Bullismo a scuola e nella vita

 


 

Bullismo a scuola e nella vita

 

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Definizione di bullismo e di prepotenza

 

BULLISMO ( mobbing in età evolutiva ) : questo è il termine di nuova generazione per indicare atti di violenza a scuola generalmente nel periodo adolescenziale e pre - adolescenziale. Sono molti i fatti di cronaca dove i ragazzi violenti che compiono atti di questo tipo trovano risposta da parte delle autorità competenti che, prontamente, prendono posizione contro i malfattori; ma, purtroppo, sono tantissime anche le situazioni di bullismo ( mobbing a scuola ) dove la vittima di violenza e la sua famiglia non trovano il coraggio di denunciare. Bisogna sempre tenere presente che più sono le sentenze di bullismo ( mobbing in età evolutiva ), più sarà possibile avvicinarci ad un riconoscimento giuridico della violenza tra ragazzi in particolari ambienti e modalità. Bisogna denunciare per arrivare ad un riconoscimento di questo tipo. Bisogna evitare che il bullismo manifestato a scuola ( come in altri ambienti ) sia fonte di seri danni per altre persone, vittime innocenti di quello che è oramai una vera e propria calamità sociale! Troppe sono le vittime e troppo è il silenzio… scuole e violenza sono termini che non devono andare affiancati: inevitabile, per le vittime e non solo, sarebbe aggiungere a questo terribile binomio la parola “paura” ! Derisioni, umiliazioni, lesioni, minacce, rabbia, notti insonni... è ora di dire stop al bullismo! è ora di dire stop al mobbing tra i banchi di scuola... è ora di dire un forte si alla legalità e al rispetto!

 

PREPOTENZE: Offese, esclusione dal gioco, cattiverie ingiustificate , prevaricazioni fisiche con calci e pugni o anche solo fastidiose sberlette, limitazione della libertà personale con la segregazione in una stanza contro la volontà della vittima: questi sono i principali tipi di azioni prepotenti tipiche del bullismo. Risulta difficile poterle elencare tutte con maggiore precisione poiché, come penso sappiate, la fantasia perversa di alcuni membri del branco non ha limiti stabiliti. Proprio per questi soggetti, la linea che separa il bullismo da una vera e propria microcriminalità diffusa è molto sottile. Uno dei dati più sconcertanti è che circa il 70 per cento degli alunni presi in considerazione da Roberto Nardello, in “ Il bullismo nella suola elementare”, in uno studio nelle scuole elementari, dichiarano di aver subito qualcuno di questi atti nei 3 mesi precedenti le interviste.

 

Da bullismo a mobbing in età evolutiva per poter accedere a tutela giuridica

MOBBING E BULLISMO: DIFFERENZE E ANALOGIE: psicologicamente parlando, bullismo e mobbing sono in parte molto simili… giuridicamente, a quanto pare, non è proprio così. Le fondamenta di questo consistono in due fatti:

  • Il bullismo non ha riferimenti legislativi o tutele particolari da parte di enti locali o corporazioni ( come i sindacati per il lavoratore), inoltre
  • Il bullismo vede, rispetto al mobbing, un genere di fattispecie in parte differente. E cioè:
    • avviene all'interno di conglomerati giovanili, nei luoghi di ritrovo dove, le regole e i limiti di tolleranza sono estremamente differenti rispetto all'ambiente lavorativo.
    • lo stato di sviluppo del persecutore: la maturità del lavoratore è sicuramente maggiore rispetto a quella di un giovane ai primi anni di studio superiore.

 

MOBBING: Violenze morali e persecuzioni psicologiche ( azioni; come comportamenti, parole, atti, gesti, scritti ; comunque e da chiunque attivate nell'ambito lavorativo, che mirano esplicitamente ad arrecare offesa alla personalità, alla dignità e all'integrità psico-fisica del lavoratore, nonché a metterne in pericolo l'impiego o a degradare il clima lavorativo). Tali azioni sono quelle svolte con carattere sistematico, duraturo ed intenso.

Gli atti e i comportamenti rilevanti si caratterizzano per il contenuto vessatorio e per le finalità persecutorie, e si traducono in critiche, molestie, minacce, maltrattamenti verbali esasperati e in atteggiamenti che danneggiano la personalità del lavoratore, quali la delegittimazione di immagine, anche di fronte a soggetti esterni all'Ente, il licenziamento, le dimissioni forzate, la perdita di potere formale e informale e del grado di influenza sugli altri, l'ingiustificata rimozione da incarichi già affidati, il pregiudizio delle prospettive di progressione di carriera, l'esclusione o immotivata marginalizzazione dalla comunicazione di informazioni rilevanti per lo svolgimento dette attività lavorative, la sottostima sistematica dei risultati ottenuti, l'attribuzione di compiti molto al di sopra delle possibilità professionali o detta condizione fisica e di salute, gli attacchi alla reputazione, la creazione di falsi pettegolezzi, insinuazioni malevoli, segnalazioni diffamatorie, informazioni volutamente errate.

Gli obiettivi più immediati del mobbing sono gli stessi del bullismo: l'umiliazione e la manifestazione di potere. Ovviamente il fine ultimo della carriera o dell'eliminazione dei colleghi “superflui” o “fastidiosi”, impossibile senza giusta causa, prevale sul semplice “faccio ciò che voglio di te”. Quest'ultima, tipica del bullismo, causa, bene o male, gli stessi danni della “fattispecie mobbing”. Ma vediamo meglio con quali strumenti.

Il mobbing esercitato (e subìto) in età evolutiva (cioè “bullismo”), quindi conseguenza di contrasto tra giovani, è caratterizzato da diversi comportamenti che costituiscono, a loro volta, reati differenti.

Paradossale è che, pur riconoscendo ciascuno di questi atteggiamenti, non si può riconoscerne la somma, parziale o totale, come una fattispecie nuova, oramai conclamata e tipizzata dagli psicologi.

 

Fonte: http://digilander.libero.it/scuolaacolori/disagio/minello/bullismo/definizioni.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Quali sono i principali atti che possono, a tutti gli effetti, essere considerati vero e proprio bullismo?

 

Sono atti di bullismo:

1  - Insulti
2  - Voci diffamatorie e false accuse
3  - Razzismo
4  - Critiche immotivate ed eccessivo controllo
5  - Piccoli furti
6  - Estorsione
7  - Minacce
8  - Violenza privata
9  - Aggressioni e/o giochi violenti con forti squilibri
10- Lesioni personali
11- Esclusione dal gioco (vedi convenzione dei diritti del fanciullo)
11- Percosse
13- Danneggiamento di cosa altrui.

fonte: http://digilander.libero.it/scuolaacolori/disagio/minello/bullismo/atti_bullismo.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

IL BULLISMO

"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni." OLWEUS
“ .                               ( TORNA   A   CRIMINOLOGIA )
La definizione che dà del bullismo Olweus, uno dei massimi studiosi di questo fenomeno, è indicativa di tale problematica e di come sia antica. Dalla definizione di Olweus si possono trarre le seguenti caratteristiche presenti in un comportamento di bullismo:

  • Azioni individuali o collettive di tipo:

* fisico: prendere a pugni o calci, prendere o maltrattare gli oggetti personali della vittima;
* verbale: insultare, deridere, offendere;
* indirette: fare pettegolezzi, isolare dal gruppo.

  • Dura nel tempo (settimane o mesi)
  • La vittima è impossibilitata à difendersi

Come abbiamo visto da queste caratteristiche il bullismo può essere attuato da un singolo individuo o da un gruppo e la vittima può essere, a sua volta, un singolo individuo o un gruppo. Si può distinguere una forma di bullismo diretto, che si manifesta in attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, e di bullismo indiretto, caratterizzato da una forma di isolamento sociale ed in una intenzionale esclusione dal gruppo. Per quanto riguarda la manifestazione degli atti di bullismo si può affermare che la scuola è senza dubbio il luogo in cui questi si manifestano con maggiore frequenza, soprattutto durante i momenti di ricreazione, e nell' uscita da scuola. Proprio a causa di ciò, le vittime dei bulli spesso rifiutano di andare a scuola. Rimproverati e rimproverandosi continuamente di "attirare" le prepotenze dei loro compagni, perdono sicurezza e autostima. Questo disagio può influire sulla loro concentrazione e sul loro apprendimento. Spesso ragazzi con sintomi da stress, mal di stomaco e mal di testa, incubi o attacchi d'ansia, o che marinano la scuola o, peggio ancora, hanno il timore di lasciare la sicurezza della propria casa, sono le vittime prescelte dal bullo. Le conseguenze di tale situazione sono spesso gravi e possono provocare strascichi anche in età di molto successive a quelle del sopruso stesso.Generalmente le vittime sono più deboli fisicamente della media dei ragazzi. Anche l'aspetto fisico (ad esempio l'obesità) può giocare un ruolo nella designazione della vittima, anche se non è determinante.
La vittima
Le vittime sono, per lo più, soggetti sensibili e calmi, anche se al contempo sono ansiosi ed insicuri. Se attaccati, reagiscono chiudendosi in se stessi o, se si tratta di bambini piccoli, piangendo. Talvolta soffrono anche di scarsa autostima ed hanno un'opinione negativa di sé e della propria situazione. Le vittime sono caratterizzate da un modello reattivo ansioso o sottomesso, associato, soprattutto se maschi, ad una debolezza fisica, modello che viene rinforzato negativamente dalle conseguenze dei comportamenti sopraffattori. Tali conseguenze sono sempre a svantaggio della vittima perché non possiede le abilità per affrontare la situazione o, se le possiede, le padroneggia in maniera inefficace. Solitamente le vittime vivono a scuola una condizione di solitudine, di isolamento e di abbandono. Manifestano particolari preoccupazioni riguardo al proprio corpo: hanno paura di farsi male, sono incapaci nelle attività di gioco o sportive, sono abitualmente non aggressivi e non prendono in giro i compagni, ma hanno difficoltà ad affermare se stessi nel gruppo dei coetanei. Il rendimento scolastico è di vario tipo e tende a peggiorare nella scuola media. Queste caratteristiche sono tipiche delle vittime definite passive o sottomesse, che segnalano agli altri l'insicurezza, l'incapacità, l'impossibilità o difficoltà di reagire di fronte agli insulti ricevuti; così le ripetute aggressioni non fanno altro che peggiorare questo quadro di incertezza sulle proprie capacità.
Il bullo
La caratteristica più evidente del comportamento da bullo è chiaramente quella dell'aggressività rivolta verso i compagni, ma molto spesso anche verso i genitori e gli insegnanti. I bulli hanno un forte bisogno di dominare gli altri e si dimostrano spesso impulsivi. Vantano spesso la loro superiorità, vera o presunta, si arrabbiano facilmente e presentano una bassa tolleranza alla frustrazione. Manifestano grosse difficoltà nel rispettare le regole e nel tollerare le contrarietà e i ritardi. Tentano a volte di trarre vantaggio anche utilizzando l'inganno. Si dimostrano molto abili nelle attività sportive e di gioco e sanno trarsi d'impaccio anche nelle situazioni difficili. Al contrario di ciò che generalmente si pensa, non presentano ansia o insicurezze. Sono caratterizzati quindi da un modello reattivo-aggressivo associato, se maschi, alla forza fisica che, suscitando popolarità, tende ad auto-rinforzarsi negativamente raggiungendo i propri obiettivi. I bulli hanno generalmente un atteggiamento positivo verso l'utilizzo di mezzi violenti per ottenere i propri scopi e mostrano una buona considerazione di se stessi. Il rendimento scolastico è vario ma tende ad abbassarsi con l'aumentare dell'età e, parallelamente a questa, si manifesta un atteggiamento negativo verso la scuola. L'atteggiamento aggressivo prevaricatore di questi giovani sembra essere correlato con una maggiore possibilità, nelle età successive, ad essere coinvolti in altri comportamenti problematici, quali la criminalità o l'abuso da alcool o da sostanze. All'interno del gruppo vi possono essere i cosiddetti bulli passivi, ovvero i seguaci o sobillatori che non partecipano attivamente agli episodi di bullismo. È frequente che questi ragazzi provengano da condizioni familiari educativamente inadeguate, il che potrebbe provocare un certo grado di ostilità verso l'ambiente. Questo fatto spiegherebbe in parte la soddisfazione di vedere soffrire i loro compagni. Questo tipo di atteggiamento è rinforzato spesso da un accresciuto prestigio.
La vittima provocatrice
Esiste un' "incrocio" tra vittima e bullo: le vittime provocatrici, caratterizzate da una combinazione di modalità di reazione ansiose e aggressive. Possono essere iperattivi, inquieti e offensivi. Tendono a controbattere e possono essere sgraditi anche agli adulti. Hanno la tendenza a prevaricare i compagni più deboli. Non è raro che il loro comportamento provochi reazioni negative da parte di molti compagni o di tutta la classe. Questo tipo di vittima è meno frequente rispetto alle precedenti e le vittime del primo tipo risultano maggiormente esposte a rischio di depressione. Le vittime presentano sin dall'infanzia un atteggiamento prudente e una forte sensibilità.
Condizioni che favoriscono il fenomeno
Vari studi hanno evidenziato alcuni fattori che sembrano essere alla base del comportamento aggressivo. Sicuramente un ruolo importante è da attribuire al temperamento del bambino. Un atteggiamento negativo di fondo, caratterizzato da mancanza di calore e di coinvolgimento, da parte delle persone che si prendono cura del bambino in tenera età, è un ulteriore fattore importante nello sviluppo di modalità aggressive nella relazione con gli altri. Anche l'eccessiva permissività e tolleranza verso l'aggressività manifestata verso i coetanei e i fratelli crea le condizioni per lo sviluppo di una modalità aggressiva stabile. Un ruolo importante è ricoperto anche dal modello genitoriale nel gestire il potere. L'uso eccessivo di punizioni fisiche porta il bambino ad utilizzarle come strumento per far rispettare le proprie regole. E' importante che siano espresse le regole da rispettare e da seguire ma non è educativo ricorrere soltanto alla punizione fisica. Queste non sono sicuramente le uniche cause del fenomeno, anzi, si può dire che esso è inserito in un reticolo di fattori concatenati tra loro. È, comunque, certo che le condotte inadeguate si verifichino, con maggior probabilità quando i genitori non sono a conoscenza di ciò che fanno i figli o quando non hanno saputo fornire adeguatamente i limiti oltre i quali certi comportamenti non sono consentiti. Gli stili educativi rappresentano infatti un fattore cruciale per lo sviluppo o meno delle condotte inadeguate. È interessante sottolineare come il grado di istruzione dei genitori, il livello socio-economico non sembrano essere correlate con le condotte aggressive dei figli. A livello sociale si è visto come anche i fattori di gruppo favoriscano questi episodi. All'interno del gruppo c'è un indebolimento del controllo e dell'inibizione delle condotte negative e si sviluppa una riduzione della responsabilità individuale. Questi fattori fanno sì che in presenza di ragazzi aggressivi anche coloro che generalmente non lo sono lo possano diventare. Per evitare che un bambino ansioso e insicuro diventi una vittima è importante che i genitori lo aiutino a trovare una migliore autostima, una maggiore autonomia e gli forniscano degli strumenti adeguati per affermarsi nel gruppo dei coetanei.
La prevenzione del bullismo
Risulta poco utile agire sul disturbo e sulla psicopatologia ormai conclamata. La specificità di un intervento preventivo è quindi rivolto a tutti gli alunni e non direttamente ai "bulli" e alle loro vittime, perché, al fine di un cambiamento stabile e duraturo, risulta maggiormente efficace agire sulla comunità degli spettatori. È importante sottolineare questo punto perché, come indicato in letteratura, è inefficace l'intervento psicologico individuale sul "bullo". Infatti il "bullo" non è motivato al cambiamento in quanto le sue azioni non sono percepite da lui come un problema, e queste sono un problema soltanto per la vittima, gli insegnanti e il contesto. L'intervento diretto sulla vittima, pur efficace a fini individuali, non lo è per quanto riguarda la riduzione del fenomeno del "bullismo". Quella vittima cesserà di essere tale e il bullo ne cercherà presto un'altra nel medesimo contesto. Quindi, la prevenzione deve interessare gli alunni, gli insegnanti e i genitori. Questi possono farsi carico dei problemi attivando una programmazione contro le prepotenze e promuovendo interventi tesi a costruire una cultura del rispetto e della solidarietà tra gli alunni e tra alunni ed insegnanti. Si è evidenziato che l'intervento con bambini e ragazzi, deve essere preventivo rispetto a segnali più o meno sommersi del disagio e rispetto alle fisiologiche crisi evolutive. Per questi motivi è necessario attuare un programma di intervento pluriennale di carattere preventivo e diretto al gruppo classe/scuola. Questo intervento rappresenta un'occasione di crescita per il gruppo classe stesso che, attraverso un maggiore dialogo ed una maggiore consapevolezza di pensieri, emozioni ed azioni, diventerà risorsa e sostegno per ciascun membro della classe. È inutile sottolineare che per rendere efficace e duraturo questo tipo di prevenzione, è necessario che gli insegnanti, gli educatori e le famiglie collaborino, come modelli e come soggetti promotori di modalità adeguate di interazione, affinché l'esempio possa essere acquisito e diventare uno stile di vita per i ragazzi. Il compito degli insegnanti è quindi quello di intervenire precocemente finché permangono le condizioni per modificare gli atteggiamenti inadeguati. Per migliorare la collaborazione con le famiglie è importante che si spieghi anche ai genitori che i loro figli possono assumere diversi atteggiamenti a seconda degli ambienti in cui si trovano. Questo è utile per prevenire la sorpresa delle famiglie nello scoprire modalità di comportamento differenti a casa e a scuola.
BULLISMO FEMMINILE
Un accenno vorrei farlo riguardo al "bullismo femminile". Esso viene poco considerato perchè molto meno vistoso rispetto a quello maschile, ma a causa di ciò più subdolo. Esso si manifesta meno "fisicamente" e di più "verbalmente" ed "indirettamente". Di solito la "bulla" s'atteggia ad "ape regina" e si circonda di altre api isolando chi non le è gradita. Inoltre mette in atto nei confronti dell' "esclusa" un vero e proprio comportamento persecutorio fatto di pettegolezzi e falsità infondate. Per la vittima diventa difficile chiedere aiuto, perchè il comportamento bullistico è poco evidente e si tende ad attribuire l'isolamento della vittima ad una sua eventuale timidezza. Si può facilmente immaginare quali possano essere gli esiti per la propria autostima, esiti che possono anche comportare quei disturbi del comportamento alimentare tanto frequenti fra le ragazze. .                               
Fonte: http://www.viviilsegreto.it/Il_bullismo.doc

 

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Articoli tratti dal “Corriere della Sera”

IL FENOMENO DEL BULLISMO. CONOSCERLO E PREVENIRLO
Piccoli drammi vanno in scena ogni giorno, soprattutto a scuola, senza che gli adulti si accorgano di nulla. Dalle derisioni alle offese verbali, dalle prepotenze alla vera e propria violenza fisica, sono tanti i gesti racchiusi sottoil nome di bullismo, gesti sistematici che si possono trasformare in un incubo e provocare danni seri.
Il quaderno sul bullismo fornisce una serie di indicazioni pratiche a genitori e insegnanti, in modo da individuare la vittima e il suo persecutore.
Per la prima volta all’interno di queste guide di Telefono Azzurro,compare anche un inserto staccabile dedicato a bambini e ragazzi. Si tratta di un fascicoletto che, in modo semplice e accessibile, si propone di avvicinare i più giovani alla conoscenza del fenomeno, guidandoli in un percorso di rifl essione sul problema e di individuazione delle possibili soluzioni.


Dr.  R. Albani pediatra  -14 marzo 2004

Il bullismo fa male. E non solo alle vittime

Il "bullismo" consiste in comportamenti aggressivi abituali di uno o più bambini o ragazzi nei confronti di un compagno, la "vittima" designata. Esiste anche un "bullismo indiretto", più comune fra le femmine, che si manifesta con l' isolare e calunniare la compagna presa di mira. Questo fenomeno si è molto diffuso nelle scuole di vari Paesi, tra cui il nostro, ed è argomento di numerose pubblicazioni. Le ragioni di questo aumento sono complesse e dipendono in parte da atteggiamenti degli adulti: la tendenza a dare alla “grinta” un valore positivo in assoluto; la svalutazione della solidarietà a favore della realizzazione individuale; la difficoltà, da parte di genitori e insegnanti, a stabilire regole. Alcuni minimizzano :” A scuola ci sono sempre stati i prevaricatori. Bisogna imparare a conviverci”.
Gli psicologi invece mostrano, statistiche alla mano, che il bullismo fa male sia a  chi lo pratica sia a chi lo subisce. I bulli, infatti, hanno non solo maggiori probabilità di sviluppare, in seguito, comportamenti delinquenziali, ma anche di soffrire di depressione e carenza di autostima.
Insomma, non possono fare a meno di comportarsi male, ma non ne godono. Le vittime soffrono anch’esse di depressione e scarsa autostima, perché si sentono indifese, e arrivano a progettare, e talvolta persino a commettere, il suicidio.


Il bullismo, insomma, non andrebbe sottovalutato, ma combattuto. Le sanzioni o le espulsioni comminate ai prevaricatori non bastano. Bisognerebbe studiare il fenomeno- come stanno facendo psicologi e pedagoghi in Inghilterra e negli USA- per trovare soluzioni, complesse quanto le sue origini.

 

Tutti i numeri del cyberbullismo
Un adolescente su tre è stato oggetto di episodi di cyberbullismo. Lo sostiene uno studio di Pew Internet & American Life Project.
STATI UNITI – Il bullismo è sempre esistito. Nasce e cresce soprattutto a scuola, nell'età delle insicurezze durante la quale gli studenti si dividono in prepotenti e mansueti e la vulnerabilità di vittime e carnefici è manifesta. La tecnologia non fa che rendere il fenomeno più vistoso e, in certi casi, lo facilita decisamente. Secondo i dati «Pew», infatti, il cyberspazio è un luogo dove si annida molto bullismo, anche per la comodità che offre la rete di comunicare, dividere, esporre e condividere. Un teenager su 3 sostiene di essere stato vittima online di un qualche episodio di teppismo giovanile, con relative persecuzioni tipiche di questo atteggiamento. Foto, e-mail, messaggi sgradevoli e insistenti: tutto ciò può essere catalogato sotto la voce bullismo e, se avviene in rete, sotto la voce di cyberbullismo. Eppure i giovanissimi, nonostante le brutte esperienze sul web, continuano a pensare che le peggiori minacce provengano fuori da internet. Per la precisione 2 adolescenti su 3 minimizzano i rischi del cyberspazio e avvertono che fuori dalle chat e dai social network il clima di violenza è ben peggiore. IL GENTIL SESSO – Secondo la ricerca «Pew», i maschi se la passano meglio delle femmine, ancora oggi e anche online più esposte ai rischi di comportamenti sgradevoli, di prevaricazione e di violenza (anche psicologica). Chiunque sia femmina o abbia finto di esserlo in qualche chat sa bene che la differenza di genere conta eccome e che nei siti web 2.0 come in Second Life o in realtà virtuali analoghe, le donne hanno vita meno facile. Per l'esattezza è stato vittima di bullismo in rete il 38% delle ragazze, contro il 26% dei ragazzi. Mentre in quei siti che fanno parte della galassia del social networking la probabilità di inciampare nel cyberbullismo è del 40%.
LA RICERCA Lo studio di «Pew Internet & American Life Project» si basa sulla testimonianza telefonica di 935 ragazzi dai 12 ai 17 anni e il 67% del campione intervistato dimostra di non avere la percezione del pericolo, continuando a ribadire che offline ci sono le realtà più preoccupanti. E soprattutto che internet, a questo proposito, non ha inventato niente di nuovo.

 

 

Il bullismo si elimina con una scuola competitiva
di
Francesco Alberoni
Negli ultimi tempi abbiamo visto gruppi di giovani violentare ragazze, picchiare i loro compagni e poi mettere i film delle loro prodezze su Internet. Episodi di bullismo, si dice. Ma cos’è il bullismo? I maschi hanno sempre cercato di affermarsi sui compagni attraverso la violenza e l’intimidazione. Sono meccanismi primordiali come l’ordine di beccata fra gli uccelli: becca per primo il più forte, poi, via via, fino al più debole, al più spaventato.
E fra i ragazzi si sono sempre formati gruppi che mirano al potere, a imporsi sulla massa degli altri. Di solito si raccolgono attorno a un capo particolarmente intraprendente o arrogante o violento. È questo il bullo. Il bullo è il capo di un gruppetto di ragazzi che si sentono come dei guerrieri in una società di imbelli... Arroganti, sprezzanti, schiavizzano i più deboli e se li trascinano dietro, mentre tutti gli altri chinano la testa come pecore. Il bullismo è la forma primordiale di potere. E va combattuto tenendo presente questa sua natura. È inutile l’ammonizione, la sanzione. Il bullo se ne fa vanto. Invece sono efficaci le misure che gli tolgono il pubblico, prima di tutto l’espulsione.
Chi è espulso non conta più nulla, non ha più nessuno su cui esercitare il suo fascino. Ma, dal punto di vista sociale, espellere dei ragazzi per poi lasciarli in strada è estremamente dannoso. Sono perciò stati molto bravi i magistrati che hanno mandato i bulli a lavorare in un centro di assistenza ai disabili, insegnando così loro che la società civile non consente al prepotente di opprimere il debole, ma deve aiutarlo. Un altro metodo efficace è quello di porre sotto sequestro i beni della famiglia, perché il bullo quasi sempre gode della complicità dei suoi. Ma la via maestra per evitare il bullismo è un’altra: favorire la competizione di squadra. Per troppo tempo nelle nostre scuole ha prevalso una mentalità—di origine marxista e cattolica — che considera la competizione un male.
Si è pensato che la violenza scompaia livellando tutti. Ma non è così. La violenza va sublimata creando squadre in competizione. I nostri ragazzi dovrebbero andare a scuola tutto il giorno e, oltre a star seduti sui banchi, fare lavori, sport, arte, musica, teatro. Ma all’interno di gruppi che si affrontano, che competono. Così in ciascuna squadra i leader emergono in base al loro valore, e tutti sono orgogliosi di partecipare perché si sentono parte di un noi, in cui trovano una identità, ed esprimono se stessi.


04 dicembre 2006

Adolescenti: tutti i vantaggi del cellulare
Il telefonino garantisce tranquillità ai genitori, che tengono meglio sotto controllo i figli

GRAN BRETAGNA – Meglio con che senza: questo è il parere dei genitori intervistati dalla società di ricerche britanniche Trust for Study of Adolescence sull’uso del telefonino da parte dei giovani. L’indagine – condotta su 60 famiglie appartenenti a ogni strato sociale ed economico – ha evidenziato che la maggior parte dei genitori è sostanzialmente concorde nel valutare positivamente l’impatto del telefonino sulla quotidianità dei propri figli e soprattutto sulle proprie ansie. La maggior parte dei padri e delle madri lo regala ai figli per poter essere sempre al corrente dei loro spostamenti e per poterli rintracciare. Farà anche male alla salute (dicono ogni tanto e ogni tanto smentiscono), causerà una leggera dipendenza emotiva, darà ai ragazzini odierni un’espressione talvolta lobotomizzata, ma è fonte di tranquillità per le famiglie e il rischio di bullismo telefonico, truffe via cellulare o minacce simili passa in secondo piano rispetto alla gioia della reperibilità.
TUTTI GLI USI – E se i grandi preferiscono sentire la voce dell’amato figlio, quest’ultimo dimostra invece di prediligere decisamente la rassicurazione via Sms. A questo proposito le femmine sono maggiormente controllate rispetto ai coetanei e, di conseguenza, tendono a messaggiare più spesso i propri spostamenti. I teenager utilizzano i messaggini per mettersi d’accordo, per intrecciare relazioni e – non ultimo – per contrattare con mamma e papà l’orario di rientro. In generale il telefono mobile regala ai giovani maggior sicurezza e un senso di indipendenza fondamentale e inseguito alla loro età.

 

NON SOLO FAMIGLIA – I genitori non sono i soli ad aver intuito i pregi del cellulare. Anche i politici hanno infatti capito il ruolo chiave che il piccolo dispositivo riveste nella vita degli adolescenti, e cercano quindi di raggiungere questi futuri elettori proprio via mobile, sfruttando a pieno le peculiarità comunicative del telefonino e il linguaggio sciolto che lo caratterizza. Si pensi all’iniziativa «Text Tony», vale a dire l’invito dell’amministrazione britannica a parlare con Tony Blair via Sms, ponendo domande e sollevando questioni. Altro progetto è il Citizen Calling project (www.citizencalling.com), attraverso il quale i giovani cittadini possono mettersi in contatto con il Parlamento britannico per mandare messaggi o video dai propri cellulari.
INCONVENIENTI HI-TECH – Gli esperti della Trust for Study of Adolescence trascurano però la possibilità che il telefonino si spenga o non prenda o, semplicemente, che il giovane non ne senta lo squillo (magari è in discoteca). Tanto è rassicurante sentire telefonicamente il proprio bambino, quanto è ansiogeno sentire la voce metallica «l’utente chiamato non è raggiungibile» o assistere allo squillo a vuoto. Ma questo fa parte degli inconvenienti, peraltro molto frequenti, in cui capita di imbattersi quando ci si affida alla tecnologia, o quando si ha a che fare con giovani che non vogliono essere rintracciati...
Emanuela Di Pasqua


23 ottobre 2006

Cellulari, armi improprie nelle scuole
Secondo gli insegnanti inglesi, i cellulari e la tecnologia in generale sono da considerare come un'arma.
REGNO UNITO – I telefonini dovrebbero essere classificati come armi potenzialmente pericolose. Lo sostengono i rappresentanti della National Association of Schoolmasters Union of Women Teachers (Nasuwt), la più grande associazione di insegnanti del Regno Unito. Il fenomeno del cyber bullismo è stato analizzato dal Governo britannico, che di recente ha autorizzato gli insegnanti delle scuole del Paese a confiscare i telefonini agli studenti. È stata inoltre costituita un'apposita task force, composta da ministri e da rappresentanti del corpo docenti e dell'industria della telefonia mobile, con l'intento di monitorare e gestire il problema in modo più efficace.
FUORI DALLE SCUOLE – E proprio di fronte a quest'organo di controllo il segretario generale della Naswuwt, Chris Keates, ha esposto ieri le sue preoccupazioni, includendo anche internet e le email tra gli strumenti comunemente utilizzati dai giovani bulli per compiere e documentare i loro (più o meno innocenti) soprusi. Come racconta la Bbc, il segretario ha dichiarato che i dispositivi portatili dovrebbero essere definitivamente banditi dalle aule scolastiche, poiché i ragazzi li utilizzano per sbeffeggiare gli insegnanti (ma anche i compagni), spesso in modo pesante. Oltre 100 i casi citati da Keates, che ha invitato l'autorità a prestare attenzione a siti internet come Ratemyteacher e Bebo, sulle cui pagine spesso compaiono – a detta sua– immagini e dichiarazioni che possono danneggiare la carriera e la rispettabilità degli insegnanti. «Questi siti sono alimentati dai ragazzini e dai loro cellulari. È arrivato il momento di regolamentarne l'uso da parte degli studenti, ma purtroppo molte scuole sembrano non voler affrontare seriamente il problema», ha spiegato Keates, aggiungendo che « La maggior parte dei casi di bullismo riportati al ministero competente non ha trovato corrispondenza in alcun tipo di azione da parte degli istituti dove sono avvenuti i fatti. Nessun genere di supporto è stato offerto alle vittime, e nessuno si è preoccupato di interpellare i responsabili». Secondo Keates è giunto il momento di prendere provvedimenti per combattere seriamente il fenomeno, tenendo presente che la tecnologia ha sì un ruolo importante all'interno della scuola, ma è ancora più importante che venga utilizzata in modo corretto e sicuro per tutti, e non per minacciare insegnanti o ragazzi.
IN ITALIA – Non si tratta certo di un problema che riguarda solo il Regno Unito: grazie alla grande diffusione dei telefonini anche tra i giovanissimi, il «bullismo mobil» potrebbe infatti turbare la quiete di qualsiasi scuola del mondo. I cyber bulletti finiscono spesso anche sulle pagine di cronaca italiana. Tra gli ultimi casi in cui il telefonino è stato usato ai danni di un'insegnante c'è l'episodio della docente di un istituto superiore della provincia di Lecce, verificatosi lo scorso febbraio. Un video di circa 80 secondi girato in classe e pubblicato su YouTube in cui si vedono tre studenti palpeggiare (o mimare il gesto) il fondoschiena della professoressa, che siede davanti a loro dandogli le spalle. Molto spesso però i protagonisti di questi brevi video sono gli stessi compagni di scuola dei bulli, ragazzi più deboli che non riescono a ribellarsi a soprusi e violenze. Puntualmente le immagini che testimoniano il fatto passano di cellulare in cellulare, e il più delle volte arrivano fino alla rete, finendo sotto l'occhio di tutti.
Alessandra Carboni

 

Fonte : http://www.istitutosanmassimo.it/Genitori/IL%20FENOMENO%20DEL%20BULLISMO.doc

 

COSA E’ IL BULLISMO?

Il termine bullismo descrive, in generale, un comportamento invadente, negativo e perpetuato nel tempo. Q lunga catena di incidenti, anche piccoli e di per sé poco significativi, comprende la sottovalutazione e la critica triviale dell’individuo, o degli individui che ha a bersaglio. Caratteristica dei bersagli non è tanto il fatto di essere sottoposti o più giovani, quanto quello di essere, in qualche modo, più deboli.
Di solito, il bullismo:
□       È un comportamento deliberatamente dannoso;
□       È continuato nel tempo;
□       Rende difficile, per le vittime, la difesa.
Possiamo distinguere tre tipi di bullismo:
1.    fisico: picchiare, derubare;
2.    verbale: insultare, usare nomignoli;
3.    indiretto: escludere dal gruppo, spettegolare.

Qui non c’è bullismo!
Quale scuola potrebbe scommetterci?
Una cattiva scuola ignora, minimizza, nega, rimuove, giustifica, razionalizza, colpevolizza la vittima ed i genitori della stessa, accantona o gestisce malamente gli episodi di bullismo.
Una buona scuola si dimostra attivamente pronta nel combattere fermamente e giustamente gli episodi di bullismo.
Nessuna scuola ha una ricetta per il bullismo. Considerare il problema seriamente è un buon inizio. Non solo non c’è nulla da perdere, ma, incoraggiando gli studenti a parlare di bullismo rende più facile imparare a parlare anche di altre forme di abuso. Di più, mantenere un controllo più stretto sui movimenti nella scuola, o intorno ad essa, mentre aiuta a proteggere gli studenti dal bullismo, riduce il rischio di intrusione da parte di adulti pericolosi.
Non c’è un singolo metodo per sconfiggere il bullismo. Possiamo, comunque, elencarne alcuni, già sperimentati nei paesi anglofoni.

 

Metodi per contrastare il bullismo:

  • La disciplina assertiva – un metodo sviluppato negli Stati Uniti che prevede un rigido sistema di premi e punizioni che viene applicato da tutti i docenti continuativamente e coerentemente. La sua efficacia è stata registrata nel ridurre l’indisciplina nella classe, ma non è ancora chiaro quanto sia efficace contro il bullismo.
  • Le “bully boxes” – un metodo semplice per cui gli studenti possono scrivere le loro preoccupazioni o esperienze ed imbucarle in un’apposita cassetta. La chiave per il successo di questa iniziativa sta nella fine che fanno questi messaggi.
  • Tribunale degli studenti – l’idea che gli studenti debbano prendere parte nella stesura delle regole della scuola non è nuova, ma che debbano prendere parte al giudizio ed alle decisioni riguardo il bullo potrebbe essere controversa. Gli adulti non dovrebbero essere comunque, dimissionari del loro ruolo di guida e di responsabilità.
  • Counselling – un insegnante o un altro adulto può avere le competenze ed il tempo da offrire per dare il suo contributo contro il bullismo. La carenza di tali competenze può essere di ostacolo.
  • Mediazione – è una strategia in cui le due parti si accordano sulla presenza di una terza persona – adulto o coetaneo – che faccia da mediatore. Ciò, in molti casi di bullismo, specie dove non c’è una grande disparità tra le parti, può essere utile. Non funzionerebbe lì dove il bullo non è intenzionato a porre fine all’abuso, o dove la vittima è troppo impaurita per partecipare.
  • L’approccio “no blame” – che “non punta l’indice”, è una strategia che procede per gradi, e che è efficace negli interventi precoci. Gli studenti che sono bersaglio di bullismo vogliono innanzitutto che l’abuso abbia fine, e sono spesso più sereni se al posto di una punizione viene chiesto al bullo di partecipare ad una serie di incontri educativi.
  • Gruppi di supporto: secondo questa idea, sviluppata in Australia, alcuni studenti delle classi terminali sono invitati, selezionati ed istruiti a fare da tutors per quelli di primo anno. Attraverso una serie di incontri di gruppo durante l’anno scolastico, i tutors guidano la discussione sui possibili disagi dei compagni più giovani. Materiale informativo e di riflessione viene preparato dagli insegnanti.
  • Una stanza sicura: si può pensare a garantire un luogo sicuro in cui gli studenti bersaglio di bullismo possono rifugiarsi – all’occorrenza, durante l’intervallo… -. Mentre questi luoghi offrono un porto sicuro in cui rifugiarsi, rischiano di avere l’effetto di sancire luoghi ostili e non ostili nella scuola.
  • Dialogo: nessuna strategia sarà efficace a meno che tutti i membri della scuola - studenti, genitori, docenti e non docenti – siano pronti a parlare apertamente e seriamente di bullismo.

Differenze tra bullismo e mobbing
 Ci sono due grandi differenze:
1.    Un adulto viene selezionato quale bersaglio di mobbing perché è migliore, più qualificato, maggiormente riconosciuto o più bravo nel suo lavoro. Un bambino, o ragazzo, viene selezionato come bersaglio del bullismo perché è meno popolare degli altri elementi del gruppo. Se tale impopolarità non esiste, il bullo si accanirà contro il compagno che è incapace di difendersi. Un fattore chiave nella scelta, da parte del bullo, è proprio la poca propensione, del suo bersaglio, a risolvere i conflitti con la violenza.
2.    Ci sono ottime possibilità che un bullo possa modificare il suo comportamento. Ammesso che, innanzitutto nella scuola, ci siano adulti consapevoli, capaci e disponibili a svolgere la loro funzione educativa. Un adulto che pratica mobbing, soprattutto se compulsivo, troverà molte più difficoltà a modificare il suo comportamento.

 

Profili del bullismo: il bullo e la vittima
 Il Bullo
Generalmente è: aggressivo, fisicamente forte, prono a ricorrere alla violenza, povero nella comunicazione interpersonale, scolasticamente al di sotto della media, con un basso livello di autostima, insicuro. Ha bisogno di sentirsi rispettato, ma non sa distinguere tra rispetto e paura, può venire da un ambiente domestico disfunzionale, è emotivamente immaturo, non accetta responsabilità, pensa che sia divertente dare il tormento ai compagni fisicamente più deboli.
Il bullo:
□       ha bisogno di attrarre l’attenzione;
□       stabilisce il suo potere sui membri più deboli del gruppo;
□       pratica il bullismo sia perché crede di essere benvoluto e supportato dal gruppo, sia perché crede che sia eccitante;
□       conosce come l’insegnante reagisce alle piccole trasgressioni ed agli attacchi minori alla vittima. Studia anche il comportamento dell’insegnante davanti alle proteste della vittima. E’ importante, per questo, che gli insegnanti siano consapevoli e coerenti nel loro atteggiamento;
□       continua a comportarsi da bullo, se non ci sono conseguenze al suo comportamento, se il resto del gruppo è un silenzioso testimone, se la vittima è silenziosa.

 

Perché essere bullo?

I ragazzi che scelgono di fare i bulli esibiscono un livello di rabbia e di aggressività che sentono di dover scaricare su altri, scelti per la loro vulnerabilità – vera o apparente -. Quando scoperti, i bulli negano e contrattaccano fingendo vittimismo, e così provano ad evadere, spesso con successo, le proprie responsabilità.
Domande essenziali dovrebbero essere: perché questo bambino o ragazzo è così aggressivo?; Perché non ha imparato a stare con gli altri senza usare la violenza?
E’ importante capire che genere di bullo abbiamo dinanzi per scegliere quale strategia utilizzare.
Il nostro bullo potrebbe, tra le tante ragioni del suo agire, essere:

  • Frustrato: una difficoltà che non è stata identificata potrebbe essere alla base di questa frustrazione. Un problema come la dislessia, la sordità, l’autismo, o una qualche difficoltà di apprendimento, che non gli consente né di vivere la scuola, né di rendere scolasticamente, come vorrebbe, potrebbe, o gli sia richiesto. Potrebbe combattere la frustrazione con il senso di potere che gli dà l’essere bullo.
  • A sua volta una vittima di bullismo. Anche essere bulli è cosa che si impara. In un ambiente in cui gli adulti falliscono in modo continuativo nel loro ruolo, potrebbe essere un modo di sopravvivere.
  • A corto di modelli comportamentali familiari da seguire, perché poveri o inesistenti. E’ difficile imparare le regole del comportamento o maturare un’intelligenza emotiva da autodidatti.
  • Abusato in famiglia, ed esprimere la sua rabbia nel bullismo.
  • Trascurato, o deprivato, tanto che il suo sviluppo comportamentale ed emotivo ha subito un ritardo.
  • Influenzato negativamente: perché, ad esempio ha frequentato, o frequenta, cattive compagnie di pari.
  • Affetto da un disordine di comportamento che può essere precursore di comportamenti antisociali, o disordini della personalità.

Tranne che nell’ultimo caso – in cui la professionalità richiesta è diversa -, ogni scuola ha il dovere di intervenire, e deve avere gli strumenti per farlo, con una strategia educativa adeguata.

 

La vittima.

Generalmente ha una bassa propensione alla violenza e cercherà di fare il possibile per evitarla. Fisicamente meno forte del bullo, spesso scolasticamente al di sopra della norma, differente (sebbene il termine sia altamente relativo), sensibile, spesso indipendente, con buona capacità di comunicazione con gli adulti, la vittima non riveste posizioni di potere ed è schivo alle politiche di classe. Ma accade anche che la vittima:
□       sia carente nella capacità di chiedere aiuto;
□       non abbia il supporto dei compagni o dell’insegnante, perché non è attraente;
□       attribuisca la responsabilità di ciò che accade a se stessa;
□       proviene da un ambiente familiare che rinforza tale responsabilità;
□       ha un grande bisogno di integrarsi.
Sebbene sia la vittima ad essere spesso etichettata come debole e inadeguata, è il bullo ad essere tale. Se non lo fosse, non avrebbe bisogno di essere un bullo.


La maggior parte degli studenti non è attivamente coinvolta nel bullismo, né come bulli, né come vittime. Sanno che è sbagliato, ma, a meno che non gli si chieda esplicitamente aiuto, o non li si convinca che hanno il dovere di agire, finiscono con l’essere testimoni silenziosi e, in questo modo, complici del fenomeno.

 Come si diventa vittima?
Perché si è grassi, o magri, o alti, o bassi, o per il colore di capelli, o per quello della pelle, perché si è silenziosi, per via degli occhiali, delle orecchie grandi o piccole o a sventola, per i denti sporgenti, per essere di un’altra cultura, per indossare i vestiti ‘sbagliati’, per non voler usare violenza per difendersi, o per qualsiasi altra scusa. Tutte le scuse hanno in comune un unico fattore, essere irrilevanti.
Il bersaglio è semplicemente un oggetto utile contro il quale scaricare la propria aggressività. Facciamo un esempio, se la scusa è quella di essere grassi, dimagrire non farà alcuna differenza.


"Ogni studente ha il diritto di frequentare una scuola sicura
e la responsabilità di fermare il bullismo”

Mai ignorare il bullismo!
 Chi pratica bullismo vuole sollecitare una risposta dal suo bersaglio. Se incontra indifferenza la provocazione cresce di intensità. Ignorare, può significare ‘non rispondere alle provocazioni’, ma non significa non fare alcunché. Quando il bullismo ha inizio, bisogna riconoscerlo, prendere nota delle provocazioni, allertare insegnanti e genitori. Inoltre, bisogna essere persistenti nella resistenza all’attacco e ricordare che tutti noi abbiamo il diritto a non essere attaccati, offesi, abusati.
 Evitiamo i luoghi comuni:


Confrontarsi con il bullismo rende più forti, è un rito di passaggio, è parte della vita di ognuno di noi.
Che sia chiaro: il bullismo  appartiene allo stesso rango del razzismo, dell’assalto, dello stupro, dell’abuso, della molestia, della violenza. Causa traumi e danni psicologici di considerevole entità.
Sarà, sfortunatamente, parte della vita di molti di noi, ma questo non lo rende accettabile.
E poi, quando si spezza un braccio - od una gamba - cresce forse più forte? Se appropriatamente curata può guarire, ma, per lo più, resta dolente a vita. Perché dovrebbe essere diverso per i traumi psicologici?

Non stare lì impalato! Affrontali!
Facile a dirsi. E’ strano, a pensarci: quante volte lo abbiamo detto o lo abbiamo sentito ripetere senza che venisse aggiunto come. Ebbene: come?

Le vittime del bullismo non sanno come difendersi verbalmente.
Il più delle volte sono proprio società, scuola e famiglia che non insegnano l’autodifesa verbale, emotiva, psicologica e fisica. E bisogna ammettere che, in materia, anche molti adulti non sanno da che parte iniziare.
Basta considerare: 1) che molti bulli hanno una scioltezza verbale che spesso viene fraintesa per intelligenza, ma che il più delle volte è facilità alla menzogna, al raggiro, alla parola superficiale e stereotipata, all’evasione delle domande; 2) che persino molti adulti, specie se meno dotati di intelligenza emotiva, vengono manipolati dai ben più giovani bulli; 3) che la passività dimostrata dalle vittime è anche incapacità ad uscire dalle trappole della paura di maggiori ripercussioni, del terrore di una maggiore violenza, del trauma, dello smarrimento del “perché proprio io?”, della confusione del “dove sono, e quando arrivano gli adulti di cui ho bisogno ora?”.

 

Le vittime del bullismo non contrattaccano fisicamente:
1)    Perché i bambini sono spesso puniti - a volte anche in maniera umiliante o brutale - se esibiscono comportamenti violenti. Insegniamo ai nostri bambini sin dalla nascita a non mordere, graffiare, colpire, spingere, tirare calci, tirare pugni, colpire o usare alcuna forma di violenza fisica. Perché cercare di risolvere i conflitti con il dialogo è un segno di integrità e forza di carattere, che richiede una lunga educazione atta a sviluppare alti valori morali.
2)    Perché le vittime del bullismo imparano presto che se contrattaccano fisicamente il bullo questo recita la parte della vittima – non di rado con ampio spargimento di lacrime – davanti all’adulto, tanto da sollecitare una punizione della vera vittima. Il bullo, quando l’adulto non c’è più, ricomincia la sua opera di persecuzione.

Le vittime del bullismo non piacciono a nessuno…
Se anche dovesse essere che la vittima del bullismo ha qualche caratteristica indesiderabile, questo non renderebbe comunque il bullismo accettabile.
sono deboli…
Chi è vittima di bullismo è rispettoso, onesto, creativo, sensibile e con una bassa propensione alla violenza, spesso ha anche una maturità emotiva ed una capacità di relazionarsi agli adulti, superiori alla norma. Il bullo vede in queste qualità, di cui è segretamente invidioso, delle vulnerabilità da sfruttare.
La vittima del bullo è il tipico bambino che viene premiato per la sua buona educazione. Eppure, quando questa buona educazione viene strenuamente mantenuta davanti all’attacco, l’adulto – che non sa come comportarsi – la etichetta come debolezza e passività.
solitarie…
I bambini vittime del bullismo mostrano spesso un livello di indipendenza che non gli dà il bisogno di appartenere ad una gang, o di vestirsi in maniera stereotipata, o di indulgere nelle politiche di classe. Questo non fa di loro dei solitari – e se anche lo fossero, non sarebbe un buon motivo per essere attaccati -.
A volte si dice che è normale che i bambini si picchino e che poi diventino grandi amici. Può darsi, ma non è questo il caso del bullismo. Diventereste grandi amici di chi vi ha violentato?

Non puoi eliminare il bullismo. Bisogna educare i ragazzi ad essere più assertivi.
Nascondere, sopprimere, o ridurre gli effetti del bullismo non è una soluzione al problema. Non puoi pensare di eliminare la causa eliminando l’effetto. La causa va combattuta. Detto questo, insegnare strategie di autodifesa (verbale, fisica…) è un’ottima idea, che deve fare parte dell’educazione alla vita, di cui la scuola dovrebbe essere co-protagonista.

I bulli sono i forti che attaccano i deboli.
I bulli sono quei codardi che selezionano la vittima perché è meno forte di loro.
I bulli sono quegli individui disfunzionali, aggressivi ed immaturi che non cercano - né apprezzano chi cerca - di risolvere un conflitto con il dialogo.
I bulli sono quegli individui che non accettano la responsabilità del loro comportamento e degli effetti del loro comportamento sugli altri.

E’ la violenza televisiva che rende i ragazzi violenti.
Tutti noi siamo testimoni della violenza televisiva, ma solo pochissimi tra noi sono violenti. E’ pur vero che essere testimoni di continue scene di violenza ci desensibilizza, e che questo diventa più preoccupante se riferito ai ragazzi la cui sensibilità dovrebbe essere, invece, esercitata e sollecitata.

E’ preferibile adottare un comportamento non colpevolizzante.
E’ una decisione da prendere con molta cautela. In linea di massima, e nei confronti di bullismo minore, il comportamento del bullo può essere convertito in positivo – da aggressore a protettore -. Per i bulli compulsivi sarebbe bene affrontare il discorso della responsabilità con chiarezza e fermezza. E’ un discorso diverso dalla punizione. Quando il bullo persevera nel suo comportamento persecutorio è bene che venga monitorato e soggetto a sanzioni crescenti, che includono, in ultima analisi, l’allontanamento e la punizione come azione legale. Una cosa è non colpevolizzare, un’altra deresponsabilizzare.

Cosa deve fare la scuola?
 Ignorare il problema?
Il bullismo può causare danni permanenti e, a volte anche morte. Una scuola che ignori o sottovaluti il bullismo mette in pericolo tutti i suoi studenti. Una scuola siffatta fallisce la sua stessa missione educativa.


La scuola è una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia fatta a New York il 20 novembre 1989 e con i principi generali dell'ordinamento italiano.
DPR 24 giugno 1998, n. 249

Punire il bullo?
Punire il bersaglio se si ribella?
Espellere il bullo, passando così il problema ad un’altra scuola?
Creare un ambiente in cui è chiaro sin dal primo giorno di scuola che bullismo, aggressione e violenza non sono ben accetti?
Bisognerebbe scegliere una politica interna che non si fermi alle parole sulla carta, che non sia solo reattiva, ossia rispolverata quando la violenza è già avvenuta, ma che sia pro-attiva.
Quella reattiva dovrebbe comprendere un programma di supporto, di supervisione e mentoraggio, affinché per il bullo compia un processo di maturazione che lo porti a comprendere che la violenza non è accettabile. Il processo è lungo ma non ci sono scorciatoie. Se il bullo dovesse rispondere negativamente, allora una serie di rinforzi negativi, compreso il fatto di allontanarlo dalla classe, dovrebbe essere accessibile.
Quella pro-attiva dovrebbe avere come obiettivi:
□       l’onestà di ammettere che il problema esiste
□       l’apertura necessaria all’incoraggiamento a parlare di sé e dei propri problemi
□       la partecipazione diffusa di docenti, non docenti, studenti, genitori
□       insegnare a tutti, a potenziali bersagli quanto a potenziali bulli, sia come essere assertivi (autodifesa emotiva e verbale), sia come saper gestire la propria aggressività ed interagire in maniera responsabile
Bambini e ragazzi formano naturalmente gruppi dai quali qualcuno è escluso. Bisognerebbe insegnare che i compagni sono meritevoli di rispetto a di là del fatto che siano ‘dentro’ o ‘fuori’ dal gruppo. Anche di più. Sappiamo che la conformità detiene un posto di rilievo nella vita dei giovanissimi, e l’esclusione è sempre dolorosa, per cui bisognerebbe invogliare i bambini, ed i ragazzi ad essere pro-attivi verso chi è ‘fuori’.
Proposta di guida per la scuola
 Cosa fare la scuola quando si presenta un caso di bullismo.
Primo:
        Siate contenti del fatto che il fenomeno sia stato portato allo scoperto;
        Lo scopo di qualsiasi intervento deve fermare immediatamente l’abuso;
        Informate i compagni dell’accaduto e sollecitali ad aiutare la vittima.
Supporto per la vittima:
□       Assicuratevi che la vittima viva in un ambiente libero da bullismo;
□       Usate pari affidabili, insegnanti capaci e tutto il supporto qualificato che potete garantire.
Isolare il bullo:
      Allontanate, momentaneamente, il bullo;
      Far riflettere lo studente sulle ragioni del suo allontanamento;
      Chiedete al bullo di mettere per iscritto – una lettera che, per esempio, può portare a casa ai suoi genitori -, spiegando perché è stato allontanato (con ragioni che vadano al di là del semplice fatto di essere stato scoperto).


Con il supporto dei coetanei

Accettare l’altro, sviluppare l’empatia

Con il supporto dei docenti


Gestire aggressività, rabbia, egocentrismo

Supporto per il bullo:
      Si può usare un programma educativo che focalizzi sul supporto/coinvolgimento attivo del gruppo di pari;

"Combattere il bullismo con successo implica la creazione di una comunità scolastica solidale, in cui ognuno accetta sia il diritto di vivere una scuola senza violenza sia la responsabilità di difendere i compagni più vulnerabili.

      Si può scegliere un programma atto a rinforzare il senso di responsabilità del bullo, prima con incontri individuali, poi di gruppo, possibilmente inclusa la vittima.

 

 Il coinvolgimento dei coetanei è indispensabile. Serve: 1) a creare un clima di solidarietà; 2) a combattere l’omertà e l’indifferenza; 3) ad incoraggiare le vittime a chiedere aiuto; 4) a sottrarre al bullo i potenziali proseliti.
La comunità scolastica solidale
 Ci sono dei passaggi che una scuola può compiere nello sforzo di essere zona libera da bullismo:

  1. raccogliere informazioni sulla percezione del fenomeno da parte di alunni, genitori, personale docente e non docente;

 

  1. dedicare tempo collegiale al problema, per:

      dare una breve spiegazione del fenomeno. Ciò dovrebbe chiarire le idee sull’oggetto del discorso ed uniformare le interpretazioni dei docenti;
Ø      enfatizzare nel Piano d’Offerta Formativa lo sforzo che la scuola sta intraprendendo, introducendolo nella “Filosofia” della scuola e riprendendolo in una politica chiara nel Regolamento d’Istituto;
      elaborare le informazioni raccolte sulla percezione del fenomeno da parte di alunni, genitori, personale docente e non docente;

  1. cercare informazioni su quello che è stato sperimentato in altre scuole;
  2. coinvolgere i genitori nella comprensione del problema;
  3. alzare il livello di consapevolezza negli studenti: utilizzando servizi - come il CIC - che potrebbero elaborare un programma di sviluppo di competenze sociali;
  4. ideare un progetto trans-disciplinare che abbia contenuti pro-sociali, come lo sviluppo dell’empatia…
  5. promuovere incontri con esperti, cui fare partecipare l’intera comunità scolastica.

Per gli insegnanti
Tutte le componenti della scuola devono essere sollecite e coerenti contro il bullismo.

  • E’ cruciale che l’intervento sia immediato;
  • La procedura deve essere chiara e lineare.

La scuola, sia nelle sue componenti fisiche, sia nel Regolamento d’Istituto, deve dimostrare con chiarezza un coinvolgimento immediato a supporto dell’insegnante che ha il compito di mantenere – o ripristinare – un clima libero da abuso in classe.

  • Stampare una copia del Regolamento d’Istituto in cui il comportamento che è bene tenere in classe sia chiaramente descritto.
  • Fare del raccontare e raccontarsi una pratica.
  • Sviluppare meccanismi atti ad assicurare il fatto che gli studenti possano confidarsi senza essere giudicati.
  • Utilizzare studenti più grandi, responsabilizzandoli in attività contro il bullismo.

Fuori dalla classe:

  • Assicurarsi che gli studenti che si sentono vulnerabili, o che sono correntemente vittime, abbiano un posto sicuro in cui potersi rifugiare.
  • Provvedere che ci sia una qualche forma di controllo in quei luoghi e tempi in cui il bullismo è avvenuto.
  • Monitorare i luoghi d’incontro all’arrivo ed alla partenza da scuola.

Un buon insegnante:

  • Nota quando uno studente è isolato o triste.
  • Ne cerca le ragioni.
  • Non considera gli atteggiamenti abusivi come un modo di scherzare o un passaggio inevitabile della crescita.
  • Non suggerisce alla vittima di contrattaccare fisicamente, o di ignorare, o di cavarsela da sola.

Bisogna sviluppare una certa sensibilità riguardo l’abuso verbale. Se la nostra reazione è più chiara quando l’abuso è fisico, non sempre siamo capaci di saper dare il giusto peso all’abuso verbale.
Bisognerebbe sempre fare attenzione all’effetto che le parole hanno sul destinatario. Alcune parole, quelle che fanno riferimento alla razza o alla disabilità, per esempio, non dovrebbero mai essere tollerate.
Il commento gentile ed umoristico è uno dei fenomeni tipicamente umani, e, a volte, nomignoli che sembrano pesanti, sono il simbolo dell’accettazione di un gruppo e dell’appartenenza ad esso. L’importante è fare caso a come il destinatario del commento o del nomignolo reagisce. Se si nota che i commenti, o nomignoli colpiscono profondamente la persona a cui sono diretti, è tempo di agire. Come minimo bisognerebbe far notare quanto danno, quel ‘piccolo divertimento’ stia causando.
Un’ulteriore accortezza che possiamo usare, come insegnanti, è quella di non cadere nell’etichettamento. Né bullo, né vittima dovrebbero essere delle etichette. Le parole ‘bullo’ e ‘vittima’ incidono sull’autostima dell’individuo a cui sono destinate. In particolare, mentre ‘vittima’, richiama un certo margine di responsabilità nell’accaduto - sarebbe, forse, più opportuno usare la parola ‘bersaglio’ -, la parola ‘bullo’, potrebbe scatenare il bisogno di adottare un comportamento che ne sia all’altezza – se vogliamo che i nostri sforzi a cambiare un comportamento così dannoso siano efficaci, dobbiamo anche credere che il ‘bullo’ sia capace di cambiare il suo comportamento per il meglio -.
Anche in classe si può insegnare ad essere assertivi.
Insegnare ai bambini ad essere assertivi si può fare dandogli la possibilità di allenarsi –allenarsi tanto, soprattutto se hanno sofferto l’esperienza del bullismo - in un clima rilassato e protetto.
Si può giocare al gioco “cosa accade se…?”

  1. si può invitare lo studente ad essere un detective: A) guardare un’altra persona, analizzarne lo sguardo, la posizione, il modo in cui cammina, il tono di voce, quello che dice; B) distinguere ciò che è passivo, ciò che è aggressivo e ciò che è assertivo.
  2. trovare una situazione in cui lo studente si è trovato in difficoltà e parlarne. Sottolineando che il passato non si cambia, trovare quello che si può imparare da quell’esperienza. Si sarebbe potuto dire qualcosa di diverso? In un modo diverso? Cosa? Ciò sarebbe stato di aiuto o lo avrebbe danneggiato? E’ importante discutere modi alternativi di reagire e fare pratica su uno o due modi di cavarsela.
  3. si dà inizio al gioco “cosa faresti se…?”, tipo “cosa faresti se tizio ti venisse incontro nel corridoio della scuola ed iniziasse ad offenderti?”, o “cosa faresti se tizio ti rubasse la merenda?”...

 

Monitoraggio giornaliero
Strategie pro-attive
□       Dare ascolto ai genitori
□       Stabilire modi di monitoraggio precisi per rassicurare i genitori
□       Stabilire una data entro la quale un passo preciso verrà intrapreso
□       Prestare attenzione alla disposizione dei posti in classe
□       Tenere un diario degli episodi di cui siete a conoscenza, e dei loro sviluppi
□       Aumentare la supervisione durante gli intervalli nei corridoi, nei cortili…
□       Incoraggiare la scuola tutta a parlare ed essere consapevole del fenomeno
□       Formare una coscienza comune perché essere testimoni sia una responsabilità, un’occasione di crescita…
□       Riconoscete che la pressione dei coetanei è un fattore chiave. La pressione del gruppo a modificare un comportamento aggressivo è sempre un aiuto prezioso
□       Notare che, una volta che uno studente testimone ha agito attivamente dinnanzi ad un episodio di bullismo, gli sarà più facile intervenire anche in occasioni successive
□       Prima si inizia ad imparare ad provare empatia, meglio si riesce
□       Promuovere comportamenti pro-attivi non è semplice, particolarmente per gli studenti di scuola superiore. Dire direttamente come i ragazzi dovrebbero comportarsi nel caso fossero testimoni di bullismo non funziona, anzi, a volte può essere controproducente. Bisogna che l’influenza dell’insegnante sia più sottile e indiretta.
Una guida per i bambini
 “Non ti permettere!” - Consigli per i bambini della scuola primaria
 Il bullismo è sempre sbagliato, ed i ‘bulli’ devono cambiare.
Il bullismo non è mai accettabile. Le circostanze non hanno importanza, non ci sono scuse. Nessuno ha il diritto di abusare di un’altra persona, ed i ‘bulli’ devono prendere la responsabilità del male che fanno agli altri.
Se sei stato bersaglio di bullismo non è colpa tua. Anche se ti senti in colpa. Il bullo ha un problema e deve cambiare il suo comportamento sbagliato.
Qualsiasi cosa tu decida di fare, non tenere segreto quello che ti sta succedendo. Può sembrarti difficile, ma devi continuare a parlare, anche molte volte, e raccontare quello che ti accade finché il bullo non viene fermato.
 Cosa è il bullismo?
□       Quando qualcuno pensa che farti piangere, o arrabbiare, sia una cosa buffa;
□       Quando non smettono anche dopo che tu hai detto: “BASTA!”;
□       Quando qualcuno dice delle brutte cose su di te;
□       Quando qualcuno impedisce agli altri di parlarti;
□       Quando qualcuno ti porta via tutti gli amici e ti lascia da solo;
□       Quando ti picchiano, o ti fanno male, di proposito…
Quello è bullismo
 Perché certi bambini fanno i bulli?
□       Forse il bullo è geloso di te;
□       Forse si sente male dentro e vuole che tu ti senta nello stesso modo;
□       Forse ha paura che, se non fa così, non piace a nessuno;
□       Forse fa del male a gli altri così gli altri hanno paura di lui e non gli fanno male;
□       Forse a casa fanno del male a lui e lui pensa che sia normale fare del male agli altri;
□       Forse pensa che sia un modo di essere intelligente;
□       Forse è solo uno stupido viziato.
 Perché fanno del male a te?
I bulli si comportano così perché hanno un problema.
A volte, il bullo ammette di comportarsi così scegliendo:
□       Bambini che sono tranquilli e che non parleranno;
□       Bambini che sono impauriti;
□       Bambini che reagiscono piangendo;
□       Bambini che sono bravi a suola, o che non sono bravi a scuola;
□       Bambini che sono simpatici agli altri, o bambini antipatici;
Potremmo dire senza sbagliarci, che, per i bulli, qualsiasi scusa è buona. Certo, può darsi che tu abbia una caratteristica che ti rende un po’ particolare, ma, credici, anche se non ce l'avessi, il bullo ne inventerebbe una.
 Come puoi fermarli?
Dillo alla tua mamma… Dillo alla maestra, o al maestro…
Ai bulli non piace che gli adulti sappiano quello che sta succedendo.
Cosa dovresti fare?
Iniziamo con il fare alcune considerazioni.


Ognuno di noi ha:
  1. il diritto di essere trattato con rispetto
  2. il diritto di sbagliare e di essere responsabile dei propri sbagli
  3. il diritto di dire di NO senza sentirsi in colpa
  4. il diritto di chiedere (sapendo che l’altro ha il diritto di rifiutare)
  5. il diritto di essere ascoltato e di essere preso seriamente
  6. il diritto di dire “non capisco”
  7. il diritto di chiedere informazioni

Ci sono tre modi di reagire – indipendentemente dal fatto di essere timidi, introversi,  o estroversi… - :

  1. passivo (quando si crede che i diritti degli altri siano superiori ai nostri)
  2. aggressivo (quando si crede che i propri diritti siano superiori a quelli degli altri)
  3. assertivo (quando si rispettano gli altri quanto si rispetta se stessi).

 Impara ad essere assertivo!
□       Affronta il bullo stando ben dritto in piedi;
□       Guarda il bullo dritto negli occhi;
□       Voltati e vai via senza dire una parola;
Il bullo potrebbe annoiarsi del fatto che tu non reagisci.
Se continua, prova questo – allenati, anche per diversi giorni, davanti ad uno specchio - :
□       Stai ben dritto in piedi, di fronte allo specchio;
□       Guarda la tua immagine nello specchio e concentrati sullo sguardo, dritto e fermo;
□       Prova ad essere deciso con tutto il tuo corpo, non sorridere e continua a guardati allo specchio come se guardassi il bullo negli occhi. Ricorda, quando dici di non a qualcuno, stai solo rifiutando di fare quello che chiede, non stai rifiutando lui come persona.
□        Respira profondamente e grida “NO!” molto forte;
□       Fai lo stesso con “ALLONTANATI!”;
□       Fai lo stesso con “LASCIAMI STARE!”;
□       Fai lo stesso con “NON MI DARE FASTIDIO!
□       Decidi quello che vuoi dire e non cambiare. Per esempio: se qualcuno ti prende in giro, prova a dire: “Mi dispiace, non ti sento”. Oppure, se qualcuno ha preso un tuo oggetto personale: “Quella è la mia matita e la rivoglio”. A questa frase può anche seguire una più gentile “So che non hai matite, e mi dispiace, ma quella matita è mia e la rivoglio”, poi riprendi “Quella matita e mia e la rivoglio”.
□       Sfumati. Se rispondiamo ad un insulto con altri insulti non facciamo che peggiorare le cose. Possiamo, invece, provare a “sfumarci”. Il fumo, come la nebbia, assorbe tutto, suoni, forme… anche gli insulti. Se ci trasformiamo in fumo possiamo assorbire gli insulti, invece di discutere o deprimerci. Se quello che ci dicono è vero, rispondiamo: “E’ vero”. Se quello che ci dicono è falso, rispondiamo: “Forse hai ragione”, o “E’ possibile” . Rispondi in maniera breve e senza tono. Può sembrarti molto strano all’inizio, ma trasformarsi in fumo può essere un’alternativa valida, quando sei in una situazione molto stressante (prova a pensare a quello che il bullo ti dice e allenati a ‘sfumarti’).
□       Rilassati. Allenati a rilassarti: irrigidisci muscoli differenti e poi rilassali. Sdraiati sul pavimento e irrigidisci tutti i muscoli, poi rilassali ad uno ad uno, a partire dalle dita dei piedi per finire al collo e la faccia. Oppure: immagina di essere una candela e respira con molta calma, profondamente e per qualche minuto, l'aria calda e luminosa che tu stesso emani.


E se il bullo fossi io?
 A volte faccio il bullo, cosa posso fare?
Se sei un bullo devi cambiare comportamento, e puoi farcela, anche se fare il bullo ti piace!
A tutti capita di fare il bullo nella vita. E’ normale, come è normale e giusto che, per questo, ci si senta in colpa e si prometta di non farlo di nuovo. Ma se ti capita di farlo frequentemente e non provi dispiacere per il dolore che causi alla tua vittima, allora hai un problema.
Prima di tutto tenta di capire perché lo fai:

  1. vuoi fare del male agli altri? Ti piace far sentire la persona con cui parli piccola ed insignificante?
  2. ti accorgi da solo di essere un bullo, o sono le reazioni degli altri a farti rendere conto che c’è qualcosa che non va?
  3. c’è qualcosa che ti opprime? Un problema a casa o a scuola?
  4. ti senti escluso o solo?
  5. c’è qualcuno che si sfoga su di te? Un insegnante, qualcuno in famiglia, altri studenti? Come ti fa sentire? Hai bisogno di sfogarti su qualcun altro? Hai bisogno di aiuto?
  6. c’è una persona particolare che scegli come vittima? Ne sei geloso?
  7. c’è qualcosa che ti innervosisce, tanto da doverti sfogare sugli altri? Saresti in grado di individuare cos’è? Hai mai provato ad evitare la situazione che ti innervosisce, o a controllare la tua rabbia?
  8. credi di deludere qualcuno, per non essere abbastanza intelligente, o bravo a scuola, o educato? A volte capita che insegnanti, o adulti, si aspettino cose da te che non sei in grado, in quel momento di dare o di fare. Questo può essere demoralizzante. Prova ad affrontare la situazione, magari parlandone con le persone coinvolte.
  9. appartieni ad un gruppo in cui si pratica il bullismo? Perché scegli di stare in un simile gruppo? Sei sicuro che vuoi davvero farlo?
  10. ti diverte o ti eccita il fatto di fare del male, rubare, infastidire altre persone? Ti fa sentire potente?
  11. sei più grande o più forte degli altri bambini della tua età? Usi la tua forza o la tua taglia per intimidire gli altri?
  12. credi di essere violento o crudele? Perché? C’è qualcuno che è violento con te? Se c’è, cerca di interrompere questa esperienza spiacevole. Far soffrire agli altri quello che soffri tu non diminuisce il tuo disagio, lo moltiplica.
  13. c’è qualcuno di cui ti fidi, a cui potresti parlare dei tuoi dubbi o problemi?

 

Puoi fermarti?
Certo!
□       Scusati con le tue vittime, se possibile. Fallo privatamente, e non arrabbiarti se non accatteranno subito o se saranno sospettosi delle tue intenzioni. Continua a farlo sinché lo reputi necessario.
□       Cerca di aiutare i nuovi compagni, quelli del primo anno, difendili contro i bulli.
□       Fai dello sport, in modo da impiegare proficuamente le tue tante energie.
□       Impara a controllare la tua aggressività, e la tua rabbia (impara a riconoscere i sintomi che ci sono prima che ti saltino i nervi…; prova a distrarti, fatti una corsa, allontanati…; impara a rilassarti…).
□       Datti degli obiettivi: tipo non voglio dare fastidio a Valerio oggi, proverò ad essere gentile con Dario... può sembrarti un po’ scemo, ma funziona!
□       Chiedi a qualche amico caro di controllarti. Forse potrebbe anche avvisarti quando superi la soglia e portarti via.
□       Parla a qualche adulto di cui ti fidi dei tuoi dubbi o problemi.
NON TI SCORAGGIARE SE TI RISCOPRI A FARE IL BULLO MALGRADO I TUOI SFORZI E BUONE INTENZIONI. CI VUOLE TEMPO. NON TI STANCARE DI RIPROVARCI, NE VALE LA PENA.
Molti adulti, che da piccoli erano dei bulli, e che non hanno fatto nulla per cambiare, sono cresciuti credendo che essere aggressivi e spiacevoli sia l’unico modo di agire, così hanno continuato a rovinare la vita di altri –anche quella delle loro mogli, dei loro mariti, dei loro figli, dei loro nuovi amici…- così facendo, hanno rovinato la loro stessa vita!

Pensaci bene:
□       Nessuno vuole essere davvero amico di un bullo;
□       I compagni che ti dimostrano amicizia lo fanno perché hanno paura, non perché tu gli piaccia;
□       Pensa a come si sente triste la persona a cui stai dando fastidio;
□       Pensa a come è bello avere amici sinceri;
□       Parlane con la tua mamma o con il tuo insegnante: dì loro che ti piacerebbe smettere di essere un bullo e che gradisci il loro aiuto.

Come si fa ad avere amici sinceri?
□       Non giocare con quei compagni a cui piace fare soffrire gli altri;
□       Scegli amici che siano gentili, a cui piace condividere le cose con te, e che ti ascoltano;
□       Sii gentile, condividi le tue cose con loro ed ascoltali;
□       Se i tuoi amici sono tristi, prova ad aiutarli;
□       Se vedi che qualcuno è vittima di bullismo, cerca aiuto, dillo ad un adulto.


Quando:
         Sei gentile;
         Ascolti;
         Cerchi di far ridere – mai piangere -;
sei un buon amico…
ma non solo:
□       Sarai simpatico;
□       Ti sentirai bene;
□       Sarai orgoglioso di te stesso.

Ricorda: siamo tutti diversi!
alcuni sono alti, altri bassi;
alcuni hanno i capelli rossi, altri neri, o non ne hanno;
alcuni hanno le lentiggini, o indossano occhiali, o hanno belle orecchie, o nasi grandi;
alcuni camminano con le stampelle, altri corrono, altri usano la sedia a rotelle;
alcuni sono bravi in matematica, altri a disegnare;
alcuni vengono da paesi diversi o si vestono in maniera diversa;
E’ BELLO ESSERE DIVERSI!
NESSUNO MERITA DI ESSERE VITTIMA DI BULLISMO!


Una guida per i ragazzi
 Non fare lo struzzo!

  • Impara a riconoscere il bullismo dalle sue prime provocazioni.
  • Rifiutati consapevolmente di contrattaccare fisicamente o verbalmente alle provocazioni.
  • Riconosci il tuo diritto a non essere abusato.
  • Comprendi che le offese, le critiche… che il bullo ti rivolge sono tutte false.
  • Comprendi anche che, se c’è un grano di verità in quello che ti viene detto, quel grano è lì per farti credere che tutta l’accusa abbia un senso... Non è vero!
  • Attenzione ai luoghi comuni sul bullismo, attento a non cadere nella loro trappola! La trappola consiste nel darti l’impressione che sia tu nel torto.
  • Tieni un diario di tutto ciò che accade. Conservalo in un posto sicuro.
  • Non credere di poter affrontare il bullismo da solo. Non ce la puoi fare. Nessuno può farcela da solo, neanche gli adulti.
  • Puoi provare vergogna, imbarazzo, senso di colpa e paura. E’ normale. Il bullo stimola questi sentimenti per controllarti. Riprendi il controllo di te stesso. Impara a controllare i tuoi sentimenti e ad essere assertivo.
  • Parla con un adulto di cui ti fidi e formulate insieme un piano.
  • Raccogli informazioni e capisci le regole di questo gioco. E’ un gioco crudele e stupido, ma è sempre un gioco.

Guida per le famiglie
 Le vittime del bullismo hanno bisogno del supporto della loro famiglia, dei loro amici e della scuola.
I bambini vittime di bullismo spesso lo nascondono ai loro genitori. A volte perché hanno paura di quello che potrebbe fare il bullo una volta scoperto, a volte perché hanno paura della reazione dei genitori.
Anche i bambini che fanno i bulli lo nascondono ai loro genitori, o raccontano versioni distorte degli eventi.
Se il vostro bambino è coinvolto in episodi di bullismo, che ne sia vittima o artefice, o anche semplice testimone, avrà bisogno di essere ascoltato e compreso.
Ascoltate i bambini.
Credete nei bambini. Ma tenete a mente che potreste non conoscere l’intera verità.
Aiutiamo comunque i bambini a mantenete alta la loro autostima ed a provare sicurezza in se stessi.
Dimostriamogli quanto valgano per noi le loro confidenze e quanto comprendiamo l’importanza dell’avere amici a scuola.
Bisogna avere pazienza. Tanta pazienza. Aiutare qualcuno a cui è stato fatto del male può essere frustrante.
A volte può essere utile incoraggiare il bambino, o il ragazzo, a parlare con un insegnante.
Ricorda che raccontare è diverso dal raccontare bugie. Quando siamo preoccupati, ed abbiamo bisogno di aiuto, è più probabile che facciamo la prima delle due cose.
Se in casa si parla del bullismo in maniera conversazionale, è probabile che i bambini siano più preparati a riconoscerlo, a parlarne, anche quando sono coinvolti solo come testimoni.
Fidati del tuo istinto. Se sei un genitore preoccupato, palane con tuo figlio francamente.

 

Riconoscere i segni del bullismo

Non ci sono prove conclusive che possano segnalare se il vostro bambino è vittima di bullismo. La violenza fisica è rara. Proviamo, comunque a fare una lista di segnali:
□       Non voler andare a scuola
□       Chiedere di essere accompagnati in classe
□       Andare stranamente male a scuola
□       Tornare a casa con i libri o i quaderni distrutti
□       Tornare a casa senza penne, matite …
□       Tornare a casa affamati, perché qualcuno gli ha rubato la merenda
□       Chiedere soldi, o rubarli, per poi doverli dare al bullo
□       Iniziare a fare il bullo con i fratellini, sorelline, amici
□       Avere strani lividi o graffi
□       Rifiutarsi di spiegare quello che è successo
□       Dare delle risposte evasive o improbabili per spiegare i segni di cui sopra.
Questa lista non è esaustiva, potremmo, in ogni caso, dire che un cambiamento nel comportamento – come la riluttanza ad andare a scuola, un minore rendimento scolastico… - può esser un segnale che qualcosa non va.
Interessatevi a lui ed ai suoi amici. Domandate cosa succede durante l’intervallo, nei corridoi prima di entrare in classe, o negli spostamenti per raggiungere la scuola…
Ricordate che ci può essere una certa riluttanza nel parlare, e che il bambino potrebbe non avere le idee chiare su quello che gli sta succedendo.
Eccessive domande sono stressanti e diventano un interrogatorio che molti bambini, e giovani non sopportano. Se siamo dinnanzi ad un adolescente ci sarà la complicazione della pretesa di dovercela fare da solo.
Se siete molto preoccupati e non avete delle risposte soddisfacenti, fate un salto a scuola e parlate con qualcuno di vostra fiducia. Anche se l’insegnante non è in grado di dirvi quello che sta succedendo, si metterà in allerta per capirne di più.
La spedizione punitiva in casa dei genitori del possibile bullo è da evitare. Litigi tra genitori, di solito, fanno deteriorare la situazione e non facilitano alcunché. I genitori del bullo ascolteranno una versione dei fatti differente dal loro figlio e saranno spinti dal desiderio di proteggerlo. E’ comprensibile.
E’ meglio coinvolgere la scuola. Parlane con il vostro bambino prima. Anche se c’è bisogno di tempo di persuaderlo, coinvolgetelo nella decisione. Anche se l’accordo è raggiunto con riluttanza, vale la pena ottenerlo prima di agire.
Cosa fare:
□       Dite e ripetete a vostro figlio che siete al 100 per 100 dalla sua parte, e che lo amate
□       Rassicuratelo che essere vittima non è una colpa
□       Spiegate che piangere davanti al bullo lo incoraggia soltanto, la reazione migliore è non reagire affatto
□       Praticate la tecnica dell’assertività con il vostro bambino
□       Invitate il bambino a non portare oggetti di valore a scuola
□       Se il bullo minaccia vostro figlio per avere qualche oggetto, consigliategli di darlo. Meglio perdere qualcosa, piuttosto che correre rischi più gravi
□       Ritagliatevi del tempo per parlare di quello che vostro figlio prova
□       Dategli delle responsabilità e fategli dai complimenti per le sue riuscite. Aiutare ad alzare l’autostima.
□       Se pensate che vostro figlio sia fortemente a rischio di essere sottoposto a violenza, o se pensate che possa reagire in modo violento contro se stesso NON MANDATELO A SCUOLA. ALMENO FINCHÉ’ NON SIETE CERTI CHE LA SITUAZIONE SIA TORNATA SOTTO CONTROLLO

 

Per i fratelli, le sorelle e gli amici

Fratelli sorelle ed amici spesso sanno di ciò che sta accadendo molto tempo prima rispetto ai genitori.
Possono fare qualcosa?
A volte è la vittima che chiede di non fare nulla.
A volte decidono di non fare nulla perché hanno paura del bullo.
Purtroppo non fare alcunché significa lasciare che il bullismo continui. A volte accade anche che i testimoni silenziosi vengano scambiati dal bullo per testimoni compiacenti. Parte del divertimento del bullo consiste, infatti, nel credere che chi guarda sia divertito quanto lui.
C’è qualcosa che si può fare. Provatela, e siate persistenti.
□       Provate a persuadete la persona che è vittima di bullismo a parlarne con un adulto – un insegnante, un genitore;
□       Provate a persuadete la persona che è vittima di bullismo a parlarne con voi;
□        Fate capire al bullo che voi non avete paura e che vi impegnerete a vedere la fine di quel comportamento sbagliato;
□       parlate con un insegnante – se vi sembra indifferente, insistete, parlate con qualcun altro -.
Cosa NON fare:
□       non usate violenza contro il bullo – vi mettete dalla parte del torto;
□       non consigliate alla persona vittima di bullismo di cavarsela da solo – se avesse potuto, l’avrebbe già fatto -;
□       non pensate di poter risolvere il problema da soli.

 

Cosa fare se vostro figlio è un bullo

□       State calmi
□       Provate a non diventare aggressivi
□       Chiedete a vostro figlio di parlarvi di ciò che fa con chiarezza
□       Chiedete se l’ha fatto prima, o da quanto tempo ha iniziato
□       Parlate con gli insegnanti, con gli altri genitori – fate anche presente tutti gli sforzi che state facendo, chiedete cooperazione e aiuto. Invitateli ad essere realistici, e a non aspettarsi né troppo, né subito -.
□       Chiedete al ragazzo se sa perché fa il bullo, e cosa pensa possa aiutarlo a smettere
□       Rassicuratelo che lo amate – anche se quel comportamento non vi piace – e che lo aiuterete in ogni modo a smettere
□       Stabilite un premio per il cambiamento del suo comportamento. Fategli i complimenti per ogni passo avanti
□       Stabilite dei limiti chiari. Ogni volta che esibisce comportamenti aggressivi, anche a casa, fermatelo, e provate a trovare dei comportamenti alternativi
□       Insegnategli la differenza tra l’essere aggressivi e l’essere assertivi.
□       Alcuni compagni potrebbero provocare vostro figlio a fare il bullo, soprattutto se sanno che sta provando a cambiare. Avvisatelo. Aiutatelo a non provare imbarazzo. Abituatelo ad elaborare delle reazioni non aggressive.

 

Cosa bisogna aspettarsi dalla scuola?

Come minimo bisogna aspettarsi che la cosa sia presa seriamente. Quello che accadrà dipenderà dalle circostanze.
Punire il bullo, per esempio, può funzionare bene sia come messaggio chiaro sull’inaccettabilità di tale comportamento a scuola, sia come deterrente, ma non aspettatevi che ciò avvenga sempre. A volte, prima di dare una punizione, bisogna che il bullismo sia provato, e in molti casi è cosa difficile da fare. Nel frattempo il fenomeno continua. Quella che esso abbia fine subito dovrebbe essere una priorità, ed aspettare che il fenomeno divenga molto serio prima di agire è una strategia sbagliata. A volte la scuola ha buone ragioni per usare altre strategie.
Fornire aiuto ad entrambi, vittima e bullo. Che il vostro bambino, o ragazzo sia vittima o bullo, ha bisogno di aiuto. La scuola lo sa, ed è il posto più idoneo per educare ad avere responsabilità per le proprie azioni, e per sviluppare il senso critico necessario a capirne le conseguenze. Può, per questo, decidere di adottare misure alternative alla sola punizione, per contrastarlo. Misure che dicano “NO al bullismo”, ma che non siano punitive, che coinvolgano tutti, studenti, genitori, insegnanti e non, in un dialogo ed in una cooperazione che ponga fine al problema e prevenga da nuovi episodi.
I genitori della vittima di solito si arrabbiano quando vedono che la scuola non punisce i bulli. Bisogna avere pazienza e fiducia, il bullismo non è cosa facile da risolvere. A volte, punire sembra la via più diretta, ma potrebbe essere la meno efficace.
La scuola ha la responsabilità di creare e mantenere un ambiente che sia sicuro per i propri studenti. Fatevi dire, in ogni caso, quale sono i provvedimenti che la scuola ha intenzione di prendere, e quali strategie vuole sviluppare perché il problema non si ripresenti.
E se la scuola sembra non fare abbastanza?
Se alcuni incidenti che coinvolgono il vostro bambino o ragazzo vi preoccupano:
□       insistete di parlare con un insegnante – se vi dà una risposta come: “Non penso che il bullismo sia un problema in questa scuola… non è mai successo…”, non desistete, non tutti gli insegnanti della scuola la pensano in maniera analoga. Parlate con un altro insegnante. Siate persistenti.
□       Accettate ogni supporto che viene dato a vostro figlio, ma accertatevi che la scuola intervenga su tutti i coinvolti.
□       Coinvolgete quanti più genitori possibile.
□       Chiedete di leggere il regolamento scritto che riguardi il bullismo, e se non c’è nulla di specifico spingete affinché questa lacuna sia colmata.
□       Non esagerate la scala del problema.
□       Non iniziate una vuota polemica.
□       Enfatizzate il fatto che il vostro scopo è quello di incoraggiare la scuola a creare e mantenere un ambiente che sia sicuro per i propri studenti.
□       Se i vostri sforzi non portano a nulla, mettete tutto per iscritto in una denuncia.


 

estratto da www.edscuola.it
fonte: http://www.riccodelgolfo.it/bullismo.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

TEACHING TO MAKE A DIFFERENCE

 

Modulo : BULLISMO

 

1 Definizione del problema

 

Che cos’è il bullismo?

Il bullismo è l’uso del potere o della forza a scopo intimidatorio o persecutorio. Le vittime del bullismo sono solitamente indifese o incapaci a motivare gli altri a difenderle. Purtroppo il bullismo è un problema diffuso nelle nostre scuole, comunità e in tutte le società

Quanto è diffusa la prepotenza?

Indagini scolastiche mostrano che il bullismo è stata riscontrato nelle scuole di  tutti i paesi del mondo. Il bullismo è pertanto un fenomeno diffuso, la sua incidenza e i modelli comportamentali che ad esso si riferiscono mostrano un modello che differisce di poco da un paese all’altro.

La schema seguente illustra questo punto:

                       

Paese

Scuola Primaria

Scuola Secondaria

Frequenza

Spesso Vittime di atti di bullismo

Almeno una volta a settimana

Spesso vittime di atti di bullismo

Almeno una volta a settimana

Inghilterra

27%

10%

10%

6%

Nuova Zelanda

-

-

15%

9%

Internazionale           

23%

15%

10%

6%

L’indagine Kidscape        ,

L’indagine Kidscape sulla bullismo, condotta nel Regno Unito tra il 1984 ed il 1986, ha coinvolto 4000 ragazzi di età compresa tra i 5 e i 26 anni. Si è rilevato che il 68% dei ragazzi era vittima del bullismo almeno una volta ed il 38% almeno due volte, con esperienze spesso traumatizzanti. Circa il 5% degli studenti ha riferito che questo tipo di incidenti aveva influito negativamente sulle loro vite. Le conseguenze erano state: tentato suicidio, rifiutato di andare a scuola o malattia cronica.

 

Il progetto DfEE in Inghilterra e Galles

Il Dipartimento per l’Educazione e l’Occupazione in Inghilterra e in Galles ha riscontrato che il 27% degli studenti che prendono parte ai loro progetti a Sheffield erano state vittime del bullismo quando erano studenti delle scuole elementari e medie. Circa il 10% aveva subito atti di bullismo una volta a settimana.

 

Ricerca dell’Università di Exeter

Un gruppo di ricerca della University di Exeter (Regno Unito) tramite un questionario proposto a 5.500 ragazzi di 13 anni, ha riscontrato che il 10% era stata vittima del bullismo circa una volta a settimana, e che il 26% dei ragazzi e il 34% delle ragazze erano spaventato dai bulli.

 

“Childline” nel Regno Unito

Il numero telefonico nazionale di soccorso per ragazzi, “Childline”, nel Regno Unito ha ricevuto 13.000 chiamate da parte di bambini e ragazzi che erano stati vittime di atti di bullismo. Circa 6.000 familiari si erano rivolti a questa servizio telefonico per riferire che i loro ragazzi erano vittime del bullismo.      

 

La ricerca del Professor Olweus

Il professore norvegese Dan Olweus, un esperto internazionale sul tema del bullismo, ha riscontrato che nelle scuole norvegesi uno studente su sette era implicato in episodi di bullismo, sia come vittima che come artefice. Dalla sua ricerca, ha concluso che il bullismo tra i ragazzi  tende ad assumere forme di violenza fisica. Tra le ragazze, invece, il bullismo si manifestava in forme che andavano dalla crudeltà agli insulti, vessazioni, maldicenze o esclusione. Come altri ricercatori , anche lui ha notato un aumento del bullismo tra le ragazze.

Per altre informazioni sul bullismo nelle scuole visitate i seguenti siti web:

                                http://www.nobully.org.nz/guidelines.htm
http://ericir.syr.edu/Virtual/Lessons/Social/St/Psychology/PSY0003.
http://www.novara.alpcom.it/~trigilio/definizione.htm

 

Il bullismo è un problema anche tra gli adulti

Nel Regno Unito un lavoratore su sette ha esperienza di atti di bullismo nell’ambito lavorativo. Cinque milioni di persone ne sono colpite e, per l’industria, il costo stimato in termini di tempo di lavoro perduto a causa di tali incidenti ammonta a quattro miliardi di sterline.

 

Il gruppo di Harrison Willis

Il bullismo è un’esperienza presente anche tra i lavoratori professionisti. Un’indagine condotta dal gruppo di Harrison Willis e del Pass Magazine ha riscontrato fenomeni di bullismo tra i ragionieri. Un ragioniere tirocinante su tre ha riferito di essere stato vittima di atti di bullismo sul lavoro.
Sebbene il bullismo sia un fenomeno che viene collegato soprattutto ai giovani nelle scuole e alle associazioni giovanili (ed in modo particolare tra i maschi) la sua portata è molto più ampia. Un buon esempio è il “nonnismo”nelle forze armate, un fenomeno che suscita in molti una crescente preoccupazione. Recentemente si sono avuti casi di denunce da parte di adulti per casi di molestie perpetrate in ambito lavorativo. In molti casi le denuncie si riferiscono a molestie sessuali perpetrate da uomini, colleghi o superiori, nei confronti delle donne.

Molti adulti ricordano di essere stati vittime del bullismo a scuola. Alcuni ancora provano un profondo senso d’ingiustizia e di umiliazione provocato da questa esperienza. Altri tendono a rimuovere questo ricordo o a definirlo come un esperienza ‘di poca importanza che non ha provocato grossi danni. Tuttavia, per alcuni per alcuni il trauma legato all’esperienza infantile è tale che non possono parlarne se non in un setting terapeutico, con l’aiuto di uno psicologo.
In altri casi, gli adulti sono stati essi stessi artefici degli atti di bullismo, ed hanno riferito di sentimenti che andavano dal provare una qualche strana soddisfazione nel terrorizzare e nell’umiliare le loro vittime all’essere ignari del danno causato dalle loro azioni.

Anche coloro i quali non hanno un’esperienza personale dell’essere stati loro stessi vittime del bullismo ricordano, forse con vergogna o con un’alzata di spalle, di avere assistito ad episodi di bullismo negli spazi di gioco e di ritrovo o nelle strade del loro quartiere.

Alcuni degli atti di bullismo che più ci restano impressi nella memoria derivano dalla letteratura e dai film. In questi casi le nostre emozioni e i nostri pensieri sono in genere inequivocabili. Noi siamo dalla parte della vittima contro l’aggressore. La maggior parte di noi fa così perché prendere posizione quando non si è realmente minacciati dalla presenza reale degli degli aggressori è facile e non comporta alcun rischio. Invece, nella vita di ogni giorno, quando siamo spettatori di atti di bullismo, la nostra reazione è più complessa, perchè difendere o aiutare la vittima, così come o all’opporsi, protestare o manifestare la propria disapprovazione per gli atti di bullismo, rischia di attirare su di noi la collera dell’aggressore.

Nel contesto dell’olocausto, del genocidio in Ruanda e della pulizia etnica in Bosnia, Kossovo, Timor Est e il massacro di centinaia di migliaia di persone in vari regimi totalitari, i bulli sono le forze di polizia, i paramilitari o i soldati. In questi casi, data la gamma di violenza, atrocità e violazione dei diritti umani, la reazione di coloro che assistono agli atti di violenza e sopraffazione è più complessa di quanto sembri possibile, tanto a livello individuale che nazionale ed internazionale. In prima istanza, in base alla nostra sensibilità umana, si può affermare che tali situazioni richiedono (o avrebbero richiesto) interventi diretti, una condanna universale o almeno una forte empatia verso le vittime. E invece, finora sono altre scelte, come l’inazione o la neutralità, sono state fatte e giustificate.

 

Forme di bullismo

Il bullismo assume forme differenti:

Violenza Verbale o emotiva: abuso verbale, bestemmia, imprecazione, insulto, comportamenti minacciosi, atteggiamenti violenti o tirannici; atti impositivi ed intimidatori tesi a imporre la propria opinione o la propria volontà su quella degli altri.

Violenza fisica: Aggressione fisica, urtoni, spintoni, pugni, botte, minacce con armi, assassinio.

Violenza razzista, etnica, sessista, religiosa, ed omofobica: Commenti ‘pesanti’, aggressioni verbali, insulti, crudeltà mentale, minacce, aggressione fisica, molestie, calunnie  infamanti, esclusione, ostracismo,

 

2 Obiettivi dell’unità

 

  • Ricordare agli insegnanti la larga diffusione del bullismo, anche nella vita adulta;

 

  • Aiutare gli insegnanti ad accrescere nei loro studenti la consapevolezza circa le forme diverse che assume il bullismo;
  • Aiutare gli insegnanti a comprendere ed accettare il ruolo che possono sostenere per aiutare i loro studenti ed eliminare il bullismo nelle scuole;

 

  • Aiutare gli insegnanti a sostenersi l’un l’altro nell’estendere le strategie che possono utilizzare per combattere il bullismo nelle loro istituzioni;
  • Accrescere la capacità degli insegnanti a progettare ed implementare misure contro il bullismo nel loro istituto.

 

3  ATTIVITA’

 

COMPITO 1

 

Per gli studenti
A coppie

  • Lavorando in coppia, discutete un episodio di bullismo nel quale siete stati coinvolti come vittime, spettatore o nel quale voi stessi avete agito come ‘bulli’, che ricordate particolarmente bene;
  • Parlate di quello che avete provato in tale occasione;
  • Spiegate qual è stato il vostro comportamente durante l’incidente e le vostre ragioni per non opporvi, non dare aiuto o per aver aver in qualche modo 

c)  Quale spiegazione potete dare al vostro comportamento, al fatto di non opporsi, o non intervenire, oppure al vostro prendervela con qualcuno.

 

In gruppi

 

d) In gruppi di quattro, discutete ed annotate le vostre riflessioni sui “bulli”. Pensate siano tutti uguali o che ci siano delle differenze tra di loro? Perché?

e) Le vittime del bullismo si somigliano? O sono diverse? Annotate i punti che avete discusso in gruppo a questo proposito.

 

COMPITO 2

Per l’intero gruppo/classe.

a) Compilate una lista delle cose che i tuoi insegnanti fanno per prevenire la il bullismo nella vostra scuola. Che altro si potrebbe fare per proteggere gli studenti dai bulli?

b) Che cosa possono fare gli studenti per aiutare i loro insegnanti a fermare il bullismo?

 

Per gli insegnanti

COMPITO 1

  • Quali sono le misure più efficaci che la vostra scuola adotta per prevenire il bullismo?
  • Se la vostra scuola ha già adottato una politica anti-bullismo, quali sono le misure che hanno avuto un positivo riscontro?
  • Cosa bisognerebbe fare per migliorare la politica anti-bullismo della vostra scuola e la sua attuazione?

COMPITO 2

 

  • In quale modo le misure della vostra scuola sono tese ad aiutare le vittime degli atti di bullismo?
  • Discutete le strategie che hanno avuto un efficace riscontro nell’aiutare le vittime del bullismo o nel trattare il problema con gli studenti che hanno agito da bulli.

 

4 AZIONE

Prendere misure concrete contro il bullismo: fai sempre qualcosa per aiutare?
Leggete gli scenari seguenti. Pensate a come voi personalmente potreste riviverli. Barrate la risposta che pensate rifletta maggiormente ciò che fareste in queste occasioni. Cercate di rispondere nel modo più onesto possibile.

 

LE VOSTRE RISPOSTE

 

  • Aiuti la persona che è stata vittima di un atto di bullismo a ristabilirsi quando i bulli sono andati via, ma pensi che tu non puoi correre il rischio di essere picchiato dal bullo o dalla banda. Comunque, accompagni la vittima a casa.
  • Provi a ricordare come apparivano i bulli in modo che, in seguito, tu possa descriverli. Parli alla vittima, la rassicuri e riferisci l’incidente al direttore/preside della tua scuola o alla polizia.
  • Intervieni dicendo alla banda di lasciarlo in pace, ricorri ai passanti per farti aiutare. Ti occupi della vittima chiedendo ai tuoi amici o ad adulti di fiducia di scortarlo a casa regolarmente, dopo la scuola. Parli a coloro che hanno autorità per assicurarti che agli assalitori sia impedito di ripetere le loro azioni.
  • Altre risposte

 

 

Quanto sei stato efficace?

 

Scopri quanto sei un buon amico verificando qui sotto le tue risposte

 

Se il tuo punteggio è prevalentemente A

 

Potresti pensare di non aver fatto molto per la vittima, ma gli hai dimostrato che sei una persona che ha a cuore quanto succede agli altri, che pensi che gli aggressori lo hanno trattato in modo odioso. Tu non hai il potere di opporti a loro, ma disapprovi ciò che essi hanno fatto.

 

Se il tuo punteggio è prevalentemente B

Stai tentando di fare tutto quello che puoi per fermare il bullismo. Sebbene tu ti esponga a dei rischi, hai proposto un buon esempio. I bulli dovranno pensarci due volte prima di esercitare violenza su altri poiché sanno che tu e che gli altri come te faranno qualcosa per impedirlo.

 

Se il tuo punteggio è prevalentemente C

 

Hai compreso bene il problema del bullismo ed hai agito così bene che sempre farai in modo di cambiare le cose e ovunque tu sia e di contribuire a creare un ambiente in cui la gente non sia offesa o vittima di atti di bullismo.

 

Se il tuo punteggio è prevalentemente D

 

Fai tu una stima di quanto sei stato efficace nell’aiutare a prevenire la violenza.

 

Conclusioni

Il questionario che hai appena completato ti aiuterà a capire che chiunque può agire  per contrastare il fenomeno del bullismo e per sostenere le vittime dei bulli. Molti adulti vogliono mettere fine al bullismo. Se gli studenti prendono sul serio questo fenomeno e riferiscono tali episodi, gli adulti saranno più consapevoli delle violenze che accadono e del fatto che gli studenti prendono sul serio questo problema.

Per fermare il bullismo: quali strategie sono efficaci?

Qui ci sono altre scenari tipici della vita di classe in  ogni parte dell’Europa. Qualche volta possiamo essere in grado di dare un sostegno piccolo, normale e quotidiano. Altre volte possiamo fornire un sostegno efficace o di livello medio. Occasionalmente quando siamo capaci di dare un contributo che realmente incide sulla situazione, forniremo un sostegno di livello ‘alto’.

Quali potrebbero essere queste strategie per

  • Insegnanti
  • Studenti

 

 

UN RAGAZZO DELLA TUA CLASSE E’ COSTANTEMENTE VITTIMA DI ATTI DI OSTRACISMO

 

QUALITA’ DELLA REAZIONE

 

Un sostegno normale, quotidiano

Un sostegno di livello mediot

Un sostegno di livello alto

 

Insegnante:

 

 

 

 

Studenti:

 

 

 

 

 

 

 

Insegnante:

 

 

 

 

Studenti:

 

 

 

 

Insegnante:

 

 

 

 

Studenti:

 

 

 

 


 

UNO STUDENTE DELLA TUA CLASSE E’ MALTRATTATO ED AGGREDITO PER MOTIVI RAZZIALI

 

 

QUALITA’ DELLA REAZIONE

 

Un sostegno normale, quotidiano

Un sostegno di livello medio

Un sostegno di livello alto

 

Insegnante:

 

 

 

 

Studenti:

 

 

 

 

 

 

 

Insegnante:

 

 

 

 

Studenti:

 

 

 

 

Insegnante:

 

 

 

 

Studenti:

 

 

 

 

 

5. RISORSE

Informazioni di base                      Adams, Andrea
Virago Books 1992
Bullying at Work

                       Elliott, Michelle,
Financial Times, Pitman Publishing, 1997
“Bullying, A Practical Guide to Coping Schools”

                                                           Kelly,E and Cohn,
Trentham Books, 1988
Racism in Schools –New Research Evidence

                                                           Olweus, D
Oxford, Blackwell 1993
Bullying at School. What We Know and What We Can Do (Traduzione italiana Bullismo a scuola, Ed. Giunti, Firenze, 1996)

Sharp, Sonia and Smith, Peter K

                                                           Routledge,1994

                                                           Tackling Bullying in Your School

Wheatly, Ruth
Hodder and Stoughton
Dealing with Bullying at Work.

Materiali curriculari                          Scottish Council For Research In Education Materials: Action Against Bullying 1993

                                                           SCRE  15 St John Street , Edinburgh, EH8 8JR

SCCC. Speak-up, an anti-bullying resource pack
.                                                           Scottish Consultative Committee
on the Curriculum

                                                           Tattum, DP and Herbert, G
Trentham Books, Stoke on Trent, 1993
Countering Bullying,: Initiatives by Schools and
                                                           Local Authorities

 

Packs , Film, Video                         Central Independent Television

  • Sticks and Stones
  • The Trouble with Tom

Video Resource Unit, Central Television,
Broad Street , Birmingham, B1 2JP 1990

Dialogue Productions
Bullying; the Business
Dialogue, 46 Avondale Road,
Wolverhampton, West Midlands WV6 OAJ 1993

Bullying, Don’t Suffer in Silence
An Anti-Bullying Pack for Schools

 


“Bullismo” è la traduzione letterale del; termine inglese “bullying”, che viene comunemente usato nella letteratura internazionale sull’argomento. In italiano bullying potrebbe essere tradotto in vari modi: per citarne alcuni: “prepotenza”, “sopraffazione”, “prevaricazione” o “violenza”. Tuttavia, nel testo, per evitare confusioni terminologiche, si è preferito mantenere il termine “bullismo” anche quando in italiano il termine potrebbe essere reso meglio da altra traduzione.

Linea telefonica gratuita per denunciare atti di violenza a danno dei minori, simile al “Telefono Azzurro”in Italia.

 

fonte: http://www.teachers.nl/_download/ita_UNIT%2009%20bullying.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 


 

Bullismo a scuola e nella vita

 

La colpa del bullismo è di chi non c’è

Avvertenza per anime apprensive:
in questo articolo si parla, più che di piccoli e meno piccoli bulli, di insegnanti e di genitori. Non di tutti gli insegnanti e di tutti i genitori (dato che la maggior parte si guardano bene dall'abbandonare a sé stessi i bambini e i ragazzi e infatti non allevano bulli) ma solo di alcuni di essi. Si arrabbino, pertanto (e arrabbiandosi si tradiscano) solo quelli che nelle righe che seguono si riconoscono!

Proprio così: la colpa del cosiddetto bullismo nelle scuole, la prima colpa, è degli insegnanti che non ci sono. Che si assentano e spariscono. Non tanto perché si ammalino o muoiano, ovviamente, e nemmeno perché vengano fatti sparire ― dalla Società e dallo Stato, che sottovalutano l’importanza della loro funzione, da certi genitori, che li delegittimano dinanzi ai figli, dagli alunni, che talvolta diffidano a priori di qualsiasi adulto ― quanto soprattutto perché essi stessi, a poco a poco o di punto in bianco, dopo anni di lavoro o fin dalla prima volta che entrano in classe, si dileguano e scompaiono come ectoplasmi.

La colpa, innanzi tutto, è degli insegnanti che non ci sono fisicamente. Che entrano in aula in ritardo, che ne escono prima del tempo, che interrompono la lezione e più o meno furtivamente se ne vanno, anche solo a un passo dalla porta aperta, per farsi i fatti propri, male accompagnati o da soli. La colpa, cioè, innanzi tutto è degli insegnanti che fisicamente lasciano soli i bambini e i ragazzi che gli sono stati affidati e li abbandonano a sé stessi. O che, pur essendo fisicamente presenti, si assentano e li abbandonano con la mente, disinteressandosi di loro, rendendosi indifferenti, negandogli anche quel minimo di continuità di memoria e di pensiero che non sanno negare, invece, nemmeno alla più putrida delle immondizie televisive dinanzi alle quali si stravaccano ogni sera. E che, così facendo, materialmente ripetono e confermano una volta di più la lunga e ininterrotta teoria di ripulse e di abbandoni familiari e sociali che a poco a poco ha indotto una parte di quei bambini e di quei ragazzi a convincersi di non valere niente, di non piacere né interessare a nessuno più di quanto possano piacere e interessare a qualcuno delle persone da cui tutti si allontanano per andare a fare quel che davvero li attrae, li entusiasma e gli preme. A  convincersi, anzi, di essere addirittura malvagi e ripugnanti, poiché solo quelli che disgustano non si vede l’ora di non averli più sotto gli occhi, si cerca ogni pretesto per sottrarsi alla loro vista, e se proprio non si può scappare, ecco, gli si dà un compito da svolgere che tenga chine le loro teste e intanto ci si distrae col giornale, col telefonino, con quel che si vede dalla finestra, o quanto meno con qualche effimero tentativo di pensare ad altro che però fallisce, perché il pensiero, in costoro ― ahimé! ― non c’è più. La lunga e ininterrotta teoria di ripulse e di abbandoni famigliari e sociali che non solo ha indotto una parte di quei bambini e di quei ragazzi a credere di non valere niente, ma addirittura a persuadersi che proprio il loro essere inutili, ininteressanti, brutti, cattivi e disgustosi sia il loro essere sé stessi, l’identità precisa ed univoca che tutti, nessuno escluso, gli hanno sempre attribuito e rinfacciato trattandoli come tali e lasciandoli appena possibile. E che certi insegnanti, ieri e oggi, domani e sempre ― gli insegnanti che fisicamente e psichicamente li abbandonano ― ogni giorno confermano e ribadiscono: nient’altro siete voi, che quelli che non si vede l’ora di levarsi di torno.

E poi tocca leggere sui quotidiani ― come qualche giorno fa su La Repubblica nella prosa altre volte meno vana di Michele Serra ― che il male è la condiscendenza verso i desideri dei ragazzi! La condiscendenza! Verso i desideri! Quando è del tutto evidente, a chiunque abbia occhi per vedere e cervello per pensare, che i desideri dei bambini e dei ragazzi che a poco a poco sono giunti a sentirsi e a rivendicarsi ripugnanti, nessuno li ha mai neppure immaginati perché a nessuno interessavano. Perché, per tutti gli adulti che quei bambini e ragazzi hanno avuto la sventura d’incontrare, essi e l’infinito universo che si sarebbe potuto intravedere nei loro sguardi non erano che un fastidio da evitare il più possibile, al più presto possibile. O, nella “migliore” delle ipotesi, bestiole da nutrire e da ammaestrare. E i loro desideri, così ― sistematicamente annullati e delusi dall’indifferenza di chi aveva sempre qualcos’altro di meglio da fare e da vedere altrove ― a poco a poco si sono guastati e corrotti, trasformandosi in una sorta di delirante urgenza di appropriarsi di cose e persone, in gesti sconnessi e violenti di automi mal funzionanti e impazziti che si avventano alla cieca su tutto ciò che gli passa vicino, e infine nella frenesia di stordirsi con il “divertimento” e con ogni sorta di sostanze nell’illusione di sottrarsi alla noia e al disgusto di sé.

È pur vero, certo, che i primi ad abbandonare non sono stati gli insegnanti che lasciano soli i bambini nelle aule e nelle menti. I primi in ordine di tempo, è ovvio, sono stati i padri e le madri che non guardavano i figli perché perfino la contemplazione di un soffitto li annoiava di meno. I padri e le madri che i figli non li ascoltavano, perché tutto era sempre più interessante o più urgente dei loro discorsi, degli sguardi interrogativi, delle domande, dei ditini protesi a indicare le infinite incognite del mondo sul quale si affacciavano. I padri e le madri che non facevano che svicolare, uscire, affrettarsi, scappare, andarsene ovunque, purché lontano dai figli; che avevano sempre un pretesto per sfuggirli, che li sbolognavano alle bambinaie e ai nonni o li spedivano in colonia non perché veramente non potessero fare altrimenti, ma per liberarsene per un po’: illudendosi che i bambini non lo intuissero, che non si sentissero perciò insopportabili, e che non diventassero perciò, a poco a poco, davvero insopportabili per amore dei propri genitori, per non smentirli, per giustificarli, per dire e dimostrare a sé stessi che sì, papà e mamma hanno proprio ragione, siamo noi e non loro i cattivi, siamo noi e non loro gli esseri ripugnanti, siamo noi e non loro la gente da cui guardarsi. I padri e le madri che per i figli si ammazzavano di lavoro quindici ore al giorno lontani da casa, ma che con i figli non riuscivano a vivere neanche quindici minuti di gioco e di fantasticherie lontani dal lavoro.

I primi a convincere i bambini di non valere niente, i primi in ordine di tempo, è ovvio che non sono stati gli insegnanti, ma i padri e le madri che evitavano i figli con ogni scusa e ogni mezzo. O, quanto meno, i padri e le madri che non vedevano nei figli delle creature umane, ma al più delle bestioline calzate e vestite, graziose per trastullarsi un po’ con i loro vezzi e moine fino al giorno in cui non diventassero troppo ingombranti e aggressive per essere ancora divertenti. I padri e le madri che neppure una volta avevano mai nei confronti dei figli l’umanità di rammentare una storia del passato, di reinventare una fiaba, di metterli a parte con sincerità di un sentimento o di un pensiero, di fantasticare insieme il futuro. I padri e le madri che ai figli non parlavano che di cose, d’interessi, di bisogni, di cibo, di sporco e di pulito, di cacca e di pipì, e mai di ciò che di visibile o di invisibile ci distingue dagli altri animali. O che si illudevano di farlo parlando ai figli delle cose che starebbero nell’alto dei cieli, anziché di quelle che stanno nei cuori e nelle menti...

Sono mille i modi di abbandonare i figli, o quanto meno di trattarli come se non fossero degli esseri umani; e ognuno di essi genera nei bambini mille maniere diverse di sentirsi delle creature di scarso valore: creature vuote, noiose, o addirittura ripugnanti e cattive, che a poco a poco passano dal dolore di essere ciò che gli adulti vedono in loro alla certezza di non poter essere altrimenti. E dunque a comportarsi di conseguenza. Da bulli. Da creature vuote, noiose, ripugnanti e cattive. Non “per attrarre l’attenzione” ― come ripetiamo a pappagallo ― ma perché la bruttezza è la sola immagine di sé che hanno visto riflessa negli occhi dei padri e delle madri che sfuggivano i loro. E perché accettarla come immagine di sé è talvolta il solo ed estremo atto d’amore che delle creature siffatte si sentano ancora in grado di fare per i genitori. Sacrificarsi. Esser tali al loro posto. Esser tali perché non esserlo vorrebbe dire che sono tali loro.

No, gli insegnanti non sono i primi ad abbandonare i bambini e i ragazzi dinanzi a delle immagini non umane di sé. Ma a dire il vero non sono neanche i secondi, perché la seconda è la televisione commerciale. Cioè, ormai, la televisione quasi tutta. Che ogni giorno e quasi ogni ora tratta i bambini e i ragazzi non come esseri umani, ma come bestiole da far cadere in trappola. Da indurre a consumare.

Per la televisione commerciale, i bambini e i ragazzi non sono interessanti e belli di per sé. Sono solo dei mezzi per arricchirsi inducendoli a spendere denaro. E questo assoluto disprezzo della televisione commerciale per la loro realtà umana è evidente, è continuo, è spietato, li martella senza requie dai primi anni fino all’adolescenza e oltre. E questo assoluto disprezzo i bambini e i ragazzi davanti al televisore devono subirlo e sentirlo sempre, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Poiché gli spot pubblicitari, interrompendo le storie e le emozioni che le storie suscitano, gli dicono e gli ripetono migliaia e migliaia di volte che loro, i bambini e i ragazzi, alla fin fine non hanno vera importanza, non sono davvero interessanti, non valgono niente: hanno valore solo se comprano, hanno valore solo per i soldi che tireranno fuori dalle tasche. Hanno, né più né meno, il valore che hanno le bestie che puoi spogliare delle pelli per venderle, e poi comprarti con il ricavato ciò che davvero ti preme. Ma non hanno niente che renda bello il fare qualcosa per loro soltanto per la gioia di farlo, come accade solo agli esseri umani quando un essere umano li ama.

Così, dopo che certi padri e madri han piantato il chiodo, la televisione lo conficca ben bene in profondità: nient’altro siete voi, che quelli che non si vede l’ora di levarsi di torno. Ne è un simbolo, una ricapitolazione e una conferma la fulminea rapidità con cui i film vengono fatti sfumare e sparire non appena iniziano i titoli di coda: quel che potevi darmi l’hai dato, ora sparisci, vattene a letto! Non c’è proprio niente, in te, che mi faccia desiderare di trattenermi ancora un poco in tua compagnia.

No, gli insegnanti che lasciano i bambini e i ragazzi soli nelle aule e nelle menti non sono i primi ad abbandonarli. Sono gli ultimi. Ma proprio per questo la colpa è soprattutto loro: perché il passato è passato, e quindi è perduto per sempre quel che i bambini e i ragazzi non hanno avuto prima. Tutto ciò che si può fare per loro, poco o tanto che sia, lo si può fare soltanto adesso, nel momento presente. E adesso sono qui, in questa aula, davanti a questo essere umano. Che forse può dare solo poco di più a quelli che dai papà e dalle mamme hanno avuto già tanto. Ma che ha il potere e la responsabilità di dare tutto a quelli per i quali forse proprio oggi è l’ultimo giorno utile per farli sentire importanti per ciò che sono.

Altrimenti domani, dopo che i bambini e i ragazzi si saranno abbandonati ad atti di bullismo più o meno efferato, qualcuno testimonierà che li hai lasciati soli. E dirà di averti visto in corridoio, mentre i fatti accadevano, anziché al tuo posto. Dirà che era perso nel vuoto il tuo sguardo, che per anni ha cercato ogni pretesto per sfuggire i loro. Dirà che la colpa maggiore è la tua. E avrà ragione.

 

(25 novembre 2006)

http://www.scuolanticoli.com/download/Bullismo.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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