Dizionario delle rivoluzioni inglesi

 


 

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Dizionario delle rivoluzioni inglesi

Il dizionario delle rivoluzioni inglesi
Dieci parole chiave indispensabili se vuoi parlare di questo argomento

1. GENTRY
Piccola e media nobiltà terriera inglese, formatasi in età medievale soprattutto con l'acquisto di terre dall'aristocrazia. Esprimeva gli amministratori locali e i membri della Camera dei comuni. Caratterizzata da forti disparità economiche e di rango al suo interno, gli strati più alti furono protagonisti delle recinzioni (enclosures) delle terre comuni e costituirono la base sociale del movimento puritano e della prima rivoluzione (1642-1646), rifluendo poi su posizioni più moderate con la restaurazione e la Glorious Revolution (1688).

2. RECINZIONI (enclosures).
Operazioni di chiusura, generalmente con siepi, di campi aperti soggetti a usi collettivi e a forme di regolamentazione comunitaria. Sono considerate generalmente uno dei prerequisiti della rivoluzione agricola, tappa fondamentale nell'evoluzione dal regime fondiario tradizionale verso l'individualismo agrario e le moderne forme d'uso della terra. Nel caso inglese, considerato il modello classico di sviluppo capitalistico in agricoltura, le recinzioni avrebbero favorito il processo di affermazione della grande azienda e, attraverso la destrutturazione dell'economia contadina privata dei diritti comunitari sulle terre, la formazione di una classe di proletari senza terra, esercito industriale di riserva per la moderna fabbrica. In questo paradigma si attribuisce importanza cruciale all'ultima fase delle recinzioni, detta parlamentare perché assistita da apposite deliberazioni del parlamento di Londra, sviluppatasi tra il 1760 e il 1840 circa. La chiusura dei campi aperti, che neppure in Inghilterra rappresentavano tuttavia la norma del regime fondiario medievale, si snodò in realtà lungo un arco di tempo ben più ampio con modalità e motivazioni differenti. Alle recinzioni compiute tra il XV e il XVI secolo sottraendo più o meno abusivamente terre agli usi comunitari per destinarle al pascolo degli ovini (le pecore mangiano gli uomini, secondo Tommaso Moro) seguirono, nella seconda metà del XVII secolo, operazioni di accorpamento delle sparse unità di coltivazione a strisce in aziende compatte, affrancate, ancora una volta più o meno abusivamente, dai diritti collettivi e destinate a forme di coltivazione intensiva. Si è calcolato che in Inghilterra e Galles su circa 3,6-4 milioni di ettari di arativo circa 1,8 erano già recintati nel 1700. Tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell'Ottocento anche l'Europa continentale fu interessata, in forme differenziate, da analoghi processi di liquidazione del regime comunitario della terra.

3. PURITANESIMO
Movimento religioso di tendenza rigorista sorto all'interno dell'anglicanesimo, con l'intento di riformare la Chiesa d'Inghilterra secondo il modello calvinista. Considerandosi investiti direttamente da Dio per l'attuazione di un disegno di salvezza dell'Inghilterra e del mondo intero, i puritani predicavano in particolare la necessità di svincolare la chiesa dal potere politico e rifiutavano la struttura gerarchica implicita nell'organizzazione episcopale, contrapponendole un sistema di tipo presbiteriano, che aveva l'autorità suprema nel gruppo degli "anziani" eletti direttamente dai fedeli. Al rigorismo religioso corrispose presto un radicalismo politico che si espresse nell'opposizione ai cattolici Stuart. Dopo l'esilio ai tempi di Maria Tudor, anch'essa cattolica, i puritani inglesi, in quanto contrari all'assetto episcopale e alla supremazia dei sovrani sulla chiesa, vennero colpiti da Elisabetta I, che aveva imposto l'Atto di supremazia (1559). Guidati da Thomas Cartwright (1535-1603) si diedero allora una organizzazione separata. Molti presero la via dell'esilio verso l'America settentrionale (tra questi i famosi Padri pellegrini) prima che i contrasti interni sfociassero nella guerra civile inglese del 1640. Dopo la vittoria il parlamento puritano abolì l'episcopato e il Prayer book (1643-1644) e iniziò i lavori per la riforma della chiesa con l'Assemblea di Westminster. L'ostilità dei congregazionalisti (o indipendenti), contrari a ogni chiesa di stato e fautori di una totale autonomia delle comunità cristiane, impedì che si costituisse un organismo puritano stabile. La restaurazione dell'episcopalismo anglicano a opera di Carlo II, la destituzione dei pastori e le incarcerazioni seguite alla proclamazione dell'Atto di uniformità (1662) determinarono una crisi decisiva. Il movimento, esauritosi in Inghilterra nonostante la piena libertà ottenuta con il Toleration Act (1689) lasciò tuttavia una importante eredità nel Nuovo mondo, ove si espresse nella forma congregazionalista nei primi quarant'anni di colonizzazione del New England, dal 1620 al 1640. La piccola colonia dei "padri pellegrini" della Mayflower sbarcati nel Massachusetts il 21 dicembre 1620 fu seguita dalla grande migrazione dei puritani che, sotto la guida di John Winthrop (1588-1649), vi fondarono Boston nel 1630. Fuggiti dall'oppressione della Chiesa d'Inghilterra, i puritani non tardarono a manifestare a loro volta una propria intolleranza religiosa. I membri delle sette non calviniste che tentarono d'insediarsi nella colonia di Plymouth furono perseguitati e molti messi a morte. Il predicatore Roger Williams (1603?-1683) sfuggì per poco alla vendetta dei puritani allorché tentò di democratizzare la chiesa di Salem, ma riuscì poi a fondare una colonia relativamente tollerante (Rhode Island). Con gli indiani, i puritani furono altrettanto spietati. Secondo un vecchio, ma significativo adagio: I Padri Pellegrini si gettarono prima in ginocchio, e poi sugli aborigeni. L'aspetto più interessante del puritanesimo consisté nella cosiddetta "teologia del patto", che sviluppava il motivo biblico del patto tra Dio e Abramo. Al centro era l'idea di una Nuova Gerusalemme, comunità degli eletti o dei santi invisibili. Il patto con Dio fa riunire i credenti in comunità che si autogovernavano con metodi democratici per pregarlo in pubblico. All'interno della comunità stessa, poi, l'esistenza del singolo individuo si giustifica con la vocazione generale a essere un buon cristiano e, nel contempo, con la vocazione particolare a svolgere un ruolo ben determinato nella società, ruolo che l'individuo può scoprire analizzando sé stesso e le proprie capacità. Convivevano nel puritanesimo tanto una spiritualità tormentata quanto un accentuato impulso razionalizzante.

4. YEOMANRY
Ceto inglese degli yeomen, piccoli proprietari terrieri non nobili. Il nome indica anche le formazioni militari volontarie sorte in reazione all'insurrezione dei giacobiti (1745). La yeomanry fu poi utilizzata durante la guerra anglo-boera e durante i due conflitti mondiali.

5. PETIZIONE DEI DIRITTI (Petition of Rights, 1628).
Richiesta presentata dal parlamento inglese a Carlo I Stuart. Si rivendicava l'intangibilità della libertà personale e il diritto del parlamento a controllare la legittimità delle richieste del re in materia finanziaria e fiscale. Il re fu costretto ad accettarla ma un anno dopo sciolse il parlamento e avviò una spietata politica repressiva.

6. COMMONWEALTH
Traduzione inglese del latino res publica e sinonimo di common weal (bene comune). Questo termine è stato usato nella storia per indicare tipi diversi di comunità politiche del mondo anglosassone. Innanzitutto si chiamò così lo stato inglese durante il governo di Cromwell, ossia nel periodo fra la caduta di Carlo I e la restaurazione giacobita (1649-1660). In seguito designò la federazione delle colonie inglesi d'Australia e Tasmania dal momento della loro costituzione in stato federale (1900) e dal 1926 la comunità delle nazioni britanniche (British Commonwealth of Nations) nata dal declino e dalla trasformazione dell'impero britannico, comprendente il Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda, i dominion, le colonie, i protettorati e i territori in amministrazione fiduciaria. Quest'ultimo è il Commonwealth per antonomasia, che giunse a questa configurazione attraverso un lento processo evolutivo iniziato alla fine del XIX secolo, quando i rapporti fra le colonie e la madrepatria cominciarono a essere regolati da periodiche "conferenze imperiali". Il vero e proprio atto di nascita del Commonwealth si ebbe, però, dopo la prima guerra mondiale, durante la quale le colonie offrirono concreta dimostrazione della loro solidarietà verso la madrepatria. Alla conferenza imperiale del 1926 venne approvato un documento contenente la famosa dichiarazione di Balfour, che definiva la Gran Bretagna e i dominion come comunità autonome nell'ambito dell'impero britannico, di status uguale, senza alcun rapporto di subordinazione in ogni aspetto dei loro affari interni e internazionali, sebbene unite dalla comune fedeltà alla corona, e liberamente associate come membri del British Commonwealth of Nations. Con lo statuto di Westminster (1931) venne definita la struttura dell'organismo, di cui entravano a far parte come stati indipendenti il Canada, la Nuova Zelanda, l'Australia, il Sudafrica, l'Irlanda del nord (che ne sarebbe uscita nel 1947) e Terranova (che nel 1949 sarebbe entrata a far parte del Canada). Da allora, fino all'ingresso della Gran Bretagna nella Cee (1973) funzionò soprattutto come area doganale comune ma con grandi risvolti culturali. Capo del Commonwealth fu riconosciuto il sovrano inglese. Con l'Indian Independence Act del 1947 vi entrarono poi l'India, il Pakistan e Ceylon, imitati negli anni seguenti dagli altri stati che raggiungevano l'indipendenza: Ghana, Nigeria, Cipro, Sierra Leone, Kuwait, Tanzania, Giamaica, Trinidad e Tobago, Uganda, Kenya, Malaysia, Malawi, Zambia, Singapore, Malta, Gambia, Maldive, Guyana, Lesotho, Botswana, Barbados.

7. BILL OF RIGHTS (Inghilterra, 1689)
Atto con cui il parlamento, dopo la Glorious Revolution del 1688, dichiarò decaduto re Giacomo II Stuart e riconobbe la successione al trono di sua figlia Maria e del genero Guglielmo d'Orange e, in caso di mancanza di eredi diretti, di Anna, sorella di Maria, e dei discendenti, purché di religione protestante. Inoltre l'atto limitava fortemente le prerogative regie, assegnando al parlamento il controllo delle finanze, escludendo ogni interferenza del re nell'amministrazione della giustizia e garantendo piena libertà di parola ai membri del parlamento. Veniva riaffermato il principio secondo il quale il sovrano, nella sua qualità di capo dell'esecutivo, era sottoposto alle leggi e poteva essere privato dei suoi poteri dallo stesso parlamento qualora avesse rifiutato di sottoporsi a tali leggi. Al sovrano era negata la prerogativa di sospendere l'applicazione delle leggi stesse. Era inoltre tutelata la libertà delle elezioni parlamentari. L'atto fu solennemente accettato da Maria e da Guglielmo prima della loro incoronazione. Alcuni punti del documento si ritrovano nelle costituzioni di tutti gli stati che compongono la federazione americana.

8. GLORIOUS REVOLUTION (1688-1689)
Trasformazione del regime inglese da monarchia assoluta a monarchia costituzionale. Fu provocata dall'avversione per il tentativo di restaurazione cattolica attuato da Giacomo II Stuart, che colpiva più di un interesse costituito dell'aristocrazia terriera (rappresentata in politica dai tory) e della grande borghesia urbana (whig), già insofferenti per l'autoritarismo dispotico della dinastia scozzese. Alla nascita dell'erede al trono, destinato a essere allevato nella fede cattolica, i due schieramenti si accordarono per chiedere al protestante statolder d'Olanda Guglielmo III d'Orange, genero del re per averne sposato la figlia Maria, di cingere la corona, costringendo Giacomo II alla fuga in Francia. Con la Dichiarazione dei diritti (Bill of Rights, 1689) Guglielmo riconobbe i diritti del parlamento e la libertà di parola. Repressa nel sangue la resistenza giacobita dei cattolici irlandesi (1690), si instaurò un regime di tacita separazione dei poteri tra re (esecutivo) e parlamento (legislativo con controllo sui ministri). L'unione personale tra Paesi bassi e Inghilterra, da un secolo rivali sui mari, favorì la creazione di una potenza navale insuperabile.

9. WHIGS
Membri di uno dei due schieramenti politici formatisi nel Parlamento inglese fra il XVII e l'inizio del XIX secolo. Sostenevano la tolleranza religiosa, la limitazione del potere regio e gli interessi dei ceti commerciali e cittadini. Dominarono la scena politica durante i regni di Giorgio I e Giorgio II. Sconfitti dai tories, tornarono al potere nel 1830 e quindi si trasformarono, attraverso scontri interni, in partito liberale.

10. CAMERA DEI LORD
Organo rappresentativo, non elettivo, del parlamento inglese. La sua origine risale al XIII secolo, come assemblea di nobili e grandi feudatari il cui consenso era richiesto, secondo i dettami della Magna Charta (1215), per rendere esecutivi i decreti reali in materia fiscale. Il suo peso nell'ambito del sistema bicamerale inglese è andato gradualmente diminuendo dal XVII secolo. Con il bill del 1911 e la successiva legge del 1949 essa ha perduto definitivamente ogni potere legislativo in materia finanziaria a vantaggio della Camera dei comuni: la sua eventuale opposizione a una proposta di legge è divenuta sormontabile con una duplice approvazione da parte dei comuni. Attualmente la Camera dei lord gode di poteri limitati, ma adempie a funzioni importanti come quella di revisionare le proposte di legge che, a suo parere, non abbiano ricevuto una formulazione sufficientemente dettagliata e precisa dalla Camera dei comuni.

 

Fonte: http://sezionec.wikispaces.com/file/view/Dizionario+delle+rivoluzioni+inglesi.doc

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