Innesto e potatura piante e alberi orti giardini e frutteti

 

 

 

Innesto e potatura piante e alberi orti giardini e frutteti

 

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Innesto e potatura piante e alberi orti giardini e frutteti

 

L’INNESTO
L’innesto è l’unione artificiale di due piante diverse,in genere appartenenti alla stessa specie o al limite allo stesso genere, ma compatibili fra loro, di cui una (portainnesto) funge da supporto, con il suo apparato radicale ed eventualmente parte del fusto, mentre l’altra (nesto) fornisce l’apparato aereo. Tutti i tipi di innesto sono basati sulla pratica di fare combaciare il cambio del portainnesto con il cambio del nesto, in modo che si ricrei continuità fra i vari tessuti conduttori. Il processo di saldatura avviene infatti dapprima con la formazione di un callo di cellule indifferenziate, prodotte contemporaneamente dai cambi del portainnesto e del nesto. Una volta che tutti gli spazi vuoti saranno stati riempiti, tali cellule si differenzieranno in corteccia, vasi conduttori, cambio ecc. A seconda del tipo di porzione aerea usata, l’innesto viene detto “per approssimazione”, “a marza”, “a gemma”, “ad arco” ed “a ponte”, con numerose varianti di esecuzione.
L’innesto per approssimazione consiste nel fare combaciare inizialmente due fusti di piante diverse di cui è stata asportata una porzione di corteccia, fino al cambio. Una volta saldato il punto d’innesto, a fine inverno dell’anno successivo verrà tagliata la chioma del portainnesto e l’apparato radicale del nesto. In questo modo viene propagata, ad esempio, la mimosa.
L’innesto a marza prevede l’utilizzo di una porzione di rametto a 2-4 gemme, privo di foglie, della lunghezza di 10-15 cm, preferibilmente apicale, a consistenza legnosa se prelevata a fine inverno, o semilegnosa se prelevata in estate, inserita sul portainnesto con varie modalità: a spacco (comune o latino, pieno, doppio inglese, terminale, a cavallo, laterale); ad intarsio (a triangolo, a sella, omega, multiplo, ecc.); a corona (a penna, a becco di clarino). Per le piante ornamentali l’innesto a marza più comunemente usato è quello a spacco laterale, che a differenza degli altri prevede l’asportazione della chioma del portainnesto solo quando si è sicuri che il nesto abbia attecchito. Inoltre può essere fatto in vari periodi dell’anno, a differenza degli altri, che sono realizzati a fine inverno.
L’innesto a gemma consiste nel prelievo di una piccola porzione di rametto contenente una gemma. Tale innesto è detto “ad occhio” (in vegetazione, o dormiente e mantenuto tale in frigo) se il nesto è costituito da un frammento ovoidale inserito sotto la corteccia del portainnesto dopo aver praticato un taglio a T nel periodo in cui il portainnesto è in succhio. E’ detto invece “a pezza” se il frammento contenente la gemma ha una forma rettangolare, adattato il più possibile alla zona di corteccia asportata sul portainnesto; “ad anello” se il frammento contenente una gemma è costituito da un anello intero di corteccia; “alla maiorchina” se il frammento contiene anche una porzione di legno e se sul portainnesto è ricavata una sede in cui appoggiare il nesto. Si ricorda, ad esempio, che le rose sono per lo più innestate ad occhio.
Gli innesti “ad arco “ ed “a ponte” costituiscono una sorta di “bypass” artificiale per ristabilire la continuità dei tessuti di conduzione, se interrotti da un’asportazione profonda ed estesa di corteccia e legno. Possono essere utilizzati per salvare porzioni di chioma di una pianta di valore danneggiata, le quali altrimenti seccherebbero. Differiscono fra loro per il fatto che il primo utilizza un ramo sottostante ed un solo  punto di innesto superiore, mentre il secondo utilizza una porzione di ramo completamente staccata dalle porzioni da innestare, e deve essere innestata in due punti.
Scopi principali della pratica dell'innesto sono:

  • Diffondere rapidamente nuove varietà o cultivar non ancora fissate
  • Fornire un portainnesto vigoroso a specie o varietà deboli
  • Nelle produzioni commerciali per sostituire rapidamente una varietà con un'altra più remunerativa
  • Incrementare o ridurre lo sviluppo di alcune piante
  • Permettere la sopravvivenza di determinate piante in ambienti non idonei
  • Provocare lo sviluppo di rami nelle parti dell'albero che ne sono sprovviste per varie cause

Disaffinità d'innesto  La disaffinità d'innesto consiste nel mancato attecchimento del nesto e, quindi, il fallimento dell'innesto. Viceversa, l'attecchimento del nesto indica l'affinità d'innesto. Naturalmente bisogna ricordare che l'affinità è massima fra le stesse specie e inizia a ridursi fra specie differenti. Principalmente si pensa che la disaffinità sia dovuta all'emissione di sostanze da parte di una delle due specie biologiche, o bionti, che quindi arreca dei problemi all'altro uccidendolo. Un altro tipo di disaffinità può essere dovuto alla discontinuità fra i tessuti con conseguente rottura delle piante al punto d'innesto. infine, un'ultima causa può riguardare l'azione di parassiti.
LA POTATURA
La potatura è l'insieme delle pratiche agronomiche aventi lo scopo di regolare, mediante opportuni tagli dei rami, il modo di vegetare, di fiorire, e di fruttificare delle piante. Le piante che più spesso vengono potate sono: i rami fruttiferi in generale, la vite, le rose, i cespugli, gli alberi ornamentali e naturalmente le siepi. La potatura ha obiettivi differenti secondo i casi, ; quella degli alberi da frutto ha lo scopo di allungare lo stadio produttivo delle piante, di favorire uno sviluppo più uniforme e razionale, di garantire una produzione più costante e qualitativamente migliore, di permettere una più economica e razionale esecuzione delle lavorazioni e dei trattamenti antiparassitari. La potatura delle piante ornamentali riguarda invece la messa in sicurezza delle stesse lo stimolo ad una fioritura costante, alla formazione di una struttura estetica particolare o di carattere e al ringiovanimento della pianta stessa.
I PRINCIPALI RAMI DEGLI ALBERI DA FRUTTO Alla base della potatura sta la conoscenza dei rami e dei germogli degli alberi. Tutti gli organi aerei di una pianta all'origine sono racchiusi in una gemma, che può essere situata alla sommità di un ramo o del fusto (gemme terminali) o lungo i rami (gemme laterali). Per i processi di potatura si deve attribuire alle gemme un'importanza notevole, occorre sapere se da quelle che si lasceranno sul ramo spunteranno solo altri rami fogliari, oppure usciranno contemporaneamente fiori e foglie o solo fiori. Si distinguono soprattutto per la loro forma,le gemme a legno hanno una forma appuntita, sono spesso pelose, più ricche di proteine che di zuccheri. Le gemme a frutto sono più tozze e più ricche di zuccheri. Nel caso del Melo e del Pero da una gemma a legno può svilupparsi uno dei due seguenti rami, dardo e brindillo Il dardo è lungo 2/3 cm e si può trasformare in lamburda, rametto corto che ha enorme importanza perchè è il ramo da frutto fondamentale. Dopo che ha emesso fiori e fruttificato si ingrossa, diventa tondeggiante e prende il nome di borsa, in quanto, durante la formazione dei frutti si ha un accumulo di sostanze nutritive e lo sviluppo di tessuti di sostegno. La borsa continua a trasformarsi per la fuoriuscita di nuovi dardi e brindilli e acquista la caratteristica forma della zampa di pollo. Nel Pesco, nell'Albicocco, nel Susino e nel Ciliegio la maggioranza della produzione è portata dai rami misti che hanno gemme a fiore e gemme a legno. La conoscenza di tutti questi rami a frutto permette, anche ad un potatore non molto esperto, di farsi un'idea di quella che è la predisposizione della pianta a fruttificare e del numero e della localizzazione dei tagli che si rendono opportuni.
I PRINCIPALI INTERVENTI DI POTATURA Il taglio delle ramificazioni principali è un intervento drastico cui si ricorre, talvolta, in occasioni straordinarie come per il risanamento e la riforma, cioè per stimolare la produzione di nuovi rami o per mutare la forma dell'allevamento. Il raccorciamento delle branche è necessario più di frequente; per contenere lo sviluppo della pianta entro certi limiti imposti dalla disponibilità di spazio, oppure da precise esigenze produttive. La soppressione dei rami inseriti sulle branche, e presenti in maggior numero, è una delle operazioni più comuni e ripetute della potatura. Ancora più frequente è il raccorciamento dei rami stessi, che è l'operazione meno difficile e meno rischiosa per un amatore non molto esperto. Ma attenzione e concentrazione a quello che si sta facendo! Se del ramo si taglia solo la parte apicale si parla di spuntatura e si dice che si "pota lungo", quando invece i rami vengono molto accorciati si parla di speronatura e si dice anche che si "pota corto" in riferimento ai corti speroni che vengono lasciati.
PRINCIPI GENERALI DI POTATURA Accingendosi alla potatura, alla soppressione e al raccorciamento dei rami, occorre sapere in quale modo la pianta reagirà. In generale possiamo affermare che la pianta tende sempre a mantenersi in uno stato di equilibrio, ossia nel mantenere la giusta proporzione tra apparato radicale ed apparato aereo e nell'esatta correlazione fra stato di salute generale e quantità e qualità delle produzioni. Se con la potatura andiamo a turbare questo equilibrio, si può prevedere che la pianta provvederà a ripristinarlo. Se si accorciano molto rami perciò si avrà una immediata produzione di molto legno da parte della pianta. Questo fatto determinerà una minore formazione di gemme a fiore, perchè la radice , continua a mandare verso la chioma molti sali minerali che se sono in eccesso favoriscono la crescita vegetativa della pianta. Potando lungo invece, rimarrà espansa la chioma che avrà una notevole massa fogliare in grado di sintetizzare gli zuccheri che favoriscono una maggio formazione di gemme a fiore.
I CINQUE ASSIOMI DELLA POTATURA

  • effettuare tagli netti per facilitare la cicatrizzazione delle ferite e lo sviluppo dei nuovi tessuti; più la cicatrizzazione è rapida minore è la probabilità di penetrazione dei funghi e dei batteri.
  • praticare il taglio sopra una gemma o un nodo.
  • ricordare sempre che la massima reazione vegetativa si manifesta con il massimo vigore delle gemme apicali e di quelle più prossime al taglio. quando l'operazione a per scopo di provocare un nuovo sviluppo bisogna tagliare sopra una gemma orientata nella direzione che si vuol far prendere al nuovo ramo.
  • ramoscelli e rami superflui devono essere tagliati alla base, cioè al loro punto di attacco ad altri rami o al fusto.
  • la potatura di riforma varia molto da specie a specie. in generale piante legnose si riprendono velocemente se la potatura riguarda i rami dell'annata precedente mentre risentono più a lungo del taglio di parti più vecchie.
  •  

Fonte: http://carlocintoni.altervista.org/dispense/dispensa%207%202008.doc

Sito web: http://carlocintoni.altervista.org

Autore del testo: Carlo Cintoni

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Innesto e potatura piante e alberi orti giardini e frutteti

 

ASPETTI TECNICI DELLA POTATURA

 

PREMESSA

La tecnica di potatura raggruppa una vasta gamma di interventi direttamente apportati all’albero al fine di modificarne l’aspetto.

La potatura si propone di modificare la pianta per raggiungere una serie di obiettivi:

  • dare alla pianta una forma idonea all'utilizzazione ottimale della luce (ma anche per facilitare le operazioni colturali);
  • accelerazione dello sviluppo dei giovani alberi per raggiungere al più presto lo scheletro definitivo e l'entrata in produzione;
  • raggiungimento di un equilibrio chioma/radici e fase vegetativa/fase riproduttiva, per una produzione alta, costante, di qualità;
  • far sì che le piante si adattino alla fertilità agronomica;
  • estendere il ciclo produttivo nelle piante senescenti.

 

TIPI DI POTATURA

 

Gli interventi di potatura variano in relazione ai vari stadi del ciclo vitale dell’albero. Fondamentalmente si distinguono due tipi di potatura: la potatura di allevamento e quella di produzione.

La potatura di allevamento è applicata ai giovani fruttiferi già alla loro messa a dimora. Essa comprende tutti gli interventi atti a conferire rapidamente la forma scheletrica voluta, rispettando il più possibile la naturale predisposizione dell’albero e favorendo la precoce entrata in produzione.   Questo tipo di potatura evolve, gradualmente, nella potatura di produzione.

La potatura di produzione viene applicata ai fruttiferi iniziando dalla loro prima fruttificazione e si prosegue durante la fase di sfruttamento dell’arboreto. Gli interventi che la caratterizzano, sono essenzialmente atti a regolare il raporto produzione/vegetazione. Tale rapporto deve consentire di raggiungere la massima resa quanti-qualitativa del prodotto e mantenerla costante nel tempo.

Oltre a questi normali tipi di potatura si può ricorrere, ma solo eccezionalmente a pratiche di potatura straordinaria, come la potatura di riforma e quella di ringiovanimento.

La potatura di riforma è atta a modificare un’irrazionale struttura scheletrica; essa è applicabile ala vite, ma non alle altre piante da frutto.

La potatura di ringiovanimento è usata prevalentemente sulle piante ornamentali. Ormai in disuso nell’attuale frutticoltura intensiva. Consisteva nell’eliminazione, mediante tagli drastici, di gran parte della chioma, lasciando solo qualche ramo fungente da tirasucchio.

 

EPOCHE DI POTATURA

 

Il controllo dell’attività vegetativa e riproduttiva della pianta da frutto, si effettua tutto l’anno.

Gli interventi di potatura attuati durante il periodo di riposo vegetativo costituiscono la cosiddetta potatura secca. Quelli che si eseguono dall’epoca del germogliamento sino a fine estate appartengono invece alla potatura verde.

La classica potatura secca è anche denominata potatura invernale. Di norma si attua dopo gli ultimi geli: generalmente da febbraio a marzo.

Una precoce potatura secca, eseguita in autunno prima della naturale defogliazione, determina un minor accumulo di sostanze di riserva: ciò a causa dell’asportazione di una parte di superficie ancora in fase di elaborazione di sostanze (fotosintesi). La coltura arbore risulta più sensibile ai geli invernali. Anche la differenziazione a frutto delle gemme rimane compromessa, con conseguenti ripercussioni sull’allegagione e sulla qualità produttiva. La precocità di potatura determina un anticipato germogliamento nella primavera successiva, con temibili conseguenze nel caso di gelate tardive.

La potatura secca tardiva, eseguita dopo l’avvio dell’attività vegetativa, determina un temporaneo squilibrio fra capacità di sviluppo e disponibilità nutritive accumulate. L’asportazione dei rami eccedenti, già ricchi di carboidrati, provoca uno spreco di sostanze di riserva. Tale squilibrio si ripercuote in un rapido arresto vegetativo che può perdurare anche per due settimane.

Le pomacee sono molto sensibili agli inconvenienti provocati dalla potatura secca tardiva. Sulle drupacee invece ed in particolare il pesco, in annate molto fredde, si ritarda la potatura secca per poter stabilire l’intensitòà delle gemme danneggiate dal gelo, senza correre grossi rischi.

La classica potatura verde è anche denominata potatura estiva.

Una razionale potatura verde si prefigge lo scopo di:

  • regolare l’attività vegetativa nel modo voluto;
  • favorire la vegetazione direttamente interessata per la lignificazione, la differenziazione a frutto e la fruttificazione;
  • favorire una migliore intercettazione della luce  da parte dei frutti
  • contenere gli interventi cesori con la potatura invernale

Ogni tagli attuato durante il periodo primaverile-estivo riduce l’apparato fotosintetizzante e concorre ad indebolire la pianta.

Gli interventi cesori al verde  risultano sempre piuttosto rischiosi e devono essere eseguiti con moderazione e tempestività. Se vengono attuati precocemente stimolano la pianta a reagire con un ricaccio, fenomeno che comporta un rallentamento della crescita dei frutti per sottrazione di sostanze di riserva. I nuovi germogli emessi, inoltre, non potendo lignificare completamente, risultano danneggiati dalle basse temperature invernali.

I tagli di potatura verde eseguiti tardivamente, quando la pianta è entrata in stasi estiva, possono risultare inutili. L’asportazione di indesiderati rami a legno (succhioni, polloni) deve essere sempre attuata prima della loro lignificazione. Si evita, così, lo spreco di gran parte dell’energia vegetativa che può essere indirizzata alla formazione dei soli rami utili.

 

TECNICHE DI TAGLIO

Recenti studi sperimentali hanno chiarito l'unione tra tronco e ramo che é, in genere, molto salda e particolare.  Si tratta di una doppia unione che fornisce robustezza ed elasticità alla pianta e ed ogni suo ramo.
In natura, quando un ramo si secca per carenza di luce, é molto ben visibile la separazione tra il legno vivo del tronco e i tessuti morti del ramo.
É necessario che anche l'intervento dell'uomo ricalchi ciò che avviene in situazioni naturali.
Bisogna quindi tagliare il più vicino possibile al collare del ramo, senza andare a lederlo. Questo perché, nel collare, sono presenti barriere chimiche di protezione che si oppongono naturalmente ai microrganismi. I tagli a filo tronco o tagli rasi, rimuovendo queste barriere, facilitano l'ingresso dei patogeni.
In aggiunta, il taglio raso va a ledere direttamente il tronco, causando la formazione delle così dette "barrier zone", che sono punti strutturalmente più deboli, e che in seguito possono fessurarsi o spaccarsi.

I benefici derivanti dalla ricopertura dei tagli di potatura con i mastici "cicatrizzanti", non ha alcun riscontro scientifico. L'unico cicatrizzante naturale, attivo da milioni di anni, é il rispetto del collare e delle barriere protettive naturali interne. Eseguire il taglio correttamente é l'unica arma a disposizione per aiutare l'albero nella cicatrizzazione.

Detto questo è si consiglia di eseguire il taglio di potatura come illustrato nelle figure seguenti.

 

 

 

 

 

 

 

 In linea generale la potatura è un’operazione da eseguire durante il periodo in cui le piante sono in riposo vegetativo,  il momento migliore è quindi funzione della specie di piante e delle condizioni climatiche.

In questo schema, con la riga rossa, è evidenziata la linea corretta di taglio, mentre, la riga viola rappresenta la linea di taglio da evitare, in quanto dannosa per la pianta

 

 

TECNICA DELL’INNESTO

L'innesto è una pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante realizzata con la fusione di due individui differenti (bionti), detti rispettivamente portinnesto o soggetto e nesto o oggetto, di cui il primo costituisce la parte basale della pianta e il secondo la parte aerea. Talvolta, l'innesto si realizza con tre individui, interponendo fra il portinnesto e il nesto un terzo bionte, detto intermediario.

L'innesto consiste nel saldare, sul portainnesto, una parte di pianta del nesto, detta marza, rappresentata da una porzione di ramo o da una gemma, in quest'ultimo caso detta occhio o scudetto. Si ottiene in questo modo un'unica pianta formata da due porzioni diverse. La fusione istologica avviene grazie al callo che si forma fra le due superfici tagliate, precisamente dove combaciano i meristemi cambiali.

La buona riuscita dell'innesto dipende oltre che da una tecnica perfetta che consiste nel creare tagli dell'innesto e del portainnesto il più possibile uguali o talvolta perfettamente coincidenti (come nel caso dell'innesto a doppio spacco inglese) nel giusto periodo (solitamente in primavera o alla fine dell'estate, quando cioè le piante sono 'in succhio').

SCOPI DELL'INNESTO

Scopi dell'innesto sono molteplici. Oltre a essere un sistema di propagazione agamica di largo impiego, all'innesto si ricorre, soprattutto in frutticoltura per questi motivi:

  • reinnestare un arboreto per sostituire una cultivar superata o per introdurne una preferibile a quella presente. In questo caso l'innesto si propone come alternativa all'espianto e reimpianto dell'arboreto;
  • regolare lo sviluppo, la longevità, la precocità: il portainnesto è in grado di trasmettere al nesto caratteri fisiologici e fenologici specifici. La scelta del portinnesto influisce sulla vigoria limitando lo sviluppo della parte aerea (portainnesti nanizzanti) o rafforzandoli, la longevità della cultivar e, infine, la precocità della produzione, anticipando o ritardando l'epoca della fioritura;
  • adattare una cultivar a particolari condizioni pedologiche e climatiche: le specie e le varietà vegetali hanno differenti sensibilità a determinate proprietà fisiche e chimiche del terreno (tessitura, contenuto in calcare, siccità, ecc.). Analoghe considerazioni possono essere fatte per l'adattamento al clima;
  • resistenza a parassiti, malattie e fitofagi: il ricorso a portinnesti resistenti a particolari avversità permette di evitare attacchi agli apparati radicali o a contenerne gli effetti. L'esempio più eclatante è la lotta alla fillossera della vite tramite l'innesto dei vitigni europei su portinnesti americani più resistenti al fitofago;
  • correggere la struttura scheletrica della pianta: l'innesto può essere sfruttato per correggere difetti di sviluppo delle branche nelle parti deficienti per varie cause.

 

Come avviene l’iNnesto

Le condizioni per un rapido e duraturo attecchimento è necessario  che ci sia:

  • una perfetta sovrapposizione a contato delle zone generatrici
  • una buona affinità fra i bionti

Il perfetto contatto delle zone generatrici rappresentate dal cambio e dal fellogeno è indispensabile per realizzare una stabile saldatura fra i bionti.

Tale saldatura inizia con la formazione di un tessuto parenchimatico biancastro denominato “callo d’innesto” che ha funzione protettiva; la proliferazione del tessuto calloso è direttamente regolata dalle auxine e dalle citochinine. All’interno del tessuto calloso si origina un nuovo cambio che, congiungendo i cambi dei rispettivi bionti, genera nuovo legno e nuovo libro.

 

INFLUENZE TRA I BIONTI E CONDIZIONI DI ATTECCHIMENTO

L'attecchimento dell'innesto varia in funzione di molteplici fattori.

  • Polarità. Come nelle talee e nella propaggine, anche nell'innesto deve essere rispettata la polarità naturale. La marza non dovrà essere ribaltata rispetto alla posizione naturale.
  • Condizioni ambientali. Un innesto, per attecchire, richiede temperature di 25-30 °C, per stimolare la formazione del callo, e elevata umidità per evitare la disidratazione dello stesso.
  • Manualità e scelta del materiale idoneo. Per praticare l'innesto si adottano attrezzi e materiali adatti. I tagli devono essere netti, eseguiti con attrezzi affilati, e ci deve essere il perfetto contatto tra le zone cambiali dei bionti.
  • Affinità. Le piante innestate devono essere fisiologicamente affini ovvero non devono manifestare incompatibilità reciproca. L'affinità d'innesto si configura con il “grado di parentela” sotto l'aspetto botanico, tuttavia questa "regola" presenta varie eccezioni. Gli innesti più efficaci sono quelli tra piante di differenti varietà appartenenti alla stessa specie; possono eseguirsi anche innesti tra specie diverse (ad esempio il pero su cotogno), mentre molto più rari sono gli innesti possibili tra piante appartenenti a categorie sistematiche via via più distanti. In generale non sono possibili innesti fra piante appartenenti a famiglie differenti. La disaffinità d'innesto si manifesta con vari sintomi, come il difficile attecchimento, la lenta cicatrizzazione, la formazione di iperplasie, la fragilità del punto di innesto, l'arrossamento fogliare, lo sviluppo stentato e la ridotta longevità.

Nel caso si debbano impiegare bionti fra loro disaffini, si introduce fra i bionti un terzo bionte intermedio che sia perfettamente affine con entrambi.

 

 

 

TIPI D'INNESTO

I tipi di innesto possono suddividersi in diverse categorie in funzione: dello stadio vegetativo dei bionti, della forma dell’epibiontedall’origine  del soggetto:

Stadio vegetativo dei bionti

La categoria di innesti basata su tale parametro viene distinta nei gruppi di:

  • Innesti legnosi, quando entrambi i bionti sono costituiti da parti legnose e quindi ancora in stato di riposo vegetativo
  •  Innesti erbacei, quando i bionti sono allo stato erbaceo, come nel caso dei germogli
  • Innesti semilegnosi, quando il bionte e legnoso, in tato di riposo, mentre l’altro è erbaceo e quindi in attività vegetativa; oppure i due bionti sono in parte lignificati.

Forma dell’epibionte

In base alle caratteristiche formali dell’oggetto, i vari tipi di innesto possono essere raggruppati in:

Innesti a gemma, quando l’epibionte è rappresentato da una gemma avente funzione vegetativa portata da una piccola porzione di corteccia e a volte di legno. Il gruppo di innesti a gemma accomuna varianti di innesti a scudo, a pezza, a zufolo e alla maiorchina.

Innesti a marza. In questi innesti l’oggetto, chiamato marza è costituito da una porzione di ramo, provvista di una o più gemme  aventi funzioni vegetative. Gli innesti a marza comprendono i tipi a spacco, atriangolo, a corona, a becco di luccio, ecc..

Innesti falsi, quando non si ha il distacco dell’epibionte dalla pianta madre. Gli innesti falsi sono di rara applicazione e si realizzano serrando e legando fra loro bionti preventivamente decorticati nei punti di contatto. Sono rappresentati da tipi di innesto per approssimazione, ad arco, di ringiovanimento o di sostituzione.

Origine del soggetto

A seconda che il soggetto da innestare si trovi radicato in piena terra oppure sradicato, la gamma di innesti può essere distinta in:

  • Innesti a dimora. Questo ampio gruppo comprende i tipi di innestto attuati su soggetti radicati nel terreno, sia in vivaio che in pieno campo.
  • Innesti al tavolo. Tale raggruppamento accomuna qualunque tipo di innesto che venga effettuato fuori terra. Il soggetto in esame può essere provvisto o sprovvisto di radici. Il soggetto provvisto di radici è rappresentato da “barbatelle sradicate”  (es. le barbatelle di cotogno per il pero). Il soggetto sprovvisto di apparato radicale è costituito da talee con le quali si preparano i cosiddetti “innesti-talea” da sottoporre a successiva forzatura per stimolare l’attecchimento. Per l’esecuzione degli innesti al tavolo occorre disporre di bionti di uguale diametro. Questi innesti possono essere eseguiti tanto manualmente quanto con l’ausilio di piccole macchine che realizzano innesti ad incastro come, ad esempio, l’innesto a doppio spacco inglese.

DESCRIZIONE DEI TRADIZIONALI TIPI DI INNESTO

INNESTI A GEMMA (O A OCCHIO, O A SCUDETTO)

Il nesto (od oggetto) appartenente alla varietà prescelta è costituito da una gemma isolata, detta anche occhio o scudetto.
Si tratta di una tecnica relativamente facile, che consente un'elevata percentuale di attecchimento.

Scelta della gemma

La gemma deve essere "a legno",  ben maturata (non erbacea), portata da rami di un anno sani.

Epoca del prelievo

Quando le piante sono "in succhio" e hanno perciò la corteccia facilmente distaccabile.

Gli innesti a gemma in base al periodo di attuazione possono distinguersi in:

Innesto a gemma vegetante

Si attua, in primavera (aprile –maggio), su piante in piena attività, alla ripresa vegetativa. La gemma deve trovarsi in fase di sviluppo più arretrato rispetto al portainnesto; in caso contrario, il germoglio si evolve prima che la saldatura sia completa ed è quindi destinato a soccombere per insufficiente nutrimento.
La gemma, prelevata dal nesto prima che inizi la fase del risveglio, si conserva in frigorifero, dentro un contenitore di plastica, alla temperatura di 4 °C.

 

 

Innesto a gemma dormiente

Si attua quando le piante entrano nella fase vegetativa discendente, cioè in agosto-settembre, ma tuttavia sono ancora sufficientemente in succhio per permettere la formazione di nuovi tessuti. La gemma si preleva all'atto dell'operazione.

Innesto di giugno

Si pratica limitatamente ai climi caldi, che consentono un periodo vegetativo prolungato; si impiegano "gemme ibernanti", cioè portate da rami nuovi e di regola destinate ad evolversi soltanto nella primavera successiva; se innestate su portainnesti ottenuti con la semina nell'autunno precedente, si evolvono nell'estate stessa sviluppando un rametto entro l'autunno, si utilizza prevalentemente per i semenzali di pesco.

 

TECNICA DI BASE PER L'INNESTO A GEMMA

Prelievo della gemma

Mediante l'apposito coltellino, si preleva uno scudetto con al centro la gemma, lungo circa 3-4 cm e con spessore di 5 mm; l'incisione deve interessare anche il legno, per garantire l'integrità dello strato cambiale.

Preparazione del soggetto

  Si sceglie una pianta giovane, o un ramo giovane di una pianta adulta.

  Nella porzione prescelta si eliminano rametti e germogli, lasciando eventualmente qualche foglia sotto al punto stabilito, per nutrire meglio la gemma.

  Nella parte distale si pratica un’incisione a T (cm 3 x 1); la T rovesciata è da preferirsi, in quanto ostacola la penetrazione dell'umidità.

  L'incisione non deve interessare i tessuti sottostanti la corteccia.

  Si sollevano i lembi della T mediante la spatolina di cui è munito il coltellino.

  Si introduce la gemma, rispettandone la polarità.

  Si lega, per mantenere l'aderenza tra le due parti; non è necessaria la protezione con mastice, anzi è preferibile lasciare libera la gemma.


L'innesto a gemma o scudetto, si prelevano da piante in succhio gemme a legno portate da rami di un anno e si introducono in un'incisione a T praticata sulla corteccia

Innesto a pezza

Si pratica a gemma vegetante o dormiente ed è adatto per piante con corteccia poco elastica, spessa, o che comunque non si prestano a fornire un anello.
Con il coltello a doppia lama si stacca un quadratino di corteccia fornita di legno, con al centro una gemma. Si ricava un intarsio uguale sul soggetto, indi si effettua la sostituzione e si lega.
Il soggetto può avere dimensioni qualsiasi; eventuali dislivelli, dovuti al diverso spessore delle cortecce, si eliminano con il coltellino.

Innesto a pezza: come si vede nelle foto e nei disegni, richiede una tecnica relativamente facile

 

Innesto a zufolo

Si addice a piante ricche di midollo (Noce, Fico, ecc.) e si effettua a gemma dormiente o vegetante, a seconda della specie.
Mediante il coltello a doppia lama si ricava una striscia di corteccia di nesto, alta circa 3 cm, con al centro una gemma ben formata.
Si stacca una striscia di corteccia, identica, sul portainnesto, risparmiando una piccola porzione verticale che serve per assicurare la circolazione della linfa; poi si inserisce l'anello e si lega.

Innesto alla maiorchina', si applica in particolare alla Vite, a gemma dormiente.
Lo scudetto, che si ricava da tralci di un anno ben lignificati, deve avere uno spessore di 2 mm nella parte inferiore.
Nel portainnesto si ricava una nicchia, nella quale si inserisce lo scudetto, quindi si lega. L'innesto si pratica al piede.

 

 

Innesto a scheggia o  chip budding

È simile alla maiorchina, ma più semplice e  il nesto viene incastrato solo nella parte inferiore

Innesto a doppio scudo o intermedio

Si applica allo scopo di far superare l'incompatibilità tra portainnesto e nesto.
Le modalità e l'epoca di esecuzione seguono le regole generali.
Tra le due parti poste a contatto si inserisce uno scudetto privato della sua gemma e prelevato da una varietà o cultivar compatibile sia col soggetto che con l'oggetto.

 

INNESTI A MARZA

Il nesto (od oggetto) è costituito dalla marza, porzione erbacea, semilegnosa o legnosa, prelevata da rami di un anno, sani, con corteccia lucente e di colore uniforme.

Epoca del prelievo

In genere gli innesti a marza si effettuano quando le piante sono in piena attività, cioè alla ripresa vegetativa; alcuni tipi particolari si possono eseguire nel corso di tutto il periodo vegetativo, e anche nella fase di riposo (per esempio: innesti a ceppo e a piolo).
Poiché il portainnesto deve trovarsi in fase vegetativa più avanzata rispetto al nesto, per poter nutrire fin dall'inizio la gemma, le marze si raccolgono in anticipo e si conservano in frigorifero, anche per qualche mese, a O °C, in sacchetti o in contenitori di plastica; oppure, per tempi più brevi, con l'estremità inferiore immersa nell'acqua e conservando loro le foglie, recise poco sopra il picciolo.
All'atto dell'innesto si eliminano anche i piccioli, fatta eccezione, negli innesti estivi, per quello accanto alla gemma il quale, cadendo, annuncia l'avvenuto attecchimento.

 Per gli innesti a marza si utilizzano rametti erbacei, legnosi o semilegnosi, prelevati in fase vegetativa o di riposo

Innesti sottocorteccia

Fanno parte di questo gruppo gli innesti a becco di luccio, a corona, a elle, a ponte.
L'esecuzione degli innesti di questo gruppo riesce meglio su piante giovani (6-12 mesi di età), che devono essere "in succo" per consentire il facile distacco della corteccia.

 

 Innesti a marza. Sono innesti comuni in frutticoltura. Sono caratterizzati dall'impiego di una o più marze costituite da porzioni di rami di un anno portanti 2-3 gemme. Possono essere di vario tipo:

  • a spacco comune: l'innesto è praticato a fine inverno, con il cambio non ancora in attività. Si capitozza il soggetto e vi si apre una fenditura diametrale di pochi centimetri. La marza, lunga una decina di centimetri presenterà la parte inferiore tagliata a cuneo, che andrà inserito nello spacco del portainnesto. Se il diametro del portainnesto è molto superiore a quello della marza, possono essere inserite anche 2 o 3 marze nello stesso spacco, con l'accorgimento però, che le due esterne, dovranno avere un cuneo irregolare, con la parte esposta verso il centro, più corta di quella esterna.

INNESTO A SPACCO INGLESE (SEMPLICE  O DOPPIO)

Periodo: febbraio-aprile; fino a maggio con marze erbacee.
E’ applicato ad alberi giovani per sostituire la varietà (reinnesto) e per l’innesto a tavolino della Vite.
Marza e soggetto devono avere diametro uguale, non superiore a 1 cm; La marza deve essere fornita di una sola gemma.
Entrambe le parti si tagliano obliquamente, secondo superfici identiche, che vanno poste a stretto contatto e mantenute aderenti con la legnatura.
Nell’innesto a doppio spacco si pratica una seconda incisione sulle due superfici, in modo da poter effettuare un incastro che rende più stabile il contatto, così da non richiedere necessariamente la legatura, comunque utile.

 

 

 

 Innesto a spacco inglese

 

 

 

  • a corona o sottocorteccia: preferibile di quelli a spacco per le Drupacee, sugli agrumi e per il reinnesto delle piante adulte. È eseguito in primavera con la pianta in vegetazione e in succhio in modo che la corteccia si stacchi facilmente dal cambio. La marza deve avere le gemme ferme, per fare ciò la marza va prelevata in autunno e conservata in frigorifero fino

 

  • a triangolo o a incastro: praticato molto a febbraio in vivaio e su piante adulte per reinnestarle. La marza di una decina di centimetri portante 2-3 gemme ha l'estremità inferiore tagliata a formare una punta con due facce a spigolo. Sul portainnesto capitozzato si pratica un piccolo incastro di sezione triangolare delle stesse identiche dimensioni della marza. È possibile fissare la marza con un chiodo quindi si lega e si copre con il mastice.

Altri innesti. Ci sono inoltri moltissimi altri innesti, usati per molteplici funzioni, vediamone alcuni:

  • A cella: le marze di piccole dimensioni vengono poste in una celletta scavata nel tronco.
  • A spacco: si prepara il soggetto 'dormiente' capitozzandolo e effettuando la spaccatura con opportuni attrezzi, si inseriscono poi due marze alle estremità dello spacco per far combaciare le zone rigeneratrici.
  • A linguetta (o spacco inglese): precondizione è avere soggetto e oggetto dello stesso diametro, si utilizza una guida da tavolo, dove si introducono marza e soggetto, e praticando simultaneamente un taglio inclinato del 28-32 % , successivamente si esegue l'incisione a linguetta sulle due parti incastrandole perfettamente tra loro.
  • A ponte: utilizzato per risanare tronchi o rami, di esemplari rari o di grande pregio, che hanno perduto in una zona la quasi totalità della corteccia per traumi o fitopatie, si effettua con un rametto o un pollone che funge da ponte tra le parti sane.

Innesti particolari. Sono innesti particolari gli innesti a macchina (a spacchi multipli o omega). È un innesto eseguito al tavolo, largamente praticato per la vite ed ottenere innesti talea. Ha molteplici vantaggi tra cui il guadagno di un anno di permanenza in vivaio, si producono astoni già provvisti di gemme anche se meno vigorosi, aumento notevole delle probabilità di attecchimento.

 

 

Bibliografia:

Valli Rolando- Schiavi Silvana: Coltivazione arboree  - Edizione Agricole

Baccichetto Manlio- Turrin Serena: Principi di agricoltura ed elementi di botanica - EDAGRICOLE

Siti Wikipedia specifici per argomento

 

Fonte: http://www.omnicomprensivoscigliano.it/starnet/media/IPAA_2010-2011/Corso_di_potatura/corso_di_potatura_dispensa.doc

Sito web: http://www.omnicomprensivoscigliano.it

Autore del testo: Clerici E. Sturino A.           

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