Barbari

 

 

 

Barbari

 

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APPUNTI dalle lezioni di Storia

 

I Barbari

 

Quando un popolo viene in contatto con un altro popolo crede di individuarne le caratteristiche; i romani descrissero i barbari feroci e intrattabili, questi descrissero i romani vigliacchi e inaffidabili.


La vita media si aggirava intorno ai 19-29 anni. La mortalità nella primissima infanzia era altissima anche perché la povertà spingeva le famiglie contadine all’infanticidio e alla limitazione delle nascite.


La fame, il freddo, la paura erano gli inseparabili accompagnatori di ogni contadino, costretto a vivere su una terra sempre infeconda e semiselvaggia.
Centro della loro organizzazione era la famiglia; più famiglie si univano in un'orda; più orde in un distretto o pago. L'associazione dei pagi costituì per secoli il vero stato, il solo legame politico che poteva raccogliere in sé fino a 50-60.000 membri. Al padre spettava l'autorità suprema sulla famiglia e sui servi (la popolazione si divideva in liberi e servi); i liberi in nobili e popolo; tutti i liberi costituivano l'eribanno (esercito), tutti i possessori di fondi partecipavano di diritto all'assemblea popolare (ting), dove si eleggevano i capi o il re, dove si deliberava la guerra e si risolvevano i litigi personali. I morti si bruciavano; più tardi si seppellirono.


 

La loro economia era basata sulla caccia e la raccolta, anche se l’agricoltura e l’allevamento – principalmente di cavalli – stavano prendendo importanza. Comunque, prima che questi popoli diventassero sedentari la loro vita era concentrata sul fabbisogno della famiglia: chi produceva era anche consumatore, i pochi mercanti erano stranieri e importavano solo generi di lusso che barattavano a caro prezzo, l’importazione e l’esportazione con i paesi limitrofi erano rare, non si pagavano le tasse.
Gli spostamenti delle popolazioni barbariche erano facilitati dalla possibilità di trovare terre sempre fertili e dalla velocità di ricostruire i villaggi in un nuovo insediamento (le capanne erano costruite con pelli di animali). Il villaggio e le terre agricole erano di solito situati al centro del territorio occupato, circondati da difese naturali. Ai confini del villaggio c’erano delle zone boschive, chiamate anche "ALLMENDE", che servivano per il rifornimento di legna e la caccia. Essendo queste zone in comune con altri popoli, con l’aumento della popolazione nacquero dei contrasti di carattere politico/economico. Spesso i popoli in conflitto, ottenuta la pace, si coalizzavano in un unico grande villaggio.
Ai tempi di Cesare abbiamo l’insediamento e la pratica dell’agricoltura stabile e l’uso delle prime monete, che stavano sostituendo il baratto. L’eccesso di popolazione costrinse le popolazioni più numerose a emigrare attaccando i confini dell’Impero romano.
Quando presero il sopravvento, i barbari furono costretti a mantenere in vita gran parte degli usi, dei costumi e delle leggi di Roma: erano esperti guerrieri ma ancora nomadi o seminomadi, analfabeti, incapaci di amministrare uno Stato, i loro re erano in origine i capi delle tribù più potenti, scelti solo per le loro qualità di combattenti. Maggiormente civilizzate erano le popolazioni dei Franchi e dei Sassoni, che per questo motivo formarono regni più stabili e duraturi degli altri.
I conquistatori s’impadronirono delle terre migliori, che sottrassero ai cittadini romani. Ma si resero conto che, senza l’appoggio delle popolazioni sottomesse, non sarebbero stati in grado di mandare avanti l’agricoltura e la produzione dei terreni conquistati, perciò buona parte delle terre fu lasciata agli antichi proprietari.


Cimbri

Un popolo nomade della steppa Centrale-Asiatica che i greci chiamavano "Sciti" si muove a nord-ovest fra i fiumi Oder e Vistula verso il Baltico fra il 500 ac ed il 300ac. e raggiunge la Danimarca dando origine al popolo chiamato "Cimbri"

Compaiono nella storia per la prima volta sulla fine del secondo secolo a.C. Abitavano il nord dell'attuale penisola danese dello Yutland che ancor oggi si chiama Himmerland (Kimberland), ossia Terra dei Cimbri.
Intorno al 120 a.C. una parte del popolo cimbro dovette emigrare per carenza di sostentamento dovuta a varie cause : alluvioni, siccità e una forte crescita demografica. Si diressero verso il sud dell'attuale Europa trovando lungo il cammino come alleati i Teutoni e gli Ambroni. Lo spostamento trovò però un forte ostacolo da parte dell' esercito romano che si opponeva all'infiltrazione dei Cimbri nei territori occupati da Roma. Ci furono tre scontri violentissimi: 113 a.C. presso Klagenfurt; 105 a.C. presso Orange alle foci del Rodano; 101 a.C. in Val Padana ai Campi Raudii, dove l'esercito romano guidato da Caio Mario riuscì a sterminarli pressoché totalmente in una battaglia alla quale parteciparono come combattenti anche le donne cimbre.
I Cimbri sopravvissuti a questa tremenda sconfitta si rifugiarono sulle pedemontane veronese e vicentina.

 

Teutoni

Antica tribù germanica, stanziata originariamente nella penisola dello Jutland, corrispondente all’odierna Danimarca. Verso il 120 a.C. si unirono ai Cimbri nella loro migrazione verso sud; i due popoli si separarono nel 205 a.C. I Teutoni occuparono la Gallia e vi rimasero da allora fino al 102 a.C., quando furono sconfitti dal generale romano Caio Mario a ad Aquae Sextiae (Aix en Provence).

Turingi

Popolazione apparsa più tardi di altri sugli altopiani della Germania centrale, nella regione che ancora oggi porta il loro nome. Con tutta probabilità essi colmano il vuoto lasciato dalla precedente popolazione, la Confederazione alemanna, quando questa migra verso sud. Non è chiaro se essi siano un residuo degli Alemanni o un’altra tribù di piccole dimensioni. Appaiono nella regione dell’Harz intorno al 280. Sul Meno sono resi tributari dagli Unni. In seguito si espandono all'Elba, al Danubio, alla Boemia e alla Saale, lottano contro Eruli e Longobardi ma il loro vasto regno viene spartito tra Franchi e Sassoni. Formano un ducato che da loro prende il nome Turingia.

 

i Vandali

Con il nome di Wandili era designato in origine un gruppo di popoli della Norvegia e della Svezia meridionale comprendenti, oltre ai Vandali, anche i Goti e i Burgundi. Sappiamo che, di queste genti, i Vandali migrarono dapprima verso le foci della Vistola e quindi (nel I secolo a.C.), sotto la pressione di Rugi e Burgundi, in direzione della Posnania meridionale. Qui, sottomessi i celti Boi e ricevuto un apporto di nuovi immigrati - i Silingi dello Seeland -, le varie tribù vandaliche diedero vita ad una lega di carattere religioso detta dei "Lugi" (i "compagni").
Alleati di Roma nella guerra contro i Daci (inizi del II secolo d.C.), i Vandali, furono costretti dalla migrazione dei Goti e dall’attraversamento della Slesia da parte delle truppe longobarde dirette alla frontiera romana, a penetrare nell’Impero e a combattere, a fianco dei Marcomanni, contro Marco Aurelio (167). Una volta sconfitti, i Vandali Harii o Hasdingi (così detti dal nome della dinastia dominante) furono stanziati nella valle della Tisza superiore e costretti a fornire contingenti militari all’Impero. In seguito, questi Vandali, vinti dai visigoti Thervingi del re Geberic, ottennero dall’imperatore Costantino (335) di insediarsi come federati sulla riva destra del Danubio. I Vandali Silingi, insediati invece nella Slesia, presero parte, alla metà del III secolo, alla sfortunata scorreria dei Burgundi in territorio romano: battuti sul fiume Lech in Rezia, furono costretti a prestare servizio nella cavalleria romana.
I Vandali erano governati da due re cui erano affidate la "politica estera", la direzione della guerra e la scelta dei capi. I re erano considerati anche i mediatori tra il popolo e gli dei: Wotan (Odino), il cui culto era particolarmente diffuso tra gli Hasdingi, e gli Alci, una coppia di fratelli divini il cui supremo sacerdote portava delle vesti femminili. I Vandali si servivano, sicuramente a partire dal III secolo d.C., della scrittura runica e praticavano l’incinerazione dei defunti (sostituita nel IV secolo dall’inumazione). Nei loro corredi funebri (composti da armi, utensili e vasi, decorati da simboli solari e lunari e da svastiche), spicca, sin dal I secolo d.C., la presenza di oggetti di importazione romana. Praticavano l’allevamento del bestiame e, in misura minore, l’agricoltura e -dapprima con la mediazione dei celti della Boemia, poi dei Marcomanni e, infine, trattando direttamente con mercanti romani- il commercio dell’ambra.
All’avvento degli Unni in Europa (375), i Silingi della Slesia si mantennero indipendenti dai nuovi arrivati. Invece, sotto la pressione unna, gli Hasdingi della Pannonia, unitisi agli Alani, passarono in Rezia dove furono accolti, in qualità di federati, da Stilicone, generale "romano", figlio di un ufficiale di cavalleria vandalo dell’imperatore Valente.
L’Impero tentò di contrastare l’avanzata dei Vandali in Gallia per mezzo dei suoi fedeli alleati Franchi , i quali massacrarono 20 mila Hasdingi e uccisero il loro re Godigisel.
Il figlio di Godigisel, Gunderic, passò il Reno nei pressi di Magonza e condusse l’avanzata di Hasdingi, Silingi, Svevi e Alani alla volta di Treviri, Reims, Tournai, Amiens, Parigi e, verso sud, in direzione di Tours e di Bordeaux. Il caos disseminato dai Vandali permise agli Alamanni e ai Burgundi di penetrare a loro volta in Gallia. Superati i presidi dei Pirenei, avventatamente affidati dai Romani a truppe barbare propense più al saccheggio delle regioni che erano stati chiamati a difendere che al combattimento, i Vandali conquistarono quasi l’intera penisola iberica (409). Riconosciuti federati dell’Impero, gli Hasdingi si stanziarono allora nella Galizia orientale, gli Svevi in quella occidentale, i Silingi nella Betica mentre gli Alani –che numericamente erano i più importanti- presero possesso della Lusitania e della Spagna Cartaginese.
Roma tentò però a più riprese di riconquistare le sue antiche province servendosi dei Visigoti. Dopo la caduta (428) di Siviglia, l’ultimo bastione romano in Spagna, il re Genserico, fratellastro e successore di Gunderic, decise di imbarcare nel 429 a Iulia Traducta i suoi 80.000 sudditi ( 50 mila dei quali erano Vandali) alla volta dell’Africa.
Sbarcati in Africa, i Vandali avanzarono quindi in direzione di Hippo regius, dove si scontrarono con il governatore romano Bonifacio (430) e dove, in seguito, il re Genserico fissò la sua residenza. La stipula nel 435 di un trattato con l’Impero romano non impedì loro di espugnare Cartagine, l’ultimo caposaldo imperiale in Africa (439), e di costruire nel 440 una flotta con la quale saccheggiarono la Sicilia e le coste spagnole. A questo punto l’imperatore Valentiniano ritenne opportuno concedere ai Vandali, che nel 435 erano stati riconosciuti federati di Roma, la piena sovranità sui loro domini africani. Ma alla morte di Valentiniano, un nuovo attrito con i Romani, indusse Genserico a infliggere, con il saccheggio dell’Urbe (455), una dura umiliazione all’Impero.
Il regno fondato in Africa da Genserico – un sovrano animato dalle velleità di estendere il proprio dominio su tutto l’Impero romano- crollò sotto i colpi delle armate di Giustiniano. Il dominio vandalico fu particolarmente cruento e fu contrassegnato dalla metodica persecuzione del clero cattolico.

 

Alani

Gli alani erano una popolazione nomade sarmata della steppa del Mar Nero, allevatori di cavalli.
I Sarmati, come gli Sciti, facevano parte della etnia iranica. Abitavano le steppe lungo il Volga, le regioni pedemontane degli Urali Meridionali e la steppa del Kazakhstan occidentale. La migrazione delle tribù dall'Oriente verso Occidente si svolse in diverse ondate. Nell'Asia Centrale, da dove provenivano, i Sarmati avevano affrontato conflitti con Battriana, Partia, Sogdiana. All'inizio, lo spostamento dei Sarmati nelle steppe a nord del Mar Nero fu un processo pacifico: diventarono alleati degli Sciti. Ma col tempo il conflitto fra questi ultimi e Sarmati diventò insanabile. Devastando gli insediamenti degli agricoltori, i Sarmati occuparono completamente la steppa tra i fiumi Don, Dniepr, e Danubio. Verso la metà del II secolo a.C. i Sarmati divennero la maggior potenza delle steppe della costa settentrionale del Mar Nero. Le importanti città-stato di Tyras e Olbia furono circondate dalle tribù sarmatiche che probabilmente ne assunsero il protettorato, svolgendo un importante ruolo politico-militare nella regione: insieme alle tribù traciche dei Geto-daci si opposero all'espansione romana.
Nelle due guerre daciche portate da Traiano all'inizio del II secolo d.C. i Sarmati si schierarono dalla parte dei Daci.
Nel II sec. d. C. comunque il ruolo dominante nelle steppe nord-pontiche é nelle mani degli Alani, la grande famiglia delle tribù sarmatiche che ebbe probabilmente il sopravvento sulle altre famiglie della stessa stirpe. Il dominio sarmatico nelle regioni costiere settentrionali si concluse nel III sec. d. C., con l'invasione dei Goti. Poco dopo, nel 375, dall'Oriente giunsero gli Unni, che dopo aver fatto strage degli Alani accolsero i resti delle loro tribù nel loro esercito diretto verso Occidente.
Una parte degli Alani, sopravvissuta alla strage unna, si unì ai Vandali e con essi si stabilì in Africa, tanto che il sovrano vandalo potè assumere il titolo di “re dei Vandali e degli Alani."

 

Burgundi

I Burgundi (Burgundiones) facevano parte del gruppo etnico dei Vandali.
Alla fine del III sec., dopo lo sfondamento del limes da parte degli Alemanni, un buon numero di Burgundi occupò le zone abbandonate della regione fra Reno e Meno. I Burgundi cercarono di allearsi con Roma contro gli Alemanni, ma una spedizione comune fallì, perché l'inatteso ed elevato numero di guerrieri burgundi giunti per combattere fece intravedere ai Romani una grave minaccia. Alla fine del IV sec. i Burgundi scalzarono gli Alemanni dalla regione compresa fra il Taunus e il Neckar e raggiunsero il Reno, superandolo in massa dopo l'incursione di Vandali, Svevi e Alani (406). Federati dei Romani con l'incarico di proteggere il limes renano ottennero, appunto come federati, (413) "una parte della Gallia vicina al Reno" (il primo regno burgundo, intorno a Worms). Verso il 430 i Burgundi della riva destra sconfissero un reparto di Unni, ma poco dopo caddero sotto la dominazione di questo popolo, dal quale adottarono l'usanza di deformare artificialmente il cranio. Nel 436 gli Unni, probabilmente alleati di Flavio Ezio, posero fine al regno burgundo di re Gundicario sul medio Reno (vicenda alle origini della leggenda dei Nibelunghi). Nel 443 Ezio destinò gli scampati del popolo burgundo alla Sapaudia, una realtà geografica da non confondere con la Savoia, di cui è l'antecedente etimologico. Nel 451 i Burgundi combatterono gli Unni e nel 457 ampliarono il loro territorio verso sud ovest, nell'area fra Rodano e Saona, e nel 461 occuparono definitivamente Lione. Nel 480 il regno burgundo aveva raggiunto la sua massima estensione. Alla fine del V sec. i Burgundi subirono la pressione crescente dei Franchi a nord, e dei Visigoti e degli Ostrogoti a sud. Nel 534 la fine del regno burgundo, che venne diviso tra i sovrani merovingi: a Teodoberto, re di Reims, spettò il nord, Childeberto, re di Parigi, ricevette il centro,il sud (fino alla Durance) finì probabilmente a Clotario, re di Soissons. In seguito l'intero territorio seguì le sorti dell' Impero dei Franchi .

 

Batavi

Popolazione germanica, o forse celtica, che viveva nei pressi del delta del fiume Reno, dove si trova più o meno l’attuale Olanda, stanziati su di un’isola formata dall’incontro della Mosa con il fiume Waal. Alleati di Roma, erano esenti da gravami e contribuzioni, e serbati per il solo utilizzo in battaglia, come armi di offesa e di difesa. Nel 69 un principe batavo romanizzato, Giulio Civile, si pone a capo di una ribellione dei Batavi. La rivolta trova il sostegno delle popolazione germaniche oltre Reno, si estende in Gallia, sotto la guida di Giulio Sabino, e nella Germania Renana, sotto la guida della profetessa Velleda. Dopo il III secolo sono poco nominati e si presuppone una loro fusione con i Frisoni e i Franchi.


Gli Unni
"Animali selvaggi", "bestie a due zampe", "semi-uomini che mangiano i loro vecchi", "bevono il sangue" e "si nutrono della carne scaldata sotto le selle dei loro cavalli": così furono definiti gli Unni, nomadi di stirpe turco- mongolica giunti nel 376 sulle rive del Danubio. Questi feroci cavalieri armati di archi di corno, di frecce d’osso, di lacci e di reti non costituivano una grande armata: erano una miriade di minuscole bande pronte tanto a coalizzarsi quanto a combattersi da campi avversi. Solo la frammentazione del popolo unno può infatti spiegare come mai, dopo aver sottomesso gli Alani, alcuni abbiano mosso guerra agli Ostrogoti, mentre altri si siano schierati al fianco del loro re Vithimer o come mai, a distanza di pochi mesi, gli Unni abbiano dapprima sconfitto e poi aiutato (battaglia di Adrianopoli, 378) i Visigoti di Atanarico. Altrettanta ambiguità caratterizzò le relazioni degli Unni con Roma: scorrerie, compromessi e relazioni amichevoli si susseguono e si alternano con una rapidità tale da confondersi. Accade così che gli Unni prima saccheggino l’Impero e poi si pongano al servizio dell’imperatore Teodosio ma al tempo stesso, il loro re Rua estorce agli imperatori il libero accesso ai mercati romani - da cui gli Unni dipendevano per le armi, le granaglie e gli indumenti - e impone un tributo di 350 soldi aurei, portati ben presto dal suo nipote e successore Attila prima a 700, poi a 2100 e infine a 6000. La politica che il nuovo re, - un uomo tarchiato, di bassa statura, con gli occhi incassati, il naso schiacciato e una rada barbetta -, persegue nei confronti dell’Impero è fondata sul ricatto: una politica cui i Romani, ben consci che una loro spedizione contro i nomadi delle steppe non avrebbe portato, a fronte di spese e perdite enormi, a nessun risultato concreto e che, alle spalle delle loro armate, vivevano genti che non erano più ostili verso gli Unni di quanto lo fossero verso i propri eserciti, non possono che accettare.
La potenza di Attila si fondava dunque sul rispetto di delicati equilibri: sulla fedeltà - comprata con oro, doni e denari - dei suoi luogotenenti; sul favore dei capitribù germanici suoi vassalli che poterono consolidare la propria posizione, sancita da Attila, a scapito dell’individualismo dei loro sudditi; sull’appoggio dei ceti mercantili dell’Impero d’Oriente (i "verdi") che trovavano estremamente vantaggiosa la presenza, aldilà del confine, di uno stato unno esteso dal Reno al Mar Caspio e, infine, sul favore di molti potenti dell’Occidente, che furono amici degli Unni almeno finché non videro intaccati i loro interessi, vale a dire fino alla vigilia della campagna di Attila in Gallia. Al tempo stesso, la politica di ricatto nei confronti dell’Impero d’Oriente fruttò (448) al re unno, che, nel frattempo, aveva distrutto Viminacium (Kostolac), Margo, Singidunum (Belgrado), Naissus (Nis), Sardica (Sofia) e Arcadiopoli, la conquista di un territorio a sud del Danubio profondo cinque giorni di viaggio (100-120 miglia). Nel 451, invocato dai Bagaudi in lotta con i latifondisti gallo-romani e istigato dal vandalo Genserico da sempre desideroso di annientare i Visigoti, Attila si volse poi a Occidente. Con il pretesto di intervenire in qualità di "custode dell’amicizia romana" contro i Visigoti, il re unno ambiva infatti a sposare Onoria, sorella di Valentiniano III, per impadronirsi della metà dell’Impero e sostituirsi ad Ezio nel controllo della Pars Occidentis. Il suo piano fallì invece miseramente: l’esercito unno formato da Rugi, Gepidi, Sciri, Turingi e Ostrogoti venne sconfitto, a qualche miglio dall’odierna Troyes nei Campi Catalauni (Champagne), dalle armate che Ezio reclutò tra i Visigoti, i Franchi, i , i Burgundi, i contadini Bagaudi e gli Alani. Fu solo in prospettiva di servirsi ancora degli Unni per tenere a freno i Visigoti che Ezio non volle annientare le forze di Attila. Il re non rinunciò però del tutto alle sue mire in Occidente: nel 452 scese nell’Italia settentrionale e distrusse Aquileia, Concordia, Altino, Padova, Vicenza, Verona, Brescia e Bergamo. La carestia che a quel tempo affligeva il paese -più che la celeberrima ambasceria guidata da papa Leone, dall’ex prefetto Trigezio e dall’ex console Gennadio Alieno -, lo dissuase tuttavia a continuare la sua spedizione. Una pericolosa minaccia si profilava intanto per il suo dominio in Oriente: a Teodosio II, fautore dei ceti mercantili "verdi", succedette l’imperatore Marciano, che, in ossequio all’aristocrazia latifondista degli "azzurri" penalizzata dalle scorrerie di Attila, decretò la chiusura dei mercati romani da cui dipendeva la sussistenza degli Unni. La politica bizantina finalizzata all’istigazione dei Germani alla rivolta sortì come effetto il tramonto della potenza unna: dopo la morte di Attila, gli Unni, disfatti dapprima sul fiume Nedao da una coalizione germanica (di Sciri, Rugi, Svevi ed Eruli) capeggiata dal re dei Ardaric, e poi dagli Ostrogoti, ribellatisi da soli e per primi al loro dominio, finirono con insediarsi nelle fortezze di confine dell’Impero d’Oriente o furono annientati dalle armate imperiali o si arruolarono negli eserciti d’Occidente o furono assoggettati dai nomadi Uguri e Onoguri, Sabiri e Avari. Il popolo unno ripiombò quindi nel caos e nell’anarchia e la steppa tornò a ripullularsi di signori arroganti, litigiosi tra loro, a volte in lotta, a volte al servizio dell’Impero. Tra questi vanno ricordati almeno due ex-luogotenenti di Attila: il romano di Pannonia Oreste (il padre di Romolo Augustolo) e l’unno Edeco (il padre di Odoacre) che si segnalò per la sua ferocia nella lotta contro gli Ostrogoti. La funesta inimicizia tra Odoacre e il re ostrogoto Teodorico aveva dunque radici lontane...

 

I Goti

La tribù germanica dei Goti, originatasi attorno al I secolo a.C. dalla fusione di tribù germaniche e scandinave, assunse notevole importanza nel III secolo compiendo numerose incursioni nell’Europa dell’est, passando il Danubio e colpendo il territorio romano. Probabilmente arrivarono sulle sponde del mar Nero, dove si fusero con altre tribù balcaniche e iraniche verso il 220-230 d.C., e dove stabilirono i primi contatti con i romani attraverso il commercio dell’ambra.
Vicino al fiume Dnstr edificarono semplici villaggi. Fra il 235 e il 270 in territorio imperiale saccheggiarono città e villaggi poco fortificati. Sconfitti dall’imperatore Claudio II (268-270 d.C.) si ammansirono per qualche tempo e si stabilizzarono politicamente, mettendo in evidenza la differenziazione in due entità “statali” ben separate, gli Ostrogoti (Ostgothen, o “goti dell’est”, detti anche “goti splendenti”) e visigoti (Westgothen, o “goti dell’ovest”, “goti saggi”), che rimanevano uniti per la tradizione e la lingua, ma erano governati da due capi autonomi.
Gli Unni provenienti dall'Asia si scontrarono in Ucraina con le popolazioni degli Alani e poi, piegando il loro cammino verso Occidente arrivarono al confine dell'Impero Romano, in Illiria e sul territorio danubiano incontrando i Goti Balti. Il loro nome deriva dal termine gotico “baltha”, che significa "audace". Mentre gli Amali divennero re degli Ostrogoti, i Balti con Alarico, divennero re dei Visigoti.
Questi, non potendo resistere ala smisurata pressione degli Unni, furono costretti ad attraversare il “Limes Romanis ” e, nell'anno 376 d.C., raggiunsero un accordo con Valente. Avrebbero potuto stanziarsi nella province della Tracia ( attuale Bulgaria ) in cambio di sottomissione al governo romano ed alla fornitura di contingenti all'esercito imperiale: Roma avrebbe guadagnato nuove forze militari dai Goti e tanto oro dai proprietari terrieri romani che avrebbero sostituito con tributi in oro l'obbligo di inviare soldati alle forze imperiali romane.
I Goti avrebbero avuto un loro territorio dove vivere prosperare passando dallo status di “ barbari ” a quello di “ foederati ” romani. Sembrava un ottimo accordo ma la cupidigia di alcuni funzionari romani, Massimo e Lupicino, costrinse i Goti alla ribellione.
Si narra che i romani vendessero a caro prezzo carne di cane ai Goti affamati richiedendo in cambio schiavi. Fritigerno, succeduto ad Atanarico alla guida del popolo goto, non riuscì più a calmare il popolo ed attaccò Lupicino, poi i Goti iniziarono il saccheggio della Tracia. Valente decise di attaccare i goti di Fritigerno ed ebbe la meglio nella prima battaglia ma, in soccorso dei Goti giunsero gli Ostrogoti e gli Alani e, nell'Agosto del 382 d.C., i romani furono disastrosamente battuti ad Adrianopoli.

 

Rugi

Il gruppo tribale dei Rugi rappresenta una delle principali stirpi stanziate dal re Theoderic (Teodorico) nella Venetia et Histria. Originari del Rogaland, in Norvegia, i Rugi erano "Germani orientali" di origine scandinava (Goti, Vandali, Burgundi, Eruli, Gèpidi) migrati verso oriente alla volta delle regioni baltiche dell'Oder e della Vistola. Dopo aver fatto tappa nell'isola di Rugen, i Rugi si insediarono nella Pomerania occidentale e alle foci dell'Oder. Spostatisi, nel III sec., sotto la pressione dei Goti nella valle della Tisza, i Rugi caddero, alla fine del secolo successivo, sotto l'egemonia degli Unni. Intorno al 455, quando sulle ceneri del grande impero di Attila sorsero i regni dei popoli affrancatisi con le armi dal dominio unno (i Gèpidi della Pannonia e della Transilvania, gli Eruli della Moravia meridionale, gli Svevi delle regioni danubiane, gli Sciri), i Rugi si stabilirono nella Bassa Austria dove vissero per alcuni decenni alle spalle dei provinciali romani del Norico. Il rex delle genti barbare d'Italia, Odovacar (Odoacre), li sconfisse quindi duramente nell'inverno del 487: il re rugio Fewa e la sua consorte, l'ostrogota Giso, furono in quell'occasione fatti prigionieri e giustiziati in Italia. L'anno seguente, la rivolta dei Rugi capeggiati dal figlio di Fewa, Friederic, fu sventata da Unulf, il fratello di Odovacar, il quale, per impedire la nascita di nuovi stati germanici ai confini settentrionali del suo regno, ordinò di far "terra bruciata" del Norico e di trasferirne la popolazione in Italia. I Rugi superstiti si unirono, nei pressi di Novae (odierna Svistov), alla gens di Theoderic in marcia verso la penisola.

 

Suebi o Svevi

In Origine questa popolazione era stanziata nei pressi del mar Baltico che i Romani chiamavano Mare Suebicum. In seguito i Suebi emigrano verso sud ed occidente stanziadosi nel lato tedesco del fiume Reno fino al 406, quando una parte di essi si unisce a Vandali ed Alani nella invasione della Gallia. Mentre Vandali e alani combattono contro i Franchi alleati dei Romani, i Suebi proseguono verso la Spagna. Nel 409, il loro re Hermeric stabilisce la sede dei Suebi nella parte nordoccidentale della penisola iberica, dove riceverà infine il riconoscimento ufficiale dei Romani. Il regno svevo in Spagna durò altri 175 anni, godendo di una politica abbastanza stabile, ad esclusione di qualche contrasto con i Visigoti, arrivati in Spagna nel 416. Gli Svevi mantennero comunque la loro indipendenza fino al 584, quando il re Visigoto Leuvigildo invade il regno degli Svevi, sconfiggendoli e assorbendo quel che resta del mondo svevo in Spagna. Gli Svevi rimasti indietro del 406 perdono la loro identità a favore degli Alemanni e sono assorbiti in questa tribù. Tuttavia la terra da essi occupata conserva ancora il loro nome.

 

Eruli

Popolazione di stirpe germanica originari del sud della Scandinavia, tra il mar Baltico e il mar Nero. Dopo la loro fuoruscita dallo Jutland vengono segnalati nelle zone Est dall’inizio del III secolo e, nel loro girovagare, sono spesso associati agli Ostrogoti. Guidano il sacco di Bisanzio nel 267, ma il loro contingente orientale viene annientato a Nis due anni più tardi. Associati per un periodo prima ai Goti e poi agli Unni, essi riemergono nella seconda metà del V secolo, quando si organizzano in confederazioni in Austria e in Italia. Sono appunto i primi barbari ad arrivare in Italia, sotto la guida di Odoacre. Rimesse le insegne dell'Impero e richiesto per sé il governo d'Italia, Odoacre procede alla distribuzione di terre ai soldati. Latifondi, plaghe deserte, terre demaniali non mancavano in Italia; l'agricoltura ne risente subito i benefici effetti; l'importazione del grano non è più necessaria. Ma il monarca avventuriero è il capo di un gruppo di soldatesche varie di stirpe, sempre più esigenti verso colui del quale hanno assecondato l'ambizione e le fortune. I loro interessi sono in contrasto con quelli dei Romani e nello stesso Odoacre, il re barbaro, pugna col patrizio romano. Situazione che Odoacre supera con abilità e acume: ariano, si mostra conciliante con la Chiesa; barbaro, mantiene l'ordine fra i suoi e la sicurezza pubblica per tutti; patrizio ricupera all'Italia la Dalmazia (480) e il Norico (487), per liberate il Norico dalle incursioni dei Rugi. Egli inoltre ha saputo tener testa per tre anni agli Ostrogoti invasori

 

Longobardi

I Longobardi erano un popolo di nomadi-guerrieri proveniente dalle steppe dell’Europa nordorientale, assai meno evoluto degli altri barbari giunti in Italia, e non erano mai entrati in contatto con i Romani. Erano divisi in tribù, ciascuna delle quali riconosceva solo l’autorità del proprio capo-guerriero (duca): per questo non riuscirono a dare vita a un regno unitario e stabile.
Dalla Scandinavia i Longobardi sarebbero scesi a sud, risalendo il corso dell’Elba e dell’Oder. Il loro primo re fu Agilmondo, sorpreso e ucciso in un attacco notturno dei Bulgari, che ne rapirono la figlia.
Successivamente si stanziarono nel Norico e infine, in Pannonia, subentrando ai Goti di Teodorico scesi in Italia, tra la fine del V e i primi anni del VI secolo a.C.
È molto probabile che la loro migrazione sia dovuta alla spinta delle popolazioni unne verso occidente. Entrarono pertanto in contatto prima con i Rugi nel 488, poi con gli Eruli, che sconfissero nel 512, infine coi Gepidi.
A contatto con quelle popolazioni ariane, abbracciarono anch’essi l’arianesimo, ma i rapporti tra loro si fecero via via più tesi, fino a sfociare nella guerra (527). Il re Cunimondo venne ucciso in battaglia e con il suo cranio, come si usava allora, fu fatta una coppa. Sua figlia Rosmunda fu poi sposata da Alboino.
Nel 567, alleati degli Avari, i Longobardi distrussero il popolo dei Gepidi che li aveva attaccati, massacrandoli fino all’ultimo, ma quando gli Avari pretesero di stanziarsi sulle terre per le quali avevano combattuto, i Longobardi furono costretti a spostarsi, e l’Italia parve loro a portata di mano

 

Quadi

Piccola tribù germanica delle cui origini si sa poco. Nella migrazione verso sud del primo secolo,si stabiliscono nella zona della Moldavia e della Slovacchia occidentale. Confinavano probabilmente con i Marcomanni a occidente, le tribù protoslave a Nord, la tribù sarmata degli Iazigi, e più tardi iVandali, a est, l’Impero romano a sud. Scendono con i Marcomanni (a cui erano probabilmente assai affini) in Italia e sono più tardi con i Vandali ed gli Alani in Spagna

 

Sauromati

Antica tribù di Sarmati conosciuta fin dal V secolo a.C. Mentre nel III sec. a.C. Roxolani e Iazigi avanzarono verso l'impero, i Sauromati restarono nelle pianure dell'Ucraina, finendo - molto più tardi - per essere assorbiti dagli unni nella seconda metà del IV secolo.

 

Bulgari

Popolazioni che si stanziarono nel VII secolo nella parte orientale della penisola balcanica, verso la quale si diressero nel secolo precedente numerose tribù slave. Di origine turca, parenti prossimi degli unni. Venuti dall’Asia, li si trova anzitutto nella regione fra Volga e Kama. Questa regione, il cui centro è Kazan, verrà chiamata fino al secolo XV Grande Bulgaria. Continuando la loro avanzata, i bulgari riusciranno a installarsi sulla riva destra del Danubio, l’attuale Bulgaria, da dove terrorizzeranno l’impero bizantino: saranno necessarie venti campagne, all’inizio del secolo XI, perché l’imperatore Basilio riesca a sottometterli. I bulgari, come gli ungheresi, rinunceranno alle incursioni e diverranno cristiani. Si fonderanno con le popolazioni preslave e slave, di cui adotteranno la lingua. Comparvero in Italia con Attila nel 452. Dal 504 al 511 coi Gepidi e coi Greci sbarcarono sulle spiagge del Bruzio, combattuti dai soldati di Teodorico. Si trovano nelle schiere dei Goti il 555. Risiedono nelle zone subalpine all’arrivo di Alboino.

 

Franchi

Una piccola tribù stanziata nell'area del Reno-Weser che divenne presto una confederazione di tribù. L'elemento "franco" originario si fuse con apporti di diversa origine, anche se principalmente a partire dai Germani occidentali stanziati in quell'area; tra i popoli che entrarono a far parte della confederazione dei Franchi ci furono sia Ingaevones, come nuclei di Sassoni, sia Herminones, come contingenti di Bavari, sia altri Istaevones, come Catti, Cauci, Bructeri, Camavi o Sigambri.
Si divisero in due sotto-federazioni: i Franchi Sali posizionati lungo la costa dell'attuale Olanda a nord del Reno (in verde) ed i Franchi Ripuari (in arancione), più a sud ad est del grande fiume che divideva il Barbaricum dall'Impero romano.
I Franchi sono menzionati per la prima volta nel 254 quando furono fermati, insieme agli Alemanni, nel corso di un loro tentativo di sfondamento del limes romano, dal giovane cesare Gallieno, il quale si meritò per questi successi l'appellativo di restitutor Galliarum e di Germanicus maximus.
Una nuova invasione da parte loro avvenne nel 257 quando sfondarono il fronte renano della Germania inferiore, e penetrarono fino a Mogontiacum, dove furono fermati dall'accorrente legio VI Gallicana, di cui era tribuno militare il futuro imperatore, Aureliano. Nel 258, compirono una nuova incursione, incuneandosi nei territori imperiali di fronte a Colonia, per poi spingersi fino in Spagna (saccheggiando Tarragona), fino a Gibilterra e raggiungere le coste della Mauretania romana.
Una nuova invasione avvenne nel 260 quando alcune sue orde riuscirono ad impadronirsi della fortezza legionaria di Castra Vetera, assediarono Colonia, risparmiando invece Augusta Treverorum. Altri si riversarono lungo le coste della Gallia fino a devastarne alcuni villaggi fino alle foci dei fiumi Senna e Somme.
L'anno seguente una nuova loro incursione fu fermata dalle armate di Postumo. Per questi successi, egli assunse l'appellativo di Restitutor Galliarum, ovvero di restauratore della Gallia, decidendo, inoltre, di assoldare tra le fila del suo esercito, bande di soldati Franchi appena sconfitti, per combattere contro i loro stessi "fratelli".
Con la morte di Aureliano una nuova ed imponente invasione di Franchi ed Alemanni devastò l'intera Gallia nel 275-276, percorrendo la valle del fiume Mosella, dilagarono nella zona dell'attuale Alsazia. Oltre settanta città caddero nelle loro mani. E solo quelle poche dotate di mura, come Treviri, Colonia e Tolosa, scamparono alla devastazione ed al saccheggio. Fu solo grazie all'intervento dell'imperatore romano Marco Aurelio Probo che l'intera Gallia fu ripulita dalle orde di barbari che per quasi tre anni avevano messo in ginocchio una delle regioni imperiali più ricche. Attorno al 278 un gruppo di Franchi, che erano stati stanziati nel Ponto come prigionieri di guerre, si ribellarono e impadronitisi di alcune navi, compirono incursioni e devastazioni in Acaia, Asia Minore, Africa settentrionale fino alla città di Siracusa, che occuparono, per poi fare ritorno in patria incolumi.
Nel 286 l'allora prefetto della flotta del canale del La Manica, il futuro usurpatore Carausio, che aveva come sede principale della flotta la città di Gesoriacum, riuscì a respingere gli attacchi dei pirati Franchi e Sassoni lungo le coste della Britannia e della Gallia Belgica.
Un nuovo successo sulle tribù germaniche è confermato dalla IV (quarta) acclamazione ricevuta da Diocleziano di Germanicus maximus, per i successi ottenuti da Massimiano sui Franchi nel 288. Quest'ultimo era riuscito a catturarne il re dei Franchi Sali, un certo Gennobaude, ed a ottenere la restituzione di tutti i prigionieri romani. Egli ne aveva, infine, stanziati alcuni nei territori circostanti Treveri e Bavai.
Nel 297 Costanzo Cloro ripopolò il territorio, una volta dei Batavi (l'attuale Scheldt) con la popolazione dei Franchi Sali provenienti dalla Frisia, tanto da permettere a loro di interferire nelle vie di comunicazione acquatiche con le isole britanniche.
Nel IV secolo la federazione dei Franchi fu protagonista di diverse incursioni in territorio gallico, condotte a partire dalla loro area d'insediamento presso il Reno. Gli imperatori Costanzo I e Giuliano li respinsero a fatica e infine assegnarono loro parte della Gallia Belgica in qualità di foederati dell'Impero romano, incaricati di difendere la frontiera del Reno. Da questo territorio i Franchi si estesero gradualmente in gran parte della Gallia romana, continuando a contribuirre alla difendere dei confini dell'Impero.


 

Fonte: http://www.itchiavari.it/lettere/storia_2/appunti_19_i%20Barbari.doc
Autore: Giuseppe Guidotti

 


 

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I ROMANI E I BARBARI

 

  • L’impero romano aveva riunito in un solo stato i popoli che vivevano sul Mediterraneo, e durò per quasi cinque secoli.
  • A partire dal III sec. d.c. però l’Impero Romano iniziò ad indebolirsi.
  • Sui confini iniziò a subire molti attacchi dai Germani, popoli barbari che provenivano dall’Europa del Nord.
    • (BARBARI: parola usata dai Greci per indicare i popoli stranieri che non parlavano bene la lingua greca. Significa infatti “coloro che balbettano”. I Romani poi la utilizzarono per indicare tutti i popoli che non facevano parte dell’Impero)
  • Per affrontare meglio questi attacchi, l’Impero si divise in due parti:
    • IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE
    • IMPERO ROMANO D’ORIENTE
  • L’Impero D’Oriente più ricco e potente, durò più a lungo, per molti secoli.
  • L’Impero D’Occidente, fu invece travolto dalle invasioni dei Popoli Germanici nel V sec. d.c.
  • I Popoli Germanici, dopo aver sconfitto i Romani, si trasferirono nell’Impero d’Occidente e precisamente:
    • Francia
    • Italia
    • Spagna
    • Africa Settentrionale

Dove fondarono numerosi regni, chiamati

  • Regni Romano-barbarici
  • Regni Romano-germanici

I più importanti tra questi regni furono:

  • REGNO DEI FRANCHI ( occuparono gran parte della Francia)
  • REGNO DEI VISIGOTI ORIENTALI (occuparono la Gallia meridionale e poi la Spagna)
  • REGNO DEI BURGUNDI (occuparono la regione da cui ha preso il nome, la BORGOGNA)
  • IL REGNO DEI VANDALI (occuparono l’Africa Settentrionale)
  • Il REGNO DEGLI OSTROGOTI (occuparono l’Italia)

L’Ultimo imperatore romano, Romolo Augusto, chiamato anche Augustolo per via della sua giovanissima età, fu sconfitto da ODOACRE nel 476 d.c.

  • Il 476 e la sconfitta di Romolo Augusto vengono considerati dagli storici, come la data della fine dell’Impero Romano e la fine dell’ETA’ ANTICA, e l’inizio di un’altra EPOCA, il MEDIO EVO.
  • Gli storici chiamano ALTO MEDIOEVO quel periodo che va dal 476 d.c. all’ANNO MILLE

I rapporti tra i dominatori (i Barbari) e gli sconfitti (i Romani) non furono facili:

  • I re barbari avevano vinto con la forza, ma non avevano l’esperienza e la cultura per governare uno stato.
  • Compresero quindi che dovevano collaborare con i Romani, e in particolare con i GRANDI PROPRIETARI, i DIRIGENTI POLITICI, i VESCOVI.
  • Avevano bisogno della loro esperienza per amministrare la GIUSTIZIA riscuotere le TASSE.

I rapporti tra i Germani e i Romani, non era facile anche perché c’erano forti differenze tra i due popoli:

  • Differenze non solo nella cultura e nel modo di vivere ma anche nelle religioni.
  • I Franchi, per esempio, erano ancora PAGANI (dal latino pagus, che vuol dire “villaggio”) e non conoscevano la religione cristiana;
  • I Goti erano CRISTIANI ARIANI (cioè seguaci di Ario, prete di Alessandria d’Egitto vissuto nel IV sec. D.c.. Le sue idee sulla Trinità erano in contrasto con la Chiesa di Roma).
  • I Romani invece erano cattolici e riconoscevano l’autorità del PAPA (in greco significa “padre”. Prima tutti i Vescovi avevano il titolo di “Papa”. A partire dal V sec. D. c. soltanto il Vescovo di Roma fu chiamato così, cioè “padre spirituale di tutti i cristiani”)

Anche nel modo di vivere avevano notevoli differenze:
ABITI:

  • I Romani usavano TOGHE E TUNICHE;
  • I BARBARI CALZONI E CAMICIONI.

ASPETTO:

  • I Romani usavano i capelli corti e tagliavano la barba;
  • i Barbari portavano i capelli lunghi e barba;

CIBO:

  • I Romani mangiavano orzo, segale, poca carne, ortaggi e VINO;
  • I Barbari mangiavano carne, pane, e bevevano birra. Mangiare molta carne era per i barbari segno di forza e combattività.

Fonte: http://ipanema.altervista.org/SCUOLA/TOMMASO/I_ROMANI_E_I_BARBARI.doc
Autore: non indicato nel documento

 

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