una sala da pranzo bellissima. Tutti furono lieti di sedersi a tavola e il marchese approfittò per chiedere la mano della principessa. Le nozze furono subito celebrate  e il gatto venne nominato Gran maestro di caccia.

 

POESIE SULLE CALZATURE
La scarpa
Scarpa scarpetta
Fatta di pelle di capretta
Fatta di pelle pecorina
Scarpetta piccolina.

 

                                                                              La    Scarpetta
                                                                                        Scarpetta scarpettina
                                                                                   Grossa e piccolina
                                                                                   Resistente come sei
             Puoi oltrepassare i Pirenei.

Stivaletto
Oltrepassando la montagna
Hai schiacciato una castagna
Oltrepassando una collina
Hai accompagnato una bambina
Povera e piccolina

 

                    Quante scarpe in vetrina
                                                          Ho visto stamattina
                                                            E per ciascuna che ho indossato
Un pensiero ho inventato
     C’è la scarpa da calcetto di un bel bianco confetto,
                                                           Poi ho visto uno stivale
 Che non mi stava niente male;
Una sportiva ho provato
                                                           Che poi non ho comprato……
Ho messo quella con i chiodini
                                                          Ma che male ai piedini.
LA SCARPA                                                La pantofola
La tua storia ho studiato,                                       Pantofola pantofolina
molte cose ho imparato                                                leggera, ma carina
dei Greci, dei Romani                                                   dai vecchi ammirata,
degli Etruschi e degli Italiani.                                     dai bambini odiata e
                                                                               dalle intemperie risparmiata.
In un foglio ti ho disegnato…
nel cartoncino ti ho creato                                        
sulla pelle ti ho realizzato.

Un modello ho inventato
un mago della calzatura
son diventato.

 

La scarpa
In plastica o in stoffa
in pelle o cuoio
ti calzo con orgoglio
anche se svuoti il portafoglio.

                                                        POESIA DI UN PESCATORE
                                           Pesco, pesco, cosa pesco?
                                                      pesco le scarpe del mio bambino
                                       che va scalzo poverino.
                                                       L’ altro giorno ne ho visto un paio
                                            nella vetrina del calzolaio.
                                        Ce ne vogliono di sardine
                                               per fare un paio di scarpine                                                                                                             
SU BOTTE                                                    e con due calamaretti
Botte bottigheddu                                                               gli faremo i laccetti
artu sese cantu unu trungheddu
ti usana in istiu e in ingherru,
bottigheddu punta e ferru.
Cando ti iscollasa meda
Manigasa sa preda
Cando mnigasa s’erva parese una belva,
ma cando agatasa sa rocca
istasa frimmu che picocca

 

 FILASTROCCHE

 

La befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
Con il capello alla romana viva viva la befana

           Pe pe
Botte e pe
Pedde ona
Pedde leporina
Chi in custu botte
Non bintrede ispina

 

Bore Mozze furbacchione
Fa le scarpe di cartone
La signora se le mette
Perde i tacchi e le solette

 

 

 

http://www.comprensivobono.it/istituto/media_bono/storia_della_calzatura.doc

 

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