Tangentopoli e storia anni 1992 - 2001

 

 

 

Tangentopoli e storia anni 1992 - 2001

 

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Tangentopoli e storia anni 1992 - 2001

 

Tangentopoli

Il 1992 può essere individuato come il punto conclusivo della storia del "sistema dei partiti" o della "prima repubblica". Le elezioni del 5 aprile decretano la bocciatura netta di tutti i tradizionali partiti di governo. È il segno che una forte richiesta di rinnovamento della prassi politica pervade la massa dell’elettorato, ma ancora non ci sono soggetti nuovi, capaci di sostituirsi legittimamente ai vecchi partiti. E’ iniziato, però, un processo di trasformazione che, da destra a sinistra, riguarda tutti: dopo il crollo del Muro di Berlino (1989) il PCI di Occhetto è diventato Partito democratico della sinistra (Pds) e con questa nuova veste inizia la corsa al governo del Paese mentre dalla sua ala sinistra si stacca il gruppo di Rifondazione Comunista; esplode il fenomeno della Lega Nord, che sotto la bandiera dell’antimeridionalismo cela una più generale intolleranza del nord ricco verso le disfunzioni del sistema politico-amministrativo; la Dc, travolta dagli scandali per la corruzione dilagante nel paese, compie, con Martinazzoli, un ultimo tentativo di sopravvivenza riassumendo l’antico nome di Partito Popolare; il Psi scompare; il vecchio Msi, con il congresso di Fiuggi, diventa Alleanza Nazionale, sotto la guida di Gianfranco Fini.

Sullo sfondo di questi rivolgimenti, ci sono gli scandali di quella che è stata definita "tangentopoli", cioè una serie di inchieste e processi, partita il 17 febbraio del 1992 con l'arresto di Mario Chiesa, prima ad opera della procura di Milano, poi via via in tutta Italia, che fanno luce sul sistema della corruzione che per decenni ha dominato incontrastato larga parte della prassi politica italiana.

Tangentopoli, però, rappresenta solo la classica goccia che fa traboccare il vaso. Le motivazioni profonde della crisi e del crollo del sistema dei partiti, infatti, hanno cause profonde - sia interne, sia legate al contesto internazionale – ed origini lontane, che risalgono almeno alla fine degli anni Settanta.

Nel mondo cattolico è in atto un processo di profonda distinzione fra religione e politica, iniziato con papa Giovanni XXIII e proseguito con Paolo VI, fino a toccare l’apice con Giovanni Paolo II, il papa polacco orientato più verso i grandi temi della politica internazionale che verso quelli interni italiani. La Dc, inoltre, deve anche districarsi tra due richieste assolutamente inconciliabili: da un lato la disaffezione di una larga fetta dell’elettorato verso il sistema della corruzione di cui la Dc, stessa al governo per cinquant’anni, è vista come la principale responsabile; dall’altro l’opposizione a qualunque forma di moralizzazione del sistema da parte dei ceti clientelari che da questo sistema hanno tratto considerevoli vantaggi.

Il PCI, invece, è incapace di soddisfare le esigenze dei più giovani poiché le sue strutture, il suo linguaggio, i modelli di riferimento, il modo di intendere e fare la politica sono ormai obsoleti e inadeguati a fronteggiare i problemi cui sono sensibili le nuove generazioni. Non è agevole, cioè, trovare risposte politiche convincenti ai problemi ambientali, o a quelli legati all’energia atomica, pescando nel proprio bagaglio culturale ed ideologico che si è venuto formando in un mondo del tutto diverso da quello attuale. Lo stesso concetto di antifascismo, che era stato un formidabile strumento anche elettorale, viene fatto oggetto di un primo tentativo di analisi sul piano storiografico e quindi revisionato.

Il sistema politico italiano subisce anche gli effetti collaterali del terremoto che ha sconvolto lo scenario internazionale. Gli equilibri che tengono in piedi il regime dei partiti, infatti, hanno ragione di esistere solo all’interno di un certo contesto internazionale, caratterizzato dalla guerra fredda, dal bipolarismo a livello planetario tra due superpotenze e dal loro contrastarsi anche sul piano culturale ed ideologico. Ma la fine del secolo segna anche la morte delle ideologie: crolla il comunismo e i regimi che ad esso si ispirano. Inoltre il processo di integrazione europea giunge ad una fase decisiva. In questa mutata situazione internazionale, le condizioni su cui il sistema italiano si è retto, vengono improvvisamente meno. In parole povere - tanto per semplificare il discorso e porre l’accento su di uno dei suoi aspetti - non essendoci più la paura del comunismo, viene meno anche la necessità, avvertita da una larga fetta di elettorato, di far confluire i voti sulla DC baluardo contro il pericolo rosso.

Crollato il sistema dei partiti, si apre una lunga fase di transizione, anche grazie ai referendum promossi da Mario Segni, da Occhetto e dai radicali (18 aprile 1993), che introducono il sistema maggioritario (anche se il Parlamento vara una nuova legge elettorale mista, conservando il 25% di quota proporzionale).

Le elezioni del '94: svolta a destra

Le elezioni del 27 marzo 1994, seguite allo scandalo suscitato dall’inchiesta Mani Pulite, segnarono il definitivo cambiamento dello scenario politico italiano. L'inchiesta, che si svolse in molte Procure italiane, mise sotto accusa l’intero ceto politico che aveva gestito per decenni il paese al centro o alla periferia, industriali, uomini d’affari, apparati (servizi segreti, Guardia di finanza) quadri e dirigenti statali.

Il preludio per lo svolgimento di queste elezioni, furono le dimissioni di Carlo Azeglio Ciampi succeduto ad Amato nel 1993. L’apprezzato economista, prima degli incarichi governativi era stato Governatore della Banca d’Italia, aveva proceduto ad attuare ulteriori tagli della spesa pubblica e nuovi inasprimenti fiscali per fronteggiare la svalutazione della lira. Si trattava di una politica di duri sacrifici, che aveva bisogno di una solida maggioranza rivolta al cambiamento.

Dopo il PCI, divenuto PDS nel 1991, la DC si trasformò in Partito Popolare Italiano (PPI), riprendendo il nome adottato dal partito cattolico del 1919. Il MSI-DN dava origine ad Alleanza Nazionale (AN), mentre sparivano formazioni di lunga tradizione quali il Psi, il Psdi e il Pli.

Nasceva infine Forza Italia, un movimento promosso da Silvio Berlusconi (allora proprietario delle maggiori reti televisive private italiane e del gruppo Fininvest-Mediaset) allo scopo di opporrsi alla possibile affermazione delle sinistre che avevano vinto i turni delle elezioni amministrative su un programma di rilancio dell’iniziativa privata, di aumento dell'occupazione (1 milione di posti di lavoro), di riduzione dei carichi fiscali per le imprese.

Il nuovo sistema elettorale, di tipo maggioritario, favorì la formazione di alleanze tra i partiti. Le elezioni decretarono la vittoria di Forza Italia e Lega Nord, unite nel Polo Delle Libertà, e di Forza Italia e Alleanza Nazionale, unite nel Polo Del Buono Governo e la sconfitta degli altri due poli, i Progressisti (Pds, Rifondazione, Verdi, Alleanza Democratica, Rete, Psi), guidati dal segretario pidiessino Achille Occhetto, e il Patto per l'Italia (Ppi e Patto Segni), guidato da Mario Segni e Mino Martinazzoli.

Il vero vincitore risultò Silvio Berlusconi ma il suo governo, che vedeva per la prima volta l'ingresso nella stanza dei bottoni dei post-facsisti di Fini, incontrò subito numerose difficoltà che sfociarono in scontri giudiziari con la Procura di Milano, in scontri politici con la Lega di Bossi e in scontri sociali con i sindacati (sulla questione della riforma delle pensioni) tali da portare ad una rapida caduta del suo governo nel dicembre del '94 e alla fine prematura della legislatura, dopo la breve parentesi del governo tecnico di Lamberto Dini (ex ministro del Tesoro del governo Berlusconi), appoggiato dall'esterno da centrosinistra e Lega Nord.

 

Le elezioni del '96: la prima volta della sinistra

A due anni dalla vittoria elettorale del 1994, il 21 aprile del 1996 la Casa delle libertà fu battuta dalla coalizione dell'Ulivo (coalizione di centro-sinistra composta da Pds, Ppi, Lista Dini, Verdi, Rete e altre formazioni minori), guidata dall'ex presidente dell'Iri Romano Prodi. La Lega Nord si presentò da sola agli elettori.

La nuova legislatura godette una sicura stabilità di governo, consentendo - attraverso una rigorosa politica economica - l'ingresso dell'Italia nell'Unione Europea, l'avvio del processo di privatizzazioni, il rilancio dell'economia e dell'occupazione e giungendo fino al termine, nonostante i contrasti interni alo schieramento di maggioranza portassero ad una politica di compromesso e alla sostituzione dapprima di Prodi, che aveva guidato la coalizione dell'Ulivo in campagna elettorale, con Massimo D'Alema, leader dei DS, e poi di questo (in seguito alla sconfitta alle elezioni regionali) con Giuliano Amato.

Il 20 maggio 1999 un commando terrorista delle Br uccide Massimo D'Antona, sindacalista della Cgil, collaboratore del ministro del Lavoro Bassolino. 

 

Le elezioni del 2001: la rivincita di Berlusconi

Alle elezioni politiche del 12 maggio del 2001 la Casa delle Libertà (Forza Italia, Alleanza Nazionale, Biancofiore, Lega Nord, Nuovo PSI) si prende la rivincita sull'Ulivo (Ds, Margherita, Girasole, Partito dei Comunisti Italiani). Il ticket Silvio Berlusconi-Gianfranco Fini batte quello ulivista costituito dall'ex sindaco di Roma Francesco Rutelli e dal diessino Piero Fassino Democratici di Sinistra, e Forza Italia registra un notevole successo, raccogliendo circa il 30 perc ento dei consensi globali.
Il centrodestra torna al governo del Paese, grazie anche alla rinnovata alleanza con la Lega di Bossi (che riceve in cambio alcune poltrone strategiche dell'esecutivo: Giustizia, Welfare e Riforme) e alle divisioni del centrosinistra, che si presenta diviso all'appuntamento elettorale (Rifonazione comunista e Di Pietro si schierano da soli) e non sa far valere davanti agli elettori i risultati realizzati in cinque anni. Una vittoria schiacciante più nei numeri dei parlamentari che in quello degli elettori (alla Camera la Cdl prende 16.839.562 voti contro i 16.406.969 voti dell'Ulivo), grazie alla buona campagna di Rutelli che recupera nelle ultime settimane.

 

Fonte: http://blog.reteluna.it/comunicazionelecce/wp-content/uploads/2009/03/riassunti-storia-contemporanea.doc

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