restaurazione in Europa e in Italia riassunto

 

 

 

restaurazione in Europa e in Italia riassunto

 

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restaurazione in Europa e in Italia riassunto

 

La restaurazione in Europa.

Un grande interprete della politica della Restaurazione fu il principe di Metternich, che diresse la politica austriaca fino al 1948; infatti egli cercò di coordinare l’azione delle grandi potenze nella difesa dell’ordine europeo. Per quanto riguarda la politica interna egli si schierò dalla parte dei governi di tipo assolutistico-illuminato, i quali, secondo lui, erano gli unici in grado di assicurare una corretta amministrazione ed un buon governo.

 

  • PRUSSIA: nonostante la crescente grandezza economica non attuò le trasformazioni istituzionali che erano state progettate. Negli altri stati della Confederazione Germanica si registrarono invece progressi economici che spingevano verso una maggiore integrazione delle varie regioni.

 

  • RUSSIA: il regno del successore di Alessandro I, Nicola I cominciò con la repressione di un moto organizzato da gruppi di ufficiali che volevano avviare in Russia una trasformazione in senso liberale; il suo regno fu caratterizzato da un intransigente autocrazia.

 

  • SPAGNA: Ferdinando VII reintrodusse i privilegi ecclesiastici e l’Inquisizione, abrogando la costituzione del 1812.

 

  • FRANCIA: Luigi XVIII attuò una restaurazione “morbida” cercando di non esasperare le tensioni. Concesse una Carta costituzionale che riconosceva le fondamentali libertà civili e la funzione legislativa di un Parlamento bicamerale; questa carta non metteva affatto in discussione il diritto divino del re. Cercò di tener testa alle forze più oltranziste, anche con la collaborazione dei monarchici costituzionalisti. A partire dal 1820 si spostò su posizioni più conservatrici. In seguito il governo francese, d’intesa con la Santa Alleanza, decise l’intervento armato contro i liberali spagnoli e le elezioni videro vincitore lo schieramento ultra-conseravatore.

 

  • GRAN BRETAGNA: la classe dirigente tory, legata all’alto clero anglicano e ai grandi proprietari terrieri, non era capace di confrontarsi con le trasformazioni produttive e le tensioni sociali della rivoluzione industriale, e quindi si attenne ad una linea politica di immobilismo e repressione. Nello stesso tempo i grandi proprietari terrieri continuarono a condizionare le scelte di politica economica del Parlamento. A causa del clima di agitazioni fu abolito l’habeas corpus che tutelava le libertà personali dei cittadini. A causa della repressione di un comizio da parte degli ussari il governo emanò dei Six Acts, con i quali venivano vietati i comizi pubblici, veniva istituita la censura preventiva sulla stampa ed era introdotta una tassa sulle pubblicazioni periodiche. Però nel corso degli anni ’20 all’interno del partito tory nacque la consapevolezza della necessità di alcune riforme, i cui maggiori interpreti furono Robert Peel e George Canning. Venne anche ripristinato l’habeas corpus e furono approvate alcune leggi per assicurare un minimo di protezione al lavoro di fabbrica.

 

La restaurazione in Italia

 

  • REGNO DI SARDEGNA: sotto Vittorio Emanuele I fu abrogata la legislazione napoleonica, vennero ripristinate le barriere doganali interne, vennero ridotte o soppresse le libertà civili, mentre vennero reintrodotti i privilegi aristocratici ed ecclesiastici. I Savoia volevano espandersi verso il milanese per cui vi era una latente ostilità verso l’Austria.

 

  • DUCATO DI MODENA E REGGIO: anche qui vi era una politica conservatrice con un’ambizione al ruolo di protagonista nella politica estera.

 

  • LOMBARDO-VENETO: il governo di Vienna adottò una linea politica non traumatica; il nuovo ordine austriaco cercava di ottenere il consenso non solo dagli aristocratici, ma anche dai ceti borghesi e dagli intellettuali. Per quanto riguarda l’economia pesavano le norme commerciali che facevano venire meno i tradizionali legami con la Francia e l’Europa occidentale inglobandola nel mercato economico asburgico.

 

  • IL DUCATO DI PARMA E PIACENZA E IL GRANDUCATO DI TOSCANA: nel primo vi era Maria Luisa d’Asburgo Lorena, la quale governò con moderazione; nel secondo Ferdinando III di Lorena mantenne anch’esso un orientamento moderato.

 

  • LO STATO DELLA CHIESA: con la restaurazione venne ripristinato il monopolio ecclesiastico sulle cariche politiche. Era comune una certa diffidenza verso le novità soprattutto con Gregorio XVI; a causa di ciò lo Stato della Chiesa si trovò in condizioni di grave arretratezza economica, civile, culturale.

 

Il cattolicesimo e la restaurazione

In Italia la chiesa cattolica diede un sostegno decisivo alla restaurazione, contro i principi laici di libertà. Con il tempo, però, ciò non fu più possibile e l’alleanza tra trono ed altare si dovette fondare su basi nuove, in quanto anche i ceti più elevati considerano la religione uno strumento di controllo politico delle popolazioni. Per riconquistare le posizioni perdute la chiesa si pose come unico baluardo contro l’influenza dei principi liberali e delle ideologie rivoluzionarie; per fare ciò puntò soprattutto sul mondo rurale, sfruttandone il noto tradizionalismo, e reclutando al suo interno i suoi sacerdoti, considerando la parrocchia rurale come la cellula vitale della società cristiana. Però, verso la fine del secolo, il rapporto di vicinanza tra parroco e fedeli entrò in crisi e si profilarono nuove forme di azione cattolica.

 

Il liberalismo e le prime correnti democratiche

La riflessione e la propaganda liberale si svilupparono in opposizione alle elaborazioni teoriche del pensiero politico della Restaurazione.

Le matrici del liberalismo sono legate al giusnaturalismo,  alle Carte dei diritti, all’Umanesimo e alla Riforma protestante.

Il termine indica una concezione che mira a salvaguardare le libertà individuali e a favorire l’esercizio delle libertà politiche in una società pluralistica e nell’ambito di istituzioni regolate da leggi. È una teoria che tutela i cittadini da ogni eccesso di potere, e che ammette l’esistenza di una sfera dell’esistenza umana che deve restare fuori da ogni competenza pubblica; inoltre pone attenzione alle forme istituzionali, le uniche che possono garantire e tutelare i diritti degli individui.

Era perciò indispensabile l’istituto della rappresentanza, formato da persone scelte per la loro capacità e la dedizione al bene pubblico, che decidevano ciò che è giusto confrontandosi fra loro; perché ci fosse questo confronto era necessaria la libertà di stampa.

Un altro orientamento politico che si sviluppò, anche se in misura minore, fu quello democratico. Esso puntava sui temi dell’uguaglianza, della sovranità popolare e della giustizia sociale, e si distingueva da liberalismo per l’importanza data ad una partecipazione politica collettiva, al principio di nazionalità e per la diffidenza verso le soluzioni di tipo diplomatico. Questo pensiero si sviluppò soprattutto negli ambienti dell’emigrazione.

In Italia il rappresentante più importante fu Giuseppe Mazzini.

 

Fonte: http://blog.reteluna.it/comunicazionelecce/wp-content/uploads/2009/03/riassunti-storia-contemporanea.doc

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