Italia - Età Giolittiana

 

 

 

Italia - Età Giolittiana

 

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Italia - Età Giolittiana

L’ITALIA DURANTE L’ETA’ GIOLITTIANA

 

  • Nel 1901 primo ministro è Giuseppe Zanardelli, uomo di saldi principi liberali, mentre ministro dell’interno è Giovanni Giolitti.
  • Il ministro degli interni ha un compito delicatissimo: la tutela dell’ordine pubblico.
  • Appena insediato, Giolitti capovolge l’operato dei suoi predecessori soprattutto nei confronti dell’atteggiamento verso le proteste dei lavoratori: dichiara che di

fronte ai conflitti di lavoro lo stato si sarebbe comportato in modo neutrale nei confronti delle due parti lasciando sbigottite le classi possidenti che sino ad allora erano state abituate ad essere difese dallo stato.

Gli scioperi hanno così una brusca impennata.

  • L’idea di Giolitti è precisa: lasciar svolgere senza interventi gli scioperi di ordine economico per consentire il rialzo dei salari (che sarebbe stato utili ad accrescere poi la domanda interna) e combattere gli scioperi di natura politica perché perturbatori dell’ordine pubblico.
  • 1902: la resistenza padronale, specie nelle campagne, assume caratteri di estrema durezza. La magistratura si schiera dalla parte padronale e anche Giolitti deve far vedere un aspetto più conservatore della propria politica minacciando i ferrovieri che volevano scendere in sciopero (non si poteva non garantire un servizio pubblico essenziale)
  • Il dominio di Giolitti dura, salvo brevi interruzioni, dal 1901 al 1909 e dal 1911 alla primavera del 1914. Resta al timone dello stato sia nella fase di progresso dell’industria (durata fino al 1907) sia durante la crisi.
  • Giolitti interpreta bene la situazione così complessa dello stato negli anni del nuovo secolo tanto da consacrarla come età giolittiana.
  • 1902-1907 si verifica la massima accelerazione dell’industrializzazione all’interno della fase di generale sviluppo iniziata nel 1896. Progressi nel campo della siderurgia, della meccanica, dell’industria elettrica e automobilistica ( la FIAT viene fondata nel 1899 da Giovanni Agnelli).
  • Iniziano le distinzioni di sviluppo tra nord, centro e sud. Il meridione rimane come retroguardia, così si spiega la disoccupazione come ondata di emigrazione verso il centro-nord.
  • Ancora nel 1902, il ministro delle finanze Wollemborg, propone una riduzione delle tasse indirette e un aumento di quelle dirette e Giolitti, dopo aver in un primo tempo sostenuto l’idea, deve abbandonarla a causa delle durissime resistenze delle classi alte. Sono invece approvate modifiche in materia di legislazione sociale: tutela del lavoro minorile e femminile.
  • Sempre nel 1902 ci sono interventi a favore del mezzogiorno: legge per l’industrializzazione di Napoli, acquedotto pugliese, provvedimenti per la Basilicata.

Zanrdelli, malato, si dimette nell’ottobre del 1903. Gli succede Giolitti che forma il suo secondo ministero (novembre 1903-marzo 1905)

  • Emerge un disegno che sarà poi l’anima della sua strategia: dividere il partito socialista così da legarne una parte a sé.
  • A grandi linee il partito socialista si presenta con una doppia ideologia: da un lato vi sono i cosiddetti riformisti, che hanno in Turati il loro uomo più determinato, aperti a un possibile dialogo col mondo borghese e liberale; dall’altro ci sono i cosiddetti rivoluzionari che hanno in Labriola e Ferri i loro esponenti di punta, intransigenti verso qualsiasi dialogo con la borghesia, convinti di cambiare il mondo non con i patteggiamenti ma con una rivoluzione che spazzi via la proprietà privata.
  • Giolitti propone a Turati di entrare a entrare nel ministero. Turati, convinto che il partito non lo avrebbe seguito, rifiuta.
  • Tra il 4 e il 14 settembre del 1904 l’Itala è sconvolta da una serie di scioperi molto duri, proclamati per protesta contro un eccidio proletario compiuto dalla forza pubblica.
  • Giolitti non cede ai conservatori che chiedono la repressione aperta. Scioglie la Camera e fa indire dal re le elezioni che sono un successo per lui.

  • A questo risultato favorevole ai liberali concorre un fatto nuovo: Papa Pio X ha consentito, facendo eccezione al no expedit, che i cattolici, in alcuni collegi, votassero per i liberali per impedire la vittoria dei socialisti.
  • Le organizzazioni cattoliche fanno capo all’Opera dei congressi del 1874 e hanno dato vita, secondo i principi dei bisogni dei più deboli, a una serie di organismi sociali, culturali e economici, fra cui spiccano le casse rurali e le società di mutuo soccorso. Tra la fine secolo e il 1904 diedero vita, guidati da Romolo Murri, a un sindacalismo cattolico che mette le sue radici soprattutto al nord nelle industrie tessili. In Sicilia, un altro giovane prete, Luigi Sturzo, si fa vigoroso organizzatore di leghe contadine. (Nel 1904 Pio X scioglie l’Opera)
  • Il secondo ministero Giolitti termina nel marzo 1905, in seguito alle agitazioni indette dai ferrovieri di fronte a un progetto che vieta ai dipendenti delle ferrovie lo sciopero.
  • Il successore è Alessandro Fortis (marzo 1905- febbraio 1906). Luogotenente di Giolitti attua il progetto ma l’opposizione liberale, cappegiata da Sonnino, causa la sua caduta. Sonnino gli succede per brevissimo tempo (febbraio-marzo1906) in quanto il suo programma si basa su riforme non gradite né ai proprietari meridionali né agli industriali settentrionali.
  • Giolitti torna al governo e questa volta per un periodo lungo: maggio 1906- dicembre 1909. Questo è il suo terzo ministero e consente a Giolitti di operare con forza nella direzione di un riformismo attento, però, a non modificare gli equilibri tra le classi e gli interessi delle classi alte.

Leggi a favore della Calabria e della Sicilia e sgravi per i proprietari terrieri.

  • 1907-1908: una crisi industriale dovuta a eccessivi investimenti e a uno scarso assorbimento della produzione investe tutti i paesi più avanzati e si fa sentire anche in Italia.
  • La crisi è superata nel 1908 con una soluzione che divenne classica: maggiore concentrazione delle imprese più forti e l’accentuazione del loro carattere monopolistico.

Tra il 1908 e il 1913 il tasso di sviluppo è assai più moderato rispetto al decennio precedente.

  • Nel 1909 ricompare il disavanzo di bilancio dello stato destinato ad aumentare notevolmente e questa situazione si riflette nelle agitazioni sociali. Nel 1907 l’ondata di agitazioni è assai forte sia da parte proletaria sia da parte padronale.
  • Nel 1906 nasce la CGL (confederazione generale del lavoro) per correggere il carattere troppo locale delle camere del lavoro e doveva diventare roccaforte del riformismo.
  • Gli imprenditori fecero qualcosa di analogo: a Torino nel 1906 sorse la lega industriale che nel 1910 diventa confederazione italiana dell’industria (CONFINDUSTRIA)
  • In campo cattolico, dopo lo scioglimento dell’Opera dei congressi, il movimento si organizza, nel 1906, secondo le direttive del Vaticano, in varie unioni. Murri, che non vuole arrendersi alla fine della “democrazia cristiana”, da vita a una propria organizzazione. Viene scomunicato e allontanato dalla Chiesa. Sturzo, invece, obbedisce al Vaticano in attesa di tempi migliori.
  • Murri e Sturzo in effetti sono antigiolittiani. Considerano Giolitti come l’esponente di un liberalismo trasformista (di fatto aveva proposto alleanza con Turati) che privilegia ancora i rapporti con organizzazioni socialiste emarginando quelle cattoliche.

  • Fra gli intellettuali di rilievo dell’epoca, il grande filosofo Benedetto Croce, che nel 1903 fonda “La Critica”, è uno dei pochi che ha sostenuto Giolitti e ne ha appoggiato l’operato. Vede in Giolitti un uomo capace di conciliare le esigenze del liberalismo e quelle del conservatorismo.
  • Nel 1908 viene fondata, per opera di Prezzolini e Papini, “La Voce”, una rivista destinata a suscitare larga eco di critica al giolittismo senza, però, esagerazioni.
  • Nel marzo del 1909 le elezioni segnano un forte rafforzamento dei socialisti. Anche radicali e repubblicani si rafforzano.
  • Per fronteggiare questo pericolo Pio X attenua ulteriormente il valore del no expedit e permette a sempre più cattolici di votare a sostegno dei liberali.
  • Nel dicembre del 1909 Giolitti si è visto bocciare dalla Camera alcune proposte di legge. Si dimette.
  • Gli succede Sonnino per il suo secondo ministero che cade dopo pochi mesi, marzo 1910.
  • Sonnino è sostituito da Luttazzi, luogotenente di Giolitti che avvia un progetto di allargamento del suffragio a tutti gli alfabeti.
  • Nel marzo 1911 Giolitti torna al potere e forma il suo quarto ministero (marzo 1911- marzo 1914)
  • Giolitti propone il suffragio universale maschile (riprendendo il progetto Luttazzi) sperando, in questo modo, di attenuare le ostilità socialiste (come se fosse una resa di favori) nei confronti della guerra alla Libia, ormai chiaramente nelle sue intenzioni.
  • Il suffragio universale maschile viene approvato e quindi il diritto di voto si estende anche agli analfabeti. (Legge approvata 25 maggio 1912)
  • Con questa legge Giolitti ha posto le basi per un allargamento di consensi a sinistra e può, allora, rivolgersi alla Libia.
  • I motivi sono in parte di natura internazionale e in parte di natura interna: sul piano internazionale Giolitti intende parare il pericolo che la Libia cadesse sotto il controllo di altre potenze europee data la sua posizione strategica. Sul piano interno, invece, voleva dare soddisfazione agli ambienti della finanza vaticana che in Libia avevano numerosi interessi attraverso il Banco di Roma.
  • La guerra, iniziata nel settembre 1911, contro la Turchia sotto la cui sovranità era la Libia, termina nell’ottobre 1912.
  • Uno sciopero generale verso la guerra viene più o meno contenuto ad eccezione della Romagna dove un rivoluzionario socialista Mussolini e un repubblicano Nenni promuovono violente agitazioni di piazza.
  • La guerra contro la Turchia è assai più dura e lunga del previsto: ha provocato oltre

3.000 morti, migliaia di feriti, consumato molto materiale bellico e aumentato fortemente il disavanzo dello stato.

  • Nel 1913 si svolsero le prime elezioni a suffragio universale maschile (le donne solo nel 1946). Questa ampia affluenza preoccupa i liberali in quanto privi di una organizzazione capace di mobilitare le masse (che avevano i socialisti).
  • “Patto Gentiloni”: Gentiloni, presidente dell’unione elettorale cattolica, invita i liberali a stringere un patto. Il voto dei cattolici in cambio dell’opposizione nella nuova Camera ad ogni legge volta a ledere i principi cattolici (es. divorzio). Giolitti non si impegna personalmente, ma lascia fare.
  • L’aiuto cattolico salva i liberali dalla sconfitta ma i socialisti ottengono comunque 79 deputati
  • La nuova Camera, però, non è la Camera che voleva Giolitti. Così si dimette.

  • Giolitti stesso indicò come successore Calanda, pugliese liberale, di destra, di tendenze autoritarie.
  • Il clima politico e sociale del paese è assai mutato. Finisce così quella che è passata alla storia come l’età giolittiana.

 

Fonte: https://c1e0f1e1-a-62cb3a1a-s-sites.googlegroups.com/site/gionni555/download/STORIACONTEMPORANEA.pdf?attachauth=ANoY7cqN5HpRqQ7Ej99o-obWpyfztQ7wlCF-m5RkPh3zeigGGtOzydsL6VSx_r5CIcYyfo_xKeI_5olBjdtFmacVHxktdfGaxLJ4WL7Qx-wCTbQPXD9P3y9Rd6HF0jvQQbRaIrAIFMRWNx6alsTxAGuBJEzBCI4_S-EAW4Xrc3ZzYuvEqbdKt4PwLFuvd480g32gf7U6wetsS0VrtXPqaiY2hWP5e3s32nBoBBqVeSya5_lbWAMcErs%3D&attredirects=0&d=1

Sito web da visitare: http://gionni-aula2.blogspot.it/p/downloads_06.html

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