Identità e motivazioni del turista

 


 

Identità e motivazioni del turista

 

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Identità e motivazioni del turista riassunto

 

Identità e motivazioni del turista

 

La lingua italiana ha conosciuto il termine torista, solo successivamente turista, soltanto a partire dal 1887.

Il ritardo con cui il termine turista si presenta nelle lingue europee è comunque significativo per testimoniare come la prassi turistica modernamente intesa sia di recente affermazione anche se termini come “eleganti giramondo” sono sempre esistiti.

L’ONU definisce turista una persona che viaggia per divertimento, ragioni famigliari, salute, riunioni, affari, studio ecc che soggiorna  per un periodo minimo di 24 ore in una nazione o regione  diversa da quella  in cui risiede normalmente.

 

Ora più che studiare che cos’è un turista dal punto di vista oggettivo, la ricerca oggi indaga su chi si sente turista.

 

E’ quindi necessario approfondire l’aspetto delle motivazioni del turista : mentre la geografia del turismo tradizionale le prende in considerazione solo limitatamente al fatto di essere solitamente legate allo svago o ad esigenze culturali, la geografia del turismo post moderno attribuisce ad esse un valore ben più importante.

 

Il turista si muove da una città all’altra  perché pensa di potervi soddisfare una qualsivoglia esigenza d’evasione.

 

Si possono distinguere diverse tipologie di turismo:

  • naturalistico
  • etnologico
  • balneare
  • rurale
  • religioso
  • virtuale
  • terapeutico
  • culturale
  • della memoria
  • eno- gastronomico
  • esperienzale
  • sportivo
  • sociale

 

Il turismo naturalistico

 

Nel corso dell’ottocento, col diffondersi dell’industrializzazione, il romanticismo ipotizzò  uno stato naturale  raggiunto il quale  l’uomo avrebbe saputo esprimere al meglio le sue capacità e potenzialità .

La ricerca di un tale habitat divenne quindi di moda  per gli adulti e consigliabile per i giovani.

Da allora il mito dell’integrità naturale dei luoghi non si è più attenuato: l’ansi di numerosi turisti è  tuttora quella di scovare tratti di superficie terrestre dove l’uomo non ha portato nessuna forma d’inquinamento.

Il turismo naturalistico presuppone che possano esistere tali località  “naturali” , “intatte” , “vergini”che possano essere visitate e di cui si possa godere , ma si tratta di illusioni.

Poteva essere plausibile fino alla rivoluzione industriale e al completamento dell’esplorazione del globo che potessero esistere lembi di superficie terrestre ancora ad uno stato naturale incorrotto.

Ma il progresso tecnologico – scientifico rende impensabile che si possano trovare  che si possano trovare territori assolutamente non antropizzati.

eppure  il turismo naturalistico è tuttora una  delle tipologie  più richieste  anche dal turista post moderno.

 

Il problema di creare  un turismo  che sia a tutela anziché di degrado del paesaggio naturale può trovare una soluzione in un procedimento dialogico fra regioni di incoming e le regioni di outgoing

   

 , migliore sarà stata l’educazione  ambientale  nelle regioni di turismo attivo, minore sarà l’impatto dei turisti nelle regioni di turismo passivo.

 

Il turismo etnologico

 

Cos’è una cultura “autentica” ? autentico ha perso un significato preciso.

Cultura autentica, significa com’era prima dell’arrivo del turismo.

Le civiltà e le culture entrano in contatto fra loro e si arricchiscono vicendevolmente anche per i flussi migratori, i mezzi di comunicazione di massa, i programmi di sviluppo di organizzazioni governative e non, e così via.

Cultura autentica: com’era prima della scoperta da parte degli europei o prima dell’industrializzazione.

 

Una volta fissata l’autenticità essa viene presentata quale unica realtà possibile nel mercato turistico.

Dinnanzi ai mutamenti che le culture delle comunità locali necessariamente vivono, l’immagine turistica è indifferente: l’autenticità è costruita ed è lunga da far passare di moda.

Com’è possibile allora effettuare un turismo etnologico di qualità in un mercato turistico siffatto? La risposta  risiede anche in questo caso nell’educazione del turista sostenibile  e nella responsabilità della comunità locale che sappia offrire un servizio autentico di qualità.

 

Souvenir: ce ne sono per tutti i gusti e per tutti i portafogli e non c’è turista che non ami esporlo in casa sua   per dare agli amici la prova di aver effettuato un viaggio per testimoniare  di essere  entrato in contatto con una cultura  altra  e diversa dalla propria.

Il souvenir  è quindi  un oggetto che precede il fenomeno turistico e che dovrebbe  essere espressione della cultura originaria  del luogo.

La presenza di turisti potrebbe quindi portare alla valorizzazione  di un determinato artigianato autentico che altrimenti potrebbe anche perdersi , e farlo diventare fonte di sostentamento per numerose famiglie.

 

es. i vetrai di murano se non ci fossero i turisti troverebbero ancora spazio nel mondo globalizzato della plastica  e delle materie sintetiche?

 

Il souvenir è spesso costruito ad arte per venire incontro all’esigenza  del turista  di portarsi un ricordo a casa e quindi più che rispettare la cultura  del produttore  è adatto al gusto dell’acquirente.

 

La cultura con la C maiuscola di un popolo attraversa lo stesso processo sopra descritto, l’incontro con il turismo può portare tanto ad una valorizzazione della cultura quanto invece ad una sua  mercificazione .

Chi decide verso dove andrà l’incontro turisti/ comunità può essere solo compito della società dell’incoming, non del turista, non del tour operator.

 

Il turismo balneare

 

Chi va in vacanza d’estate lo si riconosce perché è tornato abbronzato, ma non fu sempre così:

 

L’epoca in cui in Europa era status symbol delle classi privilegiate la pelle chiara e l’abbronzatura veniva considerata tipica della working class .

 

Durante l’ozio i nobili maschi evitavano appositamente l’esposizione al sole e le donne si riparavano con ombrellini e si schiarivano la pelle con la cipria, essere abbronzati significava essere contadini oppure cagionevoli di salute.

 

La stagione dedicata al turismo marittimo fu fino al periodo compreso fra le due guerre mondiali, quello invernale, poiché i turisti cercavano soprattutto un clima più mite ove poter svernare.

Fra maggio e ottobre il turista tornava al suo paese o in un’altra località turistica montana dove la temperatura si faceva più sopportabile.

 

Dopo la seconda guerra mondiale la stagione del turismo marittimo si spostò ai mesi estivi proprio per l’affermarsi della moda dell’abbronzatura e dei bagni di mare.

La vacanza estiva per antonomasia divenne dopo la seconda guerra mondiale  quella al mare, caratterizzata  dalle cosiddette 3 S : sea, sun and sand.

E’ il boom della costa adriatica e della Versilia.

 

Non passa molto tempo e alle tre S se ne devono aggiungere altre 2:

 sex and spirit,

queste contrariamente  alle prime tre non fanno riferimento ad elementi ambientali  ma sono servizi offerti al turista totalmente  indipendenti dalla geografia del luogo che danno la sensazione di piena libertà ed evasione.

Senza però arrivare ad estremismi esagerati.

 

Infine è necessari per completare il quadro un’ultima S : lo sport, ma non a livello agonistico, piuttosto visto come apportatore di benessere.

 

La deterritorializzazione del fenomeno turistico proprio di questi ultimi decenni  non ha risparmiato il turismo balneare .

I laghi, i fiumi, le piscine, gli invasi artificiali sono  altrettante località dove il turista può usufruire delle stesse tre S che si trovano sulla costa .

Inoltre la deterritorializzazione  del turismo balneare ha interessato negli anni anche le stesse località costiere.

Il recarsi sulla riviera adriatica può cioè significare  anche non bagnarsi in mare , ma usufruire  ugualmente delle altre S per le quali tale località è celeberrima e alle quali il turista non è disposto a rinunciare.

 

Il turismo rurale

 

Gli esempi celebri di villeggiatura sono tanti : l’otium dei Romani, le vacanza papali a Castelgandolfo , alla letterari se ben realistica  villeggiatura del principe Salina del Gattopardo a Donnafugata

 

Il turismo rurale si pone come semplice evasione dalla città calda e caotica dell’estate che non permette un riposo adeguato.

 

Dal secondo dopoguerra il turismo rurale segue una moda altalenante:

 Negli anni 50 e 60 diventa quasi d’obbligo in alternativa alla vacanza al mare e coinvolge numerose famiglie

negli anni 70 e 80 con la diffusione del benessere economico, il progresso dei mezzi di trasporto , l’affermarsi di una moda turistica esterofila , attrae molto meno.

Nel corso degli ultimi due decenni, forse per imitazione del comportamento anglosassone forse perché risponde bene ad un turismo, turistofobico la villeggiatura viene di nuova scoperta  e chiamata agriturismo.

 

La legislazione dà alle aziende agricole la possibilità di esercitare con un particolare regime fiscale anche un’attività turistica.

 

Ma il legislatore non avrebbe potuto sospettare  che da pratica turistica alternativa  il turismo verde si sarebbe trasformato in pratica turistica alternativa di massa.

Da sempre i turisti hanno cercato di distinguere la loro esperienza  da quella degli altri per poter appartenere all’elite , e tale processo è diventato ancora più forte negli ultimi decenni quando la prassi turistica è divenuta alla portata di tutti.

 

Viaggiatori:  semplicemente coloro che si distinguono dagli altri per l’elevato valore che essi attribuirebbero al viaggio (elite)

 

Turisti: coloro che fanno esperienza solo dei tratti più odeporici (la massa)

Due distinzioni:

secondo Plog :

-allocentrici : preferiscono aree non turistiche, apprezzano il sapore della scoperta, amano cambiare destinazione, molto intraprendenti, preferiscono l’aereo, si rivolgono a strutture turistiche non standardizzate, richiedono un minimo di comfort, amano l’incontro con popoli e culture diverse, preferiscono un’organizzazione del loro viaggio flessibile e libera.

- Psicocentrici : scelgono destinazioni conosciute, cercano attività rilassanti legate di solito ad attività sportive, preferiscono l’automobile, sono poco attivi, si rivolgono a strutture ricettive standardizzate, non cercano novità ma sicurezza.

 

Secondo Dell’Agnese

Prendendo in considerazione non quello che fanno ma ciò che pensano di essere 

 

Turistofobi: coloro che si definiscono viaggiatori e non turisti, preferiscono aree non turistiche, ritengono di poter scoprire nuove località, credono di essere intraprendenti, talvolta sono spericolati, non amano i viaggi organizzati.

 

Turistofili: non si pongono il problema, cercano una località di tendenza , preferiscono la folla  e l’alta stagione , non vogliono scoprire nulla ,seguono le mode sportive, animazione e ristoranti all’italiana (in AFRICA) non escono dal proprio villaggio.

 

Ritornando al turismo rurale, la campagna è sempre presentata e percepita come alternativa per soddisfare quella categoria di turisti che si autodefinisce turistofoba e che mai accetterebbe  di fare una vacanza da turistofili.

 

Il turismo religioso

 

Prassi comune a tutti i fedeli , con il pellegrinaggio si va incontro a Dio, incontro ai propri simili, incontro a sé stessi.

Ma il turismo più che comune ad ogni religione è  comune anche ad ogni cultura, ad ogni ideologia, ad ogni filosofia.

E’ forse per questi motivi che il turismo religioso ha assunto oggi un’importanza forse pari a quella che aveva nelle epoche passate.

Nelle ultime proposte  del turismo religioso  non sono presenti  solo le classiche mete ma anche itinerari turistici classici ( le cinque terre, il Marocco, la Slovenia) oppure destinazioni rivisitate dal punto di vista  religioso (Polonia).

La destinazione varia ovviamente da fede a fede, giacché ogni religione attribuisce ai propri luoghi un forte significato identitario.

 

Se il turismo religioso ha visto nel passato  e vede tuttora solitamente come meta  un luogo altamente identitario per il fedele di una determinata religione , tuttavia molto spesso  la prassi turistica del pellegrinaggio ha avuto ed ha come destinazione  anche altri luoghi sostitutivi.

 

Si riprende il caso del pellegrinaggio medievale per antonomasia, quello in terra santa.

Dal IV secolo fino a tutto il trecento vi sono  numerose testimonianze  di pellegrini che intrapresero il viaggio verso Gerusalemme pur consci della pericolosità e dell’incertezza  che li aspettavano .

 

Dal  quattrocento in avanti, in seguito  da una parte all’affermarsi del dominio turco  in Medio Oriente e  dall’altra alla crescente instabilità politica in Europa, il numero dei pellegrini diminuì drasticamente.

Fu allora che iniziarono ad affermarsi in Europa destinazioni sostitutive di Gerusalemme.

 

Non solo il pellegrino cristiano della controriforma effettuava  turismo religioso “virtuale” ma anche ai giorni nostri si hanno chiari esempi di trasposizioni di siti religiosi  lontani in ambienti quotidiani.

Si pensi ai numerosi presepi, alla via crucis, alle grotte di Lourdes, alle quali i pellegrini si recano con la stessa devozione che avrebbero se se si recassero laddove l’episodio ha veramente avuto luogo.

 

Tuttavia non solo l’esperienza religiosa  si nutre di turismo virtuale, ma in tanti altri casi la riproduzione  di un sito d’interesse turistico può causare concorrenza all’originale.

La visita virtuale di un sito può essere talmente efficace nel turista – o post turista- da far ritenere l’esperienza totalmente sostitutiva della visita diretta.

 

Turismo virtuale  lo hanno fatto  i lettori dei libri di viaggio di tutte le epoche, fantasticando su terre e mari lontani , non solo reali ma talvolta anche immaginari , tenendo semplicemente un libro in mano .

 

Il turismo terapeutico, il turismo culturale

 

1) alibi di turismo terapeutico. Precursore dell’amata vacanza termale fu sicuramente un personaggio di grande levatura : l’imperatore di Francia Napoleone III.

Passare le acque costituiva una pratica salutare consigliabile anche per coloro che non avevano particolari patologie , ma soprattutto si era diffusa una moda che aveva imposto il soggiorno terapeutico quale prassi necessaria per distinguersi socialmente.

 

Le motivazioni terapeutiche si mantennero infatti a lungo  come prioritarie  anche per la scelta di località turistiche  che offrivano condizioni di clima più favorevoli rispetto a quelle di residenza.

Ma andato quasi del tutto fuori moda l’alibi terapeutico, tante località termali e climatiche si sono dovute reinventare sotto  la nuova forma di turismo  di turismo del fitness.

 

L’importante è tornare dalle vacanze dimostrando di essersi scaricati da tensioni e problemi, non importa con quale mezzo , basta che appaia il più alternativo possibile : la vacanza tout court non è più sufficientemente d’immagine.

 

2) alibi di turismo culturale. L’aggettivo culturale  è oggi il termine  che sempre più spesso connota  l’esperienza turistica ,quasi che sia necessario sottolineare che,

se non l’unica, almeno una delle motivazioni che ci hanno spinto ad intraprendere il viaggio sia culturale

 

esiste in effetti una certa reticenza  da parte del turista ad ammettere che durante la vacanza  ci si è limitati a svagarsi e a riposarsi , quasi che nella nostra società iper attiva svago e riposo costituiscano  un peccato.

 

Turismo congressuale, è un turismo improprio nel quale sicuramente la finalità culturale non è secondaria, non ha come motivazione il diporto piuttosto sottolinea l’importanza economica e paesaggistica delle città ospitanti .

 

Le località di turismo passivo prediligono questo tipo di turismo poiché il livello medio di spesa è il doppio o il triplo quello degli altri turisti  e perché esso procura un prestigio pubblicitario notevole.

 

Gite scolastiche La scuola che non offra nel proprio POF un’ampia rosa di viaggi e visite d’istruzione non è considerata aggiornata né concorrenziale in mezzo alle altre.

(settimane bianche, vacanza- studio all’estero, partecipazione convegni ed enti sportivi, viaggi in mete anche extra europee).

Genitori, alunni vengono favorevolmente attirati da tutte queste attività, la presenza d’insegnanti e presidi da loro una certa autorevolezza, il basso prezzo le rende accessibili a tutti e il loro carattere culturale è assicurato  dall’essere organizzato  da un istituto scolastico.

 

Perché è così duro ammettere che oggi le gite scolastiche  non hanno una funzione prevalentemente culturale nel senso tradizionale del termine , ma sono comunque formative per altri versi .

 

Il turismo della memoria

 

Esempio : 1859….Henri Dunant assistendo involontariamente  alla battaglia di Solforino fra Franco –Piemontesi e gli Austriaci (II guerra d’indpendenza) impressionato dal numero ingente di feriti, organizzò squadre di soccorso volontarie che lo ispirarono successivamente per la fondazione della croce rossa.

Sui luoghi della battaglia  sorgono oggi monumenti, sacrari, mete di numerosissimi volontari di società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

 

Esempio di turismo della memoria , cioè con il quale il viaggiatore cerca di salire su una macchina del tempo per tornare nel passato  ad assistere ad un evento storico importante per svariati motivi.

 

Nell’epoca vicina a noi , il turismo della memoria  ha riscosso un successo straordinario le cui cause sono ben esplicitate da Minca quando legge anche in questo un’ansia prettamente post-moderna per l’autenticità.

 

Considerato uno dei pochi modi per evadere dalla realtà  in buona parte priva di speranza ecco nascere parchi a tema storico, culturali, letterari, etnografici, tutte ricostruzioni, oltre che valorizzazioni, di episodi storici, di stile di vita, di attività del passato.

 

Fino a che punto però esistono epoche storiche dove veramente era preferibile vivere? La domanda implica uno spirito critico capace di analizzare situazione per situazione  senza cercare risposte valide per tutti i casi.

 

Il risultato molto spesso genera  ricostruzioni  molto artificiali e a senso unico formando immagini stereotipate di luoghi dove non è più l’autenticità ad emergere ma qualcosa di costruito,  di dato per scontato.

 

Tale processo è sempre stato presente nei viaggiatori di tutte le epoche:

i grandtouristi per esempio avevano dell’Italia e degli italiani un’idea preconcetta : l’Italia era stata la culla della civiltà classica , ed essa ancora avrebbe dovuto offrirsi come tale nell’immaginario turistico.

 

Gli stereotipi geografici presenti nella nostra mente non sono riscontrabili solo nella ricostruzione del passato ma anche in numerosi altri casi.

E’ noto che vi sono oggetti geografici con i quali le culture identificano una regione.

 

Analizzando uno qualsiasi di questi stereotipi (Islam = minareto, Australia = canguro) noteremo che esso è sempre omnicomprensivo , cioè non ha né spazi né tempi: tutto è uniforme .

Lo stereotipo è senza spazi : Se l’Italia è uno Stato mediterraneo l’italiano è moro e chiassoso dalle Alpi alla Sicilia

Lo stereotipo è senza tempo : così è, così era e così sarà.

 

Il turismo eno- gastronomico

 

Fra le motivazioni  che possono spingere una persona in una località diversa da quella di abituale residenza vi è la degustazione di cibi e bevande o di particolare pregio o diversi dai propri.

Il turista eno- gastronomico è una figura sempre presente nella storia del turismo  e non meno importante  nel nostro tempo.

Il cibo oltre ad essere come un grande faro  in grado di attirare l’interesse di viaggiatore e dei media e quindi capaci di causare  un cospicuo flusso turistico , acquista oggi  anche un altro significato  ugualmente importante ai fini turistici: nella nostra società esso è diventato il principale elemento di cultura materiale caratterizzante di una regione.

Accanto al turismo prettamente eno- gastronomico dobbiamo considerare  come anche all’interno delle altre tipologie di turismo , cibo e bevande ricoprano una grande importanza  una grande importanza  per identificare  e caratterizzare una regione.

In un mondo sempre più globalizzato la dimensione locale della cucina tipica regionale  è diventata un aspetto di primissimo ordine per sottolineare la specificità di una regione in un panorama “globale” sempre più uniforme.

 

Tuttavia anche in questo caso è applicabile quella forma mentis che  abbiamo associato già all’autenticità delle culture: fino a che punto un piatto tipico o un bevanda tipica sono autentici?

(pizza = Napoli ; cuscus = paesi arabi; merluzzo = Norvegia)

Anche perla gastronomia vigono stereotipi che non conoscono né spazi né tempi diversi.

 

Sempre in tema gastronomico , il turista che scopre che ci sono al mondo popoli che non hanno le stesse usanze nella loro cucina tradizionale, potrà dedurre, che esistono altre culture al mondo e che la sua è composta totalmente da elementi caratterizzanti.

 

Il rischio che si corre è che molte persone possono sviluppare le cosiddette bolle culturali, un esempio ristoranti italiani vicini a scuole internazionali di lingua inglese frequentate da molti italiani, in Hotel all’estero animazione in Italiano.

Il fenomeno prende nome : environmental bubble.

 

Non si deve comunque pensare che i tempi siano molto cambiati perché, anche nel passato, la creazione di  environmental bubbole è stata più frequente di quanto non si pensi (ambiente old england nelle colonie).

 

Il turismo “di esperienza”

 

Una motivazione per cui si intraprende un viaggio turistico può essere senz’altro quella di fare nuove esperienze.

Il turista di oggi cerca sempre più frequentemente rispetto al passato una forte esperienza alternativa sia per vivere un’evasione dalla quotidiana routine , sia per differenziarsi all’interno della massa sempre maggiore di persone che praticano turismo.

Sorgono così le modalità di esperienze turistiche alternative più disparate , dalle più accettabili  dal punto di vista etico , a quelle al limite della legalità e della moralità , o addirittura oltre ad esso.

Talora , per cercare  attività alternative , il turista esperienzale si spinge anche a  scegliere località rischiose per la sicurezza personale ; a volte la destinazione turistica può essere scelta anche in funzione dell’abbondanza  o dell’accessibilità di sostanze stupefacenti; o ancora si pensi al turismo sessuale, in particolare Tailandia , le Filippine , Lo Sri Lanka e Brasile dove la maggior parte delle prostitute sono donne , ma cresce il mercato gay e della pedofilia che sfrutta uomini e minori.

 

Tutte queste tipologie turistiche  hanno in comune fra loro il fatto di offrire al turista durante la vacanza  un nuovo mondo nel quale vengono messe in discussione le proprie abitudini, il proprio modo di pensare , le proprie sicurezze.

 

 

Fonte: http://gatcunisalento.altervista.org/joomla/attachments/article/60/Geografia%20del%20Turismo%20-%20Bagnoli%20-%20CAP%20III.doc

Dal manuale di Geografia del Turismo (Bagnoli)

Sito web : http://gatcunisalento.altervista.org/joomla/index.php/riassunti/67-geografia-del-turismo-d-viterbo/60-geografia-del-turisto-bagnoli

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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