Appunti per lo studio della storia moderna e contemporanea

 


 

Appunti per lo studio della storia moderna e contemporanea

 

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Appunti per lo studio della storia moderna e contemporanea

 

PERIODIZZAZIONI

 

DIVISIONE DELLA STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA

 

  • 1492-1559 – Le scoperte geografiche. Le lotte di predominio tra Francia e Spagna. La riforma religiosa.
  • 1559-1700 – Il predominio spagnolo e francese in Europa. Le lotte di religione – l’assolutismo politico e le prime libertà politiche
  • 1700-1789 – Nuove guerre per il predominio continentale e marittimo fra le grandi potenze europee. Tendenze riformatrici nella cultura e nella politica europea. La rivoluzione industriale.
  • 1789-1815 – La rivoluzione francese.
  • 1815-1878 – Le lotte per la nazionalità, l’indipendenza e la libertà.
  • 1878-1914 – L’espansione coloniale, i problemi sociali e lo sviluppo economico (la seconda rivoluzione industriale).
  • 1914-1948 – La prima guerra mondiale e la nuova situazione internazionale. Le agitazioni sociali e le dittature. La seconda guerra mondiale.

 

La storia viene studiata come uno stretto intreccio di quattro tipi di fatti: politici, economici, culturali e sociali.

 

STORIA POLITICA

(= come i gruppi umani si organizzano e combattono intorno alla questione del potere, della sua distribuzione e della sua natura)

 

STORIA MEDIEVALE (con particolare riferimento all’Italia)

  • 476-888 – Le dominazioni barbariche
  • 888-1125 – Il Feudalesimo
  • 1125-1313 – I Comuni
  • 1313-1492 – Le Signorie e i Principati
  • 1350-1500: in Italia: Signorie e principati; in Europa: formazione delle monarchie moderne: Portogallo, Spagna, Francia e Inghilterra (Guerra dei Cent’anni) – Dallo Stato medievale allo Stato moderno: che cos’è lo Stato moderno o assoluto o di diritto divino?

 

STORIA MODERNA

  • Lotta tra le grandi monarchie moderne (eccetto Italia e Germania, che fino all’800 non sono unite) per l’egemonia in Europa

Egemonia spagnola

  • 1498-1559: guerre d’Italia tra Francia e Spagna per l’egemonia in Italia; vincerà la Spagna
  • 1556-98 età di Filippo II, egemone in Italia, la Spagna cercherà di esserlo nel resto dell’Europa (Spagna di Filippo II, Inghilterra di Elisabetta I, Francia di Enrico IV)
  • 1500, Tudor in Inghilterra, contro cui si scontrerà anche Filippo II
  • 1500, Filippo cerca di controllare anche la corona di Francia, dilaniata da lotte religiose da cui uscirà vittorioso Enrico IV di Borbone

Egemonia francese

  • 1618-48 guerra dei Trent’anni (tra gli Asburgo e la Francia), fine dell’egemonia asburgica in Europa, vittoria Francese
  • 1600, tentativi egemonici della Francia (le quattro guerre di Luigi XIV)
  • 1600, intanto in Inghilterra, dove governano gli Stuart, si verificano le due rivoluzioni, che segnano l’avvento di un regime costituzionale moderno

Equilibrio

  • 1700, guerre di equilibrio tra le varie potenze europee (la maggiore preoccupazione è quella di impedire l’egemonia di una delle grandi potenze ai danni delle altre: a questo scopo si creano accordi, alleanze e si combattono guerre: le quattro guerre di equilibrio del 1700)
  • 1713, fine dell’egemonia spagnola in Italia, comincia la dominazione austriaca sul Lombardo-Veneto
  • 1789-1815 la rivoluzione francese e l’età napoleonica

 

STORIA CONTEMPORANEA

  • Tentativo di restaurare l’assolutismo (età della Restaurazione, 1815-30).
  • Lotte contro la Restaurazione, fine delle grandi monarchie assolute e inizio dei moderni stati liberali e democratici, eredi delle conquiste della rivoluzione francese.
  • 1800-50 età liberale
  • 1848-1914 età democratica
  • 1875-1914 età socialista
  • tutto il 1800: lotte per la nazionalità (unificazione tedesca e italiana)
  • La crisi delle democrazie liberali e l’avvento dei fascismi
  • 1919-29 la crisi delle democrazie liberali
  • il comunismo e l’unione sovietica
  • i fascismi
  • la guerra fredda
  • la decolonizzazione
  • declino e ripresa dell’Europa

 

STORIA MATERIALE ED ECONOMICA

(= il clima, gli spazi, la popolazione, l’alimentazione, i bisogni e la gestione delle risorse)

 

PREISTORIA

  • Preistoria: la rivoluzione neolitica, che introduce l’agricoltura e le città (fino ad allora esistevano solo civiltà di caccia e raccolta)

 

STORIA MEDIEVALE

  • Alto Medioevo:
  • l’economia curtense
  • Basso medioevo:
  • La rinascita del 1000, dal 950 agli inizi del 1300, crescita demografica dovuta all’estensione degli spazi coltivati e all’aumento della produttività dell’agricoltura (aratro pesante, ferratura degli zoccoli dei cavalli e collare rigido per il traino, mulino ad acqua e a vento, rotazione triennale delle colture). D’altra parte la crescita demografica spinge all’ampliamento delle superfici coltivabili, attraverso il disboscamento e l’avvio di un movimento migratorio verso l’Europa sett. e or.
  • la crisi del 1300 in Europa, la crescita demografica si arresta

 

STORIA MODERNA

  • la lettera di cambio, la banca, l’economia di mercato
  • la stampa
  • 1500: un secolo di rinnovata espansione economica: afflusso di ricchezza e metalli preziosi dal Nuovo Mondo, la popolazione europea raddoppia, si accresce la domanda di manufatti stimolandone la produzione, per la prima volta si istituisce un commercio intercontinentale a carattere regolare.
  • 1600: non un secolo di generale regresso economico – come viene tradizionalmente presentato – ma di andamento disuguale, anche a motivo di fattori climatici particolari. Progredisce economicamente il Centro (Europa nord-occidentale), resta statica la periferia (Est europeo), arretrano le semiperiferie (Italia e Germania). Peggiorano le condizioni delle classi subalterne.
  • 1700 rivoluzione agraria e I fase della rivoluzione industriale

 

STORIA CONTEMPORANEA

  • Tra 1750 e 1900: la rivoluzione industriale
  • 1750 I rivoluzione industriale, ferro e carbone
  • 1830-1870: II rivoluzione industriale, petrolio, elettricità, acciaio, chimica
  • fine 1900: III rivoluzione industriale, informatica
  • crisi economiche ricorrenti nel ciclo di produzione industriale

 

STORIA SOCIALE

(= famiglia, rapporti di genere, classi, gruppi sociali, ecc.)

 

STORIA MEDIEVALE

  • la servitù nel Medioevo
  • la diffusione degli ordini mendicanti
  • la società tripartita, all’origine della società dei ceti

 

STORIA MODERNA

  • ceti, ordini, stati; diseguaglianza e “privilegi” (leggi private, singole)
  • i cambiamenti nella condizione femminile, soprattutto nell’800
  • l’istruzione pubblica, come conquista del movimento democratico
  • le trasformazioni della famiglia

 

STORIA CONTEMPORANEA

  • l’avvento della società di massa nell’800

 

STORIA CULTURALE E RELIGIOSA

(= mentalità, idee, visioni del mondo, ecc.: l’insieme di conoscenze, norme, valori,  credenze che motivano e disciplinano una società)

 

STORIA MEDIEVALE

  • 600 d. C. nascita e diffusione dell’Islam
  • la teocrazia
  • 1054 scisma ortodosso
  • 1100-1200: si diffonde l’idea di crociata, di guerra santa, che si ripropone sotto varie forme anche in epoche successive al Medioevo (Filippo II)

 

STORIA MODERNA

  • 1500-1600: la magia e la stregoneria
  • 1400-1500: nuova concezione dell’uomo: Umanesimo e Rinascimento
  • 1500: Riforma protestante, Controriforma, Guerre di Religione, Libertà religiosa (( libertà politica) e tolleranza
  • 1500: scoperte geografiche, scoperta di una nuova umanità
  • 1600: Rivoluzione scientifica
  • 1700: illuminismo, l’assolutismo illuminato

 

STORIA CONTEMPORANEA

  • 1800: liberalismo, democrazia, socialismo (non tanto come movimenti politici ma in quanto filosofie globali, visioni del mondo)

 

 

QUADRO GENERALE DELLA STORIA EUROPEA (quadro generale in cui inserire le cronologie relative ai singoli Stati)

 

  • Fu per prima Roma a unificare il nucleo centrale dell’Europa dandole durature basi di civiltà
  • alla caduta dell’impero romano d’occidente (nel 395 l’imperatore Teodosio aveva diviso l’impero d’occidente da quello d’oriente), si formarono in occidente numerosi regni barbarici e in oriente si consolidò l’impero bizantino.

 

La prima ondata di invasioni si ebbe intorno al 400-500 (ve ne sarà una seconda intorno all’800-900): popolazioni germaniche (goti, vandali, burgundi, angli e sassoni, franchi, ecc.) che premute dall’espansione degli unni si spinsero all’interno dell’impero romano d’occidente determinandone il definitivo crollo. Sulle rovine dell’impero romano nacquero delle nuove entità statali, i regni romano-germanici, tra i quali ebbe grande importanza il regno dei franchi. Ù

 

  • Nel 700 Carlo Magno, re dei franchi, conquistò la Germania e il regno dei franchi si trasformò in Sacro Romano Impero, istituzione che durò in varie forme fino al 1806.

 

I franchi introdussero un sistema politico, economico e sociale, che venne chiamato feudalesimo. Istituito tra il sovrano e gli uomini del suo seguito, tale sistema prevedeva, in cambio della promessa di fedeltà e di assistenza armata, la delega delle funzioni di governo su un dato territorio, ceduto in usufrutto vitalizio (beneficio) ad un vassallo (conte o marchese), che a sua volta poteva cederlo ad altri vassalli. Cosicché il potere veniva frazionato nei gradi di una gerarchia al cui vertice stava l’imperatore. Il diffondersi dei legami di dipendenza personali favorì un processo di privatizzazione delle funzioni pubbliche. Diffuso nei territori dell’impero carolingio, che ne risultarono suddivisi in aree largamente autonome, organizzate secondo il sistema curtense, il feudalesimo entrò in crisi nel 1100 con la ripresa della vita cittadina e degli scambi commerciali, anche se alcuni suoi istituti sopravvissero nominalmente.

Il sistema curtense o economia curtense è un sistema economico diffuso

nell’Europa altomedievale caratterizzato dalla scarsissima circolazione monetaria e da un limitato regime di scambi. Tendeva all’autosufficienza della corte, ossia il complesso di terreni e di edifici, soggetti al dominio di un unico signore, che in parte li dava in concessione a coloni e in parte li gestiva direttamente attraverso i servi domestici e le corvée dei coloni. Questi ultimi erano dei servi della gleba, ovvero giuridicamente liberi, ma legati ereditariamente al fondo che lavoravano e soggetti al dominio del proprietario, cui dovevano corrispondere un tributo in natura e determinati servizi (corvée). Scomparsa in Europa occidentale dopo il secolo XIV, la servitù della gleba si mantenne in Russia e nei Balcani fino all’800.

 

  • Fu con il dissolversi dell’impero carolingio e con il diffondersi dell’anarchia feudale che cominciò a nascere una comune civiltà europea e cominciarono a formarsi i primi nuclei delle future nazioni europee.
  • Anche i popoli dell’Europa orientale e settentrionale abbandonarono le loro credenze ancestrali per il cristianesimo di Bisanzio e di Roma e si fissarono ognuno un territorio, lasciando le strutture tribali per dar vita a monarchie nazionali. Fu un processo lento, iniziato con la conversione degli slavi e dei bulgari dell’area danubiana e proseguito con quella dei russi, degli scandinavi, dei polacchi e degli ungari.
  • Tra l’800 e il 900, l’Europa conobbe una seconda ondata di invasioni: arabi, vichinghi, ungari;

 

Gli arabi – popolazione del ramo occidentale dei semiti, forse originari del sud della penisola arabica – fino a Maometto furono divisi in tribù prevalentemente nomadi al nord, sedentarie e agricole al sud, di religione politeistica. L’islam, che diede loro unità religiosa e politica, fu la molla dell’espansionismo arabo (secc. VII-IX) in Siria, Persia, Palestina, Africa, Spagna, Sicilia. Le lotte per il califfato (Omayyadi, Abbasidi) indebolirono però la potenza araba, che cadde sotto i mongoli e i turchi (secc. XII-XIII). Solo in Spagna il loro dominio resistette sino al 1492 (caduta di Granada). Salvo tentativi di liberarsi dal dominio turco (per es. nel sec. XVIII, da parte dei Wahhabiti), un risveglio arabo si ebbe solo dopo la I guerra mondiale, con la formazione di stati indipendenti (Egitto, Arabia Saudita, Hegiaz, Iraq, Yemen) e si intensificò dopo la II (indipendenza della Siria, del Libano e degli Stati nordafricani), sino alla formazione di una Lega araba (alleanza di carattere politico-economico-militare costituita nel 1945 dai principali paesi arabi).

 

I vichinghi erano popolazioni germaniche (note in occidente come normanni, in oriente come variaghi) che provenivano dalla Groenlandia e dalla Scandinavia; rimasti estranei alla prima ondata di invasioni, fecero le loro prime apparizioni sulla costa francese nel 900 ca, in concomitanza con la decadenza dell’impero carolingio. Qui ottennero in feudo la regione della Francia chiamata poi Normandia e, divenuti cristiani, assunsero lingua e costumi francesi. Dalla Normandia, intorno al 1000, i normanni intrapresero due grandi spedizioni: una in Inghilterra, dove si sovrapposero agli Angli e ai Sassoni; l’altra nell’Italia meridionale, invocati dai principi longobardi contro i Bizantini.

 

Gli ungari o magiari erano in origine un popolo di pastori seminomadi stanziati nella zona del fiume Volga. Sotto la guida di Arpad occuparono nel sec. XI l’Ungheria e divennero tristemente celebri per le loro scorrerie in Italia, Germania, Francia; Ottone I li sconfisse definitivamente a Lechfeld nel 955.

 

  • Nei secoli 1100-1200 l’Europa tornò ad annettersi aree già strappatele dall’Islam, con la conquista normanna della Sicilia e la reconquista della penisola iberica.
  • Tra il secolo 1000 e i primi decenni del 1300 l’Europa occidentale prese a svilupparsi economicamente e culturalmente sotto la guida dei due poteri, in conflitto tra loro, del papato e dell'impero. Mentre in Italia si affermava la civiltà comunale, in Francia, in Inghilterra e Spagna si rafforzarono le monarchie nazionali.

Aumentò il distacco con l’oriente, soprattutto quando i turchi conquistarono Costantinopoli (1453) e l’impero ottomano si estese alla penisola iberica. In questo contesto rientrano le Crociate (1095-1270), il cui inizio si può far risalire alla “guerra santa” bandita nei concili di Piacenza e Clermond-Ferrand (1095)dal papa Urbano II traendo spunto dalle vessazioni subite dai pellegrini cristiani in Palestina dopo che il dominio della regione era passato dagli arabi ai turchi.

  • Nei secoli XII e XIII nascono inoltre movimenti ereticali e nuovi ordini religiosi. Tra i primi i più importanti sono valdesi e càtari; subiscono una dura persecuzione. Gli oridni mendicanti (francescani e domenicani) promuovono un rinnovamento spirituale, sociale e culturale e difendono l’ortodossia.

 

L’impero. Nel 1100 ca, in Germania, vi sono delle lotte per la successione al trono imperiale (dopo la dissoluzione dell’impero di Carlo Magno, il titolo imperiale era passato in Germania):

  • Dinastia di Sassonia, 962-1124: Ottone I, II, III e Enrico II
  • Dinastia di Franconia, 1024-1125: Corrado II, Enrico III, IV e V (Enrico IV si umilia a Canossa davanti al pontefice Gregorio VII, nella lotta per le investiture)
  • Lotta trentennale per la successione alla casa di Franconia tra i fautori della casa di Baviera (detti Guelfi) e quelli della casa di Svevia (Ghibellini); prevarrà alla fine la casa di Svevia, con Federico Barbarossa, che, di madre guelfa e padre ghibellino, pareva adatto a conciliare i due partiti rivali. Il figlio di Federico Barbarossa, Enrico VI sposerà Costanza di Altavilla e otterrà così la corona di Sicilia. Il figlio di Enrico VI e Costanza, sarà l’imperatore Federico II. 

 

La lotta tra il papato e l’impero. La lotta per le investiture fu un contrasto politico-ideologico che tra il 1075 e il 1122 oppose il papato e le autorità secolari sul diritto di conferire le cariche ecclesiastiche. La commistione tra dignità ecclesiastica e funzioni civili, già diffusa in età carolingia, era stata formalizzata (sec. X) dalla istituzione dei vescovi-conti, che, inseritisi nella gerarchia feudale, ricevevano dall’imperatore sia l’investitura religiosa, sia quella politica. Nel 1075 Gregorio VII emanò un decreto che vietava alle autorità laiche di conferire investiture ecclesiastiche, e aperse con Enrico IV un contrasto che, coinvolgenso tutte le forze politiche e sociali del tempo, si protrasse con i papi Urbano II e Pasquale II e con l’imperatore Enrico V e che si concluse (1122) con il concordato di Worms tra Enrico V e Callisto II: l’investitura dei vescovi (mediante l’anello e il pastorale) veniva riservata ai pontefici; l’imperatore manteneva facoltà di concedere all’eletto i poteri civili (investitura temporale mediante la spada). In Germania l’investitura ecclesiastica seguiva quella civile; in Italia invece avveniva il contrario, mentre solo nello Stato pontificio il papa godeva dei due diritti d’investitura.

 

1100-1200 - A partire dai secoli XI-XII, il comune è la forma di autogoverno con cui si esprime la lotta per l’emancipazione delle classi cittadine dalla soggezione feudale, e che dà luogo a una profonda trasformazione sociale, caratterizzata dal rifiorire delle attività mercantili (le corporazioni professionali o arti - organismi che raggruppavano sia padroni di bottega sia lavoranti, e disciplinavano i prezzi, gli orari di lavoro ecc. – ebbero un ruolo preponderante nella conduzione politica del comune ) e dall’emergere della borghesia. Il comune medievale fu retto da magistrati elettivi: prima i consoli, poi un podestà, cui si affiancò un capitano del popolo. L’arengo e il consiglio degli anziani avevano funzioni deliberative.

1200-1300 - Tra il sec. XIII e il XIV, con l’ascesa al potere cittadino di un unico signore che assumeva le funzioni delle precedenti magistrature comunali, i comuni si trasformarono in una nuova forma di governo, la signoria. L’evoluzione è dovuta ad una crisi profonda delle istituzioni comunali che ha origini nelle continue lotte civili che lo dilaniavano.

1300 - Nel sec. XIV le signorie maggiori si trasformarono in principati, in seguito al riconoscimento ufficiale, da parte di imperatori e papi, del possesso ereditario del loro dominio, con poteri sovrani e titolo marchionale o ducale.

 

I turchi, popolazione di razza mongolica che fu islamizzata intorno al 600,  unificarono i territori centroasiatici in una vasta confederazione. A occidente i turchi Selgiuchidi riuscirono a creare un vasto dominio che si estendeva anche su vari territori strappati all’impero bizantino e ai principati franchi. Un nucleo di turchi, gli Osmanli, resosi indipendente dai Selgiuchidi, ampliò poi le sue conquiste in Europa e in Asia minore, dando origine all’impero ottomano, che durerà fino alla fondazione della moderna Turchia.

 

Tra il sex. XI e il XIII venne condotta dai cristiani d’occidente una serie di spedizioni per strappare la Terrasanta al dominio musulmano. Tali spedizioni presero il nome di Crociate, dal  fatto che i signori feudali che partivano per queste spedizioni, come si diceva, “prendevano la croce” impressa sui loro scudi e le loro vesti. Originatosi sotto la spinta della Chiesa, nel clima di rinnovamento spirituale diffuso in Europa dopo il Mille, il movimento crociato ebbe alla sua base ragioni sociali, economiche e politiche:

  • esuberanza demografica dell’occidente
  • desiderio di espansione commerciale
  • volontà dei cadetti delle grandi famiglie feudali di crearsi uno stato [ricordare istituto del maggiorascato]
  • desiderio dei feudatari minori (specialmente francesi e fiamminchi) di ritagliarsi in Oriente quello spazio che in patria era loro precluso
  • l’aspirazione delle masse dei diseredati a cercar fortuna oltremare
  • il desiderio di avventura e di preda caratatteristico dei normanni
  • l’espansionismo commerciale delle repubbliche marinare italiane, ansiose di mettere le mani sui fiorenti mercati orientali evitando l’intermediazione degli arabi e dei bizantini

Traendo spunto dalle vessazioni subite dai pellegrini cristiani in Palestina dopo che il dominio della regione era passato dagli arabi ai turchi, papa Urbano II bandì la “guerra santa” nei concili di Piacenza e Clermond-Ferrand (1095). Le principali spedizioni furono otto, precedute dal tentativo di Pietro l’Eremita, che guidò (1096) una confusa spedizione popolare, dispersa lungo il cammino o distrutta in Anatolia prima di toccare la Terrasanta.

  • 1096-99. La crociata parte in seguito all’appello di Urbano II, è guidata dalla feudalità francese e da altri signori tra cui Goffredo di Buglione. Si conclude con la conquista di Gerusalemme. In oriente si creano piccoli stati cristiani. La difesa del Santo Sepolcro è affidata a ordini religiosi militari, ovvero ad associazioni di monaci guerrieri sorte nei secoli XII e XIV per la difesa dei luoghi santi, l’assistenza ai pellegrini e la lotta agli infedeli. Tra i più noti, l’o. dei Templari, o. di Malta, l’o. teutonico.
  • 1147-49. Predicata da s. Bernardo di Chiaravalle dopo la caduta di Edessa in mano turca. La seconda e la terza crociata servono a difendere a malapena ciò che resta degli stati cristiani.
  • 1189-92. Organizzata dopo la presa di Gerusalemme da parte del Saladino; vi parteciparono Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone, Filippo Augusto di Francia.
  • 1202-04. Voluta da papa Innocenzo III, la quarta crociata è condizionata soprattutto dagli interessi politici e commerciali dei veneziani, che guidano il saccheggio di Costantinopoli. Viene fondato l’effimero impero latino d’Oriente.
  • 1217-21. Bandita dal concilio lateranense
  • 1248-54. Bandita da Innocenzo IV dopo la nuova perdita di Gerusalemme; guidata da Luigi IX
  • 1270. Guidata da Luigi IX.
  • Guidata sempre da Luigi IX

Accanto a queste otto spedizioni “ufficiali”, condotte da eserciti regolari, ve ne furono altre, spontanee, dette “crociate popolari”, come quella di Pietro l’Eremita. Venne poi bandita (1208-29) da Innocenzo III una vera e propria crociata contro gli eretici catari che abitavano nella città di Albi (Linguadoca). Infatti, nel Concilio Laterano del 1215, a tutti coloro che avessero preso le armi per sterminare gli Albigesi venne promesso il perdono di tutti i peccati, con un atto di indulgenza analoga a quella “donata a coloro che avevano portato aiuto in Terrasanta”.

Interpretazioni delle crociate. Già la difficoltà a individuare un numero preciso di spedizioni (in un libro di testo sono sette, in un altro otto, in un altro ancora sono nove) dovrebbe indurci a riflettere su cosa in realtà  furono le crociate. La difficoltà non deriva tanto dalla mancanza di documentazione, quanto dal fatto che è difficile stabilire qual era esattamente la percezione di ciò che accadeva da parte dei contemporanei: per intenderci, non erano gli uomini del Medioevo a dire “andiamo a fare la Terza crociata” come quelli del Risorgimento parleranno di Terza guerra d’indipendenza, ma sono stati gli storici posteriori che hanno individuato e classificato numericamente certi fenomeni come crociate. Se questo è vero, è inesatto tuttavia sostenere che le crociate sono esclusivamente un’invenzione degli storici. Si tratta di un fenomeno multiforme e complesso, che non manca ancora oggi di suscitare dibattiti. In particolare, si discute se esse siano state solo l’espressione di motivazioni economico-politiche oppure anche di una genuina ispirazione religiosa. Probabilmente la verità sta nel mezzo. Affermare infatti che esse siano state causate esclusivamente da un disinteressato spirito religioso è inesatto perché in Oriente i crociati trovarono anche una ricca terra da saccheggiare o in cui insediarsi; ma vedere alla loro base una motivazione soltanto economica, sarebbe riduttivo. Nel medioevo il potere e l’economia si intrecciavano strettamente con elementi religiosi e morali. La chiesa seppe mobilitare i crociati non solo verso la Terrasanta da conquistare ma anche verso i movimenti ereticali europei; i grandi signori partivano per le crociate anche perché a chi fosse partito era garantita la remissione dei peccati e a chi fosse morto combattendo era stato promesso il paradiso. Le crociate poi furono anche un fenomeno di massa: a livello popolare esaltarono l’immaginazione collettiva, tanto che vi furono crociate che partivano anche spontaneamente senza armi né organizzazione.

 

  • La prima metà del 1500 fu caratterizzata dalla rivalità tra la monarchia francese e gli Asburgo, i quali, attraverso il matrimonio tra Filippo d’Asburgo e Giovanna la Pazza, avevano unificato i domini d’Austria e di Spagna.

 

L’egemonia Spagnola in Europa

Carlo V.

Filippo II

In politica interna:

  • F. perseguita gli eretici, convinto che sotto le ideologie religiose si celino fermenti di opposizione sociale e politica: sono celebri gli autos da fé, gli atti di fede, ovvero le solenni cerimonie pubbliche in cui gli inquisitori emanavano le sentenze, ricevevano le abiure o consegnavano i condannati al braccio secolare.
  • Come già era accaduto all’epoca dei nonni di Filippo II, Ferdinando di Castiglia e Isabella di Aragona, si fece propaganda all’idea della limpieza de sangre (purezza di sangue), in base al quale vennero perseguitati gli ebrei e i musulmani, due minoranze molto produttive dal punto di vista economico (commerci e agricoltura). In tal modo la Spagna rinforza la sua anima collettiva e nazionale, ma getta anche le basi per una futura decadenza economica.
  • Come già aveva fatto suo padre con i Comuneros, Filippo elimina le autonomie locali in regioni come la Catalogna e l’Aragona. Tuttavia ciò non deve indurre a pensare che Filippo avesse a cuore la trasformazione in senso moderno, borghese e dinamico, del suo stato, perché in Spagna dominano ancora gli ideali cavallereschi ridicolizzati da Cervantes. Tutto ciò che desiderano i nobili spagnoli sono dei titoli e dei privilegi; essi disprezzano i commerci e gli affari, e sfruttano le ricchezze delle colonie, che a lungo andare si esauriranno.

Politica estera:

  • conquista del Portogallo

Con l’abdicazione di Carlo V, la spagna diventa una grande potenza e Filippo dovrà combattere varie guerre:

  • contro i Turchi
  • contro i Paesi Bassi
  • contro la Francia
  • contro l’Inghilterra
  • Al trionfo del rinascimento fece riscontro, con la riforma, la rottura dell’unità religiosa, che comportò un lungo periodo di guerre di religione.
  • Alla supremazia della Spagna, padrona di vasti territori in America, succedette quella della Francia, che raggiunse il massimo splendore con Luigi XIV.
  • Anche la Russia si affacciò sulla scena europea, mentre l’Inghilterra affermò la sua potenza navale e commerciale.

 

  • L’illuminismo e le riforme

 

Rivoluzione industriale

Periodizzazione:

  • Prima fase, a sua volta divisa in varie fasi:
  • in Inghilterra, verso la metà del Settecento, basata sullo sfruttamento del ferro e del carbone, sull’uso della macchina a vapore, sullo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni
  • in Belgio, Francia, Boemia, Stati Uniti, fra il 1830 e il 1850; prevale il rapporto tra banca e imprenditoria, si afferma il settore metalmeccanico e la produzione di macchine
  • Seconda fase: (grande sviluppo in Inghilterra, Germania, Stati Uniti e Giappone), verso fine Ottocento-primo Novecento, basata sullo sfruttamento del petrolio, dell’elettricità, dell’acciaio, e sullo sviluppo del settore chimico
  • Terza fase: ultimi decenni del ‘900, basata sull’introduzione delle tecnologie informatiche nei processi di produzione e scambio.

Problemi storiografici: perché la rivoluzione avviene in Inghilterra?

Forme di protesta e movimenti che vogliono affrontare i problemi derivanti dalla  rivoluzione industriale:

  • Luddismo: movimento popolare britannico ostile all’introduzione delle macchine nell’industria ritenuta causa di disoccupazione e di bassi salari. Si manifestò tra il 1811-16 (sorpattutto nel periodo in cui la crisi economica è accentuata dal Blocco continentale, 1811-12), con atti di vandalismo contro i macchinari industriali, e subì sanguinose repressioni. Il nome deriva da Ned Lud, un operaio che avrebbe infranto un telaio.
  • Cartismo: movimento politico-sociale di impostazione democratica, attivo in GB tra il 1837-48; deve il nome alla Carta del Popolo (1838) di w. Lowett e F. Place, che rivendicava il suffragio universale maschile e una rappresentanza parlamentare delle classi lavoratrici.
  • Numerose scuole socialiste, sorte verso la prima metà dell’Ottocento, tra cui trionferà quella marxista.

 

Età napoleonica

  • 1793, in seguito all’indignazione suscitata in tutta Europa dall’uccisione del re durante la rivoluzione, si formò la cosiddetta I coalizione contro la Francia (Austria, Prussia, Olanda, Inghilterra, Spagna, Piemonte, Stato pontificio, Regno di Napoli). E’ nel contesto di questa guerra contro la prima coalizione che emerge la figura di Napoleone, giovane ufficiale, cui viene affidato il comando dell’armata d’Italia (1796). Il Piemonte infatti era ancora in guerra contro la Francia, assieme all’Austria e all’Inghilterra, dopo che le altre potenze della coalizione avevano posto fine al conflitto.

Sbaragliati gli austro-piemontesi a Cairo-Montenotte, Lodi, Arcole (Verona), Rivoli, Napoleone firmò con il Piemonte l’armistizio di Cherasco e la pace di Campoformio (1797) con l’Austria (la Francia otteneva il Belgio e la Lombardia, mentre l’Austria si annetteva il Veneto), assicurandosi il controllo dell’Italia settentrionale. Rimaneva aperto il conflitto con l’Inghilterra, contro la quale sarà diretta successivamente la spedizione in Egitto.

  • Fra il 1796 e il 1799 (il cosiddetto “triennio rivoluzionario”) vengono a formarsi in Italia delle Repubbliche sotto la protezione della Francia:
  • Cisalpina
  • Cispadana
  • Ligure
  • Romana
  • Partenopea

A tali repubbliche metterà fine l’intervento della Russia e dell’Austria, le cui truppe invaderanno l’Italia quando di lì a poco Napoleone sarà impegnato nella campagna d’Egitto. Nel sud inoltre saranno decisive le insurrezioni contadine contro i francesi guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo (sulle cause  di tali insurrezioni, si veda il Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799).

  • Contro l’Inghilterra Napoleone organizzò la spedizione in Egitto (1799), che aveva l’obiettivo di colpire gli interessi inglesi, ma che si risolse in un fallimento. L’Egitto era la base ideale da cui controllare ogni movimento nel Mediterraneo e la sua conquista costituiva il punto di partenza per il controllo dell’Impero ottomano e la chiusura alle navi delle altre potenze europee dei principali passaggi lungo la via commerciale delle Indie.
  • 1799-1802 mentre Napoleone è impegnato nella spedizione in Egitto, si forma la II coalizione contro la Francia (Inghilterra, Austria, Russia, Regno di Napoli).

1799, tornato in Francia dall’Egitto, Napoleone effettuò il colpo di stato del 18 Brumaio, con il quale rovesciò il Direttorio e istituì il Consolato. Si accinse poi a combattere le forze della seconda coalizione:

  • disceso nuovamente in Italia, sconfisse gli Austriaci a Marengo (1800) obbligandoli alla cessione alla Francia della riva sinistra del Reno. L’Austria fu costretta a firmare la pace di Lunéville (1801), che ristabiliva le condizioni del trattato di Campoformio, fatta eccezione per lo Stato pontificio, il Regno di Napoli ed il Regno d’Etruria. Da allora, per circa quindici anni, la carta politica dell’Italia, le istituzioni e le strutture sociali della penisola vennero rimaneggiate dalla volontà imperiosa dell’autocrate di Parigi; al dominio napoleonico sfuggirono solo la Sardegna e la Sicilia, protette dalla flotta inglese, dove si rifugiarono le famiglie reali sabauda e borbonica.
  • con l’Inghilterra venne invece firmata la pace di Amiens (1802): con la quale la Francia e l’Inghilterra si impegnavano, la prima a evacuare il Portogallo, lo Stato della Chiesa e Taranto, la seconda a restituire le colonie alla Francia e ai suoi alleati e Malta ai cavalieri dell’ordine gerosolimitano.
  • Divenuto console a vita, Napoleone approfittò del periodo di pace seguito al trattato di Amiens per riorganizzare l’amministrazione statale e varare nuovi codici a garanzia degli assetti sociali scaturiti dalla rivoluzione:
  • Concordato con la Santa Sede (Pio VII), 1802. Napoleone riconosceva il culto cattolico come religione “della gran maggioranza dei francesi”, dopo i decreti di persecuzione del periodo rivoluzionario; la Santa Sede riconosceva il nuovo governo ma rinunciava alla restituzione dei beni ecclesiastici e lasciava che lo Stato controllasse il clero.
  • Codice civile, detto Codice Napoleone: raccoglie molti provvedimenti varati durante il periodo rivoluzionario (soppressione dei privilegi di ceto e delle limitazioni alla libertà economica; tutela della proprietà e delle libertà d’iniziativa; vengono assicurate le libertà personali e l’eguaglianza di fronte alla legge, secondo i principi della Dichiarazione dei diritti del 1789) lasciando però cadere quelli più radicali del periodo giacobino
  • Riforma amministrativa: viene creato un sistema accentratore basato sui prefetti e sui sindaci, nominati dal potere centrale (1804)
  • Riforma finanziaria: funzionari statali per la riscossione delle imposte
  • Riforma economica: viene introdotta una moneta di valore reale e costante (franco d’argento, marengo, napoleone d’oro); Banca di Francia; industria, commercio
  • Riforma culturale: istituzione di un’efficiente scuola media superiore di carattere statale (elargizione di borse di studio), che sarà un canale di promozione sociale e strumento per formare funzionari e ufficiali competenti (Scuole elementari, Ginnasi, Licei, Scuole normali, Università)
  • Proclamatosi imperatore dei francesi (1804) e re d’Italia (1805), dovette fronteggiare le potenze europee sostenute dall’Inghilterra, che temevano un nuovo predominio francese sull'Europa. Nel 1805 si formò infatti la III coalizione (Inghilterra, Russia, Austria, Regno di Napoli, Svezia, Turchia).

Da ricordare, da una parte, le vittorie francesi nelle battaglie di Austerliz (in Moravia, 1805) e Jena (1806); e, dall’altra, la sconfitta francese a Trafalgar (presso Cadice, 1805) ad opera dell’ammiraglio inglese Nelson.

Con la pace di Presburgo (1805), l’Austria venne allontanata dall’Italia e dalla Germania, i due paesi che sotto ogni aspetto subirono maggiormente le conseguenze della rivoluzione francese e delle guerre che ne seguirono. Napoleone riorganizzò l’Europa centroccidentale sulla base degli interessi francesi. Al posto della Germania, nel 1806 sorse la Confederazione del Reno, sotto la protezione della Francia; Francesco d’Asburgo depose la corona imperiale germanica, conservando quella d’imperatore d’Austria, e si ebbe così la fine del Sacro Romano Impero.

Sempre nel 1806, la Repubblica Batava (l’Olanda), sorta durante la rivoluzione francese, fu trasformata in regno d’Olanda, sul cui trono sedette Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone.

  • 1806-7 IV coalizione (Inghilterra, Russia e Prussia). La Prussia era particolarmente preoccupata della potenza francese. La guerra si concluse con la pace di Tilsit (1807): la Prussia venne in gran parte smembrata. Russia e Francia si accordarono e fissarono il Danubio come limite delle rispettive zone d’influenza (a Tilsit avvenne l’incontro dei due imperatori: Napoleone e lo Zar Alessandro I).

In questo periodo si ebbe inoltre il decreto del Blocco continentale: la Francia vietò ai suoi alleati ogni rapporto commerciale con l’Inghilterra. Il blocco non ebbe successo e ciò, assieme alle difficoltà incontrate da Napoleone nell’assoggettare la Spagna, determinò la fine di Napoleone:

  • il Portogallo, la cui vita economica dipendeva dall’Inghilterra, rifiutò di applicare il blocco e allora Napoleone lo invase, costringendo la casa regnante a rifugiarsi in Brasile
  • la Spagna seguì poco dopo la sorte del Portogallo; il sovrano abdicò in favore di Napoleone, che cedette il trono al fratello Giuseppe. La Spagna però non si sottomise facilmente a questo stato di cose e iniziò un’instancabile guerriglia contro i francesi. La resistenza popolare all’occupazione napoleonica si concluse con la riconquista dell’indipendenza in gran parte del paese e con la proclamazione della costituzione di Cadice (1812), ispirata ai princìpi liberali.
  • Lo Stato pontificio rifiutò anch’esso di applicare il blocco e allora Napoleone lo fece invadere e annettere alla Francia, decretando la fine del potere temporale dei papi (1809). Il papa scomunicò Napoleone, e questi  fece imprigionare il pontefice a Fontainebleau. Tutto ciò fece perdere a Napoleone i vantaggi in termini di prestigio ottenuti con la firma del Concordato.
  • anche la Russia si rifiutò di applicare il blocco per i gravi danni che ne avrebbe subìto la propria economia. Fallita l’alleanza con la Russia, Napoleone si lanciò allora nella campagna di Russia (1812), che però si rivelò disastrosa per la Francia: giunto a Mosca, l’esercito francese fu costretto alla ritirata e poi annientato alla Beresina (fiume).
  • 1809 V coalizione (Inghilterra e Austria), causata dal desiderio di riscossa che era stato acceso dalla rivolta spagnola. Austriaci sconfitti a Wagram e costretti a firmare l’umiliante pace di Vienna che segna l’apogeo della potenza napoleonica, segnata dal suo matrimonio (1810) – dopo il divorzio da Giuseppina – con Maria Luisa d’Austria, figlia dell’imperatore (Napoleone si imparenta così con una dinastia di grande tradizione). Da Maria Luisa, N. avrà un erede cui sarà dato il nome di Napoleone e il titolo di Re di Roma.
  • 1813-14 VI coalizione (Inghilterra, Russia, Prussia, Svezia, Austria): Napoleone viene sconfitto, abdica in favore del figlio, poi si ebbe la rinuncia definitiva ai troni di Francia e d’Italia. Napoleone conservò per sé solo la sovranità sull’isola d’Elba e per sua moglie e suo figlio il Ducato di Parma. In Francia veniva intanto restaurata la monarchia borbonica con Luigi XVIII.
  • 1815 i cento giorni e la VII coalizione fuga dall’Elba mentre è in corso il Congresso di Vienna e definitiva sconfitta a Waterloo (1815). Esilio nell’isola di Sant’Elena, dove muore nel 1821.  

 

 

CONCETTI CHIAVE DELLA STORIA EUROPEA

  • L’impero d’oriente
  • L’impero d’occidente (Bisanzio)
  • L’impero
  • Il feudalesimo
  • Le due Europe che si evolvono a ritmi differenti: l’Europa dell’Ovest e l’Europa dell’Est
  • I popoli germanici
  • Gli arabi
  • I Turchi
  • Gli stati nazionali
  • Le monarchie assolute
  • Il ritardo delle due monarchie: Italia e Germania
  • La Riforma, le guerre di religione e la libertà religiosa

 

CRONOLOGIA DEI PRINCIPALI STATI IN ETA’ MODERNA E CONTEMPORANEA

 

FRANCIA

  • dal 600 a. C. è abitata da celti, liguri e iberi
  • dal 125 a. C. è colonizzata dai romani nel sud; l’antica Gallia fu conquistata da Cesare tra il 58 e il 50 a. C. e fece parte per quattro secoli dell’impero romano
  • 350 d. C. viene invasa da tribù germaniche tra le quali prevalsero i franchi, che sotto i Merovingi riunificarono la regione
  • 751 con Pipino il Breve subentrano i Carolingi
  • 25-XII-800 Carlo Magno viene incoronato imperatore del SRI
  • 843 Trattato di Verdun, nell’814 muore C. Magno e divide i territori imperiali tra i suoi figli; segue una serie intricata di lotte tra i discendenti di Carlo fino a che, con il Trattato di Verdun  (843) si stabilisce definitivamente la divisione dell’impero fra i tre figli di Ludovico il Pio (figlio di C. Magno):

Carlo il Calvo (Francia),

Lotario (Italia, titolo imperiale, divenuto puramente formale, e Lotaringia),

Ludovico il Germanico (Germania);

L’impero è sostanzialmente finito: tutto il suo territorio è coperto da una rete di grandi signorie feudali sotto la quale non possono ancora riconoscersi i confini delle future nazioni moderne.

  • 850 ca, nuova ondata di invasioni barbariche: i saraceni invadono la Francia a sud; i normanni la invadono a nord
  • l’autorità regia torna a imporsi sulle signorie feudali con la dinastia dei Capetingi che raggiungono la massima potenza nel XIII secolo
  • 1154 il re inglese Enrico II Plantageneto sposa Eleonora d’Aquitania ed estende i suoi possedimenti a gran parte della Francia
  • 1214 battaglia di Bouvines: il re inglese Giovanni Senza Terra viene sconfitto da Filippo Augusto di Francia e perde tutti i possedimenti francesi (Normandia, Bretagna, Angiò)
  • 1308-77, papato avignonese: Filippo il Bello entrato in conflitto con il papato per motivi giurisdizionali riuscì vincitore e alla morte di Bonifacio VIII fa trasferire la sede pontificia ad Avignone; l’episodio si inquadra nella lotta condotta dai sovrani francesi per guadagnare la propria indipendenza da altre autorità, lotta in cui si inquadra anche la guerra dei cent’anni
  • 1328-1453:  con la guerra dei cent’anni contro gli inglesi, la dinastia dei Valois riuscì a conseguire l’unità nazionale
  • 1494-1555 guerre d’Italia: i sovrani Carlo VIII, Luigi XII, Francesco I ed Enrico II intervennero in Italia per contrastare la presenza spagnola, ma il Trattato di Cateau-Cambrésis (1559), che segna il predominio spagnolo in Italia, mise fine a tali sforzi
  • 1560-98: periodo delle guerre di religione tra cattolici e protestanti, cui pone fine Enrico IV, capostipite dei Borbone con l’editto di Nantes (1598), che fissava lo stato giuridico delle minoranze protestanti (ma che fu revocato nel 1685)
  • Enrico IV respinge un’invasione spagnola e firma con Filippo II la pace di Vervins (1598)
  • Nel 1600 la monarchia francese si consolidò e divenne assoluta con i sovrani Luigi XIII, Luigi XIV e i ministri Richelieu, Mazarino, Colbert
  • 1618-48 con la guerra dei trent’anni, la Francia ridimensiona la potenza asburgica; nello stesso periodo, inizia la colonizzazione in America (Quebec, Louisiana, Antille)
  • 1713 con la pace di Utrecht viene ridimensionata l’egemonia francese in Europa e con Luigi XV comincia una profonda decadenza economica e politica
  • durante il regno di Luigi XVI (1774-92) il diffondersi dell’illuminismo e l’insofferenza dei ceti borghesi per il potere della nobiltà minarono lo stato assoluto e portarono allo scoppio della rivoluzione 1789 che abolì i privilegi della nobiltà e del clero e proclamo la I Repubblica
  • 1792 I repubblica, durante la Rivoluzione francese
  • 1804 Napoleone viene incoronato imperatore da papa Pio VII, I impero

 

  • 1814 alla caduta di Napoleone viene restaurata la monarchia borbonica con Luigi XVIII, il quale comprende che dalla Rivoluzione erano uscite due “France” (quella dei reazionari e quella dei liberali) e perciò con senso di moderazione concede una Costituzione nel 1814 (charte octroyée, cioè “costituzione concessa” dall’alto, non voluta direttamente dal popolo, come durante la Rivoluzione)
  • la politica moderata di Luigi XVIII fu però resa difficile dalla forte opposizione dei reazionari, che scatenano il cosiddetto “terrore bianco”, con tribunali e condanne a ex rivoluzionari; le agitazioni culminano con l’assassinio del Duca di Berry, ultimo discendente dei Borboni;
  • 1824 muore Luigi XVIII e gli succede il fratello Carlo X, capo degli ultras, dunque il clima reazionario si fa sempre più pesante
  • 1830 con la rivoluzione di luglio cui partecipa tutta la nazione – dalla borghesia agli operai – viene spodestato Carlo X; temendo che sotto la spinta delle forze popolari sia restaurata la repubblica, i liberali riescono ad affidare il trono a Luigi Filippo di Orléans, il cosiddetto “re cittadino”: a segnare il divario tra la vecchia monarchia di diritto divino e la nuova monarchia fondata sul consenso della nazione, il re accetta di giurare la Costituzione del 1830 (la stessa del 1814, solo con qualche ritocco).
  • Luigi Filippo che al suo apparire fu definito con scandalo il “re barricadero”, in realtà dimenticò ben presto le sue origini rivoluzionarie favorendo il progressivo irrigidirsi del regime su posizioni conservatrici. Egli fu fautore di una politica completamente chiusa alle classi popolari, espressione della borghesia degli affari, tanto che si parlò di “monarchia borghese”
  • 1848 scoppia a Parigi la rivoluzione (l’occasione è la proibizione di un banchetto organizzato per la propaganda politica dall’opposizione); Luigi Filippo abdica e si rifugia in Inghilterra nella speranza di salvare il trono al figlio, ma a differenza che nel 1830, questa volta le forze popolari hanno il sopravvento e riescono a proclamare la II repubblica; il trionfo delle forze popolari spaventa la borghesia che affida la presidenza della repubblica  a Luigi Napoleone Bonaparte (nipote di Napoleone I)
  • 1851 con un colpo di stato, Luigi Napoleone si proclama imperatore, chiedendo l’approvazione del popolo con un plebiscito; nasce il II impero. Garante degli interessi della borghesia, il governo di Napoleone III assicura all’interno la prosperità economica attraverso l’abbandono del protezionismo in favore del libero scambio, cosa che dà grande slancio all’economia francese. Napoleone era però anche legato agli ambienti militari e al partito bonapartista che sognavano il ritorno della Francia al primato europeo. Ciò del resto si legava alle segrete mire dello stesso imperatore che da buon ex cabonaro pensava di essere depositario della missione di liberare le nazionalità oppresse. Liberare le nazionalità oppresse significava rivedere l’assetto dato all’Europa dal congresso di Vienna; il che significava – proprio come per Napoleone I – porsi contro le potenze conservatrici e far loro guerra: la Russia, l’Austria, la Prussia.
  • 1854-56 guerra di Crimea tra la Russia, da una parte, e la Turchia, appoggiata da Francia, Inghilterra e Piemonte, dall’altra
  • 1859 II guerra d’indipendenza italiana che vede schierate da un lato le truppe franco-piemontesi e dall’altro quelle austriache. Napoleone III è indotto ad appoggiare il Piemonte dalla speranza di creare nel resto d’Italia dei regni sotto l’influenza della Francia; quando tale possibilità viene meno, si ritira dalla guerra firmando l’armistizio di Villafranca con l’Austria.
  • 1870 2 settembre: la sconfitta di Sedan, uno degli episodi conclusivi del conflitto franco-prussiano (che comporterà pesanti condizioni per la Francia sconfitta: cessione alla Prussia di due regioni, l’Alsazia e la Lorena; impegno a versare come indennità di guerra una cifra astronomica per l’epoca e occupazione prussiana, a spese della Francia, fino a debito completamente assolto), segna la fine del II impero e la proclamazione della III repubblica, dopo l’esperienza della Comune. Il 20 settembre, approfittando della disfatta francese, il governo italiano si impossessa di Roma, completando l’unificazione della penisola.
  • 1871 la Comune parigina

 

  • 1945 IV repubblica, proclamata dopo la guerra e l’occupazione nazista
  • 1958 V repubblica presidenziale con De Gaulle

 

INGHILTERRA

(attualmente: REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA)

Dalla conquista romana ai Plantageneti

  • abitato originariamente da popolazioni celtiche
  • dal 55-54 a.C. occupata dai romani (fino alla Scozia), che ne fecero la provincia di Britannia
  • nel 400-500 a. C. viene invasa dagli anglosassoni, poi cristianizzata
  • 1066 invasione normanna con Guglielmo il Conquistatore; viene introdotto il sistema feudale, ma con una forte autorità regia; comincia la fusione tra la classe di governo di origine normanna e la maggioranza della popolazione anglosassone.
  • 1154 inizia la dinastia dei Plantageneti (sostituita verso la fine del ‘400 dai Tudor) con Enrico II, che estende i possedimenti inglesi in Francia e conquista una parte dell’Irlanda, donata ai re inglesi da papa Adriano IV; il conflitto tra i figli di Enrico II, Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra indebolì la corona: Giovanni, sconfitto nella battaglia di Bouvines  (1214 ) da Filippo Augusto di Francia, perse tutti i possedimenti francesi (Normandia, Bretagna, Angiò)

Dalla Magna Charta alla Guerra dei Cent’anni

  • inizi 1200 lo sviluppo economico delle campagne in Inghilterra, più che in altri paesi, si risolse in un vantaggio per i proprietari terrieri che pilotano il passaggio della produzione agricola da un’economia di sussistenza a quella di mercato. Inoltre, nel 1200, grazie all’aumento dei mulini ed allo sfruttamento dell’energia idrica l’Inghilterra aveva avviato la sua prima rivoluzione industriale.

Tutto ciò aiuta a capire come, agli inizi del Duecento, il rafforzarsi del potere della corona farà temere ai ceti privilegiati di perdere quei diritti che nel corso dei secoli essi avevano acquistato, rafforzando il proprio potere.

  • 1215 la Magna Charta. Il tentativo del re Giovanni Senza Terra di rafforzare il proprio potere assoluto (cosa che si manifestava anche nella forte pressione fiscale cui sottoponeva i baroni inglesi per procurarsi ingenti somme di denaro che servivano a finanziare le sue imprese militari) portò all’emanazione della Magna Charta Libertatum, un documento con il quale i baroni pretendevano che il sovrano si impegnasse formalmente a rispettare la common law, ovvero il diritto consuetudinario inglese, quale si era venuto formando nei secoli precedenti, un insieme di norme fondate sul consenso esplicito di un’assemblea ma su quello tacito delle popolazioni, comprovato dall’uso delle generazioni. La Magna Charta libertatum, viene considerata la pietra angolare dell’edificio costituzionale inglese (più in particolare, si tratta di un documento che stabiliva i limiti del potere monarchico nei confronti dei feudatari, della chiesa, dei ceti borghesi, delle città e di tutti gli uomini liberi, e l’istituzione del consiglio comune, formato da 25 baroni, prima forma di parlamento). Probabilmente il significato della Magna Charta è stato in seguito sopravvalutato poiché essa non fu una specie di costituzione né con essa si voleva sottrarre potere al re Giovanni da parte dei suoi oppositori. Essi non mettevano in discussione il suo potere, ma semplicemente pretendevano il rispetto di antichi privilegi e di antiche consuetudini che prescrivevano moderazione nell’esercizio del potere. Siccome, d’altra parte, la corona mirava soprattutto ad accrescere il proprio potere di tassazione, uno dei principi rivendicati con più forza divenne che ogni tributo dovesse esser approvato da chi doveva pagarlo o dai suoi rappresentanti. Da ciò nacque l’idea di un consenso all’imposizione fiscale, che generò a sua volta quella di una rappresentanza dei corpi sociali chiamati ad accollarsene l’onere. Si afferma in sostanza il principio “nessuna tassa senza rappresentanza” (cui si richiameranno i coloni americani nella loro lotta per l’indipendenza dalla madrepatria) e nasce l’idea del Parlamento, che venne convocato per la prima volta nel 1265. Il Parlamento diventerà d’ora in poi un nuovo protagonista della storia inglese.
  • 1258 con gli Statuti di Oxford, la nobiltà, guidata da Simone di Monfort, ottiene ulteriori restrizioni dell’autorità regia e impone la convocazione a Londra di un grande parlamento  (1265) in cui saranno rappresentati anche la nobiltà minore e i borghesi; successivamente, la borghesia si separerà dai baroni, dando vita a un parlamento con due camere distinte, dei Lord e dei Comuni
  • Edoardo I conquista il Galles
  • Edoardo III (1327-77) cerca di conquistare la corona francese con la Guerra dei Cent’anni, che però si concluse con la rinuncia definitiva ai domini inglesi in Francia (eccetto Calais, perduta nel 1558)

 

1455-85: la guerra delle due rose e il Cinquecento, il secolo dei Tudor: alla fine della guerra dei Cent’anni, l’Inghilterra viene percorsa da conflitti dinastici; la lotta tra le due famiglie ducali dei Lancaster e degli York (Guerra delle due rose, 1455-85), si conclude con l’ascesa al trono di Enrico VI Tudor, erede dei Lancaster, che si sposa con l’ultima erede degli York, fondendo le due famiglie.

I Tudor governeranno l’Inghilterra durante tutto il 1500 (per l’Inghilterra il 1500 sarà il secolo dei Tudor, mentre il 1600 sarà quello degli Stuart) e faranno del proprio Paese una potenza commerciale, avviando anche l’espansione coloniale con la scoperta di Terranova.

Vediamo cosa fecero i singoli esponenti della dinastia.

  • Enrico VIII, restauratore della potenza della monarchia, si stacca da Roma proclamandosi capo della chiesa inglese (1534, Atto di Supremazia), perseguitando e condannando i suoi oppositori, tra cui il cattolico Tommaso Moro. Nei primi anni la separazione della Chiesa inglese da quella romana fu però un fatto puramente politico e organizzativo: la dottrina cattolica non venne mutata e non vi fu adesione né al luteranesimo, né al calvinismo; non a caso i luterani inglesi furono perseguitati quanto i cattolici.
  • Sotto il suo successore, il figlio nato dal suo primo matrimonio, Edoardo VI, il distacco dalla chiesa di Roma diventa anche dottrinale e l’anglicanesimo si avvia a diventare una vera e propria eresia (mescola elementi luterani, zwingliani e calvinisti). Sotto Edoardo viene creata la chiesa anglicana episcopale: un ordinamento rigidamente gerarchico, fondato sull’autorità dei vescovi, che faceva della chiesa un docile strumento nelle mani del re.

Nei confronti di questa chiesa di stato, guidata oltretutto da un clero corrotto, crescerà il malcontento e molti fedeli aderiranno al clero puritano (i puritani o calvinisti puri), basato su una più severa osservanza della morale e su di un’organizzazione decentrata della chiesa, fondata sulle singole parrocchie (presbiterianesimo): una struttura ecclesiastica gestita dal basso – sul modello di quella calvinista ginevrina – nella quale la comunità aveva il diritto di eleggere i propri pastori (scelti tra i membri più anziani, i “presbiteri”, appunto) secondo un principio democratico che lasciava libera espressione alla coscienza individuale.

Ciò entrerà in conflitto con le pretese assolutistiche dei sovrani, soprattutto gli Stuart, perché affermare che vi è un ambito, quello della coscienza appunto, su cui lo Stato non può esercitare la propria sovranità significa pensare ad una monarchia dotata di un potere non assoluto ma limitato.

Sotto Edoardo VI vennero perseguitati anche i cattolici che trovarono però appoggio nella sorella del re, Maria Tudor.

  • A Edoardo VI succede la sorella Maria I Tudor, detta la Cattolica o la Sanguinaria, con la quale si ebbe una restaurazione del cattolicesimo; la sovrana si rese presto impopolare sposando Filippo II di Spagna e cercando di restaurare con metodi repressivi il cattolicesimo.
  • Alla sua morte, in mancanza di eredi, il trono passò alla sorellastra Elisabetta I Tudor, detta poi la Grande (figlia di una dama di corte, per sposare la quale Enrico VIII aveva ripudiato la prima moglie), che riportò il paese all’anglicanesimo e sconfisse l’Invencible Armada di Filippo II, sancendo l’ascesa dell’Inghilterra a grande potenza (fondazione di compagnie commerciali e colonizzazione della Virginia).
  • Elisabetta dovette fronteggiare anche l’opposizione dei cattolici inglesi che, non riconoscendo in lei la legittima erede al trono (perché nata dal secondo matrimonio del padre), vedevano l’erede naturale nella regina di Scozia Maria Stuart, cattolica e imparentata con i Tudor. Maria perciò divenne il centro di una serie di intrighi – che vide complici i cattolici inglesi, Filippo II ed il papa – per rovesciare Elisabetta, che però riuscirà a fare giustiziare Maria Stuarda per alto tradimento.

 

  • 1603 Il Seicento, il secolo degli Stuart alla morte di Elisabetta I, che non si era sposata e non aveva avuto figli, il trono passa a un ramo laterale dei Tudor: infatti diventa re Giacomo I Stuart, re di Scozia, figlio di Maria Stuart. Le due corone di Inghilterra e di Scozia si uniscono: il cambio di dinastia coincide dunque con l’unificazione dell’isola. Da questo momento, Inghilterra, Scozia e Irlanda saranno riunite in un solo stato che si chiamerà Gran Bretagna (il governo della Scozia e dell’Inghilterra rimase però distinto fino al 1707, e si ebbe un Parlamento a Londra e un altro a Edimburgo).
  • 1628 “petizione dei diritti”. Giacomo I e soprattutto il suo successore Carlo I cercheranno di edificare una monarchia assoluta, ma ciò incontrerà la resistenza della società inglese, che avanzò precise rivendicazioni religiose, giuridiche ed economico-sociali. La “petition of rights” chiedeva infatti al re il ristabilimento delle libertà tradizionali.
  • 1642-49 la guerra civile. Contro i provvedimenti restrittivi del re insorsero poi la Scozia, l’Irlanda e successivamente si schierarono il “Parlamento breve” (1640) e il “Parlamento lungo” (1640-53), fino a che nel 1642 non scoppiò la guerra civile e il partito del parlamento, guidato da Cromwell, sconfisse il re e lo fece decapitare. La rivoluzione portò alla fine della monarchia ed alla proclamazione della repubblica.
  • 1649-60 il Commonwealth. Cromwell proclama la repubblica unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda (nota come Commonwealth), di cui nel 1653 Cromwell divenne dittatore col titolo di Lord Protettore
  • 1651 atto di navigazione: Cromwell dà un impulso decisivo alla potenza marittima del proprio paese con l’Atto di navigazione (le potenze terze sono escluse dal commercio tra l’Inghilterra e le sue colonie); combatte inoltre contro gli olandesi e gli spagnoli cui toglie la Giamaica
  • 1660-88 la restaurazione degli Stuart. Alla morte di Cromwell viene restaurata la monarchia degli Stuart con Carlo II. Non si tratta di un ritorno all’assolutismo ma di un modo per restituire ad un paese ormai lanciato nei traffici internazionali l’equilibrio e l’ordine necessari. Tanto è vero che Carlo II dovrà accettare l’Habeas corpus, una legge (1679) che garantiva le libertà del cittadino arrestato, riconoscendogli il diritto di conoscere le cause dell’arresto e di essere condotto davanti al giudice competente per poter richiedere la libertà provvisoria).
  • 1688 la Gloriosa rivoluzione. Quando Giacomo II cercherà di restaurare il cattolicesimo il parlamento inglese, volendo difendere il protestantesimo, sostituirà Giacomo II con Guglielmo d’Orange, stathouder (titolo che significa “capo del governo”), marito di Maria, una figlia di Giacomo. Sarà questa la cosiddetta “glorious revolution”, ovvero una rivoluzione fatta senza combattere (appunto perciò “gloriosa”): più che di una rivoluzione si tratterà di una svolta nell’indirizzo politico, avvenuta ai vertici dello Stato, senza coinvolgere minimamente il popolo.

Guglielmo d’Orange fu indotto dal parlamento ad accettare una Dichiarazione dei diritti (Bill of rights, 1689), un atto del parlamento inglese con il quale, dichiarato decaduto il sovrano Giacomo II Stuart, vennero imposti precisi limiti alle prerogative regie affermando che anche il sovrano è sottoposto alle leggi del proprio paese, e rivendicando al parlamento il controllo sulle finanze dello Stato.

 

  • 1707  Scozia e Inghilterra stipulano l’Atto di unione, che dà ufficialmente vita alla Gran Bretagna.
  • con l’inizio del XVIII secolo il paese inizia un’attiva politica estera: si batte per il mantenimento di un equilibrio sul continente europeo schierandosi a fianco di Luigi XIV nella Lega di Augusta e nella guerra di successione spagnola, che gli frutta Gibilterra
  • 1714 salgono al trono gli Hannover con Giorgio I, Giorgio II e Giorgio III sotto i quali il primo ministro (prima Walpole, poi i due Pitt) prese a dipendere dal parlamento, diviso nei due partiti dei tories e dei whigs
  • 1763 la rivalità con la Francia porta alla conquista del Canada Francese
  • 1776 le 13 colonie del Nordamerica proclamano la loro indipendenza, ottenendone il riconoscimento nel 1783
  • 1793 il paese entra nella prima coalizione antifrancese e sconfigge Napoleone sul mare a Trafalgar e per terra a Waterloo (1815)
  • continua l’espansione sul mare e verso la fine del secolo comincia la “rivoluzione industriale”; la rapida industrializzazione porta all’adozione del libero scambio e nel 1849 Peel sopprime gli atti di navigazione (vd. 1651)

 

  • 1899-1902 guerra anglo-boera
  • 1906 nasce il Partito laburista; si sviluppano i sindacati e le Trade Unions

 

ITALIA

 

Le prime invasioni, la riconquista bizantina e le conquiste longobarda e franca

  • unificata dai romani nel III sec. a. C. la penisola fu legata a Roma fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente
  • nel 410 avviene l’invasione dei Visigoti di Alarico, che saccheggiano Roma per tre giorni. E’ da qui che gli uomini del Rinascimento fanno partire il millennio di decadenza che fu chiamato appunto “età gotica”, termine poi ripreso dagli storici dell’arte – ma senza la forte valenza spregiativa che aveva nel Rinascimento – per indicare l’esperienza artistica di quel millennio.
  • 476, dopo le invasioni dei Goti e dei Vandali, Odoacre, capo sciro alla testa di un gruppo di barbari di diverse etnie, che si trovavano già in Italia, depose il giovanissimo imperatore Romolo Augustolo, un “augustarello” senza arte né parte, e si fece proclamare re, inducendo il senato a rimandare le insegne imperiali a Costantinopoli, capitale di quello che era ormai l’impero romano, non più d’Oriente, ma l’impero stesso, visto che quello d’Occidente era ormai finito.
  • Successivamente, nel 489 gli Ostrogoti, un ramo dei goti stanziati nei pressi del fiume Dnestr (Russia, URSS?), giunsero in Italia guidati da Teodorico, rovesciarono Odoacre e crearono un regno con capitale Ravenna. Si trattava di un regno romano-barbarico vista la collaborazione che, almeno fino a un certo punto, egli cercò ed ottenne, di esponenti della vecchia classe dirigente senatoria romana e dell’impero d’Oriente.
  • E’ dal 476 che si fa iniziare il Medioevo, ma in realtà se proprio si vuole individuare una cesura vera e propria sotto il profilo economico e sociale di allora, occorre guardare ai diciotto anni della guerra gotica (535-553), con la quale gli eserciti bizantini dell’imperatore Giustiniano restituirono l’Italia all’impero, mettendo fine al regno degli Ostrogoti fondato da Teodorico.
  • Il popolo invasore, i Longobardi, che nel 569 attraversò le alpi guidato da Alboino, sembrava avere le carte in regola per mettere in ordine la penisola. Ma, primo, essi non vollero mai veramente, o non ebbero la forza di conquistare l’Italia meridionale (che rimaneva in mano ai Bizantini). E’ con loro che l’immagine, tuttora perdurante, delle “due Italie” si affaccia all’orizzonte. Secondo, restii come furono a ad abbracciare il Cristianesimo nella sua versione cattolico-romana, non seppero allontanare il sospetto, per non dire l’aperta avversione che nutrivano nei loro confronti i vescovi di Roma. Al momento decisivo, questi non esitarono ad appellarsi a quei primi della classe che in fatto di cristianizzazione i Franchi erano stati già al tempo del merovingio Clodoveo (466 circa - 511) e continuavano ad essere a quello dei maestri di palazzo e re carolingi, grazie all’appoggio politico e logistico che essi prestavano alle missioni dei monaci anglosassoni oltre il Reno. Andò a finire che Carlomagno accolse di buon grado l’invito, cancellò più facilmente del previsto il regno di Pavia o, meglio, si autoproclamò sovrano anche di questo. Nel contempo, i Vescovi di Roma, senza averne il chiaro proposito, trascinati dalle circostanze, che non mancarono, al momento buono, di assecondare, divennero principi territoriali di Roma e del Lazio attuale (si costituisce in sostanza lo Stato della Chiesa, la cui origine si fa risalire alla donazione di Sutri, 728, un atto con il quale il re longobardo Liutprando cedeva al papa il castello di Sutri).
  • Mentre il regno d’Italia diveniva una tappa del percorso che i sovrani d’oltr’Alpe dovevano compiere per recarsi a Roma a cingere la corona del restaurato impero d’Occidente (il papa incoronò il re franco Carlomagno imperatore del Sacro Romano Impero), nasceva così in sordina il dominio temporale dei papi, che se fu per essi, in sostanza, una palla al piede ha ammesso per primo Paolo VI, avrebbe soprattutto costituito per secoli e secoli un ostacolo insuperabile all’unificazione territoriale della penisola.
  • All’inizio del secondo millennio – l’anno Mille della leggenda –, i giochi per l’Italia erano in parte già fatti o per lo meno ne esistevano le premesse. Tagliata fuori dalla corsa allora incipiente verso la costituzione di monarchie feudali, che avrebbero predisposto i quadri territoriali delle future monarchie nazionali, l’Italia vide consolidarsi, con la nascita del regno normanno, e poi svevo, di Sicilia (l’isola più l’Italia meridionale), la dicotomia fra il suo settentrione e il suo mezzogiorno. A sud di Roma, prendeva infatti vita un organismo statale che 

I Longobardi

  • Era infatti un popolo di guerrieri che non tardò a inventarsi una fantasmagorica etnogenesi che ne esaltò l’autocoscienza. Guidati dal re Alboino, passano le alpi e costituiscono un regno con capitale Pavia, comprendente gran parte dell’Italia settentrionale e i ducati di Spoleto e Benevento; il resto dell’Italia è in mano ai Bizantini. In tutta la penisola prevale il particolarismo economico che a Roma porta alla costituzione di uno Stato della Chiesa (la cui origine si fa risalire alla donazione di Sutri, 728, un atto con il quale il re Liutprando cedeva al papa il castello di Sutri) e a Venezia a quella di una repubblica retta da un doge elettivo

I Franchi

  • 754 chiamato dal papa, scende in Italia il re franco Pipino il Breve che sconfisse i Longobardi e ampliò  i domini della Chiesa
  • 774 Carlo Magno battè definitivamente i Longobardi e venne proclamato re dei Franchi e dei Longobardi
  • 800 dopo la proclamazione del SRI, il Regno d’Italia fa parte dell’Impero e con la sua  frantumazione cadde in balìa dei grandi feudatari italiani e stranieri (Berengario I, Rodolfo II di Borgogna, Ugo di Provenza, Berengario II) finchè non passò agli imperatori germanici con Ottone I.
  • 900 la Sicilia viene conquistata dagli arabi

 

I Comuni al centro e al Nord, il feudalesimo dei Normanni al Sud

  • Premessa. “I cinque o sei secoli iniziati intorno al Mille segnarono il culmine della civiltà italiana, quale forma e momento tra i più alti di quella europea. Senza di essi, l’Italia perderebbe molto della rilevanza per cui ancora oggi il suo nome vive nella cultura e nella coscienza civile (oltre che nel turismo!) del nostro mondo.” (G. Galasso)
  • 1024 - Nascono i Comuni. Nella prima parte di quel mezzo millennio la vecchia Italia longobarda e franca mutò radicalmente il suo sistema politico e sociale. Un buon riferimento è la rivolta politica e sociale dei Pavesi nel 1024 con l’incendio del palazzo imperiale e regio nella città capitale del regno d’Italia. Nacquero i comuni, che furono una reincarnazione moderna dell’antica città-stato ellenica, e costituirono la forza motrice di uno sviluppo che fece dell’Italia, già nel ‘200, un Paese ricco e avanzato. Essi segnarono pure una macroscopica affermazione della città come centro politico, economico, culturale. Le città italiane, profittando delle Crociate, conquistarono il primato economico e finanziario in Europa e nel Mediterraneo e si costruirono veri e propri imperi marittimi e commerciali.
  • Le aspirazioni autonomistiche dei comuni si scontrarono con l’autorità imperiale (Battaglia di Legnano tra la lega lombarda e Federico Barbarossa, 1176); le lotte tra l’imperatore e i comuni si conclusero con la pace di Costanza (1183), che riconobbe ai comuni indipendenza politica e giuridica
  • Nello stesso tempo il papato si rinnovò e iniziò la fase della sua storia, che dura ancor oggi, rivendicando la sua funzione di guida morale e civile del mondo cristiano.
  • Sempre nello stesso periodo, gruppi di geniali soldati di ventura normanni unificarono il Mezzogiorno, liberarono la Sicilia dai Musulmani e fondarono un regno ritenuto allora fra i più organizzati.
  • L’alleanza del Papato, del Regno di Sicilia, di Venezia e dei comuni guelfi (cioè fautori del papa) contro l’impero e i comuni ghibellini suoi fautori fu quasi la lontana anticipazione di una consapevole italianità politica. Del resto, fu proprio verso il 1200 che apparve anche nei documenti il nuovo nome degli abitanti d’Italia: italiani; e i nomi – si sa – non sorgono a caso.
  • sul finire del 1000, si aprì una lunga lotta tra la chiesa e l’impero per la questione delle investiture che si prolungò e si concluse solo nel 1122 con il concordato di Worms
  • mentre nell’Italia settentrionale il feudalesimo stava morendo di fronte all’attività dei Comuni, nell’Italia meridionale veniva creata, per opera dei Normanni, una forte monarchia feudale, che si sostituì al dominio bizantino e arabo; successivamente, l’Italia meridionale venne unita all’impero con Federico II, che aveva diritto al trono in quanto nato dal matrimonio tra Enrico VI di Svevia, imperatore, e Costanza di Altavilla, ultima erede dei re normanni.
  • La battaglia di Benevento (1266): il tramonto degli Svevi e il dominio angioino sulla Sicilia. Alla morte di Federico II l’impero cominciò a decadere perché i suoi successori ebbero difficoltà a gestire sia l’Italia, dove il papa reclamava la Sicilia, che fin dal tempo dei Normanni era considerato feudo pontificio, sia in Germania, dove i feudatari tendevano a sottrarsi all’autorità dell’imperatore. Tra i successori di Federico II, fu il figlio Manfredi che riuscì a impadronirsi del potere riorganizzando il partito ghibellino in Italia. Ma dato che il ghibellinismo della casa sveva costituiva una seria minaccia per il papato, i pontefici furono ostili a Manfredi che venne scomunicato due volte e poi offrirono la corona di Sicilia al re francese Carlo d’Angiò (i Francesi, fin dal tempo dei Franchi erano stati campioni di cristianizzazione). La battaglia di Benevento nel 1266, vinta da Carlo d’Angiò su Manfredi, figlio di Federico II, segnò il tramonto della dinastia sveva in Italia.
  • La guerra del Vespro e il passaggio della Sicilia agli Aragonesi (pace di Caltabellotta, 1302). Ma la dominazione angiona sull’Italia meridionale (che durò in tutto 36 anni), duramente repressiva ed esosamente fiscale, non tardò a sollevare il malcontento delle popolazioni ed in particolare della Sicilia, diventata tra l’altro un territorio marginale del regno perché Carlo aveva trasportato la capitale a Napoli. Fu proprio in Sicilia che scoppiò la rivolta e i siciliani, sentendosi deboli di fronte alle forze francesi, invocarono l’aiuto di una potenza rivale alla Francia, l’Aragona, nella persona di Pietro III d’Aragona, che vantava diritti sul regno di Sicilia in quanto aveva sposato Costanza, figlia di Manfredi. Si ebbe così la cosiddetta guerra del Vespro, che si concluse con la pace di Caltabellotta (1302) fra Carlo d’Angiò e Federico II d’Aragona. La Sicilia passò sotto il dominio aragonese, mentre il resto dell’Italia meridionale rimase sotto il dominio angioino.
  • Nel 1442 Alfonso V d’Aragona riunificò il regno di Sicilia con quello di Napoli, dando vita al Regno delle Due Sicilie, ma alla sua morte il regno tornò a dividersi. Il Regno delle Due Sicilie venne ricostituito nuovamente nell’età della Restaurazione (1816) da Ferdinando IV di Borbone e cessò di esistere nel 1860 con l’annessione al Regno Sardo (unificazione italiana).
  • Nel 1494 Carlo VIII di Francia scenderà in Italia per riconquistare il regno strappatogli dagli Aragonesi: è l’inizio delle Guerre d’Italia.

 

Dai Comuni alle Signorie e ai Principati – Le guerre d’Italia tra Francia e Spagna

  • 1200 e 1300: l’avvento delle Signorie le lotte interne ai comuni (guelfi e ghibellini) portarono all’avvento delle Signorie, mentre l’impero perdeva prestigio e il papato era assente (cattività avignonese)
  • 1400 e 1500: le Signorie si consolidarono in Principati le Signorie si svilupparono in principati su base regionale. L’Italia contava cinque grandi stati regionali:
  • Milano, 
  • Venezia, repubblica 
  • Firenze, repubblica e ducato
  • Stato della Chiesa
  • Regno di Napoli

Uno straordinario fervore degli studi e delle arti (Umanesimo e Rinascimento) fece dell’Italia uno dei maggiori centri di irradiazione culturale. Tra gli Stati vi furono delle lotte, ma a partire dal 1454, con la Pace di Lodi si ebbe una fase di equilibrio politico, che però si chiuse con l’inizio delle Guerre d’Italia.

  • Le Guerre d’Italia si concludono nel 1559, con il Trattato di Cateau-Cambrèsis, che pone la penisola sotto l’egemonia spagnola.

 

L’Italia spagnola del 600: 150 anni di dominio spagnolo, dal 1559 (Cateau-Cambrésis) al 1713 (Utrecht)

gli spagnoli governano sui seguenti territori, ma di fatto esercitano la loro influenza su tutta la penisola:

  • il ducato di Milano
  • i regni di Napoli e di Sicilia
  • la Sardegna
  • lo Stato dei Presìdi (è una entità politica costituita nel 1557 da Filippo II; comprende alcune piazzeforti sul litorale tirrenico: Orbetello, Talamone, Porto Ercole, Monte Argentario, Porto Santo Stefano; dopo varie vicissitudini, nell’età della Restaurazione questi territori tornarono al granducato di Toscana).
  • Il predominio spagnolo coincise con una grave decadenza politica ed economica dell’Italia, mentre alla cultura rinascimentale si sostituiva quella della controriforma (nel 1563 si chiudeva il concilio di Trento). Il malgoverno spagnolo causò una serie di sommosse e rivoluzioni tra le quali fu celebre quella di cui si mise a capo Masaniello, un pescatore di Amalfi, che riuscì a ottenere la revoca della gabella sulle frutta.

 

L’Italia del 700 e il Congresso di Vienna

  • coi trattati di Utrecht e Rastadt, il posto della Spagna venne preso dall’Austria, che controllava Milano e Mantova
  • il Regno di Napoli, con la Sicilia, passò nel 1738 a Carlo di Borbone (trattato di Vienna: è una delle paci dei conflitti di successione che si ebbero nel 1700)
  • la Sardegna entrò a far parte dei possessi sabaudi al posto della Sicilia, che nel 1713 aveva apportato ai duchi di Savoia il titolo regio
  • nella seconda metà del 700 si intrapresero, sotto l’influsso dell’illuminismo, varie riforme, specialmente in Lombardia, Toscana e Napoli e l’Italia si aprì alla cultura europea
  • la rivoluzione francese e l’impero napoleonico introdussero in Italia le conquiste politiche francesi e modificarono l’assetto territoriale

Inizialmente vennero fondate delle repubbliche (fase repubblicana, 1796-1805)

  • Repubblica Cisalpina, (dal latino cis, “di qua da”, significa: repubblica situata di qua dalle Alpi rispetto a Roma), comprendeva l’Italia del Nord (Lombardia ed Emilia Romagna)
  • Repubblica Cispadana, comprendeva ex domini pontifici, durò solo due mesi e venne annessa a quella Cisalpina
  • Repubblica Italiana, nata dallo scioglimento della Cisalpina
  • Repubblica Ligure
  • Repubblica Partenopea o Napoletana. Il governo francese varò importanti misure contro la feudalità, ma non riuscì a coinvolgere le campagne. Ciò facilitò la reazione borbonica guidata dal cardinale Ruffo, che costrinse i giacobini italiani a un’onorevole resa.

Successivamente si passò ad un assetto monarchico (1805-14)

  • Regno d’Italia, Napoleone assunse il titolo di Re d’Italia
  • Il Congresso di Vienna riportò l’Italia all’assetto pre-napoleonico, con l’eccezione di Genova, che passò ai Savoia, e del Veneto, che annesso all’impero asburgico, formò con la Lombardia il regno Lombardo-Veneto.

 

Il Risorgimento

Presentazione generale.

  • Risorgimento.

La parola R. si incontra per la prima volta, ma col significato di Rinascimento, nell'opera del Bettinelli Il Risorgimento d'Italia dopo il Mille (1773). Nel senso attuale si diffuse durante il sec. XIX; essa indica il movimento che portò, dopo oltre un millennio di soggezione e di divisione politica, all'unità nazionale italiana. Per la verità si tratta di un mito, profondamente intriso di valori romantici, perché ri-sorgere significa ritornare indietro ad una situazione già esistente nel passato, cosa che per quanto riguarda il nostro paese non è nella realtà storica: l’Italia non fu mai politicamente unita e contesti completamente differenti erano quelli indicati come ideale riferimento, l’età imperiale romana e l’età dei liberi Comuni. Ma questa componente mitica non è affatto da trascurare, proprio perché, come vedremo, è a tutti gli effetti parte integrante dello stesso processo unitario, espressione dell’esigenza di rafforzare o suscitare  il sentimento nazionale.

  • Il R. coincise con i moti indipendentisti verificatisi in altri paesi europei e con la lotta condotta dalla borghesia per abbattere i regimi assolutistici. Le idee di unità, di indipendenza e di rinnovamento delle vecchie strutture politiche si diffusero in Italia soprattutto durante l'età napoleonica. Successivamente, dopo la Restaurazione seguita al Congresso di Vienna (1815), vennero accolte dalla borghesia lombarda, che vedeva nella formazione d'uno stato italiano (federale o unitario) la premessa indispensabile per un più ampio proprio sviluppo industriale e commerciale, e trovarono viva eco in tutta la classe intellettuale italiana, dalle Alpi alla Sicilia. Tra i vari stati in cui era divisa l'Italia quello piemontese, l'unico dotato d'un esercito efficiente, finì per mettersi alla testa del movimento.
  • Il R. venne invece avversato dalla Chiesa e dai grandi proprietari agrari, timorosi di qualsiasi novità, oltre che, naturalmente, dai regimi assolutistici e, anche se non mancarono numerose eccezioni, dalla casta aristocratica raccolta intorno ad essi. La massa contadina, misera, analfabeta, da secoli esclusa da ogni partecipazione alla vita politica, restò come ai margini del movimento. E' da notare che tra le varie correnti politiche indipendentiste prevalsero quelle moderate o di destra, facenti perno, da un certo momento, sulla monarchia sabauda. In questo senso il nuovo stato italiano nacque, per molti aspetti, in un clima reazionario.

 

Correnti politiche del Risorgimento

 

Area di sinistra:

democratici-rivoluzionari

 

vogliono usare come strumento l’insurrezione armata popolare

Area di destra:

moderati-riformisti

 

non vogliono guerre né insurrezioni, ma riforme

Repubblicani unitari

Repubblicani federalisti

Neoghibellini

Neoguelfi

(federalisti)

Filosabaudi

L’Italia deve essere “una, indipendente, libera e repubblicana”.

Sostengono che occorre garantire, su base federale, il rispetto delle diversità storiche e regionali.

A differenza dei Neoguelfi (à), i neoghibellini negano credibilità e legittimità storica al possibile ruolo guida del papato, che viene visto – riprendendo Machiavelli – come il principale responsabile della mancata unificazione della penisola.

Costituzione di una federazione di tutti gli stati sovrani sotto la presidenza del pontefice.

Il Piemonte deve mettersi a capo dell’unificazione italiana e guidare gli altri Stati.

Mazzini, Garibaldi

Cattaneo (liberale), Ferrari (socialista)

Storici e letterati tra cui: Niccolini, Guerrazzi,

Giusti.

Gioberti

Balbo e  D’Azeglio

 

 

  • Col Congresso di Vienna l'Austria ebbe praticamente il controllo della penisola. Questo, in seguito, fu malvisto dalla Francia e dall'Inghilterra, le quali favorirono perciò il sorgere d'uno stato indipendente. L'Inghilterra, in particolare, considerò l'Italia come elemento d'equilibrio nel Mediterraneo rispetto sia alla Francia che all'Austria.
  • Iniziatosi praticamente nel 1814-15 con la Restaurazione, il R. si concluse nel 1861, quando venne proclamato il regno italiano. Principali avvenimenti furono i moti del 1820-21, i moti del '31, la prima guerra d'Indipendenza (1848-49), la seconda guerra d'Indipendenza (1859). La terza guerra d'Indipendenza (1866) completò l'opera risorgimentale. Molti considerano la Grande guerra (1915-18) come una quarta guerra d'Indipendenza, perché diede all'Italia parte del territorio posto a nord- est, ancora sotto il dominio austriaco.
  • Alla visione oleografica del R. tipica d'una parte della nostra storiografia si tende oggi a sostituire una visione più realisticamente precisa degli uomini e degli avvenimenti.
  • Quanto alle correnti culturali e politiche che percorsero l’Italia durante il Risorgimento e che si divisero sui modi e sul tipo di obiettivo da raggiungere attraverso il processo di unificazione, si veda la seguente tabella.

 

 

Cronologia

  • 1000-1200 circa: è intorno al  1000, dopo il periodo delle dominazioni longobarda e franca, seguite alla caduta dell’impero romano, che comincia per l’Italia una nuova epoca di sviluppo segnata dalla nascita dei Comuni. L’alleanza tra il Papato, il Regno di Sicilia, Venezia e i comuni guelfi contro l’Impero “fu quasi la lontana anticipazione di una consapevole italianità politica” (Galasso). Del resto è proprio in questa epoca, cioè verso il 1200, che comincia a comparire nei documenti il nuovo nome degli abitanti d’Italia: italiani, e i nomi – si sa – non sorgono a caso.
  • 1350-1500 è il periodo delle Signorie (poi Principati), grande creazione politica italiana che anticipa le forme dello Stato moderno; in questo periodo l’Italia è ricchissima, coltissima, raffinatissima ma politicamente divisa (ricordare le lamentele di Machiavelli contro questa situazione) e non dà avvio alla costruzione di uno Stato potente. Cade perciò sotto il dominio spagnolo, vittoriosi sui francesi nelle guerre d’Italia (1559: pace di Cateau-Cambrésis).
  • 1559-1713 dominio spagnolo, che termina con la guerra di successione spagnola che consegna agli austriaci il dominio italiano (trattati di Utrecht e Rastadt)
  • 1796: nell’età napoleonica: si diffondono idee di libertà e indipendenza; è da questa data (ma anche dal 1815) che si fa iniziare il Risorgimento.
  • 1815 Congresso di Vienna: l’Italia è sotto il controllo dell’Austria. Ciò non è ben visto dall’Inghilterra e dalla Francia che favoriranno il raggiungimento dell’indipendenza e dell’unificazione della penisola.
  • 1820 e 1830: nel quadro dei moti dell’età della Restaurazione si hanno i primi tentativi di conquistare l’indipendenza da parte dell’Italia: 1820, a Napoli, in Sicilia e Piemonte; 1830: nei Ducati di Modena e Parma e nello Stato Pontificio. Questi tentativi falliscono.
  • 1833-35: cospirazioni mazziniane in Piemonte, Savoia, Genova, Lombardo-Veneto, Mezzogiorno: scoperte e stroncate nel sangue; Mazzini viene assalito dalla “Tempesta del dubbio”.
  • 1848 I guerra d’indipendenza, si svolge nel quadro dei moti che percorrono tutta l’Europa. Carlo Alberto insorge contro gli austriaci e ottiene l’appoggio del Regno delle due Sicilie e di Pio IX. Si conclude con un sostanziale insuccesso: Carlo Alberto abdicherà in favore del figlio Vittorio Emanuele II che firmò l’armistizio con gli austriaci. Le ragioni del fallimento vanno individuate nella divisione delle forze italiane, parte delle quali temono che il Piemonte voglia condurre una guerra finalizzata esclusivamente all’accrescimento del proprio potere e non all’unificazione della penisola.
  • Fallita l’inziativa moderata, i mazziniani continuano la rivoluzione, proclamando a Roma la Repubblica Romana, retta da un triumvirato, e dichiarando la fine del potere temporale dei papi. Luigi Napoleone, difensore della causa cattolica, e tutta l’Europa, allarmata dalla paura del “pericolo rosso” (benchè Mazzini non sia comunista) sollevata dai moti del 1848 che vedono per la prima volta protagoniste le classi lavoratrici, reagiscono e stroncano le insurrezioni.
  • 1849-60: negli anni Cinquanta sono ancora attivi i mazziniani (insurrezione di Milano, 1853; Sapri, 1857), ma il fallimento del tentativo di fare insorgere il popolo spinge molti democratici ad aderire alla convinzione che l’unità nazionale vada perseguita sotto la guida di casa Savoia: in questa direzione, viene fondata a Torino la Società Nazionale Italiana (1857), cui aderiscono, tra gli altri, La Farina e Garibaldi.
  • 1854-56 guerra di Crimea tra la Russia, da una parte, e la Turchia, appoggiata da Francia, Inghilterra e Piemonte, dall’altra; è l’occasione con la quale Cavour – convinto che l’unificazione non possa attuarsi se non nel gioco diplomatico tra le grandi potenze e con il loro aiuto – porta all’attenzione internazionale la questione italiana
  • 1858 nell’incontro di Plombières, una località termale francese, tra Napoleone III e Cavour si stabilisce segretamente quanto segue (gli accordi di P. servono a preparare la II guerra d’Indipendenza):
  • la Francia si impegna a dare aiuto al Piemonte, se aggredito dall’Austria; conseguentemente viene anche previsto un nuovo assetto della penisola italiana:
  • un regno in Alta Italia, sotto i Savoia; alla Francia andranno in cambio Nizza e la Savoia
  • un regno nell’Italia centrale, sotto una dinastia francese
  • un regno nell’Italia meridionale, governato non più dai Borboni ma probabilmente da un discendente di Giocchino Murat
  • al papa viene garantito uno Stato, ma molto più ridotto rispetto a quello attuale (il dominio viene praticamente ridotto al Lazio) e gli viene offerta la presidenza della federazione degli Stati italiani
  • 1859 II guerra d’indipendenza che vede schierate da un lato le truppe franco-piemontesi e dall’altro quelle austriache; proprio quando le vicende militari stanno volgendo a favore degli alleati, Napoleone III propone agli austriaci, senza alcun accordo preventivo con il governo piemontese, l’armistizio di  Villafranca, che prevede:
  • cessione della Lombardia alla Francia (che l’avrebbe successivamente ceduta al Piemonte); 
  • mantenimento in mani asburgiche del Veneto
  • ripristino della situazione precedente in quelle località dell’Italia centrale dove erano avvenuti nel frattempo moti insurrezionali

Motivazioni che spingono Napoleone a stipulare l’armistizio:

  • alto costo in termini umani e finanziari che la guerra stava assumendo
  • timore di un intervento della Prussia a fianco dell’Austria
  • preoccupazione per la situazione che si era venuta a creare nell’Italia centrale – dove gli stati liberati volevano annettersi al Piemonte –, che faceva dileguare il sogno di costellare l’Italia di stati vassalli della Francia (vd. soprattutto l'esempio toscano), come volevano gli accordi di Plombiéres
  • le annessioni al Piemonte creavano inoltre il pericolo che il regno sabaudo assumesse un ruolo troppo forte nella penisola
  • lo stesso Stato Pontificio appariva ora in pericolo e ciò aveva sollevato le proteste dell’opinione pubblica francese, in particolare cattolica
  • 1860 falliti i disegni di Cavour, l’iniziativa passa alle forze democratiche: Garibaldi conduce la spedizione dei Mille, conquista il Regno delle Due Sicilie e lo consegna a Vittorio Emanuele II nello storico incontro di Teano (presso Caserta). La spedizione di Garibaldi non venne intralciata dalla flotta inglese che si trovava nel Mediterraneo e non venne né favorita né ostacolata drasticamente dai Piemontesi (se infatti Cavour la riteneva pericolosa, Vittorio Emanuele II non la temeva perché un’eventuale vittoria sarebbe stata comunque proclamata in nome dei Savoia), che al momento opportuno  seppero riprendere in mano la situazione, mandando incontro a Garibaldi vittorioso le proprie truppe.

Le ragioni per cui Garibaldi con un piccolo esercito riuscì a trionfare contro le forze militari sicuramente maggiori dei Borboni sono dovute al fatto che i contadini lo appoggiarono perché vedevano in lui un liberatore sociale (distribuzione delle terre); ben presto però Garibaldi dovette cambiare atteggiamento nei loro confronti – attuando, dopo le aperture iniziali, delle repressioni violente dei “cafoni” – per non inimicarsi i baroni meridionali. Questi infatti non si opponevano alla sua spedizione perché pensavano che con essa si sarebbe semplicemente sostituito il dominio dei Borboni con quello dei Savoia, mantenendo i propri privilegi. (à brigantaggio)

  • 1861 viene proclamato il regno d’Italia

 

L’Italia post-unitaria

  • 1861-76: la Destra storica al potere. Destra storica è il nome che si dà al gruppo dirigente liberal-moderato che governa l’Italia nei primi anni dell’unificazione. Vi appartennero uomini di diversa formazione come Ricasoli, Spaventa, Sella. Espressione dell’aristocrazia e della grande borghesia, erano praticamente dei liberali moderati, monarchici, tendenzialmente conservatori, favorevoli a libere elezioni purchè su base censitaria, antiprotezionisti, e sostenitori – relativamente al contesto italiano – di uno sviluppo economico basato sull’agricoltura: in sintesi, essi si ponevano come continuatori dell’azione cavouriana. Gli uomini della Destra affrontarono vari problemi:
  • accentramento amministrativo e unificazione legislativa;
  • forte pressione fiscale (tassa sul macinato)
  • repressione delle forze politiche estreme (repubblicani, anarchici, socialisti, clericali)
  • tentativo di completare l’unificazione della penisola:
  • 1864 15 settembre: proseguono i tentativi del governo italiano per annettersi Roma, che però aveva in Napoleone III uno strenuo difensore: viene firmato un ambiguo compromesso destinato a fallire: la Convenzione di settembre, con la quale la Francia si impegnava a ritirare le proprie truppe da Roma e in cambio l’Italia si impegnava a conservare Roma al Papa difendendola da qualsiasi attacco; come garanzia della rinuncia a Roma il governo italiano si impegnava a trasferire la capitale da Torino a Firenze.
  • 1866 III guerra d’indipendenza: acquisto del Veneto attraverso la guerra franco-prussiana; restano irredente Trento e Trieste
  • 1870, il 20 settembre, approfittando della disfatta francese a Sedan (2 settembre), il governo italiano si impossessa di Roma, completando l’unificazione della penisola.

 

  • 1876-87: la Sinistra storica al Potere. Il fiscalismo e l’autoritarismo della Destra favorirono l’avvento al potere della Sinistra storica (raggruppamento di uomini politici che comprendeva esponenti dell’alta borghesia; della media e piccola borghesia; democratici di diverse tendenze, ma esclusi gli esponenti della estrema sinistra radicale). Ne fecero parte Depretis, Cairoli, Crispi, Nicotera, Zanardelli. La fine del periodo di governo della Sinistra, viene diversamente fissato dagli storici, che la individuano nei seguenti momenti:
  • 1882, avvio della pratica politica del trasformismo con Agostino Depretis
  • 1896, caduta di Crispi
  • 1922, avvento del fascismo.

Noi faremo finire la Sinistra con l’avvento del fascismo e divideremo la sua  storia in queste tre fasi:

 

a) Il governo di Agostino Depretis, il trasformismo e il governo Crispi  
  • allargamento del diritto di voto
  • istruzione elementare e gratuita (legge Coppino, 1877)
  • libertà di associazione
  • alleviamento delle imposte (abolizione della tassa sul macinato)
  • avvio di una politica economica meno liberista: protezionismo per favorire la produzione industriale e il grano nazionale
  • le elezioni del 1882 segnarono una svolta nella pratica politica di Depretis: quando vide che i risultati delle elezioni furono incoraggianti per altre forze politiche (la Destra ottenne buoni risultati e per la prima volta un socialista, Andrea Costa, poté sedere in parlamento), lo statista diede avvio alla politica del trasformismo che consisteva nel raccogliere a sostegno del proprio governo deputati di diversi partiti (i quali si trovavano d’accordo su un determinato programma), superando le distinzioni di Destra e Sinistra. Se da una parte questo garantiva la possibilità di governare, dall’altra favoriva corruzione e clientelismo.
  • Quanto alla politica estera, durante il governo della Sinistra si ebbe un avvicinamento dell’Italia ad un suo tradizionale nemico: l’Austria.

 

b) La crisi di fine secolo (1896-1900)

 

c) L’età giolittiana, la prima guerra mondiale e l’avvento del fascismo al potere (1903-1922)

  • 1903-13 età giolittiana. Presidente del consiglio, salvo brevi, intervalli nel periodo indicato, Giolitti favorì lo sviluppo industriale del paese, tollerando una crescita pacifica del movimento operaio e socialista; statalizzò le ferrovie, estese l’assistenza ai lavoratori e istituì il suffragio universale maschile (1913). Dopo la guerra di Libia (1911), per bloccare un possibile successo socialista, concluse un accordo elettorale coi cattolici conservatori (patto Gentiloni, 1913), che fu poi tra le cause della sua caduta perché la sua maggioranza divenne troppo condizionata dalla presenza di conservatori.

Il patto Gentiloni prende il nome dal presidente dell’Unione elettorale cattolica, Vincenzo Ottorino Gentiloni, che nel 1913 concluse un accordo segreto con i liberali giolittiani: in base al patto, il voto cattolico sarebbe andato a quei candidati che avessero accettato un programma concordato (se eletti, essi non avrebbero, ad esempio, mai dato il proprio appoggio a leggi che andassero contro i princìpi cattolici: divorzio, ecc.). Il sostegno cattolico permise a Giolitti di disporre nel parlamento di una larga maggioranza, nella quale però era aumentato il numero dei conservatori, cosa che finì per impedirgli di proseguire nella sua politica riformista e fu tra le cause della sua caduta.

Antinterventista, Giolitti tornò sulla scena politica nel 1920-21, ricoprendo la carica di presidente del consiglio. Sottovalutò il movimento fascista, convinto di poterlo riassorbire nelle forme dello stato liberale; passò a un’aperta opposizione soltanto dopo il delitto Matteotti (1924).

 

L’Italia fascista

  • 23 marzo 1919  a Milano, in Piazza San Sepolcro, Benito Mussolini fonda il Movimento fascista, che si costituirà in partito politico nel 1921. Influenzato da varie correnti (nazionalismo, sindacalismo rivoluzionario, dannunzianesimo, futurismo), il fascismo indirizzò il malcontento provocato dalla crisi post-bellica in ampi strati della popolazione (reduci, piccola borghesia, giovani) verso un programma di sovvertimento delle istituzioni liberali.
  • Dopo aver appoggiato l’impresa dannunziana di Fiume (1919) si guadagnò l’appoggio di vasti settori del mondo agrario e industriale con l’attacco armato portato, mediante le “squadre d’azione”, al movimento socialista e alle organizzazioni sindacali.
  • 28 ottobre 1922, il partito fascista conquista il potere con una prova di forza, la marcia su Roma, che il re Vittorio Emanuele III non volle reprimere militarmente.
  • Dopo la nomina di Mussolini a capo del governo, il fascismo continuò a impiegare la forza contro gli avversari politici creandosi un proprio corpo militare (la MVNF, gennaio 1923).

 

L’IMPERO E IL MONDO GERMANICO

  • 843 con la spartizione del Sacro Romano Impero, la parte a oriente del Reno toccò a Ludovico il Germanico (trattato di Verdun) e si formò così il regno di Germania, divenuto elettivo a partire dall’887 (elettori sono detti i principi che detengono il diritto di eleggere l’imperatore)
  • 962 Ottone I di Sassonia si fa incoronare imperatore dal papa e ottiene anche il controllo dell’Italia che però poi perderà
  • 1125  inizia la lotta per il controllo della corona imperiale tra la casata di Sassonia (guelfi) e quella di Svevia (Ghibellini)
  • 1125  nasce Federico I di Svevia detto il Barbarossa (casa di Hohenstaufen)
  • 1250-1273 dopo la morte di Federico II viene a mancare un potere centrale: è il periodo del grande interregno
  • 1226 a partire da questa data l’ordine militare-religioso dei Cavalieri teutonici inizia la propria espansione verso Est e conquista il territorio della Prussia, uno stato che insieme all’Austria assumerà grande importanza nella storia futura della Germania (i cavalieri teutonici saranno fermati nella loro espansione verso Est da Alexandr Nevskij, nel 1242; vd. film di Eisenstein che utilizza questo evento storico in chiave antinazista)
  • 1273 viene eletto imperatore Rodolfo d’Asburgo: comincia la formazione della potenza asburgica
  • 1291 gli Asburgo avevano diritti di sovranità su tre comunità di montanari (Schwyz, Uri e Unterwalden) situate in una regione allo sbocco del valico alpino del San Gottardo; questi tre cantoni si uniscono in una lega perpetua che sconfiggerà gli Asburgo e darà il via al processo che porterà alla formazione della Confederazione svizzera, che si staccherà ufficialmente dall’impero nel 1499
  • ridottosi l’impero quasi solo alla Germania, gli imperatori potevano contare solo sulla propria potenza dinastico-patrimoniale per esercitare una effettiva sovranità: tra le famiglie che ebbero il titolo imperiale furono quelle dei Lussemburgo e degli Asburgo che riuscirono a conseguire in questa direzione i successi più notevoli
  • I Lussemburgo ottengono l’eredità del regno di Boemia per il quale ebbe particolare cura Carlo IV, che nel 1349 fondò l’università di Praga
  • Gli Asburgo invece svilupparono la loro potenza a sud-est: conquistarono Carinzia, Carniola, Tirolo e Trieste e in virtù di un accordo con i Lussemburgo acquisirono anche Ungheria e Boemia (da questo momento l’Austria diventa uno stato plurinazionale, ma con lingua, tradizioni e classi dominanti tedesche); il matrimonio tra Maria di Borgogna e Massimiliano d’Asburgo fece sì che anche parte della Borgogna entrasse a far parte dei domini asburgici
  • 1458 a partire da questa data, il titolo imperiale sarà conferito sempre agli Asburgo, che lo manterranno fino all’abolizione del Sacro Romano Impero (1806)
  • 1499 si stacca dall’impero la Confederazione svizzera
  • 1519 una serie di circostanze casuali ed un’accorta politica matrimoniale fanno congiungere le corone di Spagna e d’Austria: diventa imperatore Carlo V d’Asburgo che eredita dal padre Filippo d’Asburgo la Franca contea, le Fiandre ed altri possessi ereditari degli Asburgo; da sua madre Giovanna la Pazza eredita anche il trono di Spagna con le colonie: “sul mio impero non tramonta mai il sole”.
  • 1521-59 dopo una serie di guerre contro Francesco I di Francia, Carlo V si assicura il controllo dell’Italia
  • 1556 resosi conto della difficoltà di reggere un così vasto impero, Carlo V abdica e decide di dividere nuovamente le corone: lascia al figlio Filippo II la Spagna, l’Italia, le Fiandre e tutte le colonie; al fratello Ferdinando lascia invece gli stati ereditari degli Asburgo e il titolo imperiale
  • 1648 la fine della Guerra dei Trent’anni (pace di Westfalia) e il trionfo della Francia segnano la fine dell’unità politica della Germania che viene ridotta a una confederazione di 350 Stati sovrani sui quali l’autorità dell’imperatore è solo nominale: gli stati cioè hanno vita propria e solo formalmente sono sotto l’autorità dell’imperatore.

AUSTRIA (dinastia degli Asburgo)

  • 1700, con le guerre di successione, l’Austria si sostituisce alla Spagna nel dominio sui Paesi Bassi e sull’Italia
  • 1750 ca riforme di Maria Teresa e Giuseppe II, che fanno dell’Austria una potenza innovatrice
  • 1806 Federico II imperatore del SRI, viene sconfitto ripetutamente da Napoleone e costretto a rinunciare alla corona del SRI; da questo momento sarà solo imperatore d’Austria
  • 1814-15 con il Congresso di Vienna e con la Santa Alleanza, l’Austria si fa paladina della restaurazione in Europa (attraverso Metternich). Al posto dei piccoli principati tedeschi e dell’impero, viene creata una Confederazione germanica di 36 Stati e 4 città libere, la cui presidenza è affidata all’Austria.
  • 1859 II guerra d’indipendenza italiana che vede schierate da un lato le truppe franco-piemontesi e dall’altro quelle austriache
  • 1866 con la guerra austro-prussiana, sotto la guida di Bismarck, la Prussia sconfigge l’Austria (a Sadowa) ingrandendosi territorialmente ed egemonizzando la Confederazione della Germania del Nord. In questa guerra la Prussia è alleata all’Italia, che ottiene dall’Austria il Veneto.
  • 1867 le sconfitte nelle guerre del ’59 e del ’66 ebbero in Austria ripercussioni interne: gli Asburgo dovettero sacrificare la posizione egemonica dell’elemento tedesco all’interno delle varie etnie che componevano l’impero e con il compromesso austro-ungarico (ausgleich) si decideva di affidare pari poteri ad una delle etnie più potenti: l’impero asburgico si trasforma in impero austro-ungarico. Tuttavia Austriaci e Ungheresi uniti costituivano pur sempre una minoranza e ciò teneva desti gli irredentismi delle altre minoranze: slavi, italiani, boemi, ecc.
  • 1914 ca  trialismo austro-magiaro-slavo

PRUSSIA (dinastia degli Hohenzollern)

  • 1701 il feudo conquistato dai Cavalieri teutonici entra a far parte di un nuovo regno: l’elettore Federico Guglielmo di Hohenzollern combatte nella guerra di successione spagnola e ottiene dall’imperatore il titolo regio, unificando vari territori ereditati, tra i quali vi è anche la regione della Prussia
  • dal 1750 ca: ascesa della Prussia sotto la dinastia degli Hohenzollern. Federico Guglielmo I (1713-40) ne fa una potenza militare sviluppando al massimo l’esercito; il suo successore Federico II (1740-1786) svilupperà ancora di più la potenza militare della Prussia, avviando una politica di antagonismo con l’Austria e con la Francia
  • 1791 con Federico Guglielmo II continua la politica avversa alla Francia; la Prussia si schiera con l’Austria e con la I coalizione anti napoleonica
  • Federico Guglielmo III continua questo tipo di politica
  • 1815 dopo il Congresso di Vienna, la Prussia diventa con l’Austria il principale stato della Confederazione Germanica allora costituita e inizia un’ascesa che porterà Guglielmo I di Hoenzollern a sedere sul trono del II Reich tedesco (il I Reich è il SRI, il III Reich quello di Hitler)
  • 1818-36  circa l’unificazione della Germania i liberali tedeschi si dividono in due correnti: i GRANDI TEDESCHI, cioè coloro che nella costituenda Federazione Germanica vogliono includere l’Austria, e i PICCOLI TEDESCHI, coloro che volevano invece escluderla per affidare alla Prussia la direzione del movimento nazionale; prevalgono i Piccoli tedeschi. Successivamente, una serie di guerre segnerà le principali tappe di formazione dello stato unitario tedesco.
  • 1864 con l’Austria contro la Danimarca (guerra danese-prussiana). Austria e Prussia sono coalizzate contro la Danimarca. L’occasione è la revoca da parte del re danese dell’autonomia concessa ai due ducati dello Schleswig e dell’Holstein, abitati da popolazione mista tedesca e danese. La Prussia appoggiò immediatamente la rivendicazione dei diritti delle popolazioni tedesche abitanti nei ducati e l'Austria, come grande potenza tedesca, dovette subito intervenire a fianco della Prussia. La guerra si concluse rapidamente, ma alla fine sorsero delle contese – che porteranno alla guerra successiva – tra la Prussia che voleva annettersi i ducati e l’Austria che invece desiderava che diventassero uno stato autonomo.
  • 1866 con l’Italia contro l’Austria (la guerra austro-prussiana). L’ostilità creatasi tra la Prussia e l’Austria nella guerra precedente sfocia in una guerra. Sotto la guida di Bismarck, la Prussia sconfigge l’Austria (a Sadowa) ingrandendosi territorialmente ed egemonizzando la Confederazione della Germania del Nord. In questa guerra la Prussia è alleata dell’Italia, che ottiene dall’Austria il Veneto.
  • 1870 contro la Francia (guerra franco-prussiana). L’accresciuta potenza della Prussia nel conflitto precedente allarma la Francia di Napoleone III: infatti quattro anni dopo scoppia la guerra tra Francia e Prussia. La Francia sconfitta a Sedan dovette cedere alla Prussia l’Alsazia e la Lorena; l’Italia approfitta della debolezza francese per completare l’unificazione nazionale annettendosi Roma.

Il casus belli di questo conflitto è il famoso dispaccio di Ems, un telegramma falsificato da Bismarck per provocare la Francia al conflitto.

( Di questa guerra parla anche Maupassant, il celebre scrittore francese che all’epoca del conflitto aveva vent’anni, nella novella Due amici.

  • 18 gennaio 1871  Guglielmo I di Hohenzollern viene proclamato imperatore di Germania (II Reich)
  • 1870-1890  è il ventennio in cui la politica della Germania è dominata dal cancelliere Bismarck, artefice dell’unificazione, che affianca l’imperatore Guglielmo I
  • 1883 Bismarck inizia la politica di espansione coloniale tedesca che si rivolge verso l’Africa, il Pacifico e l’Estremo Oriente
  • 1890-1914 Guglielmo II sbarazzatosi di Bismarck continua la politica imperialistica e coloniale
  • 1918  con la fine della II guerra mondiale termina la dinastia Hohenzollern e viene proclamata la Repubblica di Weimar (detta così dal luogo in cui si riunì l’assemblea costituente)
  • 1938 annessione (Anschluss) dell’Austria alla Germania

 

DAL DUCATO DI BORGOGNA ALL’OLANDA E AL BELGIO

  • la regione occupata attualmente dal Belgio, dall’Olanda e dal Lussemburgo ha avuto una storia piuttosto complessa ed ha subìto vari cambiamenti di denominazione; per comprenderne l’evoluzione bisogna partire dalla formazione dello stato Borgognone
  • 1350 ca tra Francia e Germania si forma a opera dei duchi di Borgogna, ramo laterale dei re francesi Valois, lo Stato Borgognone (durerà solo un secolo) che comprende la maggior parte degli attuali Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, nonché una parte consistente del territorio francese. Durante la guerra dei Cento anni, lo stato di Borgogna parteggia per gli inglesi finchè non ottiene dal re francese il riconoscimento della propria piena indipendenza. Il duca cerca poi di ottenere il titolo di re dall’Imperatore, attraverso una politica matrimoniale, ma viene ripetutamente sconfitto dagli svizzeri.
  • Il dominio borgognone venne perciò diviso tra la Francia (che riebbe la Borgogna) e la casa d’Asburgo cui andarono le Fiandre e i Paesi Bassi. Seppure di breve durata (solo un secolo) la stato borgognone lasciò un segno nella storia europea prefigurando lo stato assoluto moderno; i duchi si distinguevano anche per mecenatismo e fasto tanto da prefigurare lo stato rinascimentale. “Gli Asburgo ereditarono dalla Borgogna – scrive lo storico Huizinga – la ben composta vita di corte e l’hanno trapiantata in Spagna e in Austria.”
  • 1581 dai possedimenti degli Asburgo si staccano dei territori e nasce un nuovo stato, le Province Unite, stato che oggi si chiama Paesi Bassi o impropriamente Olanda (dal nome della sua provincia maggiore); si tratta di una repubblica nel cuore dell’Europa assolutista; stato dominato da interessi commerciali tanto da essere definito “una dittatura della categoria dei mercanti”.
  • Agli inizi del 1500 i territori del futuro stato rientravano nella compagine degli Asburgo cui erano passati attraverso il matrimonio di Maria di Borgogna con Massimiliano I d’Asburgo. Il sovrano Carlo V aveva approfittato dell’impetuoso sviluppo economico della zona per procurarsi grandi mezzi finanziari, ma scaricando i costi sulle classi subalterne, che vivevano in grandi angustie. Tale malessere rendeva molto permeabili le masse a nuove idee sociali: ebbero perciò immediata diffusione in queste zone le idee di Lutero, degli Anabattisti, e soprattutto dei Calvinisti.
  • Carlo V aveva sfruttato i Paesi Bassi, ma aveva sostanzialmente rispettato le tradizionali autonomie e i privilegi della regione, sui quali si fondava la sua prosperità; il figlio Filippo II, attraverso lo spietato duca d’Alba, invece è deciso a reprimere il dissenso religioso, le libertà e i privilegi locali. Ciò rafforzerà notevolemente l’opposizione, compattando cattolici e protestanti. Solo l’intervento del meno spietato Alessandro Farnese, che sostituirà il duca d’Alba, riuscirà a staccare le province cattoliche da quelle protestanti: le prime daranno vita all’Unione di Arras (le regioni meridionali – col nome di Fiandre o Paesi bassi spagnoli – rimarranno fedeli alla corona spagnola), mentre le seconde all’Unione di Utrecht, sancendo la nascita del nuovo stato delle Province Unite (1581).
  • Il riconoscimento definitivo dell’esistenza del nuovo stato avverrà nel 1648, con la pace dell’Aia, dopo una ripresa delle ostilità con la Spagna nel quadro della guerra dei Trent’anni.
  • 1830 nasce un nuovo stato: il Belgio. Nel 1815, il Congresso di Vienna ricostituisce l’unità dell’antico dominio borgognone unendo le Fiandre e i Paesi bassi spagnoli – ovvero il nucleo dell’attuale Belgio – alle Province unite che si erano staccate nel 1581. Viene così creata un’unica entità politica, il regno dei Paesi Bassi, come stato cuscinetto in funzione antifrancese. I territori dell’attuale Belgio, però, avevano sviluppato una propria identità e delle proprie tradizioni, tanto che negli anni precedenti si erano potute osservare delle spinte autonomistiche (es. la formazione degli Stati Uniti dei Belgi, nel 1790, presto dissolta con le armi). Nel 1830 i Belgi si ribellano alla monarchia Olandese e proclamano l’indipendenza. Ciò avvenne anche grazie all’appoggio dato ai Belgi dalla monarchia francese di Luigi Filippo d’Orléans.

 

 

POLONIA

  • 1572 alla morte di Sigismondo II, con cui si estingue la dinastia degli Jagelloni, il regno di Polonia (sviluppatosi da un nucleo di tribù slave che avevano popolato la regione a partire dal 500 a. C.) diventa una monarchia elettiva indebolita dalle lotte contro i paesi vicini, tanto che successivamente le potenze europee si spartiranno il suo territorio
  • 1772 Austria, Russia e Prussia si accordano per una I spartizione della Polonia
  • 1793 II spartizione
  • 1795 III terza spartizione con la quale si estingue lo Stato polacco
  • 1806 – 1812  Napoleone crea un Granducato di Varsavia nel 1806 e nel 1812 un Regno di Polonia
  • 1814 Il Congresso di Vienna sancisce una nuova spartizione della Polonia che rimane in vita anche se ridotta nella sua estensione
  • 1830 – 1848 si verifica una serie di ribellioni dei Polacchi contro le potenze tra cui era stato spartito il loro territorio: contro la Russia (1830, 1863) e contro la Prussia; ma la Polonia torna indipendente solo dopo la I GM
  • 1918 la Polonia ritorna indipendente

 

 

SPAGNA

  • 800 ca, tutta la penisola iberica (compreso il futuro Portogallo) è sotto il dominio arabo (il regno arabo prenderà nei secoli vari nomi: Emirato di Cordova, Califfato di Cordova, Regno degli Almoravidi, regno degli Almohadi); rimane libera dal dominio arabo solo la fascia a Nord della penisola (regione delle Asturie e regione vicina ai Pirenei), da cui parte la “reconquista”
  • 1000 reconquista a opera del leggendario Cid Campeador
  • 1212 con la battaglia di Las Navas di Tolosa la reconquista si estende a tutta la penisola eccetto Granada, che cadrà solo nel 1492 per opera dei sovrani Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona
  • 1469 il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona unisce i due regni in un solo forte Stato e crea il primo nucleo della futura Spagna
  • 1492 cade il regno di Granada; comincia l’espansione coloniale che porta alla conquista del Messico e del Perù (rispettivamente, con i conquistatori Pizarro e Diego de Almagro)

 

Gli Asburgo al potere: Carlo V e Filippo II

  • 1516 –1556: sale al trono Carlo d’Asburgo, che diventerà Carlo V; con lui e con suo figlio Filippo II la potenza spagnola raggiungerà il suo apice in Europa
  • 1556 – 1598 età di Filippo II; Filippo II sposa Maria I Tudor, detta la Cattolica o la Sanguinaria
  • 1556 pace di Cateau Cambrésis con la quale si concludono le guerre d’Italia: la Spagna estende il proprio dominio sulla maggior parte dell’Italia (Sardegna, Sicilia, Napoli, Milano e Stato dei Presidi), sulle Fiandre e sui Paesi Bassi
  • 1588  sconfitta dell’Invencible Armada di Filippo II da parte dell’Inghilterra
  • 1566 – 1648 conquista dell’indipendenza da parte dei Paesi Bassi
  • con la sconfitta dell’Invencible e l’indipendenza dei Paesi Bassi, comincia un periodo di decadenza

 

I Borbone al potere

  • 1700 si estingue la linea spagnola degli Asburgo e dopo una lunga guerra di Successione sale al trono un nipote di Luigi XIV di Francia, iniziatore della dinastia dei Borbone (cui appartiene l’attuale re Juan Carlos), con il nome di Filippo V
  • 1713, 1714 in base ai trattati di Utrecht e Rastadt, che concludono la guerra di successione, la Spagna deve rinunciare ai suoi domini italiani, cedendoli all’Austria
  • 1759-88 fase di dispotismo illuminato con il sovrano Carlo III
  • 1808 occupazione napoleonica
  • 1812 la resistenza popolare all’occupazione napoleonica si conclude con la riconquista dell’indipendenza in gran parte del paese e con la proclamazione della costituzione di Cadice, ispirata ai princìpi liberali

 

L’età della Restaurazione

  • 1814  restaurazione assolutista con Ferdinando VII di Borbone
  • 1820 lotta contro l’assolutismo da parte dei liberali (si tratta in particolare di elementi liberali presenti nell’esercito, che attuano un pronunciamiento, una ribellione), che con la rivolta di Cadice riottengono la costituzione del 1812
  • 1823 dopo un breve periodo di libertà, l’intervento della Santa Alleanza ristabilisce l’ordine
  • 1824 i moti autonomistici iniziati nelle colonie durante il periodo napoleonico (la cui dominazione in Europa aveva indebolito le madripatrie, che perciò potevano esercitare minore controllo sulle colonie) si concludono con l’acquisto dell’indipendenza, a eccezione di Cuba e Portorico

 

  • 1833 – 1938  guerra civile dovuta all’ascesa al trono di Isabella II
  • 19??  Sconfitta dagli USA, la Spagna perde Cuba, Portorico e le Filippine
  • 1918 la Spagna rimane neutrale durante la I guerra mondiale
  • 1923 – 1930  regime dittatoriale di M. Primo de Rivera.

(L’affermarsi di un regime dittatoriale si spiega così: Il fascismo si affermò nell’Europa orientale e balcanica, dove il crollo di due grandi imperi, quello turco e quello asburgico, aveva favorito la nascita di stati politicamente deboli e spesso segnati da conflitti nazionalisti interni. Si impose anche nell’Europa occidentale, nella penisola iberica, che ne costituiva la propaggine economicamente più arretrata, dove il latifondo estensivo si combinava a un gracile sistema manifatturiero concentrato in poche città.)

  • 1931  proclamazione della repubblica, biennio di riforme politiche e sociali e poi governo di destra
  • 1936  di fronte alla vittoria alle elezioni del Fronte popolare, la Destra insorse capeggiata da Francisco Franco, che fu aiutato da Italia e Germania; ne derivò una guerra civile che si concluse con la vittoria dei franchisti.

(Questa guerra viene considerata dagli storici come la prima prova della II GM perché si scontrano le forze fasciste contro quelle antifasciste – le nazioni antifasciste mandarono in Spagna degli aiuti contro le forze di Franco, appoggiate da Mussolini e Hitler – ed anche perché vengono sperimentate modalità nuove di combattimento e di distruzione, come ad esempio i bombardamenti aerei: vd. Guernica di Picasso).

  • 1939 neutrale durante la II guerra mondiale, anche se invia le proprie truppe in URSS a fianco della Germania
  • 1947 Franco restaura la monarchia, riservando a se la carica di capo dello Stato
  • 1975 il re Juan Carlos comincia la democratizzazione del paese, appoggiato dalle correnti liberali rafforzate dall’espansione dell’economia spagnola
  • 1978 un referendum fa della Spagna una monarchia costituzionale, con ampie autonomie regionali

 

I matrimoni che portano sul trono imperiale Carlo V

 

MARIA DI BORGOGNA                        FERDINADO DI CASTIGLIA

MASSIMILIANO D’ASBURGO             ISABELLA DI ARAGONA

 

Margherita-------------------------------------Giovanni

 

Filippo------------------------------------------Giovanna  -> nasce CARLO V, che eredita tutto

 

 

PORTOGALLO

  • 1094 la contea di Oporto diventa indipendente e Alfonso I si proclama re dopo la vittoria sui mori; comincia a crearsi il futuro stato del Portogallo
  • fine 1200 ca è il primo paese europeo a fissare in maniera definitiva le sue frontiere
  • 1385 a partire da questa data ha una dinastia stabile, con la quale il Paese avvia la creazione di un impero coloniale, che nel 1500 raggiungerà l’apice della potenza; scoperta del Brasile da parte del navigatore Cabral
  • dopo un periodo di decadenza, il Portogallo venne unito alla Spagna da Filippo II
  • 1640 riconquista l’indipendenza e diventa re il duca di Braganza col nome di Giovanni IV; sarà la dinastia che d’ora in poi troveremo in Portogallo
  • 1807 – 1814 occupazione francese fino alla caduta di Napoleone
  • 1820 lungo periodo di guerre civili tra liberali e assolutisti
  • 1822 il Brasile si rende indipendente
  • 1910, viene deposto Emanuele II di Braganza e proclamata la repubblica
  • 1914 neutrale durante la I GM
  • 1925 un colpo di stato di destra instaura la dittatura, alla cui testa si pone nel ’32 A. de Oliveira Salazar e nel ’68 M. Caetano
  • 1939 neutrale durante la II GM
  • 1974 con la cosiddetta “rivoluzione dei garofani”, una sollevazione incruenta delle forze armate, vengono ristabilite le libertà democratiche; negli stessi anni viene smantellato l’impero coloniale africano (Guinea Bissau, Mozambico, Angola)

 

PERIODI DI EGEMONIA IN EUROPA DELLE SINGOLE NAZIONI

  • 31 a. C. – 476 d. C. impero romano
  • 400 d.C. ca: prima ondata di invasioni barbariche in Europa (una seconda ondata di invasioni si avrà intorno all’800) e formazione dei regni romano-barbarici
  • 800 d. C.  Sacro Romano Impero
  • 843: trattato di Verdun e fine definitiva dell’impero: inizia il frazionamento del potere tra le grandi signorie feudali
  • 1300-1500 ca: formazione delle grandi monarchie europee: Spagna, Francia, Inghilterra
  • 1559, pace di Cateau-Cambrésis: con la fine delle guerre d’Italia tra Francia e Spagna, si impone l’egemonia spagnola
  • 1648, pace di Westfalia: si impone l’egemonia francese
  • 1713, trattato di Utrecht (fine della guerra di successione spagnola): l’egemonia francese viene ridimensionata da quella austriaca
  • 1814-15, Congresso di Vienna: politica dell’equilibrio governata dall’Austria e dalla Santa Alleanza
  • 1848, l’equilibrio europeo comincia ad essere gestito dalle nuove potenze industriali (Francia, Inghilterra)
  • 1861, 1871: entrano sulla scena europea e internazionale due nuovi stati di recente unificatisi: Italia e Germania
  • 1918, fine della IGM e rimaneggiamento della carta politica europea

 

LE GUERRE DI RELIGIONE

Con questa espressione si indicano le lotte tra cattolici e protestanti seguite alla Riforma nei secoli 1500 e 1600 (dalla pace di Augusta, 1555, alla pace di Westfalia, 1648).

 

Nel capire e nell’interpretare tali guerre, occorre tenere presente i seguenti fattori:

  • nell’antico regime esiste ancora una stretta simbiosi tra politica e religione: lo Stato ha un fondamento religioso (es., in Francia il re viene consacrato a Reims), tanto che l’espressione con cui talvolta nei libri di Storia si designa questa simbiosi, “alleanza tra Chiesa è Stato”, è impropria perché postula l’esistenza di due sfere distinte, che invece si presentavano indistinte. Di conseguenza, lotta religiosa significa anche lotta politica, con tutte le conseguenze (economiche e sociali) che questo comporta per una società che fino ad allora si era basata su questo principio.
  • Perciò, nell’antico regime chi dice libertà religiosa dice libertà politica: è attraverso le lotte di religione che comincia l’emancipazione delle coscienze e degli individui perché rivendicare la propria libertà religiosa significa affermare che vi è un ambito, quello della coscienza, su cui lo Stato non può valersi della propria sovranità.

 

I momenti più importanti delle guerre di religione sono stati i seguenti:

  • la guerra fra l’imperatore e i principi protestanti, in Germania, conclusasi con la pace di Augusta (1555).

La Riforma protestante ebbe alla sua origine un intreccio di varie motivazioni:

  • una motivazione strettamente religiosa: la protesta di Lutero contro la perdita della purezza della chiesa, ravvisabile in particolare nella pratica di vendere le indulgenze, detonatore della riforma
  • una motivazione politica: vi era una questione specificamente tedesca: sempre più la Germania frammentata si orientava verso la formazione di sovranità regionali coincidenti con i grandi  ducati, i quali venivano in contrasto con quel potere centrale esistente in Germania che era rappresentato dall’autorità imperiale, che era troppo legata a Roma
  • una motivazione economica: il papa, non solo ingeriva nella vita politica tedesca attraverso l’autorità imperiale, ma riscuoteva molto denaro tedesco; la protesta di Lutero contro l’avidità di Roma, per ragioni strettamente finanziarie, riscuoteva il consenso di molti principi tedeschi
  • l’appoggio dei Ritter: Lutero trovava consensi anche tra gli esponenti della piccola nobiltà dei cavalieri (i Ritter), una classe sociale che era stata messa in crisi dall’evoluzione delle tecniche militari e dal tentativo dei duchi di creare strutture statali moderne; i Ritter miravano a impossessarsi dei beni ecclesiastici.

 

Sul piano strettamente religioso la guerra si concluse con l’affermazione del principio cuius regio, eius religio che riconosceva ai prìncipi la libertà religiosa, e ai sudditi che non si riconoscevano nella religione del proprio sovrano il diritto di esodo; venne inoltre sancito il reservatum ecclesiasticum, cioè l’obbligo per il clero cattolico convertitosi dopo il 1552 al protestantesimo di rinunciare a benefici e diritti territoriali.

 

  • le 8 guerre tra ugonotti (i calvinisti francesi) e cattolici in Francia, tra il 1560 e il 1598, terminate con l’editto di Nantes.

La guerra ebbe insieme carattere religioso e politico. Scoppia all’indomani delle guerre d’Italia, quando la monarchia è debole e le forze feudali si rinvigoriscono. In particolare, due famiglie si disputano il potere: i Guisa, cattolici, e i Borbone, protestanti o ugonotti.

La Francia ugonotta era certamente quella legata all’economica più vivace, borghese, (lavoratori di città, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori). Ma il conflitto tra cattolici e ugonotti lacerò trasversalmente la nobiltà francese che, a partire dalla stessa famiglia reale, si divise fra le due confessioni, dando l’impressione netta che dietro la guerra di religione vi fosse anche una lotta politica tra partiti rivali: la famiglia dei Guisa si mise a capo della parte cattolica; quella dei Borbone capeggiò gli ugonotti. Entrambe miravano ad impossessarsi della monarchia francese, che in quel periodo era retta da Caterina de’ Medici (sposa di Enrico II di Valois) per il figlio Carlo IX.  Caterina si destreggiò abilmente nella lotta tra le opposte fazioni politico-religiose, appoggiando ora l’una ora l’altra in funzione dei propri interessi. Inizialmente si mostrò tollerante verso i riformati, ma poi condusse una politica decisamente ostile agli ugonotti, che culminò nell’eccidio della notte di S. Bartolomeo (1572).

Ad un certo punto la disgregazione dello Stato culminerà nella formazione dell’Unione protestante, vera repubblica protestante entro i confini del regno, che si opporrà al governo rifiutandosi di pagare le tasse, ecc.; le forze cattoliche daranno vita invece all’Unione cattolica. Dalla lotta tra le due fazioni – in cui sarà coinvolta anche la Spagna cattolica di Filippo II, chiamata in aiuto dai Guisa – uscirà vincitore Enrico di Borbone, che diventerà re col nome di Enrico IV. Egli era protestante, ma di fronte al rifiuto di Parigi di accogliere un re eretico, abiurò il calvinismo e si fece cattolico.

Enrico IV fu il primo della dinastia dei Borbone (imparentata coi Capetingi), che governò la Francia fino alla Rivoluzione francese (Luigi XVI) e poi durante la Restaurazione (Luigi XVIII e Carlo X).

 

Quanto all’aspetto religioso, la guerra si concluse con l’editto di Nantes (1598), con il quale Enrico IV concedeva agli ugonotti la piena libertà di coscienza e garantiva loro la soppressione di ogni discriminazione civile o politica. La libertà di culto era invece soggetta ad alcune limitazioni (il culto era libero in certe zone della Francia, soprattutto al Sud, ma vietato in altre, ad esempio a Parigi).

Rispetto alla pace di Augusta, che garantiva la libertà di scegliere la propria religione ad un intero stato (cuius regio…),  l’editto di Nantes è il primo provvedimento legislativo che garantisce la libertà religiosa all’interno dello stesso stato.

L’editto di Nantes è uno dei grandi testi della tolleranza (ribadisce infatti per la prima volta un principio che si affermerà con difficoltà in Europa); sarà uno dei banchi di prova su cui si misurerà l’orientamento della corona di Francia. Quando essa tenderà ad assumere un potere assoluto (una fede, una legge, un re) l’editto sarà sospeso: ciò accadrà una prima volta nel 1622 con Luigi XIII, e una seconda volta nel 1685, in un momento di risorgente intolleranza cattolica, con Luigi XIV.

       

  • Contemporaneamente alle vicende francesi, si verificano delle guerre di religione anche nei Paesi Bassi e ciò porterà alla formazione delle Province Unite. Qui – come abbiamo visto – il protestantesimo faceva proseliti sia tra gli strati popolari (nelle sue forme più estremistiche: l’anabattismo) sia tra quelli borghesi.

 

  • Sempre nello stesso periodo, si ebbero lotte religiose anche in Inghilterra: la chiesa di stato di Enrico VIII contro i luterani e i calvinisti e contro i cattolici. Successivamente l’anglicanesimo si stabilizza arginando l’opposizione cattolica (vedi le lotte di Elisabetta I Tudor contro il papa, Filippo II e i cattolici scozzesi), ma rimane l’opposizione puritana – di ispirazione politica democratica e contraria all’assolutismo – che sfocia nella rivoluzione inglese.

Quando il nuovo sovrano tenterà di ripristinare l’assolutismo, sul modello di Luigi XIV, e di reintrodurre il cattolicesimo, il Parlamento farà in modo che i cattolici siano discriminati. Nonostante questo, bisogna osservare che in Inghilterra comincerà comunque ad affermarsi il principio della tolleranza religiosa: le fedi non saranno tutte uguali (quella di Stato, evidentemente, conta di più), ma le altre non sono vietate e si possono professare liberamente.

 

  • le guerre tra cantoni cattolici e protestanti in Svizzera (1531, 1655, 1712)

 

  • la guerra dei Trent’anni (1618-48), la più importante tra le guerre di religione,  originatasi dal conflitto tra protestanti e cattolici in Boemia e poi trasformatasi in un conflitto politico per l’egemonia tra la Francia e gli Asburgo, da cui uscirà vincitrice la Francia.

 

Il conflitto esplode come guerra interna all’Impero e si trasformò via via in una conflagrazione di dimensioni europee. Alla Boemia erano state concesse delle libertà religiose dall’imperatore Rodolfo II con le lettere di maestà. Quando il nuovo sovrano della Boemia, designato dal successore di Rodolfo, l’imperatore Mattia, volle revocare tali lettere, i Boemi per tutta risposta gettarono due luogotenenti imperiali da una finestra del castello di Praga. Fu questo l’episodio occasionale che diede origine al conflitto. E poiché i Boemi scelsero come loro nuovo sovrano il principe protestante del Palatinato Federico V, la prima fase del conflitto prese il nome di boemo-palatina.

 

Una volta esplosa, la guerra riaccese i conflitti non ancora sopiti tra i cattolici e i protestanti, che di recente avevano serrato i ranghi formando una Lega Cattolica e un’Unione evangelica.

  • Da parte cattolica si voleva la restituzione dei beni secolarizzati e la cancellazione della presenza del protestantesimo, mai del tutto accettato.
  • I calvinisti volevano il diritto di cittadinanza nell’Impero che era stato negato loro dalla pace di Augusta (che riconosceva solo il luteranesimo).

A queste motivazioni religiose se ne intrecciavano altre, di tipo politico:

  • Gli Asburgo d’Austria miravano ad estendere il loro dominio sulla Germania, affiancati dagli Asburgo di Spagna, che per parte loro approfittarono del conflitto per riprendere la lotta contro le Province Unite e tentare di sottometterle nuovamente.
  • Ai disegni asburgici si contrapponeva la Francia, desiderosa di riconquistare il predominio in Europa, dopo le guerre di religione (il carattere politico della guerra si vede dal fatto che la Francia, cattolica, scenderà in campo appoggiando le potenze protestanti nemiche della Spagna, anch'essa cattolica)
  • In questo quadro, si inserivano anche l’ambizione e l’interesse di potenze medie, come la Danimarca e la Svezia, di volgere a proprio vantaggio l’occasione del conflitto.

 

Il conflitto si articolò nelle seguenti quattro fasi:

  • periodo boemo-palatino: l’imperatore riporta una grande vittoria sulla Boemia nella battaglia della Montagna Bianca e sottomette la regione. Durante questa fase del conflitto, si ha anche la conquista spagnola della Valtellina: Spagna e Austria intervengono in favore dei cattolici della Valtellina, con lo scopo evidente di mettere in comunicazione i loro eserciti, ma i loro piani furono sventati dalla Francia.
  • periodo danese: di fronte alle vittorie cattoliche, scese in campo la Danimarca, in soccorso dei protestanti, ma l’impero le mandò contro un esercito capeggiato da un ricco feudatario e avventuriero della Boemia, Wallenstein, che la sconfisse.
  • periodo svedese: Wallenstein giunse fino al mare del Nord ed al Baltico, dove voleva estendere il dominio dell’imperatore. Ciò fece scendere in guerra anche la Svezia, che colse alcune grandi vittorie. Poi però i protestanti riebbero la meglio.
  • periodo francese: a questo punto, la Francia stessa (Richelieu) decise di entrare direttamente nel conflitto a fianco della Svezia, senza più limitarsi a spalleggiare altre potenze. La svolta decisiva nel conflitto si ebbe con la vittoria francese a Rocroi, ad opera del principe di Condé.

 

La pace di Westfalia conclude la guerra, ma le ostilità tra Francia e Spagna si protrassero fino al 1659.

 

Pace di Westfalia:

  • vengono ufficialmente ammesse nell’impero tre confessioni religiose – cattolica, luterana e calvinista – e tranne che in Austria viene a cadere il principio del cuius regio.
  • negativo il bilancio della Spagna che dovette riconoscere l’indipendenza delle Province Unite e abbandonare ogni velleità di egemonia europea.
  • Grande vincitrice del conflitto sarà la Francia, come del resto la Svezia, che si assicurerà vantaggi territoriali, manterrà divisa la Germania e ridimensionata la potenza degli Asburgo di Spagna e di Austria, si appresta a divenire la massima potenza del continente europeo.

 

I trattati che concludono la guerra dei Trent’anni hanno un’importanza straordinaria per varie ragioni:

  • fissano una divisione territoriale dell’Europa che sarà molto duratura: abbattono il predominio delle case d’Austria e di Spagna e affermano quello della Francia, iniziando anche il principio dell’equilibrio europeo in contrasto con il diritto storico ed ereditario
  • pongono fine alle guerre di religione, che per tanto tempo hanno funestato l’Europa e rompono per sempre l’unità religiosa del medioevo, diminuendo quella grande influenza morale e politica che i papi avevano esercitato per tanti secoli: è per questo che il legato pontificio si rifiutò di firmare il trattato
  • “fecero comprendere chiaramente che ormai bisognava concedere una completa tolleranza religiosa, che doveva condurre col tempo alla vera libertà di coscienza. Da questa fu facile il passo alla libertà politica, che si affermò infatti nell’Olanda e nell’Inghilterra, e che doveva portare più tardi a quel largo movimento intellettuale e a quel grande progresso, che preparò la Rivoluzione francese e i tempi moderni. S’iniziò insomma con la libertà religiosa un forte movimento liberale in tutti gli altri campi, cioè nel campo politico e anche nel campo filosofico e scientifico. Ed inoltre l’indipendenza riconosciuta all’Olanda, alla Svizzera e al Portogallo, la fecero desiderare più fortemente anche a tutti gli altri popoli oppressi.” (E. Melchiori)
  • Quanto all’aspetto propriamente religioso della guerra, si riconferma il principio già sancito nella pace di Augusta del cuius regio, eius religio, ma con un’importante variazione: la religione del principe continua ad essere la religione ufficiale dello stato, ma si precisa che i sudditi di altra religione possano convivere pacificamente, senza essere costretti a lasciare la regione o a rinunziare alla propria fede.Certo, per ora si tratta solo di una dichiarazione di principio, perché la pacifica convivenza tra le fedi è ancora di là da venire: la piena libertà religiosa è ancora uno spettacolo insolito nell’Europa del 1732, se Voltaire ammira, nelle Lettere inglesi, proprio il fatto che nello stesso paese possano coabitare 20 o 30 fedi differenti; e tale libertà deve ancora affermarsi pienamente se l’editto di Nantes verrà revocato due volte (1622, 1685) in omaggio al principio una fede, una legge, un re.

Di sicuro, comunque, la guerra dei Trent’anni chiude quel ciclo iniziato nei primi anni della riforma tra 1530 e 1560; essa segna nel modo più compiuto l’esistenza ormai pienamente riconosciuta di Cattolicesimo, Luteranesimo, Calvinismo.

 

  • Nel contesto delle rotte di religione si può dire qualcosa anche a proposito della Controriforma cattolica.

 

INVASIONI

La prima serie di invasioni si concentra intorno alla fine dell’impero romano; la seconda, intorno all’inizio del SRI.

  • La prima ondata di invasioni si ebbe intorno al 400-500: popolazioni germaniche (goti, vandali, burgundi, angli e sassoni, franchi, ecc.) che premute dall’espansione degli unni si spinsero all’interno dell’impero romano d’occidente determinandone il definitivo crollo. Sulle rovine dell’impero romano nacquero delle nuove entità statali, i regni romano-germanici, tra i quali ebbe grande importanza il regno dei franchi.
  • 800-900, seconda ondata: arabi, vichinghi, ungari; i vichinghi sono popolazioni germaniche (note in occidente come normanni, in oriente come variaghi) che provenivano dalla Groenlandia e dalla Scandinavia; rimasti estranei alla prima ondata di invasioni, fecero le loro prime apparizioni sulla costa francese nel 900 ca, in concomitanza con la decadenza dell’impero carolingio. Qui ottennero in feudo la regione della Francia chiamata poi Normandia e, divenuti cristiani, assunsero lingua e costumi francesi. Dalla Normandia, intorno al 1000, i normanni intrapresero due grandi spedizioni: una in Inghilterra, dove si sovrapposero agli Angli e ai Sassoni; l’altra nell’Italia meridionale, invocati dai principi longobardi contro i Bizantini.

 

PRINCIPALI PAPI

  • Gregorio Magno, 540 ca – 604

Avviò la cristianizzazione dei Longobardi; sostituì a Roma l’autorità papale a quella bizantina.

  • Gregorio VII (Ildebrando di Soana, monaco cluniacense, santo), papa dal 1073 al 1085

Sostenitore della supremazia della Chiesa, legò il suo nome ad un movimento di riforma ecclesiastica, detto appunto riforma gregoriana, che avviò quando era ancora monaco e adottò come programma quando divenne papa. Combattè il concubinato del clero (i vescovi-conti avevano figli per lasciare loro in eredità il feudo), la vendita (simonia) delle dignità ecclesiastiche, l’ingerenza dei signori laici ed ecclesiastici nell’elezione di papi e vescovi. Lottò contro l’imperatore Enrico IV (1075 ca) per il conferimento delle cariche ecclesiastiche.

  • Bonifacio VIII (Benedetto Caetani), papa dal 1294 al 1303

Assertore della supremazia universale del papato, si scontrò con Filippo IV di Francia  (bolla Unam sanctam, in cui si sosteneva la superiorità del pontefice, in quanto vicario di Cristo, su tutte le podestà della terra). Morì poco dopo l’affronto subìto ad Anagni (il papa venne sequestrato da Sciarra Colonna e Filippo di Nogaret, inviato di Filippo IV; probabilmente Sciarra Colonna lo schiaffeggiò). In seguito a questi avvenimenti, la sede pontificia venne spostata ad Avignone (e vi rimase dal 1305 al 1376) per poter meglio essere controllata dal re di Francia.

  • Pio VI, papa dal 1775 al 1799

papa durante la tempesta della rivoluzione francese 

  • Pio VII, papa dal 1800 al 1823

è il papa che incorona Napoleone imperatore 

  • Gregorio XVI (Bartolomeo Cappellari), papa dal 1831 al 1845

è il papa della Restaurazione; si oppose a ogni riforma religiosa e politica: condanna il liberalismo nell’enciclica Mirari vos, con la quale vuole difendere i fedeli dai pericoli della libertà di coscienza e di stampa; nei moti del 1831 ottenne l’intervento austriaco nel proprio stato

  • Pio IX (Giovanni Mastai Ferretti), papa dal 1846 al 1878

è il papa contemporaneo a tutte le vicende del Risorgimento, dalla prima guerra d’indipendenza alla presa di Roma (muore otto anni dopo); inizialmente suscita grandi speranze nei liberali concedendo la costituzione nel 1848; estraneo in realtà al movimento nazionale, lascia Roma durante i moti, rifugiandosi a Gaeta. Vi fa ritorno solo dopo la loro repressione e diventa ostile verso i liberali.

L’unificazione progressiva dello Stato italiano gli tolse i domini dello stato pontificio segnando la fine del potere temporale. Dopo la presa di Roma (1870) si considerò prigioniero nel Vaticano, respingendo ogni accordo col Regno d’Italia. Durante il suo pontificato, la penitenzieria apostolica (uno dei tre tribunali della curia romana, competente circa l’assoluzione dai peccati, la dispensa da impedimenti, ecc.) al quesito se i cattolici potessero partecipare alle “pubbliche elezioni” sia come eletti, sia come elettori, rispose non expedit, ovvero “non giova” (1874). Da allora, la formula non expedit ha indicato il divieto per i cattolici di partecipare alla vita politica del nuovo stato italiano.

Pio X condannò inoltre nel Sillabo le dottrine liberali. Convocò il Concilio Vaticano I, nel quale si definì il dogma dell’infallibilità pontificia (ovvero il fatto che il papa non può sbagliare quando stabilisce una verità relativa alla fede o alla morale).

Proclamò i dogmi dell’immacolata concezione e dell’infallibilità pontificia.

  • Leone XIII (Vincenzo Giocchino Pecci), papa dal 1878 al 1903

Emanò l’enciclica Rerum novarum con la quale formulò una risposta cristiana alla questione operaia dando così impulso alle prime forme di impegno politico e sociale dei cattolici in Italia.

  • Pio X (Giuseppe Sarto), papa dal 1903 al 1914

Attenuò l’intransigenza rispetto al Regno d’Italia (durante il suo pontificato venne concluso il famoso “patto Gentiloni”, 1913) e permise ai cattolici di partecipare alla vita politica abolendo il non expedit nel 1904. Con il decreto Lamentabili (1907), il cosiddetto “nuovo Sillabo”, condannò il modernismo.

  • Pio XI (Achille Ratti), papa dal 1922 al 1939

Mise fine al dissidio con l’Italia  firmando i Patti lateranensi (1929); è lui che parla di Mussolini come dell’”uomo che la Provvidenza ci ha inviato” (?)

  • Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa), papa dal 1914 al 1922

papa durante la prima guerra mondiale (da lui definita “un’inutile strage”) fino all’avvento del fascismo (marcia su Roma, 1922)

  • Pio XII (Eugenio Pacelli) papa dal 1939 al 1958

papa durante la seconda guerra mondiale (la sua elezione coincide con lo scoppio della guerra); fu nunzio pontificio nella repubblica di Weimar; fu avverso al comunismo tanto che ne scomunicò nel 1949 i sostenitori; sulla sua figura sono nate molte polemiche circa il problema della consapevolezza da parte della Chiesa della persecuzione degli ebrei sotto il nazismo: la Chiesa sapeva o no e, se sapeva, perché non ha fatto niente per impedire l’Olocausto?

  • Giovanni  XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), papa dal 1958 al 1963

Il suo nome è legato soprattutto all’intensa attività ecumenica che svolse in favore della pace ed alla convocazione del Concilio Vaticano II (1962-65), con il quale volle promuovere l’aggiornamento e la libertà di dialogo dentro la Chiesa.

 

SCISMI

scisma = separazione dichiarata dall’unità della chiesa e dal suo legittimo capo, senza tuttavia divergenze sulle essenziali verità di fede (eresia)

  • 1054 scisma d’Oriente: separazione tra chiesa ortodossa orientale e chiesa cattolica romana; le due chiese si comminarono reciprocamente la scomunica (1054) motivandola con i dissensi sul Filioque. Infatti, nel Credo cattolico (ovvero la formulazione sintetica dei principali dogmi cristiani in uso nella liturgia), si dichiara che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio: Credo in Spiritum Sanctum qui ex Patre Filioque procedit. La formula Filioque venne aggiunta al Credo dal concilio di Toledo nel sec. VI e venne poi osteggiata veementemente nel sec. IX da Fozio, il patriarca di Costantinopoli.

La chiesa d’oriente rifiuta tale aggiunta per due motivi:

  • è stata fatta unilateralmente, senza tenere conto della dottrina ufficialmente approvata nei precedenti sette concili ecumenici (proprio per questo la chiesa d’oriente si autodefinisce “ortodossa”: è infatti seguace della vera dottrina della chiesa, prima che l’approvazione del Filioque, nell’ottavo concilio, la corrompesse);
  • la formula riflette una particolare concezione della trinità, propria della Chiesa occidentale e criticata da molti teologi bizantini.

Sebbene nel 1965 siano state revocate le scomuniche, lo scisma è tuttora in atto.

  • 1378-1417 scisma d’Occidente o grande scisma, dopo il ritorno della sede pontificia da Avignone a Roma, la chiesa fu divisa fra due obbedienze papali in lotta fra loro, di cui una aveva sede a Roma, l’altra ad Avignone. Attorno ai due papi si delinearono gli schieramenti politici: i sovrani di Francia, Scozia, Lorena e Aragona appoggiavano il papa avignonese, mentre quello cattolico poteva contare sulla fedeltà dell’Impero, dell’Inghilterra e della Scandinavia. Nel tentativo di sanare lo scisma, il concilio di Pisa portò all’elezione di un terzo papa.
  • 1439-1449 piccolo scisma d’Occidente, nella lotta per la supremazia tra il papa e il concilio di Basilea, i prelati rifiutarono di sottomettersi alla volontà del pontefice ed elessero un antipapa. Lo scisma si concluse con la riaffermazione del principio della superiorità del papato sul concilio.
  • 1534 scisma anglicano con l’Atto di supremazia, Enrico VIII Tudor rifiutò obbedienza al papa, si staccò dalla Chiesa di Roma e diventò capo della chiesa d’Inghilterra. Non essendovi divergenze dottrinali con Roma, si può parlare di scisma; solo successivamente l’anglicanesimo diventerà una religione autonoma segnata da divergenze dottrinali con i cattolici.

 

MATRIMONI

  • matrimonio che porta Carlo V al potere
  • matrimonio tra Enrico VI di Svevia e Costanza di Altavilla, che porta sul trono della Sicilia Federico II

 

INQUISIZIONE

L’Inquisizione (o Tribunale dell’Inquisizione) è un’organizzazione giudiziaria ecclesiastica per la lotta o la prevenzione dell’eresia (= allontanamento dalle verità di fede riconosciute). I sospetti venivano interrogati e potevano essere sottoposti (come accadeva anche nei tribunali civili) alla tortura qualora si ostinassero a negare le proprie colpe o se si riteneva che la loro confessione non fosse completa.

Storicamente si devono distinguere tre differenti Inquisizioni: una medievale, una spagnola e una romana, che non vanno confuse sebbene esista fra di esse un’articolata continuità.

  • La prima, che si sviluppò soprattutto nel 1200 con i pontefici Innocenzo III e Gregorio IX, aveva lo scopo di vigilare contro tutti quei fedeli che, delusi dalla decadenza della Chiesa di Roma, si sentivano attratti dall’eresia catara.
  • La seconda Inquisizione, invece, ebbe origine verso la fine del 1400 e fu fortemente legata al potere sovrano dei Re Cattolici di Spagna la cui battaglia antiereticale si indirizzava soprattutto verso gli ex-ebrei e gli ex-musulmani (chiamati spregiativamente marrani), costretti a convertirsi al cristianesimo e sospetti di essere rimasti fedeli alle loro vecchie religioni; nell’impero coloniale spagnolo, l’Inquisizione vigilava inoltre a che gli Indios non tornassero ai vecchi culti.
  • La terza Inquisizione, infine, nacque come risposta della Chiesa cattolica all’espandersi della Riforma protestante, con l’istituzione da parte di papa Paolo III del “Sant’Uffizio” (così veniva chiamato il Tribunale dell’Inquisizione) – al quale più tardi si sarebbe affiancata la “Congregazione dell’Indice dei libri proibiti” – che condannerà, fra gli altri, Giordano Bruno e Galilei.

 

LE RIVOLUZIONI PIU’ IMPORTANTI NELLA STORIA DELL’UOMO

  • La rivoluzione neolitica (età neolitica: dal 14.000 al 3.500 a. C. circa). L’espressione indica alcune trasformazioni essenziali nella vita dell’uomo avvenute durante l’età preistorica del neolitico: l’invenzione dell’agricoltura (10.000 a. C. circa) e lo sviluppo delle prime città (8.000 a. C. circa)
  • La rivoluzione scientifica: l’espressione indica la nascita della scienza moderna, il cui sviluppo – strettamente correlato a quello della tecnologia – ha introdotto enormi innovazioni nel modo in cui viviamo e concepiamo il mondo. Convenzionalmente, l’inizio della rivoluzione scientifica viene fissato nel periodo compreso tra il 1543, data di pubblicazione del capolavoro di Copernico, Le rivoluzione degli astri celesti, e quella dell’opera di Newton, I principi matematici di filosofia naturale, 1687. Caratteristiche fondamentali del pensiero scientifico sono: 1) la concezione della natura come ordine oggettivo di fenomeni governato da leggi 2) la concezione della scienza come sapere sperimentale-matematico intersoggettivamente comunicabile e controllabile.
  • La prima (1649) e la seconda (1688) rivoluzione inglese: con l’espressione “prima rivoluzione” si indica la guerra civile che portò alla caduta della monarchia (poi restaurata) ed alla creazione della repubblica; con “seconda rivoluzione” si indicano invece i mutamenti dinastici e istituzionali che nel 1688-89 segnarono l’avvento di un regime costituzionale moderno
  • La rivoluzione industriale: prima fase del processo di industrializzazione avviato in Inghilterra a partire dalla metà del secolo XVIII e poi esteso ad altri paesi. E’ caratterizzata dall’introduzione nell’attività produttiva di nuove macchine (per esempio, a vapore), dall’introduzione di nuove fonti di energia (carbon fossile), di nuovi mezzi di trasporto (ferrovia); dall’organizzazione di fabbrica; dalla concentrazione di lavoratori salariati nelle città.
  • La rivoluzione francese: movimento che abbatte in Francia il regime feudale e la monarchia assoluta, creando i presupposti per uno stato democratico moderno.
  • La rivoluzione russa: avvenimenti che portarono all’abbattimento dello zarismo e all’instaurazione di un regime comunista.

 

ETÀ DELLA RESTAURAZIONE

periodo che va dal Congresso di Vienna alla Rivoluzione di Luglio in Francia; con “Restaurazione” si indica il nuovo assetto politico e territoriale dell’Europa sancito a Vienna per annullare le conseguenze politico-sociali del periodo napoleonico e il clima culturale da esso suscitato

 

GUERRE D’ITALIA

  • 1498, discesa di Carlo VIII
  • 1519-1556: periodo in cui è imperatore Carlo V, che unifica i domini Austriaci e Spagnoli
  • 1559: Filippo II vince a S. Quintino e costringe la Francia alla pace di Cateau-Cambrésis
  • 1559-1713: egemonia spagnola sull’Italia (dal 1713, egemonia austriaca sul Lombardo-Veneto)

 

L’ASSOLUTISMO DI LUIGI XIV

  • alla morte di Enrico IV, prese il potere in Francia Luigi XIII, figlio di Enrico IV e Maria de’ Medici. Dopo aver posto fine alla turbolenta reggenza della madre, egli si affiancò il cardinale Richelieu che lo aiutò a rafforzare la monarchia contro le pretese della nobiltà (che già si erano manifestate con la guerra tra Guisa e Borbone) e che cercava di portare la Francia ad occupare un ruolo di prestigio internazionale; in questo senso va visto l’intervento francese nella guerra dei Trent’anni.
  • A Luigi XIII succede Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria, che rimarrà al potere per tutta la seconda metà del 1600, fino al 1715. Artefice della sua formazione politica fu il cardinale Mazarino, e solo alla sua morte Luigi assunse il potere, circondandosi di ottimi collaboratori, come Colbert, assieme al quale Luigi riorganizzò tutta la macchina statale secondo un disegno che aveva come obiettivo l’accentramento del potere.

Politica interna: accentramento del potere

  • Colbert, nominato ministro delle finanze, mise ordine nelle finanze statali, eliminando sprechi e corruzione, e favorì i commerci e le manifatture agevolando le importazioni di materie prime e ostacolando quelle di manufatti con una elevata tariffa doganale
  • le autorità locali vennero subordinate al controllo di intendenti che rispondevano direttamente al sovrano
  • l’amministrazione della giustizia venne riformata varando nuovi codici
  • la corte venne trasferita a Versailles per meglio coordinare l’azione di governo
  • per favorire l’unanimità e l’obbedienza dei sudditi ad un unico monarca, in omaggio al principio “una legge, una fede, un re”, le diversità religiose (giansenisti e protestanti) vennero perseguitate (revoca dell’editto di Nantes, 1685)
Politica estera: egemonia francese in Europa

Il sovrano cercò anche di imporre all’Europa la sua egemonia, impegnandosi, a partire dal 1667 (guerra di devoluzione), in una serie di conflitti che permisero di estendere i confini del regno alla Franca Contea e a parte delle Fiandre, e di annettersi l’Alsazia, ma che prostrarono il paese, già fiaccato dalla crisi economica e dalle carestie ((crisi del ‘600) e portarono al dissesto delle finanze (guerra della Lega di Augusta e di Successione spagnola). Le guerre combattute da Luigi XIV furono le seguenti quattro (tutte combattute contro una coalizione di potenze preoccupate dall’espansionismo francese; solo nell’ultima, la Francia sarà sostenuta anche da altre potenze):

  • Guerra di devoluzione (finisce nel 1668), dovuta al fatto che Luigi avanzò pretese al trono spagnolo alla morte di Filippo IV, in base alla legge di devoluzione che assegnava la successione ai figli di primo letto, in questo caso alla moglie di Luigi XIV, figlia di primo letto di Filippo IV. Le altre potenze, tra cui l’Olanda, preoccupata della presenza francese ai suoi confini, si coalizzarono contro di lui e lo sconfissero.
  • Guerra d’Olanda (finisce nel 1678): combattuta da Luigi XIV contro la nemica del conflitto precedente, per avere la rivincita. La Francia si annette Fiandre e Franca Contea, ma l’Olanda tiene testa alla Francia rompendo le dighe.
  • Guerra della Lega d’Augusta (finisce nel 1697): causata dall’espansionismo francese in Germania, la guerra termina senza particolari risultati, per esaurimento dei belligeranti.
  • Guerra di Successione spagnola (dal 1700 al 1713): provocata dalla successione del nipote di Luigi XIV, Filippo d’Angiò, al re spagnolo. L’Europa si divise in questa occasione: alcune potenze – guidate dall’Olanda, che sosteneva la candidatura al trono di Carlo d’Asburgo, nipote dell’imperatore – si coalizzarono contro la Francia, altre la sostennero. La guerra si concluse con i due trattati di Utrecht (1713) e Rastadt (1714), che stabilivano quanto segue, decretando il tramonto definitivo della preponderanza francese e l’ascesa dell’Inghilterra al rango di potenza internazionale:
  • la conferma del trono spagnolo al nipote di Luigi XIV, ma il trattato di pace (trattato di Utrecht, 1713) vietò che le corone di Spagna e Francia potessero essere unificate.
  • La Spagna però dovette cedere all’Austria i domini spagnoli in Italia.
  • L’Inghilterra si impossessava delle colonie cedute dalla Francia nel Nord America (Terranova, Baia di Hudson, Acadia); acquisì importanti concessioni commerciali, come il controllo della tratta degli schiavi.

 

CONCETTI CHIAVE

assolutismo

feudalesimo

antico regime

nascita delle nazioni

guerre di religione

stato moderno

ceto

liberalismo

democrazia

socialismo

comunismo

nazionalismo

dispotismo illuminato

fascismo

colonialismo

imperialismo

irredentismo

 

riforma protestante

guerre di religione

scoperte geografiche

nascita del capitalismo

questione d’oriente

questione sociale

questione cattolica

 

CONCETTI CHIAVE PER CAPIRE L’OTTOCENTO

liberalismo

democrazia

socialismo

movimento delle nazionalità

 


 

UNIFICAZIONE TEDESCA

  • L’unificazione tedesca ha come protagonista il regno di Prussia, uno stato che oggi non esiste più: il suo territorio è diviso tra l’attuale Germania, la Polonia e l’ex URSS (Koenisberg, la città di Kant, oggi si chiama Kalinigrad e si trova in Russia).
  • Originariamente, nel 1200, la Prussia era un feudo teutonico, che poi passò nelle mani della dinastia Hohenzollern. Con Federico Guglielmo I Hohenzollern (1713-40) si sviluppò al massimo l’esercito e la Prussia diventò una potenza militare (“stato caserma”); mentre con Federico II, il despota illuminato, si avviò l’antagonismo tra la Prussia, che voleva ingrandirsi, e la Francia e l’Austria.
  • Dal 1861 la P. è nelle mani di re Guglielmo I, che si affianca nella gestione del potere il barone Otto von Bismarck, esponente degli Junker, una classe sociale composita che comprende:
  • esponenti dell’aristocrazia fondiaria
  • alte caste militari
  • rappresentanti della burocrazia statale
  • Salito al potere, Bismarck mostra di essere politicamente un esponente dell’estrema destra e dell’assolutismo contro le pretese delle classi liberali e il Parlamento. “Lotterò per Vostra Maestà…” “…col  sangue e col ferro”.
  • Ecco i principali atti che compie Bismark una volta al potere:
  • Guerra alla Danimarca per la questione dei ducati dello Schleswig e dell’Holstein. Inizialmente alleato con l’Austria, Bismarck si schiererà contro quest’ultima perché essa non vuole che la Prussia si annetta i due ducati (l’Austria avrebbe preferito, non potendoseli annettere direttamente, che diventassero un regno autonomo).
  • In ragione del dissidio precedente, assicuratosi il consenso di Napoleone III, la Prussia dichiara guerra all’Austria (1866). Il conflitto ha termine con la Pace di Praga, con la quale la Prussia si assicura i ducati. Inoltre si stabilisce di cedere all’Italia il Veneto attraverso la mediazione di Napoleone III.

La guerra contro l’Austria avrà due conseguenze:

  • L’Austria, già provata da lotte nazionalistiche all’interno del proprio impero (vd. moti del 1848, la seconda guerra d’indipendenza italiana nel 1959), accetta le rivendicazioni autonomistiche degli Ungheresi – tra i popoli ad essa soggetti, tra i più forti,  oltre che grandi produttori di cereali – e concede loro autonomia legislativa, dividendo l’impero, che da ora sarà impero austro-ungarico.
  • Napoleone III, allarmato dall’ascesa prussiana, entrerà in conflitto con la Prussia. Il casus belli è rappresentato dall’offerta di successione del trono spagnolo a Leopoldo, principe di Hohenzollern, imparentato con Guglielmo I. La Francia teme di essere circondata dai domini degli Hohenzollern e chiede che la Prussia si impegni a non accettare più candidature sul trono spagnolo. Entra in scena Bismarck, che alterando il dispaccio mandatogli da Guglielmo I, scatena la guerra, sulla quale va notato:
  • notevole superiorità militare della Prussia sulla Francia
  • sconfitta francese e dine dell’Impero: si passa alla Terza Repubblica, con Thiers come capo del governo, che sarà impegnato a gestire l’episodio della Comune parigina
  • la corona di imperatore della Confederazione degli stati tedeschi viene offerta a Guglielmo I (prima la teneva l’Austria, insieme al titolo Imperiale) e la Prussia si annette anche i territori francesi dell’Alsazia e della Lorena.

 

Confronto unificazione tedesca / unificazione italiana

UNIFICAZIONE TEDESCA

UNIFICAZIONE ITALIANA

Protagonista la casta degli Junker.

 

Manca l’apporto degli strati popolari.

Protagonista la borghesia liberale e le forze democratiche (Mazzini, Garibaldi).

Apporto degli strati popolari.

La Prussia può contare su ingenti risorse militari ed economiche.

Il Piemonte non dispone delle stesse risorse.

In entrambi i casi è un singolo stato (la Prussia, il Piemonte) che si pone come motore dell’unificazione.

 


 

IL MONDO GERMANICO FRA 800 E 900

 

1273

Quando il conte Rodolfo I fu nominato re di Germania e imperatore del Sacro romano impero, gli Asburgo acquistarono una posizione di primo piano nel panorama europeo.

Iniziano la loro espansione verso il Danubio.

 

1556

Carlo V abdicò dividendo l'impero in due parti: al figlio Filippo II lasciò il regno di Spagna con Milano e i tre viceregni di Napoli, Sicilia e Sardegna, i Paesi Bassi e le colonie americane; al fratello Ferdinando I lasciò la Corona imperiale, i domini ereditari degli Asburgo e le corone di Boemia e d'Ungheria.

 

1713 e 1714

 

I due rami della famiglia governarono così su due delle principali potenze europee, il cui espansionismo fu arginato soltanto dalla guerra dei Trent'anni. L'estinzione della linea spagnola degli Asburgo nel 1700 fu alla base della guerra di successione spagnola (1701-1713). Con la pace di Utrecht (1713) e il trattato di Rastatt (1714), la Spagna passò dagli Asburgo alla casata francese dei Borbone.

 

 

A seguito della guerra di successione austriaca (1740-1748), Maria Teresa perse parte della Slesia a favore della Prussia, ma riuscì a conservare il trono.

 

1806

Si dissolve il Sacro Romano Impero (la cui corona è da secoli – salvo qualche interruzione - in mano agli Asburgo),  per opera di Napoleone.

 

1815

L’imperatore d’Austria presiede la Confederazione germanica (nata dal Congresso di Vienna, conta in tutto 39 stati), di cui entra a far parte insieme alla Prussia.

All’Austria vengono sottomessi, nonostante in questi Stati si sia sviluppata ormai una coscienza nazionale: la Polonia (divisa con Prussia e Russia); il Lombardo-Veneto; la Boemia e l’Ungheria.

1848

Moti a Berlino, Vienna, Ungheria, per desiderio di indipendenza nazionale e di maggiori libertà.

1867

 

1918

Dopo la sconfitta da parte della Prussia (Sadowa) l’Austria orienta i propri interessi verso Est, ma potrà farlo solo affrontanto la questione ungherese (l’Ungheria, ribelle nei moti del 30) vuole l’indipendenza.

La questione viene risolta creando una federazione con l’Unheria e ne nascel’Impero austro-ungarico

Francesco Giuseppe

Prussia

1870-71

La Prussia unifica la Germania con Bismarck.

Ordinamento federale dei vari Stati unificati, che hanno il proprio imperatore nel re di Prussia. (E’ il Secondo Reich, “regno”, tedesco, dopo il Primo, quello di Carlo Magno, e prima di quello di Hitler, che sarà il Terzo)

1870-1890

Fase bismarckiana

  • Politica interna: Kulturkampf e leggi eccezionali
  • Politica estera: volta all’isolamento della Francia, trascura le colonie: “la mia carta dell’Africa è in Europa, con la Francia a ovest e la Prussia a est”. In tale ottica viene stipulata la Triplice Alleanza.

1890-1914

Fase guglielmina (Guglielmo II)

Introduce la Germania nella politica imperialistica e coloniale.

 


 

MOTI DEL 1820, DEL ‘30 E DEL ‘48

 

1820

America Latina

 

Spagna

 

Portogallo

 

Napoli

 

Sicilia

 

Piemonte

 

Grecia

Conquista l’indipendenza dalla Turchia.

Moto decabrista russo (1825)

 

1830

Francia: rivoluzione di luglio

Presa del potere da parte di Luigi Filippo d’Orléans, il “re cittadino”.

Belgio

Nasce come Stato, staccandosi dall’Olanda.

Polonia

 

Ducati di Modena e di Parma e Stato pontificio

Duca Francesco IV e il settario Enrico Misley.

Il commerciante Ciro Menotti vuole approfittare della morte del pontefice Pio VIII.

1848

Francia: rivoluzione  di febbraio

La borghesia impaurita dai moti popolari che hanno creato la II repubblica, danno il potere a Luigi Napoleone, cui affidano la presidenza della repubblica.

Colonia, Berlino

Operai chiedono migliori condizioni

 

Questi moti si svolgono in “nazioni in cui esiste un acuto problema di indipendenza nazionale, ove vi sono timide libertà o poteri assoluti, dove vi sono discrete condizioni di vita e di progresso economico.” (Hobsbawm)

Vienna

Licenziamento di Metternich che non sa fronteggiare le barricate liberali.

Cecoslovacchia

Praga chiede l’indipendenza e viene bombardata.

Ungheria

Il liberale democratico Kossuth capeggia più volte la rivolta contro l’Austria, ma alla fine capitola.

Le insurrezioni che scoppiano a Milano e Venezia danno inizio alla I guerra d’indipendenza italiana.

 

 

Insurrezioni antiaustriache a Milano (le “cinque giornate” 18-23 marzo) e Venezia.

Il 23 marzo, Carlo Alberto si mette alla testa del movimento nazionale italiano.

Inizialmente gli altri stati italiani appoggiano il Piemonte, ma poi si ritirano intimoriti dalla politica “fusionista” piemontese. A ciò si uniscono alcuni errori tattici commessi dal Piemonte nella conduzione della guerra contro gli Austriaci. Risultato: la prima guerra d’indipendenza fallisce. Carlo Alberto abdica a favore di Vittorio Emanuele. Unico risultato duraturo: in Piemonte, lo Statuto albertino, concesso da Carlo Alberto in occasione di questi avvenimenti, non sarà abolito.

Moti mazziniani. Venezia, Toscana, Roma

Dopo il fallimento della guerra regia piemontese contro l’Austria, i mazziniani tentano di aprire un nuovo fronte indipendentista e popolare, che porta alla creazione di:

  • Repubblica di San Marco a Venezia
  • Triumvirato in Toscana
  • Repubblica Romana

Luigi Napoleone, difensore della causa cattolica, e tutta l’Europa allarmata dalla paura del “pericolo rosso” (benchè Mazzini non sia comunista) reagiscono e stroncano le insurrezioni..

 

 

MOTI MAZZINIANI

 

DATA

EVENTO

RISULTATO

1833-35

Cospirazioni in Piemonte, Savoia, Genova, Lombardo-Veneto, Mezzogiorno.

  • Scoperte e stroncate nel sangue
  • Dopo la fallita insurrezione di Genova del 1834, Garibaldi riparò in America dove combattè con gli indipendentisti di Rio Grande e dell’Uruguay e organizzò la Legione italiana (camicie rosse). Tornerà in Italia nel 1848.
  • 1834: “Tempesta del dubbio”: Mazzini è profondamente scoraggiato. Si trasferisce in Svizzera e fonda la Giovine Europa. Poi, si trasferisce a Londra

1849-60,

decennio di preparazione della II guerra d’indipendenza

  • Amatore Sciesa a Milano
  • Giovanni Grioli a Mantova
  • Luigi Dottesio a Venezia
  • I martiri di Belfiore
  • Tito Speri a Brescia
  • 1844, disfatta dei Fratelli Bandiera
  • Insurrezione dei Barabba (operai e artigiani) a Milano

Sanguinosi fallimenti che dimostrano la scarsa capacità penetrativa del mazzinianesimo negli strati popolari

  • 1848, triumvirato (Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni) in Toscana
  • 1849, proclamazione della Repubblica Romana, retta da un triumvirato (Mazzini, Armellini, Saffi) e dichiarazione della fine del potere temporale dei papi

Luigi Napoleone, difensore della causa cattolica, e tutta l’Europa allarmata dalla paura del “pericolo rosso” (benchè Mazzini non sia comunista) reagiscono e stroncano le insurrezioni.

  • Pisacane e la spedizione di Sapri (1857): vuole liberare i contadini del Mezzogiorno dai Borboni

Stroncato dagli stessi contadini che vuole liberare.

  • 1857, fondazione della Società Nazionale

Conscia dei propri insuccessi, l’iniziativa dei democratici cerca di saldarsi con quella dei liberali. à

 

à Col motto “Italia e Vittorio Emanuele”,  nasce la Società Nazionale, presieduta da Garibaldi, voluta da Cavour,  l’organizzazione raccoglie ex mazziniani e repubblicani che pensano sia necessario unirsi alle forze liberali per raggiungere l’unificazione.

  • 1860, azione garibaldina-mazziniana con la spedizione dei Mille

 

 

Fonte: http://leguarag.xoom.it/lguarag/archivio/CRONOLOGIA%20-%20ETA%20MODERNA%20E%20CONTEMPORANEA.doc

Sito web da visitare: http://leguarag.xoom.it/

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