Storia medievale appunti e riassunto

 


 

Storia medievale appunti e riassunto

 

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Storia medievale appunti e riassunto

 

L’ORIGINE DELLA DIARCHIA TRA PAPATO E IMPERO

 

Il Concilio di Nicea nel 325

Nel 325 l’Imperatore romano Costantino, preoccupato dell’unità politica e religiosa dell’Impero, scossa dalle controversie religiose, convocò e presiedette il primo Concilio “ecumenico” della Chiesa che ebbe luogo a Nicea, in Asia minore (oggi Turchia), nel quale venne formulata la “Professio fidei” (il Simbolo o Credo) che stabiliva, di fronte alle eresie monofisite e ariane, la dottrina della Chiesa romana:

 

Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili ed invisibili. Ed in un solo Signore, Gesù Cristo, figlio di Dio, generato, unigenito, dal Padre, cioè dalla sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre [secondo i Greci: consustanziale], mediante il quale sono state fatte tutte le cose, sia quelle che sono in cielo, che quelle che sono sulla terra. Per noi uomini e per la nostra salvezza egli discese dal cielo, si è incarnato, si è fatto uomo, ha sofferto e risorse il terzo giorno, salì nei cieli, verrà per giudicare i vivi e i morti. Crediamo nello Spirito Santo”.

 

Questo avvenimento straordinario segnò l’inizio di una relazione storica che segna i secoli medievali e la loro storia. Le conseguenze del Concilio di Nicea furono:

 

  1. la Chiesa romana si avviò a diventare la religione dell’Impero romano;
  2. l’Imperatore romano acquistò il ruolo di “difensore” e “protettore” della Chiesa;
  3. si stabilì fra Impero e Papato una relazione dai confini imprecisi, che all’epoca di Costantino davano all’Imperatore romano un ruolo decisionale anche in materia teologica.

 

Nel 380 gli Imperatori Teodosio, Graziano e Valentiniano con un Decreto (atto di legge emanato direttamente dall’Imperatore) dichiararono solennemente il “Credo niceno” religione unica dell’Impero romano:

 

« IMPPP. GR(ATI)IANUS, VAL(ENTINI)ANUS ET THE(O)D(OSIUS) AAA. EDICTUM AD POPULUM VRB(IS) CONSTANTINOP(OLITANAE).

Cunctos populos, quos clementiae nostrae regit temperamentum, in tali volumus religione versari, quam divinum Petrum apostolum tradidisse Romanis religio usque ad nuc ab ipso insinuata declarat quamque pontificem Damasum sequi claret et Petrum Aleksandriae episcopum virum apostolicae sanctitatis, hoc est, ut secundum apostolicam disciplinam evangelicamque doctrinam patris et filii et spiritus sancti unam deitatem sub parili maiestate et sub pia trinitate credamus. Hanc legem sequentes Christianorum catholicorum nomen iubemus amplecti.

 

 

 

LA SEPARAZIONE DEI POTERI

 

La dottrina del papa Gelasio

Nel 494 il papa Gelasio I formulò una dottrina destinata a diventare paradigmatica per l’intero corso del medioevo.

Bisogna ricordare che nel 376 inizia la penetrazione dei "barbari" Goti all'interno del confine romano del Danubio. Da quel momento in poi, per cento anni esatti, i popoli del nord occuperanno militarmente, e anche legalmente, il territorio imperiale, decretando la caduta dell'ultimo Imperatore d'Occidente nel 476.

Restava invece naturalmente l’Imperatore d’Oriente: alla fine del III secolo l’Impero romano era stato “diviso” da Diocleziano in due parti territoriali e amministrative, sotto l’autorità di quattro Tetrarchi, due “Imperatori” e due “vice-Imperatori”.

Ma alla fine del V secolo la separazione del Papa (il Vescovo di Roma, erede diretto dell’apostolo Pietro) dall'imperatore d’Oriente e dal patriarca di Costantinopoli divenne inevitabile, dal punto di vista “occidentale”, poiché questi avevano abbracciato l'idea di un'unica natura divina (Monofisita) di Cristo, che il partito papale vedeva come un'eresia. Il libro di Gelasio De duabus in Christo naturis ('della natura duale di Cristo') delineava il punto di vista occidentale.

Ora Gelasio giunse a formulare nel 494 un fondamento politico per la Chiesa Cattolica d'Occidente, basato su una distinzione dei poteri che era inerente al diritto romano. Gelasio definì i poteri separati (anche se non esattamente uguali) di Chiesa e Stato, che hanno definito da allora la cultura occidentale.

 

 

« Due sono, Augusto Imperatore, quelle che reggono principalmente questo mondo: la sacra autorità dei vescovi e la potestà regale. Delle quali tanto più grave è la responsabilità dei sacerdoti in quanto devono rendere conto a Dio di tutti gli uomini, re compresi. »

Gelasio faceva notare che esistevano figure nella tradizione biblica che erano sia Re che sacerdoti, come Melchìsedek, ma dall'epoca di Cristo esistevano due fondamenta per il potere nel mondo: i prelati esercitavano il potere sacro, e i Re e gli Imperatori esercitavano il potere regale. Basandosi sulla tradizione romana, il potere della chiesa era auctoritas, un potere legislativo, mentre l'autorità dell'Imperatore era potestas, un potere esecutivo. Nel diritto romano, che era supremo, l'auctoritas era superiore alla potestas. Gelasio si rifece alla giustificazione di Ambrogio, "l'autorità dei sacerdoti è tanto più pesante, in quanto devono rendere davanti al tribunale di Dio un resoconto anche per i Re degli uomini."

Il problema immediato di Gelasio era di tenere l'Imperatore al di fuori degli affari di dottrina, formulando un contrappeso alla contrastante teoria Bizantina del potere, generalmente caratterizzata come Cesaropapismo. La teoria Gelasiana dei poteri di auctoritas e potestas rimase assopita fino a quando nell’ XI secolo non fu risvegliata, in una forma radicalmente nuova, da Papa Gregorio VII, che domandò non solo una costituzione separata di Chiesa e Stato, ma la soggezione di tutti i Re e gli Imperatori all'autorità papale.

 

 

 

 

LA RINASCITA DELL’IMPERO D’OCCIDENTE

 

L’incoronazione di Carlo Magno nell’800

Dopo il 476 l’Italia romana rimase per oltre due secoli sotto il dominio dei Goti e dei Longobardi, popoli convertiti al Cristianesimo nella fede ariana (Cristo non “vero Dio” come il Padre, ma creatura divina o divinizzata). Pertanto in quel lunghissimo periodo vi fu separazione tra il Papato romano (e gli Italici che erano di fede “cattolica”) e i dominatori Goti, Longobardi e Bizantini.

Ma nell’800 il re dei Franchi Carlo Magno venne incoronato Imperatore dal Papa Leone III dopo aver distrutto il dominio longobardo in Italia come “alleato” del Papa. Carlo acquistò il titolo di “Augusto” e si considerò pari all’imperatore d’Oriente. Egli divenne il “protettore” della Chiesa dando vita a quello che sarebbe stato chiamato “Sacro Romano Impero”.

 

Da un punto di vista giuridico l'Impero Romano, fondato da Augusto (27 a.C.) e diviso da Teodosio I in due partes (395 d.C.), era sopravvissuto solo nella parte orientale. Questa, dopo la deposizione dell'ultimo Imperatore d'Occidente Romolo Augusto (476 d.C.), aveva ereditato anche le insegne della parte occidentale riunendo da un punto di vista formale l'unità statale. Dunque gli abitanti dell'Impero d'Oriente si consideravano Ρωμαίοι (Rhōmaioi (romei), ovvero "romani" in lingua greca), e chiamavano il loro stato Βασιλεία Ρωμαίων (Basileia Rhōmaiōn, ovvero "Regno dei Romani").

L'incoronazione di Carlo Magno da parte di papa Leone III nell'800 fu un atto dal carattere assolutamente nuovo, perché in sé era privo di un profilo giuridicamente legittimo: solo l'Imperatore romano d'Oriente sarebbe semmai stato degno di incoronare un suo pari nella parte occidentale (per questo da Costantinopoli si guardò sempre con superiorità e sospetto a quell'atto).

Nonostante ciò l'incoronazione papale venne giustificata dal punto di vista formale con due motivi:

  1. il fatto che all'epoca l'Impero bizantino fosse governato da una donna, Irene di Bisanzio, illegittima agli occhi occidentali, creava un vuoto di potere che rendeva possibili eventuali iniziative (infatti all'epoca l'Impero bizantino non aveva alcuna possibilità di intervenire militarmente in Europa occidentale).
  2. la questione che il Papa in quella circostanza si dichiarasse come diretto erede dell'Impero romano, arrogandosi il potere temporale grazie al documento della donazione di Costantino, con il quale Costantino I avrebbe ceduto la sovranità sulla città di Roma e sui territori limitrofi a papa Silvestro I; il documento, riconosciuto come falso già nel XV secolo tramite lo studio filologico di Lorenzo Valla, fu redatto verosimilmente nel VIII secolo, quando il papa, minacciato dall'avanzata dei Longobardi, si era trovato a dover far valere la propria autorità. Ecco la parte che interessa:

 

« In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell'Italia e delle regioni occidentali. ».

 

E’ da notare che gli imperatori romano-germanici cercarono con più modi di farsi accettare da quelli bizantini come loro pari: con rapporti diplomatici, politiche matrimoniali o minacce. Ogni volta però non ottennero gli effetti sperati, perché da Costantinopoli vennero sempre chiamati come "re dei tedeschi" (basileus in greco) e mai come "imperatori".

 

L’idea di Christianitas medievale

Con la nascita del Sacro Romano Impero viene legittimata una forma politica di sovranità, fondata sull’unità romano-germanica, che sta all’origine dell’idea medievale dell’Europa come Christianitas. In altre parole nasce una concezione della sovranità che concepisce tutti i popoli cristiani o cristianizzati come un unico corpo. L’Imperatore era insignito del titolo di Rex Germaniae,  Rex Italiae e Rex Romanorum.

Si tratta dunque di una visione universalistica della società umana.

Alla base della Christianitas medievale c’è la diarchia tra Papato e Impero, la cui collaborazione è ritenuta necessaria a realizzare il Regno di Dio e la giustizia nell’ordine temporale, fondando quest’ultima sul diritto romano che, attraverso le università che si costituiscono nel XII secolo, sostituisce ovunque le antiche leggi germaniche. Imperium e Sacerdotium erano infatti i due poli di una unità “romana”.

I rapporti tra i due componenti di questa diarchia, cioè il Papato e l’Impero, per tutto il medioevo furono sempre molto controversi e finirono col distruggere la diarchia stessa alla fine del XIII, e quindi anche l’idea universale di Christianitas; tuttavia non misero mai in discussione la loro reciproca necessità. Anche quando tra Papato e Impero si accesero le “lotte per le investiture”, nei secoli XI e XII, e nel conflitto con la casa di Svevia, il principio  della sovranità “diarchica” non venne mai negato.

 

Chiesa e Impero durante il medioevo

L’unità complessiva di questo rapporto, che supponeva le occupazioni di territorio dell’Impero Romano da parte delle popolazioni Germaniche, avvenute al tempo delle grandi emigrazioni, furono dunque la respublica christiana e il populus christianus.

Va chiarito che le occupazioni di territorio non furono solo conquiste o annessioni, ma in alcuni casi applicarono l’istituto giuridico romano della hospitalitas, l’acquartieramento militare presso proprietari fondiari romani secondo determinate quote.

La respublica christiana era così suddivisa:

 

  1. il territorio non cristiano è territorio di missione cristiana e poteva venire assegnato dal Papa a un principe cristiano;
  2. l’Impero bizantino possiede solo una discutibile continuità con L’Impero Romano;
  3. l’Islam è suolo nemico, oggetto talora di “guerra santa”;
  4. il territorio cristiano europeo è ripartito in principati, corone, chiese, chiostri e monasteri, castelli ecc. In esso vige il cosiddetto justum bellum soggetto al controllo della Chiesa. Grazie a questo le guerre sono sempre guerre limitate da intendersi come “faide” nel quadro complessivo comprendente tutte le parti in conflitto e perciò comunque entro una valutazione teologico-morale. La Chiesa ha anche la facoltà di imporre, come istituto giuridico, la “tregua di Dio” e stabilire per certe categorie di persone (es. religiosi, poveri ) e di luoghi la “pace di Dio” perpetua.
  5. l’Impero aveva la funzione di kathèkon.

 

L’Impero come kathèkon

San Paolo nella II Lettera ai Tessalonicesi aveva parlato di una “forza frenante” (in greco kathèkon, in latino impedimentum) destinata da Dio a trattenere l’Anticristo fino alla fine del mondo. Questo carattere di kathèkon venne attribuito all’Impero romano-germanico, il quale perciò non era un regno al di sopra degli altri regni europei, bensì una missione radicalmente diversa da quella della regalità e dei poteri dinastici in genere. Esso operava ricevendo dal Papa incarichi e mandati di missione (come la “crociata”) e si basava sulla distinzione fra territori e principi cristiani, e territori e principi non ancora raggiunti dal Cristianesimo.

 

Origine della conflittualità all’interno della diarchia

La difficoltà del rapporto tra Papato e Impero stava nella “sfera di competenza” dei due ordini, temporale e spirituale, che era in parte indefinita.

Subito dopo la guerra gotico-bizantina (535-553), l'imperatore Giustiniano, nel ricostruire le strutture di controllo statale, promulgò nel 554 la Prammatica Sanzione, che contiene anche direttive che davano ai Vescovi prerogative proprie di altri funzionari imperiali. Da quel momento in poi le disposizioni dei vescovi ebbero forza di legge con valore vincolante per tutta la popolazione, anche se in contrasto con le decisioni prese da altri funzionari imperiali romani come i Prefetti, anche se appoggiati da tribunali laici.

I nuovi conquistatori germanici avevano bisogno dell'appoggio ecclesiastico, se non altro perché i chierici erano gli unici -durante l'alto medioevo- a saper leggere e scrivere. Ne è prova il fatto che le consuetudini barbare subirono forti modifiche a contatto con l'antico bagaglio tecnico-giuridico di stampo latino, di cui la chiesa rimaneva ultima depositaria. Codici scritti soppiantarono ben presto le arcaiche usanze tribali (assemblee generali con votazione a maggioranza). Un esempio importante è il Codex Longobardorum, emanato da re Rotari ed esempio di armonizzazione del diritto germanico con quello latino.

 

Inizio del potere temporale dei Papi

Fino al VI secolo, indipendentemente dal loro status, i vescovi anche in Italia erano funzionari dipendenti da Bisanzio così come lo era la diocesi romana. Il re degli Ostrogoti Teodorico (il Grande), che governò l'Italia come funzionario dell'impero romano e come re, fu forse l'ultimo funzionario imperiale a tenere il potere dei vescovi entro i limiti originari.

Con il papa Gregorio Magno le cose cambiarono parecchio: il Praefectus urbi si era trasformato in un funzionario pontificio e prendeva ordini direttamente dal Laterano, mentre il Magister militum era ufficiale dell'esercito pontificio; tutti i dipendenti civili furono sostituiti con altri di natura ecclesiastica, compresi i Diaconi adibiti alla riscossione delle imposte.

Il re longobardo Liutprando, in cerca di un accordo che rinforzasse il suo stato, fece dono a Papa Zaccaria della cittadina di Sutri. Con questa donazione e il falso documento riguardante la così detta “donazione di Costantino” i Papi cominciarono a rivendicare la sovranità spirituale e temporale delle terre dell'Italia centrale e dell'Europa ad ovest della Grecia.

La dottrina del papa Gelasio tornò a imporsi al tempo del papa Gregorio VII, che regnò sulla Chiesa alla fine del XI secolo (1073 – 1085) ed entrò in conflitto con l’Imperatore Enrico IV.

 

D.

 

LA LOTTA PER LE INVESTITURE

 

L’eredità dei feudi

Durante l'Impero di Carlo Magno il potere civile era forte e i vescovi tornarono ad essere considerati dei semplici funzionari, sulla cui nomina i sovrani potevano interferire pesantemente. L'impero carolingio, però, fu diviso in tre territori (Italia, Germania e Francia), il potere statale perse autorità ed efficacia, soprattutto in Italia e Germania. Il fatto più grave, però, fu il riconoscimento dell'ereditarietà dei feudi (Capitolare di Quierzy, 877), che privava l'imperatore di gran parte dei suoi poteri. Nel caos post-carolingio crebbe anche l'autonomia di molte città, guidate inizialmente dal loro vescovo, ma destinate a trasformarsi in liberi Comuni.

 

La creazione dei vescovi-conti sotto la casa imperiale di Sassonia

Nel X secolo, il potere imperiale passò ai re di Germania, della casa di Sassonia. Il primo di loro, Ottone I, non volendo ricadere negli errori dei carolingi, basò sistematicamente il proprio potere politico sull'assegnazione di importanti poteri civili a vescovi, che egli stesso aveva nominato. I vescovi, infatti, non potevano avere prole legittima, a cui trasmettere i benefici ricevuti. Inizialmente Ottone assegnò poteri di districtus, ossia di comando, polizia ed esazione, sulla città e sul territorio circostante. In seguito i poteri furono estesi ad interi comitati, a spese del conte laico e creando dei veri e propri vescovi-conti.

In pratica la funzione vescovile ne fu snaturata, perché l'assegnazione della carica non era più basata sulle doti morali o sulla cultura religiosa del candidato, ma esclusivamente sulla sua fedeltà all'imperatore. La pratica, inoltre, degradò rapidamente nella simonia, cioè nell'assegnazione del titolo vescovile a laici, che erano in grado di versare cospicue somme di denaro all'imperatore, certi di recuperarle tramite i benefici feudali che ormai accompagnavano il titolo vescovile.

 

La lotta per le investiture vescovili

La lotta tra Papato e Impero cominciò con Papa Niccolò II, eletto nel 1059: egli mediante il Concilio Lateranense condannò l'investitura laica dei vescovi ed escluse l'Imperatore dalla partecipazione attiva all'elezione del pontefice.

Ma il personaggio più importante è forse Papa Gregorio VII (Ildebrando di Soana) che, nell'ambito di un'azione più ampia che va sotto il nome di Riforma gregoriana, emise nel 1075 il famoso Dictatus papae. Con questo documento si dichiarava che il Pontefice era la massima autorità spirituale e in quanto tale poteva deporre la massima autorità temporale (l'Imperatore), mediante la scomunica; veniva così espressa una vera e propria teocrazia. La lotta divenne aspra tra il Papa e l'imperatore di Germania Enrico IV, che radunò i vescovi a lui fedeli i quali deposero il pontefice che a sua volta scomunicò l'imperatore.

 

A causa della ribellione dei grandi feudatari tedeschi, Enrico IV si recò nel 1077, in gennaio (si dice vestito di semplice lana), davanti al castello di Canossa per ottenere il perdono del Papa con la mediazione della contessa Matilde di Canossa. La vicenda viene ricordata come l'umiliazione di Canossa: si narra che l'Imperatore dovette aspettare tre giorni e tre notti prima di essere ricevuto e perdonato.

Ottenuto il perdono, e sistemati i feudatari ribelli, Enrico IV convocò un concilio a Bressanone (1080): Gregorio VII fu deposto e sostituito con un antipapa Guiberto di Ravenna (Clemente III); ovviamente non si fece attendere la nuova scomunica da parte del Papa contro l’imperatore. Per tutta risposta Enrico IV scese in Italia e cinse d’assedio Castel Sant'Angelo dov’era asserragliato Gregorio che chiamò in suo soccorso i normanni guidati da Roberto il Guiscardo.

Sconfitti i Germani, i normanni si abbandonarono al saccheggio della città provocando una rivolta nella popolazione romana che costrinse il Papa a fuggire rifugiarsi presso i normanni, a Salerno, dove scomparve nel (1085). Successivamente morì anche Enrico IV (1106).

 

I successori di Gregorio, fra cui va ricordata l'opera di Pasquale II (disposto ad una radicale rinuncia da parte della chiesa ai beni terreni), furono più inclini al compromesso, limitandosi a pretendere che i sovrani laici non attribuissero uffici spirituali, mentre per i regnanti era fondamentale che i vescovi investiti del potere temporale riconoscessero l'autorità del sovrano. Con il patto di Sutri (1111), l’imperatore rinunciava alle investiture e i vescovi avrebbero restituito tutti i terreni ottenuti.

Il Concordato di Worms del 1122 concluso tra Papa Callisto II ed Enrico V rappresentò un modello per gli sviluppi successivi delle relazioni tra la Chiesa e l'Impero.

 

Secondo il concordato, la Chiesa aveva il diritto di nominare i vescovi, quindi l'investitura con anello e pastorale doveva essere ecclesiastica. Le nomine, tuttavia, dovevano avvenire alla presenza dell'imperatore, o di un suo rappresentante, che attribuiva incarichi di ordine temporale ai vescovi (appena nominati dal Papa) mediante l'investitura con lo scettro: un simbolo privo di connotazione spirituale.

 

Nonostante il concordato di Worms, la Chiesa nel Medioevo non ottenne mai un controllo completo nella nomina dei vescovi. Ma le basi per la progressiva divisione dei poteri erano state gettate.

 

La riforma del monachesimo occidentale a Cluny

La fondazione di Cluny (in Borgogna), risale al 910 per iniziativa del duca Guglielmo di Aquitania e fu affidata alle cure dell'ascetico Bernone, abate fino al 927. L'iniziativa di fondazioni «feudali» non era per nulla nuova, né Cluny rappresentava un fenomeno isolato all'interno del movimento monastico che nei secoli X e XI vide fiorire diversi e significativi centri di riforma (Brogne, Gorze, Fruttuaria, Digione, Hirsau, ecc.). Tutti questi centri reagivano in vario modo alla diffusa decadenza dei monasteri, provocata tra l'altro dagli interventi di secolarizzazione dei sovrani, dalla dissipazione dei beni da parte degli abati laici, dalla mancanza di protezione dovuta alla debolezza dei re, nonché dalle invasioni devastatrici di Normanni, Saraceni e Ungari.

A Cluny la novità «istituzionale», espressamente voluta dal duca Guglielmo, era rappresentata dall'indipendenza sia dall’autorità civile che da quella religiosa locale, in vista di una diretta sottomissione del monastero alla Santa Sede.

 

La mancanza di protezione da parte del potere civile spingeva i monaci a sottrarsi il più possibile alla giurisdizione diocesana, più facilmente manovrabile dai signori feudali, per sottostare direttamente al Papato. Al suo stesso interno, poi, il movimento monastico che fece capo a Cluny fu molto centralizzato, anche perché altrimenti non ci sarebbe stato nulla da fare contro la frantumazione patrimoniale e sociale iniziata in Francia e in Italia dalla fine del secolo X.

La riforma vera e propria  prese il nome dal Papa Gregorio VII, il quale fu prima di tutto un monaco della grande congregazione cluniacense; è altrettanto vero che il papato potenziò Cluny proprio perché, per la sua esenzione, era in grado di far penetrare nelle diocesi quella riforma che altrimenti la gestione episcopale delle istituzioni avrebbe ostacolato. Tuttavia l'intento fondamentale degli abati cluniacensi fu la riforma del monachesimo: il compito principale di Cluny fu quello di rinnovare e di conservare, tenuto conto delle circostanze e con i mezzi che l'epoca permetteva, l'ideale di una vita interamente occupata nella ricerca di Dio» secondo le esigenze più profonde della tradizione benedettina.

In questo senso Cluny può essere considerato il simbolo del monachesimo occidentale dal X al XII secolo. Ma il legame con la riforma della Chiesa fu soprattutto intrinseco: l'idea generatrice e unificante della riforma cluniacense consisteva nella convinzione che il monachesimo fosse, o dovesse essere, la più adeguata realizzazione del mistero della Chiesa quaggiù, il segno paradigmatico -per la Chiesa e per il mondo- della vita cristiana e della socialità nuova che essa instaura alla luce della carità.

 

L'apogeo della crescita di Cluny si ebbe con l'abbaziato ancor più lungo del grande Ugo (dal 1049 a 1109), del quale Papa e Imperatore si disputavano i servizi. L'epoca del suo abbaziato coincise con un periodo particolarmente significativo di quella  riforma della Chiesa che Ildebrando di Soana, già monaco cluniacense, aveva preparato e poi guidato dopo la sua ascesa al pontificato nel 1073 col nome di Gregorio VII. Ugo divenne il confidente del Papa; la sua presenza a Canossa nel 1077, non come antagonista dell'imperatore Enrico IV - da lui tenuto a battesimo - ma come «muto garante» della riconciliazione, è un simbolo della missione pacificatrice che Cluny adempiva, irradiando fuori del chiostro la vita nuova che si sperimentava all'interno.

Ugo fu anche il geniale promotore della terza chiesa di Cluny, la cui pianta è modellata su quella della basilica di S. Pietro a Roma: fu la chiesa più maestosa della cristianità medievale, significativamente chiamata «deambulatorio degli angeli». L'autorità di Ugo si estese, in vari modi, su ben 1184 monasteri che costellavano l'Europa (il solo monastero di Cluny contava 400 monaci).

 

 

LE CROCIATE

 

Come nacque l’idea di “crociata”

Assieme al monachesimo, la “crociata” bandita fra il 1096 e il 1099 dal Papa Urbano II rappresenta in modo particolarmente evidente la concezione della Christianitas medievale. Tuttavia il Papa non rivolse come era da aspettarsi l’appello all’Imperatore Enrico IV, perché in quel tempo questi era scomunicato (vedi supra “Lotta per le investiture”).

Il periodo storico delle Crociate, le spedizioni militari che l’Europa cristiana intraprese per libe­rare la Terra Santa dai conquistatori islamici, abbrac­cia un periodo di circa due secoli. Causa della Crociata, promossa dalla Chiesa che aveva ormai con­quistato un'immensa autorità morale su tutti i principi europei, è il dilagare dei Turchi Selgiucidi che, dopo avere strappato Gerusalemme e la Siria agli Arabi Fatimidi, annientarono anche l'esercito bizanti­no nella battaglia di Manzicerta (1071) e invasero l'Anatolia. L'intolleranza religiosa dei dominatori provocò l'interruzione dei rapporti fra l'Occidente cristiano e la Terra Santa.

Nel 1074 Gregorio VII progettava di accorrere in aiuto dei cristiani orientali alla testa di un esercito di cavalieri dell'Occidente, come Dux e Pontifex. Oltre alla liberazione del Santo Sepolcro e dei territori conquistati dai Selgiuchidi, egli mirava alla riunione della Chiesa greca con quella romana. Dopo la costituzione in Asia Minore del Sulta­nato di Rum (o Iconio) la stessa Costantinopoli era ormai minacciata dall’avanzata dei Selgiuchidi.

Nel 1095 l’Imperatore d’Oriente Alessio I Comneno inviò una legazione al pa­pa Urbano II, al sinodo di Piacenza, invocando aiuto.

 

La prima Crociata

Nel 1096 una prima spedizione disorganizzata, sotto la guida dell'eremita Pietro di Amiens, che infiamma le masse con le sue prediche, viene ster­minata da Bulgari e Selgiucidi.

Fra il 1096 e il 1099 la Crociata (alla quale non partecipano i sovrani scomunicati Enrico IV e il re di Francia) è guidata da Roberto di Normandia (Francesi del Nord), Goffredo di Buglione, Baldovino di Francia, Roberto di Fiandra (Lorenesi e Fiamminghi), Raimondo di Tolosa (Francesi del Sud), Boemondo di Taranto e suo nipote Tancredi (Normanni). Adhemar, vescovo di Puy, è il delegato pontifi­cio alla Crociata. L'esercito, tipicamente feuda­le, è costituito da vari contingenti, ognuno dei quali obbedisce solo al proprio capo. Si tratta, per lo più, di cadetti di nobili famiglie ansiosi di conquistarsi domini personali. Dopo il fortuna­to assedio di Nicea e la vittoria sul sultano di Iconio presso Dorileo, Antiochia cade per tradi­mento dopo sette mesi di assedio. Un esercito di soccorso, guidato da Kerboka, emiro di Mossul, viene messo in fuga da una vittoriosa sortita dei crociati.

A metà di Luglio del 1099 Gerusalemme viene espugnata dopo cin­que settimane di assedio. I principi crociati si spartiscono le terre conquistate costituendo di­versi Stati feudali; ciascuno dei principi assegna feudi minori ai suoi vassalli.

Si crea il Regno di Gerusalemme: i crociati eleggono sovrano Goffredo di Buglione che assume però soltanto il titolo di «difensore del Santo Se­polcro»; alla sua morte gli succede il fratello Baldovino [1100-1018] che accetta il titolo di re; un codice feudale («Assise di Gerusalemme»), regola i rapporti fra il re e i suoi vassalli. Il regno si disgre­gherà meno di un secolo dopo (1187).

Stati feudali minori sono il Principato di Antiochia, le Contee di Edessa e di Tripoli; Antiochia e Gerusalemme diventano sedi di patriarcati latini. Le continue lotte dei principi normanni di Antiochia con i Bizantini, e quelle intestine tra i vari si­gnori feudali nonché i persistenti contrasti tra i va­ri gruppi etnici, indeboliscono le signorie e favori­scono la riscossa musulmana. Anche l'impero mu­sulmano è tuttavia turbato da conflitti interni (Sel­giuchidi a est, Fatimidi in Egitto).

 

La seconda Crociata

Nel 1144 la conquista di Edessa da parte dell'emiro Imadeddin Zenris di Mossul determina tre anni dopo una nuova spedizione sotto la guida dell'Imperatore Corrado II (il Salico) e del re Luigi VII di Francia, spinti ad allearsi dalle esortazioni di Bernardo di Chiaravalle, il promotore della riforma benedettina di Citeaux (monaci Cistercensi). La cooperazione dei due eserciti venne però turbata dall'alleanza tra il re di Francia e i Normanni di Sicilia (il re Ruggero II)  uniti in una politica di forza contro Bisanzio, cui Corrado reagì alleandosi con l’Imperatore di Bisanzio Michele Comneno, avversario dei Normanni. I due eserciti, separati, vennero sconfitti più volte (Dorileo e Laodicea). L’Imperatore Corrado e Luigi VII unirono nuovamente le loro forze, ma le loro spedizioni contro Damasco e Ascalona ebbero esito infelice.

 

La terza Crociata

Nel 1187 nella battaglia di Hattin il sultano Salah Ad-Din (il Saladino della tradizione letteraria medievale) sconfisse l'avven­turiero Guido di Lusignano, usurpatore del trono di Gerusalemme alla morte del cognato Baldovino IV.  La caduta di Gerusalemme nelle mani del Saladino provocò due anni dopo un’altra spedizione. Questa volta fu l’Imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa, coe­rente con la sua idea del primato universale del­l'Imperatore, a porsi alla testa dell'impresa che riuniva tutti i principi cristiani. Dopo una bril­lante vittoria presso Iconio (1190), l'esercito si sfasciò allorché l'imperatore morì traversando un fiume a guado. Suo figlio, il duca Federico di Svevia, condusse una parte delle truppe nei pressi di San Giovanni d'Acri, dove morì, nel 1191. S.Giovanni d’Acri venne ferocemente conquistata nel 1191 da Riccardo Cuor di Leone re d'Inghilterra, e da Filippo Augusto re di Francia re di Francia.

Riccardo concluse una tregua col Saladino, ottenendo il territorio costiero fra Tiro e Giaffa, nonché la promessa di non ostacolare i pellegri­naggi a Gerusalemme, che rimase perciò nelle mani dei musulmani. Cipro, conquistata nel 1191, venne da lui concessa in feudo a Guido di Lusignano.

 

La quarta Crociata

Nel 1197 l’Imperatore Enrico VI, figlio del Barbarossa, iniziò un’altra spedizione, ma la sua improvvisa morte determinò il fallimento dell'impresa; l'acquisto si limitò a una striscia di costa presso Antiochia.

In seguito a ciò nel 1202-04  il Papa InnocenzoIII [1198-1216] chiamò i principi d'Europa a una nuova Crociata. Gran parte dei nobili francesi rispon­dono all'appello (il marchese Bonifacio del Monferrato, Baldovino di Fiandra e altri). Per ottenere da Venezia le navi, non riuscendole a pagare, i Crociati aiu­tarono la città lagunare nella devastante conquista di Zara. Lo stesso doge Enrico Dandolo assunse la guida dell'esercito Crociato per aderire alla richiesta d'aiuto da Costantinopoli del principe Alessio Anghelos, figlio dello spodesta­to Isacco, ma soprattutto per tutelare gli inte­ressi commerciali veneziani nel levante. La spedizione, che avrebbe dovuto avere per meta l'Egitto, venne perciò deviata verso l'impero Bizantino.

Nel 1202-05  l’esercito crociato attuò l’assedio di Costantinopoli, mentre crollava  il progetto di riunire la Chiesa greca con quella romana. Cacciati per breve tempo, i Crociati ri­conquistarono la Città imperiale: dopo un feroce saccheggio venne costituito l'Impero latino d'Oriente: Baldovino di Fiandra ne cinse la corona. Venezia si insediò nei porti maggiori ed ot­tenne il predominio commerciale, finché da Ni­cea nel 1261 Michele Paleologo rovesciò l'Impero Latino con l'aiuto di Genova, restaurando una dinastia bizantina (che reggerà l’Impero d’Oriente fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453).

 

Le ultime Crociate

Nel 1217 il Papa Gregorio IX impose all'imperatore Federico II di Svevia una spedizione in Palestina. Nel 1228-29 l’Imperatore, scomunicato dal papa per non aver mantenuto la promessa, preparò finalmente la Crociata. Dopo un primo fallito tentati­vo si recò a San Giovanni d'Acri e in forza di un trattato col sultano d'Egitto Elkamil, ottenne Gerusalemme, Betlemme e Nazareth, incoronandosi da solo re di Gerusalemme, titolo cui credeva di aver diritto per avere sposato Jolanda, figlia del re di Gerusalemme  Giovanni di Brienne.

Ma nel 1244 i saraceni riconquistano Gerusalemme, che non tornerà più in mani cristiane.

Nel 1248-54. Luigi IX (il Santo), re di Fran­cia, capeggiò una spedizione contro l'Egitto, roc­caforte dei musulmani. Conquistò Damietta (1249) ma venne battuto a Mansura e fatto pri­gioniero con tutto l'esercito. Liberato in cambio di un forte riscatto, nel 1270 partì ancora alla volta di Tu­nisi dove il suo esercito fu decimato da una pestilenza: anche il re perì nell’epidemia.

E nel 1291 San Giovanni d'Acri, ultimo baluardo cristiano, venne conquistato dai Mamelucchi. I Mamelucchi erano schiavi originari per lo più dall’Asia centrale e dall’Europa orientale, originariamente non musulmani, che una volta convertiti all’Islam erano stati addestrati alle armi dai loro conquistatori turchi e avevano ottenuto la supremazia in Egitto. Pure Tiro, Beirut e Sidone vennero sgomberate dai cristia­ni. Cipro rimase fino al 1489 sotto la Casa dei Lusignano; la signoria dei Cavalieri di San Giovanni sussiste a Rodi fino al 1523.

 

Gli ordini monastico-cavallereschi

Durante le Crociate vennero fondati gli Ordini ca­vallereschi, che conciliavano l'ideale ascetico con quello cavalleresco (voto monastico: povertà, ca­stità, obbedienza; protezione degli oppressi).

1. Cavalieri di San Giovanni, sorti dalla confrater­nita dell'Ospedale di Gerusalemme. Riconosciuti nel 1113 da Pasquale II, vennnero trasformati in Ordine dal 1120 sotto Raymond de Puy. Loro compi­ti erano la cura degli infermi e la milizia per la difesa della fe­de. Divisa dell'Ordine: mantello nero con croce bianca, in guerra giubba rossa. Nel 1291 l'Ordine fu trasferito a Cipro, nel 1309 a Rodi, nel 1530 a Malta (fino al 1798, di qui il nome di «Cavalieri di Malta»).

2. Templari, sorti dall'associazione di Hugue de Payns con alcuni cavalieri francesi allo scopo di proteggere in armi la Terra Santa e i pellegrini (1120). Divisa dell'Ordine: mantello bianco con croce rossa. Nel 1312 l'Ordine venne soppresso da papa Clemente V (Concilio di Vienne).

3. Ordine Teutonico, fondato a San Giovanni d'Acri come confraternita per la cura degli infermi. Diventa Ordine cavalleresco nel 1198. Divisa dell'Ordine: mantello bianco con croce nera. Dopo una residenza temporanea nella Transilvania, dove l'Ordine viene confinato da Andrea d’Ungheria, i cavalieri teutonici si stabiliscono in Prussia (Ermanno di Salza). Residenze del Gran Maestro: San Giovanni d'Acri, dal 1291 Venezia e dal 1309 Marienburg.

 

Espansione dall'Islam tra VII e VIII secolo

██ Espansione sotto il profeta Maometto 622-632

██ Espansione durante il califfato elettivo 632-661

██ Espansione durante il califfato omayyade 661-750

 

 

                           

Le conquiste dei Turchi Selgiukidi e i luoghi delle Crociate
 

 

I Balcani e l'Asia Minore nel 1230: l'Impero di Bulgaria (verde chiaro), il Despotato d'Epiro (verde scuro), l'Impero latino (rosa), l'Impero di Nicea (grigio), l’Impero di Trebisonda (viola).
 
 
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Fonte: http://www.istituto-santanna.it/Pages/LiceoScientifico/Storia%20medievale%20I%20Terza%20Liceo.doc

Autore del testo:

APPUNTI DI STORIA MEDIEVALE  -  CLASSE TERZA

A cura del Prof.  M.Croce

Parola chiave google : Storia medievale appunti e riassunto tipo file : doc

 

Storia medievale appunti e riassunto

  • Aa.Vv., Arti e tecniche del Medioevo, Einaudi, Torino 2006.
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  • F.Bertini (a cura di), Medioevo al femminile, Laterza, Roma-Bari 1996.
  • V.Bianchi, Marco Polo. Storia del mercante che capì la Cina, Laterza, Roma-Bari 2009.
  • G.Branchio, Carlo Magno, Liciano & Giunti, Teramo 1994.
  • P.Brown, Genesi della tarda antichità, Einaudi, Torino 2001.
  • G.M.Cantarella-V.Polonio-R.Rusconi, Chiesa, chiese, movimenti religiosi, Laterza, Roma-Bari 2001.
  • F.Cardini, Francesco d’Assisi, Mondadori, Milano 1989.
  • E.G.Costa, 1145-1318. La Militia Christi in Sicilia: il caso templare, ed. Leonida, Reggio Calabria 2009.
  • A.De Libera, La filosofia medievale, Il Mulino, Bologna 1991.
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  • G.Duby, L’anno Mille. Storia religiosa e psicologia collettiva, Einaudi, Torino 2001.
  • G.Duby, Donne nello specchio del Medioevo, Laterza, Roma-Bari 2008.
  • G.Duby, I peccati delle donne nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari 2008.
  • J.Flori, Cavalieri e cavalleria nel Medioevo, Einaudi, Torino 1999.
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  • E.W.Wies, Federico Barbarossa. Mito e realtà, Rusconi, Milano 1991.

 

Storia medievale appunti e riassunto

 

Il Medioevo : temi e questioni

 

Eventi

  • La struttura dell’impero – concetto di potere universalistico – legame tra potere spirituale e potere temporale – il carattere cristiano dell’Europa medievale
  • La Chiesa medievale come mediatrice tra cielo e terra – la crisi della Chiesa nei secoli IX e X è segnata da una continua interferenza del potere laico al suo interno e da una tendenza alla corruzione (simonia e concubinato)
  • Le grandi dinastie imperiali dopo la crisi del potere carolingio (ricordare i caratteri della crisi culminata nella deposizione di Carlo il Grosso e nella seguente fase dell’anarchia feudale- sec.IX II metà)
  • Casa di Sassonia ( 936-1024) OttoneI Ottone II Ottone III Enrico II ( da segnalare la politica di Ottone I legata al predominio sulla Chiesa attraverso il Privilegium Othonis e la politica dei vescovi-conti)
  • Casa di Franconia (1024-1125) Corrado II Enrico III Enrico IV Enrico V ( da segnalare il coinvolgimento dell’imperatore Corrado II nella dispute feudale legate alla vita politica della Città di Milano: Constitutio de Feudis del 1037_ la politica di ingerenza nell’elezione dei Pontefici di Enrico III e la Lotta per le Investiture sostenuta da Enrico IV e da Enrico V- conclusione nel Concordato di Worms)
  • Casa di Svevia ( 1152-1250) Federico I Enrico VI Federico II ( da segnalare la lotta di Federico I contro i Comuni e il carattere politico del suo progetto – il piano di costruzione dello stato moderno di FedericoII attraverso le Costituzioni di Melfi del 1231)
  • Le vicende della Chiesa: nel secolo XI assistiamo alla Rinascita spirituale legata al movimento cluniacense all’opera di pontefici quali Niccolò II e Gregorio VII impegnati nell’affermazione dell’autonomia e della superiorità del potere spirituale su quello temporale- Accanto a questo tipo di rinnovamento va segnalato anche lo sviluppo del movimento ereticale ( ideali di fondo- esempi- valutazione storico-culturale del pauperismo- mezzi di repressione della Chiesa anche attraverso la nascita degli ordini mendicanti.) – L’opera di Innocenzo III: progetto teocratico (1198-1216) ( importante ricordare i vari aspetti di questo progetto che coinvolge la Chiesa, l’Italia, lo Stato della Chiesa e l’Europa.
  • Le trasformazioni politico territoriali nell’Italia meridionale : i Normanni nel secolo XI conquistano il Meridione e fondano un regno legato alla Chiesa Romana che vede in loro un braccio armato

 

 

Tematiche centrali

 

  • L’organizzazione politica  “per ceti” prevede alcuni caratteri: un’identificazione tra piano sociale e piano politico ( il che comporta che l’esercizio di una superiorità sociale implica automaticamente l’esercizio di un’autorità politica)-un’idea “negativa”e gerarchica della libertà (intesa cioè come immunità rispetto alla potenza della legge)-debolezza del potere sovrano costretto a negoziare l’esercizio della sua autorità con  i particolarismi locali e soprattutto con la nobiltà che tende  a monopolizzare per fini di prestigio di ceto i poteri che il sovrano le affida (amministrazione della giustizia; organizzazione della difesa militare del territorio; controllo delle tasse..). Nel Basso MedioEvo lo sviluppo delle monarchie feudali tiene conto di questi fattori nella prospettiva di un rafforzamento del potere sovrano.

 

 

 

REGNO DI FRANCIA

(monarchia teocratica)

REGNO DI INGHILTERRA

(monarchia feudale)

  • 987 Ugo Capeto dà il via alla dinastia capetingia.
  • Il Regno di Francia vede i sovrani impegnati ad imporre lentamente il loro effettivo potere sull’intero territorio nazionale
  • A cavallo tra ‘200 e ‘300 i sovrani portano sotto il oro controllo le terre del meridione e del centro
  • Introduzione di un sistema amministrativo (Balivi-Consiglio del Re) capace di dare all’azione del sovrano un rapporto più stretto con la realtà del paese
  • 1066 Battaglia di Hastings:Guglielmo il Conquistatore dà inizio alla storia unitaria del paese
  • Il ruolo del sovrano è fortemente condizionato dal sistema dei parlamenti (Camera dei Lords e Camera dei Comuni)
  • Di rilievo la politica di Enrico II Plantageneto al fine di rafforzare il ruolo della corona, anche nei confronti del potere della Chiesa (cfr.Costituzioni di Clarendon che oltre a sottoporre a tassazione i beni ecclesiastici, prevedevano per il re il diritto d’influire sulla nomina dei vescovi e degli abati e per il clero l’obbligo di sottoporsi al giudizio dei tribunali reali come tutti gli altri sudditi )

 

 

  • UNIVERSALISMO POLITICO

 

  • La struttura dell’impero
  • concetto di potere universalistico
  • legame tra potere spirituale e potere temporale –
  • il carattere cristiano dell’Europa medievale

 

  • UNIVERSALISMO RELIGIOSO

 

Tematiche fondamentali della questione:

 

  • Il Cristianesimo come produttore dello “ Spirito dell’Occidente”
  • Il Cristianesimo da movimento a istituzione.
  • Lo sviluppo delle eresie e il rapporto con la cultura pagana.
  • La Chiesa occidentale svolge  funzioni di carattere politico e finisce per legare l’esercizio della missione spirituale al controllo del potere temporale
  • La Chiesa medievale come mediatrice tra cielo e terra  ( cfr. struttura gerarchica del rapporto tra legge degli uomini e legge di Dio)

 

Fonte: http://digilander.libero.it/domani_ti_sego/file%20word/sto%20med/caratteri%20gen%20sto%20med.doc

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