Scribi egizi e il papiro

 


 

Scribi egizi e il papiro

 

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Scribi egizi e il papiro

 


La scrittura in Egitto comparve intorno al 3000 a.C. e la sua diffusione contribuì grandemente al mantenimento dell’unità dello Stato faraonico e al suo funzionamento.
Si trattava però di una scrittura complicata e la capacità di leggere e scrivere rimase prerogativa di un gruppo molto ristretto: gli scribi.
Allo scriba erano affidate varie mansioni con diversi gradi di
responsabilità: poteva essere per tutta la vita un modesto segretario, oppure, a seconda delle capacità, trovare impieghi nell’amministrazione civile, in quella militare, e, specie nel Nuovo Regno, in quella ecclesiastica, quando i grandi santuari divennero centri economici dotati di numeroso personale.
Poteva inoltre misurare, raccogliere, aggiornare  i registri del tesoro reale, era un funzionario del re.
Gli  scribi venivano ritratti dagli artisti in una posa tipica: seduti a gambe  incrociate  in modo da tener disteso sul gonnellino il rotolo di papiro, sulla spalla l’astuccio dei pennelli fornito degli incavi per l’inchiostro in pasta, e, appesa alla corda, la boccettina d’acqua per diluirlo.
Erano molto  orgogliosi delle proprie mansioni. Con una certa dose di esagerazione, uno di essi  ci lasciò scritto:
È lo scriba  che impone le tasse nell’Alto e Basso Egitto ed è lui che le raccoglie; è lui che fa i conti per tutti i vivi. Tutti gli eserciti dipendono da lui. Ed è lui che conduce i magistrati davanti al faraone e regola tutti.
È lui che comanda tutto il paese; ogni affare  è  sotto il  suo  controllo.”
Più realisticamente , un papiro enumera  così i vantaggi della professione:
Ti salva dalla fatica, ti protegge da qualsiasi lavoro manuale; ti evita di portare la zappa e il piccone; ti evita di portare sulla testa il paniere; ti dispensa dal maneggiare il remo; ti evita ogni tormento.”
La scuola come istituzione esisteva in Egitto circa  dal 2000 a.C. ; la maggior parte delle scuole aveva sede presso un tempio anche se alcuni ragazzi delle famiglie aristocratiche prendevano lezioni private con numerosi figli del faraone.
Quasi nessun ragazzo del popolo imparava a leggere e scrivere, ma veniva messo molto presto a lavorare; se poi era di famiglia contadina, doveva aiutare i parenti a coltivare la terra.
La scuola era riservata ai maschi; che imparavano a leggere, scrivere e far di conto per avviarsi ad una carriera pubblica; le femmine potevano imparare a casa la scrittura, la danza e la musica.
Ot seba era detta la scuola (letteralmente “camera d’insegnamento”);             il maestro era indicato con il termine sebau e seba o sebati era l’allievo.
Gli scolari sedevano su stuoie attorno al maestro, con pennelli o cannucce  e frammenti di vasi o schegge di pietra su cui scrivere detti “scartafaccio”.
I rotoli di papiro, custoditi sotto chiave in un grande baule, erano troppo preziosi per essere dati in mano agli allievi più piccoli; il maestro, infatti, li riservava solo agli allievi più esperti.

 

IMPARARE A LEGGERE E A SCRIVERE al tempo degli EGIZI

Molte delle sottili lastre di pietra e dei cocci di  terracotta usati dagli scolari per i primi tentativi di scrittura sono giunti fino a noi.
Uno scolaretto ha lasciato scritto: “Le ore di scuola sono eterne come le montagne.”
Ogni lezione si svolgeva in un clima di grande austerità: al maestro, in genere uno scriba dell’amministrazione, erano dovuti rispetto e obbedienza; le leggerezze e gli errori venivano severamente puniti, come si capisce da una massima giunta fino a noi:
L’orecchio dello scolaro sta sulla schiena”, vale a dire che il discepolo ascolta meglio se sollecitato a bacchettate  sulle spalle.
I bambini egiziani portavano il cranio accuratamente rasato con solo una treccia che ricadeva da un lato della testa, si coprivano i fianchi con un corto perizoma e andavano quasi sempre scalzi. Giocavano all’ aperto come i bambini di tutte le epoche ma avevano un gran numero di giocattoli: trottole, palle di stracci, bambole, cerchi e pupazzi.    
Il primo compito dello scolaro era quello di apprendere a leggere e a scrivere; veniva usato un libro di esercizi chiamato  kemit , una raccolta di nozioni utili e semplici che dovevano essere copiate o trascritte sotto dettatura. Dopo aver fatto pratica di geroglifici, imparandoli anche a memoria, ci si perfezionava leggendo i “classici” o esercitandosi con modelli di lettere e atti pubblici.
A fianco delle normali materie di studio erano previste lezioni di ginnastica in quanto l’educazione del corpo era considerata altrettanto importante per la formazione dei giovani: era insieme gioco e sport.
I ragazzi avevano quindi delle ore dedicate all’ esercizio fisico che  irrobustiva il corpo, scaricava la tensione delle lunghe ore passate su una tavola di geroglifici e insegnava regole di vita, come il rispetto degli altri, la lealtà, la disciplina.
La lotta, gli esercizi acrobatici e la sfida con i bastoni erano i giochi più amati.
Lo studio della matematica era ritenuto fondamentale perché, oltre che all’amministrazione e alla contabilità, era applicata a numerose professioni come quella dell’ingegnere, dell’ agronomo, del pittore, dell’ astronomo e persino del medico.   Si sono conservate sino a noi copie di esercizi di aritmetica e persino manuali con problemi svolti di geometria per chi poteva trovarsi nella necessità di dover calcolare il volume di una piramide.  Anche gli importanti lavori di canalizzazione si basavano sulla matematica.
A un livello più avanzato dell’ istruzione i giovani destinati a ricoprire  cariche di funzionari all’estero imparavano anche le lingue straniere, soprattutto il babilonese che era la lingua diplomatica dell’epoca.
La scuola, che durava anche una decina di anni, aveva il compito di educare i giovani a quegli ideali che si ritenevano fondamentali nella società egiziana:
senso del dovere, obbedienza e importanza dei compiti che si sarà chiamati a svolgere:
Penetra nei libri, mettili nel tuo cuore: tutto ciò che dirai sarà eccellente”.

 

I segni geroglifici erano centinaia e rappresentavano esseri viventi, divinità, piante, parti del corpo umano o di animali, oggetti e strumenti, edifici, elementi naturali. Questo sistema viene detto “Ideografico” cioè  ogni immagine definisce un oggetto. Tuttavia i geroglifici, per quanto numerosi, potevano indicare un numero molto limitato di concetti e fu necessario ricorrere a un altro sistema, non solo attribuendo al disegno un significato, ma utilizzandone anche un suono corrispondente cioè quello che chiamiamo sistema fonetico.
Gli egiziani non scrivevano le vocali, che perciò dovevano essere aggiunte sulla base di leggi grammaticali

IL PAPIRO, UNA PIANTA TUTTOFARE

Gli egizi inventarono un’ottima carta, fatta con sottili striscioline di steli di una pianta acquatica: il papiro.
Il papiro cresce nei terreni paludosi ed è particolarmente abbondante nel delta del Nilo. I suoi fusti, di forma triangolare, possono essere grossi come un braccio e alti da 3 a 4 metri!  All’estremità del gambo, le foglie formano una grande corolla.
La raccolta del papiro ha inizio quando i fusti sono abbastanza alti ma ancora flessibili.  Gli operai tagliano la pianta senza strappare le radici.  Lavorano nel fango facendo attenzione che non si avvicinino cobra, coccodrilli e ippopotami.  Raccolto in fasci, il papiro viene poi trasportato a dorso di bue o d’asino.
Per ottenere la carta dal papiro si toglie la scorza dal gambo e il midollo (cioè la parte interna) viene tagliato verticalmente in lamelle sottili che vengono poi appiattite con una mazza.  Dopo essere state immerse nell’acqua per ammorbidirsi, le strisce sottili vengono appoggiate su un piano e ricoperte di un secondo strato disposto nell’altro senso.  Il foglio viene poi bagnato nuovamente e ben martellato.  In questo modo la linfa della pianta incolla saldamente fra loro le strisce.  Non resta che lasciar asciugare il foglio che sarà poi pronto per l’uso.  Spesso i fogli vengono incollati gli uni agli altri per formare del rotoli, di qui il famoso detto:
“Ma hai scritto un papiro!!” per dire che hai scritto qualcosa di moooolto lungo!

            Il foglio di papiro è morbido, si arrotola senza strapparsi e si conserva molto a lungo.  Ma questi fogli costano cari perché ci vuole molto tempo per prepararli.  Perciò gli scribi li usano solo per copiare testi importanti.  Si sono trovati rotoli di papiro conservati dopo parecchie migliaia di anni.
Gli egizi con fasci di papiro legati fra loro, costruivano piccole imbarcazioni. Anche le vele e le corde sono fatte di steli di papiro intrecciati
Con i gambi sacchi si alimenta il fuoco o si costruiscono le capanne.  Il midollo è usato, oltre che per preparare fogli di carta, come torcia per fare luce.
Con la scorza intrecciavano cesti, tovaglie, abiti, sandali, gabbie o colini.
I germogli teneri si mangiano in insalata; il cuore si cuoce nel forno.
Ma non si possono usare le foglie come cibo per gli animali perché sono taglienti.

            E’ stato anche fonte di ispirazione artistica:
i tagliatori di pietra si sono ispirati alla forma dei papiri per disegnare e scolpire le colonne dei templi.
Gli artisti egiziani rappresentano spesso il papiro nei dipinti e nelle sculture.

            Infine il papiro è il simbolo della giovinezza e della gioia. Fa parte delle offerte che si fanno ad HATOR, la divinità dalla testa di mucca, dea della gioia, della bellezza e dell’Amore.     

 

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/Gli%20scribi%20e%20il%20papiro.doc

Autore del testo:    A cura di Arianna T., Giuditta  V. O. e Nicla M.

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