Turismo

 

 

 

Turismo

 

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Concetto del turismo e problemi metodologici


Definizione ufficiale di turismo :


il turismo è l’insieme delle attività delle persone che viaggiano verso, e si trovano in, luoghi diversi dal proprio ambiente abituale, per un periodo complessivo non superiore ad un anno consecutivo e non inferiore alle 24 ore a scopo di svago, affari, o motivi diversi dall’esercizio di un’attività remunerata all’interno dell’ambiente visitato.
da sempre la definizione di turista è
Turista: persona   che si allontana temporaneamente dal proprio luogo di residenza abituale e che effettua un viaggio o un soggiorno per motivi di piacere.
Turismo: è l’attività economica intesa come l’insieme delle attività che forniscono i servizi relativi allo spostamento, al soggiorno ed altre necessità del turista.
Nella definizione ufficiale delle nazioni unite del 63 indica che il soggiorno fuori dalla propria dimora può variare da 24 ore ad un anno. Elencava anche le motivazioni per effettuare viaggi turistici e non di altro tipo e qui nascevano le controversie e discussioni poiché si può definire sicuramente turismo un soggiorno in mete turistiche per svago, ma in altri casi vi si va per motivi di salute, o di lavoro, o si può lavorare per mantenere la vacanza come spesso fanno i giovani, o in luoghi religiosi, è chiaro però che un turista non produce reddito nel luogo in cui si trova e quindi è solo un consumatore.
Dopo vari studi si è giunti ad una nuova definizione di turista: viaggiatore volontario e temporaneo che viaggia nell’aspettativa di trarre piacere da sensazioni di novità e cambiamento ottenute durante un viaggio relativamente lungo e non abituale.
Bisogna fare attenzione alla differenza tra turista ed escursionista, colui che va e torna nella stessa giornata.

 

Unicità e banalità dei luoghi turistici
Le risorse turistiche possono avere 5 caratteristiche: unicità, banalità, naturale, artificiale, culturale.
L’unicità è data dal fatto che ha caratteristiche uniche (monumenti, paesaggi, clima), mentre la banalità è data da attrattive ovvie (bosco, lago). Le dinamiche di banalizzazione sono date dal fatto che vi è concorrenza mondiale e quindi maggiore possibilità di scelta e magari quello che a scala regionale è unico diventa banale su scala mondiale.
Le risorse naturali sono prodotti della natura, come clima o montagne, mentre quelle culturali sono create dall’uomo come monumenti o l’arte in generale. Le risorse artificiali sono create dall’uomo a scopo turistico.
Possiamo quindi definire unici e culturali monumenti come il taj mahal o la tour effeil o banali posti come Viareggio, mentre i luoghi naturali unici possono essere il gran canyon o la death valley mentre banali luoghi come bora bora o le dune del deserto.

 

Bric e le loro tendenze
I paesi bric sono i nuovi mercati turistici, Brasile, Russia, India e Cina.
Mentre Russia India e Cina si stanno notevolmente espandendo, anche nei mercati esteri e l’indice pro-capite aumenta il Brasile presenta ancora molte difficoltà sotto l’aspetto economico nonostante le innumerevoli risorse naturali presenti sul suo territorio
Brasile
L’economia emergente del Brasile sta trainando il turismo di brasiliani in uscita dal paese grazie alle maggiori possibilità economiche dei suoi abitanti e dei crescenti livelli di sviluppo interni. Il turismo in Brasile dipende molto dall’andamento dell’economia, migliorando l economia migliorano i consumi. Il Brasile è il paese del sud-America maggiormente in ripresa economica.
I viaggi dei brasiliani sono in continua crescita, con punte del 20%, ma nonostante questo grande dato solo il 32% di brasiliani si affida a tour operator. In brasile vi sono molti italiani e quindi l’Italia resta una delle mete preferite, in prima posizione rimane da sempre il Nord America, visto che è più vicino e meno costoso.
India
L’India rimane una meta difficile poiché è un paese difficile, al suo interno mi sono molte religioni diverse e ben 18 lingue ufficiali, l’economia è in grande ripresa e si prospetta ad un ottimo futuro considerando anche che il 60% della popolazione ha meno di trenta anni. Essendo un paese molto grande vi è molta gente con la possibilità e la propensione a viaggiare, stimata intorno a 250 milioni di individui, infatti il turismo outgoing cresce di circa il 25% annuo privilegiando posti a loro vicini come Singapore, Malaysia, Thailandia, Hong Kong e Dubai.
Un fattore che influisce notevolmente al turismo indiano è Bollywood, infatti intorno all’industria cinematografica indiana viaggiano molti soldi e vi è la necessita di effettuare molti spostamenti dato che molti film vengono prodotti fuori dal paese e serve come pubblicità a questi paesi.
Russia
La Russia è uno dei paesi con la maggiore crescita economica al mondo, circa il 5% annuo e permette loro di essere grandi viaggiatori. I russi hanno la caratteristica di ricercare sempre grandi marchi e prodotti prestigiosi senza badare a spese e soggiornano in grandi strutture di alto livello.
Cina
La Cina è un paese molto particolare, infatti fino agli anni 80 vi era il divieto di viaggiare all’estero specialmente verso l’occidente  e fino agli anni 90 è rimasto comunque difficile fare lunghi viaggi quando qualche agenzia di viaggio era autorizzata, solo dal 1997 il turismo ha avuto una forte crescita (media 24,9% annua). Dal 2003 vi sono ben 528 tour operator e il turismo in cina non è più un taboo

 

L evoluzione del turismo tramite i mezzi di trasporto
Si può dire che il turismo è nato con gli inglesi con il grand tour, dopo la rivoluzione industriale vi è la possibilità per più persone, oltre alla borghesia, di viaggiare, ma già nell’antica Roma si usava fare viaggi per andare alle terme, o in Grecia per le olimpiadi e nel medioevo iniziano i viaggi per i pellegrini nei luoghi di culto religioso. Però il turismo vero e proprio risale all’epoca della rivoluzione industriale.
Il treno fu il primo mezzo di trasporto che trasportò i turisti in massa, abbattendo i tempi di spostamento fino a prima molto lunghi, e anche il prezzo era abbordabile a molte persone, anche se vi erano treni per tutti restavano sempre i treni per le classi più agiate come lo storico Oriente Express. Ancora oggi il treno resta uno dei mezzi di trasporto più usufruiti dai turisti anche se abbondantemente superata dall’automobile e dall’aereo.
L’automobile privata è indispensabile per gran parte dei turisti e addirittura per certi tipo di turismo come i fotosafari, senza le jeep non si potrebbe fare. L’automobile ha donato molta più possibilità di spostamento ai turisti, dando la possibilità di andare in molti più luoghi che prima non erano raggiunti con altri mezzi.
L’aereo fa la sua comparsa nel mondo del turismo negli anni 30, il trasporto aereo è sicuramente responsabile dello straordinario aumento del turismo internazionale. Con l’aereo si possono raggiungere anche i luoghi che prima erano molto scomodi, come le isole, per i quali necessitava anche giorni interi di viaggio, mentre con l aereo il mondo è tutto più vicino. Con i voli charter poi si sono abbattuti notevolmente i prezzi, oggi affiancati anche dalle compagnie low cost.
Le attività ricreative sono sempre state legate ai mezzi di trasporto, poiché implicano sempre uno spostamento, più o meno lontano.

 

Fonti e dati del turismo 
Le fonti possono essere di 4 tipi: istituzionali, di enti scientifici, enti pubblici o enti privati.
Per i dati turistici le fonti principali sono di due tipi: nazionali ed internazionali; quelle nazionali sono ISTAT, ENIT ente naz ita tur, ISNART ist naz ricerche turistiche, TCI touring club ita, mentre quelle internazionali sono EUROSTAT e OMT org mond del turismo.
I dati per l’analisi del turismo sono: Bacino di Irradiazione (destinazione, tipo di turismo e di soggiorno, caratteristiche varie, fatte tramite interviste) e il Luogo di Soggiorno (arrivi, presenze e caratteristiche dei turisti tramite i registri delle strutture ricettive e dotazione ricettiva e dei servizi tramite rilevamenti statistici)
L’indice della propensione a viaggiare è N PERS PARTITE/POP TOT = PROPEN NETTA
N SOGGIORNI/POP TOT = PROPEN LORDA
Le variabili della propensione a viaggiare sono: reddito, età, istruzione, terziarizzazione, urbanizzazione e soddisfacimento di altri bisogni.
Le limitazioni della propensione a viaggiare sono: distanza e difficoltà di spostamento, diffidenza per l’altrove, instabilità politica, limitazioni d’espatrio
La funzione turistica è data dai POSTI LETTO/POP TOT
La funzione alberghiera è data dai POSTI LETTO IN ALBERGO/POP TOT
La permanenza media è data dalle PRESENZE/ARRIVI

 

Aspetto sportivo e culturale come attrattiva turistica
Lo sport gioca un ruolo molto importante nel turismo infatti attorno ad esso ruotano molti eventi, sia itineranti come i mondiali di calcio o le olimpiadi, sia ricorrenti come tornei, gran premi, ma anche per lo spostamento di persone per svolgere l’attività sportiva preferita, come nuoto, canoa, sci.
I grandi eventi sportivi lasciano in eredità al luogo dove vengono svolti strutture molto importanti che arricchiscono il patrimonio del luogo, basti pensare agli stadi olimpici.
Il patrimonio culturale comprende: monumenti, le belle arti (edifici civili, militari e religiosi), musei e arredi urbani.
Anche l’aspetto culturale non è da meno dello sport, infatti anch’esso richiama molti turisti. Vi sono molte manifestazioni e il richiamo è sempre maggiore, ad esempio il carnevale richiama a Venezia un grande pubblico, come  a Nizza o Viareggio. Vi sono poi innumerevoli festival musicali e cinematografici.

Promozione dell’immagine turistica
l’immagine di un luogo si forma attraverso suggestioni ed informazioni che provengono dalla letteratura, dal cinema e dai media.
vi sono tre fasi promuovere un luogo non ancora turistico, la prima è dove non vi è una vera e propria promozione sensibilizzata in forma indiretta, attraverso mass media o altro, quindi sarà  molto importante chi già vi è stato in quei luoghi e può parlare di esso. possono essere turisti che gia conoscono il luogo, o gli abitanti stessi, essi sono gli unici che possono fornire notizie utili. la seconda fase inizia quando vi sono le prime richieste per quella meta e inizia ad essere conosciuta, ora il turista va nelel agenzie di viaggio e richiede informazioni, sarà interesse anche dell’agenzia documentarsi su questo nuovo luogo e avrà contatti con guide e strutture locali. l’ultima fase è quando ormai il luogo rietra nel circuito internazionale, ora saranno le agenzie a fare promozione del luogo.

 

Accessibilità
La risorsa turistica è correlata alla categoria geografica di sito, mentre il concetto di accessibilità si pone in relazione con la posizione.
l’accessibilità è il grado di raggiungibilità di un luogo, in base all efficienza dei mezzi di trasporto, delel reti di trasporto e alle varie limitazioni poliche e amministrative.
sito → risorse nat, cult, art → relazioni verticali,  con l’ambiente e risorse del luogo
posizione  →assoluta, lati, longi
→relativa, rapporti con altri luoghi;vicinanza, lontananza; somigli, differen
segue..             acessibilità → relazioni orizzontali, con il mercato e gli altri luoghi tur

I nodi sono punti di passaggio dei flussi turistici, possono essere fisici, valli varchi ponti, tecnici, rotture di carico e soste tecniche (tunnel nella manica, pontii aerei, navi per forza), e geopolitici, soste per visti e permessi gateway e commercio e scambi (frontiere).
I fusi
vicinanza/lontananza
sono concetti relativi che possono variare nel tempo. possono essere distanze fisiche, di tempo, di costo. la riduzione degli ultimi due si definisce convergenza spazio temporale.

il turismo può essere accessibile su due fronti, uno dalla parte del turista, che deve avere la possibilità di raggiungere un luogo, e dall altra dal luogo che deve saper ospitare i turisti.

 

Operatori economici
i tour operator gestiscono tutto quello che serve a un turista, dal volo all’hotel permettendo cosi di ridurre i costi anche a questi. ad esempio acquistano loro i biglietti aerei diminuendo i posti vuoti nel caso e fanno promozione ai vari hotel ma sempre per il loro interesse, però questo porta il consumatore ad una semplificazione del prodotto e a prezzi ridotti.
nel settore turistico è nata ormai da tempo una tendenza a concentrare, nascono sempre più grandi multinazionali, i tour operator si fondono insieme e nascono sempre nuovi gruppi più grandi e potenti, le piccole imprese per salvarsi devo specializzarsi in qualcosa che esca dal turismo di massa, la mortalità delel imprese è molto alta. vi è anche una grande concorrenza dato che tutti vendono più o meno le stesse cose e quindi puntano tutto sulla qualità del prodotto.
vi è un grande utilizzo di economie di scala per abbattere i costi, avendo un grande giro d’affari e le aziende puntano molto sul marketing perché alla fine è quello che farà la differenza oltre naturalmente al prezzo che è il vero e proprio elemento chiave epr la decisione in rapporto a quanto viene offerto.
le destinazioni possono essere analizzate in base alal scelta, infatti i tour operator vendono tipi di turismo più che luoghi turistici. infatti il cliente guarda prima il prezzo, poi il tipo di turismo che cerca, balneare, sportivo, ecologico e non  valuta molto la regione in cui si trova, se cerca il mare guarda solo il mare e decide. a questo punto un to deve rendere accessibile il luogo, spesso i to hanno compagnie aeree private, e devono avere alberghi su cui fare riferimento, avrà turisti molto diversi quindi dovrà scegliere posti standard per cercare di soddisfare tutti e metterà a disposizione sul luogo personale locale e non per aiutare i turisti. uan volta scelte mete e mezzi il to dovrà negoziare per ottenere un pacchetto finale con il prezzo adeguato.


Pianificazione, intervento pubblico
Lo stato decide di intervenire nel turismo poiché è una possibilità di sviluppo economico e poi serve a dare immagine al paese e a migliorare la vita  della popolazione.
l’amministrazione locale ricopre un ruolo importante infatti controllano il territorio, gestiscono i servizi pubblici, danno supporto e finanziamenti agli operatori. fanno attività promozionali e formano gli operatori.
la tendenza è di rimordenizzare vecchie strutture gia esistenti mentre nei luoghi in via di sviluppo si tende a creare secondo il modello club, autosufficiente anche se vicino ad altre strutture o luoghi di turismo.

 

Effetti sociali
Il turismo determina un aumento di popolazione per 4 motivi:
1 freno allo spostamento dei centri minori (rurali, montani), per molti centri minori lo sviluppo turistico, e l’aumento delle possibilità di occupazione, ha frenato il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione.
2 Richiamo di popolazione (rientri o immigrati) da parte di nuove attività, il forte aumento della domanda di lavoro fa si che le principali aree turistiche si trasformino in poli di attrazione di flussi migratori.
3 Richiamo di pensionati, le località turistiche esercitano una forte attrazione sui pensionati, soprattutto per il clima. spesso la seconda casa delle vacanze estive diventa la principale quando si va in pensione, come succede spesso in america.
4 richiamo di nuovi residenti attratti dalla qualità della vita, in alcune aree la scelta residenziale coinvolge anche la popolazione attiva, che ha la possibilità di svolgere il proprio lavoro da casa. sono popolazioni di medio alto livello sociale, con alti redditi e capacità di spesa, che sono attratti dalla qualità delal vita, ultimamente sono molti gli inglesi che si trasferiscono nel Chianti.
Questo comporta 4 effetti
1 svuotamento dell’intorno territoriale dell’area di sviluppo turistico, la crescita di occupazione in un’area agisce come forza di attrazione in primo luogo in aree vicine.
2 cambiamento della struttura per età, gli effetti possono essere opposti, ringiovamento (motivo 2) o invecchaimento (motivo 3). in linea generale il ringiovamento si registra nelel località di recente sviluppo, specie in montagna, al mare in posti classici vi sarà un invecchiamento.
4 insorgenza di nuovi fabbisogni, il mutamento della struttura socio-professionale porta con se la richiesta di nuovi servizi in ggrado di rispondere alle esigenze dei nuovi residenti.

il rapporto tra residenti e turisti è sempre in comflitto pichè il turismo porta ricchezza ma i turisti portano innalzamento dei prezzi (in paesi in via di sviluppo vi è una doppia prezzatura), traffico e vi è una competizione con i turisti nell’uso dei luoghi e delle attività ricreative.
L’impatto del turismo sulal società porta profondi cambiamenti  che una struttura forte e coesa è in grado di assorbire, mentre  comunità fragili rischiano di essere distrutte.
l’impatto sull’organizzazione sociale e sulla cultura locali può essere particolarmente forte poiché il turismo è contatto e confronto con altre culture e stili diversi di vita e questo confronto avviene in una sfera molto personale come il tempo libero.
i problemi sono per lo piu nei paesi in via sviluppo dove si cerca di occidentalizzare i luoghi ed è un metodo aggressivo, le comunità fragili vengono distrutte.

 

impatto del turismo sull’ambiente
il turismo da sempre ha modificato l’ambiente naturale, ma solo ultimamente vi si da un certo peso.
la capacità di carico ecologica di un luogo è la capienza massima oltre alla quale si altera gravemente l’ecosistema, per rendere un’area accessibile ai turisti si deve, di solito, forzare questa capacità, creando eprcorsi nei parchi, limitazioni parziali, scaglionando i flussi e interrompendo il flusso in certi periodi, bisogna ricreare un ecosistema dove all’interno vi sono anche i turisti, certe volte questo è l’unico modo per poter mantenere in vita certe aree.
La capacità di carico psicologico è la sopportabilità per esperienza del visitatore e per la vita del locale.
la capacità di accoglienza è la capienza per mantenere lo scopo della visita, un numero di visitatori eccessivo puo impedire di vivere l’esperienza prevista.
La capacità di carico in generale è composta da questi tre elementi.
Il turismo può avere effetti attivi o passivi sull’ambiente, passivo tipo l’arretramento delle coste, l’inquinamento marino o in montagna il dissesto dovuto all’abbandono delle attività tradizionali, attivo come la cementificazione, costruzioni spiagge e porti, alterazione del gioco delle correnti con erosioni e accumuli indesiderati e distruzione delle barriere corallineo in montagna dissesto estetico e degrado, problemi di sovraffollamento
il turismo puo essere beneficiario o promotore del recupero e della tutela dell’ambiente. è beneficiario quando  parchi ed aree protette, istituti con finalità non diristiche diventano a loro volta attrazioni turistiche o quando vi sono operazioni di riqualificazione urbana e si creano nuovi luoghi per il turismo, tipico delle vecchie aree industriali. è promotore quandosis volgono attività di recupero o restrutturazione nelle località turistiche, azioni di disinquinamento delle acque e ripristino di paesaggi in ambienti rurali e nel caso vi sia una riqualificazione urbana legata a grandi eventi.
Nell’istituzione di parchi ed aree protette il turismo è nel contempo sia beneficiario che promotore, un tempo i parchi naturali nascevano per la volontà di  conservare e valorizzare ambienti di elevato valore naturalistico mentre col passare del tempo l’area protetta viene istituita al fine di evitare che le attività industriali e la crescita urbana deteriorino in modo irrimediabile l’ambiente naturale; in alcuni casi i parchi sono fatti per bloccare uno sviluppo turistico indiscriminato, arcipelago toscano.

 

Clima
Gli elementi costitutivi del clima sono: temperatura, pressione atmo, venti, tempo atmo, clima.
la temperatura sulla terra è funzione della qualità di irradiazione solare che raggiunge la superficie, se i raggi raggiungono la terra direttamente il riscaldamento sarà maggiore, se sono obliquoi il riscaldamento sarà minore, ad esempio in inverno. il calore dell’aria è dovuto anche al calore riflesso della superficie terrestre stessa, più si va in alto più fa freddo. inoltre le masse d’acqua si riscaldano e si raffreddano meno velocemente di quelle terrestri, le masse d’acqua svolgono una funzione mitigatrice sul clima.
Ci sono 8 tipi di clima: tropicale umido, caldo secco, temperato caldo, temperato fresco, continentale con inverni freschi, freddo nebbioso, freddo secco e clima montano.
- il tipo tropicale umido puo essere 1equatoriale, giorno e notte sono uguali in durata, nuvoloso e piovoso, 23 33 gradi, il turismo nn è favorito, es amazzonia.
2 degli alisei, piogge stagionali, molto sole, turismo balneare, rischio cicloni e uragani.
3con stagione secca, maggiore variazione stagionale, lunga stagione secca, poca umidità, piogge estive, turismo nella stagione secca mare safari.
-il tipo caldo secco ha pochissime precipitazioni, forte escursione termica, poca umidità e periodo piu fresco in inverno. turismo balneare, trekking nel deserto.
-temperato caldo, lunga stagione calda, favorevole al turismo, estate balneare tutto l anno epr escursioni out. puo essere di tipo mediterraneo con inverni freschi e poche precipitazioni, estati calde e molto sole, palma de m. los angeles, cape town. Oppure puo essere temperato con estate umida, inverni freschi con moderate precipitazioni ed estati calde e piovose, shanghai, sydney, new orleans
- temperato fresco, inverni da miti a rigidi, tempo variabile, estati fresche e nuvolose. inverno non favorevole al turismo, breve stagione balneare, dublino vancuver
-continentale con inverni freddi, inverni freddi e lunghi con neve, estati calde con piogge moderate, molta differenza tra le stagioni, inverno adatto a sport invernali, sono tipici i laghi, chicago montreal stoccolma. Puo essere anche desertico delel medie longitudini, non adatto al turismo, inverni rigidi e poche precipitazioni, ulan bator.
- Freddo nebbioso, inverni rigidi, nn vi è un’estate, vento e cielo coperto tutto l’anno, vi è molta fauna ma poco turismo faer oer, georgia australe.
-freddo secco, puo essere sub artico continentale con inverni freddissimi ed estati brevissime, nn adatto al turismo troppo freddo, rovaniemi. Oppure puo essere polare, inverni freddissimi e ventosi, estati fredde, molto sgradevole come clima.
-il clima montano puo essere di alte terre tropicali, escursione termica, intense radiazioni ultraviolette,poca umidita, nevi perenni oltre 4ooo metri d’altezza. fino a 1500 3000 adatto al turismo, per trekking ed alpinismo. Oppure puo essere di alte terre delel medie latitudini, differenze stagionali accentuate, inverni freddi e nevosi, estati calde e piovose, il tempo muta facilmente, molte brezze, nevi perenni oltre 2500 3000. generalmente favorevole al turismo, sport invernali, tipico alpino.

 

fonte: http://www.testi-utili.com/secondo_anno/geoturismo/Concetto%20del%20turismo_appunti_thom.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Turismo

Turismo e politiche di sviluppo sostenibile  in Italia.

by  Francesco Adamo

Kennst du das Land? wo die Citronen blühn,
Im dunkeln Laub die Gold-Orangen glühn,
Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht,
Kennst du es wohl?
                              Dahin! Dahin
Möcht' ich mit dir, o mein Geliebter, ziehen.

 

Con questo invitante inno al "Belpaese" comincia una delle più belle ballate (Mignon) di Johann Wolfgang  Goethe, il grande poeta che, com'è noto, é  tra i primi e più famosi pionieri del turismo mondiale -  e particolarmente del turismo verso l’Italia ed il Mediterraneo, il cui principale flusso trae oggi origine  proprio nei paesi di lingua tedesca.  Il viaggio in Italia, compiuto dal poeta dal 1786 al 1788, é dallo stesso sentito come “rinascita” (poetica), il  che in senso lato, come per altri turisti,  significa ricreazione; il suo interesse  è attratto dall’arte, dalla natura, dalle piante coltivate e  dalla vita popolare, che osserva attentamente, e  principalmente, come sottolinea la  summenzionata strofa,  dai paesaggi,  di cui Goethe esegue  più di mille disegni. Per questi spiccati interessi, come per gli effetti,  questo viaggio in Italia si distingue quindi da quelli d’istruzione che erano all’epoca consueti e può accomunarsi a quelli propriamente turistici o quanto meno a quelli che caratterizzano la  prima fase dello sviluppo del turismo, che  per quanto attiene al suo rapporto con l’ambiente si protrae ancora per almeno un secolo, sino all’avvio di una consistente espansione edilizia, soprattutto alberghiera, delle “stazioni” balneari e di altri centri turistici, nei siti scoperti e selezionati in questa prima fase (Knafou, 1992).
La natura del “turista” è oggi certo  in gran parte cambiata e il fenomeno turistico, divenendo vieppiù di massa, si è anche di molto diversificato,  tanto più se in esso si comprende – sulla scia dei criteri adottati dalle organizzazioni internazionali del settore  (WTO, 1983 and 1998) - qualsiasi spostamento da un luogo di residenza permanente  ad uno luogo di soggiorno temporaneo, anche molto limitato nel tempo ed includendovi quindi gran parte delle attività d’impiego ricreativo del tempo libero.  Ancor oggi, tuttavia, motivazioni e fattori attrattivi caratteristici della fase pioniera costituiscono l’essenza del "tour-ismo", ovvero del cosiddetto turismo proprio (Innocenti, 1996), e, per quel che qui più c’interessa,  costituiscono componenti essenziali di quel turismo di qualità la cui domanda è decisamente crescente ( PCM, 1998),  e  a cui l’offerta di un paese come l’Italia non solo deve adeguarsi sempre più ma deve continuare ad essere di stimolo .
Un turismo di qualità crescente - nel quale  assume oggi un ruolo strategico la qualità ambientale tanto degli impianti e dei servizi turistici  quanto dell’insieme degli altri elementi che caratterizzano la località turistiche e che ne costituiscono in genere le principali risorse  e fattori d’attrazione turistica – è oggi dettato non solo dalla crescente competizione globale nello stesso settore, ma è una esigenza vieppiù imposta in generale dalle nuove condizioni competitive proprie dell’attuale modello di capitalismo industriale flessibile. Infatti, il vantaggio competitivo, soprattutto per imprese operanti nel mercato dei prodotti (di qualità) richiesti dai consumatori dei paesi più ricchi,  si fonda largamente sulla qualità delle risorse umane, in particolare sulla loro creatività e disponibilità alla collaborazione. Queste qualità a sua volta dipendono non solo dalle capacità educative e formative del locale ambiente sociale, ma dalla disponibilità, dalle modalità d’uso del tempo libero e dalle diverse capacità ricreative dello spazio vissuto durante il tempo  libero (Adamo, 1999).
Un miglioramento continuo della qualità ambientale delle località turistiche mature e una continua ricerca di soluzioni che minimizzino gli impatti ambientali negativi della realizzazione  di nuovi luoghi turistici e d’impiego del tempo libero sono obiettivi strategici che un paese come l’Italia deve perseguire con grande tenacia, non solo perché è  tra i primi al mondo per importanza dei flussi interni ed internazionali, ma  perché la crescita del benessere economico di gran parte delle regioni del Mezzogiorno e di varie aree economicamente marginali in altre regioni può trovare un importante fondamento nella  valorizzazione turistica sostenibile  del loro considerevole patrimonio culturale e  naturale.
Poiché per i vari turismi attuali (Innocenti, 1996; PCM,1998), ben più che per altri prodotti, qualità significa largamente qualità ambientale, in questo settore la sostenibilità ambientale (WCED,1987, p.43) va vista in termini dinamici, come processo di continuo miglioramento qualitativo, necessario a mantenere competitivo un certo luogo turistico e a renderne durevole lo sviluppo, ovvero a garantirne la sostenibilità economica. In altre parole, essa non può ridursi, come per altri settori, ad una semplice valutazione di compatibilità ambientale  intesa come soddisfazione, da parte dei singoli impianti e della località in complesso, degli standard minimi previsti per ottenere e mantenere una data certificazione  di qualità e tanto meno come semplice rispetto delle norme  di legge – obiettivi questi che ben inteso restano prioritari e in varie località d’Italia sono ben lungi dall’essere stati raggiunti.  E’ comunque evidente, ma è pur utile sottolinearlo, che gli obiettivi di politica ambientale, da integrarsi nelle politiche di sviluppo turistico e di gestione del territorio,  non possono ridursi alla “conservazione” delle  risorse ambientali preesistenti, in quanto sviluppo è per definizione cambiamento: alcuni valori ambientali dovranno essere conservati, altri migliorati ed altri ancora in parte consumati, comprese alcune risorse che erano alla base dell’originaria attrazione turistica; quel che conta è che complessivamente si realizzi un miglioramento o quanto meno la conservazione della qualità ambientale, e di conseguenza della qualità totale e dell’attrattività turistica del luogo.
Partendo da questi presupposti e più in generale dalle esigenze di miglioramento della qualità ambientale -  dei turisti, delle imprese turistiche e, non per ultimo, di quei residenti nei luoghi turistici che non traggono benefici dal turismo,  ma ne possono subire gli effetti negativi - questo scritto  considera le principali contraddizioni ecologiche ed economiche dell’espansione del  turismo in Italia, le politiche che recentemente si sono già in parte promosse  e che occorre coraggiosamente realizzare per una sua gestione ambientale e sviluppo sostenibile. Esso si basa sui risultati delle ricerche italiane nel settore e  vuol essere di orientamento ad un nuovo specifico programma di ricerche,  avviato nell’ambito degli studi italiani sui problemi del Global Environmental Change nel Mediterraneo, che  ha tra i suoi compiti l'analisi degli aspetti summenzionati (Cori, 1999; Ehlers, 1999).


  • Luci ed ombre nello sviluppo turistico italiano.

 

Come in altre terre mediterranee e dell’Europa continentale (Christaller, 1955; Cosgrove & Jackson, 1972; Adamo, 1974; Knafou, 1992) alla fase pioniera di identificazione e di prima valorizzazione dei principali siti turistici, segue anche in Italia una seconda fase di sviluppo turistico, all’incirca tra il 1870 e il 1930, caratterizzata dalla costruzione di grandi alberghi e ville, infrastrutture ed attrezzature turistiche (ardite tramvie a cremagliera, casini, ecc.). Questa fase d’urbanizzazione dei siti turistici é guidata dalla preminente preoccupazione di soddisfare le curiosità e le esigenze della ricca clientela della “belle époque”, senza la minima preoccupazione per la conservazione dei paesaggi e ambienti naturali, che anzi vengono profondamente modificati anche con la massiccia introduzione di piante esotiche. Questo turismo, ancora elitario anche se non più solo aristocratico, ha quindi profondamente modificato l’ambiente e ben marcato di sé il paesaggio. Ad esso  si devono però le più belle costruzioni architettoniche  che  ancor oggi compongono il patrimonio culturale di tali più rinomate località, spesso assieme ai bei giardini e parchi. Si tratta quindi di una fase di sviluppo in cui la “natura viene addomesticata, ma non necessariamente dimenticata” (Knafou, 1992). Del resto, le nuove stazioni ed i turisti sono ancora relativamente pochi, e l’influenza del turismo resta molto circoscritta.
Dagli anni 1930 prende avvio una terza fase di sviluppo che è caratterizzata dal trionfo del turismo di massa e che  si può estendere sin quasi ai nostri giorni, ma che riguardo alla crescita e diversificazione della domanda e della ricettività turistica, come riguardo ai rapporti tra turismo ed ambiente, va suddivisa in almeno tre distinti periodi.


Il periodo dal 1930 a metà degli anni 50, è da considerarsi di transizione dal turismo d’élite, aristocratico e borghese,  al turismo di massa, in quanto la crescita dei flussi è ancora limitata e concentrata soprattutto negli anni del dopoguerra. Tale crescita  è però già chiaramente caratterizzata dal diffondersi del  turismo sociale,   da vacanze estive a scopo ricreativo, al mare e ai monti, cui partecipa crescentemente il ceto medio urbano, fatto di  impiegati, professionisti e piccoli imprenditori; nonché dalla nascita del turismo invernale montano, che nelle Alpi  si aggiunge in alcuni centri a quello tradizionale dell’alpinismo estivo o anche al termalismo e spesso da vita alla costruzione ex-novo di stazioni dedicate agli sports invernali a ridosso dei crinali meglio innevati.  “La domanda si dirige soprattutto su pensioni e piccoli alberghi, su appartamenti e camere in affitto e sui villini in proprietà. Le aree favorite sono quelle più accessibili del Nord Italia, che già dispongono di tradizioni imprenditoriali in campo turistico. Il Meridione viene quasi completamente escluso” in questo primo periodo (Politi e Preger, 1991).
La crescita del turismo di massa, soprattutto balneare che contribuirà alla massiccia e spesso miserevole urbanizzazione delle coste italiane, diverrà esplosiva nel ventennio successivo alla conclusione della ricostruzione postbellica delle principali  economie europee e precisamente dagli anni del boom economico  italiano (1957-1962). Questo secondo periodo si distingue anche per la notevole diversificazione della domanda, che riguarda sempre più anche i ceti popolari, sino comprendere anche in Italia la stragrande maggioranza della popolazione, e che si riflette in un profondo mutamento delle tipologie ricettive (a favore di  campeggi, villaggi-vacanza e seconde case in proprietà piuttosto che di alberghi) ed anche della ripartizione geografica della ricettività turistica (a favore del Sud, che sul finire degli anni 70 ha  quasi raggiunto il Nord per stanze in seconde case e per aree a campeggio). 


Nel terzo e ultimo periodo, i flussi turistici divengono instabili, la loro crescita subisce battute d’arresto e  complessivamente un rallentamento. Questo periodo si estende praticamente sin quasi ai nostri giorni, in cui vanno emergendo chiaramente nuove tendenze di sviluppo, di un turismo di qualità e sostenibile che dovrebbe caratterizzare gli anni 2000, ed anche una certa ripresa dei flussi .  Queste recenti tendenze, da rafforzare con specifiche politiche di miglioramento delle strutture ricettive e degli ambienti turistici, sembrerebbero confermare che  l'andamento dei flussi nel terzo periodo  non è semplicemente espressione di un  ciclo evolutivo inevitabile, per il quale  l’Italia sarebbe oggi un  paese a turismo maturo (PCM,1997 e 1998), ma piuttosto espressione di una molteplicità di fattori e problemi specifici ai quali, come  vedremo,  solo negli ultimi anni si è iniziato a dare concrete risposte.
Occorre infatti considerare: 1) da un lato, i livelli di saturazione raggiunti  dai centri e regioni italiane in cui maggiormente si concentra il turismo in Italia, che non sono superabili senza compromettere la risorsa locale indispensabile per l’esercizio del turismo stesso e che pongono l’esigenza di nuovi massicci investimenti di riqualificazione; 2) da un altro lato, le difficoltà di un pieno sviluppo dell’offerta turistica in altri centri e regioni pur dotate di importanti risorse turistiche, come le regioni del Mezzogiorno verso cui comunque si orientano sempre più i flussi italiani, confermando la tendenza del periodo precedente ;  3)  da un altro lato ancora, i cambiamenti della domanda turistica europea e soprattutto italiana, che vieppiù s’orienta verso altri paesi, spesso anche lontani .
Questi cambiamenti, com’è noto, sono connessi innanzitutto alla crescita dei redditi ed anche ad una riduzione dell’incidenza del viaggio sulla spesa turistica, fattori che però possono di per sé spiegare la tendenziale maggior crescita del vero e proprio turismo rispetto alla villeggiatura estiva, una tendenziale  riduzione media del soggiorno di questa in cambio un viaggio in luoghi sconosciuti, ma non sono sufficienti a spiegare né il tendenziale declino del movimento turistico dei residenti verso i luoghi di villeggiatura estiva italiani né la debole crescita  dei flussi stranieri verso questi stessi luoghi e in complesso la tendenziale stazionarietà del movimento turistico in Italia, tanto più che è pure crescente il tempo libero.


Se la crescita dei redditi ha reso meno competitive le località di villeggiatura italiane è con tutta probabilità dovuto alla qualità dell’offerta turistica,  la quale é divenuta carente in relazione ad un turista  più esigente,  non solo riguardo alle comodità e qualità dei servizi offerti, ma anche alla qualità delle condizioni naturali dell’ambiente. Benché sempre importanti per il turista, l’attenzione per questi aspetti è certamente andata crescendo con la crescita della consapevolezza dei problemi ecologici a scala mondiale, a partire dagli anni ’70, tanto da acquisire nuovi significati, dar luogo a evidenti mutamenti di comportamento dei consumatori  e, soprattutto negli ultimi anni, essere finalmente oggetto di importanti interventi legislativi.
E’ questo irrompere delle questioni e delle politiche ambientali in tutte le attività umane e quindi nel turismo di massa, che costituisce la principale novità dell’ultimo periodo d’espansione del turismo e ne fa un periodo di transizione ad un nuovo turismo: il turismo sostenibile.  Che cosa ha aperto e caratterizza questa nuova fase di sviluppo non  sono in effetti i nuovi “turismi di natura” che si sono andati diffondendo pure in questo periodo, come  il cosiddetto “turismo ecologico”, l’agriturismo e vari altri turismi connessi a innumerevoli nuovi sports e  attività all'aria aperta (treking, hydrospeed, rafting, mountan bike,  canyoning, moto-neve, softair, orientering, birdwatching, 4x4, e altri) da esercitarsi all’aria aperta in spazi “naturali” o comunque poco frequentati. Né è l’espansione di questi turismi nuovi,  pur espressione in una certa misura del movimento ecologista e dell’affermarsi di istanze naturiste, che può rendere il turismo italiano ambientalmente più sano. Anzi,  è evidente il rischio che questi nuovi turismi, per i quali la natura spesso non è che un pretesto per l’espansione degli affari turistici, non facciano altro che diffondere sull’intero territorio, anche su spazi marginali un tempo tutelati dal disinteresse, i problemi ambientali  generati dall’impatto turistico che un tempo era circoscritto alle sole stazioni turistiche (Knafou, 1992; Buhalis & Fletcher, 1995, pp. 11-12).


Nel turismo, l’irrompere delle questioni  ambientali e le iniziative che, come vedremo,  sono state di recente intraprese per uno sviluppo locale sostenibile non sono solo conseguenza della generale crescita dell’ambientalismo e della consapevolezza dei problemi ambientali.    Come l’andamento stesso dei flussi turistici dell’ultimo periodo, esse  sono certamente anche una conseguenza della massicia espansione delle attività turistiche stesse, realizzatasi  al di fuori di una esplicita politica di incentivazione del settore e di governo del suo impatto locale, e di certi impatti negativi del turismo che in alcune località turistiche sono ben evidenti.
Purtroppo, non solo mancano per l’ Italia, come per altri paesi, recenti e sistematiche analisi dei rapporti tra turismo e ambiente, tali da consentire d’ impostare una seria politica e gestione ambientale dello sviluppo turistico, che come vedremo è urgente;  ma mancano persino credibili analisi storiche della grande espansione del turismo, che consentano di dare  una complessiva valutazione dei suoi effetti.


Di non molta utilità al riguardo sono, infatti, le considerazioni  generali offerteci da vari scritti sull’Italia; le quali oscillano in genere dall’esaltazione acritica del contributo de turismo alle entrate valutarie del paese (che  nel 1997 supera i 25 miliardi di Euro e consente al settore una  bilancia attiva ancora per oltre 11 miliardi di Euro) o del peso del turismo nella composizione del PIL (che se secondo i criteri adottati si stima sino al 20%) all’enfatizzazione  dei suoi soli impatti negativi, spesso finendo per vedere nel turismo pressoché la sola causa dei problemi ecologici delle zone costiere o della montagne italiane e trascurando anche il ruolo attivo del turismo in varie zone interne del paese, per la conservazione di un certo popolamento e del loro patrimonio di risorse naturali e culturali, e i negativi impatti che altre attività economiche e processi sociali esercitano sulle risorse turistiche.


A oltre due secoli dal viaggio di Goethe, gli agrumeti ci sono ancora ed anzi complessivamente si sono di molto estesi e, specie nella stagione della fioritura, continuano ad essere tra i paesaggi italiani più suggestivi, benché certamente in alcune terre, come ad esempio ad Alassio nella Riviera ligure (Zaccuti, 1950),  siano ovviamente scomparsi. Il patrimonio di opere d’arte, malgrado  distruzioni belliche, bottini e furti, terremoti ed alluvioni, è stato in gran parte salvato e in due secoli si è certo arricchito di nuove opere. Si dispone di musei  sempre più ampi e meglio organizzati, allestiti per lo più in edifici che costituiscono anch’essi importanti opere d’arte  ed che  unitamente ad altri monumenti, immobili ed interi centri storici sono stati oggetto, sempre più negli ultimi anni, di significativi interventi di recupero. Il volto e l’ambiente delle città, di molte zone collinari e montane, di gran parte delle coste marine e lacuali  e soprattutto di quelle più dotate di lunghe ed ampie spiagge,  sono certo di molto cambiati, spesso  in peggio, ma anche in meglio.
In complesso, si può affermare che si è avuto un peggioramento se si guarda a certi aspetti del paesaggio, soprattutto  estetici,  che possono essere d’attrazione per il turista e ad alcune fondamentali condizioni ecologiche, come la salubrità dell’aria e delle acque,  sempre più compromesse da una incontrollata espansione edilizia e da una crescita rapida e anch’essa incontrollata del traffico automobilistico, processi peraltro che solo in certe aree si possono attribuire al turismo.
Si può affermare, invece,  che c’è stato un netto miglioramento se si pensa alle precarie condizioni ambientali di esistenza e di sussistenza della popolazione residente nell’Italia di Goethe, la quale era appena un terzo dell’attuale ed era soggetta ai problemi ambientali specifici della povertà, alcuni dei quali si aggraveranno ancora  con la successiva grande espansione demografica  e verranno sostanzialmente superati solo nell’ultimo mezzo secolo di grande crescita economica e di compimento della transizione demografica italiana. Riguardo alle precarietà ambientali del passato, che di tanto in tanto è utile ricordare contro il mito del “buon passato”, basti pensare: alle carenze delle fogne e degli acquedotti urbani, che determinavano pessime condizioni igieniche ed erano causa di vari malanni; alla bassa produttività agricola e all’iniqua ripartizione delle terre che imponeva,  con la crescita della pressione demografica, l’uso crescente di terre sempre più marginali, soprattutto a scapito dei boschi; alla presenza di vaste aree paludose e malariche.

 

  • Modelli turistici e politiche di sviluppo sostenibile

 

Guardando in avanti,  quel che del passato ci interessa non è tanto valutare se lo sviluppo locale  è stato complessivamente un progresso sociale (mutamento strutturale verso il “meglio”)  o regresso (verso il “peggio”), quanto trarre esperienze utili a evitarne gli errori e a progettare il futuro  “progresso sociale”, quale è oggi inteso da un’ampia parte di cittadini  e che sembra includere la concezione della sostenibilità del cambiamento.
In particolare, interessa valutare come ed in che misura miglioramenti e peggioramenti ambientali si colleghino ai caratteri e agli specifici modelli di sviluppo della domanda e dell’offerta turistica, con riferimento alle tendenze ancora in atto; trarre indicazioni utili per definire come e in che misura si può realizzare una crescita economica sostenibile in alcune regioni dotate di importanti risorse turistiche non ancora valorizzate,  particolarmente nel Mezzogiorno italiano ed in altri paesi del Mediterraneo (Adamo, 1995).


Sono questi gli obiettivi principali di alcune ricerche in corso nell’ambito del programma sul Global Change, allo scopo di orientare le politiche di sviluppo: 1) verso quei turismi che presentano più favorevoli bilanci ambientali, a livello delle singole attività e  dei sistemi turistici locali scelti quali casi-studio, attraverso l’impiego dei più appropriati indicatori d’impatto ambientale  selezionati dall’ormai lunga lista di quelli definiti negli studi ambientalistici (UN, 1999e) ed in particolare facendo riferimento alle indicazioni e consigli per il turismo (see, for example, OECD, 1980; WTO, 1993 and 1995); 2) verso quei luoghi che offrono le più alte capacità di carico relative a ciascuna forma di turismo (Pearce & Kirk, 1986; Costa, 1989 e 1991) e  3) verso la regolamentazione e limitazione dei flussi, dell’espansione edilizia e delle attrezzature turistiche.
A questi propositi, per l’Italia si dispone già di alcuni buoni rapporti, a cura di agenzie e istituzioni pubbliche ed anche di associazioni ed istituti privati, tanto sullo stato dell’ambiente e dei beni culturali, quanto sull’andamento del  turismo, oltre a vari studi e ricerche accademiche su questioni o del turismo o dell’ambiente.
Quando però in tali studi si considerano i rapporti tra turismo e ambiente, ci si limita  in genere a riportare solo classificazioni generali dei possibili effetti, soprattutto del primo sul secondo, come ad esempio quella del lavoro pionieristico dell’OECD (1980).  Salvo rari casi, non abbondanti neppure per altri paesi, mancano in breve le verifiche empiriche degli schemi teorici di riferimento,  e soprattutto manca  una sistematica descrizione delle relazioni simbiotiche o antagonistiche tra turismo e ambiente nelle  varie regioni turistiche  italiane, con le necessarie quantificazioni delle reciproche influenze in modo da poter elaborare una progettazione operativa dello sviluppo sostenibile. Le classificazioni, gli indicatori utilizzati   e gli schemi interpretativi dei rapporti turismo/ambiente , sono inoltre  essenzialmente un adeguamento al turismo delle analisi e delle politiche ambientali generali e relative soprattutto alle attività industriali.
Gli  orientamenti di politica e gestione ambientale  dello sviluppo turistico suggeriti da tali rapporti e studi, tanto sul turismo come sull’ambiente,   si rifanno quindi anch’essi a schemi molto generali, quali  in particolare quelli suggeriti dagli organismi internazionali (UN, 1999a-c; WTO, 1996),  dall’Unione Europea (5 Programma d'Azione per l'ambiente) e recepiti da vari Governi, tra cui quello italiano (Ministero dell’Ambiente, 1993).  In breve, tali suggerimenti riguardano da un lato  l’adozione dell’Agenda 21, ai vari livelli territoriali di politica di sviluppo, da un altro lato  l’adozione da parte di imprese ed enti vari di sistemi di gestione ambientale (conformemente alle prescrizioni della certificazione ISO 14001 e/o del regolamento EMAS dell’Unione Europea) e di tecnologie tendenzialmente sempre più sane.
L’estensione alle imprese e ai luoghi turistici di tali politiche e strumenti generali, attraverso gli opportuni adeguamenti,  è certo un  primo importante passo verso uno sviluppo turistico sostenibile, che l’Unione Europea e l’Italia vanno muovendo in questi anni. Tuttavia, a tale scopo  non basta integrare il  turismo nelle politiche ambientali, occorre piuttosto  integrare la questione ambientale nelle politiche turistiche.


E’ per questa ragione che delle due serie di indagini e studi disponibili, turistici e ambientali, occorre privilegiare la prima; benché neppur essa offra tali da consentire di stimare il diverso grado di sostenibilità fisico-biologica delle differenti forme di turismo nei differenti ambienti locali, né di fornire un sereno bilancio degli impatti  del turismo e delle sue potenzialità di sviluppo tenendo conto dell’insieme delle condizioni locali (socio-economiche, ideologico-culturali e  politico-istituzionali, oltre fisiche e biologiche).


Per il turismo vi sono almeno due motivi per cui la costruzione di modelli di sviluppo sostenibile deve partire dall’analisi delle specificità del settore: 1) la qualità ambientale richiesta dal turista a imprese e luoghi turistici  deve essere almeno pari a quella richiesta a altre imprese e luoghi e certo superiore ai minimi imposti in generale dalle leggi ambientaliste; 2) la qualità di un luogo turistico si valuta anche con altri indicatori (relativi o specifici, come la dotazione di beni culturali, il paesaggio, la congestione del traffico, certe condizioni  sociali) rispetto a quelli normalmente utilizzati negli standard ambientali di legge,  di cui al punto precedente (assoluti o generali, come il livelli d’inquinamento).


D’altra parte le analisi  ambientali, benché anch’esse ovviamente essenziali per le nostre ricerche , in genere si limitano ad analizzare lo stato degli elementi fisico-chimici e biologici (l’ambiente per antonomasia) e raramente considerano i processi sociali che ne possono spiegare la differenziazione spazio-temporale, limitandosi al più alla semplice indicazione di alcuni intuitivi rapporti.


Una analisi utile resta  quella svolta da Politi e Preger (1991),  che parte dalla individuazione delle aree di destinazione turistica e dalla loro classificazione in base al diverso modello sviluppo, tenendo conto sostanzialmente della capacità e della tipologia ricettiva. In quest’analisi, che si basa su dati risalenti a oltre dieci anni fa  e che certamente merita d’essere aggiornata, si definiscono quattro grandi modelli ricettivi, tre dei quali sono caratterizzati rispettivamente dall'albergo, dal campeggio, dalla seconda casa (modello residenziale) ed  il quarto  (definito turistico-residenziale) é  un modello misto in cui pur prevalendo la seconda casa vi è una significativa presenza di case in affitto e nelle località più rinomate anche dell'albergo (ad esempio a Cortina e Viareggio e in varie località della Riviera ligure). Le aree turistiche  sono poi distinte anche  in base ad altre variabili: 1) caratteri dell’ambiente geografico (località di mare, lago, montagna e collina; centri termali e centri d’arte); "l'intensità dello sviluppo", definita in base grado di specializzazione turistica (posti letto x 100 residenti) e di concentrazione spaziale  (densità dei posti letto per kmq o km di costa); il "grado di sviluppo dell'area, distinguendo  quelle a recente sviluppo, quelle a sviluppo maturo, quelle sature o in declino.  Eliminando casi particolari e aggregando le aree con alti livelli di omogeneità, le numerose distinzioni che si ottengono dall'incrocio dei modelli ricettivi con queste variabili, si definisce una tipologia di 19 aree-problema .
Ai fini di definire le linee di una politica di sviluppo sostenibile del turismo, un'aggiornata analisi di tal genere è un buon punto di partenza non tanto perché nel caso specifico "il modello positivo di sviluppo turistico" cui gli autori si ispirano nell'identificazione delle  aree-problema dovrebbe avere tra l'altro "standard rigorosi di densità e di affollamento, proteggendo le aree e gli ecosistemi più fragili" ; quanto perché i modelli di ricettività esprimono sia distinti effetti economici e occupazionali del turismo, sia differenti usi del territorio. Di conseguenza, benché non sempre esprimano in maniera evidente un differente impatto ambientale, tali modelli di sviluppo turistico locale esprimono una differente grado, se non di “sostenibilità”,  di valorizzazione ovvero di produttività delle risorse ambientali: cioè un differente rapporto tra i benefici (economici e occupazionali) e le risorse locali impiegate.
L’indirizzo principale di politica turistica suggerito da questa analisi a scala nazionale riguarda ovviamente il modello ricettivo, che è stato assunto a criterio base per la definizione delle aree problema.  Come suggeriscono al riguardo anche altri studi relativi a singole aree turistiche, le politiche dovranno: 1) promuovere lo sviluppo della ricettività alberghiera, favorendone la diversificazione e la crescita qualitativa nelle aree sature, consolidandone  l’espansione nelle aree di recente sviluppo e incoraggiandone la nascita nelle aree di prevalenza dei campeggi; 2) contrastare l'espansione di nuove seconde case e favorirne l’affitto.
L’importanza di questi primi obiettivi di politica dell’offerta turistica emerge con tutta evidenza  quando si considerino le seguenti stime: “ 1) il tasso medio di utilizzazione dei letti alberghieri, al lordo dei periodi di chiusura, si aggira in Italia attorno al 30%, ovvero 110 giorni all’anno; 2) le giornate di occupazione di una seconda casa – in base ad una ricerca  effettuata su Bardonecchia (R&P, 1984) – sono in media una cinquantina all’anno (48 per la precisione, cui corrisponde un tasso di utilizzo del 13%), raggiungendo  presumibilmente  valori più elevati  in grandi stazioni bi-stagionali di ‘prima generazione’ (Cortina e Courmajeur) ed attestandosi su valori più bassi in località sorte  ex nihilo   e a forte connotazione invernale (Pila, Marilleva); 3) i letti disponibili nelle seconde case (in genere da 4 a 6) vengono utilizzati nella loro totalità solo in determinati periodi di punta e per il resto occupati solo in parte “(Bartaletti, 1997).
Altro evidente  obiettivo cardine di una politica di sviluppo sostenibile del turismo, da perseguirsi con  tenacia per poterne accrescerne i flussi annui e/o per ridurne la pressione ambientale,  è l'allungamento della stagione turistica (balneare e montana) e più in generale la riduzione della stagionalità. Questo obiettivo richiede sia l'incentivazione di una più forte differenziazione temporale dei prezzi sia, particolarmente per gli Italiani che hanno una più accentuata stagionalità, una diversa organizzazione del lavoro e ripartizione dei periodi di vacanza.  Una tal politica fuoriesce dagli stretti limiti del settore turistico, che in Italia è di competenza  delle Regioni, e richiede evidentemente anche interventi a livello nazionale ed anche europeo vista la rilevanza dei flussi turistici provenienti da altri paesi d'Europa.
Negli  anni '90 e soprattutto dalla metà del decennio, riguardo alle strutture dell'offerta si nota un rafforzamento e una riqualificazione della ricettività alberghiera, mentre riguardo ai flussi i maggiori incrementi medi si registrano nei centri storici e artistici (PCM,1998), flussi  costituiti per una buona parte da stranieri e meno soggetti alla stagionalità anche per quanto concerne gli Italiani.
Le tendenze in atto, in breve, sembrerebbero andare verso gli obiettivi di politica turistica sopra indicati. Esse, tuttavia, non rendono affatto inutile questa politica, a causa della lentezza con cui comunque si realizzano i processi di qualificazione delle strutture dell'offerta, per il peso enorme che il turismo balneare comunque continua ad avere e le gravi pressioni ambientali che esso esercita nelle principali località, per lo stesso peso crescente del turismo culturale che già oggi, in alcune città e musei, esercita pressioni tali da richiedere un contingentamento dei turisti e visitatori.
Verso un turismo sostenibile tende pure la crescente consapevolezza dei problemi ecologici  e dei valori delle risorse culturali, da parte di turisti e residenti, ma anche questa tendenza non esclude l'esigenza generale di una seria politica nel campo dell'educazione ambientale e culturale da un lato. Non meno importante è inoltre la realizzazione di una politica della formazione professionale nei campi della gestione ambientale delle imprese turistiche,  della promozione e gestione di forme di valorizzazione sostenibile delle locali risorse naturali e culturali.
La realizzazione di tali politiche a scala regionale e locale è favorita  dai seguenti strumenti finanziari  dell'Unione Europea applicabili a progetti per il turismo e/o il miglioramento ambientale: " 1) i fondi strutturali, cioè i fondi maggiori per promuovere  nell'Unione lo sviluppo regionale, economico e sociale; 2) programmi ed azioni in vari campi  politici (cioè ambiente, formazione, ricerca e sviluppo, promozione del patrimonio culturale); 3) prestiti della Banca Europea degli Investimenti." (European Union, 1999)
L'impegno crescente della Commissione Europea per lo sviluppo del turismo, che è oggi tra i settori prioritari della sua politica economica, conferma  anch'esso la prospettiva positiva di un turismo sostenibile, evidenziata dalle tendenze in atto.  Esso è stato concomitante con quello verso la tutela dell'ambiente, non solo perché si riconoscono le specifiche interdipendenze tra turismo e ambiente, ma anche perché a partire almeno dal 1985, anno dell'introduzione della Direttiva n. 337 sulla Valutazione d'Impatto Ambientale, obiettivo della politica comunitaria diviene sempre più chiaramente il cambiamento del modello di crescita  verso la  realizzazione di uno sviluppo sostenibile.
Benché non sembra che ci si renda ancora pienamente conto che lo sviluppo sostenibile richiede  uno sviluppo  "alternativo" (Friedmann,1992), questo obiettivo è assunto definitivamente dall'Unione Europea con il Quinto programma d'azione, con il quale le politiche dell'ambiente vengono finalmente integrate nelle altre politiche comunitarie. A livello europeo si supera  quindi la concezione settoriale della politica ambientale, che purtroppo non è ancora del tutto superata a livello nazionale e regionale, secondo la quale  questo "settore" avrebbe soprattutto  il compito di tamponare le falle di altri settori d'intervento politico.
Grandi passi in direzione dell'effettiva assunzione dell'obiettivo politico della sostenibilità  dello sviluppo si sono compiuti anche Italia, soprattutto negli ultimi anni.
Infatti, si registra una netta intensificazione della lotta all' inquinamento dell'aria e delle acque,  di iniziative per il risparmio  d'energia, per una maggior efficienza energetica e per fonti alternative,  per una riduzione e un più efficiente riciclaggio,  recupero e smaltimento  dei rifiuti solidi, industriali e urbani . Si è anche avviata la programmazione dei primi significativi interventi di risanamento dei siti inquinati (in base alla L. 426/1998 e ad altri provvedimenti ) e si sono predisposti vari strumenti per la prevenzione e il controllo dei rischi industriali (a partire dalla L. 137/1997). 
Benché certo tutti gli inquinamenti mettano a rischio la salute e il turismo, è indubbiamente lo stato del mare che più impressiona ed è considerato dalla maggior parte dei turisti in Italia, che in prevalenza vanno appunto   al mare.  Ad avvalorare la prospettiva di sviluppo verso un turismo sostenibile, può essere quindi utile esplicitare alcune delle iniziative recentemente assunte per la tutela del mare, tanto in mare e nelle aree costiere quanto sulle altre terre dell'intero bacino del Mediterraneo. Le principali linee d'azione sviluppate in questi anni sono: 1) la lotta agli inquinamenti da idrocarburi, per la quale l'Italia ha concretamente avviato nel 1998 la creazione una struttura nazionale di prevenzione , che prevede "una flotta di oltre  60 mezzi navali  particolarmente attrezzati  e dislocati lungo gli 8000 chilometri del perimetro costiero nazionale", con un totale di circa 750 persone tra specialisrti e membri d'equipaggio; 2) la partecipazione  in questo ed in altri campi a iniziative di cooperazione mediterranea (Adamo, 1995); 3) l'allestimento di una rete nazionale di monitoraggio delle acque costiere, ccon il coinvolgimento delle 14 Regioni direttamente interessate; 4) l'intensificazione dei controlli agli impianti di depurazione, tanto degli scarichi in mare lungo la fascia costiera, quanto degli scarichi nelle acque interne, i quali nel 1998 sono stati censiti ed ispezionati impiegando il "Nucleo Operativo Ecologico" (Noe) dei Carabinieri ; 5) la formulazione ed attuazione di un Piano straordinario della depurazione (Legge 135/1997), che prevede la realizzazione di 1470 interventi urgenti relativi  alla costruzione e al completamento dei sistemi di collettamento e depurazione per un ammontare di circa 6.000 milioni di Euros; 6) definizione di norme più severe in materia di qualità e di  tutela delle acque interne dall'inquinamento; 7) realizzazione di interventi d'emergenza in aree  particolarmente critiche (Laguna di Venezia, Fiume Sarno, Puglia);     8) ampliamento e valorizzazione delle aree marine protette.
Sotto quest'ultimo aspetto, più in generale merita sottolineare la particolare attenzione riservata al campo  della tutela del patrimonio naturalistico della regione italiana .  Infatti, dopo l'istituzione del grandi parchi nazionali, tra il 1922 ed il 1968, bisogna attendere l'ultimo decennio per registrare un sostanziale sviluppo delle aree naturali protette, non solo perché il 75% di tali aree è stato posto sotto tutela  proprio in questo periodo, ma anche perché si realizzano considerevoli innovazioni (con la  L. 394/1991 e le modificazioni introdotte dalla L.426/1998)  nei  loro sistemi di pianificazione e gestione .
Assieme a questi obiettivi - che  restano prioritari e richiedono anche più drastiche misure, specie per quanto concerne il traffico urbano - la politica ambientale va perseguendo, anche quello fondamentale della loro integrazione nell'azione di governo in altri campi e innanzitutto nel campo della progettazione  e realizzazione di  infrastrutture territoriali; avvalendosi al riguardo attraverso la procedura  di  Valutazione di Impatto Ambientale, alla    quale dal 1996 devono essere sottoposti tutti gli interventi  infrastrutturali di una certa importanza .  
Considerato, infine, il crescente interesse per il paesaggio ed anche per i  problemi del dissesto idro-geologico (a seguito purtroppo di gravi disastri, come la tragedia del Sarno) e della degradazione del territorio, la politica ambientale si va finalmente integrando, nell'azione del governo italiano, con la politica del territorio. Questa positiva tendenza  va rafforzata, anche attraverso una modificazione dell'articolazione ministeriale del governo, non solo perché l'ambiente è parte integrante del territorio e la tutela delle risorse naturali e culturali, come le iniziative di infrastrutturazione e di  organizzazione spaziale,  sono obiettivi tradizionali della politica del territorio; ma anche perché è dall'organzzazione spaziale del territorio e quindi dalle politiche di sviluppo dei suoi valori spaziali che dipendono largamente la soluzione di  problemi ambientali.
Benché sotto tutti questi aspetti  le esigenze dei luoghi turistici non siano certo minori di quelle di altri luoghi, è utile  qui limitarsi a considerare solo le iniziative  più significative e quelle che adrebbero assunte per una valorizzazione  sostenibile delle notevoli risorse turistiche del paese.

  • Politiche del territorio e di gestione delle risorse turistiche.

 

Ancor più di politiche, pur necessarie, per intensificare la riqualificazione delle strutture ricettive e dei flussi turistici, e la diffusione di sistemi di gestione ambientale, processi già promossi dal mercato, in Italia è indispensabile una adeguata politica di organizzazione degli spazi turistici, quale condizione per la tutela dei loro valori ambientali.
In primo luogo, nelle principali località montane e soprattutto in alcuni lunghi tratti delle coste italiane si rende necessario il blocco dell'espansione edilizia e, in talune località, persino la riduzione delle superfici edificate. Ad integrazione di questa politica di piano, occorre  favorire la pedonalizzazione  dei centri di villeggiatura e di incentivare anche l'uso di mezzi di trasporto alternativi alla propria automobile, sia verso i luoghi turistici che per escursioni nei dintorni.
Le scelte in materia edilizia, è opportuno precisare, non vanno compiute necessariamente in funzione di quei parametri di concentrazione spaziale dei posti letto turistici , che vengono spesso assunti per evidenziare il problema della cementificazione delle coste italiane. Occorre evidentemente tener conto anche della popolazione residente, delle sue varie attività ed esigenze, tra cui quella di un  traffico meno congestionato, e non per ultimo della diversa vulnerabilità degli  ecosistemi delle aree turistiche.  Le aree da assoggettare a tale politica  sono  in breve quelle che si stimano ai limiti della capacità di carico,  tra le quali in pratica  vanno annoverate in Italia le aree a turismo maturo che manifestano  quasi tutte  in alta stagione  qualche fenomeno di stress ambientale.
Al blocco dell'espansione fisica di queste aree e alla riqualificazione dei loro edifici e delle loro strutture urbane, in senso estetico e funzionale, deve corrispondere, nelle aree di turismo incipiente o potenziale che si intende valorizzare,  una pianificazione dell'uso del suolo non solo attenta alle capacità di carico nel contingentare l'espansione edilizia, ma anche ai valori del paesaggio geografico e delle culture locali.
Per la realizzazione di una tale pianificazione, che ovviamente implica una piena partecipazione di tutti i soggetti interessati e non per ultimo dei cittadini residenti, come in generale per una adeguata politica del territorio, il problema non sta nella mancanza e neppure nella carenza degli strumenti legislativi disponibili, anche se certo questi richiedono un lavoro di aggiornamento e rafforzamento che di fatto  negli ultimi anni si va intensificando anche in questo campo.
Condizione preliminare è  la volontà politica, che innanzitutto significa volontà di  far rispettare leggi esistenti e, quindi, dare certezza alle pene. Molto importanti a questo riguardo e riguardo alla reale prospettiva di un sviluppo locale sostenibile sono i primi provvedimenti contro l'abusivismo edilizio, che di recente sono stati presi, rompendo finalmente una nefanda tradizione di condoni edilizi che, com'è risultato ben evidente con quelli del 1984 e del 1994, non hanno fatto altro che incrementare l'abusivismo stesso e ne sono quindi una delle ragioni principali .
E' di fatto  soprattutto l'attesa di farla franca, create dal malcostume politico delle sanatorie e dei condoni, oltre che dall'inefficienza amministrativa e giudiziaria , a rendere difficile la guerra oggi aperta contro questo fenomeno; ancor più che la cultura di un  "individualismo esasperato che trionfa sul senso del dovere verso la collettività", la quale  è certamente anch'essa  tra le complesse e profonde radici dell'abusivismo - come ci dice il Ministro Micheli . Solo così d'altra parte si può comprendere perché "troppa gente, nel commettere un abuso edilizio è tuttora convinta  di non aver commesso un atto di illegittimità, ma di aver avuto la sfortuna di non aver potuto sanare una pratica irregolare".
Su 232 000 costruzioni illegali ( pari a 32,5 milioni di metri quadrati e ad una evasione fiscale di 7  mila  miliardi)  realizzate in Italia nel quinquennio 1994-1998, ben il 76,3% è situato al Sud, il 14% al Nord e il 9,7% al Centro. Le  costruzioni abusive realizzate al Sud (per un ammontare di ben 24,8 milioni di metri quadrati ) si  concentrano in particolare in Campania (19,8%), Sicilia (18,2%), Puglia (12,8%)  e Calabria (8,8%).  "Ciò dimostra che la mappa del fenomeno-abusivismo ricalca abbastanza fedelmente quella del radicamento delle organizzazioni criminali e mafiose sul territorio nazionale" .
Questa caratterizzazione  del fenomeno  è evidenziata anche dal fatto che spesso  le costruzioni consistono in ville residenziali o seconde case abbastanza lussuose, che hanno ben poco in comune con le costruzioni tipiche dell'abusivismo di necessità.  E' il caso ad esempio delle 314 ville lussuose (residenze o seconde case) realizzate illegalmente negli ultimi anni  sulla collina di Pizzo Sella a Palermo per un valore complessivo stimato in 450 miliardi.  Parte di queste costruzioni illegali sono state demolite nel 1999, per iniziativa del Sindaco Leonluca Orlando.  E' anche il caso delle ville e villette abusive costruite nell'Oasi naturale del Simeto a Catania, su iniziativa del Sindaco Enzo Bianco. Nulla a che fare con la necessità ha poi il mostruoso edificio alberghiero costruito illegalmente sulla  costiera amalfitana, il mitico Fuenti, la cui demolizione, dopo ben trent'anni di rinvii, simboleggia l'inizio della nuova politica.
Al coraggio di altri sindaci e al pieno sostegno del Governo si deve l'avvio concreto della guerra contro l'abusivismo, con le prime demolizioni,  anche  in altre città, come ad esempio ad Eboli e  a Roma .  Gli strumenti disponibili a questo proposito sono  da un lato le norme della legislazione urbanistica, che prevedono per l'edificazione la concessione comunale, da un altro lato le leggi specifiche sulle aree naturali protette (L.394/1991 e 426/1998)  e  per la tutela del paesaggio (L.1497/1939 e L.431/1995). Le prime battaglie contro l'abusivismo hanno preso a bersaglio gli edifici costruiti in violazione di queste leggi specifiche, oltre che evidentemente  privi di autorizzazione comunale.
La degradazione del patrimonio naturalistico e più in generale dei valori del paesaggio, risorsa culturale fondamentale per il turismo ed la ricreazione,  non si deve però solo, né tanto,  a violazioni di legge, che in quanto  possono e debbono essere sanzionate e risolte.  La causa di gran lunga maggiore sta nella volontà e nelle modalità d'applicazione delle leggi nazionali  da  parte delle Autorità locali  competenti in materia.
La prima legge italiana  in materia, nota come Legge Bottai, risale al 1939 (L.1497) viene spesso criticata, perché in essa la visione del paesaggio sarebbe quasi esclusivamente estetica (Legambiente, 1999). Si tratta di una critica che non condivido affatto, che andrebbe semmai rivolta all'ancora scarsa cultura del paesaggio da parte di chi all'epoca e nel dopoguerra doveva applicare la legge.  A parte che gli aspetti estetici hanno pur sempre un'importanza tutt'altro che trascurabile, la concezione del paesaggio recepita da quella legge  era quella più avanzata per l'epoca e ancor oggi essenziale: era quella olistica o sistemica  propria dei geografi, quale  discussa nel Congresso Internazionale di Geografia  tenutosi appena un anno prima ad Amsterdam (Adamo, 1986).
Resta il fatto che la successiva  Legge Galasso (L. 431/1985), che ha l'indubbio merito integrare  chiaramente valori ecologici e valori culturali, di rilanciare così il tema del paesaggio geografico e l'esigenza di pianificazione territoriale a scala  mesoregionale,  non ha  dato  certo risultati del tutto soddisfacenti (Legambiente, 1999); tanto che, recentemente si avanza l'esigenza di una revisione della Legge e un rilancio della pianificazione paesistica, estendendo le competenze  in materia  di paesaggio  a tutti gli altri strumenti di pianificazione, come per altro è già avvenuto per alcuni nuovi strumenti, come ad esempio il Piano Territoriale Provinciale (cfr. D.L.112/1998) , i Piani di bacino (L.183/1989) e quelli dei Parchi nazionali e regionali. Assieme al rilancio della Legge Galasso - che per quel che più riguarda le aree turistiche prevede, in montagna,  l'inedificabilità dei suoli oltre i 1600 mt. d'altitudine nelle Alpi e 1200 mt, negl'Appennini e, sulla costa, sino a 300 mt. dalla battigia - è urgente avviare un processo di riorganizzazione e riqualificazione delle aree  più compromesse. In particolare, non mi riferisco tanto all'esigenza di smantellamento di edifici, quanto all'esigenza di risistemazione altrove di alcune importanti infrastrutture che andrebbero comunque ammodernate, com'è evidente per lunghi tratti delle linee ferroviarie costiere ed anche di linee elettriche ed altre condutture, all'esigenza di rivalorizzazione turistica di porti in disuso, rimuovendo l'idea infelice della proliferazione di nuovi porti a scopo turistico.
Oltre alle iniziative contro l'abusivismo, che meglio d'ogni nuova legge rilanciano la Legge Galasso, all'estensione della V.I.A., alle altre iniziative legislative ricordate e anche al moltiplicarsi di piani di settore con obiettivi ambientali , importanti manifestazioni della nuova volontà politica di salvaguardare il patrimonio di risorse naturali e culturali del paese, ed anche dell'integrazione di questi obiettivi nella politica del territorio,  sono  infine gli strumenti di programmazione e di finanziamento di recente introdotti dal Governo italiano per la riqualificazione delle aree urbane (in termini ambientali, economici e sociali), e di conseguenza gli interventi in corso di realizzazione, particolarmente nel Mezzogiorno,  con i Fondi  strutturali 1994-1999 e quelli programmati per il 2000-2006 .
L'importanza e la novità di questi recenti strumenti sta da un lato nel fatto che pongono le concrete condizioni per superare l'impostazione normativa (comando e controllo), rigida e statica, della pianificazione urbanistica, propria degli attuali Piani Regolatori Generali (PRG), e  l'impostazione  settoriale  di molti altri piani regionali ed in fondo degli stessi PRG. Essi configurano, infatti, quella "impostazione integrata e collaborativa, con accentuati aspetti volontaristici", che è propria della nuova generazione di strumenti maturata in sede internazionale e di Unione Europea, e fortemente proposta in Italia dall'attuale  Ministro dell'Ambiente (Ronchi, 1999),  come ad esempio i Piani per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell'Agenda 21e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS).  In particolare, i nuovi strumenti   sono  "finalizzati  a : a) realizzare interventi integrati e dotati di un grado di complessità variabile con le tipologie d'intervento ammissibili e le procedure di formazione prescritte; b) individuare, attraverso la concertazione fra soggetti pubblici e privati, le modalità di programmazione e pianificazione delle trasformazioni territoriali" (Ministero dei Lavori Pubblici, 1999, p.15).  Tra questi strumenti, nati in tempi e in Ministeri diversi, quello che indubbiamente  integra meglio i differenti aspetti dell'ambiente (fisico-biologici e socio-economici) è  rappresentato dai Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio ( PRUSST), realizzabili a varia scala (regione, provincia e comune) di concerto tra Ministero dei Lavori Pubblici, Enti pubblici territoriali ed altre amministrazioni pubbliche, e operatori privati.
D'altra parte, gli interventi che sulla base di questi nuovi strumenti sono in corso di  realizzazione con i fondi strutturali 1994-99   e quelli programmati per il 2000-2006  hanno  grande importanza  specificamente per lo sviluppo del turismo sostenibile, non solo perché hanno tra i loro obiettivi la tutela e la crescita del patrimonio locale di risorse turistiche;  ma perché hanno nel turismo uno degli assi  prioritari d'intervento economico e nell'ambiente uno dei sotto-assi del turismo.
E' , in conclusione, evidente che si è aperta in Italia una nuova stagione politica. Viene quindi da chiedersi da cosa dipenda questa novità, le cui manifestazioni rendono concreta la speranza di uno sviluppo sostenibile  del paese e delle sue aree turistiche.  Ritengo, in breve, che essa sia non soltanto espressione del mutamento dei rapporti politici e delle classi dirigenti che è seguito anche in Italia alla caduta del Muro di Berlino, ma è anche e soprattutto espressione  di un nuovo atteggiamento dei cittadini, della loro accresciuta e crescente consapevolezza e vigilanza, nei confronti dei valori dell'ambiente naturale e sociale.

 


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Questo vale tanto per turisti che possono essere soggetti dalla sindrome di Stendhal (Magherini, 1998), quanto per quelli sempre più numerosi che sono presi dalla sindrome di Hesse (Becheri, 1995 e 1998).

Nel 1999 gli alberghi e le altre strutture ricettive (dette "complementari") operanti in Italia  hanno registrato ben  74.271.000 arrivi (di cui 31.929.000 stranieri) , per un totale di 309.653.000 presenze (di cui 127.139.000 straniere). . Le presenze degli italiani,che nel triennio 1995-97 erano stazionarie o in lieve diminuzione mostrano una certa ripresa nel 1998 e 1999 (rispettivamente +2,5% e +2,4%, rispetto all'anno precedente; le presenze degli stranieri, che avevano subito una battuta d'arresto solo nel 1997, crescono del 2,5% nel 1998 e del 4,9% nel 1999. Di conseguenza, la clientela straniera va crescendo sensibilmente il proprio peso nel turismo italiano. Le presenze straniere hanno accresciuto la loro quota, sul totale, dal 36,8% del 1995 (quando in valori assoluti erano 113 milioni)  al 41,8% del 1999.Fonte: ISTAT, Rilevazione sul movimento nelle strutture ricettive  1999 (ISTAT, 2000)

Vacanze degli italiani in Italia per zona di residenza e zona di destinazione
Destinazione                                  Residenza                    Totale
Nord        Centro     Sud         

Nord-Ovest                     23,9               6,0          6,6          16,2
Nord-Est                         35,2             16,3          9,2          25,2
Centro                             14,4             40,9        13,4          19,4
Sud                                  26,5            36,8         70,9          39,1

Totale Italia.                  100,0           100,0       100,0        100,0

 

Fonte: PCM, 98, p 71

Le presenze all’estero degli Italiani sono aumentate negli ultimi anni (1996-1998) ad una media annua di circa il 3% La quota delle presenze dei  turisti italiani all’estero  corrisponde a quasi un terzo (32,1% nel 1998) del movimento turistico degli Italiani. Nel 1998, in base ai dati delle rilevazioni ufficiali dell’ ISTAT (Istituto centrale di Statistica) questo movimento ammonta a 260 milioni di presenze (corrispondenti a 60 milioni di arrivi), di cui 176 milioni ( 41 milioni di arrivi) in Italia e 84 milioni (19 milioni di arrivi) all’estero.
Nello stesso anno, il movimento degli stranieri in Italia ammonta a 120 milioni di presenze (e 30 milioni di arrivi). In Italia, quindi, il movimento turistico totale (degli italiani e degli stranieri) ammonta ufficialmente  a 300 milioni di presenze e a 71 milioni di arrivi.  Occorre però evidenziare che a queste rilevazioni sfugge un considerevole numero di pernottamenti in alloggi , per cui  l’ammontare delle presenze in Italia é da considerarsi  ampiamente sottostimata

Secondo i dati  dell’Ufficio Italiano dei Cambi, Banca d’Italia (PCM,1998, 84-85)

Si stima del 6,7% quale contributo diretto, nel 1997, cifra che sale al 13% aggiungendo le spese di altri attori oltre ai turisti, conformemente ai criteri del World Travel and Tourism Council e ben al 20% con le spese per specifiche  infrastrutture turistiche, come i porti turistici (v. Manente, 1998, pp. 203-239)

Sembra infatti che lo sviluppo sostenibile , che è indubbiamente una nuova frontiera del progresso umano,  sia accettato dai più solo a parole, senza comprendere che esso implica uno sviluppo alternativo all’attuale modello ancora dominante ed in particolare che  la sua realizzazione richiede anche equità, democrazia, cooperazione e solidarietà nei singoli paesi e a livello internazionale (Adamo, 1990, 1992).

Per una sintesi di tali indicatori e un loro adeguamento al turismo italiano  si veda Ardi, Cammarota e Pappalardo (1998)

Per una buona sintesi si rimanda a  D. Buhalis and J. Fletcher (1995)

Esse, e particolarmente le rilevazioni periodiche sistematiche , servono da un lato per valutare la dotazione di risorse su cui il turismo può contare. da un altro, costituiscono ovviamente l’indispensabile premessa, per la stima degli impatti ambientali ed il monitoraggio delle singole azioni umane, tra cui le varie attività turistiche, attraverso un sistema di correlazioni, il cui calcolo è divenuto possibile negli ultimi anni anche grazie agli sviluppi di nuovi strumenti di rilevazione ed elaborazione geografica delle informazioni (Remote Sensing,  GIS).

L'ultima variabile è in verità definita in termini vaghi, senza esplicitare i parametri utilizzati, e  mescola criteri diversi. Altrettanto vaghi sono i criteri di definizione  della tipologia. Ciò fa pensare, ma non è una consolazione, che quando gli economisti si mettono a fare i geografi, finiscono per ripetere errori della geografia tradizionale o, comunque, per l'estrema variabilità dei caratteri dello spazio terrestre devono rinunciare a rigorose formalizzazioni per affidarsi all'intuizione, al soggettivo buon senso, al fine di concentrare la descrizione geografica sulle aree che, in base ai propri presupposti, pongono effettivi problemi e richiedono specifici interventi politici.

In effetti,  non sono definiti i parametri di valutazione dei problemi ambientali, né i rapporti tra forme di turismo e forme di degrado.

Il modello meno produttivo e anche meno sostenibile è in genere quello della seconda casa o  residenziale e particolarmente quello che caratterizza aree di sviluppo recente ed in genere di medio-alta intensità dove  la seconda casa è una nuova costruzione - e  non un recupero di una vecchia casa, condizione questa  che va nettamente distinta  dalla precedente, anche ai fini fiscali.   Tale modello, tipico delle aree di turismo “periurbano”,  caratterizza la maggior parte delle aree turistiche delle valli alpine lombarde e piemontesi, zone alto collinari e montane dell’Appennino centro-settentrionale,  e le zone costiere balneari in vicinanza di Roma . Esso  si  è andato  diffondendo anche   in prossimità dei principali centri urbani lungo le coste pugliesi, calabresi e siciliane; dove , benché l’intensità   turistica sia in genere ancora bassa, i danni ambientali  possono essere molto rilevanti, non tanto  perché l’espansione della seconda casa si è largamente basata sull’auto-costruzione, quanto perché è spesso avvenuta in maniera caotica, senza un piano urbanistico e spesso si è trattato di costruzioni abusive.
In questo modello, rientrano pure le isole Lipari ed Egadi, aree di grande prestigio e bellezza, ad intensità medio-alta e con evidenti problemi di saturazione; qui però la seconda casa  è propria anche di turisti a grande distanza ed è spesso un recupero di una casa abbandonata o comunque una costruzione che cerca di rispettare la fisionomia tipica dell’architettura locale.
Questi differenti caratteri della seconda casa, da cui discende pure un diverso impatto, sono ben  più evidenti nelle colline dell’Italia centrale (colline toscane, umbre e laziali) e settentrionale (come il Monferrato e le Langhe). A parte la maggior diffusione spaziale e la  più bassa intensità di sviluppo, il turismo ha infatti contribuito largamente al recupero di antichi cascinali e case coloniche. In alcune aree di maggior pregio paesaggistico, particolarmente in Toscana,   numerosi   “turisti” sono stranieri e spesso diventano  residenti, consumando in loco redditi prodotti altrove o avviando in loco nuove iniziative. Nelle piccole e medie città d’arte delle stesse regioni, la domanda turistica  produce una lievitazione della rendita tale da  arrecare danno ai residenti non legati ad attività turistiche e induce una espansione periferica di nuove case a buon mercato per i residenti.
Una valorizzazione delle risorse turistiche locali  maggiore rispetto alle aree residenziali marittime e montane, presentano i tipi di aree-problema rientranti nel modello misto turistico-residenziale, che riguarda aree balneari di sviluppo abbastanza recente (Lidi Ferraresi e Pesaresi, del Lazio meridionale, dell’Abruzzo e del Molise), come aree di antica tradizione, al mare e ai laghi (Viareggio, Riviera Ligure, Lago Maggiore e Lago di Como, Penisola Sorrentina e Taormina) soggette ad una crescente utilizzazione periurbana e  caratterizzate da alta intensità di sviluppo, per lo più  da alti livelli di saturazione e spesso anche di affollamento (per i numerosi visitatori che si aggiungono ai turisti); in molti casi si notano sin dagli anni 80’ segni preoccupanti di declino.
Allo stesso modello misto appartengono per lo più anche le aree di montagna da tempo affermate -  per gli sports invernali, ma anche per la villeggiatura estiva - e con elevata specializzazione turistica (ad esempio, Cortina d’Ampezzo, Sestriere, Levico, Aprica, Assago, ecc.).  Tra queste stazioni, come più in generale tra tutte le principali stazioni delle Alpi italiane, relativamente poche sono quelle con  elevati livelli di saturazione “strutturale”, permanente, ed eccezionale sembrano le stazioni con saturazione temporanea; a quest’ultimo riguardo però  le informazioni non tengono conto dei movimenti limitati ad una giornata, che nelle aree periurbane possono essere ben numerosi (Bartaletti,1997).
Basso impatto sull’ambiente naturale (se vengono rispettate le disposizioni di legge), ma  anche limitati benefici economici e occupazionali, presentano le aree turistiche che rientrano nel modello del campeggio.  Tra queste si ritrovano tipi di aree turistiche a intensità di sviluppo media (Colline e Laghi dell’Italia centrale) e medio-alta (lidi veneti e ravennati, le coste della   Toscana e delle Marche non rientranti in altri tipi turistici), che non presentano particolari problemi, ma anche   un tipo balneare comprendente aree ormai da tempo mature, ad intensità di sviluppo altissima sotto ogni aspetto e con problemi di saturazione (Grado, Castiglione della  Pescaia, Isole Tremiti e zona del Conero) ed un tipo lacuale di antica tradizione, con alta intensità  turistica e problemi di saturazione (Lago di Garda).
In questo modello che richiede minori  investimenti, capacità imprenditoriali e livelli di organizzazione dei flussi turistici, rientrano gran parte delle aree costiere  dell’Italia meridionale, a sviluppo relativamente recente, con intensità di sviluppo generalmente ancora media e fenomeni di saturazione solo in alcune località a maggiore specializzazione turistica (ad esempio, Gargano, Maratea e Tropea).
Il modello ricettivo dell’albergo, che caratterizza in genere aree di antica tradizione turistica, comprende sei distinti tipi di aree-problema: 1) aree al mare con alta intensità di sviluppo, ormai da tempo mature e con fenomeni di accentuata saturazione  (Rimini, Capri e Ischia); 2)  le principali città d’arte (Firenze e Siena, Roma, Venezia), con alta intensità di sviluppo e forti problemi di saturazione ed ancor più di affollamento (visitatori giornalieri); 3) i grandi centri termali , con media intensità, ma forte concentrazione spaziale (Abano, Montecatini, Chianciano, Fiuggi, Salsomaggiore); 4) Aree montane a media intensità ancora in crescita, pur essendo d’antica tradizione e affermate (Alto Adige); 5) Aree montane ad alta intensità di sviluppo e vicine alla saturazione  (Bormio, Val di Fassa, Courmayeur), benché siano in genere a sviluppo più recente di quelle del tipo precedente; 6) aree montane di media intensità di sviluppo, meno affermate  e con un peso consistente di seconde case (Altre valli delle Alpi nord-orientali,  Abetone).

Per una dettagliata illustrazione dei finanziamenti europei per il turismo si rinvia al rapporto della Commissione (1997).

I principali passi in avanti sono stati::

  • l'istituzione, nel 1986, del  Comitato Consultivo per il Turismo, il cui ruolo è di facilitare lo scambio di informazioni, la consultazione e la cooperazione in campo turistico (Decisione del Consiglio  86/664/Com che stabilisce una procedura di consultazione e co-operazione in campo turistico, 22 December 1986, OJ No L 384, 31.12.1986, p. 52);
  • il Trattato  Maastricht (1992), il cui articolo 3t include, per la prima volta, "misure nella sfera del turismo" tra le attività previste a sostegno degli obiettivi  principali della Comunità;
  • l'adozione del Piano d'azione per il Turismo (Decisione del Consiglio 92/421/Com del 31 luglio 1992) che aveva una durata di tre anni (1993-1995) e gli  obiettivi di  migliorare la conoscenza in campo turistico, assicurare il coordinamento delle misure comunitarie riguardanti il turismo, diffondere le migliori pratiche nei campi del turismo e dell'ambiente, e promuovere l'Europa quale destinazione turistica;.
  • l'adozione da parte della Commissione nel 1995, prima della Conferenza Integovernativa per la revisione del Trattato, di un Libro Verde sul ruolo dell'Unione  nel campo del Turismo, allo scopo di stimolare il dibattito in materia;
  • l'adozione da parte della Commissione, nel 1996, di una proposta di Decisione del Consiglio su un Primo Programma Pluriennale di assistenza al turismo europeo ("Philoxenia" 1997-2000) basato sul Libro Verde e su una valutazione esterna del Piano d'Azione.

A parte una prima legge del 1966 sull'inquinamento atmosferico (L. 315/1966, detta "Legge antismog") e una seconda importante legge  sulla protezione delle acque  approvata dieci anni dopo dal Parlamento italiano (L.319/1976), l'avvio di una sistematica politica di monitoraggio e di protezione dell'ambiente data dal 1986, dalla istituzione del Ministero dell'Ambiente (L. 349/1986) per garantire il recepimento effettivo delle direttive  europee, per indirizzare e coordinare le iniziative in campo ambientale  trasferite alle Regioni (Dpr 616/1977) secondo il dettato dell'art.117 della Costituzione e  quindi anche le  competenze ambientali che sul proprio territorio hanno pure altri enti locali (Provicie, Comuni ed anche Comunità montane). E' però soprattutto negli ultimi anni 1990 che questa politica s'intensifica e oggi mostra i suoi primi effetti positivi  E' infattiin questi anni  che l'ANPA, l'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente  istituita con la L. 61 del 1994, supera la difficile fase d'avvio e entrano in funzione anche le ARPA, Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente, istituite dalle Regioni sulla base della stessa Legge nazionale. 

L'indagine affidata al Noe dei Carabinieri ha evidenziato che solo il 67% della popolazione  equivalente risulta effettivamente disporre di  impianti di depurazion e che su 8.880 impianti esistenti,  834  sono  fermi o malfunzionanti  e  516 non rispettano i limiti previsti dalla vigente normativa italiana. Il quadro si presenta  ben più critico se si considerano i limiti d'emissione previsti dalle direttive Cee  (1991/271, relativa alle acque reflue urbane,  e 1991/676, relativa alla protezione dai nitrati d'origine agricola) che  la riforma della legislazione italiana  sulla tutela delle acque  sta recependo. Sulla  fascia costiera, inoltre, lo stesso Nucleo dei Carabinieri, su disposizione del Ministero dell'Ambiente, ha condotto nel 1998 l'operazione "Mare Pulito" , che è consistita in ben 17000 ispezioni, ha rilevato ben 4000 infrazioni e ha certo contribuito, assieme agli altri interventi pubblici relativi agli scarichi, ad un miglioramento della qualità balneare dei mari italiani; nel 1998 in effetti 100 km di costa in più sono divenuti balneabili. Questi, come altri interventi in campo ambientale, sono non per ultimo il risultato delle iniziative delle associazioni ambientaliste; come è evidente, ad esempio, riguardo alla questione della qualità del mare su cui da anni insiste la Legambiente con la campagna di "Goletta Verde" che, a tutela di residenti e turisti, rileva e pubblicizza  lo stato  delle acque.

Si contano circa 5.599 specie vegetali e 57.422 specie animali, di cui 54.167 invertebrati e 3.255 vertebrati (Ministero dell'Ambiente, 1999a,p.10)

Riguardo a questa complessa marteria, dipendente in larga parte anche dalle Regioni, e particolarmente circa le filosofie di pianificazione e i metodi di gestione si rinvia ai lavori di R. Gambino (1994 e 1996).  Gli oltre 2,5 milioni di ettari di territorio oggi sotto tutela  (pari a più dell'8%  della superficie del paese) sono dati da 20 parchi nazionali, 154 riserve naturali statali, 71 parchi naturali regionali, 171 riserve  naturali statali, 94 altre aree protette (Ambiente Italia, 2000).

E' con il "Dpr 12 aprile 1996 - Atto di indirizzo e coordinamento" che si è assicurato in Italia  il recepimento della direttiva 85/337/Cee e si è concretamente avviata la fase di applicazione della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ai progetti di rilevanza regionale.

Al riguardo alcuni recenti lavori evidenziano che in non pochi tratti delle coste italiane è disponibile più di un letto, in strutture ricettive, ogni due metri lineari.(Società Geografica Italiana, 1996), che  la nuova provincia di Rimini  ha ben 286 letti per kmq contro 12  in media nell'insieme delle provincie costiere italiane, alcune delle quali ne hanno più di 25 e poche altre anche più di 50.

"In Italia, stando alle stime elaborate da Legambiente e dall'Istituto di ricerca Cresme, nel quinquennio 1994-1998, cioè dopo il condono approvato dal Governo Berlusconi-Radice, sono state realizzate 232.000 nuove case abusive, per una superficie complessiva di 32,5 milioni di metri quadrati e un valore immobiliare di 29 mila miliardi di lire. L'evasione fiscale, invece, ammonta a 6.700 miliardi di lire.  Solo nel corso del 1998 sono stati costruiti ben 25 mila stabili abusivi (3,5 milioni di mq, un valore di mercato stimato superiore ai 3.000 miliardi di lire e una evasione fiscale pari a 730 miliardi)" Dati forniti dal Ministero dei Lavori Pubblici  al sito on line. Dalla ricerca svolta dal Cresme (1999), per conto della Legambiente e dell 'ANCE, la stima per il solo triennio 1996-1998, si riduce a  100.000  (33000 l'anno in media), pari al 14,9% delle abitazioni costruite nello stesso triennio.

Basti al riguardo riportare quanto ha affermato, ad esempio, il  Ministro dei Lavori Pubblici, Enrico Micheli, nel suo intervento al Convegno  Legambiente "Giù il fuenti su la testa", Roma, 15 marzo 1999: " L'attività di vigilanza, di competenza degli Enti locali, solo parzialmente riesce a contrastare il fenomeno anche in ragione di una molteplicità di cause concorrenti quali ad esempio la difficoltà di procedere nelle azioni di repressione, il notevole contenzioso amministrativo che viene avviato allo scopo di impedire la demolizione dei manufatti abusivi, la scarsa disponibilità delle imprese, in particolare nel sud Italia, a partecipare alle gare per l'affidamento delle demolizioni degli immobili abusivi, oltre a cause di natura economico-sociale, culturale, o di carattere tecnico-urbanistico."
Di conseguenza si ha una enorme sproporzione tra le ordinanze di demolizione firmate e quelle regolarmente eseguite.  Significativo è ad esempio il caso della Campania, regione leader del fenomeno, "concentrando circa il 20% di tutte le costruzioni non autorizzate realizzate in Italia tra il 1988 e il 1995…. Nel decenniol 1985/94 .. le ordinanze di demolizione emesse dai comuni compresi nelle due provincie che si affacciano sul golfo partenopeo, ovvero  Napoli e Salerno,  ammontano a 17.524 a fronte di 595 portate a compimento, ovvero in percentuale soltanto il 3,9%. "

Ibidem

Ibidem

Ibidem. Le costruzioni fuorilegge sorte nel  solo anno 1998 erano 25 mila, pari al 12,7% della produzione edilizia totale (Ambiente Italia, 2000)

In complesso nei primi dieci mesi del 1999 sono state 1000 le costruzioni illegali demolite (Ambiente Italia, 2000).

La ragione non sta, a mio avviso , tanto nel fatto che  gli ambiti  vincolati   dalle Leggi 1497/1939 e 431/1985 - che si estendano a ben il 46,14% del territorio italiano - sono  "generici"  e quindi non possono di per sé garantire la tutela dei caratteri paesistici (Legambiente, 1999), come già si sapeva (Adamo,1986); quanto nel comportamento delle Regioni che in attuazione della Costituzione hanno un ruolo primario in materia di pianificazione (v. D.L. 616/1972) e cui la Legge Galasso affida concretamente questa tutela, stabilendo la redazione di un Piano paesistico regionale.  In mancanza di un Piano paesistico, di cui ancor oggi molte Regioni sono sprovviste, il nulla osta necessario ad edificare legalmente in ambiti vincolati  "inevitabilmente viene rilasciato con una inaccettabile discrezionalità" (ibidem)

Alla I Conferenza Nazionale sul Paesaggio, svoltasi a Roma nell'ottobre del 1999, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

L'istituzione della pianificazione a scala  provinciale in Italia è anch'essa piuttosto recente: risale alla L. 142/1990, che affida alle Provincie anche altre competenze. Tutt'oggi sono poche le Provincie che stanno svolgendo pienamente il nuovo ruolo di coordinamento territoriale.

Basti aggiungere a quelli già menzionati : i Piani di smaltimento rifiuti, i Piani regionali delle attività estrattive, il Piano generale di difesa del mare e delle coste (L.979/1992), il Piano di risanamento delle aree a elevato rischio ambientale (L.49/1986 e 305/1988), il Piano energetico nazionale (L.10/1991),

Cfr. Programmazione Fondi strutturali 2000-2006 al punto 2 della Deliberazione CIPE 22 dicembre 1998, n.140

I principali strumenti d'intervento cui si fa riferimento sono: 1) i "Programmi di  Riqualificazione Urbana", art.2, L. 179/1992, volti al recupero edilizio e funzionale di ambiti urbani specificamente individuati, innescandone il processo di riqualificazione; 2) i "Programmi Integrati d'Intervento", art.16 della L. 179/1992, volti al recupero urbano attraverso interventi di riorganizzazione urbana; 3) i "Programmi di Recupero Urbano", introdotti dall'art.11 della L.493/1993, indirizzati al recupero dell'edilizia pubblica; 4) le "Sovvenzioni Globali", introdotte dalla delibera CIPE 16 marzo 1994 e 8 agosto 1995, per l'incentivazione di iniziative di sviluppo locale; 5) i "Contratti d'area" e i "Patti territoriali", di cui alla L. 662/1996 e alla delibera CIPE 21 marzo 1997, volti a promuovere lo sviluppo locale; 6) i "Contratti di Quartiere", introdotti con  Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 20 ottobre 1997 e finalizzati al recupero di aree soggette al degrado fisico e caratterizzate da tensione sociale; 7) i "Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio", lanciati con Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici dell'8 ottobre 1998, volti prioritariamente alla definizione di un sistema organico di infrastrutture territoriali; 8) la Legge Bersani L.266/1997 Art. 14 "Interventi urgenti per l'economia", il D.M. 255 dell'1/7/1998 ,"Regolamento concernente modalità di attuazione degli interventi imprenditoriali in aree di degrado urbano", e il D.M. 14/71998. (Ministero dei Lavori Pubblici, 1999).
A questi strumenti occorre aggiungere la cosiddetta Legge  Merloni ter (L: 415/1998) che introduce il "project financing" quale strumento di promozione dello sviluppo territoriale a disposizione delle Amministrazioni Pubbliche e .le Leggi Bassanini , con le quali la Pubblica Amministrazione ha subito una profonda e salutare riforma (decentramento di competenze e snellimento di procedure), e particolarmente la cosiddetta Bassanini ter (L. 191/1998) che impone tra l'altro l'obbligo del  rispetto  delle esigenza di tutela dell'ambiente, nell'ambito delle attività di promozione dello sviluppo economico  da parte dello Stato e degli Enti pubblici.
Per un'analisi  dei nuovi strumenti di pianificazione territoriale  e dei relativi problemi d'applicazione  si rinvia a C. Emanuel  e  R. Afferni (1999).

 

Fonte: http://www.testi-utili.com/II_2008_2009/terzo_anno/marktur/turismo%20e%20poliche%20di%20sviluppo%20sostenibile.doc
Autore: Francesco Adamo

 

Gli sviluppi più recenti del turismo


Una visione negativa del turismo di massa: desiderio di fuga con ricreazione di territorio simile ma con rifiuto del quotidiano
Il turismo postmoderno: non più evasione ma ampliamento dell’esperienza, turista poliedrico con molte facce. Il turismo nel quotidiano (legami con deindustrializzazione, le città attrattive ecc.)
Conseguenze di aumento redditi e cambiamento culturale: personalizzazione del prodotto turistico con riferimento alle “tribù verticali”

 

Il turismo nel piccolo


Come funziona il turismo a livello micro? E’ motore di crescita? Due esperienze diverse a confronto: Maldive e Seychelles
Dati in comune: no tradizione turistica, il turismo arriva per tour operator e sforzi governi locali ma i modelli scelti sono diversi

Maldive oltre 1000 isole e circa 200.000 abitanti, indipendenti dal 1965, musulmani e pesca, nel 1972 prima stazione balneare per iniziativa governativa dal 1978 tour operator con governo supervisore 1981 aereoporto internazionale di Male, individuazione atolli per fare i villaggi
Principio della netta separazione turisti abitanti quindi si riduce l’impatto economico, meno tensioni sociali ma anche meno accumulazione know how e meno servizi peso ridotto del turismo sul pil
Seychelles 94 isole 70.000 abitanti 1971 aereoporto internazionale Mahe turismo anni ’90 50% pil
Principio opposto dell’integrazione: grande apertura culturale, cocktail etnico, 1976 indipendenti e tolleranza razziale
Prima del turismo: pesca, cocco ed emigrazione per istruzione (ritorno con le borse) e lavori domestici
Con turismo e integrazione servizi per tutti, paese ricco buon tenore di vita anche per scelta di turismo di lusso (no camping, ostelli e charter a poco prezzo)
Elementi di debolezza: monocoltura turistica offerta solo mare e sole e quindi poca fidelizzazione (solo 1% ritorna)

 

Turismo e sviluppo: il caso africano
Il problema preliminare: il turismo può agire da fattore sostitutivo riequilibrando la bilancia dei pagamenti?
Due modelli di sviluppo: Rostow o l’imitazione senza differenze e Gerschenkron o l’imitazione con le differenze
Il problema dei paesi in via di sviluppo: turismo internazionale e capitale straniero

 

Il turismo come occasione mancata
Il periodo coloniale: resistenza all’industrializzazione, arretratezza istituzionale, potenze coloniali non perseguono sviluppo, manca élite locale che spinge e non c’è nemmeno burocrazia e questo tra 1870 e 1960 quando resto mondo si sviluppa
I governi coloniali massimo infrastrutture ma non industria, interessati alle materie prime. Ambivalenza del colonialismo rispetto al sottosviluppo
A partire dagli anni 50 decolonizzazione ed emergere di altri problemi

  • Niente valori unificanti
  • Rapporto neri-bianchi
  • Mancanza istituzioni
  • Rottura deboli mercati unitari
  • Deficit commerciale il turismo visto come possibilità

La situazione turistica alla vigilia indipendenza
Metà 800 invenzione bianchi: viaggi esotici caccia e cultura ma anche sensibilità naturalistica e parchi (1903 associazione per la conservazione della fauna dell’Impero)
Oltre al turismo internazionale quello regionale per bianchi Africa del sud a metà anni 60 del ‘900 circa sei milioni di ricchi che fanno turismo nei possedimenti inglesi Rhodesia, Malawi, Zambia ecc. soprattutto per natura (cascate vittoria, kruger park ecc.)
La stessa cosa in Kenya, Tanzania e Uganda

La crisi degli anni 70
Negli anni 60 e 70 questi circuiti si sgretolano il primo è quello meridionale dove si spezzano legami e comunicazioni anche perché il processo che porta all’indipendenza Rhodesia e Zambia nel 1973 sfocia in guerra aperta
Stessa cosa nell’area orientale che arriva a indipendenza tra 1961 e 1963 e cerca di lanciare il turismo (es. Tanzania intervento stato con alberghi e parchi e promozione investimenti esteri) ma da ani 70 situazione molto conflittuale, 1977 Kenya chiude confine con Tanzania 1982 golpe, conflitti con Uganda

Da questa situazione difficile si riprendono
Zimbabwe: flussi regionali africa del sud per parchi e natura
Kenya: turismo internazionale, parchi ma molto di più mare (1999 66% presenze), turismo 12% pil
Grandi sforzi governativi; 1965 aereoporto Mombasa, anni 70 rallentamento per shock petrolifero e conflitti nell’area 1979 aereoporto internazionale di Mombasa e arrivi tedeschi
Due pilastri: apertura capitali stranieri non solo per quanto riguarda le strutture (fine anni ’80 78% alberghi costieri) ma anche per offerta (tour operator 60-80% posti) e stimolo all’occupazione e all’economia locale (Flamingo aurways)

 

Cosa ostacola il decollo turistico
Povertà: poco turismo locale, domanda internazionale, medio-alta, volatile, poco lavoro per i locali
Instabilità politica e sociale
Problemi igenico sanitari: malaria ma soprattutto l’Aids. I costi sociali e l’inurbamento

 

Una nuova regione turistica: l’estremo oriente
E’ cresciuta molto sviluppando molto il turismo anche per presenza di condizioni favorevoli e in particolare

  • Centri generatori di domanda per crescita redditi (prima Giappone, poi 4 tigri Hk, Cs, Sin, Tai e ora Cina) 65% dei flussi è intraregionale
  • Ruolo politiche di promozione dei paesi poveri dell’area che incrociano domanda paesi ricchi
  • Presenza di tradizione turistica
  • Contesto istituzionale favorevole a differenza dell’Africa

Il ruolo del Giappone

Pil pro capite a parità di potere d’acquisto (USA=100)

 

1913

1950

1973

1989

Gran Bretagna

83

66

71

74

Germania

54

39

72

76

Giappone

23

18

65

82

Francia

56

46

73

76

Italia

43

33

61

71

Spagna

23

21

43

41

Modello di industrializzazione caratterizzato da diversificazione e specializzazione flessibile

Giappone preindustriale: raffinato ma chiuso ed isolazionista, con una struttura feudale ai  cui vertici stavano i daymo, grandi feudatari , sotto i quali stava la casta dei samurai ex-militari e piccoli nobili, poi inurbati
L’imperatore diviene una figura sacra e simbolica. A governare di fatto è lo shogun , la più alta carica militare, rimasta per secoli in mano alla famiglia Tokugawa
Dal 1853 al 1858 le cannoniere americane forzano il blocco mantenuto dal Giappone e impongono trattati ineguali che obbligano il Giappone ad aprirsi e impongono dazi non maggiori del 5%
Dopo un periodo di torbidi l’imperatore  Mitsuhito apre l’epoca Meiji (governo illuminato) e dal 1868 impone una serie di importanti riforme dall’alto:

  • abolizione dello shogunato e dei residui feudali e restaurazione del potere imperiale
  • sostegno all’industrializzazione attraverso stabilimenti pilota, promozione dell’istruzione tecnica, tecnici dall’estero, introduzione di banche di tipo tedesco, riorganizzazione militare

Si delinea quindi uno stato “sviluppista” in cui i samurai, persi gli appannaggi, vanno a formare la nuova élite dirigente e in cui la seta diviene  lo staple product  per eccellenza (consente di pagare le numerose importazioni perché il Giappone è povero di risorse)

L’impresa giapponese
Formazione degli zaibatsu (gruppi di imprese strettamente correlate a forte diversificazione con propri istituti di credito) governati da grandi famiglie di origini mercantili
Dopo la II guerra mondiale, smantellamento degli zaibatsu, e sostituzione di gruppi simili (keiretsu), a proprietà diffusa
Aspetti fondamentali di zaibatsu e keiretsu:

  • forte coesione e solidarietà fra le imprese e all’interno delle imprese fra dirigenti e maestranze
  • diversa organizzazione del lavoro:  squadre di lavoro con mansioni intercambiabili
  • gestione decentralizzata della produzione a livello di officina
  • “azienda guida”  che pianifica e controlla
  • flusso continuo di informazioni e tecnologia a tutti i livelli
  • flessibilità, spiegata dalla permanenza di produzioni di nicchia e mercato segmentato

Il ruolo del Giappone nello sviluppo turistico
Gli anni ’80 boom economico, preoccupazione per il super yen quindi politica per ridurre avanzo bilancia pagamenti, stimolare domanda interna.
Crisi aree rurali, nuovi percorsi di sviluppo: high tech e attività turistico-ricreative
Interventi per lo sviluppo del turismo:

  • aree turistico-ricreative sostenute e finanziate
  • riduzione orario lavoro da 48 a 40 e incentivi a viaggi esteri con grande crescita da 159.000 nel 1965 a 11 milioni nel 1990
  • Aiuti ai paesi poveri dell’area

Il caso cinese
Lo Stato invece del mercato nella allocazione delle risorse e la pianificazione dell’economia
Il caso russo Þ una grande crescita sostenuta dall’industria pesante fino a inizio anni settanta poi le difficoltà e il fallimento nel passaggio dalla produzione estensiva a quella qualitativa per i consumi, molto più diversificata e variata; un caso di inefficienza dinamica che produce un deficit di concorrenza.
Il caso cinese Þ popolazione più che raddoppiata ma reddito pro capite quadruplicato; una grande crescita della produttività grazie alle zone economiche speciali; il raggiungimento del primo posto al mondo come PIL e il problema dell’evoluzione in senso più o meno democratico.

La Cina e il turismo

Presenza di una tradizione e di tutto quello che serve per il turismo ma sfruttato solo in tempi recenti
La fase prototuristica. Pellegrinaggi legati al buddismo, viaggi artisti e poeti legati al confucianesimo, viaggi svago dei ricchi, pochi stranieri
Non coglie però il turismo modrno per declino economico
Turismo di massa neanche perché c’è comunismo e poi 1965-76 rivoluzione culturale (no turismo interno e quello internazionale controllato e propaganda)
1978 inizia politica della porta aperta con spazi di mercato e rilancio del turismo, libero accesso alle città da 12 1970 a 888 1992, grandi investimenti
Boom economico e creazione di condizioni per domanda interna

Alcuni problemi dello sviluppo turistico nei paesi in via di sviluppo

  • L’impatto ambientale: i turisti più sono più fanno guadagnare ma più distruggono (es. Sharm)
  • L’impatto culturale: il difficile equilibrio tra locale e globale
  • L’impatto sociale: non solo ricchezza ma anche problemi

L’Italia un paese a turismo diffuso e dove c’è tutto: natura, arte, cultura

Una grande tradizione turistica: pellegrinaggi e gran tour
La falsa partenza termale del 400-500
Il lento affermarsi del turismo moderno

  • Importanza dell’unificazione e delle ferrovie
  • Fenomeno ancora aristocratico e alto borghese per ritardo industrializzzazione, pochi ceti medi, poca urbanizzazione (sanremo 1905 albergo più economico 8 lire salario operaio 2 lire al giorno)
  • Crescono luoghi legati al turismo internazionale
  • Importanza per bilancia pagamenti ma non politica
  • Ruolo di società ferroviarie e dell’associazionismo privato 1863 CAI 1894 TCI

Tra unità e prima guerra mondiale si sviluppa soprattutto il turismo termale
C’è tradizione ma poco sfruttata solo 8% località con stabilimenti (oggi 155 stabilimenti)
Si importa il modello del loisir con classica triade: grand hotel, stabilimento termale, strutture di divertimento
Ma è più regionale che internazionale per sfasatura temporale

Cosa serve per affermarsi?
Amministrazione locale attiva
Imprenditori locali o esterni disposti a investire
Legami con l’università

La ripartenza delle località toscane

  • Bagni di Pisa 1742-1766 riorganizzazione strutture termale e ricettiva (bonifica, sala da ballo ecc.) clientela locale, no loisir, solo alloggio Raccolgono i frutti nell’800 grazie anche a ruolodello Stato (importanza del turismo e investimenti)
  • Montecatini 1765-1784 bonifica e nuove trrem leopoldine poi crisi e ripres a metà 800
  • Bagni di Lucca a inizio 800 ristrutturazione ma soprattutto gioco. Declina da metà 800

 

Terme della Toscana

TERME TOSCANA

 

 
La situazione turistica italiana alla vigilia della prima guerra mondiale

La belle epoque è il periodo d’oro delle terme: da 100.000 visitatori nel 1868 a oltre 400.000 nel 1907 Si colma il divario con l’estero
Le terme si affermano anche dove c’è altro (Courmayeur, Merano, Riva del Garda) e chi non investe sparisce
Nel 1907 una indiscussa capitale Montecatini e una corona di centri di eccellenza: S. Pellegrino, Recoaro, Abano, zona di Napoli (il caso di Ischia fino al 1883)
Il caso più clamoroso è però quello di Salsomaggiore dove non c’è tradizione

  • Vicinanza a Milano e collegamenti
  • Amministrazione interventista: viali, giardini, infrastrutture
  • Legami con l’università di Parma

Il ritardo della montagna

Il turismo balneare
Anche qui ritardo e inizialmente il modello è quello del mare d’inverno
Il problema malaria
Le prime aree che si sviluppano sono
Sanremo inizia anni ’60 dell’800 sftuttando vicinanza alla Francia, clima, colonia straniera in realtà agricola. Da anni’70 ruolo attivo amministrazione (acquedotto, fognatura, pulizia strade ecc.) e da anni ’80 grande importanza economica e assorbimento disoccupazione agricola. L’importanza della ferrovia Parigi-Nizza-Genova (1871) e poi dei treni express già a fine 800 più turisti che abitanti
Viareggio: clientela italiana, boom dopo unità per ferrovia Viareggio-Pisa, nobiltà e alta borghesia, 1884-1906 il comune lottizza il litorale per favorire lo sviluppo
Capri da metà 800 come metà invernale degli aristocratici inglesi, la componente locale resta del tutto marginale

 

Fonte:http://dipeco.economia.unimib.it/web/corsi/storia_economica_del_turismo_195/lezioni/stoecotur28-32(2).doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Facoltà di Scienze Politiche

Appunti sul turismo nei PVS

Prof.ssa M. Luisa Gentileschi

Corso di Geografia del turismo

 

                                  “Il turismo è essenzialmente un’esperienza geografica”
                                                                                                    (J.B. Jackson)

 

 La geografia economica si interessa soprattutto delle trasformazioni spaziali indotte dalla nascita di un insediamento turistico in una regione e di come il progredire dell’attività, l’aumento dei flussi in arrivo, la differenziazione dell’offerta, nel tempo producano una diversa e più complessa organizzazione del territorio, modificando profondamente i quadri socio-economici, il popolamento, l’insediamento. I processi di sviluppo ne risultano arricchiti, ma non è escluso che si producano ricadute negative per alcune attività economiche e la qualità dell’ambiente.
La complessità delle relazioni turismo/sviluppo può essere interpretata secondo il seguente modello dinamico, che si articola in quattro fasi (G. Candela, 1996):

  1. La fase dell’arrivo dei turisti, cioè dei consumatori del prodotto turistico, (il soggiorno) che non può essere consumato se non sul posto di produzione; Praticamente in questa fase tutti i prodotti richiesti dal turista provengono dall’esterno.
  2. La fase del consumo turistico: con il denaro proveniente dall’arrivo dei turisti, si genera una domanda autonoma di consumi, da parte dei residenti, la cui domanda stimola la produzione regionale che è chiamata ora a soddisfare i consumi dei turisti e quelli dei residenti (funzione del moltiplicatore turistico). Si parla di monocultura ricettiva.
  3. La fase del decollo turistico: in seguito, nasce e si mantiene sul posto un apparato produttivo finalizzato alla produzione di beni e servizi per il turismo (alimenti, artigianato artistico, trasporti, arredi per hotel e seconde case, ecc.). Nascono imprese apposite e arrivano gli investimenti dei  residenti il cui reddito è cresciuto con il turismo. Il turismo diventa un’attività autonoma e non occasionale.  
  4. La fase del distacco caratterizza infine la fase in cui l’economia regionale cessa via via di essere una monocultura  e si differenzia in attività non più soltanto legate al turismo. Il settore industriale si emancipa dal turismo. Nella regione sono ora presenti contemporaneamente attività turistiche e attività industriali  non legate al turismo.

Il modello della “regione turistica” di Miossec (vedi altri testi) è ancorato a questo schema delle cui fasi il modello individua  e descrive  la proiezione territoriale. Le regioni turistiche sono diverse tra loro sia perché si trovano in stadi diversi del processo evolutivo, sia perché li percorrono con velocità diverse.
Ci sono casi in cui la successione delle fasi non è meccanica. La politica del turismo nazionale o regionale  o una particolare situazione di mercato possono consentire di saltare una o più fasi, accelerando la crescita, oppure  vari fattori possono ritardare il passaggio a fasi successive. Qui di seguito si espongono casi in cui una o più fasi sono state “saltate” e lo sviluppo turistico ha assunto di conseguenza un andamento particolare.
Lo sviluppo del turismo nei paesi a regime socialista
In questi paesi il turismo interno attuale è nato dal turismo sociale, soprattutto in seguito alla conquista delle ferie pagate. Si tratta di un turismo pianificato dall’alto e imposto al sistema senza tener troppo conto del mercato, avendo per scopo la vacanza delle masse operaie di città anche lontane. In questi paesi l’intervento dello Stato può indurre il sistema ad evolversi saltando una o più fasi: per esempio, il capitale pubblico può intervenire anche prima che si sia evidenziata la funzione moltiplicatrice del consumo turistico. Il turismo sociale ha un precedente nel turismo dopolavorativo, che si sviluppò soprattutto in Germania e in Italia, negli anni ’30, sotto la spinta dei regimi  ivi dominanti. Caratteristico è stato il fatto di aver occupato grandi spazi, organizzati per le vacanze della classe operaia. Dopo la caduta dei regimi socialisti, le medesime strutture sono state ridestinate alla vacanza di massa dei cittadini del medesimo paese e in parte alla vacanza a basso costo offerta alle masse provenienti dai paesi occidentali. Le strutture e la stessa organizzazione dello spazio raramente soddisfano i turisti occidentali.
Sviluppo del turismo in coincidenza della presenza di una colonia europea
In prossimità di una città importante, per esempio New Delhi, si è sviluppata una località turistica con la funzione di essere la stazione di soggiorno, o di villeggiatura, dei residenti europei della colonia (in India, la stazione climatica di Simla, a 2200 m, fu la residenza estiva del vicerè dell’India britannica). Simile il caso dell’organizzazione delle vacanze, in Thailandia, del personale “ a riposo” impegnato nella vicina Indocina negli anni ’60, che provocò un’importante presenza di turisti americani in questo paese. Questa circostanza favorì il precoce sviluppo del turismo, cosicché già nel 1970 si erano raggiunti i 629.000 arrivi. In quell’anno le entrate del turismo rappresentavano l’1,6% del Pil nazionale, valore salito al 2,7 dieci anni dopo. Negli anni, vari motivi, tra i quali la diffusione di malattie infettive e della droga, danneggiarono il turismo thailandese, rendendo necessario un maggior impegno governativo per la pianificazione del suo sviluppo (Cavallaro, 1985).
Lo sviluppo del turismo basato su capitali stranieri  in paesi dove il gap rispetto ai paesi di origine del turismo è alto:
In questi paesi lo sviluppo può arrestarsi alla prima fase o alla seconda fase, perché non ci sono le condizioni per la nascita sul posto delle attività produttive connesse.  Ciò può accadere quando il reddito proveniente dal turismo e che resta nelle mani dei residenti è così basso da non consentire investimenti (l’accumulazione primaria è bassa). Oppure perché non ci sono le condizioni per produrre in funzione della domanda turistica (alimenti richiesti da turisti, qualità degli alimenti e sicurezza igienica, prodotti complessi), anche per effetto di carenze imprenditoriali.
Le regioni in cui il turismo si è sviluppato rapidamente in seguito all’investimento di ingenti capitali locali  di origine non turistica:
E’ il caso degli Emirati arabi (Federazione di sette stati sulle rive del Golfo Persico),  di cui Abu Dhabi è il più grande. Conta una popolazione piccola, per l’80 % straniera (1,7 milioni di ab., capitale Dubai), e fa registrare un reddito pro-capite tra i più alti al mondo. L’ampia disponibilità locale di capitali – il petrolio - ha consentito di realizzare una politica di attrazione di importanti agenzie e associazioni. Per esempio, nello sport, per il quale verrà presto realizzata una città dello Sport a Dubai. Nel 2007 verrà inaugurata la nuova sede dell’International Cricket Council, che finora era a Londra e che vi si trasferirà grazie alle importanti agevolazioni fiscali e al grosso contributo governativo alle spese di impianto. Il 99% della forza-lavoro impiegata è di provenienza estera (filippini, indiani, srilankesi, pakistani). Più che le preesistenze naturali (un mare biologicamente assai ricco, dalle acque trasparenti, il paesaggio del deserto) conteranno le costruzioni umane, le strutture e i servizi già esistenti e in progetto. Già a Dubai svetta il Burj al Arab,  una torre alta 321 m a forma di vela gonfiata dal vento. Una albergo subacqueo (Hydropolis Hotel), isole artificiali (250 isolette artificiali comporranno The World, un complesso distante 8 km dalla costa), il grattacielo più alto del mondo (Burj Dubai, oltre 800 m), lo Shopping Mall più grande del mondo, ecc.
Un sistema di liberismo spinto attrae i capitali e coloro che desiderano vivere in un ambiente di lusso, quasi totalmente artificiale, una vera isola tecnologica. Vi sono disponibili tutti più noti marchi di prodotti di lusso, una specie di paradiso in terra dello shopping. L’aeroporto è un hub di rilievo internazionale sulle rotte dell’Asia.
Le regioni in cui il decollo turistico, iniziato da zero, è stato messo in atto dal capitale straniero:
Sharm-el-Sheikh, Sinai, Egitto, è una fascia lunga 60 hm, ricca di spiagge e insenature. L’abitato più vecchio è una piccola base costruita dagli israeliani nel 1968. Oggi vi si allineano alberghi delle principali catene alberghiere. L’inizio dello sviluppo turistico risale agli anni ’80. Si può definire un tipo di European style holiday resort,  articolato in diversi complessi, uno dei quali offre un esempio di stazione turistica nata dall’impiego di capitali italiani. L’inizio data dal 1991, con gli investimenti dei capitali di Enrico Preatoni (costruì il Coral Bay Domina, il più grande villaggio italiano del Mar Rosso, con 4.000 posti letto) e si basa su una formula variata, fatta di alberghi, condomini, ville, che consente il soggiorno di massa ma nello stesso tempo offre strutture alberghiere di grande richiamo e ville per clienti di lusso. Qui la “riminizzazione” convive con il turismo esclusivo. La vendita di seconde case, specie se coinvolge personaggi noti del mondo dello spettacolo e della jet society (Marta Marzotto, Alba Parietti), comporta il vantaggio della fidelizzazione del cliente, così da controbilanciare gli effetti negativi delle mode passeggere per questo tipo di resort. Il basso costo dei viaggi organizzati per gruppi sempre numerosi, la vendita di pacchetti all-inclusive, le tecniche di vendita applicate in Italia, comportano un consistente arrivo di turisti italiani sul posto. I prezzi sono competitivi, ed anche le condizioni meteorologiche sono costanti sul bello, tutto l’anno. Ciò spiega la nascita di un polo turistico italiano. Ovviamente gli italiani sono ai primi posti come numero di arrivi.
Il richiamo della cultura locale è quasi inesistente, se si escludono il Monastero di S. Caterina e la salita al Sinai. Contano invece la spiaggia, il mare, i fondali, il clima.
Le regioni che hanno affiancato la risorsa della cultura locale alle operazioni di investimento di capitale straniero:
Non mancano esempi per il Marocco e la Tunisia, tra quelli più vicini all’Europa. In questa categoria entra anche il turismo di pellegrinaggio, che più precocemente degli altri anticipa il turismo di massa. In alcuni casi la cultura costituisce il nucleo principale del viaggio (tour delle capitali del Marocco), in altri si affianca all’offerta principale (in Kenya, le danze e i canti dei Masai fanno da contorno all’offerta principale di safari e natura).

 

 

 

Nel caso del Kenya, il destino della popolazione Maasai è stato ancorato, almeno in parte ad un turismo etnico-naturistico. E’ difficile tradurre in italiano il termine wilderness: spazi selvaggi sarebbe forse il modo giusto, ma l’espressione turismo degli spazi selvaggi non ha avuto fortuna. Si usa invece il termine safari.
Riferiamo un’esperienza di cui sono stati protagonisti degli italiani. In Kenya il safari può diventare di solidarietà: è stato infatti istituito il conservation fee, cioè una parte degli introiti turistici che va alla comunità Maasai. Il Maasai Wilderness Conservation Trust è impegnato a proteggere il patrimonio faunistico e culturale dei Maasai. Questa istituzione accetta anche offerte per spese destinate a migliorare salute e istruzione, specialmente dei bambini. Una fonte di lavoro diretta consiste in 16 posti di lavoro per guardiacaccia;  altro guadagno è assicurato dagli spettacoli folkloristici. L’area interessata è quella del Maasai Mara National Reserve (1672 kmq) il più famoso parco del paese, dove sono stati istituiti 48 parchi e riserve  nazionali . Nella Reserve – a differenza che nei parchi nazionali - gli abitanti possono allevare i propri animali e anche uccidere gli animali selvatici, se da loro attaccati. Gli allevatori sono compensati per la perdita di bestiame a causa dei selvatici. Al Campi ya Kanzi (un ranch di 400 miglia quadrate sulle pendici del

 

Kilimanjaro), 20 $ per notte, sulla somma pagata da ciascun ospite, sono riservati ai bisogni della popolazione locale in istruzione e sanità. Lo staff dell’albergo è composto da Maasai. Luca Belpietro, che dirige il ranch con la moglie Antonella Bonomi, ha scritto la propria tesi di laurea sulle risorse della natura in Kenya per il turismo.
I coniugi hanno fondato il Maasai Wilderness Conservation Fund, una onlus che ha titolo a ricevere donazioni esenti da tasse e ha lo scopo di realizzare interventi vari dalla preservazione delle specie naturali ai programmi educativi di costruzione di scuole. Un esempio di  programma attivato riguarda le donne, e consiste nel commercializzare i prodotti artigianali femminili. Un altro programma riguarda la protezione del leone africano, di cui oggi restano appena 18.000 esemplari. Il programma aiuta a creare posti di lavoro (game scouts) per la protezione animale.

 


Terminologia del turismo

 

Arrivi, o turisti arrivati:
Il termine si riferisce al numero di coloro che arrivano in una località turistica. Un modo restrittivo di calcolare il montante è la registrazione degli ospiti in albergo.
Attività all’aria aperta (outdoor recreation):
E’ un’attività ricreativa distinta dal normale turismo. Può essere lo scopo principale del viaggio (turismo sportivo) oppure può essere praticata saltuariamente. Ovviamente si tratta spesso di attività antiche, ma che hanno acquistato nuova evidenza in anni recenti.
Attività lavorative del turismo:
Sono numerose e variate, volte al funzionamento di servizi al turismo e classificate nel terziario. Si riconoscono quattro settori: a) agenti di viaggio; b) trasporti, c) dipendenti alberghieri; d) dipendenti di strutture sportive. La loro funzionalizzazione al turismo risalta dal confronto del tasso di occupazione medio regionale per ciascun settore con analogo tasso riscontrato in una località turistica.
Consumo turistico:
La domanda di consumo turistico ha la caratteristica di localizzarsi in area diversa da quella di produzione del reddito. Vanno distinte le aree di provenienza (bacini della domanda) e quelle di destinazione (bacini di offerta, questi ultimi caratterizzati da aspetti fortemente attrattivi). I flussi in movimento dagli uni agli altri sono in funzione del fattore distanza, visto come tempo di percorrenza ma anche come spesa per il viaggio. Si possono avere situazioni di domanda concentrata e di offerta dispersa, come  nel caso della cintura destinata a turismo a breve raggio intorno a una grande città, oppure, al contrario, di domanda dispersa e di offerta concentrata, come si verifica nel turismo internazionale diretto verso poli turistici dei PVS.
Escursionista:
E’ colui che compie un viaggio breve, in una località vicina, con rientro a casa entro le 24 ore. Se il rientro avviene nell’albergo dove si soggiorna, si parla di escursionista-turista. Si distingue anche l’escursionista di transito, che sosta in una località per poche ore. I medesimi servizi – salvo l’albergo – si rivolgono a turisti e a escursionisti. Tuttavia, si può anche dare il caso di una separazione netta, con esclusione degli escursionisti dalle strutture destinate ai turisti (succede spesso nei PVS, oppure nel caso di alberghi esclusivi).
Infrastrutture turistiche:
Sono le opere che assicurano la comunicazione, il trasporto, l’acqua e l’energia, nonché il trattamento dei reflui e dei RSU. Possono essere rivolte al servizio di tutti i residenti, e allora assumono una specificità turistica se dimensionate non in riferimento alla popolazione residente, ma ad un’utenza massima del periodo di punta delle presenze turistiche. Nel caso dei PVS, spesso mancano nel resto del territorio, essendo presenti solo nelle località turistiche.
Presenze turistiche
Si riferisce al numero di nottate trascorse presso una località turistica.  Il dato, diviso per il numero degli arrivi, dà la durata media del soggiorno.
Residenza secondaria
Detta anche seconda casa, non fa parte – in linea di massima – dell’offerta commerciale di alloggi turistici, essendo destinata, appunto, alla residenza, in un periodo dell’anno, degli stessi proprietari. Tuttavia, può entrare a farne parte in maniera occasionale. Le case in multiproprietà sono parte di questa categoria, ma sono anche rivolte al movimento di turisti, poiché l’organizzazione prevede l’affitto temporaneo.
Risorse del turismo:
Sono considerate la materia prima del turismo. Una classificazione semplice, basata sul contrasto, è quella di dividerle in naturali (clima, paesaggi, ambienti montani, lacustri, marini) e umane (architettoniche, artistiche, storiche, culturali in genere). In realtà, si ha per lo più una commistione dei due tipi. A seconda della risorsa dominante, la tipologia turistica si distingue in turismo marino-balneare, montano, lacustre, ecc. Un’altra classificazione divide le risorse turistiche in rinnovabili (le risorse naturali di un sistema in equilibrio) e non rinnovabili (le risorse colpite da degrado). Contano anche le riserve di risorse, ossia quelle caratteristiche del territorio che non sono ancora produttive e quindi non identificabili come offerta per il turista. Per esempio, l’archeoindustria in Sardegna riguarda un complesso di edifici, segni del lavoro umano, insediamenti, che sinora sono stati una riserva ma che si avviano ora a diventare una risorsa attuale. Si può parlare infine di risorse scomparse, come nel caso di spiagge erose, di fauna rara non più presente (es., la foca monaca in Sardegna), di cui magari resta l’immagine incorporata nel messaggio rivolto al turista.

Servizi accessori del turismo:
Sono i servizi rivolti al funzionamento del sistema turistico, indipendentemente dalla popolazione residente: porti turistici, impianti sportivi (spesso dimensionati per i grandi eventi), servizi per gli alberghi, locali di divertimento, ecc. Vengono anche chiamate attrezzature complementari.
Sistema turistico:
Il sistema turistico è un insieme di interrelazioni tra i flussi dei turisti e le regioni di destinazione, o anche una realtà territoriale vista come un complesso di elementi tra loro collegati e interagenti. Si articola in sottosistemi: a) della domanda, b) della circolazione, c) della ricezione o organizzazione dell’offerta, in estrema sintesi in una sottosistema delle risorse e in un sottosistema dei flussi. La circolazione è il carattere dominante di questo tipo di sistema.
Spaesamento:
Non molto soddisfacente traduzione del termine francese depaysement, che indica lo spostarsi in un ambiente inconsueto, nel proprio paese o all’estero, cosa che diventa il carattere distintivo del turismo. Il cambiamento di ambiente è infatti la condizione ricercata per una vacanza veramente rilassante.
Strutture turistiche:
Sono le strutture ricettive. Volendo distinguere i soggetti che attuano movimenti legati al lavoro (studenti, insegnanti, politici, rappresentanti di commercio, ecc.) dai “veri” turisti, nel caso di strutture ubicate in città, non è semplice riconoscerne la funzione turistica, a meno che non si decida che tutti coloro che alloggiano in albergo sono dei turisti, come avviene in alcuni paesi. Si distinguono in alberghiere classificate (alberghi, garnis o meublé, motel, residence, alberghi diffusi) ed extralberghiere (campeggi, roulottopoli, rifugi, campi di vacanza, ostelli della gioventù, alloggi agrituristici, affittacamere, colonie, case per ferie, case e appartamenti per vacanza, B&B, ecc. ).
Tempo libero:
Sempre più si rende necessaria quest’espressione, che comprende una varietà di attività al chiuso o all’aperto. Questo termine, e i corrispondenti in altre lingue (leisure, loisir, ocho, Freizeit), comprende modi di passare il tempo che si svolgono nella propria abitazione o nei suoi pressi, oppure nel viaggio. Solo quest’ultimo rientra nel turismo. Più che il passatempo, è il luogo dove questo si svolge, a fare la differenza.
Turismo attivo e passivo:
Il turismo “attivo” è lo spostamento di chi si reca in una località turistica. Il termine “passivo” si riferisce invece ai soggetti – che quindi non si spostano - e alle loro attività in quanto ricevono il turista e gli offrono un prodotto, la vacanza. Lo studio del turismo passivo è in pratica lo studio della ricettività. Un po’ diverso è il significato dei termini outgoing (il turismo in uscita) e incoming (il turismo in entrata), dove il soggetto è il medesimo, visto prima dalla parte dell’uscita da un paese, il paese di provenienza, mentre nel secondo caso viene visto come soggetto che arriva nel paese di destinazione. Molti servizi sono organizzati in maniera distinta nei due casi  (es., le agenzie di viaggio).
Turismo di élite e turismo di massa:
Il primo tipo di turismo, dove il soggetto è una porzione di popolazione dotata di mezzi finanziari e forse di mezzo di trasporto individuale, è più antico: in genere, bisogna aspettare il ‘700 per vedere un certo numero di turisti, in genere persone abbienti e giovani, provenienti dall’Europa di NW, viaggiare in Europa per conoscere i diversi paesi e visitare le rovine dell’antichità classica.  Esso nasce come un viaggio di istruzione e di formazione. Nel corso dell’800 i motivi di viaggio non utilitario crebbero e si registrarono i primi turisti per motivi climatici, per sfuggire all’inverno o al caldo estivo, per motivi di salute e cura. Il turismo di massa non rappresenta la moltiplicazione del turista di élite man mano che il potere di acquisto delle masse aumenta. Esso invece si incarna in un tipo di vacanza differente, specialmente la vacanza “tutto compreso”. L’acquirente del pacchetto chiede infatti che l’andamento del suo viaggio corrisponda a norme stabilite a priori, così da ritrovarsi aspetti familiari e rassicuranti. Non si cerca l’avventura e l’ignoto. L’alloggio è fornito in alberghi che riproducono un modello internazionale sempre uguale, che costituisce per il turista un luogo di rifugio, limitando a pochi momenti del viaggio l’esperienza dell’esplorazione avventurosa (Cavallaro e Pipino, 1988).
Turista:
Definizione NU, in sintesi: una persona che viaggi per divertimento, o per altri motivi, che non siano di lavoro, e che soggiorni per un periodo minimo di 24 ore in una nazione o una regione diversa da quella di residenza. In sintesi il turista è = viaggio + alloggio + svago. Secondo la definizione più restrittiva, in alcuni paesi,  il turista è colui che alloggia in albergo. Si parla però di turismo congressuale, sportivo, ecc. , cui partecipano professionisti, altri.
Turisti e forestieri:
La categoria dei forestieri (i quali sono semplicemente i non residenti e formano una categoria più ampia i cui i turisti veri e propri sono ricompresi) include coloro che si spostano per vari motivi, anche di lavoro o affari. Viceversa i turisti si spostano per vacanza, svago  o tempo libero (homo ludens). Il turista (la parola ha origine dal verbo tourner, viaggiare , girare, da cui Grand Tour, termine che descrive il viaggio, concluso dal ritorno in patria, dei giovani francesi di famiglie nobili o danarose, inizialmente però inglesi, nell’Europa del XVIII secolo.
Turisti e visitatori:
Il concetto di visitatore è diverso da quello di turista. Il visitatore è tale quando visita un luogo attrezzato per la visita e in cui la sua presenza viene quantificata da biglietti d’ingresso o con altri sistemi di valutazione. Un museo, un parco, ecc. Il turista invece potrebbe al limite non visitare nessun luogo di visita.
Villeggiatura:
Termine ormai obsoleto, che indica il turista che compie un soggiorno prolungato in una località, spesso in maniera ripetitiva ogni anno. Con la tendenza alla frammentazione delle ferie e quindi della vacanza in più momenti dell’anno, questa definizione ha perso interesse pratico.  Si parla ora di prima vacanza (estate) di seconda vacanza (fine d’anno) o di vacanze multiple.

 

TRASFORMAZIONI DEL TERRITORIO AD OPERA DEL TURISMO
Il turismo ha sostanzialmente due tipi di effetto sul territorio, inteso come spazio abitato e organizzato per la produzione e il consumo.
Uno è l’effetto conservativo:  monumenti, paesaggi urbani e rurali,  abitazioni, aspetti della natura e dell’arte, e in generale testimonianze storiche, sono oggetto di conservazione non solo per gli abitanti del posto, ma anche per offrire motivi d’interesse al turista. “Come eravamo” è una proposta che va oltre il fatto artistico, per diventare un documento storico. Nei PVS, il turismo naturalistico e dei safari è un motivo molto forte per la conservazione della flora e fauna spontanee.
L’altro effetto è invece di cambiamento, secondo modalità che possono essere definite: selettive, in quanto mirano a enfatizzare paesaggi e lineamenti del territorio già esistenti, o innovatrici, se ci si impegna in una creazione ex-novo di elementi turistici.
Un modo del turismo di essere selettivo è che  alcune aree (es., zone A dei parchi naturali) sono caratterizzate da una conservazione estrema, mentre altre (zone C) sono destinate ad ospitare le strutture ricettive e le infrastrutture e quindi oggetto di profondo cambiamento. Inoltre, nei PVS, le aree trasformate dal turismo sono speso quelle meno frequentate e abitate dalle popolazioni locali (zone della foresta, delle aree naturali meglio conservate, dei villaggi allo stato tradizionale) e quindi si può dire che il turismo operi una selettività nel processo di sviluppo. Ridistribuendo le iniziative che riguardano il processo di sviluppo turistico.
Nella prima categoria (conservazione) entrano quelle risorse che non hanno bisogno di trasformazione ma devono solo essere salvaguardate e conservate. In molti casi non si può dire che il turismo “consumi” la risorsa, se non in misura esigua: certo, si rileva un consumo dei monumenti in seguito al tocco, al calpestio, all’aumento di vapor acqueo provocato dalla visita turistica. E’ stato necessario difendere fiori e funghi selvatici con il divieto o il contingentamento della raccolta. Le opinioni in proposito sono però controverse. L’ecologia turistica in genere sottolinea impatti turistici che hanno veri e propri effetti di usura sulla risorsa. In molti casi i due effetti si sovrappongono. Se non ci fosse l’uso turistico, molti spazi sarebbero stati da tempo destinati ad altri usi, di transito, abitativi e produttivi, con effetti probabilmente più distruttivi.
Nella seconda (cambiamenti) entrano iniziative come la costruzione di piste sciistiche, che per lo più prevedono il taglio di vegetazione arborea e arbustiva, l’ampliamento delle spiagge, con distruzione di dune e di vegetazione di retro-spiaggia, forme di gariga e di macchia mediterranea, occupazione di spazi naturali, apertura di sentieri e di passaggi, con disturbo della fauna selvatica e azione negativa sulla flora. Spesso l’apertura di strade e passaggi ha un effetto deleterio sulla vegetazione delle aree adiacenti la striscia costiera, non più protette dal vento marino. Tutte queste operazioni possono tuttavia comportare aspetti positivi per il paesaggio, come l’eliminazione di discariche, l’allontanamento di usi del suolo di impatto negativo (spostamento di assi viari in zone retrostanti la aree dedicate al tempo libero, allontanamento di impianti industriali, ecc.). Anche la possibilità delle popolazioni locali di svolgere attività ricettiva o lavori legati al turismo non è da sottovalutare, in quanto contribuisce al mantenimento della popolazione, delle attività agro-pastorali e dei paesaggi agrari. Troppo spesso si parla di impatti negativi, mentre si passano sotto silenzio gli effetti positivi. Un’aggettivazione che riconosce la possibilità dei due tipi è quella friendly  / unfriendly,  mentre il termine impatto ha in ogni caso un significato negativo.
L’ambiente – inteso in senso lato, environment as a whole – è normalmente considerato oggetto di impatto (negativo) da parte del turismo.  Nell’ambiente complessivo, si individuano risorse per il turismo, ma anche il luogo della discarica dei rifiuti. Il turismo come produttore di rifiuti deve quindi contribuire a pagare il costo dello sfruttamento dell’ambiente. Una gestione illuminata deve produrre la protezione dell’ambiente dal turismo ma anche per il turismo (Cohen, 1978).
La relazione turismo ambiente può articolarsi, secondo Budowski (1976), in tre modi:

  1. la coesistenza del turismo con l’ambiente, senza danni evidenti per quest’ultimo; questa situazione si verificava all’epoca in cui il solo turismo (per così dire) di massa era quello religioso,
  2. il conflitto con l’interesse dell’ambiente, che subisce effetti negativi; si produce quando il turismo di massa invade spazi montani e costieri fragili,
  3. la simbiosi, positiva, in cui turismo e ambiente hanno un reciproco effetto benefico (protezione della ambiente, ambiente come risorsa del turismo), che si afferma con l’individuazione e la promozione delle aree protette.

 

Le conseguenze principali sono:

  1. inquinamento dell’aria (per il traffico), dell’acqua (per gli scarichi fognari), del suolo (per i residui solidi e liquidi). La parte spettante al turismo è non di facile quantificazione, se non nel caso di un’accentuata stagionalità del turismo, che mette in evidenza l’insufficienza dei servizi per l’allontanamento e il trattamento dei rifiuti. Forme particolari di inquinamento sono legate alle infrastrutture, come i porti turistici, ai sistemi irrigui, effettuati con acque reflue non sufficientemente trattate, ecc. L’inquinamento dell’acqua di mare e dei corsi d’acqua che in esso sfociano, è per lo più rappresentato da un aumento dei colibatteri dell’acqua in misura superiore a quella compatibile con le norme igieniche della balneazione. Le piogge torrenziali caratteristiche del Mediterraneo o di certi climi tropicali, trasportano masse notevoli di rifiuti sulle spiagge attraverso la fluitazioni nei torrenti. Le spiagge ricevono così rifiuti di ogni genere, provenienti anche da aree piuttosto lontane;
  2.    inquinamento da rumore, legato ai trasporti e anche all’organizzazione di  intrattenimenti;
  3. perdita di terreni agricoli, dovuta alla destinazione di aree agricole, a volte poste sulle rive di laghi e del mare, che vengono destinati alla ricettività e ai servizi del turismo;
  4. distruzione della flora e della fauna, in seguito all’urbanizzazione e denaturalizzazione del territorio. Spesso si creano paesaggi  vegetali artificiali (palmeti, giardini tropicali, vegetazione esotica per rimboschimenti e alberature);
  5. degradazione del paesaggio e dei siti artistici e monumentali, con la costruzione di tipologie abitative estranee alla tradizione locale o con restauri migliorativi che stravolgono le vecchie costruzioni.

Se parliamo di ambiente sociale (social environment), si possono registrare impatti di vario tipo:

  1. effetti di congestione e affollamento;
  2. banalizzazione e commercializazione delle culture locali;
  3. effetti di concorrenza: capitali, iniziative e imprenditorialità confluiscono sul turismo, impoverendo così altri comparti;
  4. conflitti tra la popolazione locale e i turisti. Nei paesi islamici il turismo viene visto come fonte di cattive abitudini per i giovani; i prezzi delle case e il costo della vita in genere salgono, con danno per i ceti più deboli; le  giovani  coppie non trovano casa; nei casi di centri sdoppiati, la “marina” riceve una quota sproporzionata di risorse della comunità locale per le opere pubbliche egli incentivi all’impresa turistica, con danni per i centri alti che restano sfavoriti. Le aziende agricole lamentano disturbo agli animali allevati, danni alle colture, aumento del rischio incendi.

     Gli anni ’80 segnano l’inizio della denuncia dei danni provocati dal turismo per l’ambiente, con la Dichiarazione di Manila (1980), ma anche del riconoscimento dei benefici che l’ambiente ne riceve, in quanto il turismo contrasta lo sviluppo di attività industriali, contiene la crescita dell’inquinamento, soprattutto stimola l’espansione e la conservazione della bellezza, evitando di seguire modelli eccessivamente razionalistici nel governo del territorio, concentrati eccessivamente sull’utilitarismo. Da quegli anni data anche lo sviluppo della psicologia del turismo, che ha fornito importanti indicazioni su come il turista vive la questione ambientale. Gli anni ’90 infine hanno segnato l’affermarsi del concetto di sostenibilità ambientale anche nei confronti delle attività turistiche, con la nascita di movimenti per la “promozione di un viaggiare etico e consapevole che vada  incontro ai paesi di destinazione, alla gente, alla natura con rispetto e disponibilità, un viaggiare che scelga di non avallare distruzione e sfruttamento, ma si faccia portatore di principi universali: equità, sostenibilità e tolleranza” (Dallo Statuto dell’Associazione di volontariato Isola della Solidarietà, Portoferrajo).
Tra i tanti soggetti che esemplificano tipi di turismo “consapevole”, riportiamo qui la proposta della Onlus Un altro mondo (www.unaltromondo.it), associazione di volontariato che si occupa di progetti di sviluppo in Africa. L’associazione offre un turismo formativo, che segue questa formula: nel viaggio si effettua una visita ai siti dei progetti dell’associazione; prima della partenza i partecipanti prendono parte ad un incontro di preparazione a scopo formativo su scopi e metodi di lavoro dell’onlus; il soggiorno è studiato in modo da porre i partecipanti a stretto contatto con la popolazione locale, sia con la scelta degli alloggi (hotel a 2-3 stelle), sia dei mezzi di trasporto, fuoristrada, taxi, autobus locali, e pagando direttamente i servizi ricevuti sul posto, in modo da ridurre le intermediazioni.
I riferimenti sono a quanto indicato dalla "Carta d'Identità per Viaggi Sostenibili", dalla Carta di Lanzarote, 27/28 aprile 1995 dall’Agenda 21 dell'ONU, dal Manifesto del movimento tedesco 'Tourism with Insight' dal Tourism Bill of Rights and Tourist Code. Il modello turistico prevalente in una regione comporta non solo un diverso impatto, ma anche condiziona la possibilità di controllare il degrado. Un paradosso evidente è che è più facile controllare pochi punti di emissione di reflui (scarichi fognari) e di produzione di rifiuti, corrispondenti a grandi alberghi e complessi turistici, che non controllare una miriade di scarichi probabilmente abusivi, in corrispondenza di case sparse, seconde case, piccolissimi insediamenti. Come pure l’applicazione del criterio polluter pays  (un criterio di valore pratico più che etico) risulta possibile solo nel caso di importanti imprese,  alle quali chiedere la contropartita dell’inquinamento prodotto o il controllo degli scarichi. Lo sviluppo di un modello disperso in piccole e piccolissime imprese, magari familiari, nei PVS, comporta rischi più gravi per l’ambiente. Un altro paradosso grave si riscontra alla base del problema della salvaguardia dell’ambiente: al livello internazionale e nazionale si manifesta una grande sensibilità per la questione ambientale e disponibilità a realizzare una politica incisiva, mentre ai livelli regionale e locale quest’attitudine si fa rara e qualsiasi realizzazione si muove in un mare di difficoltà e conflitti (Cavallaro e Pipino, 1988).

 

La modellistica geografica del turismo

I geografi hanno fatto circolare un certo numero di modelli spaziali  del turismo fin dagli anni ’60. a maggior parte sono basati sulla sequenza: origine-destinazione (origin-linkage-destination system).
Il precursore di questi modelli è stato Toschi (cfr. contributo di G. Spinelli).  Tra gli altri, ne scegliamo alcuni più significativi:
a) il modello del viaggio del turista (Campbell, 1966),
b) il modello strutturale (Lundgren, 1977),
c) il modello origine – destinazione (Thurot, 1973),
d) il modello dinamico (Miossec, 1977),
e) il modello del ciclo della vita (Butler, 1980).

Il modello di Campbell (v. figura) si riferisce ai viaggi per ricreazione e vacanze e distingue gli spostamenti di chi abita in città in 3 tipi:

    1. quelli per motivi di ricreazione, per cui intorno alla città si identificano varie località ricreative disperse;
    2. quelli per motivi di vacanza/ricreazione, per cui la meta dei cittadini è rappresentata da un centro di ricreazione dal quale essi possono recarsi in luoghi di ricreazioni minori situati nell’intorno e fra loro integrati tanto formare un complesso regionale di ricreazione-vacanza;
    3. quelli per motivo di vacanza, che interessano vari tipi di mete, fra cui centri isolati o allineati, talvolta ubicati su strade veloci (in questo caso, parliamo di regioni con servizi per le vacanze).

Il modello di Lundgren (v. figura) indica 4 tipi di mete raggiungibili dai turisti e distinte in base  alla loro posizione geografica e politico-economica:

  1. le aree metropolitane, integrate nelle reti di trasporto internazionali, che si scambiano considerevoli flussi di turisti;
  2. le periferie delle aree metropolitane (suburbi), che pure sono interessate da scambi di turisti (in parte provenienti dalle stesse aree metropolitane) e che, per la loro limitata popolosità, vedono prevalere gli afflussi sui deflussi;
  3. le aree rurali, visitate dai turisti dopo aver visitato le aree metropolitane ed i suburbi, oppure direttamente;
  4. gli ambienti naturali, lontani rispetto ai centri di irradiazione del turismo. Ne costituiscono un esempio i parchi naturali raggiungibili mediante trasporti di superficie, ma anche le regioni esotiche accessibili per via aerea.

Il modello di Thurot (v. figura) descrive i rapporti tra domanda e offerta turistica e fra turismo interno e turismo internazionale. La maggior parte della domanda generata dal Paese A è soddisfatta in parte  al suo interno e in parte dai Paesi B e C (quest’ultimo è un PVS). Allo stesso modo, la parte della domanda generata dal Paese B e non soddisfatta internamente, si rivolge agli altri due Paesi. Solo il Paese C, per il modesto livello della suo economia, soddisfa tutta la sua domanda internamente.

Il modello di Miossec (v. altri materiali).

Il modello di Butler (v. figura) prevede le seguenti fasi: esplorazione (della futura località turistica, caratterizzata dalla presenza di pochi turisti a causa della difficile accessibilità e della scarsa ricettività), coinvolgimento (inizio dell’insediamento, durante il quale comincia a delinearsi un’area di mercato e gli enti pubblici iniziano a realizzare infrastrutture), sviluppo (il paesaggio storico-naturale viene sostituito dal moderno paesaggio urbano; notevole l’afflusso di capitali stranieri), consolidamento (caratterizzato dall’entrata nella zona critica per la carrying capacity). A questo punto si può assistere a diverse evoluzioni, il declino, la stagnazione, il ringiovanimento. Nell’attraversare le diverse fasi crescono il numero dei turisti, le attività connesse e il territorio coinvolto.

Bibliografia
Boyer M., Il turismo. Dal Gran Tour ai viaggi organizzati, Universale Electa/Gallimard, 1996.
Candela G., Manuale di economia del turismo, Bologna, Clueb, 1996.
Cavallaro C., Il turismo nella politica di piano in Thailandia, 1985, rist. in Cavallaro C. e Pipino A., 1988,  pp. 141-164.
Cavallaro C. e Pipino A., Geografia del turismo, Messina, laboratorio di Geografia Economica, 1988.
Choen E., The impact of tourism on physical environment, in Ananas of tourism research, 1978.
Jackson J.B., We are taken for a ride, in “Landscape”, 1962, n. 3.
Innocenti P. Geografia del turismo, Roma, Nis, 1990.
Hunter C. e Green H., Tourism and the environment. A sustainable relationship, New York London, Routledge, 1995.
Zierer C.M., Tourism and recreation in the West, in Geographical Review, 1952.

 

APPENDICE
Riportiamo – come esempio - alcuni articoli dal Tourist Code della Repubblica Dominicana:
Article X Tourist should, by their behavior, foster understanding and friendly relations among peoples, at both the national and international levels, and thus, contribute to lasting peace.
  Article XIAt places of transit and sojourn tourists must respect the established political, social, moral and religious order and regulations in force.

  1. in thses places tourists must also:
    1. Show the greatest understanding for the customs, belief and behavior the host communities and the greatest respect for their natural and cultural heritage;
    2. Refrain from accentuating the economic, social and cultural differences between themselves and the local population;
    3. Be receptive to the culture of the host communities, which is an integral part of the common human heritage; and
    4. Refrain from exploiting other for prostitution purposes;
    5. Refrain from trafficking, carrying of the use of narcotics and/or other prohibited drugs.  

Article XII
During the travel form one country to another and within the host country tourists should be able, by appropriate government measures, to benefit from; a) relaxation of administrative and financial controls; b) the best possible conditions of transport and sojourn that can be offered by suppliers of tourism services.  
Article XIII Tourists should be afforded free access, both within and outside their countries, to sites and places of tourist interest and, subject to existing regulations and limitations, to move about freely in places of transit and sojourn.

  1. On access to sites and places of tourist interest and throughout their transit and sojourn, tourists should be able to benefit from:
    1. Objective, precise and complete information on conditions and facilities provided during their travel and sojourn by official tourism bodies and suppliers of tourism services;
    2. Safety of their persons, security of their belongings and protection of their rights as costumers;
    3. Satisfactory public hygiene, particularly so far as accommodation, catering and transport are concerned, information on the effective prevention of communicable diseases and accidents and ready access to health services;
    4. Access to swift and efficient public communications, both internal and external; e) administrative and legal procedures and guarantees necessary for the protection of their rights; and f) the practice of their own religion and the use of existing facilities for that purpose.

  Article XIV Everyone is entitled to make his needs known to legislative representatives and public authorities so that he may exercises his right to rest and leisure in order to enjoy the benefits of tourism under the most favorable conditions and, where appropriate and, to the extent consistent with law, associate with others for that purpose.

Carta di Lanzarote per un turismo sostenibile

Noi, i partecipanti alla Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, riuniti a Lanzarote, Isole Canarie, Spagna, il 27-28 aprile 1995:
Consapevoli che il turismo è un fenomeno mondiale e un elemento importante per lo sviluppo socio-economico di molti paesi, e che tocca le più alte e profonde aspirazioni della gente;
Riconoscendo che il turismo è un fenomeno ambivalente poiché può potenzialmente contribuire al raggiungimento di obiettivi socioeconomici e culturali ma può anche, allo stesso tempo, essere causa del degrado ambientale e della perdita di identità locali, deve essere affrontato con un approccio globale;
Consapevoli che le risorse sulle quali è basato il turismo sono limitate e che c'è una richiesta crescente per una migliore qualità dell'ambiente;
Riconoscendo che il turismo può offrire l'opportunità di viaggiare e conoscere altre culture, e che lo sviluppo del turismo può contribuire a creare legami sempre più stretti e pace tra i diversi popoli, sensibilizzando al rispetto delle diversità culturali e dei modi di vita;
Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e varie dichiarazioni sul turismo delle Nazioni Unite, l'ambiente e la conservazione del patrimonio culturale compresa la Conferenza delle Nazioni Unite su Turismo e Viaggi Internazionali del 1963, così come le convenzioni internazionali che hanno una relazione con il turismo, quali la Convenzione sulla Biodiversità, la Convenzione del Patrimonio Mondiale, la Convenzione Ramsar, CITES ed altre a livello regionale;
Guidati dai principi stabiliti nella Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo e le raccomandazioni dell'Agenda 21;
Richiamando le dichiarazioni in materia di turismo, come quella di Manila sul Turismo Mondiale, la Dichiarazione dell'Aja e la Carta del Turismo, così come i principi stabiliti nella Dichiarazione dei Diritti Umani delle Generazioni Future;
Riconoscendo l'obiettivo di sviluppare un turismo che soddisfi le aspettative economiche e le esigenze;
Consapevoli del bisogno di stabilire accordi concreti tra i principali attori del settore turistico per costruire la possibilità di un turismo più responsabile nei confronti del nostro patrimonio comune;
Facciamo appello alla comunità internazionale e in particolare sollecitiamo i governi, le autorità pubbliche, i responsabili e i professionisti del settore del turismo, le associazioni pubbliche e private le cui attività hanno una relazione con il turismo e i turisti stessi, ad adottare i principi e gli obiettivi della seguente Dichiarazione:
1. Lo sviluppo del turismo deve essere basato sul criterio della sostenibilità, ciò significa che deve essere ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente, eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali. Lo sviluppo sostenibile è un processo guidato che prevede una gestione globale delle risorse per assicurarne la redditività, consentendo la salvaguardia del nostro capitale naturale e culturale. Il turismo, come potente strumento di sviluppo, può e dovrebbe partecipare
attivamente alla strategia di sviluppo sostenibile. La caratteristica di una corretta gestione del turismo è che sia garantita la sostenibilità delle risorse dalle quali esso dipende.
2. La sostenibilità del turismo richiede per definizione che esso integri l'ambiente naturale, culturale e umano; che rispetti il fragile equilibrio che caratterizza molte località turistiche, in particolare le piccole isole e aree ambientali a rischio. Il turismo dovrebbe assicurare un'evoluzione accettabile per quanto riguarda l'influenza delle attività sulle risorse naturali, sulla biodiversità e sulla capacità di assorbimento dell'impatto e dei residui prodotti.
3. Il turismo deve valutare i propri effetti sul patrimonio culturale e sugli elementi, le attività e le dinamiche tradizionali di ogni comunità locale. Il riconoscimento degli elementi e delle attività tradizionali di ogni comunità locale, il rispetto e il sostegno alla loro identità, cultura e ai loro interessi devono sempre avere un ruolo centrale nella formulazione delle strategie turistiche, particolarmente nei paesi in via di sviluppo.
4. Il contributo attivo del turismo a uno sviluppo sostenibile presuppone necessariamente solidarietà, rispetto reciproco e partecipazione da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo, e in particolare degli autoctoni dei paesi coinvolti. Solidarietà, rispetto reciproco e partecipazione devono basarsi su meccanismi efficienti di cooperazione a ogni livello: locale, nazionale, regionale e internazionale.
5. La conservazione, la protezione e la consapevolezza del valore delle nostre risorse naturali e culturali costituiscono un'area privilegiata per la cooperazione. Questo approccio implica il fatto che tutti i responsabili del settore debbano affrontare una vera e propria sfida, quella dell'innovazione culturale e professionale, e debbano inoltre assumersi il grande impegno di creare piani di intervento integrati e strumenti adeguati per la gestione . Questo approccio deve assicurare che tutti i protagonisti abbiano gli strumenti
per una cooperazione e gestione integrate, comprese le innovazioni tecnologiche.
6. La protezione della qualità della destinazione turistica e la capacità di soddisfare i turisti devono essere determinate dalle comunità locali in consultazione con gli enti coinvolti e le parti interessate e dovrebbero rappresentare gli obiettivi prioritari nella formulazione delle strategie e dei progetti turistici.
7. Per essere compatibile con lo sviluppo sostenibile, il turismo dovrebbe basarsi sulla diversità delle opportunità offerte dalle economie locali. Dovrebbe quindi essere completamente integrato con lo sviluppo economico locale e contribuire positivamente allo stesso.
8. Tutte le opzioni per lo sviluppo turistico devono servire effettivamente per migliorare la qualità della vita della gente e devono produrre effetti e interrelazioni positive per quanto riguarda l'identità socio-culturale.

9. Governi e autorità dovranno promuovere azioni per integrare la pianificazione del turismo con le organizzazioni non governative che si occupano dell'ambiente e con le comunità locali per ottenere uno sviluppo sostenibile.
10. Nel riconoscere l'obiettivo della coesione economica e sociale tra i popoli del mondo come principio fondamentale per uno sviluppo sostenibile, è urgente che si sviluppino misure per permettere una più equa distribuzione dei benefici e dei danni prodotti dal turismo. Ciò implica un cambio nei modelli consumistici e l'introduzione di tariffe ecologicamente corrette. I governi e le organizzazioni multilaterali sono chiamate ad abbandonare la politica dei sussidi, che hanno effetti negativi sull'ambiente, e sono inoltre chiamati a
studiare l'applicazione di strumenti economici internazionali in armonia tra loro per assicurare un uso sostenibile di tutte le risorse.
11. Gli spazi ambientalmente e culturalmente vulnerabili, ora e in futuro, dovranno avere una priorità particolare nella cooperazione tecnica e negli aiuti finanziari per uno sviluppo del turismo sostenibile. Allo stesso modo, un trattamento speciale dovrebbe essere riservato alle aree degradate da modelli turistici obsoleti e ad alto impatto ambientale. Il turismo dovrebbe essere ripartito in un periodo di tempo meno concentrato nell'anno. E' inoltre necessario esaminare più a fondo l'utilità degli strumenti economici a livello
regionale/locale, con un riguardo particolare a un uso sostenibile di tutte le risorse. Deve essere inoltre sviluppata l'efficacia degli strumenti legali.
12. La promozione di forme alternative di turismo che siano compatibili con i principi di sviluppo sostenibile e il sostegno alla diversificazione aiutano a garantire la sostenibilità nel medio e lungo termine. A questo proposito, c'è la necessità per numerose piccole isole e zone ambientali particolarmente fragili di stimolare attivamente e rafforzare la cooperazione regionale.
13. I governi, le autorità e le ONG che si occupano attivamente di turismo e ambiente promuoveranno e parteciperanno alla creazione di reti aperte per l'informazione, la ricerca, la diffusione e il trasferimento di un turismo appropriato, di una conoscenza ambientale sul turismo e di tecnologie ambientalmente sostenibili.
14. C'è la necessità di sostenere e promuovere con vigore studi di fattibilità, lavori in campo scientifico, l'avvio di progetti turistici sperimentali nell'ambito dello sviluppo sostenibile, lo sviluppo di programmi nel campo della cooperazione internazionale e l'introduzione di sistemi di gestione ambientale.
15. Autorità e associazioni responsabili dello sviluppo turistico e ONG ambientaliste tracceranno le linee guida per uno sviluppo del turismo sostenibile e avvieranno programmi per la implementazione di tali linee; valuteranno la realizzazione di tali programmi, redigeranno rapporti sui risultati e si impegneranno nello scambio delle esperienze.
16. Attenzione dovrebbe essere prestata al ruolo e agli effetti ambientali dei trasporti nel turismo e dovrebbero essere individuati e sviluppati strumenti economici per ridurre l'uso di energie non rinnovabili.
17. Perché il turismo diventi sostenibile è fondamentale che i principali protagonisti del settore, ed in particolare le imprese coinvolte, adottino rispettino e diano attuazione a codici di comportamento che indirizzino verso uno sviluppo sostenibile. Tali codici costituiscono strumenti efficaci per lo sviluppo di attività turistiche responsabili.
18. Tutte le misure necessarie dovrebbero essere attuate per sensibilizzare e informare tutte le parti coinvolte nell'industria del turismo, locali, nazionali o internazionali, sul contenuto e sugli obiettivi della Conferenza di Lanzarote e sull'attuazione delle misure contenute nel Piano di Azione. Il Piano d'Azione sul Turismo Responsabile si presenta come appendice alla presente dichiarazione.
Il Piano d'Azione stabilisce linee d'azione concrete, raccomanda l'adozione di misure specifiche per superare gli ostacoli e promuovere l'integrazione del turismo in una strategia di sviluppo sostenibile. I partecipanti e delegati della Conferenza affidano al Comitato WCST (Carta Mondiale del Turismo Sostenibile) il compito di mantenere vivo lo spirito e operare un'azione di controllo affinché l'applicazione di entrambi, la Carta e il Piano d'Azione, vengano rispettate garantendo la diffusione di queste, promuovendone l'accettazione e la
discussione da parte degli organismi responsabili e agenti, promovendo azioni specifiche che siano in armonia con la Dichiarazione, favorendo e proponendo misure di coordinamento che contribuiscano al consolidamento degli obiettivi proposti.


PIANO D'AZIONE Conferenza Mondiale sul turismo sostenibile Lanzarote-Canarias (Spagna), 24-29 aprile 1995
1. Introduzione.
Agli albori del terzo millennio il turismo si è considerevolmente evoluto dalle sue origini storiche nel XIX secolo ed è oggi considerato uno dei fenomeni mondiali sociali ed economici più dirompenti. Molti mutamenti quantitativi e qualitativi hanno caratterizzato l'evoluzione storica del turismo, in parallelo con le profonde trasformazioni conosciute dalle nostre società, che si stanno progressivamente avvicinando a nuove categorie di valori, quali l'ambiente naturale e la cultura, considerate ormai patrimonio comune dell'umanità e
permeate dai concetti condivisi di diritti umani e qualità della vita. L'espansione dell'industria turistica è ovviamente contrassegnata da molteplici contraddizioni. L'ambiente, i paesaggi, così come le identità e le tradizioni culturali, hanno spesso pagato un tributo molto alto alle sirene tentatrici dello sviluppo turistico, che ha offerto vantaggi esclusivamente economici. E' il sapore amaro lasciato da decenni di sviluppo turistico di massa, con scarsa attenzione alla qualità dello sviluppo, che è alla base di questa conferenza mondiale e che ci
incoraggia a unire le nostre forze e la nostra immaginazione per costruire per il terzo millennio un turismo a misura d'uomo e sostenibile.

2. Cosa fare quindi?
(a) valutare il contributo del turismo alla sostenibilità globale: - integrando nelle politiche nazionali e nelle operazioni di sviluppo turistico le considerazioni ambientali - mettendo a frutto le opportunità offerte dal turismo a favore della salvaguardia e della protezione delle eredità culturali - valutando attentamente la domanda turistica e indirizzando la sua evoluzione verso un tipo di turismo rispettoso dell'ambiente e delle culture - migliorando e diversificando la qualità dell'offerta turistica - identificando tecnologie appropriate e applicandole in tutti i settori interessati da operazioni turistiche - rafforzando le basi scientifiche per una migliore comprensione dei processi di turismo sostenibile
(b) pianificare il turismo, avendo come parametro la sostenibilità: - promovendo una pianificazione integrata - sviluppando strategie che rinforzino le sinergie di sviluppo offerte da altri settori economici - articolando piani finanziari a lungo termine che ottimizzino la convergenza verso obiettivi di sviluppo globale - definendo incentivi e organizzando campagne di sensibilizzazione - creando un sistema di monitoraggio e di valutazione dei programmi e delle iniziative
(c) rafforzare il ruolo dei principali protagonisti del turismo, attraverso - l'identificazione di obiettivi comuni e alleanze tra i soggetti coinvolti - la creazione di ambiti permanenti per la concertazione - l'avvio di attività correttive e preventive - la promozione della cooperazione internazionale - lo sviluppo di una partecipazione allargata - l'assicurazione di condizioni di viaggio sicure e sane per le categorie sociali degli anziani, delle donne, dei giovani e di coloro che viaggiano per turismo religioso
(d) promuovere il turismo a livello locale: - integrando lo sviluppo turistico nella programmazione economica - sostenendo l'industria e le amministrazioni locali attraverso la formazione e l'offerta di know-how - rispettando i requisiti di sanità e di sicurezza - promovendo e sostenendo l'innovazione del settore turistico - facilitando lo scambio di informazioni ed esperienze - introducendo tra gli operatori del settore turistico guide e codici di condotta - agevolando e promovendo il coordinamento regionale, nazionale e internazionale tra le
destinazioni turistiche
(e) dare priorità ad alcuni casi specifici, quali: - le piccole isole - le aree costiere - le zone di alta montagna - le città e i centri storici
(f) sviluppare misure di sostegno quali: - programmi di sensibilizzazione e di educazione al turismo sostenibile - reti per lo scambio di informazioni - creazione di database sul turismo sostenibile che comprendano gli aspetti ambientali e culturali - promozione di marchi distintivi per progetti turistici rispettosi dell'ambiente e delle culture e di premi annuali per i progetti migliori - diffusione degli obiettivi del turismo sostenibile a livello locale, regionale e nazionale e tra le autorità, i professionisti del settore e il pubblico generico.


http://www.alberghierosaffi.it/alberghiero_saffi/phocadownload/sillabo/economia_4e5_turistico.doc

 

Autore del testo: Prof.ssa M. Luisa Gentileschi
Anno accademico 2005-06

 

Il turismo internazionale

 

La distribuzione per aree
Trasporti e comunicazioni
Il turismo in Asia
Il Turismo in Africa
Il Turismo nelle Americhe
Il Turismo in Oceania
Il turismo in Europa
Le prospettive del turismo europeo
Aspetti e problemi del turismo europeo
IL turismo d'ingresso
Il marketing nei principali paesi europei
IL Cammino dell'Euro
Il Turismo In Italia
Le forme del Turismo
Turismo balneare
Turismo di montagna
Turismo culturale
Turismo termale
Turismo naturalistico
Turismo d'Affari


Sullo scenario economico del mondo il turismo, da molti anni ormai, non ha più una funzione secondaria e marginale ma ha assunto un ruolo di primaria importanza negli scambi internazionali e nella formazione del prodotto lordo mondiale. Le attività turistiche sono caratterizzate dalla diffusa presenza di piccole e medie aziende, capaci di svolgere una funzione positiva sul piano occupazionale ; infatti secondo dati del 1995 l’occupazione diretta e indiretta nel settore ammontava a 212 milioni di persone corrispondenti a circa un decimo dell’intera forza lavoro mondiale.
In questa seconda metà del secolo, grazie ad un lungo periodo di pace in Europa, nell’America anglosassone e in molte altre regioni del mondo, si è avuta una forte crescita economica che si è tradotta nell’aumento del tenore di vita, nella riduzione dell’orario di lavoro, in una più diffusa scolarizzazione, oltreché in uno sviluppo dei consumi culturali. Tutti elementi, questi, che direttamente o indirettamente hanno favorito un aumento della propensione al viaggio. Per avere un’immediata valutazione di quanto sia stata importante la crescita delle attività turistiche basta considerare un semplice dato : nel 1950 gli arrivi internazionali ammontavano a circa 25 milioni con un introito complessivo che superava di poco i due miliardi di dollari. Meno di cinquanta anni dopo, nel 1996, sono stati registrati quasi 600 milioni di arrivi e un aumento, in proporzione ancora maggiore, degli introiti : 425.000 miliardi di dollari. Infatti, durante il periodo considerato, il tasso medio di crescita annua del turismo è stato del 7.8 % mentre per gli introiti è arrivato al 12.9.
Il turismo è tra le poche attività economiche che possa vantare un così lungo periodo di crescita. L’unica fase di congiuntura negativa risale ai primissimi anni ’80, quando l’intera economia mondiale ha attraversato una fase di depressione. Nel 1995 un miliardo e mezzo di persone (circa un terzo della popolazione mondiale) si sono recate fuori dai propri confini nazionali e hanno speso mediamente 650 $ a testa . Nel 1996 il turismo ha contribuito con il 13.8 % alla formazione del prodotto lordo mondiale e, dopo petrolio e industria automobilistica, è al terzo posto nella classifica degli scambi internazionali.
Le previsioni per il futuro indicano un’ulteriore crescita con un numero di arrivi, alla fine del millennio, di 680 milioni e un apporto valutario di 530.000 miliardi di dollari. Tali previsioni si basano sui mutamenti di ordine demografico, economico e politico che stanno caratterizzando la popolazione mondiale. In Occidente la vita media si innalza sempre più ; contemporaneamente i nuclei familiari tendono ad avere una maggiore capacità di spesa grazie alla bassa natalità e al doppio reddito (visto che cresce continuamente il numero delle donne lavoratrici) ; aumentano anche i giorni di ferie e ciò crea una maggior disponibilità di tempo per il viaggio. Nel Terzo Mondo, soprattutto nell’Asia dell’est e nell’area del Pacifico, si sta innestando un potente sviluppo economico con una crescita continua del reddito pro capite : si calcola che nei prossimi 20 anni la popolazione attiva dei paesi in via di sviluppo aumenterà di altri 700 milioni di persone. Inoltre tutte le autorità economiche internazionali concordano nel ritenere che la crescita del PIL mondiale proseguirà almeno fino alla fine del secolo.
Le diverse percentuali di crescita degli arrivi e degli introiti nel periodo 1950-1996 (rispettivamente 7.8 e 12.9 annuo) sono spiegabili non solo con l’aumento dell’inflazione ma anche con una maggiore capacità di spesa dei turisti che oggi oltretutto hanno a disposizione un maggiore numero di servizi accessori. Il turismo attuale, infatti, uscito dalla fase pionieristica e un po’ spartana, tende oggi a proporre una serie di servizi aggiuntivi che rendono più vario e confortevole il viaggio e il soggiorno e sono divenuti elementi sui quali gioca la concorrenza fra le varie offerte. Quindi, lo sfruttamento della risorsa turistica è divenuto un fatto complesso che passa attraverso lo sviluppo di numerose attività un tempo considerate collaterali, oggi invece divenute parte integrante ed essenziale dell’offerta. Una bella spiaggia quindi non è più sufficiente ad attrarre un flusso turistico significativo, ma occorrono strutture di divertimento quali discoteche, parchi acquatici, impianti sportivi e altro ancora. Analogamente i centri turistici montani offrono attività folcloristiche e culturali, feste, servizi di guide, sport estremi e divertimenti vari. Dal canto loro, le città turistiche tendono a proporsi in modo sempre più accattivante con una maggiore diversificazione degli itinerari di visita e dei mezzi pubblici turistici, organizzando festival ad argomento, eventi culturali, una più piacevole e moderna organizzazione museale con punti di ristorazione, bookshop, merchandising, visite guidate.
La grande crescita del turismo è stata necessariamente accompagnata da un parallelo sviluppo delle infrastrutture, a cominciare dagli impianti ricettivi. Questi hanno dovuto adeguarsi alle nuove dimensioni dei flussi e ad esigenze qualitative sempre più elevate. Da alcuni anni si assiste ad una crescente diffusione delle grandi catene alberghiere internazionali che sovente tolgono ossigeno agli alberghi di antica tradizione, sempre più in difficoltà di fronte alla loro concorrenza. I grandi alberghi, se da un lato sono in grado di offrire standard internazionali di comfort a prezzi accessibili, dall’altro omologano la ricettività cancellando le peculiarità e le tradizioni dell’ospitalità locale e privando il turista dell’emozione che sempre nasce dallo spirito del luogo : per il cliente dell’Hilton o dello Sheraton quasi non fa differenza trovarsi in Oriente, ai Caraibi, o in una città d’arte.

 

La distribuzione per aree

La produzione e la distribuzione del reddito su scala mondiale sono fortemente disomogenee a favore dell’America anglosassone, dell’Europa e delle "anomalie asiatiche". La medesima sperequazione riguarda anche la distribuzione delle ferie pagate. Di conseguenza, per quanto il turismo sia un fenomeno diffuso in tutte le latitudini, resta ancora abbastanza circoscritta l’area in cui esso è economicamente rilevante. Il 90 % della spesa mondiale turistica e l’82 % dei viaggi sono generati da flussi provenienti da 30 paesi. L’82 % degli introiti turistici mondiali è detenuto da 30 paesi e addirittura dieci di questi ne assorbono il 60 %. Gran parte dei principali stati impegnati in attività turistiche sono al contempo sede di turismo attivo e passivo.
Infatti, i principali flussi fra paesi (al di sopra di 10 milioni annui di persone) sono otto e si consumano nel rapporto di interscambio di soli 10 stati.
Il predominio del mercato continua ad essere detenuto dall’Europa e dall’America che assorbono l’80% dei flussi, questi continenti pur avendo avuto una crescita del volume turistico hanno visto ridursi, in questi ultimi decenni, la propria quota relativa :l’antico continente è passato dal 66,4% del 1950 al 58,7% del 1996, il nuovo continente dal 29,6% al 19,8 del 1996. Molto sostenuta è stata la crescita sia assoluta che in percentuale dell’estremo oriente e della zona del Pacifico in questa area geografica si è passati dallo 0,8% del 1950 al 15,2% del 1996, si tratta di ritmi di sviluppo molto accentuati che dimostrano la particolare aggressività della regione sul mercato turistico internazionale oltre che la crescente importanza nel contesto globale dell’economia. Nell’Asia meridionale il buon ritmo di crescita degli ultimi anni che aveva sostenuto in particolari alcuni paesi come la Thailandia e l’India e che faceva prevedere ulteriori sviluppi è rallentato a causa della diminuzione dei flussi europei. L’area mediorientale, pur assorbendo una quota relativamente bassa, ha visto accrescersi costantemente la propria quota, nel 1996 era del 2,5% mentre nel 1950 rappresentava solo lo 0,9 dei flussi. Questo dato è ancor più significativo se si considera l’instabilità politica della regione e i numerosi conflitti che in questi anni sono stati combattuti. Pesano in negativo sull’intera regione, anche se con misura diversa, i movimenti integralisti che riducono la sicurezza interna di molti paesi, Spesso questi movimenti praticano un’ostilità violenta nei confronti dei turisti. La crescita turistica dell’Africa in questi ultimi dieci anni è stata molto ondivaga con annata di accrescimento ed altre di regressione ciò probabilmente è dovuto al fatto che nel continente la situazione economica resta ancora molto precaria e la povertà e il sottosviluppo sono diffusi più che in qualsiasi area del mondo. Solo alcuni paesi dell’Africa del Nord e di quella transaharia sono in grado di possedere struttre ricettive in grado di soddisfare le esigenze dei turisti. Per la gran parte dei paesi africani partecipare alla crescita dei flussi internazionali è un beneficio da rimandare nel tempo.
Molti paesi stanno acquisendo la consapevolezza dell’importanza del turismo come fattore di sviluppo economico ed è quindi facile prevedere che vi sarà una crescente concorrenza internazionale che porterà paesi ed aree geografiche ad una più attiva ricerca di spazi di mercato, ciò costringerà anche i paesi a turismo maturo a ridefinire la propria offerta, migliorando la qualità dei servizi e diversificando ulteriormente gli itinerari fin qui proposti.

 

 Trasporti e comunicazioni

 Esiste un rapporto strettamente correlato tra la ramificazione dei mezzi di trasporto e comunicazione e lo sviluppo economico generale. Il turismo ha la possibilità di svilupparsi e potenziarsi solo in quelle aree geografiche dove gli investimenti sono stati adeguati e tali da consentire non solo l’estensione della rete di comunicazione e dei trasporti, ma anche il suo continuo ammodernamento. Le varie mete turistiche possono essere più o meno avvantaggiate dallo loro dislocazione lungo gli assi principali del sistema dei trasporti, che solitamente rispecchia le caratteristiche fisiche ed economiche dei vari Paesi. In generale esso può essere convergente, in stati monocentrici, o nel caso in cui vi siano diverse metropoli o città di uguale importanza, seppure con diverse funzioni, policentrico.
La crescita del turismo non sarebbe mai potuta arrivare ai livelli descritti senza un corrispondente sviluppo del sistema dei trasporti e innanzitutto del trasporto aereo, il mezzo che ha consentito una rapida mondializzazione del turismo. Il costo del viaggio aereo, pur apparendo elevato, in realtà si è mantenuto costantemente al di sotto dell’inflazione. Questo risultato è stato reso possibile sia dall’impiego di aerei sempre più grandi, i quali consentono di ammortizzare con maggior margine il costo unitario del volo, sia più recentemente dall’introduzione della "deregulation" delle concessioni aeree. Quest’ultima ha consentito una maggiore concorrenza fra le compagnie aeree che si è tradotta immediatamente in una riduzione delle tariffe. Il trasporto aereo turistico si avvale moltissimo dei voli charter che offrono significativi risparmi rispetto ad un volo di linea; i tour operator, noleggiando direttamente un aereomobile, sono in grado di ridurre i costi dei servizi di assistenza a terra e, non essendo vincolati agli orari e agli standard delle compagnie di bandiera, possono garantirsi l’alta probabilità di viaggiare con l’aereo completo e limitare i servizi a bordo. La crescita del trasporto aereo è stata tale da mettere in crisi il sistema aeroportuale di molte città che negli ultimi anni si sono trovate a dover fronteggiare una quantità di traffico superiore alle loro capacità.
La necessità di migliorare il servizio e la sicurezza ai confini nazionali è sempre più sentita in tutto il mondo : nel 1995 oltre 400 milioni di viaggiatori hanno varcato la dogana presso i cinquanta aeroporti più trafficati del mondo. Per la fine del decennio, negli stessi aeroporti, il numero sarà cresciuto a più di mezzo miliardo.
Oggi le rotte internazionali formano una fitta ragnatela che collega tutte le capitali e le principali città del mondo. Le rotte più frequentate sono quelle del nord Atlantico che collegano l’Europa con gli U.S.A e il Canada e le rotte che vanno e dall’Europa e dal Nord America verso l’Asia Orientale e il Pacifico. Nei Paesi di grandi dimensioni ed economicamente sviluppati come gli Stati Uniti, la Russia, l’Australia, il Canada e negli ultimi anni la Cina, il trasporto aereo interno è divenuto molto rilevante e tale da sostituire per importanza il trasporto ferroviario.
Il trasporto ferroviario su lunghe distanze oggi è in crisi in tutto il mondo : gli investimenti per riconvertire le strutture attuali in linee e materiale rotabile adatto all’alta velocità richiede sforzi economici considerevoli ; sono, tra l’altro, poche le linee in grado di assorbire un traffico passeggeri tale da giustificare la portata dello sforzo finanziario. Nel Nord America molte tratte ferroviarie vengono dismesse, Quasi tutti i paesi del Terzo Mondo non sono economicamente in grado di reperire le risorse tecnologiche e finanziarie per la realizzazione di un trasporto ferroviario veloce : in Africa e nell’Asia centrale e del Sudest è del tutto inconsistente anche il trasporto ferroviario tradizionale. Solo Alcuni paesi dell’Unione Europea ( Germania, Francia, Spagna e Italia) e il Giappone stanno indirizzando i loro progetti sull’alta velocità. La ferrovia sembra quindi non avere alcun avvenire nel trasporto intercontinentale o su lunghe distanze a tutto vantaggio del trasporto aereo. L’epoca della transiberiana e dell’Orient Express vive ormai nella nostalgia del passato, che viene rinverdita da iniziative occasionali.
Conserva e anzi vede accrescersi la propria importanza il trasporto stradale : l’automobile e il pullman si avvalgono di tutti i vantaggi di libertà di spostamento e di raggiungibilità dei luoghi. Per quanto concerne il turismo, la costruzione di una rete stradale moderna e ramificata appare come la soluzione più adatta per inserire all’interno di circuiti turistici aree di grande potenzialità ma difficilmente raggiungibili. E’ il caso della costa sud-orientale turca, dell’Egitto, di molti paesi dell’Africa Orientale e dell’America Andina. Infatti tutte queste aree sono perlopiù caratterizzate da sistemi convergenti o a dislocazione su di un asse centrale.
Sempre più importanti nel determinare e la consistenza e la direzione dei flussi sono i nuovi sistemi di comunicazione telematici, nati dall’intreccio fra l’informatica e le telecomunicazioni. La telematica offre la possibilità di fornire una grande quantità d’informazioni in tempo reale ; gli operatori turistici hanno quindi la opportunità di orientare e gestire i flussi, di realizzare con più facilità e velocità i pacchetti turistici, acquisendo informazioni sui mezzi di trasporto, alberghi, ristorazione e servizi aggiuntivi.
Alcuni grandi sistemi conosciuti come CRS ( Costumer Reservation System), inizialmente nati per la prenotazioni di viaggi aerei, sono divenuti via via più complessi sino a comprendere molti altri servizi di prenotazione.
Attraverso la più grande rete informatica del mondo (internet) oggi qualsiasi utente può organizzare i propri viaggi prenotando da casa, comodamente seduto, il biglietto aereo e l’albergo ; può anche avere un quadro delle manifestazioni e attività svolte nella località dove intende recarsi oltre alle informazioni storico - artistiche.

 

Il turismo in Asia

 La contiguità geografica tra Europa e Asia ha favorito fin dall’antichità gli scambi commerciali anche con le regioni poste all’estremità orientale del continente.
Mentre il contatto con l’Asia Minore ha portato sia ad uno scambio di merci, sia ad una influenza reciproca in campo culturale e religioso, il Lontano Oriente è stato per molti secoli conosciuto solo per le varie e pregiate merci che da esso provenivano. L’idea di un ricco, lontano e misterioso Oriente si è dunque radicata con forza nell’immaginario occidentale, tanto che oggi, nonostante la facilità con cui viaggiano persone, informazioni ed immagini, il viaggio in queste regioni ha ancora un fascino particolare.
Il movimento dell’Asia, pur essendo al terzo posto con il 18,5 dei flussi, risulta ancora modesto considerando le possibilità che il continente offre. Ciò, almeno in parte, è da imputare alla grande distanza dai più importanti centri di turismo attivo (Nord America ed Europa). Alcuni paesi, inoltre, si trovano ai margini o al di fuori dei grandi circuiti turistici a causa dell’instabilità politica ; è il caso della Cambogia, della Birmania, dello Sri Lanka e di alcuni paesi del Medio Oriente come l’Iraq, l’Iran e lo Yemen che pure potrebbero trarre vantaggio dalla relativa vicinanza con l’Europa.
I flussi di gran lunga più consistenti sono situati nell’Asia Orientale; infatti in questa parte del continente si situano Il Giappone e paesi emergenti come Taiwan e Corea del Sud che, grazie all’elevato reddito, sono in grado di alimentare flussi turistici rivolti tanto all’interno del continente quanto verso paesi extrasiatici. La Cina sta conoscendo un periodo di sviluppo economico che definire eccezionale è poco: il suo ritmo di crescita del P.I.L è mediamente di oltre dieci punti annui e si prevede che fra venti o trenta anni diverrà il paese più ricco del mondo. L’apertura del grande paese asiatico al mondo esterno ha comportato un forte incremento degli arrivi che dal 1997 si devono considerare unificati con quelli dell’ex colonia britannica di Hong Kong e costituiscono quindi in un unico grande mercato quello che già era il flusso interregionale più importante. E’ facile prevedere come da questa parte del mondo verrà la concorrenza più agguerrita alle tradizionali regioni europee e nordamericane.
L’Asia del Sud-Est è ancora lontana dall’esercitare un ruolo importante sia a livello continentale che mondiale. Nell’ordine Malesia, Singapore, Thailandia e Indonesia sono i soli paesi che possono vantare arrivi cospicui, cioè che si attestano oltre i 6 milioni annui. L’India, il più grande e forse interessante paese di questa subregione appare (con poco più di 2 milioni di arrivi nel 1996) ancora sostanzialmente emarginato dalle grandi correnti del turismo internazionale.
Un discreto dinamismo caratterizza invece l’area dell’Asia Occidentale dove alcuni paesi come la Giordania, la Siria e soprattutto la Turchia hanno conosciuto in questi anni una crescita di tutto riguardo.
Nel continente asiatico, sede di numerose e antichissime civiltà, si pone il problema dell’impatto che ha un fenomeno dirompente come il turismo, per molti versi intriso di valori economici e culturali occidentali; il turismo può portare innegabili benefici economici, ma costituire anche un pericolo mortale per le culture e per le risorse economiche indigene, se sfruttate in modo troppo intenso e devastante.
In molti paesi, soprattutto in quelli poveri, i vantaggi economici che la comunità locale trae dalle attività turistiche sono spesso limitati poiché gli investimenti e le infrastrutture generalmente provengono da capitali stranieri; di conseguenza parti considerevoli dei profitti ritornano nei paesi d’origine.
Il turismo, soprattutto nel Sud-Est, ha spesso comportato cambiamenti radicali sia dell’ambiente naturale che delle città, le quali stanno perdendo la loro autentica fisionomia per adattarsi alle esigenze del turismo di massa . Anche il sistema di vita e le culture locali finiscono con l’essere modificate da modelli occidentali che stravolgono le usanze indigene riducendole a mere attrazioni turistiche. E’ il caso della Thailandia, paese dotato di un grande patrimonio culturale e ambientale, che spesso è gravemente compromesso o ridotto a contorno del "turismo sessuale".
In altre zone, come l’Asia islamica e la Cina, si è fronteggiato l’impatto con il turismo difendendo le tradizioni e stabilendo dei limiti a ciò che è possibile sacrificare ad esso.

 

Il Turismo in Africa

 I numerosi resti archeologici del Nordafrica sono la testimonianza di come quest’area fosse parte integrante del mondo greco, romano e bizantino : un’Africa affacciata sul Mediterraneo, illustre dirimpettaia dell’Europa, da sempre conosciuta e partecipe della civiltà occidentale, almeno fino all’avvento dell’Islàm.
Esiste però un’altra Africa, verrebbe da dire propriamente detta, quella a sud del Sahara, quasi sconosciuta sino alle soglie della nostra epoca, in corrispondenza della quale sulle carte geografiche un tempo era riportata la scritta "hic sunt leones" . "Qui ci sono i leoni", nella sua genericità indicava un posto misterioso e pieno di pericoli. Ancora nel secolo scorso gli Inglesi, quelli che maggiormente diedero l’impulso all’esplorazione del continente, chiamavano "the darkest Africa", l’Africa più oscura, quella parte del territorio non ancora rilevata sulle carte geografiche.
Alla penetrazione del cuore dell’Africa non solo si è opposto il Sahara, infuocata barriera e ostacolo a lungo insormontabile, ma anche le coste, basse e poco adatte all’approdo, i fiumi difficili da risalire a causa di rapide e cascate e il clima sfavorevole. Più di quanto sia avvenuto per gli altri continenti, ben più distanti dall’Europa, L’Africa nera si è mantenuta a lungo lontana e inaccessibile.
Nonostante nel 1892 la scoperta delle sorgenti del Nilo avesse svelato l’ultimo mistero geografico dell’Africa, il continente nero ha mantenuto sino ad oggi il potere di evocare l’immagine di luogo unico e misterioso. L’idea di un viaggio in Africa richiama la sensazione di un ritorno ad una natura dagli immensi spazi primitivi ed integri.
Se lenta e tardiva è stata la scoperta geografica dell’intero continente, ancor più tardivo è stato il riconoscimento di una cultura ricca e di una storia antica e complessa dei popoli africani, alla cui conoscenza ha nuociuto la mancanza della scrittura. La storiografia occidentale è infatti tutta basata sulle testimonianze documentali e quindi si è dovuto faticare molto prima di attribuire valore ad una tradizione tramandata solo oralmente.
Ogni anno in Africa entrano quasi 25 milioni di turisti, in gran parte provenienti dall’Europa, un numero che nel complesso risulta esiguo rispetto alla vastità del territorio e alle ricchezze di paesaggi e di attrattive artistiche e culturali. Una delle cause che spiega questo fenomeno risiede nella carenza di comode vie di comunicazione.
L’ammodernamento e l’espansione dei trasporti stradali proseguono infatti lentamente ed ancor oggi essi ricalcano in gran parte i tracciati coloniali. Inoltre, a causa delle condizioni climatiche, parte della rete stradale non è praticabile in tutte le stagioni, non essendo asfaltata. Le vie aeree sono le più agevoli per spostarsi da un paese all’altro, dato che ormai tutti gli stati dispongono di un aeroporto internazionale.
Nella mondializzazione dell’economia il continente africano, da sempre dilapidato delle sue risorse naturali ed umane, continua ad essere il grande escluso; stenta perciò a riprendersi e ad imboccare la strada dello sviluppo economico e del benessere. Questa realtà si presenta anche sotto il profilo turistico: nel 1996 solo il 3,5% dei flussi internazionali hanno toccato l’Africa ma, dato ancora più allarmante, i medesimi flussi si concentrano in un pugno di paesi (solo sette con arrivi superiori a 600.000. e quattro con oltre i due milioni). Tunisia, Egitto e Marocco assorbono oltre il 35% del movimento turistico rivolto verso l’Africa. Ciò è dovuto certamente alla vicinanza con l’Europa, ma anche alla ricchezza di attrattive archeologiche e culturali che in alcuni punti raggiunge livelli di eccezionalità. Il paese africano che più ha visto incrementare gli ingressi nel proprio territorio, tanto da divenire il primo per numero di arrivi, è il Sudafrica dopo l’Apartheid; esso è anche l’unico in grado di generare un flusso d’uscita verso paesi vicini come i piccoli stati enclave del Lesotho e del Swaziland o Il Botswana e lo Zimbabwe; non a caso gli ultimi due sono gli unici paesi dell’Africa Nera a godere di arrivi superiori al milione. Altri flussi di una certa consistenza, consolidatisi nel continente, sono verso Costa d’Avorio, Ghana e Senegal nell’Africa Occidentale, Kenya e Tanzania nell’Africa Orientale. Le isole che godono di significativi flussi turistici sono tutte situate nell’Oceano Indiano ; le mete più frequentate sono le Seychelles e l’isola di Mauritius, mentre minor consistenza hanno i flussi che riguardano la più grande isola dell’Africa, il Madagascar.

 

Il Turismo nelle Americhe

 Il continente americano, politicamente e socialmente, può considerarsi una proiezione dell’Europa. La maggioranza della popolazione è infatti di origine europea e, curiosamente, la sua distribuzione sul continente ricalca le differenze linguistiche e culturali dell’Europa: Anglosassoni a nord, Latini nel sud, nonostante le differenze tra nord e sud siano oggi meno accentuate in Europa che in America.
Qui le differenti colonizzazioni anglosassone e latina hanno prodotto situazioni economiche fra loro divaricate. U.S.A. e Canada, infatti, a differenza dei paesi dell’America Latina, hanno avuto un enorme sviluppo economico che per gli U.S.A. si è tradotto in una grande capacità d’influenza culturale e politica a livello mondiale. Non c’è avvenimento politico o economico negli U.S.A. che non susciti immediata attenzione in Europa. Fra tutti i paesi "lontani", certamente gli Stati Uniti sono oggi per noi il paese meno straniero. La Musica, i film, i programmi televisivi, la diffusione delle tecnologie avanzate, le mode culturali, forniscono un’immagine dell’America certamente parziale ma che corrisponde all’America così come la percepisce un europeo. Il particolare processo storico vissuto dall’America anglosassone (la presenza di una civiltà precolombiana caratterizzata da società non sedentarie e bassa densità abitativa) ha avuto come conseguenza la scarsità sul suo territorio di resti archeologici significativi. Al contrario l’America latina, in particolare nelle regioni dell’istmo e andina, ha sviluppato, nei secoli precedenti la colonizzazione, civiltà urbane e sedentarie che hanno lasciato un inestimabile patrimonio archeologico.
L’America del nord occupa il secondo posto per flussi turistici internazionali; i tre paesi che la compongono, Canada, Stati Uniti e Messico, assorbono il 73% (1995) degli arrivi dell’intero continente e alimentano per quantità il flusso interregionale più importante del mondo; in particolare lo scambio avviene reciprocamente tra U.S.A. e Canada e tra questi due e il Messico. Fattori di natura geografica, economica e sociale sono alla base della ampiezza del fenomeno turistico. Lo spazio geografico sterminato offre una grande varietà di paesaggi: deserti, praterie, grandi catene montuose, profondi canyon, profilo costiero vario, lunghi fiumi e grandi laghi costituiscono ambienti di grande interesse e impatto spettacolare, spesso protetti grazie ad un gran numero di parchi naturali. Alla maestosità della natura fa da contrappunto una urbanizzazione spinta: le metropoli nordamericane esprimono sovente stili architettonici e modelli urbanistici molto avanzati; città come New York, Los Angeles, Chicago, Montreal e altre sono divenute un simbolo della modernità che si esprime e negli stili di vita e nell’organizzazione degli spazi urbani e nelle attività culturali. Lo spirito pionieristico degli emigranti europei, spesso perseguitati e costretti ad abbandonare la propria terra, ha consentito nei secoli passati il popolamento della regione; tale spirito sopravvive ancor oggi nella estrema mobilità dei cittadini dell’America Anglosassone, nella mancanza di radici e nell’abitudine allo spostamento che sono un elemento costitutivo del bagaglio mentale e culturale della popolazione. Questa caratteristica condiziona positivamente la propensione al viaggio, anche se questa propensione si manifesta preferibilmente in termini di turismo interno o interregionale. Per molto tempo il viaggio in Europa è stato appannaggio delle classi ricche e culturalmente molto elevate, il Grand Tour d’Europa all’inizio del nostro secolo era divenuto uno status symbol, elemento di forte distinzione sociale. Solo le ultime generazioni di nordamericani hanno cominciato ad avvertire l’esigenza di allargare i propri confini incrementando i flussi esterni verso l’Europa, i Caraibi, l’estremo oriente e il Pacifico. Nel 1995 negli Stati Uniti si sono registrati oltre 43 milioni di presenze turistiche: la quota più rilevante proviene dallo stesso continente americano, primo fra tutti il Canada con ben 15 milioni di turisti, seguito dal Messico con 7miloni e dal resto dei paesi dell’America Latina; l’Europa con più di 9milioni di turisti è al secondo posto. Dalle frontiere U.S.A sono usciti nel 1995 poco più di 50 milioni di turisti diretti principalmente verso il Messico e l’area dei Caraibi, il Canada e L’Europa. Il Canada ha ospitato oltre 41milioni di turisti, in gran parte provenienti dal paese contiguo; più esiguo, anche per ragioni demografiche, è il numero dei turisti in uscita, poco più di 18milioni. Il Messico è tanto povero economicamente quanto ricco di preziose testimonianze delle civiltà precolombiane; lo splendore del patrimonio archeologico, le belle spiagge tropicali e l’atmosfera culturale impregnata di fascino latino hanno fatto di questo paese il principale ricettore del turismo proveniente dai ricchi paesi vicini. La contiguità territoriale con gli U.S.A favorisce le visite escursioniste, ovvero i passaggi di frontiera effettuati in giornata; infatti sono più di 60milioni i visitatori, ma anche il numero di turisti, oltre 20milioni, appare piuttosto elevato. Dopo gli Stati Uniti i flussi più consistenti provengono dal Canada e dall’Europa.
I Caraibi con il 13% costituiscono la seconda area per numero di arrivi del continente; le possibilità offerte dal turismo, per una regione complessivamente arretrata dal punto di vista economico, certamente vanno apprezzate. Quasi tutte le isole sono pressoché dipendenti dai flussi statunitensi ed anche i capitali investiti nell’attività turistica sono in gran parte nordamericani; ciò naturalmente limita, e non di poco, la ricaduta sulla popolazione dei benefici economici derivanti dal turismo. Vi è anche da considerare che solo un numero non elevato di isole, Puerto Rico, Giamaica, Bahamas, può godere di flussi significativi. La stessa Cuba, ancora sottoposta ad embargo da parte degli Stati Uniti, usufruisce di flussi molto limitati, a riprova dell’estrema dipendenza di questa area geografica dal mercato statunitense.
Il territorio del Sudamerica si distingue per la grande estensione di biomi caratteristici, come la foresta amazzonica, la pampa argentina e gli llanos del bacino dell’Orinoco. Nonostante l’ambiente naturale e i resti della civiltà incaica nelle Ande centrali continuino ad affascinare migliaia di visitatori, è il versante atlantico e soprattutto il Brasile, con più di 2milioni di arrivi, ad attirate il grosso dei flussi grazie alle grandi spiagge e al folklore; consistente risulta anche il movimento favorito dal legame che le popolazioni hanno conservato con i loro paesi d’origine. Complessivamente il Sudamerica è penalizzato dalla forte distanza dai paesi generatori di turismo e dalla concorrenza dell’America Centrale. Questa enorme regione geografica gode solo del 12% dei flussi riguardanti il continente americano; il turismo interno è anch’esso poco sviluppato a causa del reddito pro capite molto basso, dato evidente dell’arretratezza economica che contraddistingue quasi tutti i paesi della regione.

 

Il Turismo in Oceania

 Il più lontano dei continenti fu anche l’ultimo ad essere scoperto. Nel 1521 il portoghese Magellano fu il primo europeo ad attraversare il Pacifico meridionale scoprendo le isole settentrionali dell’Oceania. Da allora ebbe inizio una lunga serie di viaggi esplorativi che si concluderà quando l’inglese James Cook, tra il 1768 e il 1779, renderà quasi completa la conoscenza del continente.
A causa della posizione geografica, i flussi turistici internazionali hanno iniziato ad interessarsi dell’Oceania solo in tempi abbastanza recenti. Negli ultimi anni i paesi del "nuovissimo continente" hanno beneficiato dello sviluppo turistico internazionale vedendo crescere costantemente gli arrivi, l’Australia e la Nuova Zelanda con più di 5milioni di arrivi sono la realtà turistica più consistente del continente.
Le attrattive riguardano essenzialmente le spiagge (solo l’Australia dispone di oltre 36.000 km di coste), in parte attrezzate con strutture ricettive di buon livello. La più estesa barriera corallina del mondo, che copre un’area superiore al territorio italiano lungo la costa orientale dell’Australia, è uno dei fenomeni naturali più affascinanti del mondo.
I parchi naturali australiani, come quello dell’Ayers Rock, e le nuove culture indigene, soprattutto quella dei Maori in Nuova Zelanda, costituiscono altri forti motivi d’interesse turistico.
Le isole coralline, con la loro bellezza straordinaria, rappresentano per la maggior parte dei turisti un sogno da realizzare. Purtroppo la loro collocazione geografica rende il viaggio molto costoso e quindi sono sede di un turismo prevalentemente elitario.
Diversa è la situazione delle isole Hawai (U.S.A.) le quali, occupando una posizione più centrale nel Pacifico, sono più facilmente raggiungibili dai turisti provenienti dall’America.

 

Il turismo in Europa

L'Europa, con il 58,8% degli arrivi e il 49,2% degli introiti, è il mercato turistico più importante del mondo, sia in termini assoluti che percentuali. Nel 1997, si sono registrati nel vecchio continente ben 360 milioni di arrivi con un incremento rispetto al quinquennio precedente del 3,9%. Si tratta di milioni di persone che ogni anno invadono pacificamente le città, le spiagge, le montagne del "vecchio continente", come non accade in nessuna altra parte del mondo. Certamente questo dato non è né casuale né tantomemo rappresenta un fenomeno recente: esso è frutto di un'antica tradizione che ha fatto del viaggio uno degli elementi costituivi della cultura europea.
Ma l'Europa è anche una terra dove bellezze paesaggistiche e varietà climatiche sono strettamente compenetrate con l'arte e l'architettura, consentendo così di soddisfare ogni aspettativa turistica. E' raro trovare in uno spazio relativamente piccolo, se paragonato all'ampiezza degli altri continenti, tante varietà paesaggistiche e climatiche: in pochi centinaia di chilometri si passa dagli ambienti alpini alla mitezza mediterranea, dal dolce verde delle pianure occidentali all'arida calura degli altopiani iberici, dai movimentati fiordi scandinavi alla piatta e immensa pianura Sarmatica. E poi la cultura, l'arte, l'architettura, una storia millenaria che ancor oggi si manifesta in centinaia e centinaia di grandi e piccoli centri che incantano con la loro bellezza ogni visitatore: si può ammirare la purezza del romanico, l'alta maestosità del gotico, l'eleganza e l'armonia rinascimentale, l'opulenza barocca e, nelle diffuse zone archeologiche, la suggestione dei monumenti celtici, la bellezza dei resti ellenici, la grandiosità delle vestigia romane. Naturalmente tutto ciò è essenziale, ma da solo non sarebbe stato sufficiente a determinare le fortune turistiche europee, questi elementi sono potuti divenire anche delle risorse turistiche perché l'Europa è una delle regioni più sviluppate al mondo, tanto che fra i primi sei paesi industrializzati quattro sono europei.
In questo continente si è affermata la rivoluzione industriale, è nata la ferrovia, sono salpate le navi a vapore e per primo un uomo ha tentato d'innalzarsi in cielo, dando così vita al trasporto moderno. L'antica pratica del viaggio e del turismo ha sedimentato nel corso del tempo abilità professionali e organizzazione ricettiva in grado di fornire servizi di alta qualità ed estremamente diversificati. Lo sviluppo economico, particolarmente alto nell'Europa del Centro e del Nord, ha portato con sé tutte le condizioni della crescita turistica: redditi elevati, tempo libero, alto livello d'istruzione etc. consentono ai cittadini europei di attivare il più grande mercato interno turistico. Gioca anche a favore dell'Europa il suo passato coloniale che, se pur macchiato da orrendi misfatti, ha tuttavia prodotto legami linguistici e culturali che oggi si riversano sul turismo.
Pur avendo tutti i titoli per rimanere ancora a lungo la maggiore area turistica, e tutti gli studi concordano su questa previsione, l'Europa oggi deve fare i conti con un mondo che sta cambiando rapidamente. Paesi emergenti dal punto di vista turistico e più in generale economico si affacciano sulla scena mondiale e intravedono in questo settore una fonte di ricchezza spesso preziosa: possono praticare prezzi assolutamente concorrenziali, vantando anche un notevole patrimonio ambientale e culturale. Si pensi ad esempio agli Stati dell'Asia Orientale e Meridionale, del Medio Oriente o del Nord Africa. Infatti, sempre nel quinquennio 1993/1997, gli stati dell'est Asia e del Pacifico hanno visto aumentare la loro quota del 6,1%, del sud dell'Asia del 7,3% e del Medio Oriente del 6,8%, più bassa la crescita americana contenuta nel 3,7%.
L'importanza del fenomeno turistico dal punto di vista economico certamente non viene sottovalutato nemmeno da quei paesi extraeuropei di più antica industrializzazione, innanzi tutto gli Stati Uniti, che infatti stanno potenziando le loro attività promozionali e di organizzazione. Tra i vari settori economici nell'ultimo decennio il turismo è quello che ha conosciuto una crescita più rapida: per primeggiare ancora l'Europa deve saper innovare profondamente il proprio prodotto turistico e aumentare la qualità dell'offerta.
I sommovimenti politici che hanno attraversato la parte orientale del continente, con la conseguente caduta dei regimi dittatoriali, possono rappresentare un'ulteriore occasione di espansione, ma non è detto che ciò avvenga per tutti i Paesi: infatti, ad un esame della situazione, si nota come solo alcuni, Repubblica Ceca, Ungheria e in misura minore la Russia e dal 1996 la Croatia abbiano intensificato i flussi d'entrata contando su maggiori risorse a disposizione. La Russia, negli ultimi anni, ha anche attivato una forte crescita dei propri flussi in uscita e diretti in prevalenza verso l'Europa Occidentale e l'Italia in particolare. Per altri come La Romania la Bulgaria il passaggio alla democrazia ha significato paradossalmente una perdita in questo settore. Quando vi era la "cortina di ferro" questi Paesi assumevano per i turisti occidentali un sapore esotico di diversità e di occasioni, oltre che l'indubbio vantaggio economico procurato dall'artificiale politica dei prezzi praticati nell'Est Europa. Vi è anche da considerare come in questi Paesi vi fosse un doppio mercato, per chi disponeva solo di valuta nazionale e per chi comprava in valuta estera. Con la democratizzazione alcuni di questi Stati hanno perso, almeno momentaneamente, il loro fascino. L'immagine che di essi arriva in Occidente è di fame, miseria e durezza di vita: le difficoltà economiche di questi Paesi sono gravi ed esse si ripercuotono sulla capacità di offrire sistemazioni ricettive e servizi di trasporto secondo standard internazionali, con la conseguente perdita di capacità nell'attrarre consistenti flussi dall'estero.

 

Le prospettive del turismo europeo

Alla fine di questo Millennio il turismo europeo dovrebbe conoscere un rafforzamento del proprio sviluppo, indotto dalla ottimizzazione di tutti i fattori: secondo le proiezioni effettuate esso dovrebbe crescere, sino alla fine degli anni Novanta, ad un ritmo medio annuale del 3,5%, per poi subire una nuova flessione nei primi decenni del Duemila. Per quanto riguarda il volume complessivo degli arrivi essi dovrebbero raggiungere i 371 milioni nel 2.000 e poco più di 476 milioni nel 2010. Nei prossimi decenni il turismo interregionale è destinato a subire un lieve ma costante calo in favore delle aeree situate in altri continenti: infatti la percentuale prevista d'espansione intereuropea è del 2,7% l'anno nel periodo 1990-2000 e del 2,4% nel periodo fra il 2000 e il 2010, il che vuol dire che alla fine del quinquennio 1995-2000 il turismo interregionale passerà dall'88,1% all'87,1%. Per quanto concerne i flussi attivati dai turisti europei verso altre destinazioni, non interregionali, esse conosceranno un incremento dovuto al consolidarsi della situazione economica e allo sviluppo dell'Europa Orientale, infatti nel periodo tra il 1990-2000, contro un aumento dei Paesi Occidentali dell'ordine del 2,9%, vi dovrebbe essere una crescita dell'Est del 3,8%. Complessivamente la destinazione più richiesta sarà quella americana e in second'ordine il sud dell'Asia
Questi dati dimostrano che in Europa il turismo è ormai un settore economico ampiamente consolidato, e può contare su una base strutturale e infrastrutturale di un rilievo tale da consentire una costante crescita. Tuttavia, il modificarsi della situazione globale (ingresso di nuove regioni e sub-regioni d'altri continenti nel mercato turistico internazionale) e alcuni limiti propri della situazione europea ha determinato, a partire dagli anni Novanta, un tasso di sviluppo meno sostenuto di quanto è stato negli ultimi anni, e tale tendenza è destinata a perdurare per tutto il decennio a venire. Ciò vuol dire che l'incremento sarà più moderato e la quota di crescita del turismo in Europa sarà inferiore a quella globale, cioè il ritmo di sviluppo del turismo internazionale sarà superiore a quello europeo e questo determinerà la conseguente perdita di qualche punto percentuale rispetto al totale.
Si tratta comunque pur sempre di un incremento e, quindi, il numero complessivo di turisti vedrà un aumento, anche se moderato. Infatti, bisogna considerare che l'1% di aumento, sia in entrata che in uscita, in Europa, equivale a 3 milioni di turisti, mentre in altre regioni, nonostante la crescita sia più veloce, la stessa percentuale di sviluppo è destinata a procurare un'addizionale più bassa, poiché il numero totale di turisti a cui essa si riferisce è di gran lunga inferiore a quello europeo. Ad esempio, l'1% di crescita corrisponde in Asia Orientale e nel Pacifico a 700.000 nuovi turisti, nel Sudasia a 34.000 e nell'intera Africa a 200.000.
La situazione economica generale è in ogni modo il dato decisivo che consente o frena lo sviluppo del settore turistico: nel continente europeo e in particolare in alcuni paesi, più deboli sul piano strutturale, agli inizi degli anni Novanta, vi è stata una crisi economica a carattere recessivo che ha procurato un arretramento del tenore di vita e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Il settore turistico ha attraversato anch'esso delle difficoltà, anche se non vi è stata una meccanica ripercussione della crisi generale. Quasi sempre la sfavorevole congiuntura economica non riduce allo stesso modo il potere d'acquisto di tutti i consumatori, ma in prevalenza dei segmenti medio bassi, mentre difficilmente vengono toccati i consumi medio alti che, quasi sempre, si rafforzano. Ora, per quanto il turismo sia un bene di consumo molto diffuso nelle nostre società, ne fanno uno scarso uso o non vi accedono proprio le categorie più deboli che sono quelle più colpite dalla crisi: ecco perché, anche se conta molto la congiuntura economica di un paese industrializzato, essa non si ripercuote allo stesso modo su tutti i consumi. Riferito al turismo ciò vuol dire che esso ha attraversato delle difficoltà negli strati di mercato più popolari, ma al contempo si è sviluppato in quelli più abbienti.
A partire dal 1994 la crisi si è arrestata ed è iniziata una nuova fase di ripresa che si è consolidata nel corso degli anni successivi, in generale l'economia dei paesi europei è in crescita, anche se la crisi finanziaria di alcuni paesi asiatici minaccia un rallentamento dello sviluppo: Nonostante ciò, dobrebbero arrivare ulteriori benefici al turismo, anche se differenziati, secondo la situazione dei vari Paesi e delle varie subregioni*.

  1. Europa Occidentale (Francia, Paesi Bassi, Belgio, Principato di Monaco, Germania, Austria), rispetto agli arrivi copre una quota di mercato pari al 34,4% e rispetto agli introiti al 35,8%. E' la subregione turistica più forte, poiché si avvale della presenza della Francia che detiene il primato europeo per arrivi turistici e della Germania che è il principale mercato turistico del continente.
  2. Europa Meridionale (Croazia, Albania, Iugoslavia, Slovenia, Portogallo, Spagna, Malta, Italia, Grecia), questo gruppo di paesi gode del 29,1% degli arrivi e del 31,6 degli introiti. E' la seconda subregione per arrivi e per introiti. Vi sono fra i vari paesi che la compongono situazioni molto differenziate;, Spagna, Italia, Grecia e Portogallo sono nell'ordine i paesi turisticamente più importanti, la Croazia è in un forte trend di crescita mentre gli altri paesi, per vari motivi contribuiscono al turismo di questa parte dell'Europa con una quota molto bassa.
  3. Europa del Nord (Irlanda, Regno Unito, Norvegia, Danimarca, Islanda, Finlandia, Svezia), Il nord del continente registra la quota più bassa del turismo europeo, infatti ha l'11,2% degli arrivi e il 16,1 degli introiti. In questo gruppo di paesi solo il Regno unito è nel gruppo di testa delle principali mete turistiche, Irlanda e Norvegia sono rispettivamente al 17° e 20° posto nella graduatoria degli arrivi europei, da ciò si deduce che gli itinerari del nord, per vari motivi, anche climatici ancora non hanno una presa di massa sui turisti
  4. Europa Orientale (Repubblica Federativa Russa, Lituania, Estonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Repubblica Moldava, Ucraina, Polonia, Ungheria, Romania, Bulagaria) Complessivamente nel 1997 gli arrivi nei paesi dell'Europa orientale rappresentavano 21,7% del totale europeo e gli introiti l'11,3%. Si tratta d'una geografica smisurata, quindi pur essendo la terza subregione europea gli arrivi e soprattutto gli introiti sono ancora notevolmente sotto alle effettive potenzialità turistiche che molti di questi paesi hanno. Occorre inoltre considerare che in effetti gran parte del turismo verso questa regione si concentra nella Repubblica Ceca (Praga) l'Ungheria (Budapest) la Polonia e la Russia, che è il più grande paese europeo per numero di abitanti e superficie. E' evidente che in questa area geografica i benefici della ripresa economica saranno dilatati nel tempo, alcuni di questi paesi stanno attraversando una crisi economica finanziaria di notevoli proporzioni; gli stessi fattori di sicurezza interna di alcuni stati sono divenuti incerti e la situazione dei trasporti ancora non ha subito miglioramenti apprezzabili, naturalmente tale contesto sino a quando sarà sanato non è destinato a favorire i flussi turistici.

Le differenze valutarie esistenti fra le varie monete contribuiscono nell'indirizzare i flussi turistici. Una delle conseguenze della crisi dei primi anni novanta è stata la tempesta monetaria che ha procurato la fuoruscita dallo SME (sistema monetario europeo) delle valute più deboli fra cui la lira, la sterlina e la pesetas, e il conseguente rafforzamento oltre misura del marco tedesco. Naturalmente, ciò ha condizionato i flussi interregionali e i turisti europei in possesso di moneta forte hanno privilegiato le aree turistiche con la valuta debole. Per esempio, a trarre beneficio da questa situazione nel corso del 1995 è stata l'Italia che ha conosciuto un vero e proprio boom turistico invertendo il trend non molto positivo degli ultimi anni. Con la successiva stabilizzazione delle monete all'interno dello SME ma, soprattutto con l'avvio della moneta unica fra undici paesi europei, il fattore delle differenze valutarie è destinato ad assumere minore rilevanza e la concorrenza inevitabilmente si sposterà sul piano dell'offerta prezzi-servizi. Ciò vuol dire che alcuni paesi d'Europa che sino ad adesso hanno puntato sulla svalutazione della propria moneta come fattore di concorrenza non gli sarà più possibile usare quest'arma finanziaria.
* l'appartenenza dei vari paesi nelle sub regioni europei è quella effettuata dall'OMT

 

Aspetti e problemi del turismo europeo

L'Europa può fare affidamento sulla più grande capacità alberghiera del mondo: nel 1996 aveva 11 miloni di posti letto ,con un incremento rispetto al 85/96 del 30%, ciononostante, la percentuale di sistemazione in questo tipo di struttura ricettiva è scesa, rispetto al totale internazionale, dal 52,5% del 1980 ad una quota del 43,9% del 1996. Ma, l'Europa continua ancora a marcare un largo vantaggio rispetto alle altre regioni, dato che l'America, al secondo posto, rappresenta una quota pari al 35,1% del globale. Nel corso degli anni Novanta lo sviluppo delle strutture ricettive alberghiere è stato molto più lento, tranne che in alcuni paesi dell'Asia Orientale e del Pacifico, dove si è assistito ad una rapida crescita, infatti, si è passati dal 4,7% del 1980 al 15,2% del 1996. Nelle aree a turismo maturo, Europa occidentale e meridionale, si punta ad aumentare la qualità dei servizi richiamando anche notevoli investimenti di capitali nordamericani. Oltre alla diffusa e qualitativamente alta ricettività alberghiera, il continente può contare su altri e numerosi fattori positivi che promettono un sviluppo del turismo, i principali fattori possono essere così indicati.
a) crescita, a livello internazionale, della quantità di potenziali consumatori del prodotto turistico. Ciò deriva, in parte, dall'aumento dei consumi nei Paesi più economicamente ricchi, ma anche da recenti disponibilità createsi in alcune aree di recente sviluppo, in particolare nell'Asia e nel Pacifico. In queste ultime un più alto reddito disponibile si combina con una buona propensione al viaggio e tutto lascia supporre che l'Europa, area a turismo maturo, ne possa trarre i maggiori benefici. In questa area geografica va considerata la recente crisi finanziaria del Giappone, dell'Indonesia e della Tailandia e le possibili ripercussioni sul mercato turistico internazionale.
b) Il rafforzarsi dei legami culturali ed economici intereuropei , soprattutto all'interno dell'Unione Europea, ma anche fra questi, e paesi sviluppati di altri continenti. La democratizzazione dei paesi dell'Est Europa ha consentito la collaborazione quasi nell'intero continente.
c) L'incremento della mobilità fra i cittadini membri dell'Unione Europea, facilitata ulteriormente dalla riduzione o scomparsa dei controlli di frontiera. Dal 1 gennaio 1995 i controlli frontalieri sono stati notevolmente facilitati, nelle zone aeroportuali e di confine si sono creati ingressi privilegiati per i cittadini appartenenti all'Unione.
d) La progressiva liberalizzazione del trasporto aereo fra i Paesi membri dell'U.E., e fra questi e Paesi terzi, anche di altri continenti. Il ritmo della liberalizzazione, piuttosto veloce, ha determinato anche delle difficoltà economiche per alcune compagnie che non hanno tollerato la caduta dei profitti, ma complessivamente la "deregulation" ha incrementato il traffico aereo sia civile che commerciale. Seguendo l'esempio degli Stati Uniti, con qualche modifica, l'U.E. ha approvato nel 1993 il pacchetto che imposta la liberalizzazione del trasporto aereo. Sono stati eliminati i controlli sulle tariffe dei biglietti aerei e concessa l'autorizzazione ad effettuare voli interni ad altre compagnie aeree della comunità: per esempio, l'Alitalia può trasportare passeggeri fra due città francesi, a condizione che lo scalo d'origine del volo non si trovi in Francia, inoltre è consentito a più compagnie di effettuare la stessa rotta. La "deregulation" del trasporto aereo è una questione molto delicata, poiché insieme alla liberalizzazione delle tariffe bisogna anche garantire la sicurezza dei voli.
e) Una costante crescita delle attività promozionali nel settore turistico, condotta sia dai vari Paesi, che da entità autonome amministrative (regioni, dipartimenti, contee etc.), o da compagnie aeree, e finanche da singoli operatori alberghieri. A questa intensa e variegata attività promozionale fa riscontro una rete globale di marketing e un sistema di distribuzione che si avvale di moderne tecnologie computerizzate facenti capo ad alcuni grandi sistemi conosciuti come CRS (Costumer Reservation System). Inizialmente sono nati per la prenotazione di soli viaggi aerei, ma successivamente il sistema si è sviluppato divenendo capace di forme di gestione più ampie. Oggi opera su tutta una serie di servizi, che vanno dalla vendita di pacchetti turistici alla prenotazione alberghiera, sino al noleggio delle auto. Tale sistema rappresenta una grande innovazione nel marketing perché consente di fare fronte alla parcellizzazione dell'offerta, tipica del prodotto turistico, e alle conseguenti difficoltà informative, con una centralizzazione telematica in grado di gestire un numero imponente di posti aerei, alberghi, servizi più capillari.
A questi fattori positivi si affianca la presenza di alcuni limiti che occorre superare per consentire il pieno dispiegarsi delle ulteriori potenzialità turistiche del nostro continente. I principali problemi cui bisogna dare delle soluzioni si possono così esemplificare:

1) Necessità di reperire nuove risorse finanziarie per fare fronte agli investimenti resi necessari dalla potenzialità turistica manifestatasi in questi anni, e che si prevede durerà anche nel corso del prossimo decennio. In particolare, una buona percentuale di investimenti dovrebbe essere indirizzata verso le strutture aeroportuali per aumentarne il numero e potenziare la capacità di quelle esistenti. Si pone anche la risoluzione del problema dell'ingorgo del traffico aereo, soprattutto su alcuni corridoi aerei e cieli, come quelli di Londra e Parigi, che comporta come conseguenza, oltre che il disagio per i passeggeri, l'aumento dei costi di trasporto.
2) un riequilibro della domanda turistica fra le destinazioni interregionali e le mete al di fuori del continente europeo.
4)Un posto centrale è occupato dalla formazione del personale: l'uso delle moderne tecnologie e l'aumento della qualità dei servizi richiede un uso del personale sempre più qualificato. Tale problema si pone soprattutto nell'Europa Orientale, dove l'adeguamento agli standard internazionali è una delle condizioni di base per lo sviluppo del turismo.
3) La caduta dei regimi socialisti dell'Est ha comportato il manifestarsi di tensioni nazionali e di conflitti interetnici, in alcuni casi come nella ex Iugoslavia tali tensioni hanno assunto la forma drammatica del conflitto armato. E' evidente come ciò influisca molto negativamente sulle potenzialità turistiche complessive del continente.
4) Il potenziamento dei trasporti ha una ricaduta ambientale non sempre tollerabile: i veicoli producono inquinamento acustico, vibrazioni, e sono tra i principali responsabili di anidride carbonica, biossido di carbonio e monossido di carbonio. Gli effetti dell'inquinamento atmosferico, oltre a procurare danni alla salute, sono anche rovinosi per il patrimonio artistico e architettonico, con una particolare incidenza nelle aree urbane dove vive la maggior parte della popolazione. Bisognerà quindi investire in nuove tecnologie e puntare su veicoli meno inquinanti e, nelle aree urbane, sul trasporto pubblico.
La regione europea può trarre vantaggi dai fattori positivi, precedentemente illustrati, ed è molto probabile che la tendenza, affermandosi, consentirà un significativo sviluppo del settore turistico, anche in un prossimo futuro.
L'informatizzazione ormai diffusa e l'uso sistematico delle nuove tecnologie e sistemi informativi quali si prefigurano dalle reti telematiche e satellitari aiuteranno, se ben impiegate, a valorizzare ulteriormente il prodotto turistico e a razionalizzare il mercato.
Il viaggio e le tematiche ad esso legate stanno divenendo sempre di più al centro del dibattito culturale e suscitano l'interesse di numerosi studiosi, mentre le tematiche relative al turismo sono sempre di più oggetto dell'attenzione dei media. Ciò significa che ormai il continente europeo è una regione turistica ampiamente matura e quindi si rende necessario rinnovarne radicalmente l'offerta, puntando soprattutto sul rapporto qualità prezzi, senza accentrare ulteriormente i flussi su aree ormai congestionate che potrebbero rischiare il collasso. Occorre promuovere nuovi itinerari in grado si diversificare l'offerta e rinnovare l'immagine e le aspettative che si nutrono nei confronti del continente. Promuovere località e itinerari non logori e ampiamente sfruttati consente di rivitalizzare la domanda interregionale, continuare a soddisfare la domanda che già tradizionalmente si forma nel Nord-America e attrarre quella dei Paesi di recente industrializzazione. E' evidente che in un tale quadro di politica turistica i paesi dell'Europa Orientale possono giocare un ruolo di tutto rilievo data la loro "verginità" e i primi risultati sono già ben visibili, visto che città come Praga e Budapest stanno divenendo delle mete molto importanti; unica condizione è quella di evitare gli errori di eccessivo accentramento già compiuti in occidente.
Consolidare la domanda, che si forma nel mercato turistico dei Paesi di antica industrializzazione e calamitare quella dei Paesi emergenti è anche un modo per fare fronte al calo demografico del vecchio continente, che per ovvi motivi non può non avere una ricaduta sul turismo, sia in termini di crescita, che di modifica dei segmenti di mercato. Oggi il vecchio continente, comprese le ex repubbliche sovietiche europee, ha poco più 700 milioni di abitanti, ma il tasso di crescita demografico è il più basso del mondo: secondo alcuni calcoli a metà del primo secolo del nuovo millennio esso avrà solo 677 milioni di abitanti. Quarantacinque anni fa l'Europa rappresentava il 16% del popolazione mondiale, a metà degli anni Novanta è scesa al 6-7% e si calcola che nel giro dei prossimi cinquant'anni sarà solo il 5%. Ad esempio la popolazione della Germania, diminuirà dagli 81 milioni attuali ai 73milioni nel 2025, il Regno Unito, l'Italia e la Francia che, oggi occupano rispettivamente il 18°, il 19° e il 20° posto, passeranno, sempre nello stesso periodo, al 25°, 19° e 20° posto. La stessa Federazione Russa, che pur registra un incremento del tasso demografico, passerà dal 6° posto attuale al 10° posto. La composizione della popolazione europea si sta modificando velocemente: intorno al 2000 un quarto degli europei avrà più di 55 anni e il numero delle donne sarà prevalente. E' evidente che tutto ciò influirà pesantemente sulla formazione della domanda turistica e quindi occorrerà rinnovare il tipo e la qualità dell'offerta.

 

IL turismo d'ingresso

In Europa, gli arrivi hanno registrato, nel periodo compreso tra il 1992 e il 1997, un tasso d'incremento medio annuo del 3,9%. Questo dato, di per sé consistente, in realtà non è equamente diviso su tutto il territorio. Complessivamente 24 paesi europei registrano più di 1 milione l'anno di arrivi e rappresentano il 98% del totale dell'intera area continentale, il che vuol dire che il resto dei Paesi europei gode solo del 2% di arrivi. Se si considera poi che solo una decina hanno più di 10 milioni di arrivi l'anno si può trarre la ovvia conclusione che il turismo europeo soffre di eccessiva concentrazione. Questo fatto, se ben utilizzato, lascia ampi spazi allo sfruttamento di larga parte del continente, ancora solo marginalmente toccato dal turismo.
In testa ai Paesi del "vecchio continente" secondo i dati del 1997 si pone la Francia con 66,864 milioni di arrivi , seguono la Spagna con 43,378, l'Italia 34,08 Il Regno Unito 25,960 milioni di arrivi. Rispetto al quinquennio precedente si confermano tra i principali paesi le posizioni acquisite tranne una netta ripresa degli arrivi in Gran Bretagna. La Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria sono nell'ordine i paesi orientali che si pongono immediatamente dopo le quattro principali mete turistiche. Per quanto riguarda Il paese magiaro già all'epoca della divisione europea godeva dei favori dei turisti in quanto Paese dell'Est più aperto degli altri. Vi è poi da considerare la posizione geografica, nel cuore dell'Europa, è estremamente favorevole per attirare i flussi dei mercati ricchi. Dopo l'Ungheria seguono, l'Austria, Germania e Russia.
Gli arrivi in Europa provenienti da altri continenti poco più di 74 milioni, l'America si pone decisamente come il mercato più importante per l'attivazione di questi flussi, nel 1997 si sono registrati 23.638.000 di arrivi. Naturalmente sono innanzitutto gli USA i maggiori protagonisti, infatti ben 16.450.000 di statunitensi sono arrivati in Europa. Le mete privilegiate dei cittadini USA sono: la Gran Bretagna (3.089.000), L'Italia (2,884.000), la Francia (2,603.000), Germania (1.597.857), a cui fanno seguito, la Spagna e la Svizzera: questi sei Paesi rappresentano il 72% degli arrivi statunitensi nella regione europea. Dal mercato asiatico arrivano in Europa oltre 14 milioni di turisti la cui quota prevalente è giapponese. Infatti, Il Giappone, con 6.386.343 di arrivi, si pone al secondo posto come attivazione di flussi verso l'Europa: l'interesse del Paese del sol levante per il continente è piuttosto recente e si è consolidato in questi ultimi decenni. Nel periodo anteguerra il Giappone era ancora un Paese chiuso e quasi autarchico, la cui attenzione verso l' estero era soprattutto dettata dalla volontà di dominio e rivolta verso l'Asia; nel secondo dopoguerra il Paese era ancora stremato dalla guerra e tutto da ricostruire. Il mercato turistico nasce con la ricostruzione e il decollo economico: la forte occidentalizzazione impressa al Giappone ha finito per provocare una ricaduta turistica verso l'Europa. L'incremento annuo dei flussi è veramente molto elevato aggirandosi intorno al 7%. I principali Paesi visitati dai giapponesi sono: l'Italia e forte distanza la Germania, la Gran Bretagna, e la Francia, insieme costituiscono il 76% del totale degli arrivi nipponici.
I flussi in uscita
I cittadini europei, tra il 1987 e il 1996, hanno notevolmente incrementato i loro viaggi, si tratta in gran parte di destinazioni interregionali: i flussi tra Paesi europei costituiscono i due terzi del totale.
Per quanto concerne le destinazioni al di fuori dell'Europa la più importante è costituita dall'America a cui segue l'Asia Orientale e la regione del Pacifico. I viaggi su lunga distanza erano sino a non molto tempo fa d'élite: per costi e capacità d'adattamento, erano riservati ad un numero contenuto di turisti. In termini di percentuale ancora rappresentano una quota minoritaria, ma, essendo cresciuto il numero globale dei viaggiatori, attualmente essi interessano ogni anno decine di milioni di europei e la tendenza conduce ad un aumento della richiesta, che porta a considerare oggi tali trasferimenti un fenomeno di massa. Paesi come la Gran Bretagna e la Francia godono d'una tradizione più antica, altri, come l'Italia, si sono affacciati su questo segmento di turismo, in modo molto vistoso in questi ultimi dieci anni. Di solito chi sceglieva destinazioni su lunga distanza era motivato dalla ragione di credere di avere ormai visto tutto ciò che c'era da vedere e dell'Europa e del proprio Paese, per cui diventava prevalente la voglia di esotismo e di ampliare le proprie conoscenze. Oggi, questa motivazione non è l'unica, poiché, sempre più spesso, la scelta di tali mete è sganciata da motivazioni culturali precise e viene dettata da ragioni di costo, oppure, prevalentemente, da una generica curiosità di visitare luoghi molto diversi da quello di provenienza, dove ancora la natura appare incontaminata e le culture intatte e lontane. Spesso si parte avendo in mente un'idea dei posti da raggiungere, formatasi attraverso qualche depliant turistico o programma televisivo, cioè una visione spesso sommaria e superficiale. Nasce il sospetto che in realtà tale scelta sia influenzata, per non dire condizionata, dagli operatori turistici attraverso il mercato pubblicitario e altri strumenti.
La Germania con oltre 77 milioni di uscite, nel 1997, è di gran lunga il principale alimentatore del mercato turistico europeo: la domanda del mercato germanico, sempre nel periodo considerato, ha avuto una crescita media annuale del 5,2%. Questo dato dipende dall'elevato tenore di vita di cui godono i cittadini della Germania e dalla posizione geografica che li rende vicini, sia all'area mediterranea, che ad altre destinazioni; non da ultimi, la stabilità e il forte potere nel mercato dei cambi della valuta tedesca rendono più favorevoli i flussi esterni. Negli ultimi anni si è registrato un piccolo rallentamento del ritmo di crescita, ma tutto fa supporre che non appena la parte orientale della Germania avrà risolto i suoi problemi economici, lo sviluppo ritroverà una nuova vitalità. E' noto come i tedeschi abbiano rivolto nel corso di questi anni la loro preferenza soprattutto alle località balneari, e l'Italia è stato il Paese che ha maggiormente beneficiato di tale scelta. Ma, nel mercato tedesco, va anche crescendo la richiesta di turismo culturale, e tale richiesta sembra essere destinata a divenire sempre di più importante. Le principali destinazioni europee sono la Francia, la Spagna, l'Austria e l'Italia, a livello extraeuropeo sono gli Stati Uniti, la Tunisia e l'Egitto.
La Gran Bretagna con 43.115 milioni permane per importanza il secondo mercato europeo. Anche questo mercato sta subendo modificazione per quanto riguarda le destinazioni: diminuiscono infatti, pur lentamente, le richieste di viaggi verso altri paesi europei e aumentano le richieste di viaggi a lunga distanza, soprattutto rivolti verso gli USA.
La principale destinazione dei turisti britannici resta l'Europa con oltre 33milioni di arrivi, i paesi europei più visitati sono, La Spagna, la Francia, l'Irlanda e la Grecia, principale destinazione extraeuropea è il continente americano con poco più di 4.500 arrivi, collocandosi al primo posto come mercato turistico nordamericano, gli Stati Uniti godono di gran lunga dei maggiori flussi. Altre principali destinazioni extraeuropee sono la Cina, l'Egitto e l'India.
La Francia, attiva un mercato turistico in uscita dal paese di 21milioni di arrivi, anche in questo Paese si assiste ad un progressivo incremento delle richieste di viaggi su lunga distanza rispetto a quelli intereuropei che attualmente si collocano a oltre 15milioni e mezzo di arrivi. In Europa le destinazioni preferite dai turisti francesi sono nell'ordine, il Regno Unito, la Spagna, l'Italia e la Germania. I principali flussi extraeuropei sono diretti verso il continente americano, con una netta prevalenza degli Stati Uniti e in secondo luogo verso l'Africa, Tunisia Marocco ed Egitto ospitano i flussi più significativi.
Il mercato italiano è in continua espansione, il tasso di crescita è sostenuto anche se ancora distante dai paesi prima indicati. La meta privilegiata resta l'Europa ed in particolare la Francia, la Spagna, il Regno Unito e l'Austria. I paesi fuori dai confini europei che di più assorbono i flussi italiani sono gli Stati Uniti, l'Egitto e la Tunisia.
Nel decennio degli anni Ottanta il mercato spagnolo era ancora molto limitato ma, a partire dall'inizio degli anni Novanta, si è avuta una formidabile ripresa, con una crescita media vicina al 10% annuo, in corrispondenza della maturazione economica complessiva del Paese e l'ingresso nella CEE, avvenuto nel 1985. I flussi spagnoli ammontano a quasi 12 milioni di partenze si attivano ancora prevalentemente verso gli altri Paesi europei, sono meno consistenti verso le destinazioni a lunga distanza.
I cambiamenti politici e economici prodottisi in Europa alla fine degli anni Ottanta hanno aperto una nuova frontiera per le possibilità di sviluppo del mercato turistico: l'insieme della popolazione dei Paesi dell'Est Europa ammonta a circa 400 milioni di persone. Le condizioni economiche di questi Paesi ancora appaiono piuttosto precarie e arretrate, e non in grado di esprimere dei flussi consistenti in uscita; tuttavia, già a partire da alcuni anni, si sta assistendo all'intensificarsi di arrivi di cittadini dell'est, in particolare Russi, Cechi e Polacchi.

 

 Il marketing nei principali paesi europei

La liberalizzazione degli scambi e le nuove quote di mercato, com'è naturale, accentuano la concorrenza fra i vari Paesi europei e li spingono a rinnovare continuamente la propria strategia di marketing. Ormai il turismo non viene più considerato, almeno nella gran parte dei Paesi, l'ancella povera dell'economia: è entrato a pieno titolo nelle varie politiche governative e comunitarie.
La Francia, che certamente non vuole perdere il suo primato, sta molto lavorando per rinnovare il proprio prodotto turistico: a tal fine, tende a promuovere l'immagine di un Paese capace di offrire una gamma molto diversificata di attrattive, in grado di soddisfare segmenti di mercato anche molto particolari. La strategia di marketing ha identificato ben 28 tipologie turistiche presenti nel Paese, verso le quali cerca d'interessare con una forte campagna promozionale, i mercati principali. In particolare, progetti più recenti prevedono nuovi itinerari da affiancare a quelli già conosciuti e in grado di valorizzare anche città piccole e medie sino ad oggi escluse dai circuiti turistici. L'apertura del tunnel della Manica è senza dubbio una grande occasione e dovrebbe consentire l'aumento di visitatori britannici e di altri Paesi in transito verso il Regno Unito. Euro Disney è stata la maggiore iniziativa turistica di questi anni: nelle intenzioni doveva attrarre il turismo familiare dell'Europa e sollevare anche economicamente una zona relativamente depressa come la valle della Marna. Il Parco ha avuto un successo limitato rispetto alle attese, sia perché i cittadini europei si sono dimostrati meno entusiasti di quelli americani o giapponesi nei confronti di un simile divertimento, sia perché, soprattutto, nello medesimo periodo, nei Paesi che avrebbero dovuto costituire i mercati principali, come il Regno Unito, l'Italia e la Spagna, è piombata la svalutazione della moneta con ricadute negative verso la Francia.
L'Olanda è un piccolo Paese le cui limitate varietà paesaggistiche rendono oggettivamente difficile la diversificazione della tipologia turistica. I Paesi Bassi stanno cercando di valorizzare le risorse che meglio ne tratteggiano la fisionomia, individuando quattro temi essenziali sui quali concentrare la strategia di vendita del prodotto turistico: l'Olanda il Paese dell'acqua, l'eredità storica e culturale, le città, soprattutto Amsterdam divenuta una delle più importanti city-break" (termine con il quale si individua una città che è oggetto di meta turistica di per sé), e il mare.
L'Austria è ormai da tempo una delle più importanti destinazioni europee. La politica turistica di questo Paese punta ad allargare il mercato con la valorizzazione delle sue risorse naturali, soprattutto montane, rivolgendo particolare attenzione ai giovani e al turismo familiare, ai quali propone la valorizzazione delle attività sportive nei laghi, soprattutto del salisburghese, e itinerari di montagna da effettuarsi in mountain-bike, oltre alla possibilità di praticare il rafting. Si punta particolarmente su Vienna inserita nel gruppo di città "city-break" in collegamento con altri centri dell'Est Europa come Praga o Budapest.
La Spagna è oggi nella triade dei Paesi che registrano il maggior numero di arrivi: tale risultato è anche dovuto ad una oculata politica che ha invertito completamente la strategia dei decenni precedenti che aveva puntato essenzialmente sullo sviluppo della costa mediterranea causando spesso scempi edilizi e gravi danni ambientali. Con lo slogan "The other Spain" si è promossa un'immagine più completa e ricca del Paese spostando parte dei flussi verso l'interno dove sono situate alcune tra le città più belle e ricche di opere d'arte e al contempo si sono operati grossi investimenti nelle infrastrutture; in particolare, per innalzare la qualità dell'offerta, il governo spagnolo ha investito oltre 2 milioni di pesetas nella catena dei Paradores (alberghi di lusso ricavati da edifici antichi) e in altre iniziative ricettive.
La Grecia per la gran parte dei turisti è stata e continua ad essere identificata con la sua parte insulare, Atene e alcune località archeologiche: il resto del paese è molte volte solo occasione di transito, ed è ai più sconosciuto. Per tale motivo il Paese ellenico è anch'esso alle prese con il tentativo di diversificare la propria offerta, pur puntando ancora sul mare e le isole come sue principali attrattive. Comunque vi sono una serie di iniziative tese a valorizzare la parte continentale e soprattutto la Grecia centrale con le sue montagne e laghi, al contempo si cerca di far entrare nel mercato la città di Atene come destinazione "city-Break". Per migliorare la qualità delle strutture ricettive il governo dal 1993 ha reso illegali le camere affittate senza licenza.
Il Portogallo, oltre che sulle belle spiagge, punta sulle sue straordinarie risorse culturali: nel 1994 Lisbona è stata la città capitale della cultura europea e ciò è servito per il lancio di una grande operazione promozionale in grado di rivelare al resto dell'Europa le risorse artistiche del Paese. Il Portogallo sta compiendo degli sforzi per promuovere, oltre che L'Algarve, anche il Nord del paese e le regioni interne ricche di montagne e foreste.
La Gran Bretagna si aspetta un amento dei flussi facilitati dall'apertura del tunnel della Manica e, accanto al ruolo incontrastato di Londra come una delle principali destinazioni turistiche d'Europa, cerca di rinforzare i flussi in altre regioni del Paese e su altre tipologie. In particolare si punta sulle località rivierasche del sud, sulle città storiche e sugli ambienti rurali.
L'Irlanda ha nella sua quasi intatta campagna e nelle accidentate e affascinati coste oceaniche le sue due principali risorse turistiche e queste cerca di valorizzare con la pratica di sport, come la vela e attività equestri, o la possibilità di compiere itinerari con rilassanti passeggiate in bicicletta, attraverso il verde del Paese e antiche fattorie. Si affiancano a queste iniziative centri, destinati soprattutto ai giovani, per lo studio della lingua. L'attenzione è rivolta soprattutto al mercato europeo con in testa la Gran Bretagna, ma anche la mercato statunitense.
Per i paesi dell'Europa Orientale il turismo rappresenta una straordinaria occasione per incamerare valuta pregiata, avendo, come è noto, questi Paesi molte difficoltà ad esportare altri tipi di beni. In effetti ognuno dei Paesi dell'Est dispone di una quantità di risorse turistiche invidiabili , ma vi sono ancora dei problemi nel valorizzarle pienamente e renderle mete ambite dei flussi internazionali. Molti di questi problemi nascono dalla arretratezza delle infrastrutture e dalla scarsa qualità delle sistemazioni alberghiere e ristorative. Nel breve periodo le possibilità più concrete si presentano per alcune città come Budapest, Praga, Mosca e San Pietroburgo ( ex Leningrado) .
Dalla Comunità Europea all'Unione Europea
Nel 1952 sei paesi, usciti dalle rovine del Secondo Conflitto mondiale, Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo, davano vita alla prima organizzazione comunitaria, la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA). A distanza di poco più di quarant'anni, quella che poteva sembrare un'iniziativa politica velleitaria e utopistica destinata a naufragare fra gli scogli dell'egoismo nazionale europeo, ha realizzato il suo obiettivo più importante: la creazione dell'Unione Europea con un numero di Paesi passato progressivamente dai sei iniziali a sedici.
L'Unione Europea è quindi divenuta la più importante realtà industriale e il più grande mercato del mondo come volume di scambi. Naturalmente un processo di tale portata, che ha invertito una storia secolare di conflitti e divisioni, non è stato facile e ha dovuto superare numerosi ostacoli e il suo stesso cammino continua a non essere spedito, a causa di numerosi rallentamenti e passi indietro.
La prima tappa fondamentale di tale percorso è rappresentato dal Trattato di Roma del 1957 che istituisce la Comunità Europea e gli conferisce maggiori poteri a sostegno di un mercato unico. Condizione base di tale obiettivo è stata l'elaborazione di politiche in grado di favorire una maggiore coesione economica, superando gradualmente il dislivello esistente fra le varie economie, alcune più sviluppate altre meno.
Nel 1965 la CECA e l'EURATOM (organismo per l'energia atomica) confluirono nella CEE; nel 1969 erano già stati eliminati tutti gli ostacoli principali all'interscambio commerciale e nel 1972 si è cominciata ad impostare la cooperazione monetaria; qualche anno dopo si è creato un Fondo europeo di sviluppo regionale per aiutare le zone economicamente arretrate.
I primi significativi successi della CEE hanno sollecitato altri Paesi a chiederne l'ammissione e nel 1973 si aggiunsero la Gran Bretagna, l'Irlanda e la Danimarca. Nel 1979 venne eletto, per la prima volta, a suffragio universale, il Parlamento europeo, conferendo così un maggiore spessore politico alla Comunità. Nello stesso anno venne creato lo SME, il sistema monetario europeo: tutte le valute, dei Paesi membri, sono state poste, all'interno di fasce di oscillazione minime e massime, questo per dare certezza ai cambi e favorire quindi gli scambi commerciali. Lo SME non ha avuto vita facile, è andato incontro a "tempeste monetarie" che hanno costretto alcune monete che si erano molto indebolite, soprattutto nei confronti del marco tedesco, ad uscire, almeno temporaneamente, dal sistema; sempre nello steso anno si è dato vita all'ECU (European currency unit).
Nel 1981 la Grecia, che già da alcuni anni aveva fatto richiesta di adesione, è stata ammessa nella CEE. Tuttavia l'inizio degli anni ottanta non registrava un andamento positivo: il processo di unificazione sembrava ormai impantanatosi e sempre più spesso facevano capolino interessi nazionali a scapito di quelli comunitari, le iniziative politiche ed economiche si trovavano in una situazione di stallo, determinata anche dal fatto che tutte le decisioni dovevano essere prese all'unanimità, con un notevole rallentamento dell'attività. Ma, sotto la spinta degli europeisti più convinti, tra i quali l'italiano A. Spinelli, il cammino verso l'unificazione fu ripreso con nuovo vigore e nel 1987 gli Stati che, con l'ingresso, avvenuto l'anno prima, della Spagna e del Portogallo erano divenuti dodici, stipularono l'Atto unico europeo, prima revisione del trattato di Roma. L'accordo prevedeva il raggiungimento, entro il 1992, del mercato unico con la libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi all'interno dell'Europa unita, contemporaneamente il principio dell' unanimità fu sostituito con quello della maggioranza qualificata.
Nel dicembre del 1991 venne siglato, dai Capi di Stato e di Governo dei dodici Paesi, il nuovo trattato che sancisce la nascita dell'Unione Europea detto di Maastricht, atto molto importante che assicura nuovo slancio a tutta la politica comunitaria, fissando obiettivi che hanno lo scopo e di allargare l'area della Comunità e di farle fare un basso decisivo verso l'unione economica e monetaria (UEM), nonché politica.
Un'unione economica sempre più stretta deve necessariamente avanzare anche sul piano della politica, l'obiettivo degli Stati Uniti d'Europa, non è esplicitamente contenuto nel trattato, ma vi si prevedono maggiori competenze date al Parlamento e una politica estera e una difesa comune. E' evidente che quanto più potere viene trasferito dai singoli Stati all'Unione Europea, tanto più procede anche l'unificazione politica, il vero sogno degli europeisti. Nel 1995 è stato conseguito anche un allargamento dell'Unione, infatti vi sono entrati a far parte l'Austria la Svezia e la Finlandia portando così a quindici il numero totale, ma molti altri Stati, dalla Turchia all'Ungheria, hanno fatto domanda di adesione e quindi è probabile che negli anni a venire si profilino nuovi ampliamenti.
Molti problemi restano ancora da risolvere e gli interessi nazionali tendono ancora ad affacciarsi, per esempio in Francia e in Danimarca il trattato è stato approvato dopo un referendum, molto discusso e, come si è detto nei paragrafi precedenti, alcuni Paesi non hanno accettato ancora la scomparsa delle frontiere, ma un punto forte è che il processo è stato messo in moto. Con la creazione della cittadinanza europea, ogni cittadino è libero di soggiornare e di lavorare in qualsiasi Paese della Comunità ed ha diritto di voto a di essere eletto nelle elezioni comunali: ed è proprio questo aspetto che è destinato a cambiare i comportamenti e la mentalità delle popolazioni, che sentiranno con il passare del tempo l'Europa come una realtà a loro vicina.

 

IL Cammino dell'Euro

Con il trattato di Maastricht, l'Europa, ha fatto una scelta molto importante e senza precedenti nella storia: la nascita di una moneta unica, l'EURO. Le economie dei paesi europei sono sempre più integrate e la presenza di diverse valute era divenuta un fattore di ostacolo ad ogni futuro processo di ulteriore integrazione. Con l'adozione di una sola valuta vi è la possibilità di creare un mercato unico più efficiente e di dare più stabilità al sistema economico e politico, oltre che a mantenere prezzi più stabili. L'Euro sarà la moneta della più grande potenza economica mondiale in termine di PIL e di percentuale sulle esportazioni, ciò darà alla moneta europea un ruolo di primo piano nel panorama finanziario mondiale, in competizione con le altre due monete forti, il dollaro e lo yen. Raggiungere un obiettivo di tale importanza non è stato certamente facile, sino ad oggi battere moneta era prerogativa esclusiva degli stati nazionali l'Euro invece sarà una moneta di una comunità che ancora deve compiere per intero il tragitto dell'unificazione politica. Dei quindici paesi facenti parte dell'unione quattro (Gran Bretagna, Svezia, Danimarca e Grecia) per vari motivi non partecipano alla fase iniziale della moneta unica, i prim tre paesi perché non vi hanno ancora aderito, la Gracia perche all'atto della verifica non aveva una situazione economica e finanziaria in linea con i parametri necessari. L'avvio effettivo dell'Unione ha la data d'inizio del 1 gennaio 1999, quando la fissazione del tasso di cambio fra le varie valute degli undici paesi non potrà più essere modificato. A questa data sino al 2002 non vi saranno ancora le banconote in Euro, ma tutte le operazioni interbancarie e le nuove emissioni di debito pubblico avverrà nella moneta europea. Per quanto riguarda i privati potranno ancora scegliere se fare le loro operazioni in Euro o nella valuta nazionale, così come potranno aprire dei c/c in Euro. Dal 1° gennaio 2002 la moneta europea comincierà a circolare, sino al 30 giugno dello stesso anno conviverà con le monete nazionali dal 1° luglio del 2002 l'Euro rimarrà l'unica valuta a corso legale.

 

Il Turismo In Italia 

Secondo i dati forniti dall'Enit riguardanti il complesso del movimento turistico negli esercizi alberghieri e extralberghieri, suddiviso per regioni si, manifesta chiaramente quanto già ricorrentemente affermato: le regioni settentrionali e alcune centrali assorbono le quote più significative dei flussi sia interni che internazionali. Per quanto riguarda il totale degli arrivi si collocano al primo posto il Veneto (8.877.848), seguito dalla Toscana ( 7.401.075) dal Trentino Alto Adige (7.120.791) dal Lazio (7.032. 627), dalla Lombardia (6.752. 800) e dall'Emilia Romagna (6.216.934) la prima delle regioni meridionali è la Campania con 3.326.251. Come si può notare le regioni che, oltre che per la loro efficiente struttura ricettiva, possono disporre di aree di turismo diversificate: turismo balneare, di montagna e culturale e si trovano vicino ai grandi bacini di produzione della domanda turistica ne traggono quasi tutti i vantaggi. Al contrario le regioni meridionali Calabria, Basilicata e Molise sono le ultime.
Per avere un'idea più precisa dei flussi è opportuno disaggregare i dati che riguardano il movimento interno da quello estero. Le regioni dove si indirizzano i flussi interni più consistenti sono l'Emilia Romagna, la Lombardia, il Veneto la Toscana, il Trentino Alto Adige e il Lazio. Pur rimanendo, le regioni centro settentrionali quelle preferite, si registra un inversione delle gerarchie spiegabile per alcune regioni con la maggiore richiesta di turismo di evasione; per la Lombardia e il Lazio i flussi interni sono rispettivamente attivati dall'importanza economica della prima e dalla presenza di Roma nella seconda. Pur con qualche cambiamento di ordine di grandezza le stesse regioni godono dei maggiori arrivi stranieri, in questo caso è il Veneto che si colloca al primo posto seguito dalla Toscana, mentre L'Emilia Romagna retrocede al sesto. Da ciò si può dedurre che un forte richiamo di flussi esteri è esercitato dalle tradizionali città d'arte, in primo luogo Venezia e Firenze.
La regione che si situa in testa al numero di presenze è il Trentino Alto Adige (51.760.866) seguito dal Veneto (47.7306.671) dall'Emilia Romagna (38683.330) dal Lazio (28.122.909) dalla Toscana (24.880.776) e dalla Lombardia (23.364.883). Come si può notare la Toscana che è al secondo posto per numero di arrivi è invece al quinto per quanto riguarda le presenze, cioè gode di un minor numero di pernottamenti medi, tipico delle aree dove il turismo il turismo balneare o di montagna non è soverchiante. Le regioni che si collocano ali primi posti per le presenze italiane sono: Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto, mentre le presenze straniere si indirizzano verso il Veneto il Trentino Alto Adige e il Lazio. I Tedeschi sono al primo posto tra le presenze straniere in ben 17 regioni su venti, solo la Valle D'Aosta, dove figurano al primo posto gli inglesi, la Sicilia e la Basilicata dove si pongono al primo posto i francesi sembrano sfuggire all'area dei flussi provenienti dalla Germania. Anche per quanto riguarda le presenze, La Calabria, l'Abruzzo, la Basilicata e il Molise concludono la graduatoria , questo dato appare ancora più grave se si considera che queste sono regioni a forte emigrazione e che quindi una quota delle presenze riguarda emigrati che ritornano per trascorrere le vacanze nei loro luoghi di origine, appare quindi evidente come il Meridione sia del tutto fuori dai grandi circuiti internazionali.
Per quanto riguarda l'area di provenienza il maggior movimento d'ingressi è attivato dalla Germania e si indirizza prevalentemente verso il Trentino Alto Adige, il Veneto e l'Emilia Romagna; segue quello proveniente dalla Francia che predilige il Veneto, la Sicilia e L'Emilia Romagna; Terzo in ordine d'importanza è il flusso statunitense diretto prevalentemente verso il Lazio, la Toscana e il Veneto; Il movimento turistico britannico, appena inferiore a quello americano è orientato verso il Veneto, la Campania e la Toscana, mentre gli austriaci preferiscono il Veneto, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia.

 

Le forme del Turismo

 

Turismo balneare : Può essere marittimo fluviale e lacuale, questa forma di turismo copre la maggioranza delle presenze nelle strutture ricettive, il turismo marittimo è naturalmente quello più importante, da solo nel 1992 ha rappresentato il 47,2% del totale dei pernottamenti. Le regioni dove è maggiormente sviluppato questo tipo di turismo sono Emilia Romagna (27.819.158 presenze), che rimane la regione preferita dagli italiani per trascorrere i periodi di vacanza mentre il Veneto (22.409.256), è la regione preferita dagli stranieri; la Liguria (13.2426.74) l'Abruzzo (12.427.340) e la Toscana (11.226.990). I centri balneari che godono di maggior movimento sono: Rimini, Lido di Jesolo, Bibione. Lidi Ferraresi, Cesenatico, Lignano Sabbiadoro e Riccione. Nel turismo lacuale il primato spetta al lago di Garda con oltre 8.800.000 presenze annue le località di maggior richiamo sono Bardolino, Riva del Garda Arco e Malcenise-Benaco- Brenzone. Nei laghi prealpini, la presenza di turisti stranieri è superiore a quella interna.
Turismo di montagna : Inizialmente questa forma di turismo era praticata solamente nel periodo estivo in quanto si effettuavano delle escursioni e scalate. Il turismo bianco cioè invernale, negli ultimi decenni ha preso il sopravvento, complessivamente le località di montagna coprono il 22,1% delle presenze totali. Tranne Courmayeur, in Val D'Aosta i centri di turismo invernale più frequentati, sono posti nelle Alpi Tridentine e Venete; Canazei Moena Pozza di Fassa ha raggiunto nel 1992 quasi 4.000.000 di presenze, seguito da Madonna di Campiglio e Val di Sole Pejo. In particolare nel turismo di montagna appare incontrastato il primato del Trentino Alto Adige che raccoglie l'80% delle presenze straniere e il 50% di quelle italiane. Il turismo di montagna appenninico copre una fetta minoritaria dell'intero movimento solo l'Appennino abruzzese con 2.857.228 presenze gode di flussi consistenti grazie oltre che alla bellezza paesaggistica anche la vicinanza di città come Roma e Napoli.
Turismo culturale : è il segmento turistico che più di ogni altro si allaccia alla tradizione dei grandi viaggi, in quanto la sua motivazione principale è dettata dall'arricchimento e dalla conoscenza di culture ed esperienze diverse. Questo tipo di turismo anche se non è di massa sta vivendo un momento di crescita ed interessa particolarmente paesi come l'Italia dotati di un grande patrimonio artistico. Il problema dei costi e delle infrastrutture, problemi ecologici e ambientali, la disorganizzazione del patrimonio artistico ne fanno il tallone d'Achille del turismo italiano, mentre potrebbe essere la punta di diamante. Nel nostro paese nel 1992 ha rappresentato il 18,6% delle presenze complessive e fatto particolare fra le principali tipologie (ad eccezione del turismo lacuale) è l'unica in cui i flussi stranieri sono superiori a quelli interni, con grande vantaggio per ciò che concerne la bilancia commerciale di questo settore. Roma, con 10.610.455 presenze annue si stacca nettamente da tutte le altre principali città di forte richiamo turistico e che sono Firenze (5.806.590), Venezia (4.084.168), Ravenna (2.424.725) seguono poi Bologna, Napoli, Assisi, Verona e Palermo. Per quanto riguarda Milano (5.612.297) e Torino (1.631.049) essendo anche due grandi centri economici è difficile distinguere il turismo d'arte da quello d'affari.
Turismo termale : si tratta di una delle forme più antiche di turismo, l'effetto benefico delle acque era già conosciuto nel mondo antico. Per tutto l'Ottocento e sino ai primi decenni del Novecento la frequentazione delle località termali oltre ad avere un fini salutistici era anche di moda presso l'aristocrazia e la ricca borghesia. Ancora oggi nel loro stile architettonico molte di queste località richiamano da vicino la "Belle Epoque". L'Italia per la particolare caratteristica geologica del suo territorio è particolarmente ricca di acque idrominerali e di centri di soggiorno. Le zone termali, assorbono il 7,3% delle presenze annue di cui un 40% di stranieri. La Toscana vanta 2.966.253 presenze annue e si pone in testa le regioni italiane le località più frequentate sono Chianciano Terme e Montecatini. Segue l'Emilia Romagna con 2.040.866, i principali centri sono Salsomaggiore, Castrocaro e Bagno di Romagna; il Trentino con 1.889.691, principali località sono Levico Terme e Merano e poi il Veneto con 1.544.310, principali località sono Abano terme e Recoaro terme; nel Lazio praticamente il turismo termale si concentra nella località di Fiuggi che assorbe più di 800.000 presenze.
Turismo naturalistico : è l'erede dell'antica villeggiatura praticata sia dai patrizi romani che dai signori rinascimentale, l'ambiente scelto per tale tipo di turismo è solitamente la campagna. Oggi l posto delle grandi ville si va affermando un nuovo tipo di struttura ricettiva, l'agriturismo che utilizza gli stessi ambienti contadini proponendo anche ritmi di vita legati all'ambiente circostante. L'agriturismo considerato in origine un modo alternativo e giovanile di trascorrere le vacanze sta continuamente facendo nuovi adepti. Il soggiorno nelle aree protette è di grande interesse ambientale e grazie alla crescente cultura ecologica si va diffondendo nel nostro paese.
Turismo d'Affari : può essere considerato la forma moderna degli antichi viaggi dei mercanti, in quanto suoi fine è quello di concludere affari o comunque viene svolto per fini professionali, le fiere e le esposizioni costituiscono generalmente il grande richiamo di questo tipo di turismo. Le principali fiere che si svolgono in Italia sono quella di Milano, la Fiera del Levante a Bari e quella dell'agricoltura a Verona. Il turismo congressuale che è una particolare forma del turismo d'affari è un settore in netta espansione rappresenta una quota molto appetita poiché può essere convogliato nei periodi di bassa stagione. Il turismo congressuale richiede però delle strutture ricettive molto avanzate e specializzate, dalle sale congressuali al sistema dei trasporti.


Fonte: http://ipertestiscuola.altervista.org/varie/turismo.zip

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