La seconda guerra mondiale riassunto

 


 

La seconda guerra mondiale riassunto

 

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LA II GUERRA MONDIALE

 

Origini del conflitto:
dopo la conferenza di Monaco (settembre 1938) le democrazie si erano illuse di aver placato la Germania con la cessione dei Sudeti. In realtà l’arco di  tempo che va dalla conferenza di Monaco allo scoppio della II guerra mondiale, è un periodo di “falsa pace” in cui lo scontro tra le potenze democratiche e Hitler, spinto dal desiderio di creare il Grande Reich senza dover contrastare Francia e Inghilterra, è inevitabile.
Hitler era un giocatore d’azzardo: visto che a Monaco gli era stato dato su un piatto d’argento molto più di quanto avesse chiesto, continuò in tale gioco.
Già nell’ottobre 1938 i comandi tedeschi avevano pronti i piani per l’occupazione della Boemia e della Moravia.
Nel marzo 1939 approfittando dei contrasti tra cechi e slovacchi, la Cecoslovacchia scompare come Stato autonomo;

 

  • la Boemia diventa protettorato del Reich
  • la Rutenia è assegnata all’Ungheria
  • nasce uno Stato slovacco completamente subordinato alla Germania
  • Mussolini, per non essere di meno, avanzò pretese su Corsica, Savoia, Nizza, Tunisia, Gibuti; qualcosa volle subito, in via informale gli fu prospettata l’Albania, ove già c’era una specie di protettorato italiano: Re Zogu fu cacciato e l’Albania entrò a far parte dell’Impero fascista.
  • Fine marzo 1939: viene aperta la questione polacca. Hitler chiede l’annessione di Danzica ed il suo raggiungimento attraverso un corridoio che sarebbe stato sottratto alla sovranità polacca.

Inghilterra e Francia, accantonata la politica dell’appeasement con la Germania, mossero una vera e propria offensiva contro i tedeschi, dopo aver stipulato patti di assistenza militare con Belgio, Olanda, Grecia, Romania, e Turchia, ma soprattutto con la Polonia (che era il primo obiettivo delle mire tedesche.
Lo stato maggiore tedesco stava predisponendo tutti i piani per l’invasione tedesca.
Maggio 1939, Mussolini, convinto che l’Italia non potesse rimanere neutrale e sicuro della superiorità tedesca, trasforma l’asse Roma-Berlino, che non aveva valenza militare, in Patto d’Acciaio che prevedeva che, se una delle parti si fosse trovata in conflitto, l’altra sarebbe intervenuta al fianco.
Per Hitler rimaneva l’incognita dell’atteggiamento russo, non volendo combattere su due fronti; dal canto suo Stalin temeva che si lasciasse a Hitler piena libertà d’azione sul fronte orientale.


Hitler allora offrì alla Russia la spartizione della Polonia e le 3 repubbliche baltiche (molto più di quanto potessero promettere Francia e Inghilterra).
23 agosto 1939: stipulato il patto di non aggressione fra Germania e Russia, patto Ribbentrop-Molotov: un gesto spregiudicato, un fatto che stupì. L’Urss otteneva ricompense territoriali, allontanava momentaneamente la minaccia tedesca e guadagnava tempo prezioso per prepararsi militarmente. La Germania rinviava lo scontro con il nemico storico, l’Urss, poteva così dedicarsi a risolvere la questione polacca combattendo su un solo fronte.

Scoppio del conflitto: 1 settembre 1939 le truppe tedesche attaccano la Polonia. Il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania, mentre l’Italia dichiarava la sua “non belligeranza” (che sarebbe durata poco).


La II guerra mondiale sembra per questo una replica della I. In questa fase il conflitto rimaneva limitato all’Europa.
L’esercito tedesco aveva mostrato tutta la sua potenza e le sue capacità per la guerra lampo, fatta di rapidi sfondamenti e grandi manovre avvolgenti (con micidiali bombardamenti, uso congiunto dell’aviazione e delle forze corazzate, impiego di carri armati e autoblindo).
A metà settembre invasione di Varsavia che capitolò alla fine del mese. Per i successivi 7 mesi la guerra a occidente rimase come congelata. Tedeschi e russi imponevano ai territori sotto controllo uno spietato regime di occupazione.


La guerra si sposta sul fronte orientale dove la Russia (30 novembre)  attacca inaspettatamente la Finlandia, che resiste per alcuni mesi.
Francia e Inghilterra cercano di coinvolgere Svezia e Norvegia: la Germania occupa il porto norvegese di Narvik. Poi il 9 aprile 1940 attacco alla Danimarca e alla Norvegia: la Danimarca si arrende senza combattere, la Norvegia oppone una minima resistenza.

Intanto la Germania prepara l’attacco della Francia : l’offensiva tedesca sul fronte occidentale si risolse in poche settimane a favore della Germania. Il 10 maggio 1940 attacco alla Francia travolta dalle truppe tedesche (inferiorità numerica della Francia e troppa fiducia nelle fortificazioni difensive della Linea Maginot). Come nel 1914 i tedeschi invadono gli stati confinanti violando la neutralità: la guerra dilaga in pianura e verso il mare a Dunkerque e Calais, che prendono un momento di pausa per organizzarsi.
Periodo di pausa che serve soprattutto agli Inglesi per riorganizzarsi. Hitler puntava allora alla vittoria sulla Francia, volendo lasciare una strada aperta per un possibile accordo con l’Inghilterra.
L’obiettivo è Parigi: 14 giugno 1940 tedeschi occupano Parigi: il governo francese è affidato al vecchio generale Petain che tratta l’armistizio, nel frattempo il governo francese si trasferisce prima a Tour poi a Bordeaux. L’armistizio viene firmato il 22 giugno a Rethondes (proprio nello stesso luogo in cui i tedeschi si erano dovuti piegare ai vincitori della I guerra). Ma intanto il Generale De Gaulle da Radio Londra dichiarava il proposito di continuare la guerra a fianco degli inglesi (nascono movimenti di liberazione come Francia Libera).


Il gen. Petain si insedia a Vichy, regime creato istituendo un’Assemblea nazionale che affida al Presidente del consiglio il compito di varare una nuova Costituzione basata su: antiparlamentarismo, carta del lavoro che aboliva il diritto di sciopero, corporativismo. La rivoluzione nazionale promossa da Petain si risolse in: culto dell’autorità, difesa della religione e della famiglia, esaltazione retorica della piccola proprietà e del lavoro nei campi, organizzazione sociale di stampo corporativo.
Epilogo: la Francia con le armi passa al fianco della Germania, tanto che gli inglesi distruggono la flotta francese prima che si consegni ai tedeschi.

L’Inghilterra rimane sola a combattere contro la Germania.
Nel frattempo Mussolini il 10 giugno 1940 annunciava alla folla dal balcone di Piazza Venezia l’entrata dell’Italia in guerra parlando di “migliaia di morti da gettare sul tavolo della pace contro le democrazie  plutocratiche e reazionarie. 
L’offensiva viene sferrata il 21 giugno con l’attacco alla Francia (che firmava il giorno dopo l’armistizio) dando prova di grande efficienza.  A luglio la flotta italiana subiva 2 sconfitte da quella britannica sulle coste della Calabria e a Creta. Mussolini rifiuta l’appoggio offerto da Hitler, convinto che l’Italia potesse combattere da sola la sua guerra.


Inghilterra: Hitler era disposto a trattare con gli inglesi a patto di veder riconosciute le sue conquiste; Il Primo Ministro Churcill, rappresentante della linea intransigente contro Hitler, rifiuta promuovendo “la guerra per mare, per terra, per aria, con tutti i mezzi, con un solo obiettivo, la vittoria a tutti i costi…”. Hitler risponde invadendo l’Inghilterra (operazione leone marino). Germania contro Inghilterra nell’estate del ’40: la più grande battaglia aerea della storia. Tenace resistenza degli inglesi che impongono alla Germania la prima battuta d’arresto del conflitto con una dimostrazione della grande efficacia distruttiva del mezzo aereo.
Si mette in luce la grande resistenza del popolo inglese a Hitler: resistere era un dovere morale che Churchill aveva saputo infondere a tutti.

Per iniziativa italiana la guerra si estende ai Balcani e in Africa. L’attacco alla Grecia, fino ad allora considerato Paese amico in quanto a regime semifascista, fu mosso da ragioni di concorrenza con la Germania che aveva appena penetrato la Romania: esito fallimentare in Grecia, Badoglio si dimette.
Agosto 1940 Italia invade la Somalia. Il principale fronte di guerra era la Libia.
Tra dicembre ’40 e febbraio ’41 la controffensiva inglese conquista Tobruk e Bengasi (Africa Orientale Italiana). Grave colpo all’Italia.

 

Ad Hitler interessava l’attacco alla Russia.


La svolta si ha nell’estate del ’41 con l’attacco alla Russia (operazione Barbarossa) e con l’attacco del Giappone a Pearl Harbour (Usa scendono in guerra).
In poche settimane le armate del Reich penetrarono in terra sovietica e misero fuori gioco 600.000 avversari: miopia di Stalin che si era illuso che Hitler non attaccasse la Russia prima di aver risolto con l’Inghilterra. Alla spedizione tedesca in Russia si aggregò un contingente italiano preparato in tutta fretta per partecipare all’attacco antibolscevico. Inizialmente successo tedesco da nord a sud con l’obiettivo di raggiungere le zone petrolifere del Caucaso. L’attacco decisivo a Mosca (ottobre 1941) fu sferrato troppo tardi e fu bloccato a poche decine di km. A dicembre i sovietici lanciano una controffensiva e nell’inverno tedeschi e italiani sono imbottigliati nella pianura russa; le terribili condizioni del tempo fecero sì che la guerra lampo si trasformasse in una lunga guerra d’usura.

 

Aggressione del Giappone agli Usa
Gli Stati Uniti tendevano a restare fuori dal conflitto. Nel 1940 Roosevelt viene eletto presidente per la terza volta consecutiva.
Marzo ’41 è approvata la legge degli affari e prestiti, che consentiva la fornitura di materiale bellico a condizioni favorevoli a quegli Stati la cui difesa era essenziale per gli interessi americani. Questo è il presupposto per l’entrata in guerra.
Agosto ’41 incontro Roosvelt-Churcill a largo dell’isola di Terranova. Si approva la:


Carta Atlantica: condanna dei regimi fascisti; si fissano le linee di un nuovo ordine democratico da costruire dopo la guerra (sovranità popolare, autodecisione dei popoli, libertà di commercio, libertà dei mari, cooperazione internazionale, rinuncia all’uso della forza nei rapporti tra gli Stati.)
Il coinvolgimento degli Usa in una guerra che stava diventando sempre più guerra antifascista sembrò inevitabile; intanto nel settembre 1940 nasce il Patto Tripartito tra Italia, Germania e Giappone.
Il Giappone, approfittando del conflitto europeo, aveva allargato le mire espansionistiche a tutti i territori del sud est asiatico: quando nel ’41 i giapponesi invasero l’Indocina francese, Usa e Inghilterra reagirono bloccando le esportazioni verso il Giappone. Il Giappone reagisce attaccando la base americana di Pearl Harbour. Il Giappone in questo caso sfrutta la superiorità navale nel Pacifico e raggiunge in breve tempo gli obiettivi fissati (maggio ’42 occupa Filippine, Malesia, Birmania, Indonesia olandese).
Dopo Pearl Harbour  anche Italia e Germania dichiarano guerra agli Usa: è guerra totale e mondiale.

Primavera-estate 1942 è l’apogeo dell’espansione territoriale del tripartito.
La Germania aveva la macchina bellica che lavorava a pieno ritmo, col lavoro obbligatorio dei prigionieri e degli operai prelevati dai paesi occupati (la Germania aveva la guerra lontano da casa).
Pensa ad un nuovo ordine dominato dalla razza ariana con gli altri considerati inferiori e destinati a condizione di semischiavitù. L’Europa orientale era destinata ad essere una colonia agricola del Grande Reich, senza traccia di industrializzazione. Le élites dirigenti dovevano essere sterminate.
Continua la persecuzione degli ebrei: ampia diffusione dei lager di sterminio.

 

Nasce il fenomeno di Resistenza al Nazismo.


1942-43 la svolta.
Gli americani si organizzano per bloccare l’offensiva giapponese: 2 battaglie, una nel Mar dei Coralli, una delle Isole Midway (Hawaii) (battaglie in cui si vede la grande importanza delle portaerei).
Febbraio ’43 i Marines americani conquistano l’isola di Guadalcanal.

Intanto Novembre 1942: i tedeschi assediano Stalingrado (interesse per i pozzi petroliferi), sono lunghi mesi di assedio; poi i russi riescono a chiudere in una morsa i tedeschi. Hitler ordinò la resistenza (piuttosto che battere in ritirata) sacrificando un’intera armata che dopo poco fu costretta ad arrendersi. Stalingrado diventa simbolo della riscossa. Il più grave rovescio subito da Hitler: il mito dell’invincibilità dell’esercito tedesco è infranto.

Contemporaneamente le vicende africane si risolvevano a favore delle truppe angloamericane: battaglia di El Alamein (nei pressi di Alessandria) in cui l’esercito britannico distrusse il contingente italo tedesco. Il Generale Montgomery  disponeva un contingente superiore nei mezzi e negli uomini.
A novembre ’42 gli italo tedeschi, persa la battaglia, si ritirano ed in tre mesi sono costretti a tornare lungo il litorale della Tunisia; nel frattempo un contingente alleato è sbarcato in Marocco e Algeria.
Le truppe dell’Asse Germania-Italia-Giappone sono prese tra due fuochi: si arrendono nel maggio 1943.

 

La grande alleanza e la campagna d’Italia.


Le forze che combattevano contro l’Asse nella Conferenza di Washington concludono il Patto detto delle Nazioni Unite: cioè tener fede ai principi della Carta Atlantica, combattere le potenze fasciste, non concludere armistizi o paci separate.
Conferenza di Casablanca: inglesi e americani, Roosvelt e Churchill, decidono che, chiuso il fronte africano, lo sbarco sarebbe avvenuto in Italia.
Sorgono dei contrasti tra gli Alleati, nel senso che Stalin sollecita l’apertura di un altro fronte in Europa per alleggerire la pressione tedesca sull’Urss.

La campagna in Italia inizia il 12 giugno 1943 con la conquista di Pantelleria.  Un mese dopo i primi contingenti anglo americani sbarcano in Sicilia.
Sbarco in Italia è il colpo di grazia per il regime fascista: caduta del fascismo. Tornano i grandi scioperi operai (a Torino). Si moltiplicano le proteste antifasciste.
Torna alla ribalta la monarchia: riunione del Gran Consiglio del Fascismo la notte tra 24 e 25 luglio 1943 si conclude con l’approvazione dell’ordine del giorno, che invitava il re a riassumere le sue funzioni di comandante supremo delle forze armate: esplicito atto di sfiducia verso il Duce.
Il 25 luglio Mussolini è invitato a rassegnare le dimissioni e arrestato.
Capo del governo è nominato Pietro Badoglio (ex comandante FFAA).
Entusiasmo di massa, festa nelle piazze; il crollo del fascismo è repentino e inglorioso: il Partito Fascista che per 20 anni aveva governato l’Italia in modo assoluto, scomparve nel nulla prima che Badoglio provvedesse a scioglierlo d’autorità.
L’armistizio tra italiani e anglo-americani sottoscritto il 3 settembre è reso ufficiale l’8 settembre.
L’Italia è nel caos: il re e il governo si rifugiavano a Brindisi sotto la protezione degli alleati, i tedeschi procedevano all’occupazione di tutta l’Italia del nord (600.000 militari arrestati e deportati in Germania).
Il 12 settembre 1943 Mussolini è liberato da un commando di aviatori e paracadutisti e dopo pochi giorni annuncia la nascita del Partito Fascista Repubblicano che stabilì la sua patria a Salò.
Inizia la Resistenza armata del movimento partigiano che nasce in Italia per opporsi ai tedeschi: il nord Italia diventa teatro di una guerra civile tra fascisti e partigiani. I movimenti più importanti sono la Brigata Garibaldi, Giustizia e Libertà, la Brigata Matteotti, vi erano anche bande autonome composte da militari, cattolici, badogliani.
Si ricostituiscono i partiti antifascisti: Dc, Pri, Pci, Pli, Psiup, Democrazia del Lavoro.
Dopo l’8 settembre si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale (Cnl) che incita il popolo alla lotta e alla resistenza. Tale Comitato si contrappone al Governo Badoglio, garante degli impegni assunti con l’armistizio. Tale contrasto è sbloccato nella svolta di Salerno in cui si istituisce un Governo di Unità Nazionale.
4 Giugno 1944: Roma è liberata dagli alleati, Re Umberto assume la luogotenenza generale del Regno. Il nuovo governo è presieduto da Bonomi (esponente del Comitato di liberazione nazionale), in stretto collegamento con la resistenza.
Intanto nel nord Italia i partigiani organizzano i Cnl Alta Italia, si diedero una direzione militare con la costituzione.  Nell’autunno le truppe anglo americane si arrestano sulla linea gotica tra Rimini e La Spezia. La Resistenza visse il suo momento più difficile: il programma del generale inglese Alexander  invitava i partigiani a sospendere le operazioni su vasta scala. Il Governo Bonomi riconosce al Clnal la rappresentanza nell’Italia occupata.

 

Vittorie sovietiche e sbarco in Normandia


Mentre gli anglo americani erano impegnati nella lunga campagna d’Italia, dal luglio ’43 l’Armata Rossa inizia la lenta avanzata sul fronte orientale che si concluderà nell’aprile-maggio a Berlino.
Conferenza di Teheran (28 novembre – 1 dicembre 1943): è la prima in cui i tre “grandi” Roosevelt, Stalin e Churchill si incontrarono personalmente ; Stalin ottiene dagli anglo americani l’apertura di un altro fronte sulle coste francesi  nella primavera del ’44.
Sbarco in Normandia (operazione Overlord): scattò il 6 giugno 1944 al comando del generale Eisenhower: grande attacco con bombardamenti micidiali. Operazione molto difficile perché i tedeschi avevano munito tutta la zona con imponenti fortificazioni difensive (vallo atlantico). Sfondate le difese tedesche penetrano nel nord della Francia.
25 agosto le truppe anglo americane penetrano a Parigi: a settembre la Francia è quasi liberata.

 

Fine del III Reich


Il fronte degli alleati alla Germania si sfalda; Romania, Bulgaria, Finlandia, Ungheria chiedono l’armistizio.
Ottobre 1944: russi e partigiani jugoslavi entrano in Belgrado liberata; gli inglesi sbarcano in Grecia.
Scoppiano bombardamenti sulla Germania: Hitler rifiuta ogni ipotesi di resa. Spera nelle nuove armi segrete e in una rottura dell’alleanza russa e anglo americana.
Conferenza di Mosca: Churchill e Stalin stabiliscono la sfera di influenza: Romania e Bulgaria all’Urss, Grecia all’Inghilterra, situazione di equilibrio in Jugoslavia e Ungheria.
I tre grandi si incontrano a Yalta, conferenza in cui si stabilisce che la Germania sarebbe stata divisa in 4 zone di occupazione e sottoposta a misure di “denazificazione” . Libere elezioni per i Paesi liberati; in Polonia si promuove la nascita di un governo nato da un accordo tra comunisti e componente filo occidentale. L’Urss si impegnò a entrare in guerra contro il Giappone entro 2 mesi dalla fine del conflitto in Europa.
La spartizione dell’Europa era in atto: Stalin sfruttava le vittorie dell’Armata Rossa; a febbraio 1945 i russi sono vicini a Berlino, cacciati i tedeschi dall’Ungheria, dall’Austria, Praga è liberata il 4 maggio 1945.
Da marzo ’45 gli anglo americani varcato il Reno, dilagano in Germania. Il 25 aprile le avanguardie alleate raggiungono l’Elba e si ricongiungono ai russi che stavano accerchiando Berlino.
Contemporaneamente crollava il fronte italiano: il 25 aprile i tedeschi abbandonavano Milano , Mussolini tentava di fuggire ma catturato veniva fucilato dai partigiani, il cadavere esposto a Piazzale Loreto.
Il 30 aprile i russi entrano a Berlino: Hitler si suicida.
Il 7 maggio 1945 a Reims fu firmato l’atto di capitolazione delle forze armate tedesche.

Sconfitta del Giappone
A partire dal ’43 gli Usa avevano iniziato una lenta riconquista del Pacifico grazie alla potenza industriale, portaerei, bombardieri strategici. Dalla fine del ’44 bombardamenti a ripetizione sul Giappone che rifiutava di arrendersi.
12 aprile 1945 muore Roosevelt; il nuovo presidente degli Usa è Harry Truman deciso a impiegare contro il Giappone la bomba atomica. Bomba su Hiroshima: 100.000 morti, Nagasaky: 60.000 morti. Distruzione delle città ed effetti per le contaminazioni da radiazioni.
Il 15 agosto dopo che anche l’Urss aveva anch’essa dichiarato guerra al Giappone, l’Imperatore Hiroito offrì la resa incondizionata: armistizio.

Bibliografia consigliata

D. W. Ellwood – L’ alleato nemico. La politica di occupazione anglo – americana in Italia, 1943 – 1946, Feltrinelli, Milano, 1977.

P. Scoppola – I cattolici tra fascismo e democrazia, Il Mulino, Bologna, 1975.

Letture consigliate

 – Alcune cifre sulla debolezza e l’ impreparazione bellica italiana a ridosso dell’ intervento in Urss. In:  A. Aruffo, C. Adagio, F. Marri, M. Ostoni, L. Pirola, S. Urso -  Geografia della storia, Lo scontro per la supremazia mondiale 3/1, Cappelli editore, Bologna, 1998.

 

Alleati e mafia. In: A. Aruffo, C. Adagio, F. Marri, M. Ostoni, L. Pirola, S. Urso -  Geografia della storia, Lo scontro per la supremazia mondiale 3/1, Cappelli editore, Bologna, 1998.

 

– Galeazzo Ciano : DIARIO 1937- 1943 – 1 settembre 1939, 30 settembre 1939, 9 ottobre 1939, 31 dicembre 1939, 23 gennaio 1940, 30 maggio 1940, 10 giugno 1940. A cura di Renzo De Felice, Rizzoli, 1980.

 

Alcune cifre sulla debolezza e l’ impreparazione bellica italiana a ridosso dell’ intervento in Urss.

 

Scorte di materie prime: acciaio per 3 mesi; rame per 6 mesi; sta­gno e nichel da procurarsi quotidia­namente.
Munizionamento: 6 unità di fuoco (ogni unità di fuoco corrispondeva a 10 giorni) per le mitragliatrici e l'ar­tiglieria.
Armamento: 1 milione e 300 mila uomini (contro i demagogici 8 milio­ni di baionette evocate da Mussoli­ni), dotati del superato fucile mo­dello 91; 12 mila pezzi di artiglieria, in gran parte residuati della I guerra mondiale; 400 carri armati leggeri rlal nacn rii 3 tnnnellate P meno
cadauno (contro le 20 tonnellate di quelli tedeschi, le 26 di quelli bri­tannici, le quasi 30 tonnellate di quelli sovietici).
Aviazione: 1400 aerei di cui soltan­to la metà moderni. Flotta: 2 corazzate di linea e 2 in corso di allestimento, ma prive di
protezione aerea. Sulla carta si sa­rebbe potuto mobilitare un numero di 73 divisioni binarie, cioè su 2 reggimenti, corrispondenti a 37 divi­sioni di tipo ternario. A rendere ulteriormente'insufficien­te la capacità bellica italiana c'era­no stati ili sperperi nelle guerre
d'Etiopia e di Spagna (1900 pezzi di artiglieria, 10 mila mitragliatrici, 240 mila fucili, 8 mila automezzi la­sciati a Franco). Per giunta, nel pe­riodo di non belligeranza, anziché colmare i vuoti pregressi, il regime vendeva armi ad alleati ed avversa­ri. Materiale bellico fu venduto alla Francia (per un valore di 938 milio­ni), alla Gran Bretagna (per un valo­
re pari a 144 milioni), alla Iugosla­via (per un valore di 238 milioni), all'Ungheria (per un ammontare di circa 500 milioni).
Nella campagna militare in Unione Sovietica arrivarono appena 430 pezzi anticarro, 19 semoventi, 225 cannoni di grosso calibro, 960 altri pezzi di artiglieria, 1130 trattori, 16700 automezzi e 55 carri armati.

 

Alleati e mafia

Terminati i combattimenti, la Sicilia era di fatto separata dall'Italia. I par­titi antifascisti erano deboli e manca­vano di collegamenti su scala nazio­nale. Alcuni notabili ne approfittaro­no per rivendicare la separazione dell'isola dal Regno d'Italia. Nei cen­tri di provincia la rivolta individuale (banditismo rurale) e quella colletti­va (piccola borghesia) attecchivano sulla massa di migliaia di braccianti disoccupati e davano alimento al se­paratismo anti-italiano sul quale sof­fiava la mafia. Quest'ultima ebbe l'opportunità di affermarsi grazie alla connivenza con l'occupazione allea­ta. Per citare qualche esempio, il ca­po della mafia siciliana Genco Russo venne nominato sindaco di Musso­meli. Charles Poletti, capo degli affa­ri civili statunitensi in Sicilia, aveva tra i suoi consiglieri il gangster ita­loamericano Vito Genovese.
Il capo indiscusso della malavita di New York era Lucky Luciano [...]. Nell'autunno del 1942, i comandi americani disponevano, sull'Italia e sulla Sicilia, di informazioni molto scarse, insufficienti per condurvi una guerra. La Marina voleva dati precisi sulle coste, sui porti, canali, fiumi, sulle fortificazioni, le posta­zioni di artiglieria costiera e sulle caratteristiche fisiche dei possibili settori di sbarco; l'Army Intelligence voleva particolari sulle strade, sui ponti, sulla dislocazione delle trup­pe italiane e tedesche, sulle carat­teristiche delle città, dei paesi e dei villaggi; l'O.S.S. voleva trovare nell'isola elementi fidati, capaci di appoggiare gli agenti segreti [...]. Il capitano Haffenden trovò in Lucky Luciano l'uomo chiave per un'ope­razione così complessa [...]. Gli uo­mini della malavita americana origi­nari della Sicilia e in grado di "dare una mano" erano numerosi(F.
Gaja, L'esercito della lupara, Ma­quis, Milano, 1990, pp. 80-83). Altrove si legge: 'Dalla collusione tra servizio segreto americano e gangsterismo e tra quest'ultimo e la mafia, sorse il grande equivoco che favorì la ricostituzione dell'onorata società" dei dopoguerra e il rafforza­mento dei suo potere nelle zone tra­dizionali [...]. Per primo don Caloge­ro Vizzini, che a suo tempo era stato un valido sostenitore del fascismo, ebbe il riconoscimento del suo ope­rato a favore degli Alleati. II giorno seguente al suo ritorno a Villalba dalla spedizione, nella Caserma dei Carabinieri, il tenente americano Beehr, dei Civil Affairs di Mussome­li, lo nominava sindaco dei paese [...]. Elementi mafiosi si erano infil­trati in tutti gli uffici della nuova am­ministrazione, ricoprivano cariche pubbliche, e si trovavano nelle mi­gliori condizioni per controllare il mc­vimento delle merci e dei mezzi d:
trasporto [...]. Tra Noia e Villalba, cioè tra Vito Genovese e Calogero Vizzini, s'era stabilito il grande in­trallazzo di generi alimentari che rappresentava la più vasta organiz­zazione di borsa nera dell'intero mercato meridionale» (M. Pantaleo­ne, Mafia e politica, Einaudi, Torino, 1978, pp. 52-54). Altri dati confer­mano questi rilievi: »Vincenzo Di Carlo, capo della mafia di Raffadali, fu nominato, nientemeno, responsa­bile dell'ufficio per la requisizione del grano e altri cereali. Il capo della mafia di Corleone, Michele Navarra, ebbe l'autorizzazione a raccogliere gli automezzi militari abbandonati dall'esercito. Max Mugnani, precur­sore del traffico di narcotici, fu nomi­nato depositario dei magazzini far­maceutici americani in Sicilia» (F. Gaja, Op. cit., p. 111).
Ellwood, in un suo studio, riporta un documento dell'ambasciata sta­tunitense di Berna su partiti, perso­nalità ed organizzazioni utili agli Al­leati in caso di invasione dell'Italia: «Si dice che i seguenti italiani in­fluenti siano favorevoli agli Alleati e disposti a lavorare per le Nazioni Unite: Comm. Agnelli... Torino; Giovanni Rodriguere, Porto Longone, Isola El­ba - sindaco; Comm. Berlingieri, Rossano Calabro, grosso proprieta­rio terriero e molto influente.
Conte di Lusio, Messina, grosso pro­prietario terriero e molto influente. Elso Battistini, Aversa, capo della camorra.
Carmelo Albo, attualmente in prigio­ne, capo della mafia».
Commenta Ellwood: “Fu probabil­mente in questo limbo di consulenti semiufficiali che si svolsero i tanto discussi contatti degli Alleati con il separatismo siciliano: per ora non vi sono prove che questi legami ab­biano goduto di appoggio ufficiale ai più alti livelli” (D. W. Ellwood, L'alleato nemico, Feltrinelli, Milano, 1977, p. 247).
Argomenta Salvatore Lupo, a propo­sito della Sicilia: «La mafia trova credito dopo la fine dei combatti­menti nell'isola. Gli anglo-americani debbono amministrare. Del crollato apparato statale essi salvano giu­sto i carabinieri o il Servizio inter­provinciale di PS creato da Mori; per questo cercano i detentori di qualche potere informale (sacerdo­ti, aristocratici) avendo in mente il modello del boss italo-americano o quello del capo nativo collaboratore del colonialismo britannico. Per il ruolo di sindaco si affidano a nota­bili prefascisti tra cui non mancano umini "di rispetto". Il problema im­mediato è quello dell'ordine e degli approvvigionamenti alimentari mi­nacciati dal mercato nero» (S. Lupo, Storia della mafia dalle origini ai no­stri giorni, Donzelli, Roma, 1993, p. 160).

 

Diario di Galeazzo Ciano
1939
30 SETTEMBRE - Il Duce stamani conferma il suo scetticismo sulla possi­bilità di negoziati, quindi, durante il consiglio dei Ministri, sono stato chia­mato al telefono da Ribbentrop. Molto premuroso e cortese, più di quanto non lo sia stato nei recenti colloqui telefonici. Ha avanzato tre proposte: 1°) un incontro Hitler-Mussolini, possibilmente a Monaco; 2°) un mio viaggio a Berlino ove Hitler vorrebbe parlarmi a lungo su tutta la situazio­ne; 3°) un nostro incontro alla frontiera del Brennero. Però questa terza soluzione era la meno gradita. Ho detto al Duce che conveniva scartare, al­meno per ora, l'ipotesi di un suo viaggio: avrebbe potuto trovarsi in una difficile situazione sia di fronte al mondo se Hitler avesse - come è proba­bile - avanzato delle proposte assurde; sia di fronte allo stesso Hitler se questo gli avesse richiesto una immediata collaborazione militare. Quindi mio viaggio a Berlino. L'ho personalmente telefonato a Ribbentrop che ha sottolineato l'utilità di partire al più presto. Oggi stesso: ore 18. Parto senza una precisa idea di quello che i tedeschi mi proporranno: ma ho la volontà ferma e.radicata di salvaguardare a tutti i costi la nostra libertà d'azione. Non credo che da Berlino potrò portare un contributo al ristabilimento della pace in Europa, ma è certo che mi batterò come un leone per conser­vare la pace del popolo italiano

 

9 OTTOBRE - Il Duce stamani era depresso, come mai l'ho visto. Ormai si rende conto che la prosecuzione della guerra è cosa inevitabile, e sente tut­to il disagio di doverne rimanere fuori. Cosa eccezionale in lui, si è sfogato con me. "Gli Italiani" ha detto "dopo aver per diciotto anni ascoltato la mia propaganda guerriera, non si rendono conto di come io possa - ades­so che l'Europa è in fiamme - divenire l'araldo della pace….”

 

31 DICEMBRE - Mussolini ha sempre qualche ritorno di fiamma ger­manofilo: adesso vorrebbe scrivere una lettera a Hitler per dare alcuni consigli (finora non hanno avuto molto ascolto!) e per dire che continua a prepararsi. Per che cosa? La guerra a fianco della Germania non deve farsi e non si farà mai: sarebbe un crimine e una idiozia. Contro, non ne vedo per ora le ragioni. Comunque, caso mai, contro la Germania. Mai insieme. Questo è il mio punto di vista. Quello di Mussolini è esattamente il contra­rio: mai contro e, quando saremo pronti, insieme per abbattere le de­mocrazie, che, invece, sono i soli Paesi con cui si può fare una politica seria e onesta.
Per ora non è il caso di parlare di guerra: le condizioni di imprepara­zione sono assolute. Oggi stiamo peggio che in settembre. Il Gen. Favagros­sa ha detto ieri che se potrà avere tutte le materie prime richieste, sì che le fabbriche lavorino a doppio turno, una preparazione abbastanza completa sarà fatta per l'ottobre 1942. Anche Badoglio e Soddu escludono la possi­bilità di ogni altra azione in epoca più prossima.
Così si chiude l'anno, che per mc è stato tanto crudele nella vita intima e generoso in quella politica. L'anno che sorge, a mia idea, riserverà molte sorprese, e forse assisteremo al rapido concludersi di una tragica vicenda, che l'umanità non vuole e non riesce a capire. In questa incomprensione generale della guerra, assurda e inesplicabile, troviamo forse la chiave me­desima della sua fine.

 

1940

23 GENNAIO - Consiglio dei Ministri: bilanci militari. II Duce prende lo spunto per parlare della situazione internazionale. Tutte le sue punte sono dirette contro Francia e Inghilterra che "non possono più ormai vincere la guerra". Ripete che noi non potremo rimanere neutri all'infinito: una neutralità mantenuta sino alla fine della guerra "ci farebbe passare nel girone B delle Potenze Europee". Prevede che le nostre possibilità militari ci consentiranno di agire nel secondo semestre del 1940, o meglio nel primo del 1941. Ogni accenno all'azione è sempre fatto con obbiettivi contro gli alleati. Parla di bombardamenti terrorizzanti della Francia, di controllo marittimo del Mediterraneo. Le dichiarazioni hanno molto impressionato i ministri, alcuni dei quali hanno subito fatto coro, specialmente Ricci e Revel. Riccardi invece, parlando poi in.anticamera, ha detto che è assurdo proporsi d'armare settanta divisioni, quando le materie prime a nostra di­sposizione bastano sì e no per armarne dieci.
Ho ricevuto Pavelic. Anfuso ha verbalizzato il colloquio. È un uomo deciso e sereno, che sa dove vuole arrivare e che non teme le responsabilità pur di realizzare i suoi scopi. Abbiamo fissato i punti principali della pre­parazione e dell'azione.
Assicuro Sir Percy Loraine che stiamo facendo "qualchecosa e più di qualchecosa" in favore della Finlandia. Ne è stato contento.

 

30 MAGGIO - La decisione è presa. Il dado è tratto. Mussolini mi ha con­segnato stamani la sua comunicazione a Hitler circa l'entrata in guerra. Data prescelta è il 5 giugno, salvo che Hitler stesso non ritenga conveniente un ulteriore ritardo di qualche giorno. Il messaggio è comunicato in cifra ad Alfieri, con l'incarico di portarlo a Hitler, personalmente. In pari tem­po ne do notizia a Mackensen. Per quanto orinai preparato, l'Ambasciato­re ha accolto la notizia con molta gioia: ha avuto parole di ammirazione per il Duce ed ha elogiato la mia decisione di partecipare alla guerra come pilota. "In Germania - ha detto - i gerarchi non hanno dato un buon e­sempio. Lo stesso Baldur Voti Schirach è stato, almeno finora, imboscato nelle retrovie."
Mussolini si propone fare un discorso al popolo il pomeriggio del 4. lo, un'ora prima, comunicherò a Poncet e a Loraine lo stato di guerra. Il Duce voleva omettere "questa formalità". Ho insistito perché almeno sia salvata la forma.
II Ministro d'Egitto parla, a titolo personale, di una eventuale procla­inazione di neutralità da parte del suo Governo. Lo incoraggio su questa strada. Non credo che la neutralità egiziana sposti gran che nel gioco, ma comunque sarebbe un certo vantaggio.

 

10 GIUGNO - Dichiarazione di guerra. Per primo ho ricevuto Poncet, che cercava di non tradire la sua emozione. Gli ho detto: "Probabilmente ave­te già compreso le ragioni della mia chiamata". Ha risposto: "Benché io sia poco intelligente, questa volta ha capito". Ma ho sorriso per un istante solo. Dopo aver ascoltato la dichiarazione di guerra ha replicato: "È un colpo di pugnale ad un uomo in terra. Vi ringrazio comunque di usare un guanto di velluto". Ha continuato dicendo che lui aveva previsto tutto ciò da due anni, e non aveva più sperato di evitarlo dopo la firma del Patto d'Acciaio. Non si rassegnava a considerarmi un nemico, né poteva consi­derare tale nessun italiano. Comunque, poiché per l'avvenire bisognava ri­trovare una formula di vita europea, augurava che tra l'Italia e Francia non venisse scavato un solco incolmabile. "I tedeschi sono padroni duri. Ve ne accorgerete anche voi". Non ho mai risposto. Non mi sembrava il momen­to di polemizzare. "Non vi fate ammazzare" ha concluso accennando alla mia uniforme di aviatore, e mi ha stretto la mano. Più laconico e impertur­babile, Sir Percy Loraine. Ha accolto la comunicazione senza batter ciglio, né impallidire. Si è limitato a scrivere la formula esatta da me usata ed ha chiesto se doveva considerarla un preavviso o la vera e propria dichiarazio­ne di guerra. Saputo che era tale, si è ritirato con dignità e cortesia. Sulla porta, ci siamo scambiati una lunga e cordiale stretta di mano.
Mussolini parla dal Balcone di Palazzo Venezia. La notizia della guerra non sorprende nessuno e non desta eccessivi entusiasmi. Io sono triste: molto triste. L'avventura comincia. Che Dio assista l'Italia.

 

Fonte: http://www.unipg.it/~scipol/tutor/uploads/lezione6_-_la_seconda_guerra_mondiale_001.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

La 2 guerra mondiale riassunto

 

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

L'ascesa di Hitler

Quando il Partito nazista  salì al potere in Germania nel 1933, i punti fondamentali del suo programma erano due:

  • la soluzione della catastrofica  situazione economica e sociale;
  • la revisione delle condizioni del Trattato (Diktat) di Versailles.

Risolta rapidamente la crisi economica con un forte interventismo statale (parallelo al New Deal roosveltiano e alla politica del Fascismo in Italia), la politica di Hitler (che dal 1934 univa alla carica di Cancelliere quella di Capo dello Stato) dette inizio a una successione di azioni diplomatiche e militari che obbedivano puntualmente alla logica, annunciata, di liberare la Germania dalle condizioni imposte dai Paesi vincitori della prima Guerra mondiale.

a. un primo tentativo, non riuscito, di colpo di Stato filo-tedesco dei nazisti in Austria, per attuare l'unificazione con la Germania nel 1934, che provoca la reazione militare dell'Italia;
b. nel 1935 Hitler inizia segretamente a riarmare la Germania;
c. nel 1935 Stalin in URSS lancia la campagna "antifascista" del Comunismo internazionale, in reazione all'intonazione violentemente anticomunista della politica interna del Partito nazista in Germania;
d. nel 1936, approfittando dell'isolamento dell'Italia dovuto all'ostilità britannica durante la campagna militare italiana in Etiopia, Hitler decide di occupare militarmente la Renania tedesca, cioè la riva destra del Reno (per una larghezza di 200 Km), che una clausola di Versailles vietava come "zona smilitarizzata" a ogni presenza militare germanica;
e.  durante la Guerra civile spagnola (1936-1939) la Germania invia armi e volontari in favore della causa degli insorti "Nazionalisti" del generalissimo Franco, in lotta contro il governo repubblicano poi egemonizzato dai comunisti e sostenuto da Stalin, che giocò in Spagna la carta di una rivoluzione sul modello sovietico;
f. alla fine del 1936 la Germania e l'Italia proclamano l'Asse Roma-Berlino, in funzione anticomunista (si aggiungerà anche il Giappone e l'Asse diverrà Roma-Berlino-Tokio);
g. nel 1937 Hitler realizza l'annessione (Anschluss) dell'Austria alla Germania;
h. nel Settembre 1938 nel convegno di Monaco, in Baviera, Mussolini, Hitler, Chamberlain, e Daladier si accordarono insieme per la cessione alla Germania dei Sudeti, il territorio cekoslovacco con 3 milioni di tedeschi (anche Polonia e Ungheria ottennero dei territori ceki);
h. nel marzo 1939 le truppe tedesche, per iniziativa unilaterale di Hitler,  smembrano la Cekoslovacchia, occupando la Boemia e la Moravia, che diventano "Protettorati" del Reich tedesco (la Slovacchia invece è uno Stato indipendente vicino alla Germania).
i.  nel Maggio 1939 Hitler e Mussolini fanno un'alleanza militare (Patto d'Acciaio);

l. il 27 Agosto 1939 Hitler e Stalin fanno il Patto di "non-aggressione" che sancisce l'accordo per la spartizione fra loro della Polonia;

m. il 1° Settembre 1939 Hitler dà l'ordine di occupare la città e il corridoio di Danzica, per riannettere gli ex-territori tedeschi alla Germania.

In sintesi, fra il 1935 e il 1939 la politica tedesca ha attuato, e quasi raggiunto, l'obiettivo di cancellare le clausole imposte alla Germania dal Trattato di Versailles, e nello stesso tempo di "occupare" il ruolo dell'Impero austriaco distrutto dagli Alleati nel 1919.

 

 

 

Il Giappone

1. La crisi nel Sud-Est asiatico investe i rapporti tra il nascente Impero giapponese, l'Impero britannico (e francese) e gli Stati Uniti. Con gli USA la tensione è forte per la Conferenza di Washington del 1921, che stabilisce:
a. maggiore tonnellaggio navale per USA e Gran Bretagna rispetto al Giappone (rapporto 5:5:3, confermato dalla Conferenza navale di Londra del 1930);
b. status quo nel Pacifico (a vantaggio di USA e Gran Bretagna);
c. sgombero giapponese dai territori cinesi occupati nella Guerra mondiale;
d. "porte aperte" della Cina all'aggressività economica delle grandi Potenze.
Nel 1924 gli USA e le colonie inglesi chiudono l'ingresso agli emigranti giapponesi.

2. Salito al trono nel 1921 l'Imperatore Hirohito Showa, il Giappone dopo la partecipazione vittoriosa alla prima Guerra mondiale progetta un piano di espansione imperiale in Asia, in diretto contrasto con il colonialismo britannico (Impero delle Indie), francese (Indocina) e americano (Arcipelaghi del Pacifico, Filippine), e all'imperialismo sovietico in Estremo Oriente.

3. Fra il 1932 e il 1934 il Giappone occupa la Manciuria, fondando l'Impero del Manciukuò. Nel 1934 il Giappone denuncia il trattato di Washington. Nel 1936, in piena crisi nippo-americana, il Giappone aderisce al patto anticomunista con la Germania nazista e l'Italia fascista, stipulato allo scoppio della guerra civile spagnola.
Nel 1937 il Giappone inizia la guerra con la Cina. Il conflitto nippo-cinese attraversa tutta la seconda Guerra mondiale, concludendosi nel 1945 con la resa del Giappone agli USA.

4. Nell'aprile del 1937 il governo americano (decennio di Roosvelt, democratico, eletto tre volte di seguito fra il 1933 e il 1945) denuncia la cosiddetta Neutrality Act (divieto di vendere armi agli Stati in guerra, del 1935) e annuncia la lotta all'ultimo sangue tra democrazie e dittature. E' la fine dell'isolazionismo politico americano, praticato dai governi repubblicani a partire dalla fine della prima Guerra mondiale e nel corso della crisi economica, esplosa nel 1929.

Nell'ottobre 1937 il Presidente Roosvelt, nel discorso detto "della Quarantena", annuncia la fine della neutralità americana. Nel 1938 s'inizia il riarmo americano. Nell'estate del 1939 ha inizio il progetto, richiesto dagli scienziati americani (primo firmatario è Einstein), di costruire la bomba atomica in funzione antitedesca. Alla fine del 1939 gli USA assicurano la Gran Bretagna del loro sostegno in caso di guerra.

 

Settembre 1939


Situazione precedente all'inizio delle ostilità. In nero Germania e Giappone e territori occupati. In blu Gran Bretagna e Impero coloniale, Francia e Impero coloniale, Polonia e USA. In rosso l’URSS.


La guerra

 

1. La seconda Guerra mondiale s'inizia nel Settembre del 1939 e si conclude nel Maggio 1945 in Europa, nell'Agosto 1945 in Asia. Essa può essere divisa in tre fasi distinte:


a. periodo 1939 - 1941
b. periodo 1941 - 1943
c. periodo 1943 - 1945.

 

  • la guerra "continentale"

 

2. Fra il 1939 e il 1941 la guerra è esclusivamente europea, ed è caratterizzata da obiettivi limitati. Da una parte Germania URSS e Italia mirano a ridisegnare l'Europa di Versailles in ordine ai rispettivi imperialismi politici. Dall'altra Gran Bretagna (con il sostegno degli USA) e Francia mirano a difendere il vecchio equilibrio europeo vantaggioso anche per i loro interessi coloniali, basati sulla posizione militarmente "debole" soprattutto della Germania.

3. Nel Settembre 1939 la Germania con tre settimane di guerra occupa il territorio ex-tedesco di Danzica, attaccando la Polonia e costringendola alla resa.
Il 3 Settembre 1939 Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania.
L'Italia dichiara la "non belligeranza" e resta fuori del conflitto.
La URSS a sua volta, secondo il patto stretto con i tedeschi, invade la Polonia orientale a metà di Settembre e la occupa.
Nell'inverno 1939-40 la URSS invade e occupa i Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e attacca la Finlandia, costringendola alla resa nel Marzo 1940.
Il 6 Ottobre 1939  Hitler offre la pace agli anglo-francesi, che rifiutano.

 

Novembre 1939


La Germania e l'URSS invadono la Polonia

4. Nella primavera del 1940 l'esercito anglo-francese pianifica uno sbarco in Norvegia, nel porto di Narvik. 
La Germania attacca la Danimarca e la Norvegia, la quale si arrende il 10 Giugno, dopo il reimbarco precipitoso degli anglo-francesi.
Il 10 Maggio 1940 a Londra W.Churchill è Capo di governo per sostenere la prosecuzione della guerra.
Il 6 Giugno l'esercito tedesco sferra l'attacco alla Francia attraverso le Ardenne, l'Olanda e il Belgio, che vengono invase.

 

Il 10 Giugno 1940 Mussolini decide di entrare in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna. L'Italia si trova in una posizione difficile: deve cercare di bilanciare la potenza tedesca che sembra prossima alla vittoria, ma nel contempo possiede un'autonomia bellica di non più di sei mesi! Il Duce calcola che la guerra sia alla fine, e gli preme di potersi sedere al tavolo della pace a fianco dei tedeschi.

 

Maggio 1940


La Germania invade Norvegia, Danimarca, Belgio, Olanda e attacca la Francia.

5.         Il 22 Giugno 1940 l'attacco tedesco costringe la Francia alla resa, mentre consente all'esercito inglese di imbarcarsi per l'Inghilterra. Hitler punta su un compromesso con la Gran Bretagna.
La Francia invece viene divisa in due:
a. uno Stato sovrano, non ostile alla Germania, nel Centro-sud, con capitale Vichy e Capo di governo il vecchio Maresciallo Pétain, eroe di guerra;
b. il territorio "esposto" al fronte di guerra, a Nord (compresa Parigi) e a Est, occupato dall'esercito tedesco.

Nel Luglio del 1940 Hitler offre nuovamente la pace alla Gran Bretagna, chiedendo la restituzione delle colonie ex-tedesche. Churchill respinge l'offerta e prepara il progetto di bombardare le città e le popolazioni tedesche, mentre con un attacco aereo a sorpresa fa annientare la flotta francese a Mers-el-Kebir.

6. L'obiettivo dell'Italia fascista è duplice e si esprime nel concetto della "guerra parallela" (a quella tedesca):
a. realizzare un imperialismo che dia all'Italia la supremazia nel Mediterraneo e il controllo dell'area dei Balcani;
b.  presenziare alla pace vittoriosa, che ritiene ormai prossima.
Perciò la guerra italiana si svolse:
a.  nel Mediterraneo, come guerra navale contro la flotta inglese di base a Malta e Gibilterra, e nei Balcani;

  • nelle colonie africane di Etiopia, Eritrea e Libia contro le truppe inglesi;

Il 28 Ottobre 1940 dall'Albania, già occupata dall'Italia nel 1939, parte la campagna contro la Grecia, la quale era sostenuta dalla Gran Bretagna. La situazione militare dell'Italia fin dall'inizio si rivela debole, sia nei Balcani, dove l'offensiva contro la Grecia fallisce, sia nel Mediterraneo dove la flotta britannica può contare sulla superiorità tecnologica del "radar". 

 

 

Dicembre 1940


Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il conflitto si estende all'Africa settentrionale e orientale. Gli Italiani conquistano la Somalia britannica. In nero i territori occupati da Germania e Italia. Essi comprendono le colonie francesi perché la Francia dopo la resa è ora vicina agli Stati dell’Asse.

7. L'esercito tedesco è perciò, contro i piani di Hitler, coinvolto nella campagna balcanica per sostenere la situazione critica dell'Italia, ma anche per contenere l'avanzata sovietica nei Balcani, dove Stalin aveva strappato alla Romania due importanti regioni, la Bessarabia e la Bucovina settentrionale, avvicinandosi pericolosamente alla zona dei pozzi petroliferi romeni di Ploesti.

 

Marzo 1941

 


Bulgaria, Romania e Ungheria si alleano all'Asse.


8.  Il 6 Aprile 1941 la Germania sferra un attacco alla Jugoslavia, avvicinatasi politicamente alla URSS, e alla Grecia. La Jugoslavia viene smembrata come già a suo tempo la Cekoslovacchia: la Serbia ha un governo filotedesco, Slovenia Dalmazia Croazia e Montenegro passano sotto il controllo dell'Italia, altre parti vanno alla Germania, alla Bulgaria e all'Ungheria.
Anche la Grecia si arrende, mentre le truppe inglesi abbandonano il suo territorio.
A metà del 1941 tutta l'area balcanica ha un nuovo ordine del tutto favorevole all'Asse, mentre la Gran Bretagna da una parte, la URSS dall'altra ne vengono escluse.

 

Aprile 1941


La Germania invade la Jugoslavia e soccorre l'Italia, la cui offensiva in Grecia viene respinta.

 

b. la guerra "mondiale"

Ma il 1941 è segnato da due eventi che cambiano radicalmente il carattere della guerra. Essa, da guerra per ridisegnare l'assetto dell'Europa di Versailles, diviene guerra per il dominio mondiale.  
I due eventi sono:

a. l'attacco della Germania alla URSS il 22 Giugno 1941;
b. l'attacco del Giappone alla flotta USA del Pacifico il 7/8 Dicembre 1941.

 

la guerra  contro l'Unione Sovietica

 

  • Fin dal 1940 si contrapponevano segretamente tra loro due piani imperialistici:
  • quello della URSS che progettava l'espansione a occidente in concomitanza con la fine della Germania e l'imposizione del modello comunista (piano che si realizzerà interamente dal 1945);
  • quello del 3° Reich che a sua volta progettava un condominio mondiale con la Gran Bretagna, in nome della dottrina "ariana", asservendo l'Est dell'Europa in un sistema di territori vassalli in forma di colonialismo.

 

  • L'attacco tedesco alla URSS era giustificato come lotta per la distruzione del sistema di potere comunista, che fu il motivo originario e costante del nazismo. Il suo vero movente, tuttavia, fu la percezione tedesca che fosse stato preparato un progetto di  invasione della Germania da parte dei Sovietici. La guerra russo-tedesca assunse subito il carattere di spietata guerra di annientamento reciproco. Stalin, una volta occupata la Polonia orientale e i Paesi baltici, aveva attuato immediatamente una politica di sterminio dei cosiddetti "nemici di classe", deportando tra l'altro un milione e mezzo di polacchi. Hitler fece organizzare un esteso sistema concentrazionario (come ad Auschwitz) che si trovò totalmente sui territori attraversati dalla guerra e finì, in pochi anni, con lo sterminio di un immenso numero di prigionieri russi e polacchi, militari e civili, di cui quasi la metà era di origine ebraica. La concentrazione di cittadini di origine ebraica avvenne da tutte le regioni controllate dall'esercito tedesco e finì col determinare la vera e propria distruzione delle comunità ebraiche dell'Europa centro-orientale.
  • Fra il gennaio e l’aprile del 1943 una grande insurrezione armata infuriò nel maggiore dei ghetti in cui i Tedeschi avevano concentrato i 3 milioni di Ebrei polacchi, quello di Varsavia - popolato da quasi 400.000 persone. Dopo la repressione il ghetto venne demolito.
  • Alla "crociata anticomunista" contro la URSS presero parte anche l'Italia, la Romania, la Slovacchia, l'Ungheria, la Bulgaria, e volontari francesi e spagnoli. Anche la Finlandia riprese la guerra contro la URSS. Nel Luglio 1941 la Gran Bretagna strinse un patto di alleanza con la URSS contro la Germania mentre gli USA offrirono ampi rifornimenti bellici.

 

Luglio 1941


La Germania attacca l'Unione Sovietica. L'Africa Orientale Italiana si arrende agli inglesi.

 

  • L'avanzata tedesca nell'URSS proseguì fino all'inverno 1941 giungendo alle porte di Mosca, mentre i russi praticavano la vecchia tattica della "terra bruciata". Anche nel centro e nel sud tedeschi e alleati raggiunsero il Donez e la Crimea. Ma nel Dicembre un'offensiva sovietica costò il ripiegamento di tutto il fronte fino alla fine della primavera 1942.

 

Dicembre 1941


I Tedeschi arrivano alle porte di Mosca. Il Giappone entra in guerra e conquista le Filippine (protettorato USA).

  • Nell'estate del 1942 ricominciò una grande offensiva tedesca, che puntava sui campi petroliferi del Caucaso e di Stalingrado. Stalingrado fu conquistata il 18 novembre 1942.
  • Il 19 Novembre 1942 ebbe inizio una grande controffensiva sovietica sul fiume Don, che accerchiò l'esercito tedesco a Stalingrado. Nel Gennaio del 1943 la "sacca tedesca di Stalingrado" venne annientata e 100.000 soldati finirono prigionieri. Da questo momento i tedeschi passarono sulla difensiva, e devono subire l'iniziativa militare sovietica, che a partire dal 1943 ha un'enorme superiorità in uomini e mezzi. La controffensiva sovietica a nord parte da Leningrado (S.Pietroburgo), al centro da Smolensk, al sud dall'Ucraina riconquistata.

 

La guerra nippo-americana

 

  •  L'attacco aereo giapponese a Pearl Harbour, base navale americana nelle Isole Haway, fu la conseguenza dell'iniziativa americana, risalente al luglio precedente, di bloccare i rapporti commerciali col Giappone, mettendo l'embargo ai rifornimenti di petrolio e di gomma, e sequestrando i beni e congelando i crediti giapponesi, in seguito all'avanzata militare nipponica in Cina e in Indocina (l'Indocina francese venne occupata dall'esercito giapponese nel luglio 1941). Anche la Gran Bretagna e i suoi Dominions e l'Indonesia olandese si unirono all'azione americana. Il Giappone si trovò nella necessità di capitolare davanti all'America o affrontarla in guerra, perché la sua intera economia per la guerra avviata da anni sul continente cinese dipendeva da materie prime d'importazione.

 

  •  L' 8 Dicembre 1941 gli Stati Uniti e la Gran Bretagna dichiarano guerra al Giappone. Subito dopo la Germania e l'Italia dichiarano guerra agli USA. Il Presidente americano Roosvelt aspirava a dare agli USA il ruolo di paese-guida del mondo, trasformando il loro immenso potenziale economico in un programma politico che coinvolgesse il resto del mondo nella visione americana. Ma questo comportava fatalmente lo scontro con gli altri "disegni", più limitati o mondiali che fossero: con quello tedesco e con quello nipponico anzitutto, in seguito con quello sovietico (e poi, su un piano diverso, quello britannico.
  • Nell'agosto del 1941 aveva reso pubblici gli obiettivi e i disegni della politica americana nella cosiddetta "Carta Atlantica" (convegno Roosvelt-Churchill a Terranova). La Carta prevedeva il ruolo subordinato della Gran Bretagna. Nella concezione di un libero scambio illimitato in tutto il mondo, rispondente agli interessi del potenziale economico americano, sarebbero state eliminate le grandi aree "autarchiche" della Germania, del Giappone e dello stesso Commonwealth britannico.

 

  • La guerra del Giappone contro USA e Gran Bretagna venne condotta sul motivo anticolonialista che rispondeva allo slogan "l'Asia agli Asiatici!". L'offensiva militare giapponese ha come direttrici a Sud gli arcipelaghi delle Filippine americane e delle Indie olandesi. Entrambi vengono conquistate fra il 1942 e l'inizio del 1943. Nel 1942 cadono in mano giapponese anche Hong-Kong, Singapore e la Birmania. La Tailandia si allea con il Giappone, che punta verso il continente indiano, cuore del colonialismo britannico.  A Est l'offensiva giapponese punta verso la Nuova Guinea, l'Australia e gli arcipelaghi del Pacifico, conquistando un'enorme area ricchissima di materie prime. Le conquiste giapponesi appoggiano su governi nazionalisti anticolonialisti, con riconoscimenti di formale indipendenza.
  •  La controffensiva americana incomincia dal Maggio-Giugno del 1942, con le battaglie del Mar dei Coralli e delle Midway. L'enorme dispositivo industriale e finanziario USA e l'imposizione del servizio militare portarono alla graduale riconquista delle isole del Pacifico sud-occidentale nel 1943 e del Pacifico centrale nel 1944. Fra il 1944 e il 1945 vengono rioccupate le Filippine e la Birmania, mentre dal 1943 hanno inizio devastanti bombardamenti aerei su Tokio e sulle altre città giapponesi.

 

 

La guerra europea nel 1942, al momento di massima espansione degli Stati dell’Asse.

 

La resa del Paesi dell'Asse

 

  • A partire dalla fine del 1942 la sconfitta degli Stati dell'Asse e dei loro alleati appare ormai irreversibile. Nella Conferenza di Casablanca nel Marocco nel Gennaio 1943 le potenze Alleate prendono la decisione, gravida di conseguenze, di  imporre la resa incondizionata dei Paesi dell'Asse, e di procedere al bombardamento sistematico delle città e delle loro popolazioni.

2. Il bombardamento delle città tedesche segnò da parte degli Alleati una svolta perché ora venivano colpite direttamente le popolazioni. I bombardamenti al fosforo si concentrarono fino alla resa tedesca sulle principali metropoli con effetti devastanti. Il culmine si raggiunse a Dresda, dove nel febbraio 1945 vennero annientati 200.000 civili. La guerra, nei campi di concentramento tedeschi e sovietici e nei bombardamenti a tappeto degli Alleati, era ormai rivolta intenzionalmente allo sterminio dei civili.

 

Giugno 1942

In Nord-Africa l'offensiva italo-tedesca si ferma davanti Alessandria d'Egitto. L'espansione giapponese nel Pacifico viene arrestata. Le sorti della guerra cominciano a capovolgersi.

 

  • Nel Novembre 1942 gli anglo-americani sbarcano in Marocco e di lì giungono in Tunisia, accerchiando l'esercito dell'Asse che nel Maggio 1943 è costretto a darsi prigioniero. L'Africa è così completamente in mano degli Alleati anglo-americani.

Novembre 1942  


Gli italiani, con a fianco i tedeschi, vengono sconfitti ad El Alamein e perdono la Libia. Gli americani sbarcano in Marocco. Sul fronte russo inizia la Battaglia di Stalingrado.

 

Dicembre 1942

La Sesta Armata Tedesca viene sconfitta a Stalingrado e costretta alla resa. Gli Alleati occupano il Nordafrica, ad eccezione della Tunisia.

 

  • Alla fine del Giugno 1943 la Sicilia è invasa dagli anglo-americani. La breve resistenza dell'esercito italo-tedesco è sopraffatta, benché gli italo-tedeschi riescano a sfuggire alla morsa e ripiegare in Calabria. A Roma, il 25 Luglio 1943,  Mussolini viene messo in minoranza dal Gran Consiglio del Fascismo. Il nuovo governo Badoglio, d'accordo con il re Vittorio Emanuele III, fa arrestare il Duce e tratta segretamente la resa, mentre l'Italia, nel corso dell'estate del '43, viene semidistrutta da estesissimi bombardamenti Alleati.
  • Il 3 Settembre del 1943 l'Italia firma segretamente la resa senza condizioni agli anglo-americani (Corto Armistizio). L’annuncio venne dato l’8 Settembre. Il re e Badoglio lasciano nascostamente Roma e fuggono a Brindisi al riparo degli Alleati. Quindici giorni dopo, sulla nave inglese Valiant ancorata a Malta, Badoglio firma il Lungo Armistizio.

Luglio 1943


Le forze dell'Asse in Nordafrica vengono costrette alla resa. Inglesi e Americani sbarcano in Sicilia. Con il colpo di stato del 25 luglio Benito Mussolini viene destituito. Nuovo capo del governo è il Maresciallo Badoglio.

  • L'esercito italiano, in quel momento sparso soprattutto nella regione balcanica, rimane senza più ordini e praticamente abbandonato a se stesso. In parte viene catturato dai tedeschi,  che reagiscono duramente contro il vecchio alleato che si accinge a passare con i vincitori. In parte si scioglie senza più combattere. L'esercito tedesco irrompe in Italia e appoggia la nascita della Repubblica Sociale Italiana, dopo aver liberato il Duce prigioniero. La nostra penisola viene attraversata dall'esercito tedesco, diretto a sud per fronteggiare gli Alleati anglo-americani.
  • Ora ci sono più di 500.000 soldati italiani prigionieri in Germania e addetti al lavoro nelle fabbriche e nelle campagne (più tardi verranno considerati “lavoratori”). Altri 500.000 soldati italiani sono prigionieri nei campi di concentramento Alleati, sparsi in tutto il mondo.

 

Dicembre 1943


Gli Alleati anglo-americani occupano l'Italia meridionale. I tedeschi arretrano sul fronte russo.

  • L'Italia fra il Settembre 1943 e l'Aprile 1945 è divisa in due: a nord uno Stato fascista repubblicano, comandato da Mussolini, che con l'aiuto dei tedeschi ricostruisce un proprio esercito, costituito da 600.000 soldati, sia di leva che volontari, che combatte a fianco del Terzo Reich ormai assediato; a sud la  Monarchia e il governo del generale Badoglio, sotto l'autorità militare degli Americani (AMG) che utilizzano anche forze militari italiane regolari.
  • Ben presto però nell'Italia del centro-nord infuria la guerra civile, tra le forze fasciste, alleate dei tedeschi, e bande irregolari di "partigiani", costituite soprattutto da sbandati dell'esercito ormai disfatto, organizzate e sostenute dagli Alleati. Fra le bande prevale decisamente l'iniziativa dei comunisti.   L’attività dei partigiani agì nelle retrovie, specialmente nelle zone di montagna e con atti di sabotaggio e, specialmente da parte di militanti comunisti, con attentati (come quello romano di via Rasella) e agguati mortali rivolti a singole persone. I partigiani facevano capo al CLN (Comitato di Liberazione nazionale) che a sua volta rispondeva al Governo Militare Alleato.
  • Nel Settembre ‘43 gli Alleati sbarcarono a Salerno giungendo a Napoli un mese dopo. Ma occorsero invece altri nove mesi per raggiungere Roma a causa della resistenza tedesca (il 15 febbraio ‘44 i bombardieri Alleati rasero al suolo l’antica abbazia benedettina di Montecassino). Il 22 Gennaio del 1944 gli anglo-americani sbarcano ad Anzio ma il tentativo di chiudere nel sud d'Italia l'esercito tedesco fallisce a causa della forte resistenza germanica. Ai combattimenti di Anzio e Nettuno partecipano anche reparti della Repubblica Sociale.

 

 

  • La guerra in Italia si prolunga fino alla fine di Aprile del 1945, quando crolla la cosiddetta "linea gotica", estrema difesa tedesca sull'Appennino tosco-emiliano, e termina con la resa dell'esercito tedesco e dei reparti della R.S.I. 

 

La linea Gotica attraversa l?Italia dal Tirreno all’Adriatico.

  • Mussolini cadde nelle mani dei "partigiani": prelevato durante la ritirata da Milano in direzione della Valtellina, fu ucciso in circostanze ancora oggi rimaste quasi ignote. La fine violenta del fascismo repubblicano terminò in un bagno di sangue perché parecchie migliaia di volontari della Repubblica Sociale vennero sommariamente giustiziati dopo la resa dei tedeschi.

 

  • L'avanzata sovietica a Oriente determinò il crollo dei Paesi alleati dell'Asse. Alla fine dell'estate del 1944 crollano e finiscono dalla parte dei sovietici la Romania e la Bulgaria, mentre la Grecia all'abbandono dei tedeschi precipita nella guerra civile tra monarchici e comunisti. Anche in Albania e nella ricostituita Jugoslavia i sovietici impongono governi filo-comunisti. All'inizio del 1945, conquistata sanguinosamente Budapest, anche l'Ungheria venne occupata e il nuovo governo si allea ai sovietici. Nella Polonia invasa dall'Armata Rossa un esercito di volontari polacchi organizza una grande rivolta antitedesca a Varsavia, con i russi alle porte che aspettano: la rivolta viene schiacciata. Ma ormai i russi invadono i Paesi baltici, la Finlandia che si arrende a Ottobre, e la Prussia orientale. Puntano su Berlino e sulla linea di incontro convenuta con gli americani sul fiume Elba. Il 20 Luglio 1944 un complotto dello Stato Maggiore dell'esercito tedesco, da sempre ostile al Partito nazista, fallisce un attentato a Hitler.
  • Il 6 Giugno 1944 gli americani sbarcano nella Normandia (nord della Francia) e investono la Francia occupata dall'esercito tedesco.

Giugno 1944
Gli Alleati continuano l'avanzata in Italia e si arrestano sulla Linea Gotica. Il 6 giugno sbarcano in Normandia.

Il Generale De Gaulle, sostenuto dagli Alleati come legittimo rappresentante della Francia, entra a Parigi con gli americani alla fine di Agosto del 1944. Cercando di raggiungere la Germania gli Alleati incontrano ancora una fortissima resistenza tedesca nella regione delle Ardenne.

Nel Luglio 1944 a Bretton Woods (una cittadina del New Hampshire in USA) una Conferenza fissò il nuovo ordine finanziario ed economico che avrebbe regolato i rapporti internazionali (con esclusione del futuro blocco comunista). Il dollaro americano, ancorato all’oro (Gold Standard) avrebbe sostituito la sterlina britannica nei pagamenti internazionali, inaugurando quindi l’epoca della supremazia americana sull’intero occidente “capitalista”.

Da questo momento gli Stati Uniti si preparano ad assumere dopo la fine della Seconda guerra mondiale la guida e il controllo di tutta l’area che rappresenterà il cosiddetto “blocco occidentale”, contrapposto a quello “orientale” dominato dall’Unione Sovietica.

 

Agosto 1944


Gli Alleati occupano il nord della Francia e sbarcano nel sud. La Romania abbandona l'Asse. I Giapponesi perdono la Nuova Guinea.

 

Dicembre 1944


Gli Alleati occupano l'intera Francia. L'Armata Rossa invade e occupa i Balcani.

  • Nei primi mesi del 1945 i sovietici invadono i territori tedeschi dall'est costringendo la popolazione tedesca a compiere una fuga disperata (15 milioni di “espulsi”). Intanto gli anglo-americani investono il fronte occidentale sul fiume Reno e lo sfondano. L'occupazione sovietica di Berlino, dove Hitler si toglie la vita, avviene  alla fine di Aprile 1945. La capitolazione totale dell'esercito tedesco avviene il 9 Maggio 1945.

Maggio 1945


L'8 maggio la Germania distrutta decide la resa. Finisce il conflitto europeo.

  • Nel Febbraio 1945 gli americani, in oriente, sbarcano a Jwo-Jima, in territorio giapponese. Ma il Giappone resiste, nonostante i bombardamenti a tappeto e la totale inferiorità bellica. Le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, il 6 e 9 Agosto del 1945, segnano la resa incondizionata del Giappone che viene occupato dall'esercito americano.   

 

 

 

La fine della guerra

  • Alle decisioni Alleate prese a Casablanca nel 1943, seguirono quelle prese con gli accordi di Yalta del Febbraio 1945 dove Stalin, Roosvelt e Churchill  decisero le sorti della Germania, e di Potsdam del Luglio 1945, dove Truman (Roosvelt era morto) e Stalin decisero la divisione del mondo nel dopoguerra.

 

Agosto 1945

L'Unione Sovietica dichiara guerra al Giappone e invade la Manciuria. Gli Americani continuano l'offensiva per occupare i vari arcipelaghi del Pacifico. Il 6 e il 9 Agosto sganciano l’atomica su Hiroshima e su Nagasaki.

 

  •  La seconda Guerra mondiale si chiudeva con un bilancio di 55 milioni di morti, per il 50% civili.  Circa 30 milioni di Europei, di cui il 60% tedeschi, nel 1945 vennero espulsi dai Paesi d'origine in seguito alla nuova definizione delle frontiere e diventarono profughi di guerra. A questo si deve aggiungere il dramma di milioni di prigionieri di guerra sparsi in tutto il mondo.
  • Alla fine del secondo conflitto mondiale l'Europa conobbe la sua massima divisione della storia. Una linea la tagliava in due, la cosiddetta "Cortina di ferro", dividendo l'Europa "occidentale", occupata o liberata dall'esercito americano, da un'Europa "orientale" occupata dall'esercito sovietico e governata dai regimi comunisti, che applicarono subito i sistemi sovietici alla società civile e nell'economia..

 

  • Comprendevano l'Europa "occidentale" Germania Ovest, Italia, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Spagna e (in posizione neutrale) Paesi scandinavi, Austria, Svizzera. Comprendevano l'Europa comunista: URSS, Germania Est, Polonia, Cekoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Yugoslavia, Albania.

 

 

Allegati

 

 

 

 

ALLEGATO A

LA TRAGEDIA NEL CONTEGGIO DI VITTIME

Vittime suddivise per nazionalità

Stato

Abitanti (1939)

Vittime Militari

Vittime Civili

Vittime Totali

Vittime/1,000 ab.

Albania

1,100,000

28,000

 

28,000

25.5

Australia

7,000,000

39,366

735

40,119

5.7

Belgio

8,400,000

12,000

76,000

88,000

10.5

Birmania

17,500,000

 

60,000

60,000

3.4

Brasile

41,500,000

493

 

493

0.00

Bulgaria

6,300,000

22,000

 

22,000

3.5

Canada

11,600,000

39,300

 

39,300

3.4

Cecoslovacchia

15,300,000

30,000

340,000

370,000

24.2

Cina [1]

530,000,000

4,100,000

15,500,000

19,600,000

37.0

Corea [2]

23,400,000

 

378,000

378,000

16.2

Danimarca

3,800,000

 

4,100

4,100

1.1

Estonia

1,100,000

 

40,000

40,000

36.4

Etiopia

14,100,000

5,000

200,000

205,000

14.5

Filippine

16,400,000

42,000

119,000

161,000

9.8

Finlandia [3]

3,700,000

91,000

2,000

93,000

 

Francia [4]

41,700,000

210,000

350,000

560,000

13.4

Germania [5]

78,000,000

5,500,000

5,300,000

10,800,000

97.4

Giappone [6]

78,000,000

1,930,000

700,000

2,630,000

33.7

Grecia

7,200,000

20,000

280,000

300,000

41.7

India

345,000,000

36,100

1,500,000

1,536,100

4.5

Indocina

24,600,000

2,000

485,000

487,000

19.8

Indonesia

70,500,000

 

400,000

400,000

5.7

Iraq

3,700,000

1,000

 

1,000

0.3

Isole del pacifico

1,900,00

 

57,000

57,000

30.0

Italia [7]

43,800,000

313,000

130,000

443,000

10.1

Jugoslavia

15,400,000

300,000

800,000

1,100,000

71.4

Lettonia

2,000,000

 

220,000

220,000

110.0

Lituania

2,500,000

 

345,000

345,000

138.0

Lussemburgo

300,000

 

4,000

4,000

13.3

Malaysia

5,500,000

 

83,000

83,000

15.1

Malta

300,000

 

2,000

2,000

6.7

Mongolia

700,000

300

 

300

0.4

Nuova Zelanda

1,600,000

12,200

 

12,200

7.6

Norvegia

2,900,000

3,000

7,000

10,000

3.4

Paesi Bassi

8,700,000

12,000

200,000

212,000

24.4

Polonia

34,800,000

123,000

5,500,000

5,623,000

161.6

Regno unito

47,800,000

272,000

93,500

365,500

7.6

Romania

19,900,000

317,000

450,000

767,000

38.5

Singapore

700,000

 

200,000

200,000

285.7

Spagna

25,500,000

4,000

 

4,000

0.2

Sudafrica

10,300,000

6,841

 

6.841

0.7

Thailandia

15,300,000

5,647

310

5,957

0.4

Ungheria

9,200,000

300,000

280,000

580,000

63.0

Unione Sovietica [8]

168,500,000

10,400,000

12,600,000

23,000,000

164

USA

132,000,000

405,000

8,000

413,000

3.1

Totale

1,899,500,000

22,563,247

48,524,663

71,087,910

35.9

 

Tutte queste stime risultano estremamente incerte e controverse per due motivi:

  • solo “i vincitori” hanno potuto fare dei conteggi anagrafici accurati dei “loro” morti;
  • l’uso dell’informazione è stato monopolizzato dai “vincitori”;
  • la pubblicistica di tutti i Paesi ha ignorato per molto tempo i caduti e le vittime della parte sconfitta.

 

Nota

La classe “civili” specialmente nelle voci Polonia e URSS comprende, con gli altri, gli Ebrei di quelle nazioni periti nei campi di concentramento tedeschi.
La classe “militari” comprende i prigionieri di guerra, soprattutto tedeschi, russi, italiani, romeni ecc. morti nei campi di prigionia.
Le cifre riguardanti la Cina includono l’alto numero (fino a 8 milioni) di vittime militari e civili della guerra civile fra Kuomingtang e comunisti.
In Italia i caduti della guerra civile 1943 – 1945 sono ancora oggi privi di conteggi “seri”.
Le stime che riguardano l’URSS non includono le vittime russe dei Gulag sovietici.

 

ALLEGATO B

Documento 1.

Lettera di Einstein a Franklin D. Roosevelt (2 Agosto 1939)

Einstein fu tra i fisici che collaborarono alla stesura di questa lettera al presidente Roosevelt, che così veniva informato della possibilità di una nuova arma molto potente e pericolosa: la bomba atomica. La lettera di Einstein, redatta in tedesco,  sicuramente contribuì a convincere il presidente Roosevelt a iniziare il programma atomico.

Albert Einstein
Old Grove Rd.
Nassau Point
Peconic, Long Island

2 agosto 1939

A F.D.Roosevelt,
Presidente degli StatiUniti,
Casa Bianca
Washington, D.C.

 

Signore,
i risultati di alcuni recenti lavori di E. Fermi e L. Szilard, a me pervenuti in forma di manoscritto, mi portano a ritenere che l’elemento uranio possa essere trasformato, nell’immediato futuro, in un’importante fonte di energia. Alcuni aspetti della situazione che si è creata inducono alla vigilanza e potrebbe essere necessario un pronto intervento da parte dell’amministrazione. Credo sia mio dovere portare alla sua attenzione i seguenti fatti e farle delle raccomandazioni.

Durante gli ultimi quattro mesi – grazie al lavoro di Joliot in Francia e Fermi e Szilard in America – sembra sia stato possibile creare una reazione nucleare a catena in una grande massa di uranio, in cui si genererebbero un’enorme forza e grosse quantità di elementi simili al radio. Pare dunque che questo risultato sarà conseguito nell’immediato futuro.

Questo nuovo fenomeno potrebbe anche portare alla costruzione di bombe, ed è immaginabile – anche se non certo – che siano bombe estremamente potenti di un genere mai costruito. Un singolo ordigno di questo tipo, trasportato via mare e fatto esplodere in un porto, sarebbe in grado di distruggere l’intero porto e parte del territorio circostante. Tuttavia queste bombe sarebbero troppo pesanti per il trasporto aereo.

Gli Stati Uniti possiedono minerali di uranio in modeste quantità. Un certo quantitativo si trova in Canada e nella ex Cecoslovacchia, mentre le più importanti risorse sono nel Congo Belga.

In questa situazione lei potrebbe ritenere utile mantenere contatti stabili tra l’amministrazione e il gruppo di fisici che in America lavorano alla reazione a catena. Potrebbe incaricare a questo fine una persona di sua fiducia in veste non ufficiale i cui compiti sarebbero:
essere vicino ai dipartimenti governativi e tenerli informati dei nuovi sviluppi, fornire suggerimenti per l’azione governativa, prestando particolare attenzione al problema di assicurare una fornitura di uranio agli Stati Uniti;
dare impulso al lavoro sperimentale, ora portato avanti nei limiti del budget dei laboratori universitari, fornendo, nel caso, finanziamenti offerti da privati di sua conoscenza interessati a contribuire a questa causa, e cercando anche la collaborazione di laboratori industriali che abbiano le apparecchiature necessarie.
Sono a conoscenza che la Germania ha fermato la vendita di uranio delle miniere cecoslovacche, di cui ha oggi il controllo, e che forse la ragione di questa tempestiva decisione è la presenza del figlio del sottosegretario di stato, von Weizsäcker, al Kaiser-Wilhelm-Institut di Berlino, in cui vengono replicati alcuni degli esperimenti americani sull’uranio.

Sinceramente
Suo Albert Einstein

 

DOCUMENTO 2.                 

 

STORIA DELLA BOMBA ATOMICA

Verso la fine della Prima guerra mondiale il mondo della scienza, scindendo l’atomo, raggiunse la possibilità di trasformare la materia in energia. Nel 1921 il fisico tedesco Walter Nernst avvertiva: “Noi viviamo su un’isola di fulmicotone” per spiegare quale terribile energia fosse  ricavabile da un solo atomo di materia.
Era appena cessato il lungo sterminio prodotto anche dalle invenzioni scientifiche. Eppure le cronache continuano, imperterrite, a sorvolare sulla rivoluzione antropologica determinata dalla Prima guerra mondiale; e arrivano, con intonazione celestiale, a dire di un clima idilliaco esistente nella cosiddetta internazionale degli scienziati: tutti inclini a lavorare insieme, in un concorso fervido e proficuo come in una classe modello. Tanta pacifica concorrenza sarebbe durata, sempre secondo le cronache, poco meno di una quindicina d’anni, fino all’arrivo di Hitler.

E’ un quadro poco credibile. Le formule dei teorici, come quella dell’equivalenza tra materia e energia, e le scoperte dei ricercatori non solo stavano mutando millenari equilibri tra uomo e natura, ma contenevano un’implicita e incalcolabile violenza, mascherata di idealità o neutralità scientifica. La chimica e la meccanica erano state protagoniste omicide nella lunga guerra in cui decine di milioni di uomini si erano combattuti. Le liste di proscrizione di Hitler, nella Germania del 1933, non misero in agitazione un pacifico e laborioso formicaio, ma sconvolsero i ranghi di un esercito di scienziati che già da molto tempo stavano esplorando le indefinite possibilità di agire artificialmente sulla natura per usarne gli effetti a scopo bellico.

Con la vittoria di Hitler però venne alla luce un conflitto che da anni opponeva scienziati ariani e scienziati ebrei: due premi Nobel, Lenard e Stark, avevano accusato la relatività di Einstein di essere solo un bluff ebreo. Tuttavia l’espulsione dall’Università di Göttingen di sette professori, tra cui Max Born, segnò una data decisiva, perché portò direttamente dentro la comunità scientifica tedesca il segnale della guerra civile che, cominciata nel 1917 in Russia come guerra contro la borghesia, si allargò alla Germania come guerra contro la cospicua minoranza ebraica. L’esodo dei fisici di origine ebraica dalla Germania, come Max Born e Jacob Franck, diventò tuttavia una faccenda internazionale. Da Copenhagen un decano come Niels Bohr esortava gli scienziati tedeschi ad abbandonare il loro paese.

Ma non la ristretta Danimarca, bensì gli Stati Uniti dell’inizio dell’età rooseveltiana divennero il ricettacolo fatale dell’esodo scientifico dalla Germania. Nell’autunno del 1933 Einstein aveva lasciato Berlino per l’università di Princeton. Solo qualcuno, per errore, prese la strada della URSS e finì dritto, dopo il carcere e la tortura, nei gulag siberiani. La presidenza di Roosevelt offre una straordinaria coincidenza con la führung di Hitler: ebbe la stessa durata (Roosevelt venne rieletto altre tre volte di seguito). Inoltre fu certamente una presidenza “dittatoriale”, per quanto fosse compatibile col sistema istituzionale americano. Allora negli Stati Uniti operavano le leggi razziali degli anni Venti, che sbarravano le porte agli europei del continente. Tuttavia fece eccezione a questo l’immigrazione intellettuale e scientifica dalla Germania di Hitler, certo agevolata dalle autorità americane. Alla fine del 1945 si contavano almeno 15.000 intelligenze europee finite negli USA dalla fine degli anni Venti in poi. 

Nel corso degli anni Trenta per la prima volta entrò in discussione l’uso politico e bellico dell’energia atomica. Nel 1932 a Cambridge il fisico Chadwick scoprì la chiave per la fissione dell’atomo: il neutrone. Nel 1935 il fisico Joliot-Curie, nel discorso con cui ricevette il Nobel assieme alla moglie, disse: “E’ lecito pensare che gli scienziati, i quali a loro piacere possono creare e distruggere elementi, riescano a realizzare anche trasformazioni nucleari di carattere esplosivo”. Ma furono dei fisici mitteleuropei di origine ebrea come Szilard, Wigner e Teller, che da anni lavoravano in Germania ed erano poi emigrati in America per il clima di intimidazione venutosi a creare, i più accaniti sostenitori dell’utilizzazione militare della scoperta.
Enrico Fermi fu il primo, nel 1934, a scindere artificialmente l’atomo dell’uranio. Ma senza saperlo, e credendo di avere scoperto un nuovo elemento grazie alla potenza degli effetti della particella scoperta da Chadwick, il neutrone. Solo verso il Natale del 1938, a Berlino, i fisici Hahn e Lise Meitner scoprirono che Fermi aveva disintegrato l’atomo dell’uranio.

Mussolini a Roma, grazie all’interessamento di Marconi, aveva incoraggiato la nascita di un Istituto di fisica dove alcuni giovani ricercatori, fra cui Enrico Fermi, divennero la punta avanzata di una esperienza di ricerca tutta italiana. Il nome di Fermi è diventato famoso perché lo scienziato italiano, emigrato in USA nel 1938, ebbe parte fondamentale nella costruzione della prima bomba atomica. Nel 1927 il gruppo dei fisici romani era partito in modo quasi informale: con Fermi c’erano Rasetti, Majorana, Gentile (figlio del filosofo), Segrè, Amaldi. Ma nel 1929 Fermi aveva avuto l’onore di entrare all’Accademia d’Italia. Inserito nei posti di prestigio del regime fascista, era redattore (come Direttore di Sezione) della Treccani voluta da Giovanni Gentile. Fra il 1935 e il 1938 fu nel Consiglio d’Amministrazione dell’EIAR (la radio di stato) e del Consiglio Superiore dell’Educazione Nazionale (la scuola del regime). Nel 1937 entrò nel Consiglio Direttivo del C.N.R. 

Ebbene, tutto ciò non impedì a Enrico Fermi, ritirando il Nobel per la fisica nel 1938 a Stoccolma, di non tornare più indietro e traslocare in USA. C’è da dire che l’enfant-prodige della fisica fascista aveva moglie di famiglia ebrea, e questa fu poi la ragione addotta per la sua improvvisa decisione di lasciare l’Italia. Nel luglio del 1938, non dimentichiamolo, c’erano state le cosiddette leggi razziali, che riducevano per gli ebrei le prerogative della cittadinanza italiana. Inoltre era in atto su giornali come La Stampa (ormai saldamente in mano ad Agnelli) una maramaldesca gazzarra contro italiani, magari fascisti e nazionalisti, di origine ebrea. Ma questa ragione per Fermi, allora saldissimo in sella nei vertici culturali del regime, sa di pretesto. Aveva trascorso quasi tutte le sue estati passate nelle università americane, in Michigan (1930, 1933, 1935), a New York (1936), in California (1937). La moglie Laura in una memoria racconta che a suo marito “era stato offerto varie volte di andare in America”. Nel dicembre i due coniugi da Stoccolma, dopo una sosta a Copenhagen da Bohr, s’imbarcarono per New York. Una foto li ritrae all’arrivo con i due figlioletti. L’espressione di Fermi è impenetrabile.

Il 17 marzo del 1939, e dunque molto prima dello scoppio della guerra in Europa, Enrico Fermi cercò l’ammiraglio Hooper, appoggiandosi con una lettera del suo decano Pegram, chiedendogli di interessare la Marina americana al progetto di una reazione a catena dell’atomo, cioè di una bomba atomica. La ragione era, secondo il fisico italiano, la necessità di prevenire la Germania nazista. Si può qui fare un cenno al caso Majorana. Il fisico, come tutti sanno, scomparve improvvisamente nella primavera del 1938 e non lasciò più alcuna notizia di sé. Si è scritto molto sul suo caso. Fermi, che non era un modesto, giudicò Majorana non solo uno scienziato di primo rango, ma un genio come Galileo e Newton. Tuttavia aggiunse che gli mancava il buon senso. Che cosa intendeva dire? Invece Majorana sembra avesse in grande antipatia Fermi (cit. da Tullio Regge). Per questo, sempre secondo la citazione di Regge, Majorana avrebbe lasciato l’Italia. Che cosa significa? La scomparsa di Majorana (che aveva simpatizzato per la Germania) sembra legarsi in un nodo oscuro, denso di domande che forse non avranno mai risposta, con la decisione di Fermi di lavorare per gli americani. Nel giugno del 1939 anche l’ebreo-ungherese Szilard, alla testa dei fisici della Columbia University di New York (la stessa di Fermi), interessò la Marina alle esperienze atomiche. La Marina rispose che mancavano i fondi necessari.

Ma il 2 agosto del 1939 fu Einstein a firmare un nuovo documento ufficiale, nel quale si chiedeva questa volta direttamente al governo americano di costruire la bomba atomica. La mobilitazione degli ebrei emigrati contro la Germania di Hitler toccò il vertice in quel momento. Einstein era inequivocabilmente il rappresentante più convincente e Roosevelt l’interlocutore più accreditato per l’esecuzione del progetto della bomba. Il consigliere privato di Roosevelt, il finanziere A.Sachs, si incontrò ripetutamente con il fisico Szilard consigliando di coinvolgere qualcuno che “avesse porta aperta presso il presidente Roosevelt”. Venne suggerito che Einstein scrivesse una lettera e questo egli fece, stilandola in tedesco. La lettera venne ripresa da Szilard in due versioni, una più lunga dell’altra. Einstein scelse infine la versione più lunga.

La lettera di Einstein dava corpo alla convinzione, espressa con molti particolari precisi, che la Germania stesse effettivamente considerando “la possibilità di provocare in una grande massa di uranio una reazione a catena che svilupperebbe ingenti quantità d’energia”. La lettera in realtà collegava tra loro dei fatti indipendenti e delle supposizioni, così da costruire una specie di teorema.  Pochi mesi prima però Einstein aveva detto al giornalista americano W.L.Laurence di giudicare impossibile la liberazione dell’energia atomica. La risposta di Roosevelt arrivò due mesi e mezzo dopo, quando la guerra in Europa era nel frattempo incominciata. In realtà fu Sachs a trattenere la lettera con sé fino al momento opportuno. Ma come faceva il consigliere di Roosevelt a sapere che la guerra sarebbe scoppiata di lì a poco? Sachs ricorse a Napoleone per convincere Roosevelt. Napoleone aveva sbagliato a non ascoltare l’inventore Fulton che gli offriva il battello a vapore per invadere l’Inghilterra. Sachs inoltre tornò sulla convinzione dei fisici ebrei che la Germania la stesse preparando. Roosevelt fece subito ciò che Einstein aveva chiesto: unire un Comitato di scienziati. Vennero fatte ulteriori pressioni per scuotere la lentezza burocratica governativa.

C’è da domandarsi: Einstein sapeva che le tesi espresse a Roosevelt, riguardo ai tedeschi, erano un bluff? Lo sapevano Szilard e il consigliere Sachs? Lo sapeva Fermi? Oppure giocava davvero un ruolo essenziale il semplice sospetto? O forse nemmeno quello, ma lo scopo di rendere giustificata una resa dei conti con Hitler in termini drastici, apocalittici? Anni dopo Einstein si disse pentito della decisione presa nel 1939. Ma ciò accadde solo dopo la capitolazione della Germania. Egli inoltre cercò, piuttosto maldestramente, di sminuire il ruolo da lui avuto. Tuttavia aveva scritto un’altra volta a Roosevelt per renderlo più convinto e deciso. L’immagine di questo fisico è oggi popolare e resa curiosa da una aneddotica, che risale all’antico stereotipo del filosofo distratto e a quella (romantica) del genio scapigliato. Inoltre viene accreditata, con alcune ragioni, una versione che lo rappresenta come impenitente pacifista. Tuttavia sarebbe umiliante per Einstein affermare che non sapeva bene ciò che chiedeva a Roosevelt quando gli scrisse quelle lettere. La verità è che Einstein divenne il più autorevole rappresentante della mobilitazione antitedesca dei fisici emigrati in America (il solo a dissociarsi fu Max Born, che scelse di insegnare a Edimburgo), i quali da quel momento imposero la segretezza a tutte le loro ricerche, per escluderne gli scienziati tedeschi.

Però i tedeschi non fecero la stessa cosa. Le loro pubblicazioni continuarono a circolare e questo poté venire inteso, in America, addirittura come un’onestà sospetta. Tuttavia il fisico Heisenberg, già allievo di Bohr e premio Nobel a soli 32 anni, visitò gli Stati Uniti nell’estate del 1939 e fu alla Columbia University, dove non accettò l’offerta di una cattedra che gli venne fatta affinché si fermasse in America. Anche Fermi cercò invano di convincere il suo collega tedesco a lavorare per gli americani. In realtà, in Germania né la comunità degli scienziati né le autorità nazional-socialiste pensavano a costruire la bomba atomica. La cattura dei fisici tedeschi nell’aprile del 1945 da parte di una missione militare speciale degli Alleati dette luogo alla scoperta che un progetto per la costruzione di una bomba atomica non era mai esistito: la fisica nazista, benché fin dal 1942 fosse al corrente dei principi che stanno alla base della reazione a catena, stava lavorando da anni a un semplice e innocuo reattore. Tuttavia nel 1939 Einstein, Szilard e Fermi in America avevano denunciato esplicitamente i colleghi tedeschi. Però ancora nel 1941 il chimico tedesco Reiche, appena sbarcato in America, riferì che fino a quel momento i tedeschi non avevano lavorato alla bomba.

Alla direzione dell’Istituto di fisica Kaiser Wilhelm di Berlino, Heisenberg attuò per tutta la guerra il programma di ignorare qualsiasi applicazione dell’energia dell’atomo per scopi bellici, persuaso che esistesse nella comunità internazionale degli scienziati un tacito ma fermo patto comune. Nell’autunno del 1941 s’incontrò a Copenhagen con il suo maestro e decano Niels Bohr, che nonostante l’occupazione militare tedesca era regolarmente in contatto con i fisici d’Oltremanica e al di là dell’Atlantico. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni di Heisenberg, Bohr convinse poi gli anglo-americani ad accelerare il progetto della bomba. Quando si incontrò con Heisenberg, Bohr proprio non sapeva quel che stavano facendo gli americani, o con il suo allievo fece il doppio giuoco? E come si spiega il suo atteggiamento successivo al colloquio di Copenhagen? 

“I fisici tedeschi, scrive Robert Junck ne Gli apprendisti stregoni (Einaudi), seguendo la voce della loro coscienza volevano impedire la costruzione di bombe atomiche, mentre i loro colleghi negli stati democratici si dedicarono con tutte le loro forze a realizzare la nuova arma”. Alla fine del 1942 un gruppo guidato da Fermi costruisce a Chicago una pila atomica, dimostrando così la possibilità di usare l’energia scatenata dall’atomo. Proprio nel 1942 Roosevelt e Churchill si erano accordati per concentrare insieme gli sforzi nella costruzione della bomba atomica in USA. Fu l’avvio del Manhattan Project, in cui fu decisa la militarizzazione dei fisici, erigendo un muro di segretezza tutto attorno. Come un’organizzazione segreta, dodici persone sole ebbero la visione dell’insieme del progetto, mentre altre 150 mila persone vi lavoravano senza saperne assolutamente lo scopo. Vennero erette tre città segrete, di cui Los Alamos, nel deserto dell’Arizona, fu il luogo in cui venne costruita la bomba. Si aveva l’obbligo di tacere e di mentire. Esercito e controspionaggio sottoposero i loro abitanti, che vivevano in baracche, sotto strettissima censura e sorveglianza. Era la vita di un campo di concentramento, ma i suoi prigionieri erano formiche esclusivamente impiegate a costruire la macchina di sterminio. Arrivato anche lui in America nel 1943, Niels Bohr finì con gli altri a Los Alamos e stentò ad adattarsi a quella disciplina carceraria. Direttore di Los Alamos fu Robert Oppenheimer, americano di origine tedesca che, come quasi tutti i fisici atomici americani, era stato iniziato a Göttingen.

Nella primavera del 1945 venne scelto il tipo di bersaglio della bomba. Doveva essere una città densamente abitata e costruita, però non ancora danneggiata da precedenti bombardamenti. Ma ora avvenne una svolta imprevista e di importanza capitale. La Germania era arrivata alla capitolazione. Però la bomba non era arrivata in tempo. L’obiettivo allora venne spostato sul Giappone. Le cronache raccontano che i responsabili del Manhattan Project erano tormentati dalla grande paura che la guerra cessasse del tutto prima che la bomba fosse pronta. Nella lista nera delle città predestinate era stata inclusa anche Kyoto. La fine della guerra contro la Germania ebbe tuttavia un altro effetto: sconvolse le ragioni di uno dei più forti sostenitori della costruzione della bomba, Leo Szilard. Non doveva essere sganciata sui tedeschi? Ora invece la prima bomba poteva diventare un annuncio di future guerre catastrofiche. La guerra fredda stava per iniziare. Ancora una volta Szilard convinse Einstein a firmare una lettera indirizzata a Roosvelt, nella quale si chiedeva di non impiegare la bomba, per non avviare una corsa agli armamenti dagli effetti imprevedibili. Roosevelt non la ricevette mai, e morì il 12 aprile.

Il nuovo presidente Truman creò subito una nuova commissione di esperti. Ma il vero compito specialistico venne affidato al cosiddetto scientific panel, una sottocommissione composta da Oppenheimer, Fermi, Compton e Lawrence che lavoravano direttamente al progetto Manhattan. Essi tuttavia non misero nemmeno in questione se la bomba dovesse venire usata. Spinti dal colonnello Groves, il responsabile numero uno del Manhattan Project, fanaticamente deciso a lanciare comunque la bomba, la commissione lavorò due giorni fra il 31 maggio e il 1 giugno, col risultato di raccomandare a Truman di impiegare al più presto la bomba contro il Giappone, senza alcun preavviso né monito ai giapponesi, su una città che fosse stata costruita con edifici molto infiammabili. 

Nonostante la segretezza, la raccomandazione della commissione trapelò subito negli ambienti scientifici americani, provocando tuttavia una reazione contraria così forte da suggerire la preparazione di un rapporto sulle conseguenze per il futuro del mondo. L’Università di Chicago affidò la stesura di questo rapporto a sette scienziati, fra cui Leo Szilard che adesso si batteva apertamente contro l’uso della bomba. Come una petizione solenne, nel caldo afoso di mezzo giugno, quando ormai il Giappone stava agonizzando sotto i bombardamenti a tappeto dei B52 americani, il rapporto raggiunse il Ministro della guerra, tal Stimson. Stimson passò il Franck Report (così di denominò la controrelazione degli scienziati divenuti contrari, dal nome del loro più autorevole rappresentante, ex-professore di Göttingen) ai quattro del scientific panel, tra i quali sappiamo si trovava anche Fermi. Così il destino di Hiroshima e di Nagasaki venne di nuovo a dipendere da un sì o un no pronunciato da questi quattro fisici. La petizione per salvare il Giappone dallo sterminio atomico venne respinta con l’opposizione del solo Lawrence.

A Los Alamos intanto i lavori si intensificarono come non mai. Ormai l’evento si era impossessato delle menti e le conduceva implacabile verso il suo compimento. Come si sa la prima bomba venne sperimentata nella metà di luglio a Alamogordo,  320 chilometri distante dalla mesa di Alamo, fra stretti canyons isolati nel deserto del New Mexico. Le menti di tutti quegli uomini erano invasate da una terribile volontà di potenza. A chi sollevava obiezioni contro l’uso della bomba Enrico Fermi aveva esclamato: “Lasciatemi in pace con i vostri rimorsi di coscienza, è una fisica così bella!”. Così una congrega di scienziati si unì in un solo delirio. Il mondo non ne doveva sapere nulla. Tuttavia anche questa volta le parole volarono sussurrate tra i vari laboratori del Manhattan project e di nuovo fu l’ambiente scientifico di Chicago a sollevare la sua inquietudine contro il prevedibile lancio della bomba sul Giappone. Per iniziativa del ravveduto Szilard fu inoltrato un appello al presidente Truman.

Una volta ancora la sorte di Hiroshima e Nagasaki venne sottoposta al verdetto di quattro uomini: quel scientific panel che sapevamo costituito da Oppenheimer, Fermi, Compton e Lawrence. Avrebbero potuto diventare simboli di umanità.  Invece scelsero di essere i responsabili del più vasto assassinio di massa della storia. Oltretutto la decisione venne loro affidata sulla base di un nuovo falso teorema. Come l’atomica era stata costruita sul presupposto che bisognava arrivare prima di Hitler, così ora si affermava che solo la bomba avrebbe indotto alla capitolazione il Giappone. Non era vero. Il governo di Tokio aveva avanzato due precise richieste di discutere la resa: la prima a Berna dove aveva sede il capo del servizio informazioni americano Dulles, l’altra su iniziativa dell’imperatore Hirohito che aveva chiesto la mediazione dell’Unione Sovietica. Gli americani sapevano di questi tentativi ma il presidente Truman li ignorò. Forse prevalse la considerazione dei due miliardi di dollari fino ad allora spesi per la bomba.

Benché si faccia di tutto per non ricordarsene, si sa quel che accadde il 6 e il 9 di agosto. I due mostri ebbero nome little boy e fat man, ragazzino e grassone. Novecentomila gradi di calore liquefecero i tetti degli edifici: c’erano 51 templi a Hiroshima. Le ombre umane si stamparono sull’asfalto. L’onda d’urto e la radioattività fecero il resto. Mai un così grande numero di uomini è stato sterminato in un solo istante. A Los Alamos la notizia dell’esito felice del lancio della bomba fu data da Truman alla radio e suscitò un vero tripudio entusiastico. I fisici si misero a correre all’impazzata,  urlando “Whoppee!” come gli indiani. La scena rammenta un ballo demonico o una danza macabra. Uno di loro, Brode, che aveva studiato a Göttingen, tempo dopo si giustificò: “Finalmente le nostre famiglie e i nostri amici sapevano perché eravamo scomparsi da anni. Avevamo fatto il nostro dovere. Io personalmente non sento nessun rimorso”. Nel 1956, dopo la sua emarginazione per sospetto tradimento, Oppenheimer confessò: “Abbiamo fatto la parte del diavolo”. 

 

ALLEGATO 3.       L’ATTO DI RESA ITALIANA

 

IL TESTO DEL CORTO ARMISTIZIO          
Lì 3 settembre 1943

Le seguenti condizioni di armistizio sono presentate dal generale Dwight D. Eisenhower, Generale Comandante delle Forze armate alleate, autorizzato dai Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, e nell'interesse delle Nazioni Unite, e sono accettate dal Maresciallo Badoglio, Capo del Governo italiano.
1)Immediata cessazione di ogni attività ostile da parte delle Forze Armate Italiane.
2)L'Italia farà ogni sforzo per sottrarre ai tedeschi tutti i mezzi che potrebbero essere adoperati contro le Nazioni Unite.
3)Tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite saranno rilasciati immediatamente nelle mani del Comandante in Capo alleato e nessuno di essi dovrà essere trasferito in territorio tedesco.
4)Trasferimento immediato in quelle località che saranno designate dal Comandante in Capo alleato, della Flotta e dell'Aviazione italiane con i dettagli del disarmo che saranno fissati da lui.
5)Il Comandante in Capo alleato potrà requisire la marina mercantile italiana e usarla per le necessità del suo programma militare navale.
6)Resa immediata agli Alleati della Corsica e di tutto il territorio italiano sia delle isole che del Continente per quell'uso come basi di operazioni e per altri scopi che gli Alleati riterranno necessari.
7)Immediata garanzia del libero uso di tutti i campi di aviazione e dei porti navali in territorio italiano senza tener conto del progresso dell'evacuazione delle forze tedesche dal territorio italiano. Questi porti navali e campi di aviazione dovranno essere protetti dalle forze armate italiane finché questa funzione non sarà assunta dagli Alleati.
8)Tutte le forze armate italiane saranno richiamate e ritirate su territorio italiano da ogni partecipazione alla guerra da qualsiasi zona in cui siano attualmente impegnate.
9)Garanzia da parte del Governo italiano che, se necessario, impiegherà le sue forze armate per assicurare con celerità e precisione l'adempimento di tutte le condizioni di questo armistizio.
10)Il Comandante in Capo delle forze alleate si riserva il diritto di prendere qualsiasi provvedimento che egli riterrà necessario per proteggere gli interessi delle forze alleate per il proseguimento della guerra; e il Governo italiano s'impegna a prendere quelle misure amministrative e di altro carattere che il Comandante in Capo richiederà, e in particolare il Comandante in Capo stabilirà un Governo militare alleato su quelle parti del territorio italiano che egli giudicherà necessario nell'interesse delle Nazioni alleate.
11)Il Comandante in Capo delle forze armate alleate avrà il pieno diritto d'imporre misure di disarmo, smobilitazione e demilitarizzazione.
12)Altre condizioni di carattere politico, economico e finanziario a cui l'Italia dovrà conformarsi saranno trasmesse più tardi.

 

IL TESTO DEL LUNGO ARMISTIZIO

Queste condizioni armistiziali avranno vigore fino alla firma del trattato di pace (10-2-1947), atto di natura unilaterale imposto all'Italia (“diktat”), e accettato dal suo governo postbellico. In esso l'Italia sarà costretta a riconoscere il principio di aver “intrapreso una guerra di aggressione” (premessa, cpv. 2°): e pertanto le sue clausole avranno carattere punitivo. Mutilazioni del territorio nazionale, rinunzia alle colonie, riparazioni, limitazioni della sovranità dello Stato, divieti per gli armamenti anche solo difensivi, restrizioni d’ogni genere: queste condizioni - tutte gravissime - discendono, direttamente, dai criteri che avevano ispirato l'armistizio nel protocollo definitivo, per la cui firma s'era scelto il quadrato  di una nave inglese e l'ancoraggio di Malta.

LA FIRMA
Il 29 settembre 1943 nelle acque di Malta, sul quadrato della nave britannica “ Nelson ”, si riunirono:
per gli “alleati”, il gen. Eisenhower, l'ammiraglio Cunningham, il gen. MacFarlane, il gen. Gorth, con i loro ufficiali;
per l'Italia; il Maresciallo Badoglio, il gen. Ambrosio, il gen. Roatta, il gen. Sandalli, l'ammiraglio De Courten, con i loro ufficiali.
Nella riunione fu discussa la dichiarazione di guerra del R. Governo italiano alla Germania, richiesta dagli anglo-americani attraverso il gen. Eisenhower. Il Capo del R. Governo italiano Badoglio concordò circa l'opportunità della dichiarazione di guerra al Reich, solo riservando al Sovrano la definitiva decisione.
In quella stessa riunione fu firmato l'atto definitivo dell'armistizio italiano. L'atto era intitolato “Condizioni   aggiuntive di armistizio con l'Italia ”, e integrava il primo schema di armistizio, o “ corto armistizio ”, firmato il 3 settembre 1943.
Questo è il testo integrale del nuovo protocollo, noto col nome di “lungo armistizio”, o “resa incondizionata dell'Italia ”.
“Poiché in seguito ad un armistizio in data 3 settembre 1943, fra i Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, agenti nell'interesse di tutte le Nazioni Unite, da una parte, e il Governo italiano dall'altra, le ostilità sono state sospese fra l'Italia e le Nazioni Unite in base ad alcune condizioni di carattere militare;
e poiché, oltre queste condizioni, era stabilito in detto armistizio che il Governo italiano si impegnava ad eseguire altre condizioni di carattere politico, economico e finanziario da trasmettere in seguito; e poiché è opportuno che le condizioni di carattere militare e le suddette condizioni di carattere politico, economico e finanziario siano, senza menomare la validità delle condizioni del suddetto armistizio dei 3 settembre 1943, comprese in un atto successivo;
Le seguenti, insieme con le condizioni dell'armistizio del 3 settembre 1943, sono le condizioni in base a cui i Governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica, agendo per conto delle Nazioni Unite, sono disposti a sospendere le ostilità contro L'Italia sempre che le loro operazioni militari contro la Germania ed i suoi alleati non siano ostacolate e che l'Italia non aiuti queste Potenze in qualsiasi modo e non esaudisca le richieste di questi Governi.
Queste condizioni sono state presentate dal generale Dwight D. Eisenhower, Comandante Supremo delle Forze Alleate, debitamente autorizzato a tale effetto;
E sono state accettate senza condizioni dal Maresciallo Pietro Badoglio, Capo del Governo italiano, rappresentante il Comando Supremo delle Forze italiane di terra, mare ed aria, e debitamente autorizzato a tale effetto dal Governo italiano.

1)--(A)Le Forze italiane di terra, mare, aria, ovunque si trovino, a questo scopo si arrendono.
--(B)La partecipazione dell'Italia alla guerra in qualsiasi zona deve cessare immediatamente. Non vi sarà opposizione agli sbarchi, movimenti ed altre operazioni delle Forze di terra, mare e aria delle Nazioni Unite. In conformità il Comando Supremo italiano ordinerà la cessazione immediata delle ostilità di qualunque genere contro le Forze delle Nazioni Unite ed impartirà ordini alle autorità navali, militari e aeronautiche italiane in tutte le zone di guerra di emanare immediatamente le istruzioni opportune ai loro comandi subordinati.
--(C)Inoltre il Comando Sapremo italiano impartirà alle Forze navali, militari ed aeronautiche, nonché alle autorità ed ai funzionari, ordini di desistere immediatamente dalla distruzione e dal danneggiamento di qualsiasi proprietà immobiliare o mobiliare, sia pubblica che privata.

2)Il Comando Supremo italiano fornirà tutte le informazioni concernenti la dislocazione ed alla situazione di tutte le Forze Armate italiane di terra, di mare ed aria, ovunque si trovino, e di tutte le Forze degli alleati dell'Italia che si trovano in Italia od in territori occupati dall'Italia.

3)Il Comando Supremo italiano prenderà tutte le precauzioni necessarie per salvaguardare gli aerodromi, le installazioni portuali e qualsiasi altro impianto contro cattura od attacco da parte di qualsiasi alleato dell'Italia. Il Comando Supremo italiano prenderà tutte le disposizioni necessarie per salvaguardare l'ordine pubblico e per usare le Forze Armate disponibili per assicurare la pronta e precisa esecuzione del presente atto e di tutti i suoi provvedimenti. Fatta eccezione per quell'impiego di truppe italiane agli scopi suddetti che potrà essere sanzionato dal Comandante Supremo delle Forze Alleate, tutte le altre Forze italiane di terra, mare e aria rientreranno e rimarranno in caserma, negli accampamenti o sulle navi in attesa di istruzioni dalle Nazioni Unite per quanto riguarda il loro futuro stato e definitiva destinazione. In via eccezionale, il personale navale si trasferirà in quelle caserme navali che le Nazioni Unite indicheranno.

4)Le Forze italiane di terra mare ed aria, entro il termine che verrà stabilito dalle Nazioni Unite, si ritireranno da tutti i territori fuori dell'Italia che saranno notificati al Governo italiano dalle Nazioni Unite e si trasferiranno in quelle zone che verranno indicate dalle Nazioni Unite. Questi movimenti delle Forze di terra, mare e aria verranno eseguiti secondo le istruzioni che saranno impartite dalle Nazioni Unite e in conformità degli ordini che verranno da esse emanati. Nello stesso modo, tutti i funzionari italiani lasceranno le zone notificate, eccetto coloro ai quali verrà dato il permesso di rimanere da parte delle Nazioni Unite. Coloro ai quali verrà concesso il permesso di rimanere si conformeranno alle istruzioni del Comandante Supremo delle Forze Alleate.

5)Nessuna requisizione, appropriazione, od altre misure coercitive potranno essere effettuate dalle Forze di terra, mare ed aria e da funzionari italiani nei confronti di persone o proprietà nelle zone specificate nel capoverso n. 4.

6)La smobilitazione delle Forze italiane di terra, mare ed aria in eccesso del numero che verrà notificato, dovrà seguire le norme stabilite dal Comandante Supremo delle Forze Alleate.

7)Le navi da guerra italiane di tutte le categorie, ausiliarie e da trasporto saranno riunite, secondo gli ordini, nei porti che verranno indicati dal Comandante Supremo delle Forze Alleate, ed ogni decisione in merito a dette navi verrà presa dal Comandante Supremo delle Forze Alleate.
-ANNOTAZIONE- Se alla data dell'armistizio, l'intera flotta da guerra italiana sarà stata riunita nei porti alleati, questo articolo avrà il seguente tenore:
“ le navi da guerra italiane di tutte le categorie, ausiliarie e da trasporto rimarranno fino a ulteriori ordini nei porti dove sono attualmente radunate ed ogni decisione in merito ad esse verrà presa dal Comandante Supremo delle Forze Alleate ”.

8)Gli aeroplani italiani di qualsiasi genere non decolleranno dalla terra dall'acqua o dalle navi senza precisi ordini del Comandante Supremo delle Forze Alleate.

9)Senza pregiudizio a quanto disposto dagli articoli 14,15 e 28 (A) e (D) che seguono, a tutte le navi Mercantili, da pesca ed altre navi battenti qualsiasi bandiera, a tutti gli aeroplani e ai mezzi di trasporto interno di qualunque nazionalità in territorio italiano o in territorio occupato dall'Italia od in acque italiane dovrà, in attesa di verifica della loro identità o posizione, essere impedito di partire.

10)Il Comando Supremo italiano fornirà tutte le informazioni relative ai mezzi navali, militari ed aerei, ad impianti e difese, ai trasporti e mezzi di comunicazione costruiti dall'Italia o dai suoi alleati nel territorio italiano o nelle vicinanze di esso, ai campi di mine od altre ostruzioni ai movimenti per via di terra, mare ed aria, e qualsiasi altra informazione che le Nazioni Unite potranno richiedere in relazione all'uso delle basi italiane o alle operazioni, alla sicurezza o al benessere delle Forze di terra, mare ed aria delle Nazioni Unite. Le Forze e il materiale italiano verranno messi a disposizione delle Nazioni Unite, quando richiesto, per togliere le summenzionate ostruzioni.

11)Il Governo italiano fornirà subito gli elenchi indicanti i quantitativi di tutto il materiale da guerra con l’indicazione della località ove esso si trova. A meno che il Comandante Superiore delle Forze Alleate non decida di farne uso, il materiale da guerra verrà posto in magazzino sotto il controllo che egli potrà stabilire. La destinazione definitiva del materiale da guerra verrà decisa dalle Nazioni Unite.

12)Non dovrà aver luogo alcuna distruzione né danneggiamento, né, fatta eccezione per quanto verrà autorizzato e disposto dalle Nazioni Unite, alcuno spostamento di materiale da guerra, radio, radiolocalizzazione, o stazione meteorologica, impianti ferroviari, stradali e portuali od altre installazioni, od in via generale di servizi pubblici e privati e di proprietà di qualsiasi sorta ovunque si trovino, e la manutenzione necessaria e le riparazioni saranno a carico delle autorità italiane ("will be the responsibility of the Italian authorities").

13)La fabbricazione, produzione e costruzione del materiale da guerra, la sua importazione, esportazione e transito, è proibita, fatta eccezione a quanto verrà disposto dalle Nazioni Unite.
Il Governo italiano si conformerà a quelle istruzioni che verranno impartite dalle Nazioni Unite per la fabbricazione, produzione e costruzione, e l'importazione, esportazione e transito di materiale da guerra.

14)--(A)Tutte le navi italiane mercantili, da pesca ed altre imbarcazioni, ovunque si trovino, nonché quelle costruite o completate durante il periodo di validità del presente atto, saranno dalle competenti autorità italiane messe a disposizione, in buono stato di riparazione e di navigazione, in quei luoghi e per quegli scopi e periodi di tempo che le Nazioni Unite potranno prescrivere. Il trasferimento alla bandiera nemica o neutrale è proibito. Gli equipaggi rimarranno a bordo in attesa di ulteriori istruzioni riguardo al loro ulteriore impiego o licenziamento. Qualunque opzione esistente per il riacquisto o la restituzione o la ripresa in possesso di navi italiane o precedentemente italiane, che erano state vendute od in altro modo trasferite o noleggiate durante la guerra, verrà immediatamente esercitata e le condizioni sopra indicate verranno applicate a tutte le suddette navi e ai loro equipaggi.
--(B)Tutti i trasporti interni italiani e tutti gli impianti portuali saranno tenuti a disposizione delle Nazioni Unite per gli usi che esse stabiliranno.

15)Le navi mercantili, da pesca ed altre imbarcazioni delle Nazioni Unite, ovunque esse si trovino, in mano degli italiani (incluse, a tale scopo, quelle di qualsiasi paese che abbia rotto relazioni diplomatiche con l'Italia) a prescindere dal fatto se il titolo di proprietà sia già stato trasferito o meno in seguito a procedura del Tribunale delle prede, verranno consegnate alle Nazioni Unite e verranno radunate nei porti che saranno indicati dalle Nazioni Unite le quali disporranno di esse come crederanno opportuno. Il Governo italiano prenderà le disposizioni necessarie per il trasferimento del titolo di proprietà. Tutte le navi mercantili, da pesca od altre imbarcazioni neutrali gestite o controllate dagli italiani saranno radunate in modo simile in attesa di accordi (arrangements) per la loro sorte definitiva. Qualunque necessaria riparazione alle sopraindicate navi se richiesta sarà eseguita dal Governo italiano a proprie spese. Il Governo italiano prenderà tutte le misure necessarie per assicurarsi che le navi ed i loro carichi non saranno danneggiati.

16)Nessun impianto di radio o di comunicazione a lunga distanza od altri mezzi di intercomunicazione a terra o galleggianti, sotto controllo italiano, sia che appartenga all'Italia od altra Nazione non facente parte delle Nazioni Unite, potrà trasmettere finché disposizioni per il controllo di questi impianti non saranno state impartite dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. Le autorità italiane si conformeranno alle disposizioni per il controllo e la censura della stampa e delle altre pubblicazioni, delle rappresentazioni teatrali e cinematografiche, della radiodiffusione e di qualsiasi altro mezzo di intercomunicazione che potrà prescrivere il Comandante Supremo delle Forze Alleate.
Il Comandante Supremo delle Forze Alleate potrà a sua discrezione rilevare stazioni radio, cavi od altri mezzi di comunicazione.

17)Le navi da guerra, ausiliarie, di trasporto e mercantili e altre navi ed aeroplani al servizio delle Nazioni Unite avranno il diritto di usare liberamente le acque territoriali italiane e di sorvolare il territorio italiano.

18)Le Forze delle Nazioni Unite dovranno occupare certe zone del territorio italiano. I territori o le zone in questione verranno notificati di volta in volta dalle Nazioni Unite, e tutte le Forze italiane di terra, mare ed aria, si ritireranno da questi territori o zone in conformità agli ordini emessi dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. Le disposizioni di questo articolo non pregiudicano quelle dell'art. 4 sopraddetto. Il Comando Supremo italiano garantirà agli Alleati l'uso e l'accesso immediato agli aerodromi e ai porti navali in Italia sotto il suo controllo.

19)Nei territori o zone cui si riferisce l'art. 18, tutte le installazioni navali, militari ed aeree, tutte le centrali elettriche, le raffinerie, i servizi pubblici, i porti, le installazioni per i trasporti e le comunicazioni, i mezzi ed il materiale e quegli impianti e mezzi e altri depositi che potranno essere richiesti dalle Nazioni Unite saranno messi a disposizione in buone condizioni dalle competenti autorità italiane con il personale necessario per il loro funzionamento. Il Governo italiano metterà a disposizione quelle altre risorse o servizi locali che le Nazioni Unite riterranno richiedere.

20)Senza pregiudizio alle disposizioni del presente atto, le Nazioni Unite eserciteranno tutti i diritti di una Potenza occupante nei territori e nelle zone di cui all'art. 18, per la cui amministrazione verrà provveduto mediante la pubblicazione di proclami, ordini e regolamenti. Il personale dei servizi amministrativi, giudiziari e pubblici italiani eseguirà le proprie funzioni sotto il controllo del Comandante in capo alleato a meno che non venga stabilito altrimenti.

21)In aggiunta ai diritti relativi ai territori italiani occupati descritti negli articoli dal numero 18 al 20:
--(A)i componenti delle Forze terrestri, navali ed aeree ed i funzionari delle Nazioni Unite avranno il diritto di passaggio nel territorio italiano non occupato o al di sopra di esso e verrà loro fornita ogni facilitazione e assistenza necessaria per eseguire le loro funzioni.
--(B)le autorità italiane metteranno a disposizione, nel territorio italiano non occupato, tutte le facilitazioni per i trasporti (transport facilities) richieste dalle Nazioni Unite compreso il libero transito per il loro materiale ed i loro rifornimenti di guerra, ed eseguiranno le istruzioni emanate dal Comandante in capo alleato relative all'uso ed al controllo degli aeroporti, porti, navigazione, sistemi e mezzi di trasporto terrestre, sistemi di comunicazione, centrali elettriche e servizi pubblici, raffinerie, materiali ed altri rifornimenti di carburante e di elettricità ed i mezzi per produrli, secondo quanto le Nazioni Unite potranno specificare, insieme alle relative facilitazioni per le riparazioni e costruzioni.

22)Il Governo e il popolo italiano si asterranno da ogni azione a danno degli interessi delle Nazioni Unite ed eseguiranno prontamente ed efficacemente tutti gli ordini delle Nazioni Unite.

23)Il Governo italiano metterà a disposizione la valuta italiana che le Nazioni Unite domanderanno.
Il Governo italiano ritirerà e riscatterà in valuta italiana entro i periodi di tempo e alle condizioni che le Nazioni Unite potranno indicare tutte le disponibilità in territorio italiano delle valute emesse dalle Nazioni Unite durante le operazioni militari o l'occupazione e consegnerà alle Nazioni Unite senza alcuna spesa la valuta ritirata. Il Governo italiano prenderà quelle misure che potranno essere richieste dalle Nazioni Unite per il controllo delle banche e degli affari in territorio italiano, per il controllo dei cambi con l'estero, delle relazioni commerciali e finanziarie con l'estero e per il regolamento del commercio e della produzione ed eseguirà qualsiasi istruzione emessa dalle Nazioni Unite relativa a dette o a simili materie.

24)Non vi dovranno essere relazioni finanziarie, commerciali e di altro carattere o trattative con o a favore di paesi in guerra con una delle Nazioni Unite o con i territori occupati da detti paesi o da qualsiasi altro paese straniero, salvo con autorizzazione del Comandante in capo alleato o di funzionari designati.

25)--(A)Le relazioni con i paesi in guerra con una qualsiasi delle Nazioni Unite, od occupati da uno di detti paesi, saranno interrotte. I funzionari diplomatici, consolari ed altri funzionari italiani e i componenti delle Forze terrestri, navali ed aeree italiane accreditati in missione presso qualsiasi di detti paesi o in qualsiasi altro territorio specificato dalle Nazioni Unite saranno richiamati. I funzionari diplomatici, consolari di detti paesi saranno trattati secondo quanto potrà essere disposto dalle Nazioni Unite.
--(B)Le Nazioni Unite si riservano il diritto di richiedere il ritiro dei funzionari diplomatici e consolari neutrali dal territorio italiano occupato ed a prescrivere ed a stabilire i regolamenti relativi alla procedura circa i metodi di comunicazione fra il Governo italiano e suoi rappresentanti nei paesi neutrali e riguardo alle comunicazioni inviate da o destinate ai rappresentanti dei paesi neutrali in territorio italiano.

26)In attesa di ulteriori ordini ai sudditi italiani sarà impedito di lasciare il territorio italiano eccetto con l'autorizzazione del Comandante Supremo delle Forze Alleate e in nessun caso essi presteranno servizio per conto di qualsiasi paese od in qualsiasi dei territori cui si riferisce l'art. 25 (A), né si recheranno in qualsiasi lungo con l'intenzione di intraprendere lavori per qualsiasi di tali paesi.
Coloro che attualmente servono o lavorano in tal modo saranno richiamati secondo le disposizioni del Comando Supremo delle Forze Alleate.

27)Il personale e il materiale delle Forze militari, navali ed aeree e la marina mercantile, le navi da pesca ed altre imbarcazioni, i velivoli, i veicoli, ed altri mezzi di trasporto di qualsiasi paese contro il quale una delle Nazioni Unite conduca le ostilità oppure sia occupato da tale paese, saranno passibili di attacco o cattura dovunque essi si trovino entro o sopra il territorio o le acque italiane.

28)--(A)Alle navi da guerra, ausiliarie e da trasporto di qualsiasi tale paese o territorio occupato cui si riferisce l'art. 27, che si trovino nei porti o nelle acque italiane od occupate dagli italiani, ed ai velivoli, ai veicoli ed ai mezzi di trasporto di tali paesi entro o sopra il territorio italiano od occupato dagli italiani sarà, nell'attesa di ulteriori istruzioni, impedito di partire.
--(B)Al personale militare, navale ed aeronautico e alla popolazione civile di qualsiasi di tali paesi o territorio occupato che si trovi in territorio italiano od occupato dagli italiani sarà impedito di partire, ed essi saranno internati in attesa di ulteriori istruzioni.
--(C)Qualsiasi proprietà in territorio italiano appartenente a qualsiasi paese o territorio occupato o ai suoi nazionali, sarà sequestrata e tenuta in custodia in attesa di ulteriori istruzioni.
--(D)Il Governo italiano si conformerà a qualsiasi istruzione data dal Comandante Supremo delle Forze Alleate concernente l'internamento, custodia o susseguente disposizione, utilizzazione od impiego di qualsiasi delle sopraddette persone, imbarcazioni, veicoli, materiale o proprietà.

29)Benito Mussolini, i suoi principali associati fascisti e tutte le persone sospette di aver commesso delitti di guerra o reati analoghi, i cui nomi si trovino sugli elenchi che verranno comunicati dalle Nazioni Unite e che ora o in avvenire si trovino in territorio controllato dal Comando militare alleato o dal Governo italiano, saranno immediatamente arrestati e consegnati alle Forze delle Nazioni Unite. Tutti gli ordini impartiti dalle Nazioni Unite a questo riguardo verranno osservati.

30)Tutte le organizzazioni fasciste, compresi tutti i rami della milizia fascista (MVSN), la polizia segreta (OVRA) e le organizzazioni della Gioventù Fascista saranno, se questo non sia già stato fatto, sciolte in conformità alle dispozioni del Comandante Supremo delle Forze Alleate. Il Governo italiano si conformerà a tutte le ulteriori direttive che le Nazioni Unite potranno dare per l'abolizione delle istituzioni fasciste, il licenziamento ed internamento del personale fascista, il controllo dei fondi fascisti, la soppressione della ideologia e dell'insegnamento fascista.

31)Tutte le leggi italiane che implicano discriminazioni di razza, colore, fede od opinione politica saranno, se questo non sia già stato fatto, abrogate, e le persone detenute per tali ragioni saranno, secondo gli ordini delle Nazioni Unite, liberate e sciolte da qualsiasi impedimento legale a cui siano state sottomesse. Il Governo italiano adempirà a tutte le ulteriori direttive che il Comandante Supremo delle Forze Alleate potrà dare per l'abrogazione della legislazione fascista e l’eliminazione di qualsiasi impedimento o proibizione risultante da essa.

32)--(A)I prigionieri di guerra appartenenti alle Forze delle Nazioni Unite, o designati da questi e
qualsiasi suddito delle Nazioni unite, compresi i sudditi abissini, confinati, internati, o in qualsiasi altro modo detenuti in territorio italiano od occupato dagli italiani, non saranno trasferiti e saranno immediatamente consegnati ai rappresentanti delle Nazioni Unite o altrimenti trattati come sarà disposto dalle Nazioni Unite. Qualunque trasferimento durante il periodo tra la presentazione e la firma del presente atto sarà considerato come una violazione delle sue condizioni.
--(B)Le persone di qualsiasi nazionalità che sono state poste sotto sorveglianza, detenute o condannate (incluse le condanne in contumacia) in conseguenza delle loro relazioni o simpatie colle Nazioni Unite, saranno rilasciate in conformità agli ordini delle Nazioni Unite e saranno sciolte da tutti gli impedimenti legali ai quali esse sono state sottomesse.
--(C)Il Governo italiano prenderà le misure che potranno essere prescritte dalle Nazioni Unite per proteggere le persone e le proprietà dei cittadini stranieri e le proprietà degli Stati e dei cittadini stranieri.

33)--(A)Il Governo italiano adempirà le istruzioni che le Nazioni Unite potranno impartire riguardo alla restituzione, consegna, servizi o pagamenti quale indennizzo ("payments by reparation of war ") e pagamento delle spese di occupazione.
--(B)Il Governo italiano consegnerà al Comandante Supremo delle Forze Alleate qualsiasi informazione che possa essere prescritta riguardo alle attività ("assets") sia in territorio italiano sia fuori di esso, appartenenti allo Stato italiano alla banca d'Italia a qualsiasi istituto statale o parastatale italiano od organizzazioni fasciste o persone domiciliate ("residents") in territorio italiano e non disporrà né permetterà di disporre di qualsiasi tale attività fuori del territorio italiano salvo col permesso delle Nazioni Unite.

34)Il Governo italiano eseguirà durante il periodo (di validità) del presente atto quelle misure di disarmamento, smobilitazione e smilitarizzazione che potranno essere prescritte dal Comandante supremo delle Forze alleate.

35)Il Governo italiano fornirà tutte le informazioni e provvederà tutti i documenti occorrenti alle Nazioni Unite. Sarà proibito distruggere o nascondere archivi, verbali, progetti o qualsiasi altro documento o informazione.

36)Il Governo italiano prenderà ed applicherà qualsiasi misura legislativa o di altro genere, che possa essere necessaria per l'esecuzione del presente atto. Le autorità militari e civili italiane si conformeranno a qualsiasi istruzione emanata dal comandante supremo delle forze alleate.

37)Verrà nominata una Commissione di controllo che rappresenterà le Nazioni Unite, incaricata di regolare ed eseguire il presente atto in base agli ordini e alle direttive generali del comandante supremo delle forze alleate.

38)--(A)Il termine "Nazioni Unite nel presente atto comprende il comandante supremo delle forze alleate, la commissione di controllo, e qualsiasi altra autorità che le nazioni unite possano nominare.
--(B)Il termine “Comandante Supremo" delle forze alleate nel presente atto comprende la commissione di controllo e quegli altri ufficiali e rappresentanti che il comandante supremo delle forze alleate potrà nominare.

39)Ogni riferimento alle Forze terresti, navali ed aeree italiane nel presente atto s'intende includere la Milizia fascista e qualsiasi unità militare o paramilitare, formazioni e corpi che potranno essere prescritti dal Comandante Supremo delle Forze Alleate.
40)Il termine "materiali di guerra” nel presente atto indica tutto il materiale specificato in quegli elenchi o definizioni che potranno di tanto in tanto essere pubblicati dalla Commissione di controllo.

41)Il termine "territorio italiano” comprende tutte le colonie e possedimenti italiani e ai fini del presente atto (ma senza pregiudizio alla questione della sovranità) sarà considerata inclusa l'Albania.
Resta tuttavia stabilito che, eccetto nei casi e nella misura prescritta dalle Nazioni Unite, i
provvedimenti del presente atto non saranno applicabili né riguarderanno l'amministrazione di qualsiasi colonia o possedimento italiano già occupato dalle Nazioni Unite, o i diritti o poteri colà posseduti o esercitati da esse.

42)Il Governo italiano invierà una delegazione al Quartier Generale della Commissione di controllo per rappresentare gli interessi italiani e per trasmettere alle competenti autorità italiane gli ordini della commissione di controllo.

43)Il presente atto entrerà in vigore immediatamente. Rimarrà in forza fino a che sarà sostituito da qualsiasi altro accordo o fino a che non entrerà in vigore il trattato di pace con l'Italia.

44)Il presente atto può essere denunciato dalle Nazioni Unite, con effetto immediato, se gli obblighi italiani di cui al presente atto non saranno adempiuti o, altrimenti, le le Nazioni Unite possono punire contravvenzioni dell'atto stesso con misure adatte alle circostanze, quali ad esempio l'estensione delle zone di occupazione militare, od azioni aeree, oppure altra azione punitiva.

Firmato a Malta il giorno 29 settembre 1943:

M.llo PIETRO BADOGLIO, Capo del Governo italiano
DWIGHT D. EISENHOWER, Generale dell'Esercito degli Stati Uniti, Comandante in capo alleato

 

Fonte: http://www.istituto-santanna.it/Pages/LiceoScientifico/LA%20SECONDA%20GUERRA%20MONDIALE.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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