Bismarck e l'unificazione della Germania

 


 

Bismarck e l'unificazione della Germania

 

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Bismarck e l'unificazione della Germania riassunto

 

BISMARCK E L’UNIFICAZIONE DELLA GERMANIA

 

 

  • Re di Prussia nel 1849 è Federico IV, malato di mente nel 1858 cede il trono al fratello Guglielmo I che sarà re nel 1861.
  • In politica estera si accentuano i contrasti tra Prussia e Austria per il controllo del mondo tedesco.
  • Nel 1862 il re chiama al potere il barone Otto Von Bismarck, un tipico esponente della classe Junker (aristocrazia della Prussia), per guidare la lotta contro la Camera liberale
  • Dal confronto con Bismarck il liberalismo tedesco esce totalmente sconfitto e la borghesia deve definitivamente assoggettarsi alla guida politica della casta militare.
  • Il primo atto militare offensivo condotto dalla Prussia di Bismarck è contro tre ducati posseduti a titolo personale dalla corona di Danimarca. Uno dei tre è di popolazione mista, gli altri due sono di popolazione tedesca.
  • A causa di complessi problemi di successione dovuti alla morte del re di Danimarca, Prussia e Austria stringono una breve alleanza sotto lo scudo della confederazione germanica. Attaccano la Danimarca e la sconfiggono strappandole i ducati.(1864)
  • La breve alleanza, a questo punto, finisce. La Prussia vorrebbe annettere i ducati che, tra l’altro, hanno grande valore strategico, l’Austria, invece, dato che le sono così lontani come posizione geografica, vorrebbe la loro indipendenza.
  • Nel 1865 si raggiunge un compromesso senza avvenire (compromesso di Gastein). La guerra è inevitabile.
  • Bismarck contatta Napoleone III a Biarritz nell’ottobre 1865, il quale vede di buon occhio il conflitto tra Austria e Prussia per una maggiore espansione francese e si dimostra anche favorevole all’alleanza tra Prussia e Italia interessata, quest’ultima, a una guerra contro l’Austria per strappare i territori del Veneto.
  • Alleanza conclusa nell’aprile 1866 con lo scopo di dividere le forze austriache e di portare all’annessione dei territori tedeschi alla Prussia e il Veneto all’Italia
  • Nel maggio 1866 le truppe prussiane invadono l’Holstein. L’Austria chiede spiegazioni che non riceve e dichiara guerra alla Prussia
  • La guerra fulminea dura poco più di un mese.
  • Bismarck consegue tutti i suoi obiettivi. La confederazione germanica viene disciolta e tutti i ducati annessi alla Prussia. All’Austria non viene strappato alcun territorio eccetto il Veneto che sarà annesso dall’Italia.

 

Fonte:

http://www.scicom.altervista.org/storia%20contemporanea/Ginsborg.doc

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Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Bismarck e l'unificazione della Germania

 

Collegata a una rivoluzione, l’unificazione, avrebbe probabilmente destato ancora più diffidenze di quelle suscitate pur dalla sua forma conservatrice e statalistica. La fondazione del Reich equivaleva alla distruzione della tradizione. Ma al tempo stesso aveva bloccato una crisi sociale di grande rango. I deputati tedeschi fecero ritorno a Francoforte, e fra loro a rappresentare la Prussia vi era Otto Von Bismark, il quale ottenne dal monarca il compito di riaggiustare i rapporti fra Austria e Prussia, offrendo concessioni e amicizia. Con i rivoluzionari i conti furono regolati senza pietà: arresti, proscrizioni, esecuzioni.

L’amara conclusione della rivoluzione politica aveva tuttavia creato le condizioni favorevoli per la rivoluzione industriale. Il denaro risparmiato si trasformò in capitale; nel 1854 venne fondata la prima Banca per azioni, in collegamento con il Credit Mobilier di Parigi. Dall’Inghilterra, dal Belgio, dalla Francia, fluivano gli investimenti in Germania.

Nel 1848-49 le potenze occidentali e la Russia non erano schierate dalla parte della rivoluzione e dello stato nazionale tedeschi. Ma la lotta per l’eredità degli Ottomani e per il dominio del Mediterraneo Orientale condusse le potenze, nel 1854-56, a schierarsi su fronti opposti nella guerra di Crimea. La Prissia potè esigere qualcosa in cambio della sua neutralità. La sconfitta russa in Crimea rese gli Zar bisognosi di alleanze verso l’esterno e disponibili alle riforme verso l’interno. Quando Bismark, in occasione della rivolta Polacca del 1863, fece sapere che i ribelli polacchi in fuga, sarebbero stati consegnati ai loro persecutori russi, egli si conquistò la benevolenza russa.

La guerra di successione americana dal 1861 al 1865 attrasse tutta l’attenzione degli europei, inducendo Napoleone III a quell’invio di truppe in Messico che avrebbe dovuto assicurare gli interessi finanziari francesi minacciati e instaurare un regime amico della Francia.

Dopo pochi anni tutto finì con la tragedia dell’arciduca Massimiliano…I francesi furono costretti alla ritirata, ma queste truppe non furono a disposizione in Europa quando sarebbero state necessarie nel 1866, per un’energica azione diplomatica della Francia contro l’unificazione della Germania da parte della Prussia.

Prima del 1848, valevano gli antichi confini della potenza: la compagine europea e l’ordine interno degli stati si sostenevano reciprocamente. Ma la disgregazione della società preindustriale, la crescita della popolazione e la rivoluzione industriale, scardinarono il vecchio sistema. Nel 1848 la potenza avrebbe dovuto essere organizzata in modo nuovo nel nome della libertà e della nazione verso l’esterno e verso l’interno. A ciò si aggiunse il fatto che con il concerto delle potenze europee si frantumò in una serie di dissonanze.

Senza il sistema di Vienna allo stato nazionale tedesco non sarebbero stati posti confini dall’esterno e dall’interno, esso sarebbe stato messo in opera senza troppa attenzione per il resto d’Europa. L’Ancien Regime era sopravvissuto al 48 solo per un pelo, solo come beneficiario della controrivoluzione austriaca e, dell’intervento russo in Ungheria. La rivoluzione prussiana dal basso non era stata sconfitta, ma soltanto bloccata a metà strada.

Negli anni 50 la Prussia era in Germania l’unica potenza ancora in grado di agire. Bismark, inviato dalla Dieta Federale di Francoforte come delegato prussiano, per promuovere l’alleanza controrivoluzionaria con l’Austria, apprese proprio in quella sede che se la Prussia  non si alleava con il Nazionalismo e con i liberali era perduta.

Con l’Austria veniva conservato un passato da tempo trascorso, ma con i liberali si spalancavano le porte al mondo dell’industria e della finanza, verso un futuro imprevedibile.

Così, Bismark nel 1862, fu richiamato a Berlino, per essere nominato capo del Governo come candidato della Maison militare e contro la maggioranza liberale in parlamento. Il conflitto prussiano, fu motivato dal fatto che nel 1859, l’esercito mobilitato non aveva suscitato una buona impressione. Il principe reggente, re Guglielmo I , intendeva anche prolungare il fermo di leva e bandire alcuni usi liberali che si erano affermati nella milizia territoriale, in primo luogo l’elezione degli ufficiali. Il problema era quello di consolidare l’esercito come cuore controrivoluzionario dello Stato. I liberali, sul fronte opposto, erano tutt’altro che pacifisti. All’occorrenza erano pronti a battersi con l’Austria, se questo era il prezzo da pagare per la costruzione dello Stato Nazionale Tedesco. Ma proprio questo era ciò che il re rifiutava.

Le due guerre del 1884 e del 1866 non furono inevitabili, né si fece nulla per evitarle. Nel 1864 una breve campagna militare nel Nord contro la Danimarca, che voleva annettersi lo Schleswig e l’ Holstein, non attribuì solo alla Prussia un diritto alle provincie indivisibili a Nord dell’Elba, am le valse anche l’amministrazione della Germania nazionalista. E nel 1866 la guerra fu così ben preparata che bastò una sconfitta di media potenza, presso la fortezza di Kòniggratz sull’Elba, a decidere tutto. Successivamente Bismark seguì una politica ambivalente: guanti di velluto con l’Austria, ma pugno di ferro con gli alleati tedeschi settentrionali dell’Austria.

Con i tedeschi del Sud, i trattati militari di protezione e difesa, fecero della Prussia in Germania il padrone di casa. All’uopo, fu modificata l’Unione doganale tedesca, che si trasformò da area di libero commercio in alleanza di integrazione con decisione a maggioranza parlamentare. Certo, la Costituzione della confederazione tedesca del Nord, redatta nel 1867 da Bismark, parlava solo di presidio federale, dove successivamente, nella costituzione del Reich, si sarebbe parlato di Imperatore. Sulla carta gli Stati tedeschi del sud erano ancora soggetti di diritto internazionale, e la loro alleanza, sarebbe stata un fattore di potenza europeo. Il risultato della guerra del 1866 era già in tutto e per tutto lo Stato nazionale tedesco sotto il controllo della Prussia.

Per i sostenitori del cattolicesimo, del Sacro Romano Impero e dell’Austria, tutto ciò era una catastrofe. Per la Germania protestante, per i partigiani della Prussia, per i sostenitori del libero commercio e per i signori della grande industria e dell’alta finanza era una vittoria. E questa vittoria fu sancita per legge quando nel 1868 la Dieta della Confederazione tedesca del Nord promulgò insieme al Parlamento doganale il Codice Industriale: non più corporazioni né limitazioni al mercato ma liberi rapporti contrattuali secondo il modello inglese.

I sostenitori del parlamentarismo, della libertà civile e dell’economia di mercato si considerarono in ogni caso dei vincitori.  

 

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Autore del testo: M.stùmer

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Bismarck e l'unificazione della Germania riassunto

LA POLITICA DI BISMARCK IN GERMANIA

 

1.

Il 18 gennaio del 1871 fu proclamato il Reich tedesco del quale Guglielmo I fu il primo Imperatore e Otto von Bismarck divenne primo cancelliere e detenne questo mandato fino al 1890. Il Reich tedesco era una federazione di 25 Stati, con un Parlamento (Reichstag) eletto a suffragio universale e un Consiglio federale (Bundesrat) che rappresentava ciascuno dei 25 Stati. Il Cancelliere veniva nominato solo dall’Imperatore, ma non aveva il potere di legiferare e perciò dipendeva dal gioco parlamentare dei partiti politici (liberali, Centro cattolico, socialdemocrazia).

2.

La politica interna di Bismarck fu diretta alla creazione di uno Stato attraverso una rivoluzione politica ed economica dall'alto, relativamente tranquilla, che spinse la Germania lungo la via per diventare la principale potenza politica e industriale dell'epoca.

3.

Questa rivoluzione si può riassumere in tre concetti-chiave: Kulturkampf, Stato sociale, unificazione nazionale.

4.

Il Kulturkampf  (it. “battaglia di civiltà“) ebbe come terreno la Chiesa, dopo che vaste regioni cattoliche, come il regno di Baviera, erano entrate a far parte del Reich. Dal 1854, anno della proclamazione del Dogma della Immacolata Concezione, la Chiesa aveva ripreso vigore nonostante le campagne avverse condotte dalla Massoneria europea. Nei territori cattolici di lingua tedesca ciò si tradusse concretamente nel Concordato con l’Austria del 1855, che concedeva alla Chiesa notevoli riconoscimenti e privilegi.

5.

Le due gravi sconfitte subite dall’Austria nel 1859 e nel 1866 indebolirono anche il prestigio della Chiesa, che reagì all’offensiva, e nel 1864, insieme alla enciclica Quanta cura, pubblicò il Sillabo, Compendio degli errori ideologici del tempo, con cui condannava definitivamente il liberalismo, il socialismo (già in forte crescita), e, nel complesso, tutte le dottrine filosofiche, politiche e religiose di derivazione illuministica (come la democrazia) e nel 1867, (l’anno dopo la terribile sconfitta austriaca di Sadowa), con la convocazione del Concilio Vaticano I e, infine, nel 1870, con la proclamazione del Dogma dell’infallibilità pontificia. Ma, nello stesso anno, la sconfitta della Francia di Napoleone III (che aveva puntato molto all’accordo con i cattolici) isolò definitivamente la politica europea del Papa Pio IX.

6.

Allo scopo di far valere la sovranità dello Stato, Bismarck fece votare due leggi “imperiali”, una contro “l’uso del pulpito per fini politici”, l’altra di espulsione dei Gesuiti. Ma nello Stato di Prussica (a forte maggioranza protestante) furono approvate delle leggi locali che miravano a indebolire il cattolicesimo politico, ossia il partito del “Zentrum” (it. “Centro”) e le minoranze etniche cattoliche (alsaziani, lorenesi, polacchi), attraverso provvedimenti che colpivano duramente la Chiesa cattolica. Nel 1872 lo Stato prussiano ruppe i rapporti con Roma. Lo scontro si prolungò dal 1872 al 1876 e si concluse (“leggi di pacificazione”) allorché venne eletto il nuovo Papa Leone XIII (1878), il quale non volle incoraggiare il cattolicesimo politico.

7.

Bismarck fu il creatore dello “Stato sociale” (Sozialstaat), cioè del primo sistema di previdenza sociale per tutti i lavoratori tedeschi. Sotto questo aspetto la Germania bismarckiana divenne lo Stato più avanzato al mondo. Il sistema sociale pubblico impose l’obbligatorietà dedelle assicurazioni per l’ntero settore degli operai dell’industria e dei braccianti agricoli per le 4 eventualità in cui il reddito del lavoratore può essere forzatamente impedito: malattia, infortuni, invalidità e vecchiaia. La quota assunta a proprio carico dallo Stato costituiva il primo esempio di intervento della finanza pubblica a sostegno del sistema pensionistico.

 

8.

Bismarck era spinto a realizzare questa rivoluzione sociale da un lato dalla volontà di togliere pericolosità ai socialisti, prendendo contemporaneamente misure repressive nei confronti della socialdemocrazia tedesca e dei sindacati operai, in secondo luogo per continuare la tradizione prussiana del “dispotismo illuminato” di Federico II (1700), e infine per attuare un programma vigoroso di unificazione nazionale.

9.

La nuova Germania, come si è detto, era una Monarchia parlamentare federale costituita da 25 Stati, di cui 4 erano regni (Prussia, Baviera, Wurttemberg, Sassonia), 6 granducati, 4 ducati, 7 principati, 3 città libere (Amburgo, Lubecca, Brema) e un territorio dell’Impero (Alsazia-Lorena). Si trattava dunque di attuare l’unificazione di territori storicamente e culturalmente molto diversi tra loro, analogamente a quanto accadeva in Italia. L’unificazione riguardò prima di tutto la legislazione e quindi l’economia.

10.

A metà dell' 800 si era diffuso il pauperismo a causa della mancanza di sviluppo industriale che non permetteva il trasferimento del risparmio agricolo e artigianale all'industria. Era necessario un sistema creditizio indipendente, anche per sottrarre il Reich al predominio del sistema creditizio britannico. Infatti la dipendenza dal sistema creditizio britannico significava riconoscerle anche il rango di potenza politica dominante.

11.

Il potente sviluppo economico impresso dal Cancelliere ebbe tre punti centrali: la nascita delle banche miste (“miste” perché contemporaneamente istituto di deposito e di credito industriale, un sistema finanziario che rastrellava i mille depositi di risparmio dei correntisti e li investiva a lunga scadenza in imprese industriali), crescita delle Società per azioni, sviluppo del sistema dei trasporti  ferroviari e navali, e perciò dell’industria pesante (acciaierie). Il sistema tedesco di carattere “protezionista” si contrapponeva al liberismo del “libero mercato” che invece favoriva gli interessi mondiali britannici.

11.

Importante fu il ruolo degli Junker, aristocratici e proprietari terrieri prussiani, che divennero imprenditori sfruttando i capitali ottenuti dal riscatto della servitù. Erano l' 1,5% della popolazione ma possedevano oltre il 50% delle terre, il 60% dei proprietari possedevano solo il 5% delle terre. molti lavoratori divennero impiegati nel settore artigianale, manifatturiero e agricolo, non vi fu quindi l'esodo dalle campagne. L'unificazione tedesca fu in primo luogo economica data dall'abbattimento delle barriere doganali e dai costruttori.

 

 

OTTONE DI BISMARCK E LA POLITICA ESTERA TEDESCA  (1870-1890)

 

1.

Dopo la sconfitta della Francia ad opera della Prussia guidata dal cancelliere Ottone di Bismarck, nel salone degli specchi della reggia di Versailles era stata proclamata la nascita del Reich tedesco, un regno che si estendeva dalle estreme propaggini della Prussia orientale (oggi territorio polacco) fino alle sorgenti dei grandi fiumi d'occidente (Reno e Danubio).

2.

Una cosi grande massa di terra nel cuore dell'Europa non poteva non preoccupare gli altri Stati europei, in particolare la Gran Bretagna, che si opponeva tradizionalmente alle tendenze egemoniche di qualsiasi Stato europeo, ma anche la Russia e l'Austria. Per questa ragione, dopo la proclamazione dell'Impero tedesco, la diplomazia del cancelliere Bismarck fu risolutamente dedicata a rassicurare l'Europa circa le intenzioni pacifiche della Germania che, una volta raggiunta l'unificazione territoriale, non intendeva minacciare la stabilità del continente.

3.

Ovviamente, nel gioco delle alleanze e accordi che Bismarck concluse con gli altri stati europei vi era una grande esclusa: la Francia, diventata una repubblica dopo la sconfitta di Sedan e l'abdicazione di Napoleone III, impegnata nella ricostituzione post-bellica ma desiderosa di una rivincita verso la Germania, nei cui confronti nutriva un odio profondo, dettato anche dall'amputazione territoriale impostale da Bismarck, che aveva annesso alla Germania le due regioni, diventate francesi al tempo di Luigi XIV, dell'Alsazia e della Lorena.

4.

Bismarck era ben conscio del fatto che i tentativi francesi di revanche (it. “rivincita”) avrebbero potuto rappresentare un grosso rischio per la stabilità dell'Europa, perciò la sua politica estera, fino al momento dell'ascesa al trono tedesco di Guglielmo II (1892), fu tesa all'isolamento di Parigi e alla ricomposizione di tutte le controversie, di qualsiasi natura, potessero sorgere tra le grandi potenze europee.

5.

Certi studiosi (di ispirazione storiografica francese) considerano Bismarck l'esponente più importante del militarismo e dell'imperialismo tedeschi; in realtà, ed è dimostrato dalla diplomazia tedesca dopo il 1870, il cancelliere prussiano era un realista, forse il primo grande realista della storia contemporanea. Per Bismarck guerra e pace erano strumenti di politica estera; fino al 1870 egli utilizzò prevalentemente il primo, dopo il 1870 divenne un pacifista, bene attento ad evitare il benché minimo turbamento alla pace europea.

6.

Secondo Bismarck, una delle possibili cause di turbamento, in cui la Francia avrebbe potuto inserirsi per realizzare le proprie ambizioni di revanche, era rappresentata dalla rivalità austro-russa nei Balcani. La Russia, infatti, guardava con simpatia ai movimenti pan-slavisti serbi, finalizzati all'unificazione di tutti i popoli slavi della regione danubiano- balcanica, mentre Vienna aveva un interesse vitale ad allargare la propria influenza fino ai confini dell'Impero ottomano. Bismarck, quindi, intervenne personalmente presso le corti russa e austriaca per favorire la conclusione del primo Dreikaiserbund o Lega dei tre imperatori, nel 1872. Il Dreikaiserbund non era un'alleanza bensì un accordo di consultazione tra i tre paesi, il cui obiettivo principale era il mantenimento dello status quo nei Balcani. Con l'accordo di consultazione, inoltre, Austria e Russia si impegnavano ad evitare qualsiasi modifica di natura territoriale e politica nella regione. In effetti, la Russia non rispettò l'accordo e, pochi mesi dopo la firma, dichiarò guerra all'Impero Ottomano. Bismarck seguì l'evolversi della guerra russo - turca con grande preoccupazione e cercò in tutti i modi di arrivare ad una composizione pacifica del conflitto, che si chiuse con la vittoria dell'Impero zarista.

7.

La portata della sconfitta turca era tale che altri mutamenti di natura territoriale potevano verificarsi nei Balcani, provocando cosi il risentimento austriaco. L’Impero d’Austria (dal 1867 “austro-ungarico”) era ora interessato al controllo dell’area balcanica. Per questa ragione Bismarck convinse le potenze europee a partecipare ad un congresso a Berlino, nel 1878, al fine di ridimensionare la portata delle conquiste russe. Lo zar partecipò ai lavori della conferenza e fu molto irritato dall'atteggiamento di Bismarck, "onesto sensale", che cercava di comporre pacificamente tutte le questioni. La conseguenza immediata del congresso di Berlino fu, da parte russa, la rottura del Dreikaiserbund, anche se lo zar non si azzardò a rompere definitivamente i rapporti con Berlino.

8.

Bismarck era conscio del fatto che il più fedele alleato della Germania, per ragioni storiche, culturali e linguistiche, era l'Impero austro-ungarico; il quale, però, soffriva di una profonda inquietudine, soprattutto in politica estera, ciò che avrebbe potuto causare grossi danni alla stabilità europea. Bismarck ottenne quindi, di legare Vienna alla politica tedesca attraverso la firma, nel 1879, di un'alleanza militare difensiva con l'Austria che, di fatto, durò fino alla fine della prima guerra mondiale. L'alleanza austro - tedesca era centrata principalmente sulla Russia: se la Russia avesse attaccato una delle controparti (o avesse aiutato una terza potenza ad attaccare), l'altra sarebbe corsa immediatamente in suo aiuto. Tuttavia, il “casus foederis” (espressione diplomatica che vuol dire “previsto dal trattato di alleanza”) non si sarebbe verificato nel caso in cui una delle controparti avesse attaccato la Russia. Si trattava, quindi, di un accordo militare di difesa; dato che la Germania non avrebbe avuto ragione di attaccare la Russia, Bismarck rendeva chiaro a Vienna che la Germania non sarebbe intervenuta in aiuto all'Austria nel caso questa avesse deciso di iniziare operazioni belliche contro la Russia.

9.

Bismarck, benché soddisfatto della conclusione dell'accordo con l'Austria, non intendeva rischiare di pregiudicare i buoni rapporti con la Russia, già minati dalle risoluzioni prese al Congresso di Berlino. Per questo egli usò tutti i mezzi a sua disposizione per realizzare un secondo Dreikaiserbund, nel 1881, tra Germania, Austria e Russia. A differenza del precedente, il secondo Dreikaiserbund aveva una portata molto più ampia. In esso veniva stabilito che, qualora una delle controparti fosse stata attaccata da una quarta potenza, le altre avrebbero mantenuto un atteggiamento neutrale. Inoltre, nell'area danubiano - balcanica, l'Austria riconosceva l'interesse predominante della Russia sulla Bulgaria, mentre la Russia riconosceva l'interesse dell'Austria sulla Bosnia Herzegovina. Anche il secondo Dreikaiserbund non ebbe lunga vita; a seguito di una crisi scoppiata in Bulgaria nel 1887, la Russia decise di denunciare l'accordo.

10.

Dal gioco diplomatico bismarckiano fino a questo momento, erano state escluse due potenze europee: Gran Bretagna e Italia. La Gran Bretagna manteneva ancora dei forti dubbi circa la effettiva volontà di pace del cancelliere prussiano e, in ogni caso, secondo la migliore tradizione britannica, era escluso che Londra potesse partecipare ad alleanze di natura militare con altre potenze sul continente europeo; al massimo, si poteva arrivare alla conclusione di accordi di portata limitata, per la definizione delle sfere di influenza.

11.

Per quanto riguarda l'Italia, invece, ultima arrivata tra le potenze europee e dotata di scarsi mezzi militari, fino al 1882 Bismarck non la considerò nemmeno tra le possibili alleate, visto che la sua posizione non rappresentava, per la Germania, un possibile pericolo. Tuttavia, a seguito della ripresa economica francese, Parigi ricominciò ad adottare una politica estera dinamica e l'Italia poteva rappresentare il primo anello di una catena di relazioni diplomatiche finalizzata alla realizzazione della revanche. Bismarck, quindi, coinvolse l'Italia, che puntava ad allearsi con altre potenze europee per essere riconosciuta come grande potenza, in un'alleanza con Germania e Austria. La Triplice Alleanza fu firmata nel 1882; era un trattato di natura difensiva in chiave anti-francese, secondo cui Austria e Germania si impegnavano a portare aiuto all'Italia nel caso in cui essa fosse stata attaccata militarmente dalla Francia. L'Italia premette affinché fosse inserita, nel testo del trattato, una dichiarazione secondo cui la Triplice Alleanza non avrebbe avuto effetto nel caso in cui la Gran Bretagna fosse stata coinvolta nel conflitto; ciò era frutto di una chiara consapevolezza da parte dell'Italia: la sua posizione geografica e la superiorità navale britannica non permettevano nemmeno di contemplare l'ipotesi di una guerra contro la Gran Bretagna. Bismarck, che intendeva mantenere con Londra buoni rapporti, non ebbe difficoltà ad accettare le richieste italiane. Anzi, al fine di coinvolgere, per quanto possibile la Gran Bretagna nel suo sistema di alleanze/accordi, il cancelliere tedesco favorì la conclusione di un accordo con l'Italia per il mantenimento dello status quo nel Mediterraneo.

12.

Arrivati a questo punto, il gioco diplomatico di Bismarck era quasi completo, anche se l'elemento più imprevedibile era l'atteggiamento della Russia, che aveva denunciato il secondo Dreikaiserbund. Bismarck offrì allo zar un accordo con la Germania e, per tranquillizzarlo circa i rapporti austro- tedeschi, sorprendentemente gli mostrò il testo dell'alleanza tra Austria e Germania. Lo zar si convinse delle intenzioni di pace di Bismarck e accettò di legare la Russia ad un accordo con la Germania, noto come Trattato di contro-assicurazione, che prevedeva la neutralità di una delle controparti se l'altra fosse entrata in guerra con una terza potenza. Tale clausola, evidentemente, non avrebbe trovato applicazione nel caso di aggressione russa all'Austria né di aggressione tedesca alla Francia. Nel Trattato di contro - assicurazione Bismarck riconobbe l'interesse predominante della Russia in Bulgaria e sugli Stretti turchi, ma ciò avrebbe potuto causare tensioni con l'Austria.

13.

Al fine di controbilanciare le eventuali spinte russe verso l'Impero ottomano (che lo stesso cancelliere aveva avallato), Bismarck favorì la conclusione di un accordo tra Gran Bretagna, Italia e Austria finalizzato al mantenimento dello status quo nel Mediterraneo; la Russia quindi, avrebbe dovuto fare i conti con le tre potenze nel caso avesse deciso di imporre il proprio dominio nell'area.

14.

Con il Trattato di contro-assicurazione si può dire concluso il gioco diplomatico di Bismarck, finalizzato all'isolamento internazionale della Francia. Il cancelliere prussiano aveva dimostrato di possedere una grande abilità e lungimiranza; anche nel settore delle conquiste coloniali, egli sapeva che grande era il rischio di entrare in collisione con un'altra potenza europea per il possesso di territori di dubbio valore; per questo motivo, cercò in tutti i modi di concordare le conquiste tedesche con gli altri paesi europei. Tuttavia, Bismarck non era eterno. Una nuova classe politica stava nascendo in Germania, che considerava la sua politica estera troppo timida. Il maggiore esponente di questa classe politica fu il nuovo imperatore, Guglielmo II, che ben presto si liberò di Bismarck, per affermare la propria politica di potenza. Purtroppo, Guglielmo II non aveva la capacità del suo cancelliere e le sue decisioni di politica estera ben presto posero la Germania in rotta di collisione con tutte le potenze europee, fino allo scoppio della Grande Guerra.

 

 

                                                          

                                                            IL CONGRESSO DI BERLINO (1878)
1.

Come abbiamo visto nel 1878 il Congresso di Berlino propose di regolare la Questione d'Oriente.  Con questa espressione ci si riferisce all’intera area dei Balcani, sulla quale sono in gioco quattro “grandi Potenze”: l’Impero Ottomano, la Russia, la Gran Bretagna e l’Impero austro-ungarico.

2.
I principati danubiani (cioè: “dell’area del Danubio”) e la Serbia, approfittando del protettorato delle grandi Potenze, avevano allentato i vincoli di sudditanza verso la Turchia: nel 1858 i principati danubiani si erano uniti in un solo Stato, la Romania, eleggendo loro capo Alessandro Cuza, che prese il titolo di "principe di Romania", ma nel 1866, in seguito ad una rivoluzione, Cuza fu costretto a cedere il trono al Principe Carlo di Hohenzollern.

3.
Nel 1859 la Serbia aveva scacciato la guarnigione turca di Belgrado; nel 1862 il Montenegro era riuscito a conquistare la propria indipendenza. Anche le popolazioni della Bosnia e dell'Erzegovina erano insorte contro la Turchia per proclamare la loro unione alla Serbia, ma la rivolta fu repressa dalla Turchia.

4.
La Russia dichiarò allora guerra alla Turchia, e con l'aiuto della Romania spinse i suoi eserciti fino ad Adrianopoli. La Turchia fu costretta a firmare la Pace di Santo Stefano (1878). La Turchia riconobbe l'indipendenza di Romania, Serbia, Montenegro, l’autonomia amministrativa della Bosnia-Erzegovina e una grande Bulgaria sotto il controllo militare della Russia. Questa circostanza, assieme alla promessa russa data e non mantenuta di cedere la provincia ottomana della Bosnia all’Austria, determinò una grave tensione internazionale. Le altre potenze temevano l'egemonia della Russia. Il Cancelliere Bismarck allora organizzò il Congresso, al quale presero parte tutte le Potenze europee.

5.

Il Congresso di Berlino si tenne nel giugno-luglio 1878 e si concluse con un Trattato internazionale. Sotto la direzione di Bismarck, si assegnò all'Austria l'amministrazione della Bosnia-Erzegovina (Bismarck, che aveva bisogno dell' Austria per i suoi disegni, volle ricompensare l'Austria dalla sconfitta inflittale nel 1866, per attirarla sempre più nella sua orbita). Fu proclamata l’indipendenza di Romania, Serbia, Montenegro. La Russia ottenne la Bessarabia e l'Inghilterra Cipro. La Bulgaria ottenne l’autonomia politica, ma rimase tributaria dell’Impero Ottomano. Venne costituita una provincia detta “Rumelia orientale”, a sud della Bulgaria, sotto il controllo ottomano, per impedire la costituzione della “Grande Bulgaria”.                          

                                                                             

CONFERENZA DI BERLINO SUL CONGO  1884 - 85

 

1.

Prima della Conferenza di Berlino, l'interesse europeo nei confronti dell'Africa aumentarono in modo vistoso. Venne formata addirittura l'Associazione Internazionale Africana, che prevedeva l'esplorazione del continente africano e conseguire la sua civilizzazione. Questa nel 1878 venne sostituita dalla Associazione Internazionale del Congo. Il fondatore di questa associazione, Leopoldo II, estromise segretamente gli investigatori stranieri della Società Internazionale del Congo, che prese una piega decisamente imperialistica, mentre invece l'Associazione Internazionale africana manteneva una facciata filantropica. Fu in seguito fondato lo Stato Libero del Congo.

2.
Nello stesso periodo, vari paesi europei cercavano di procurarsi punti d'appoggio in Africa. La Francia occupò la Tunisia e l'attuale Repubblica del Congo nel 1881 (e questa fu una delle ragioni che convinse l'Italia a prendere parte alla Triplice Alleanza nel 1882) e la Guinea nel 1884. Nel 1882, la Gran Bretagna occupò l'Egitto Ottomano, che a sua volta controllava il Sudan e la Somalia. Nel 1870 e 1882, l'Italia prese possesso di parte dell'Eritrea mentre la Germania nel 1884 dichiarava sotto il suo protettorato il Togo, il Cameroon, l'Africa Sud-Occidentale, corrispondente all'attuale Namibia, e l'Africa Orientale tedesca (un territorio comprendente gli attuali Ruanda e Burundi e la Tanganica, che ora, insieme a Zanzibar, forma la Tanzania).

3.

Nel 1884-85 si tenne a Berlino la Conferenza, chiamata anche Conferenza del Congo,che regolò la colonizzazione e il commercio europeo in Africa durante il periodo del Neo imperialismo. Il suo esito fu il documento degli atti del Congo, chiamato anche "Scramble for Africa".

4.

Leopoldo II fu in grado di convincere la Francia e la Germania che un commercio comune in Africa fosse la miglior cosa da realizzarsi per il comune interesse degli stati europei. Su iniziativa del Portogallo, Otto von Bismarck convocò alla Conferenza, per concertare le modalità di governo, i rappresentanti delle seguenti nazioni: Austria-Ungheria, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Russia, Spagna, Svezia e Norvegia (unite fino al 1905), USA e Impero Ottomano. La conferenza di Berlino iniziò nel 1884.

5.

Gli Atti del Congo stabilirono i seguenti punti:

Lo Stato Libero del Congo fu confermato come proprietà privata della Società del Congo (re del Belgio).

Dunque il territorio dell'attuale Repubblica Democratica del Congo, all'incirca due milioni di chilometri quadrati, divenne essenzialmente di proprietà di Leopoldo II (più tardi, dato il regime del terrore instauratovi, la sovranità fu trasferita allo stato belga, e lo Stato Libero del Congo divenne a tutti gli effetti una colonia chiamata Congo Belga).
I 14 signatari del trattato avrebbero avuto diritto all'esercizio del libero commercio nel bacino del Congo così come presso il lago Niassa e ad est di quest'ultimo e fino al quinto parallelo Nord.

6.
Il fiume Niger e il fiume Congo furono resi liberamente navigabili per il trasporto delle merci.

Fu firmato un divieto internazionale della tratta degli schiavi.

Fu di fatto ammesso come principio per il possesso di una colonia quello dell'effettività dell'occupazione coloniale.
Ogni nuovo atto di presa di possesso di qualche parte della costa africana avrebbe dovuto essere reso noto da parte della potenza che prendeva il possesso, o assumeva il protettorato, a tutte le altre potenze signatarie.
Vale la pena di ricordare che negli Atti del Congo si fa riferimento per la prima volta in un trattato internazionale ad obblighi concernenti l'esercizio di sfere d'influenza. 

7.

Il cosiddetto Scramble for Africa (it. “competizione per l'Africa”) subì un'accelerazione del ritmo negli anni seguenti. In pochi anni, l'Africa fu almeno formalmente divisa fino a sud del Sahara. Entro il 1895 solo gli insediamenti in Liberia, nello Stato Libero dell' Orange e in Transvaal (ora parti della Repubblica Sudafricana) restavano ancora indipendenti. L'Abissinia (ora Etiopia) fu in grado di respingere l'invasione italiana dall'Eritrea in quella che va sotto il nome di campagna italiana d'Africa Orientale, tra il 1889 e il 1896, rimanendo l'unico stato autoctono libero, ma si trattò di un'eccezione in Africa. Entro il 1902, il 90% della terra africana era sotto il controllo europeo, in pratica un condominio anglo-franco-belga.

8.

Gran parte del Sahara era francese, mentre, dopo la soppressione della ribellione guidata da Muhammad Ahmad e la fine della crisi di Fashoda, il Sudan restò fermamente sotto il controllo congiunto di Gran Bretagna attraverso l’Egitto. 
Gli stati Boeri furono conquistati dalla Gran Bretagna con le Guerre Boere dal 1899 al 1902.

Il Marocco fu diviso tra francesi e spagnoli nel 1911. La Libia fu conquistata dagli italiani nel 1912. L'annessione ufficiale dell'Egitto da parte della Gran Bretagna, nel 1914, concluse la spartizione coloniale dell'Africa. A questo punto, ad eccezione della Liberia e dell'Etiopia, l'intero continente si trovava sotto la dominazione europea.

 

LA REGIONE BALCANICA AL TEMPO DEL CONGRESSO DI BERLINO (1878)  

 

IL COLONIALISMO EUROPEO IN AFRICA ALL’ALBA DEL 1900

 

 

Fonte:

http://www.istituto-santanna.it/Pages/LiceoScientifico/bismarck%20per%20la%20quinta.doc

Sito web: http://www.istituto-santanna.it

Autore del testo: M.stùmer

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