Indiani d' America pellerossa

 

 

 

Indiani d' America pellerossa

 

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INDIANI D’ AMERICA

 

Molti secoli prima che arrivassero i bianchi nel continente americano migliaia di nativi (circa 90 milioni di persone) popolavano gli sconfinati territori americani, terre libere, attraversate da grandi fiumi delimitate ad ovest dalle montagne rocciose, ricche di pianure immense e di pascoli infiniti; in questi posti vivevano i Pellerossa.
Le tribù erano dislocate su tutto il territorio degli attuali Stati Uniti.


Le principali erano  :

 

  • Sioux,         al nord, tra Dakota, Wisconsin e Nebraska.

  • Navaho,      ad est, nell’Arizona.

  • Cheyenne,   vivevano nel Montana confinanti con i Sioux.

  • Apache,      a sud, nel Nuovo Messico e Arizona.

  • Comanche,   a sud, nel Texas.

 

Allontanati con la forza dai loro luoghi di origine, sottoposti a privazioni, decimati da guerre ed epidemie, queste popolazioni si ridussero moltissimo rispetto ai discendenti dei coloni europei e furono costretti a vivere in dei territori molto ridotti chiamati “riserve”.

L’organizzazione sociale
Gli indiani vivevano una vita comunitaria molto ordinata e ogni tribù possedeva le proprie leggi. In ogni tribù c’era un capo supremo che godeva di ogni autorità. I più famosi furono : Toro Seduto, Geronimo, Cavallo Pazzo e Nuvola Rossa. Il capo doveva rispettare le antiche leggi del popolo degli uomini. Molte tribù chiamavano il loro capo : Sachem.
Dopo il Sachem, l’uomo più potente era lo stregone, oltre a fare da medico con la medicina delle erbe, era a contatto con il grande spirito detto “Wakantanka” . Quando la tribù si preparava ad un grande avvenimento, ad esempio una caccia al bisonte o una battaglia con il nemico, si consultava lo stregone perché facesse dei sacrifici al grande spirito.
Gli uomini facevano la guerra o andavano a caccia. Le donne invece montavano e smontavano i tepee, pestavano il mais e il miglio per la cucina, tagliavano i pezzi di bisonte per creare abiti e inoltre avevano molta cura dei loro piccoli.
La maggior parte delle tribù erano nomadi e si spostavano a seconda delle stagioni seguendo le migrazioni dei bisonti. I pellerossa durante la loro vita

potevano cambiare nome. Alla nascita veniva assegnato al piccolo un nome che indicava un avvenimento successo al momento della nascita, ad esempio “Sole Calante”, ma se qualche situazione particolare segnava successivamente la sua vita, ne assumeva il nome.
La società era di tipo familiare, il clan si distingueva l’ una dall’altra dal rispettivo “totem”. Il totem era un simbolo distintivo senza alcuna proprietà magica.
Queste suggestioni magiche e favorevoli l’avevano la danza e la musica a cui si ricorreva in forma di preghiera all’essere supremo “Wakanda”o Grande Spirito.
Prima della caccia si celebrava la “Danza del Bisonte”. Mentre la Nazione Indiana celebrava ogni Capod’anno la “Danza del Sole” per chiedere alla “forza vitale” di dare benessere ed evitare la carestia.

L’abbigliamento dei Pellerossa
L’abbigliamento dei Pellerossa era quasi simile tra uomo e donna. Ambedue portavano casacche in pelle di daino, gli uomini i gambali, le donne i mocassini.
I guerrieri usavano il copricapo a corona composto di coloratissime piume di uccello come l’aquila e il passero.
Ogni tribù aveva una sua caratteristica acconciatura. Le penne usate erano quelle dell’aquila, del tacchino o dell’airone. Ogni penna aveva un suo significato
La grandezza della aureola e il numero delle piume stabiliva la fama e il prestigio di chi lo portava.

Le abitazioni
Il tapee era l’abitazione familiare. La costruivano con lunghi e diritti tronchetti d’albero su cui poggiavano il manto di pelle. La tenda veniva tolta in pochi minuti arrotolandola o facendola diventare una treggia per il trasporto di materiale o di malati.  Questi “travois” venivano legati ai cavalli e trascinati dietro perché gli Indiani d’America non hanno mai pensato a costruire una ruota da mettere ai carretti. Per il loro genere di vita i “travois” erano molto più pratici.


L’organizzazione sociale dei colori
I Pellerossa usavano molto i colori per dipingersi il corpo, le loro tende, i loro cavalli. I colori avevano dei significati particolari, anche se variavano molto da tribù a tribù.
Rosso – era il colore sacro, usato dai guerrieri per diventare forti e invincibili quando stavano per partire in guerra.
Bianco – molto spesso simboleggiava il lutto.
Nero – il contrario : significava gioia.
Non sempre era così. Per i Cherokees, ad esempio, il rosso era il colore del successo e del trionfo, il blu quello della sconfitta e del dolore, il nero rappresentava la morte e il bianco la pace e la felicità.
Questo fa capire quanto fossero diverse le tribù e del tutto indipendenti tra loro.
Erano popoli liberi che rispettavano la natura e gli altri, amavano anche la loro indipendenza.

Le tribù
Le varie razze erano nemiche tra loro e di questa debolezza approfittarono gli invasori, servendosi degli uni contro gli altri.
All’interno delle tribù le guerre erano senza spargimento di sangue. Per sfogare le energie i giovani guerrieri si sfidavano e combattevano tra loro con il “tomahawak” l’ascia da guerra di pietra aguzza legata ad un manico. Il seppellimento o il dissotterramento del Tomahawak segnava la pace o la guerra con i vicini.
Nella lotta contro i “visi pallidi” divenne una micidiale arma letale.

Le riserve indiane
Oggi nelle riserve indiani vive il 35% della popolazione indiana.
E’ quella parte di “Popolo Rosso” che non si è integrato nella attuale vita americana e che ritrova il gusto delle proprie origine prima dell’arrivo dei pionieri.
Le riserve indiane commerciano la loro “merchandise”, prodotti artigianali.
Scrittori nativi vendono i propri libri ispirati alla più affascinante civiltà del mondo. Ad agenzie di turismo che organizzano soggiorni e viaggi di studio in cui i Pellerossa, portano gli ospiti a visitare i luoghi sacri, una volta

rigorosamente vietati ai “visi pallidi”. Lasciano assistere alle loro feste tradizionali con canti e balli. Fino a poco tempo fa una persona poteva rifugiarsi nelle riserve e farsi adottare da una tribù; oggi queste persone non sono più accettate perché l’iniziazione è stata abrogata e si ottiene soltanto con il matrimonio.

 

CHEYENNE



Siux

 

 

Fonte: http://ipertestiscuola.altervista.org/storia/popoli/Pellerossa.zip

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Indiani d' America

 

Indiani d'America: nome con il quale vengono comunemente definite le popolazioni indigene degli Stati Uniti, del Canada e di parte del Messico. L’appellativo di “indiani” fu loro attribuito da Cristoforo Colombo, erroneamente convinto di essere approdato nelle Indie asiatiche, in una corrispondenza del 1493. Gli indiani d'America sono detti anche amerindi o amerindiani (abbreviazioni di American Indians), oppure nativi d'America.
Si calcola che prima della colonizzazione europea le popolazioni indigene del continente americano ammontassero a circa 90 milioni di individui, la cui gran parte abitava nel Messico e nella regione delle Ande. Tuttavia, non tutti gli studiosi concordano con questa stima, e alcuni avanzano cifre ben inferiori.

 

2-LE ORIGINI

È ipotesi quasi unanime che gli indiani d'America discendano da popolazioni asiatiche giunte in Alaska dalla Siberia nord-orientale nel periodo glaciale: gruppi piuttosto numerosi avrebbero attraversato lo stretto di Bering, allora coperto di ghiacci, in successive ondate migratorie. Alcuni studiosi fanno risalire le prime migrazioni a 30.000 anni fa, sulla base di studi comparati tra i diversi linguaggi e di analisi delle caratteristiche genetiche; prove più dirette, basate su ritrovamenti archeologici, si riferiscono tuttavia a epoche posteriori, in particolare al 22.000 a.C. per il Canada, al 21.000 a.C. per il Messico e al 18.000 a.C. per il Perù.
Pescatori e cacciatori nomadi, i primi abitanti del continente, spostandosi alla ricerca di cibo, diedero vita a una pluralità di gruppi etnici, con culture e tradizioni differenti.

3-AREE CULTURALI

La civiltà indiana si sviluppò in tutto il continente americano, producendo una notevole quantità di culture, di tecniche, di lingue, a volte molto diverse tra loro. Tuttavia, nell’ambito di definite aree geografiche, si diffusero comuni sistemi economici, politici e culturali.

3.1 SUD-OVEST
I primi insediamenti umani nell'area comprendente l'Arizona, il New Mexico, il Colorado meridionale e il Messico settentrionale risalgono al 9500 a.C. Dapprima cacciatori del mammut e poi del bisonte, gli abitanti dell'area sud-occidentale impararono a cacciare il cervo e la piccola selvaggina, dedicandosi anche alla raccolta di piante selvatiche; per macinare i semi utilizzavano strumenti di pietra. Verso il 7000 a.C., con la fine delle grandi glaciazioni e l'instaurarsi di un clima più caldo e asciutto, queste popolazioni iniziarono a praticare un’agricoltura arcaica. Intorno al 3000 a.C. cominciarono a coltivare il mais, già conosciuto in Messico.
Verso il 300 a.C. alcune popolazioni messicane, dedite alla coltivazione del mais, di fagioli e cucurbitacee in terreni irrigati, emigrarono nell'Arizona meridionale. Chiamati hohokam, furono gli antenati degli odierni pima e papago. Il commercio con gli hohokam ebbe nei secoli importanti effetti sulle popolazioni che vivevano più a nord: ebbe un ruolo probabilmente determinante nella nascita della civiltà anasazi (verso il 700 d.C.), da cui discendono gli attuali pueblo.
Nel XV secolo d.C. arrivò nell'area un popolo di cacciatori nomadi provenienti da Nord. Da questo popolo, che apprese l'agricoltura dai pueblo e l'allevamento di pecore e cavalli dagli spagnoli, discendono gli attuali navajo e molti gruppi apache.
L'estremità occidentale della regione è abitata da gruppi etnici meno numerosi, fra cui gli havasupai, insediati a sud del Grand Canyon, e i mojave, lungo le sponde del Colorado.

3.2 LE FORESTE ORIENTALI
Questa vasta area comprende le regioni temperate degli Stati Uniti e del Canada orientali. Delimitata a ovest dal Minnesota e dall'Ontario, a est dall'oceano Atlantico e a sud dal North Carolina, originariamente era coperta da fitte foreste e abitata da cacciatori; intorno al 7000 a.C. si sviluppò una cultura arcaica e verso il 3000 a.C. le popolazioni dell'area raggiunsero un alto livello di civiltà, non più uguagliato fino al XIII secolo d.C. Risale all'VIII millennio a.C. l'introduzione dell'agricoltura, della pesca, della lavorazione della pietra e, nella zona dei Grandi Laghi, del rame.
Agli indiani di quest'area appartengono gli irochesi e alcune popolazioni di lingua algonchina, tra cui i lenape o delaware, i micmac, i narragansett, gli shawnee, i potawatomi, i menominee, gli illinois. Alcune di queste popolazioni emigrarono a ovest nel IX secolo d.C., altre rimasero nella regione, generalmente raccolte in piccole comunità.

3.3 SUD EST
Gran parte della regione a nord del golfo del Messico, dalle coste dell'Atlantico al Texas centrale, era un tempo coperta da foreste di pini: i numerosi daini che le popolavano costituivano la fonte di sostentamento di una popolazione di cacciatori ivi stanziata. Nel 3000 a.C. l'introduzione dell'agricoltura determinò un incremento demografico. Risale al XV secolo a.C. la costruzione delle prime città: questa civiltà si sviluppò fino al XVI secolo d.C., quando, con l'arrivo degli europei, le epidemie cominciarono a decimare la popolazione.
Le popolazioni di questa regione, che includevano i cherokee, i creek e i seminole, erano conosciute anche come le “cinque nazioni” e resistettero a lungo alla colonizzazione europea. Nella stessa area erano insediati anche i natchez, caratterizzati da un complesso sistema culturale, distrutto dagli europei alla fine del XVIII secolo.

3.4 LE GRANDI PIANURE
Nell'area delle grandi praterie che si estendono dal Canada centrale fino al Messico e dal Midwest alle Montagne Rocciose, la caccia al bisonte costituì la principale risorsa economica fino all'estinzione dell'animale, avvenuta attorno al 1890 per mano dei bianchi. La maggior parte delle popolazioni locali viveva in piccoli gruppi nomadi che si spostavano seguendo le grandi mandrie. Forme di agricoltura stanziale si svilupparono lungo il Missouri e altri fiumi delle pianure centrali a partire dall' 850 d.C., epoca a cui risalgono anche le prime città.
Tra i primi abitanti delle praterie vi furono i piedi neri (cacciatori), i mandan e gli hidatsa (agricoltori); quando poi i coloni europei conquistarono le foreste orientali, molte popolazioni del Midwest si spostarono nelle Grandi Pianure: tra questi i Sioux, i cheyenne e gli arapaho, preceduti dagli shoshoni e dai comanche.

3.5 IL GRAN BACINO E LA CALIFORNIA
Nell'area comprendente le catene montuose e le vallate dello Utah, del Nevada e della California, si sviluppò a partire dal IX millennio a.C. una civiltà arcaica con un’economia basata sulla caccia, la pesca e la raccolta di piante e frutti selvatici. Le popolazioni più conosciute sono i paiute, gli ute e gli shoshoni, insieme ai klamat, ai modoc e agli yurok.

3.6 L’ALTOPIANO
Nelle foreste sempreverdi e sulle montagne di Idaho, Oregon orientale, Washington, Montana occidentale e dell'adiacente Canada vivevano, tra gli altri, i nez percé (nasi bucati), i wallawalla, gli yakima, i flathead e i cayuse. La loro cultura arcaica durò a lungo; l'economia si fondava sulla pesca al salmone e sulla coltivazione della camas, una pianta dal bulbo commestibile.

3.7 L’AREA SUBARTICA
Nell'area subartica, comprendente la maggior parte del Canada (dall'Atlantico al Pacifico e dalla tundra fino a 300 km dal confine con gli Stati Uniti), la rigidità del clima rende impossibile l'agricoltura: le popolazioni della regione vivevano allo stato nomade, praticando la pesca e la caccia (principalmente di alci e caribù). A est vivevano popolazioni di lingua algonchina, tra cui i cree e gli ojibwa o chippewa; a ovest, gruppi di lingua athabaska. Molte etnie, diventate sedentarie, continuano tuttora a vivere di caccia e pesca.

3.8 LA COSTA NORD-OCCIDENTALE
La costa nordoccidentale americana presenta un'area abitabile ridotta, stretta fra le montagne a est e l'oceano Pacifico. La ricchezza dell'ambiente marino e le fertili colline costituirono condizioni favorevoli all'insediamento umano: si stanziò qui una numerosa popolazione, organizzata in grandi villaggi, che diede vita a una cultura relativamente elaborata (vi sono notevoli testimonianze circa le fastose cerimonie che scandivano la vita delle comunità e reperti che provano lo sviluppo di un raffinato artigianato del legno). Tra i gruppi di quest'area, sono da segnalare i tlingit, gli tsimshian, gli haida, i kwakiutl, i nootka e i chinook.

3.9 LA REGIONE ARTICA
Lungo le coste dell'Alaska e nel Canada settentrionale non si ebbero stanziamenti umani fino al ritiro dei ghiacci, avvenuto verso il 2000 a.C. Poiché anche qui l'agricoltura non è possibile, le popolazioni locali vivevano cacciando foche, caribù e, in alcune zone, balene.
In Alaska vivono gli inuit (eschimesi), una parte dei quali emigrò intorno al 1000 d.C. in Groenlandia; la zona sudoccidentale è abitata dagli yuit, presenti anche in Siberia; gli aleuti, infine, vivono nelle isole Aleutine. Grazie all'isolamento cui furono sempre costrette, tutte queste popolazioni mantengono vive molte antiche tradizioni.

4 LA SOCIETA’ INDIANA
L'organizzazione sociale degli indiani d'America era quasi ovunque incentrata sulla famiglia. Dove il procacciamento del cibo era particolarmente arduo (perché le risorse erano scarse o difficilmente raggiungibili), si svilupparono le società più ristrette; dove era invece possibile l'agricoltura, le comunità erano più ampie, arrivando a contare da qualche centinaio ad alcune migliaia di individui.

4.1 ORGANIZZAZIONE POLITICA E SOCIALE

Copricapo di Montezuma
Si ritiene che questo copricapo sia stato indossato da Montezuma, imperatore azteco del XV secolo. Oggetti come questo sono sempre stati considerati simboli di potere e autorità presso le popolazioni indigene d'America; sono in genere fatti di piume e impreziositi da vetro, perline e cuoio.

Le popolazioni vivevano in villaggi spesso alleati tra loro; ogni villaggio era governato da capi che per decisioni importanti si riunivano in consiglio. In molte aree, le famiglie erano legate in clan, che condividevano la terra da coltivare e i diritti di pesca.

4.2 ECONOMIA

Caccia al cervo
In questa incisione tedesca del XVI secolo è raffigurata la caccia ai cervi praticata dagli indiani d'America. I cacciatori usavano nascondersi sotto le pelli di questi animali per avvicinarsi alla preda.

La maggioranza degli indiani d'America viveva in origine di caccia, raccolta e pesca; l'agricoltura fu introdotta a partire dal 3000 a.C.: la coltura più diffusa era quella del mais, seguita dalla patata, l'arachide, il cotone, il cacao, l'avocado.
Il commercio ebbe una notevole importanza: nell'America nord-occidentale i prodotti di scambio erano costituiti in primo luogo da salmone essiccato, olio di pesce e canestri, in quella nord-orientale da pelli e oggetti in rame.

4.3 ABITAZIONI

Riserva navajo, Arizona
Indiani navajo davanti a un hogan, la tradizionale abitazione costruita
con tronchi di legno e terra. Dopo la California e l'Oklahoma, l'Arizona
ospita la più numerosa popolazione di indiani d'America; navajo e hopi
formano i gruppi più consistenti per numero tra gli oltre 200.000 indiani
dello stato.

Abitazioni primitive americane
Nelle varie regioni del continente americano, le abitazioni primitive degli indiani si sono differenziate con un'evoluzione lenta, di cui gli odierni insediamenti recano ancora traccia. Le diverse tipologie si sono modificate adattandosi all'ambiente, alla posizione geografica e alla forma di sostentamento e di economia praticate dalle popolazioni. L'immagine mostra alcune varianti: gruppi nomadi o seminomadi utilizzano pelli di animali o elementi vegetali facilmente reperibili; popolazioni sedentarie si valgono invece di materiali più durevoli, come pietre e legno.

 

Perlopiù popolazioni nomadi, gli indiani d'America vivevano in tende fatte di pelli nei climi più miti e in quelli più rigidi facevano ricorso a vari tipi di riparo, tra cui capanne costruite con blocchi di ghiaccio o di terra e rifugi interrati. Dove abbondava il legname venivano costruite case di legno, altrove si utilizzava la paglia per coprire semplici capanne. Abitazioni caratteristiche sono il Tepee degli indiani delle praterie, il chikee dei seminole della Florida, gli hogan dei navajo. Apparentemente semplici, queste strutture erano il frutto di sapienti tecnologie. Negli stati sud-occidentali, sono tuttora visibili gli insediamenti rocciosi dei cliffdwellers, antenati degli odierni pueblo.

4.4 RELIGIONE

Danza dell'orso
Gli indiani d'America rappresentano i miti religiosi e i cicli naturali della Terra con danze e altri rituali. Questa litografia illustra la "danza dell'orso", durante la quale i membri di una tribù si mascherano con teste d'orso e ballano imitando le movenze dell'animale. La credenza era di poter accedere ai poteri del grande spirito grazie a questi rituali, attirando così sul proprio popolo la buona sorte.

Gli indiani d'America coltivavano una grande varietà di credenze religiose. La maggior parte delle popolazioni venerava un'entità spirituale, origine di tutte le cose, che veniva identificata in diverse realtà o eventi: come luce e forza vitale (era allora rappresentata dal sole); come fertilità (e quindi aveva sede nella terra); come conoscenza e potere, di cui erano depositari principalmente alcuni animali, quali il giaguaro, l'orso, il serpente. Per provocare visioni venivano spesso somministrati allucinogeni, tra cui il peyote, all'interno di cerimonie caratterizzate da canti e digiuni. Importante era il culto dei morti, di cui erano ministri gli sciamani. Risalgono al 1000 a.C. le prime tombe coperte da tumuli sepolcrali, diventate in seguito centri di culto, tipiche della prima civiltà hopi.
Presso alcune popolazioni potevano rivestire occasionalmente funzioni sacerdotali diverse persone, a seconda delle contingenze; non esistevano inoltre luoghi di culto fissi. Le popolazioni meridionali e della costa nordoccidentale del Pacifico avevano invece santuari o templi e sacerdoti permanenti.

4.5 LE LINGUE
Esistono circa un migliaio di lingue indiane d'America tuttora parlate dalle popolazioni indigene e si ritiene che diverse migliaia di idiomi si siano estinti dopo la colonizzazione europea.
In molte aree non si parla solo la lingua nativa, ma anche quella delle popolazioni vicine e in molti casi si utilizza una lingua comune compresa da tutti i gruppi stanziati in una regione. In alcune zone si sono sviluppate lingue commerciali o pidgin, costituite da un gergo semplificato attinto spesso da idiomi diversi.

4.6 ARTI E TECNICHE

Arte degli indiani d'America: scultura in legno
Questa scultura a grandezza naturale rappresenta un cacciatore di pelli americano; è stata scolpita in un tronco di pino tra il 1850 e il 1890.


Vaso zuni
La produzione di vasellame è una tradizione antica del popolo zuni, che vive nel Nord America. Questo vaso risale ai primi anni del 1900 e fu eseguito secondo un metodo piuttosto comune, che consiste nel disporre dei rotoli di argilla intorno a una base circolare, uno sull'altro, fino a raggiungere l'altezza voluta per il vaso, che viene poi modellato e smaltato. I disegni geometrici scuri su sfondo bianco sono caratteristici del vasellame zuni.

Nella zona centroccidentale il rame venne usato fin dal periodo arcaico per forgiare strumenti e oggetti ornamentali, ma la lavorazione dei metalli a partire dal minerale fu importata dal Perù solo dopo il 900 a.C. e il bronzo venne introdotto quasi 2000 anni più tardi, intorno all'XI secolo d.C.
Le prime ceramiche risalgono al 3500 a.C. e ancora più antica è l'arte di lavorare il giunco, che raggiunse i livelli più alti nelle regioni occidentali. La tessitura era praticata con varie tecniche, spesso insieme al ricamo (con piume, perle e conchiglie); le popolazioni di cacciatori utilizzavano pelli di daino per realizzare abiti, tende e contenitori. Molto praticato era l'intaglio del legno: nella costa pacifica settentrionale venne elaborato uno stile particolare, di cui i Totem costituiscono l'esempio più noto.

4.7 MUSICA E DANZA

Danza crow, Montana
L'esecuzione di una danza crow in una riserva indiana del Montana. Circa il 6% della popolazione dello stato è composto da pellirosse, la maggior parte dei quali vive nelle riserve. Trasferiti nel 1868 dal Dakota al Montana, i crow fecero propri i costumi delle tribù delle grandi praterie.


Tribù hopi: danza della farfalla
In questo disegno di Fred Kabotie è rappresentata la danza della farfalla, tipica della tradizione hopi. Eseguita sul finire dell'estate, tale danza non aveva alcun significato cerimoniale, ma esclusivamente un valore sociale e ricreativo.

Il relativo isolamento degli indiani d'America ha consentito la conservazione delle loro tradizioni musicali. Il canto è l'espressione musicale dominante, con accompagnamento ritmico di strumenti quali tamburi, sonagli, flauti e zufoli. Le melodie e i testi sono generalmente brevi, ripetuti o combinati in serie. Le danze più note sono quelle degli indiani delle praterie, che comprendevano assolo per uomini e danze rituali di coppia o di gruppo (vedi Danza del sole; Danza del serpente presso gli hopi).

Non esistono stime attendibili sul numero degli indiani che abitavano l'America settentrionale prima dell'arrivo degli europei: alcuni studiosi hanno ipotizzato la presenza di decine di milioni di individui, ma vi sono notevoli dissensi in proposito. Quando vennero eseguiti i primi censimenti, le popolazioni indigene erano già state decimate da guerre, carestie e schiavitù. Alle violenze perpetrate dagli europei si aggiunsero le infezioni importate dal Vecchio Continente, che provocarono vere e proprie epidemie: si diffusero soprattutto il vaiolo e varie infezioni polmonari e gastrointestinali, contro le quali le popolazioni indigene non avevano mai sviluppato anticorpi.
Probabilmente le infezioni non furono sempre letali in Canada, dove la popolazione indigena, costituita in gran parte di cacciatori-raccoglitori, conduceva vita nomade; gli uroni del lago Ontario furono tuttavia decimati da malattie trasmesse dai gesuiti che avevano fondato missioni in quell'area.
Le popolazioni indigene del Canada mantennero una relativa indipendenza grazie al fatto che i coloni francesi, perlopiù commercianti di pelli, apprezzavano la loro abilità di cacciatori e avevano inoltre bisogno della loro alleanza nella guerra con l'Inghilterra.
Gli inglesi considerarono invece la presenza delle popolazioni indigene come un ostacolo ai loro insediamenti sulla costa atlantica dell’America settentrionale, forzando gli indiani ad abbandonare i propri territori. L'arrivo dei coloni portò inoltre guerre e malattie che decimarono gli indigeni, costringendoli a cercare rifugio a ovest dei monti Appalachi.

 

Territori degli indiani d'America
Al tempo della conquista dell'America, le popolazioni indigene dell'intero continente comprendevano circa 90 milioni di individui. Allontanati spesso con la forza dai loro luoghi d'origine, sottoposti a vessazioni, decimati da guerre ed epidemie, i nativi americani si ridussero a un'esigua minoranza rispetto ai discendenti dei coloni europei, e furono costretti a vivere principalmente nei territori limitati delle riserve.

La politica degli Stati Uniti d'America verso gli indiani fu spietata: guerre indiane, deportazioni, massacri, devastazioni dei territori e delle risorse, spoliazione (Indian Removal Act del 1830, Homestead Act del 1862), alleanze non rispettate (l’Oklahoma, riconosciuto ufficialmente alle “cinque nazioni” nel 1834, fu aperto alla colonizzazione nel 1889 e divenne stato dell’Unione nel 1907).
La condizione delle popolazioni indiane superstiti all’inizio del XX secolo era segnata dalla povertà e dall’emarginazione. Soltanto nel 1924 fu loro accordata la cittadinanza statunitense.

5.2 GLI INDIANI D’AMERICA OGGI
Dall'inizio del XX secolo gli indiani d'America degli Stati Uniti, compresi gli aleuti e gli inuit, hanno registrato un progressivo incremento demografico, raggiungendo nel 1990 i due milioni di persone, circa lo 0,8% della popolazione statunitense. Un terzo della popolazione indiana vive nelle riserve, situate in 35 diversi stati; i rimanenti nelle aree urbane, spesso contigue alle riserve.
In Canada gli indiani costituiscono circa il 2% della popolazione e appartengono ai gruppi linguistici algonchino, irochese, athabasko, inuit; un gruppo consistente è costituito da popolazioni miste, soprattutto meticci di lingua francese. Nel 1999, in seguito a un accordo con il governo canadese, una vasta regione di 2 milioni di km2 è stata affidata a un’amministrazione autonoma inuit; il territorio è stato chiamato Nunavut (“nostra terra” in inuit).

 

fonte: http://www.liceomericianum.it/Materiali%20prof/Zaninetta/Indiani.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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